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Ci avrei giurato…Intervista alla nota esperta Elizabeth Loftus

Di Alison George


Elizabeth Loftus

Da ricordi rimossi a  testimonianze oculari errate, la psicologa Elizabeth Loftus della University of California – Irvine, è diventata nota per i suoi lavori sulla sindrome del falso ricordo. Ella racconta ad Alison George come i ricordi possono essere evocati, e come questo processo potrebbe essere usato anche nella terapia.

Alison George: Ti occupi della fallibilità dei ricordi. Capita a tutti noi?

Elizabeth Loftus: Tutti noi abbiamo ricordi che sono malleabili e suscettibili di essere contaminati o integrati in qualche modo.


AG: Ho sentito che tu raccogli storie di falsi ricordi .

EL: Sì, per lo più imbarazzanti errori che i politici hanno fatto. Ad esempio, Mitt Romney ricordava di essere stato al Golden Jubilee – un importante festival in Michigan – poi si è scoperto che l’ evento si è verificato nove mesi prima che lui nascesse.

AG : Come avviene questo? Che cosa esattamente succede quando recuperiamo un ricordo?

EL: Quando ricordiamo qualcosa,  utilizziamo dei pezzi di esperienza, prendendoli a volte da tempi e luoghi diversi, e li mescoliamo tutti insieme per costruire quello che potrebbe essere percepito come un ricordo, ma che è in realtà una costruzione. Il processo di recupero cosciente può cambiare e far memorizzare qualcosa che è diverso. Noi tutti, per esempio,  inavvertitamente adottiamo una storia che abbiamo sentito – come ha fatto Romney.

AG: Cosa ti ha portato a studiare i  falsi ricordi ?

EL: All’inizio della mia carriera  avevo fatto alcuni studi molto teorici sulla memoria  e dopo  ho voluto lavorare su qualcosa di più pratico. La memoria dei testimoni di crimini e incidenti era un luogo naturale su cui indagare. In particolare ho analizzato ciò che accade quando le persone sono interrogate a proposito delle loro esperienze. Ho verificato come quelle domande siano un mezzo attraverso il quale le memorie vengono contaminate.

AG: Sei conosciuta come una che sfata l’idea dei ricordi rimossi. Perché concentrarsi su di essi?

EL: Nel 1990 abbiamo iniziato ad esaminare dei casi di recupero della memoria. C’era un caso eclatante che riguardava un uomo di nome George Franklin che era sotto processo. Sua figlia sosteneva di aver assistito all’uccisione, da parte del padre, della sua migliore amica, quando aveva 8 anni, ma che aveva ricordato questo solo dopo 20 anni. Ricordava anche  di essere stata violentata da lui e che aveva represso questo ricordo per lungo tempo. Franklin fu condannato per l’omicidio e da allora tale teoria si è diffusa nel sistema giuridico. Abbiamo iniziato ad analizzare centinaia di casi in cui le persone accusavano altri sulla base della prova della teoria della memoria repressa. Questo è quello che per primo mi ha interessato.

AG: Come si studia il processo di creazione di falsi ricordi ?

EL: Avevamo bisogno di un diverso paradigma per lo studio di questi tipi di ricordi. Ho sviluppato un metodo per la creazione di “ricche false memorie“, utilizzando una forte suggestione. Il primo ricordo è quello di perdersi in un centro commerciale, come un bambino.

AG: Quanto sono sensibili le persone a questo tipo di ricordi impiantati ?

EL: Secondo lo studio, ben il 50 per cento delle persone sviluppa una memoria falsa completa o parziale a seguito di suggestioni.

AG: Pensi che non sia possibile reprimere i ricordi di eventi traumatici ?

EL: E’ possibile non pensare a qualcosa per lungo tempo, anche qualcosa di spiacevole che ci è successo. Ma parlare in questi casi di memoria  repressa  è qualcosa che , per definizione,  è troppo estrema per essere spiegato da un semplicistico “dimenticare e ricordare”. Si sta affermando che, al fine di andare avanti nella vita, si doveva alzare un muro rispetto al ricordo, perché sarebbe troppo doloroso  vivere con esso. Poi finalmente si va in terapia e si apre una crepa attraverso la barriera della rimozione e viene fuori questa memoria incontaminata. Ma non c’è davvero alcun supporto scientifico credibile per tale nozione.

AG: E’ il potere della suggestione di un terapeuta che crea questi “ricordi”, allora ?

AG: Qual è l’obiettivo attuale della sua ricerca?

EL: Nel 2003 fui citata in giudizio dopo aver fatto pubblicato un intervento sul caso di una donna  imperniato su ricordi “repressi”, anche se io non avevo scritto il suo nome. Una volta che era finita, ho iniziato a concentrarmi sulle ripercussioni di certi tipi di falsi ricordi che tutti noi abbiamo. Una volta che prendono possesso che conseguenze possono verificarsi lungo la strada? Un modo di capire era quello di impiantare un falso ricordo che avrebbe potuto cambiare il vostro comportamento, come per esempio, che si è quello di essersi ammalato dopo aver mangiato un determinato alimento.

AG: Come si impiantano questi ricordi ?

EL: Usiamo una tecnica di “falso feedback“. Raccogliamo un sacco di dati dalla persona, sulla tua personalità, pensieri, su cibi diversi, ogni genere di cose. Successivamente la persona ci consegnerà questo profilo computerizzato, che rivela alcune cose che probabilmente sono accadute quando era un bambino. Nel mezzo della lista inseriamo l’informazione che egli  si è ammalato mangiando un gelato alla fragola. Noi diamo false risposte ai loro dati, e quindi consigliamo di elaborare e immaginare.

Più tardi accertiamo se si dispone di una convinzione che è capitata a quella persona. Poi gli offriamo una scelta tra una lista di  alimenti. In questo esempio abbiamo scoperto che i partecipanti non gradivano tanto il gelato alla fragola.

Studi successivi hanno dimostrato che se si impianta un falso ricordo di un certo cibo , quando si offrono alle persone quel cibo, la maggior parte di esse non lo mangia.

AG: Questo funziona anche con l’esagerazione di alcol?

EL: Sì. Abbiamo fatto un simile tipo di studio di un falso feedback con la vodka. Se facciamo in modo che la gente creda che prima dei 16 anni si è ammalata bevendo vodka, essa non vuole bere vodka.

AG: Quindi l’induzione di falsi ricordi potrebbe essere usata per scopi terapeutici, come per la riduzione del consumo di alcol ?

EL: Assolutamente sì. C’è gente che mi chiede: pensi che si potrebbero curare tutti i tipi di problemi con la tecnica del falso ricordo? Io spero che altre persona possano fare un tentativo.

AG: Non è che con la messa a dimora deliberata di false memorie si entra in un territorio eticamente discutibile?

EL: I terapisti probabilmente non possono eticamente farlo, essi devono utilizzare disposizioni anti-inganno nei loro standard di condotta. Ma malgoverni o le persone cattive non hanno dei requisiti di comportamento eitco. Quando abbiamo recentemente pubblicato uno studio su come impiantare falsi ricordi tra i soldati americani, ero preoccupata che stavamo mettendo fuori delle indicazioni su come si possono fare cose orribili a qualcuno e poi ripulire il loro ricordo lontano.

AG: Come hai fatto a condurre questo studio sui soldati americani?

EL: Uno psichiatra di nome Charles Morgan ha studiato i soldati che vanno a scuola di sopravvivenza, dove imparano cosa accadrebbe se venissero mai catturati come prigionieri di guerra. Ho avuto la possibilità di lavorare con lui  e abbiamo introdotto la disinformazione per vedere se potevamo addestrare questi soldati addestrati a mistificare i loro interrogatori. Con un evento traumatico anche i soldati altamente addestrati possono essere indotti in errore.

AG: C’è un modo per distinguere un falso ricordo da uno vero?

EL: Senza conferme indipendenti , poco può essere fatto per distinguere una memoria falsa da una vera.

AG: Potrebbe un giorno una diagnostica per immagini cerebrali essere usata per fare questo?

EL: Ho collaborato ad uno studio di imaging cerebrale nel 2010, e la conclusione sconvolgente che abbiamo raggiunto è che i modelli neurali erano molto simili tra loro, sia che fossero veri e sia che si trattasse di falsi ricordi. Siamo molto lontani dal poter osservare l’attività cerebrale di qualcuno e ottenere una classificazione affidabile di una memoria  autentica rispetto a quella che è nata attraverso un altro processo.

AG: Pensi che sia importante per le persone  rendersi conto di quanto sia malleabile la loro memoria?

EL: Il mio lavoro mi ha reso tollerante verso gli errori di memoria di familiari e amici. Non devi chiamare questo “bugie”. Penso che potremmo essere generosi e dico che forse si tratta di un falso ricordo.

Questo articolo è originariamente apparso su New Scientist .

Fonte: Slate

http://www.slate.com/articles/health_and_science/new_scientist/2013/09/elizabeth_loftus_interview_false_memory_research_on_eyewitnesses_child_abuse.html

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Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

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Approfondimenti:


The Myth of Repressed Memory

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