Un mese fa ho scritto, assieme al collega Armando De Vincentiis, un articolo, pubblicato qui, in cui si rifletteva insieme sull'utilizzo dei social da parte di gente autoproclamata esperta in ogni genere di argomentazioni.
Queste persone, prive di qualsiasi formazione specifica, si cimentano con consigli su stili di vita, cure mediche, diete miracolose, etica e professionalità altrui. Non solo, ma sono in grado anche di organizzare community che posseggono le stesse dinamiche delle organizzazioni settarie, dove i follower, caricati con fake news, spesso deliranti, sono istigati dal leader indiscusso ora contro l'uno ora contro l'altro dei possibili competitor.
Il pasticcio comunicativo è detto fatto e in una realtà complessa e carica di stimoli di ogni tipo si fatica sempre di più a comprendere con chiarezza quello che avviene.
Di qui la domanda: siamo tutti utili divulgatori? O è più utile lasciare che di certi temi se ne occupino coloro che esperti realmente lo sono?
Nella divulgazione i like ed i follower di questo o di quel divulgatore non sono un sigillo di garanzia sulla veridicità di ciò che viene divulgato e spesso, sostenendo simili soggetti, si rischia di divenire strumento inconsapevole della diffusione della disinformazione o di vere e proprie campagne d'odio.
Consiglio vivamente la lettura dell'articolo "Siamo tutti utili divulgatori?", pubblicato sul mensile di Comunicazione, Marketing e Social Media, SmartMarketing.
E tu cosa ne pensi?
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