Percezioni pubbliche del gaslighting: comprendensione del fenomeno, definizioni, riconoscimento e risposte
- Lorita Tinelli Psicologa
- 9 ago
- Tempo di lettura: 3 min

Una recente ricerca ha evidenziato quanto sia necessario oggi più che mai attivare campagne di informazione per riconoscere questa subdola tecnica di manipolazione mentale, al fine di tutelare le vittime.
Il gaslighting è una forma nascosta di manipolazione psicologica che mina la fiducia di un individuo nelle proprie percezioni, pensieri e ricordi, spesso etichettandoli come irrazionali "folli".
La ricerca ha coinvolto 595 studenti universitari, cui sono stati somministrati delle vignette che manipolavano componenti chiave controverse quali ripetizione, intenzione e conseguenze per la vittima. I partecipanti dovevano valutare le vignette in base alla gravità, all'accettabilità, alla probabilità di intervento e alla classificazione del comportamento del gaslighting.
Infine essi hanno anche fornito definizioni di gaslighting e compilato una scala di accettazione del gaslighting.
I risultati indicano che, sebbene gli studenti riconoscano generalmente il gaslighting come abuso emotivo, permangono ambiguità nella sua definizione e identificazione. Questi risultati sottolineano la necessità di campagne educative per chiarire le modalità e la gravità del gaslighting. Iniziative mirate, in particolare nelle scuole e nei contesti comunitari, potrebbero promuovere un cambiamento culturale, migliorare l'intervento degli astanti e ridurre la prevalenza di comportamenti abusivi nascosti.
Qui puoi scaricare l'articolo relativo alla ricerca
L'abuso psicologico è da tempo riconosciuto come un elemento centrale della violenza tra partner (IPV), spesso descritto dalle vittime come più dannoso della violenza fisica a causa dei suoi effetti duraturi sull'autopercezione e sull'autonomia (Follingstad et al., 1990; Johnson, 2008).
Il gaslighting si riferisce a uno specifico modello di manipolazione psicologica in cui un individuo cerca di minare la fiducia del partner nei propri pensieri, convinzioni e ricordi, spesso etichettandoli come "folli" o irrazionali (Abramson, 2014). Nonostante la crescente importanza del termine nel dibattito pubblico (Medaris, 2024), il gaslighting rimane poco teorizzato e definito in modo incoerente nella ricerca sulla IPV.
I modelli di violenza interpersonale esistenti, come la Ruota del Potere e del Controllo di Duluth (Pence & Paymar, 1993), il Controllo Coercitivo (Stark, 2007) e il Terrorismo Intimo (Johnson, 2008), affrontano tattiche correlate (ad esempio, manipolazione emotiva, minimizzazione, negazione e scaricabarile), ma spesso trattano questi comportamenti come strumenti intercambiabili all'interno di una più ampia strategia di controllo. Al contrario, il gaslighting si riferisce a un meccanismo distintivo che colpisce direttamente la percezione, la memoria e la fiducia in se stessi (Abramson, 2014; Bhatti et al., 2021; Hailes, 2022). Piuttosto che mirare a controllare il comportamento, il gaslighting destabilizza il senso di realtà interiore di una persona, il che può avere effetti particolarmente dannosi, disorientanti e isolanti (Hailes & Goodman, 2023). Al di fuori della violenza interpersonale, altri modelli condividono somiglianze concettuali con le tattiche del gaslighting. Uno di questi modelli è il DARVO (Deny, Attack, and Reverse Victim and Offender; Harsey & Freyd, 2020), una strategia di manipolazione spesso discussa nel contesto delle accuse di violenza sessuale. Il DARVO prevede che l'autore neghi il danno, attacchi la credibilità della vittima e si posizioni come vittima. Pur distinguendosi dal gaslighting, il DARVO illustra come le strategie di scaricabarile e di screditamento della vittima siano ricorrenti in varie forme di violenza di genere.
L'impatto unico dei comportamenti di gaslighting è stato riconosciuto nelle limitate ricerche condotte. Ad esempio, Sackett e Saunders (1999) hanno scoperto che la domanda "quanto spesso il tuo partner ti insinua che sei pazzo o stupido" (p. 13), un chiaro esempio di gaslighting, è stata classificata come la forma più grave di abuso psicologico e il più forte predittore di danno psicologico. Analogamente, nell'unica indagine nota che misura esplicitamente la prevalenza del gaslighting nella violenza domestica, oltre l'85% delle vittime sopravvissute ha riferito di aver subito tattiche di gaslighting (Warshaw et al., 2014).
Questa distinzione non è meramente semantica. Come ha sostenuto Johnson (2008) in relazione al terrorismo intimo, gli interventi contro la violenza domestica devono tenere conto di tipologie e tattiche specifiche di abuso per essere efficaci. In effetti, un recente Comitato Congiunto di Selezione sul Controllo Coercitivo del Nuovo Galles del Sud (NSW) (Easteal, 2021) ha sottolineato che il gaslighting svolge un ruolo centrale nella violenza domestica, erodendo la fiducia in se stessi e rafforzando altre forme di abuso. Questo impatto diretto sull'autopercezione ha implicazioni pratiche per la salute mentale delle vittime, i comportamenti di ricerca di aiuto e la credibilità all'interno dei sistemi legali (Darke, Paterson, Dhillon e van Golde, 2025; Hailes e Goodman, 2023; Sweet, 2019).
Trattare il gaslighting come una tattica distinta di violenza domestica è essenziale per sviluppare interventi efficaci e mirati.
Chi volesse approfondire può consultare i seguenti testi:

