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Arrivano le psicosette


Fra terapia di gruppo, magia e religione fioriscono nuovi culti che trovano i loro adepti nella middle class. L’allarme parte dalla Francia, dove i casi di plagio si moltiplicano. E da noi? Il fenomeno, dicono gli esperti, è in ascesa di Ambra Radaelli

La psicanalisi ormai mostra la corda. La religione ufficiale altrettanto, e da ancora più tempo. Ma all’incrocio fra queste due esperienze, all’apparenza così lontane, fiorisce in modo preoccupante una nuova generazione di quelle che gli esperti  definiscono psicosette.

Cultura e intelligenza? Non proteggono: il quotidiano francese Libération sostiene che l’1% dei medici francesi sarebbe in qualche modo legato a uno di questi gruppi, a carattere soprattutto psicologico, ma anche magico o religioso. E lancia l’allarme con un titolo a tutta pagina: La deriva settaria della psicoterapi. E in Italia? Per il nostro Paese esiste un unico elenco ufficiale, pubblicato nel 1998 dal ministero dell’Interno, dipartimento di Pubblica sicurezza. Sette religiose e nuovi movimenti magici in Italia stima che i gruppi del primo tipo fossero all’epoca 76, con 78.500 aderenti; 61 i movimenti magici, con 4.600 membri. Ma qualunque dato è parziale: i gruppi si riformano ogni giorno sotto nomi diversi, magari mascherati da associazioni culturali, dice la psicologa Lorita Tinelli, presidente del Cesap (Centro studi abusi psicologici, www.cesap.net ). In questo periodo vanno per la maggiore appunto le psicosette. Il leader carismatico sostiene di avere conseguito all’estero titoli non riconosciuti in Italia, e di poter curare ogni patologia, fisica ed emotiva. La gente, in questi gruppi, cerca tranquillità, serenità, non tanto un’esperienza spirituale; ecco perché vengono preferiti a quelli religiosi. Gli aderenti non sono affatto sprovveduti, bensì persone molto colte, interessate alle terapie alternative. In un momento di fragilità, chiunque può innamorarsi di un culto.

E l’allarme di Libération è fondato? Sì, anche da noi esistono società di psicoterapia devianti, un fenomeno ancora circoscritto. Ma se le conseguenze sui fuoriusciti sono pesanti (Stress post traumatico, somatizzazioni, problemi relazionali, dipendenza, sfiducia, vuoti di memoria. Ma tutto dipende dal tempo di permanenza nella setta), neppure i leader sono esempi di stabilità… Mostrano un narcisismo elevato, con disturbi della personalità. Quando il potere sfugge loro, possono arrivare a spingere i seguaci al suicidio collettivo.

Ecco le testimonianze di due fuoriusciti. Andrea, il nostro capo, all’inizio era legato all’ambiente cattolico, racconta Giovanni, 46 anni, impiegato ed ex adepto (i nomi sono di fantasia). Teneva incontri di preghiera presso la curia; non pochi sacerdoti lo seguivano. Poi ne è stato allontanato, e ha dato vita a una comunità. Riceveva i malati; ci si doveva presentare alle sei del mattino, per accaparrarsi uno dei biglietti, che finivano subito. Io mi sono rivolto a lui nell’87, perché rischiavo di perdere la vista. Andrea mi mise le mani sugli occhi, dicendo chi mi stava curando. Entrai nei gruppi di preghiera e poi nella comunità: dicevamo di essere la nuova chiesa, portavamo lunghe tuniche con al centro un simbolo. Ci incontravamo d’estate, la notte, e cercavamo di cacciare l’anticristo e i suoi seguaci con danze e invocazioni. Sì, perché secondo Andrea eravamo circondati di demoni, che prendevano sembianze umane o di insetti. Intanto i miei occhi stavano meglio, probabilmente grazie alla medicina, ma io davo il merito alla mia guida spirituale. Le cui richieste di denaro erano continue: far benedire una casa costava mezzo milione di vecchie lire. Alcuni gli versavano anche tutto lo stipendio. Subivamo maltrattamenti, verbali e fisici: Andrea tagliava i capelli alle ragazze perché imparassero l’umiltà, mortificava le persone pubblicamente e proibiva i rapporti sessuali anche tra coniugi. La regola non valeva er lui, che chiedeva prestazioni ai propri sacerdoti. Diceva che le donne erano robot privi di intelligenza, creati da Satana per ingannare l’uomo attraverso la magia nera. Nel ’91, il suo braccio destro non solo lasciò il marito dietro suo consiglio, ma ebbe seri problemi psichici: vedeva i demoni sullo schermo del computer. I familiari la fecero ricoverare, e denunciarono Andrea. Quello stesso anno, il cardinale della città dichiarò, in una bolla pubblica, che il santone nulla aveva a che fare con la chiesa cattolica. Intanto, nelle sue mire sessuali ero entrato anch’io. Non volli cedere, e per due anni subii botte e riunioni in cui tutti mi attaccavano, con termini pesantissimi. Uscii dal gruppo nel ’94, e mi ritrovai perso: non avevo più nulla. Intanto i membri non mi mollavano: tra minacce (‘Se ci lasci, vedrai) e tentativi direcupero (Torna, la porta è sempre aperta), spargevano la voce che io fossi indemoniato, e che avessi fatto sesso con ragazze del gruppo. Lo dissero anche a mia madre, e minacciarono mio fratello, che era ancora con loro. Tutto è cominciato con un test psicologico, dice Mina, 53 anni, rappresentante di case editrici. Era l’80: io lavoravo, ero separata con un figlio e abbastanza soddisfatta, ma volevo comunque migliorarmi. Il risultato del test fu che avevo poco senso di responsabilità, e che non riuscivo a portare a termine le cose. Ovviamente, attraverso i corsi tutto si sarebbe risolto. Il primo, che spiegava il funzionamento della mente, era gratis. Quello di purificazione costava un milione (di allora): prevedeva corsa, sauna e vitamine per un mese, tre ore tutti i giorni. Quello per diventare auditor qualificato (una sorta di trainer), circa due milioni e mezzo. Ti dicono di avere la chiave di un ponte che porta alla libertà, e intanto indagano (anche presso le banche) sulle tue condizioni economiche. Se hai soldi, paghi per i corsi; sennò lavori, gratis. Ovvio che la meta non si raggiunge mai. Io ho speso in totale otto milioni, e ho lasciato il mio lavoro per fare l’auditor. Non riuscivo a mantenermi, ho dovuto affidare mio figlio a una parente. Poi, l’istinto di sopravvivenza è scattato. Hanno fatto un processo, urlandomi in faccia che non avrei più avuto una vita, che sarei finita male, che avrebbero reso pubblico tutto quello che io avevo confidato, che se avessi parlato dell’organizzazione mi avrebbero denunciata". Ma come si definisce esattamente una setta? Una spiegazione efficace del termine si trova in Mentalmente liberi. Come uscire da una setta di Steven Hassan (ed. Avverbi). L’autore, ex moonista e oggi, dopo un master in Psicologia del counseling al Cambridge College, ideatore di un nuovo approccio terapeutico denominato extra counseling non coercitivo, parla di culto distruttivo come ogni gruppo che violi i diritti dei membri e li danneggi con tecniche ingannevoli e immorali di controllo mentale, inteso come sistema che distrugge l’identità e l’autonomia" attraverso il controllo di comportamento (annullare il tempo libero, mantenere una struttura autoritaria), pensieri (indottrinamento, linguaggio per iniziati, annullamento delle critiche), emozioni (sensi di colpa, paure, dipendenza, fobie all’idea di abbandonare il gruppo) e informazione (accesso limitato a stampa e tv, disvelamento graduale delle dottrine interne).

Aggiunge Patrizia Santovecchi del Grif (Gruppo di ricerca e formazione socioreligiosa) di Firenze (tel. 055.271.0758) e autrice, con Chiara Bini, di Figli di un dio tiranno (Avverbi), che riporta sconvolgenti testimonianze di fuoriusciti: È che nessuno pensa di abbracciare un culto: si viene avvicinati da persone in apparenza simpatiche, interessanti, che fanno intravvedere una soluzione ai problemi…. Per fortuna, in molti scatta la molla per uscirne… Sì. Può trattarsi di un risveglio dell’identità originaria, della scoperta di un fatto grave commesso dal gruppo o dal leader, da un contrasto forte con gli altri… Poi c’è chi viene cacciato; ma, di solito, fa di tutto per tornare;. Contro i santoni, la legge offre poco aiuto. Nell’81 la Corte costituzionale ha eliminato dall’ordinamento il reato di plagio, a causa della sua formulazione troppo generica", spiega l’avvocato Stefania Bernardini, che ha seguito diversi casi. "Ora esistono varie proposte di legge. Una estende il reato di schiavitù al condizionamento mentale e psicologico. Resta comunque possibile contestare reati quali il maltrattamento e la violenza privata, ma quasi tutti sono perseguibili a querela di parte. E l’aderente, o ex, è troppo soggiogato per denunciare. Le famiglie possono invocare l’incapacità del parente? "L’incapacità va dimostrata. E questi soggetti, benché vittime di tecniche coercitive, in apparenza mantengono una volontà autonoma.

Ma le proposte di legge affrontano anche questo aspetto. OGNI SETTIMANA DIECI NUOVI CASI L’avvocato Jean-PierreJougla lavora in Francia ed è portavoce dell’Union Nationale des Associations pour la défense des familles et de l’individu. Quali sono i vostri obiettivi? Il nostro obiettivo principale è di agire nei confronti delle famiglie e degli ex adepti, di aiutarli e informarli. Avete individuato però un nuovo tipo di vittime. Sì, il corpo sociale nel suo insieme: oggi assistiamo all’emergere di una miriade di piccoli gruppi, i quali non agiscono più in campo religioso, ma si infiltrano in tutta la società attraverso le associazioni umanitarie, sportive, new age… Come si definisce una setta? Quando i membri di un dato movimento sono in una situazione di dipendenza psicologica nei confronti del capo di questo gruppo e sono incapaci di esercitare la propria volontà. Com’è cambiata negli ultimi tempi la situazione? È un fenomeno in crescita: se una decina d’anni fa si dibattevano in tribunale una quindicina di casi, ci sono attualmente 350 processi in corso nel penale e centinaia nel civile. In media, ogni sezione della nostra associazione riceve informazioni su una decina di casi ogni settimana. Da La Repubblica delle Donne Agosto 2003

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