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Slitta ancora il processo alla psicosetta "Arkeon"


Gli adepti se la ridono: il giudice è malato così… Nel frattempo si apre l’inchiesta sul “maestro” della setta suicidatosi la scorsa settimana

Udienza rinviata ad Aprile perché “il Presidente del consiglio giudicante è malato”. Slittano ancora i tempi della giustizia sul  processo alla psico-setta Arkeon, i cui adepti sarebbero stati manipolati psicologicamente da fantomatici “maestri” col fine di estorcere denaro e favori di ogni genere. E chissà cosa racconteranno ora i giudici, alle vittime delle violenze psicologiche e morali – ma anche fisiche – lasciate sole dalle autorità a fronteggiare minacce e diffamazioni di ogni tipo da parte dei “fedelissimi” di Arkeon.  Questi ultimi, di certo, se la staranno ridendo per l’impunità di cui godono e per i tempi di un processo che, se continuerà a questo ritmo, rischia di cadere nell’abisso della prescrizione. E chissà che non abbiano già postato, sui loro blog sparsi per tutta la rete, frasi di giubilo e di scherno contro gli psicologi del CeSAP (Centro studi per gli Abusi Psicologici) e dei testimoni fuoriusciti della setta che si sono schierati a parte civile nel processo, illusi che la magistratura possa riportare la luce nelle loro vite ancora minacciate dall’ombra inquietante della setta. Ma non trapelano solo notizie scoraggianti dai palazzi di giustizia. Si è aperta in questi giorni un’inchiesta sul caso di Carlo Fornesi. Lo psicologo genovese, ex “maestro” di Arkeon, suicidatosi venerdì scorso nel suo studio nel capoluogo ligure. I suoi computer sono stati sequestrati dalla polizia che ha avviato le indagini sulla morte. E chissà che dai files che verranno esaminati non vengano fuori nuove verità. Fornesi era stato il primo a denunciare Arkeon e, insieme ad una ex discepola e alla psicologa Lorita Tinelli (parte civile nel processo nonché fondatrice del CeSAP), nei mesi scorsi aveva ricevuto oltre un centinaio di denunce da altrettanti membri della setta, più un atto di citazione con richiesta di oltre quattro milioni di euro di danni. Calunniato e diffamato nella rete informatica, dai blog creati da alcuni membri di Arkeon e dai suoi sostenitori, lasciato dalla moglie (anch’essa adepta di Arkeon) che era stata indotta a sposarlo durante la sua “militanza” nella setta, lo psicologo 43enne – che soffriva da un po’ di tempo di una forte depressione causata, pensano in molti, principalmente dal recente divorzio – non ha retto a tutto quanto decidendo di farla finita. Complice una giustizia troppo lenta, un teste chiave nel processo è morto e con lui finiscono nella tomba anche i segreti che avrebbero potuto fare luce sulle pressioni psicologiche e sul “lavaggio del cervello” che subiva chi entrava in contatto con Arkeon. Dopo la morte del Fornesi, sale la pressione sugli altri testi che si apprestano a parlare ai giudici. La paura più grande è che il processo cada in prescrizione, seconda solo alla paura di subire violenze di ogni tipo da parte delle centinaia di membri che ancora oggi continuano a minacciare di morte chiunque metta i bastoni tra gli ingranaggi della macchina trita-menti di Arkeon.  “Sono oggetto di continue minacce, anche di morte, da parte di alcuni adepti della setta – ha dichiarato la dottoressa Tinelli – voglio che sia fatta giustizia e che la macchina giudiziaria del nostro Paese non sia così lenta come sembra invece essere”. La lentezza delle procedure processuali, infatti, potrebbe portare alla prescrizione di alcuni dei reati imputati al fondatore della setta Carlo Moccia.  “Continuo la mia lotta contro un gruppo di persone che agisce in modo mafioso – ha continuato la psicologa – sotto continue minacce e denigrazioni, anche per mezzo di internet (sono molti i blog dei seguaci di Arkeon che gettano fango sulla psicologa nocese ndr), non esco più la sera, sono stata costretta a spostare la sede del mio studio in un luogo abitato e vivo ogni giorno con la paura di ritorsioni su di me e, soprattutto, sulla mia famiglia”.

Mirko Misceo

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