Le sette usano le reti Internet e quelle social per raggiungere le persone più vulnerabili

 

Grazie all’avvento di Internet e delle reti social sono cambiate le strategie di reclutamento delle sette, noti anche come gruppi carattere vincolante ora hanno nuovi strumenti per attrarre potenziali sostenitori. Dai volantini e le pubblicità su riviste e giornali, queste organizzazioni sono saltate sulla rete, ottenendo una portata più immediata e globale. Ce lo spiega Marta Sofía Ruiz su El Confidencial.

“Prima si reclutavano persone raccattate per le strade, offrendo loro corsi o conferenze, o ci si fermava ad offrire alla gente una delle attività del gruppo. In questo modo si attiravano solo persone della zona, ora il settore che si può raggiungere è molto più ampio”, ha riferito a Teknautas Margarita Barranco, psicologa ed esperta di settarismo e dinamiche abusive della Redune, una ONG che lavora nella prevenzione settaria.

Secondo questa esperta, praticamente tutti questi gruppi, si basano su una serie di procedure volte a favorire la devozione dei propri membri ad una specifica ideologia o al leader stesso e sono caratterizzati da impiego di tecniche di manipolazione psicologica tra cui  l’avere una presenza sul web. E non prevarrà qualsiasi profilo particolare. “Non importa se sono più politici o  psicoterapeuti o religiosi, culturali, o ufologici … Tutti hanno un posto”, spiega l’esperta.

Un campione: l’ascesa di Bioneuroemoción

Redune segnala come esempio un gruppo pseudoscientifico a lungo denuncito: il movimento Bioneuroemoción, guidato da Enric Corbera. Rivestito da una parvenza di pseudoscienza, con video su Youtube esso ha grande popolarità e raggiunge 134.000 iscritti. “Sono i membri stessi che hanno lanciato un gruppo di Facebook, con più di 100.000 fan, che diffondono i postulati di questa teoria” spiega.

La Psicologa della  spiega che le sue idee su come curare le malattie si basano sulla soluzione del presupposto che provoca il conflitto emotivo in quanto, secondo il suo discorso, risolto quello sarà posto rimedio al problema fisico. Enric Corbera, in uno dei suoi video che parlano della Bioneuroemoción in uno spazio della televisione pubblica, fa l’esempio di qualcuno che è con la sua ragazza e che mangia frutti di mare quando la ragazza lo lascia. Dopo di allora egli sviluppaa un’allergia al pesce che scompare quando si rimuove il trauma della rottura.

Il Bioneuromoción Network nella forma ideale per la trasmissione, raggiunge migliaia di persone vulnerabili. Essi lavorano su un concetto che è molto di moda, ma che non ha alcuna base scientifica: il nostro stato emotivo è la causa di diverse malattie e, quindi, abbiamo il potere dentro di noi per guarire, risolvere lo stato negativo” spiegano da Redune.

Inoltre, hanno mescolato tutte le loro teorie avvolgendole in una patina scientifica nel tentativo di dare loro rigore, e la verità è che per molte persone diventano credibili“, spiegano dalla ONLUS. In realtà, uno sguardo al commenti canale di Youtube di Corbera serve per vedere la forte convinzione che molti fan dimostrano per i suoi postulati e lodano il presunto esperto considerandolo un Salvatore.

 

L’utenza della rete

Con un buon posizionamento SEO (la tecnica utilizzate per apparire nei motori di ricerca di Google), queste organizzazioni scegliere di aprire diversi siti web dove parlano positivamente di loro e dove si  presentano come gruppi interessanti e solidi. “Praticamente tutti i gruppi hanno siti web. E non uno ma molti. Infatti, solo con l’apertura di uno per ogni paese e ogni zona del paese, lodano le cose che offre il gruppo. Così sono più accessibili e, quindi, raggiungono più persone“, dice la psicologa.

Barranco sostiene che cercare  pagine con opinioni negative su tali gruppi è quasi impossibile. “Trovare pagine critiche diventa difficile e complicato. La gente di solito guarda i primi tre siti di qualsiasi motore di ricerca, e poi smettere di guardare, per cui è difficile scoprire gli aspetti critici“, si lamenta.

Le strategie di reclutamento che impiegano sono molteplici. Talvolta ci chiedono che i visitatori lasciano i propri dati nella pagina per inviare informazioni sulle attività; in altri casi, attraverso video, incoraggiano le persone affinchè si iscrivono  a corsi di formazione, in alcuni casi, anche gratuitamente.

Pubblicità difficile da sradicare

La pubblicità ‘on-line’ è un’altra chiave del programma. Anche se le aziende come Google o Facebook danno regole limitanti al tipo di annunci che accettano, le loro regole sono un firewall molto debole per questi gruppi. Secondo quanto riportato da Google, nel 2015 il gigante di Internet ha ritirato più di 780 milioni di annunci per violazione delle loro politiche. Alcuni di loro corrispondeva alla contraffazione, farmaci non approvati o che offriva effetti inesistenti o truffe sulla perdita di peso.

Su YouTube, la piattaforma che molti usano come una vetrina, come nel caso di Bioneuroemoción-, vi sono video di nudità o a contenuti sessuali, violenti o a contenuto grafico, pezzi di discorsi di odio, minacce, spam, violazioni che vietano copyright o contenuti dannosi e pericolosi. Questo ultimo punto è dove potevano nascondersi  coloro che vogliono denunciare i video di questi gruppi, perché le loro teorie potrebbero, nel caso di gruppi pseudoscientifici, portare qualcuno a credere che una malattia può essere curata con un “metodo” e portare a rinunciare a trattamenti medici ortodossi.

Facebook ha una società simile alla politica di Larry Page e di Sergey Brin. In particolare, i punti che potrebbero essere utilizzati per contrastare gli annunci di questi gruppi sarebbero quelli che dicono che “annunci gli pubblicitari non devono costituire, facilitare o promuovere prodotti, servizi o attività illegali” e che “gli annunci non devono includere contenuti falsi, fraudolenti o fuorvianti, come le dichiarazioni, offerte o le pratiche commerciali che possono indurre in errore“. Tuttavia, dimostrare che questi gruppi svolgono attività illegali non è facile.

La questione della legalità

Barranco ha spiegato che a volte, la chiusura di alcune pagine e il ritiro della pubblicità su internet non funziona visto l’alto numero di siti web insieme ai gruppi che cambiano il loro volto. “Dimostrare che stiano commettendo un reato punibile è molto difficile“, spiega la psicologa.

In Spagna, la legislazione in materia di questi gruppi è complicata. Il codice penale considera che i gruppi che, pur avendo come oggetto uno scopo legittimo, e che impiegano violenza o  disordine o utilizzano mezzi di controllo della personalità commettono un crimine. Nonostante questo, definire quando si sta controllando una personalità o quando essi danneggiano le vittime è una sfida da anni nei tribunali, che in molti casi finiscono per respingere le cause.

Purtroppo per le vittime, la famiglia e la società stessa, Internet è stato un trampolino di lancio per i gruppi coercitivi che lavorano sul loro posizionamento e sulla loro presenza nel web, al fine di reclutare nuovi membri per seguire i loro approcci e sostenere le loro teorie. Almeno per il momento, le politiche aziendali e la magistratura non sono abbastanza preparati per fermarli, e ogni giorno cresce il loro numero di utenti e di visitatori.

Fonte: http://infocatolica.com/blog/infories.php/1607311134-las-sectas-usan-internet-y-la

 

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Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

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Sostenere i Diritti Umani testimoniando contro le ingiustizie umane

International Journal of Cultic Studies, Vol. 6, 2015, 69-82

Alan W. Scheflin

Santa Clara University School of Law

Abstract

Gli esperti che hanno testimoniato in tribunale sui processi di influenza estrema, esercitata da influenzatori intelligenti nei confronti di influenzati sensibili e vulnerabili, hanno incontrato difficoltà da parte di alcuni giudici, i quali hanno esitato o rifiutato di ascoltare le testimonianze sul  lavaggio del cervello, sul controllo mentale e sulla riforma del pensiero, in quanto, secondo loro, tali concetti mancano di validità scientifica. Questo lavoro suggerisce che il concetto giuridico di indebita influenza può essere utilizzato come veicolo per tali testimonianze. Il documento fornisce anche un Modello di Influenza Sociale (SIM) per aiutare un esperto a presentare l’ampia scienza della influenza sociale a giudici e giurati.

 

Nessuno possiede la propria personalità. Il proprio ego o individualità si costruisce grazie alla costituzione genetica e alla società in cui si è nati. Ognuno ha avuto voce in capitolo sul tipo di personalità acquisita, e non c’è ragione di credere che si dovrebbe avere il diritto di rifiutare di acquisire una nuova personalità se la vecchia è antisociale. La Costituzione non garantisce il diritto di mantenere la personalità inviolata, essa si impone su di voi prima di tutto. —James V. McConnell (1970, p. 74)

 

 

Il Dr. Paul Martin è stato un medico della salute mentale, un insegnante, un trainer e un testimone. E’ questo ultimo ruolo, che l’ha portato nei tribunali per testimoniare come esperto sulla manipolazione mentale coercitiva, serve come oggetto della mia discussione. All’interno del tribunale, e fuori di esso pure, Paul ha combattuto diligentemente per il diritto di ogni persona ad avere una mente libera in una società libera. Nessuna battaglia è più importante. E nessun guerriero ha combattuto più duramente di Paul.

Dr. Paul Martin

 

Paul sarebbe stato sconvolto dal commento sopra citato dello psicologo James V. McConnell. E’ troppo. Anche McConnell è stato costretto a fare marcia indietro dopo la reazione avversa al suo intervento, che lo travolse. [2]

La libertà di pensiero è stata particolarmente preziosa per i Padri Fondatori. Essi sapevano che, senza di essa tutte le altre libertà sono relativamente insignificanti. E a causa della sua soppressione in Inghilterra, soprattutto per quanto riguardava il pensiero religioso e politico, che è nata l’America. Thomas Jefferson, il 23 settembre del 1800, ha scritto una lettera al dottor Benjamin Rush, il cui volto appare ora sul logo della American Psychiatric Association. La mente umana era un argomento di grande interesse per entrambi i signori, il politico e lo psichiatra. Jefferson ha scritto, “ho giurato sull’altare di Dio eterna ostilità contro ogni forma di tirannia sulla mente dell’uomo“.

L’impegno di Jefferson ha trovato sostegno  un secolo e mezzo più tardi, quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (10 dicembre 1948). L’articolo 18 di tale documento, destinato ad essere vincolante  per l’alleanza di tutti i governi  e di tutte le persone del nostro pianeta, afferma: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione …“. Queste libertà sono la primogenitura dell’essere una persona.

 

 

Jefferson e le Nazioni Unite avevano in mente la soppressione e la punizione del discorso politico e religioso – la capacità del governo di eliminare la libertà individuale di scegliere ciò che una persona vuole credere o adorare. Le loro preoccupazioni riguardavano la censura di espressioni lontane dalla consapevolezza. Anche se le persone non potevano né pubblicamente esprimere né praticare il loro credo, erano ancora libere di nutrire pensieri segreti, opinioni e credenze.

Oggi abbiamo di fronte una prospettiva più spaventosa: le persone potrebbero avere le loro menti invase internamente e controllate, in modo che esse non possano formulare e amare le propri personali opinioni private. Questa nuova minaccia, più insidiosa di tutto ciò che l’ha preceduta, riguarda il mio argomento di discussione.

 

 

Il lavaggio del cervello

 

L’influenza sociale è il mare in cui la comunicazione e l’interazione umana nuotano. Possiamo tutti, singolarmente, essere atomi, ma ci sforziamo di connetterci con gli altri per diventare molecole. L’influenza è il legame che compie quel processo.

Sebbene l’influenza sia inevitabile, non sempre è legittima. Ci sono dei limiti morali e legali nel modo in cui una persona può trattare un’altra. In nessun luogo questo punto è più chiaro che nell’interazione sociale chiamata “lavaggio del cervello“.

Edward Hunter coniò il termine “lavaggio del cervello” alla fine del 1940, all’interno del suo lavoro specializzato in pubbliche relazioni del governo che cercava di screditare l’ideologia comunista. La genesi del termine non è scientifica; era politica. La creazione di Hunter del termine “lavaggio del cervello” era destinata a richiamare l’attenzione su eventi sociali preoccupanti nell’Unione Sovietica, Corea e Cina, ed è stata un enorme successo per fini propagandistici. La parola scioccava e spaventava la gente, e ha creato il supporto per l’opposizione americana al comunismo.

Siccome il  lavaggio del cervello era un termine politico, molti professionisti hanno visto in esso semplicemente la retorica, non la scienza. Essi hanno ignorato i fatti all’origine che hanno reso un’immagine del lavaggio del cervello efficace per eventi reali. Ad esempio, il dottor Thomas Szasz, uno psichiatra schietto che spesso ha scritto in modo convincente contro la saggezza ereditata della sua professione, una volta in maniera colorita ha detto che non si può “lavare” un cervello più “di quanto non si possa farlo sanguinare con un taglierino” (Szasz , 1976 p. 11). Szasz, però, non è riuscito a vedere che a volte c’è il fuoco dietro il fumo.

Altri professionisti sono stati più scaltri. Hanno percepito la vera minaccia della manipolazione mentale estrema. Il 10 aprile 1953, il direttore della CIA, Allen Dulles, ha tenuto un discorso agli alunni del Princeton a Hot Springs, Virginia. Ha sostenuto che gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica erano impegnati in una “battaglia per la mente degli uomini“, e che i sovietici possedevano il potere di lavare il cervello ripulendolo dai pensieri e dai processi mentali del passato e … creando nuovi processi cerebrali e nuovi pensieri che la vittima, come un pappagallo, ripete. In effetti, il cervello in queste circostanze diventa la riproduzione fonografica di un disco messo sul suo mandrino da un genio esterno e sul quale non si ha alcun controllo. (Pp. 354-355)

Pochi giorni dopo, Dulles ha autorizzato la CIA ad iniziare il più massiccio programma scientifico segreto sulla mente e sul controllo del comportamento mai condotto (Scheflin & Opton, Jr., 1979).

Quando il lavaggio del cervello, come una tecnica di intenso indottrinamento e dirottamento mentale passa dal governo alle organizzazioni private di culto, la necessità della testimonianza di un esperto per la protezione delle vittime innocenti diventa fondamentale. Per far capire e spiegare al governo gli sforzi dell’estrema influenza, questi esperti, naturalmente, hanno usato la letteratura scientifica che si era sviluppata. Così gli esperti hanno parlato di lavaggio del cervello, della riforma del pensiero e del controllo mentale. Ma questi esperti hanno affrontato problemi nei loro sforzi di portare spiegazioni sul lavaggio del cervello in aula.

 

 

Obiezioni al lavaggio del cervello come difesa

 

 

Quando sono diventato presidente della ICSA nel 2003, [3] una delle mie prime preoccupazioni è stata di spostare il dialogo lontano dall’uso di termini come il lavaggio del cervello o controllo della mente o riforma del pensiero. Non è che mi sia opposto a queste parole che descrivono in maniera colorata e accuratamente le immagini inquietanti che correttamente evocavano nella mente; è che ho trovato che esse erano inefficaci quando venivano usate nei tribunali. Il lavaggio del cervello non è un concetto giuridico. Non vi è alcun illecito civile (reato) di lavaggio del cervello, nessun crimine di lavaggio del cervello e il lavaggio del cervello non viene riconosciuto in qualsiasi giurisdizione come una difesa per la cattiva condotta civile o penale. Secondo Lunde e Wilson (1977), “nessun caso che ha accettato il lavaggio del cervello come una difesa di responsabilità penale è riportato nel diritto anglo-americano” (pp. 354-355). [4]

Ho avuto anche un’altra preoccupazione in mente in quel momento. Il lavaggio del cervello, il controllo mentale, la riforma del pensiero e le etichette simili, mentre inizialmente erano usate per descrivere gli eventi reali che coinvolgono vittime reali e manipolatori reali in luoghi come l’Ungheria, l’Unione Sovietica, la Corea e la Cina, avevano da tempo smesso di essere pubblicamente riconoscibili nei loro riferimenti storici. La maggior parte delle persone oggi sa poco o nulla degli eventi sociali in quei paesi che hanno dato origine ai timori che la mente è più malleabile di quanto si fosse mai immaginato. Il 1950 è stato molto tempo fa. I termini di lavaggio del cervello e simili erano passati nel regno della retorica, della fantascienza e dei film horror di Hollywood. Parlando di lavaggio del cervello, le persone erano meno propense a prenderlo sul serio. Anche quando vengono utilizzate in riferimento a gruppi settari, queste parole hanno acquisito un significato derisorio che mina qualsiasi seria discussione importante sul tema della libertà della mente dalla manipolazione malevola esterna. Questi termini erano passati dal fatto alla finzione. In effetti, la maggior parte di  essi abitavano nel regno della cultura dell’insulto, se non ti piace il parere di qualcuno, si dice che la persona è stata plagiata. La cosa più importante, tuttavia, era che questi termini avevano perso qualsiasi significato scientifico, tanto da rendere la testimonianza di esperti praticamente impossibile.

 

 

L’obiezione scientifica

 

 

Nella sentenza Daubert verso Merrell Dow Pharmaceuticals, Inc. (1993), la Corte Suprema degli Stati Uniti ha fornito una prova di quattro punti, ora denominata  test Daubert, per determinare l’ammissibilità di testimonianze di esperti:
Sia possibile testare la teoria o la tecnica del perito;
Siano state la teoria o la tecnica del perito sottoposte a pubblicazione o a revisione paritetica;
Sia noto il tasso di errore della teoria o della tecnica dell’esperto; e
Siano la teoria o la tecnica del perito generalmente accettate dalla comunità scientifica di riferimento.

La maggior parte di questi punti del test Daubert vengono applicati  in tutti i tribunali federali e statali.

I tribunali sono stati poco inclini a dare credibilità scientifica a ciò che essi considerano concetti politici. Negli Stati Uniti vs Fishman (1990), il giudice federale Jensen ha concluso che la teoria del lavaggio del cervello/riforma del pensiero non ha soddisfatto i criteri di accettazione generale nella comunità scientifica di riferimento, e quindi non poteva costituire la base per la testimonianza di esperti. Altri giudici si sono affidati al suo parere per giungere a conclusioni analoghe.

 

 

L’obiezione pregiudizievole

 

La testimonianza degli esperti, che altrimenti potrebbe essere ammissibile, può essere esclusa se il suo valore probatorio è sostanzialmente superato dal pericolo di un pregiudizio ingiusto. Il pregiudizio si verifica quando la testimonianza può indurre nei giurati una decisione basata sulla loro confusione, passione o emozione, e non sulla base delle prove presentate. A titolo di esempio, le immagini estremamente cruente che raffigurano accuratamente la scena del delitto potrebbero essere escluse dalla considerazione dei giurati, perché le foto possono essere tanto stimolanti da distrarli dall’impegno dell’attento esame delle prove.

Anche se i giudici dovessero accettare la validità scientifica del lavaggio del cervello riconoscendo che si tratta semplicemente di un marchio colorato per processi sociali estremi che si studiano nei corsi di psicologia sociale, sono ancora riluttanti a sollevare questi problemi. Come una corte d’appello federale ha recentemente osservato, “Il lavaggio del cervello dei culti è un argomento di raro successo” (Robidoux v. O’Brien, 2011). I giudici guardano spesso a tali argomenti al massimo come un Ave-Maria  o come un’ammissione che nessuna altra teoria riconosciuta aiuterà il cliente.

Vorrei aggiungere che molti tribunali non sono turbati dalla introduzione di testimonianze di esperti sul lavaggio del cervello, ed i giudici in questi casi capiscono che la questione giuridica coinvolta non è sul concetto di lavaggio del cervello di per sé, ma piuttosto è sul fatto che le tattiche di estrema influenza sociale hanno tentato di superare l’autonomia della mente del ricorrente. In altre parole, questi giudici vedono oltre l’etichetta, a differenza di altri giudici che sono più spesso interessati a semplificare casi su cui non presiederanno (United States v. Fishman, 1990).

Tuttavia, la legittimità della testimonianza di un esperto di tattiche di estrema influenza non dovrebbe dipendere dal capriccio di un singolo magistrato. Non ha senso dire che il dottor X può testimoniare in Florida, per esempio, ma che non può dare lo stesso testimonianza in Illinois. I cittadini in ogni giurisdizione americana dovrebbero avere diritto ad una eguale tutela dalla legge e dovrebbe essere data la stessa possibilità di presentare i propri casi con supporto scientifico.

 

 

Una soluzione: l’influenza indebita come difesa

 

 

Facendo un passo indietro da queste obiezioni, qualcuno può seriamente dubitare che persone innocenti cadano preda di imbonitori intelligenti, che schiavizzano e offuscano la mente per comandare il loro comportamento e acquisire la loro obbedienza e le attività? Queste vittime hanno bisogno di sollievo e, a mio parere, lo meritano. Ma i tribunali non hanno riconosciuto alcuna teoria legale valida che potrebbe fornire un rimedio in questi casi. Ero turbato da questo fatto, come lo è stato Paul Martin. E’ diventato necessario trovare il modo giusto per fare la cosa giusta, per proteggere la dignità umana.

E’ stato a quel punto che mi sono ricordato di Florece Roisman. La signora Roisman era un avvocato di Washington che nel 1960  ha rappresentato gli inquilini che vivono in squallidi condomini di  proprietà di ricchi irlandesi. Caso dopo caso, ella ha fatto appello con successo al cuore dei giudici, ma non alle loro menti. Il loro messaggio a lei era che lei stava presentando un caso di diritto di proprietà, ed è chiaro che i proprietari di immobili hanno tutti i diritti legali. I suoi clienti non ne avevano nessuno. Un giorno, però, tutto è cambiato. Florence è entrata in aula e ha detto in sostanza che “non sto qui a sostere la legge della proprietà. Io sostengo  la legge dei contratti. I miei clienti hanno il diritto di abitazioni abitabili; altrimenti, i contratti di locazione che hanno firmato sono illusori“. I giudici hanno così risposto,”Oh, si sta discutendo di diritto contrattuale. Questa è una cosa completamente diversa“.

Si noti che i fatti, lo squallore in cui i clienti della signora Roisman vivevano, non erano cambiati, soltanto la teoria legale che sosteneva la riparazione. Roisman vinse la sua causa, e nel giro di un decennio ogni stato del paese ha obbligato i proprietari a fornire agli inquilini abitazioni sanitarie decenti, perché ogni contratto per abitazione portava con sé una garanzia implicita giudizialmente creata di abitabilità.

Con questa storia di successo in mente, ho cominciato incoraggiare il passaggio da un concetto di lavaggio del cervello al concetto di influenza indebita o, in questi casi, quello che potremmo chiamare estrema influenza. Per più di 500 anni, l’influenza indebita è stato un concetto giuridico legittimo, utilizzato per fornire un rimedio per le persone che sono diventate vittime di uomini e donne truffatori. Con questo cambiamento, il problema dei giudici che non prendono sul serio il concetto del lavaggio del cervello, sembrava risolto.

 

 

Gli ostacoli della indebita-influenza

 

Non sorprende, tuttavia, che il passaggio a una teoria giuridica di indebita influenza ha incontrato qualche problema che deve ancora essere risolto. Io innanzitutto identifico queste nuove sfide prima di proporre soluzioni innovative.

 

 

L’estraneità del problema

 

 

Paradossalmente, anche se il sistema legale per diversi secoli ha riconosciuto la validità delle sfide della indebita influenza, la maggior parte dei giudici non ha mai affrontato il tema  nelle proprie aule di tribunale. Secondo il professor Madoff (1997),

Ogni anno oltre $ 100 miliardi transitano per cessioni di morte negli Stati Uniti. In concomitanza con la mancanza di capacità mentale, l’indebita influenza è il terreno più frequente per invalidare una volontà testamentaria …. Eppure, nonostante la sua importanza, poco lavoro scientifico è stato fatto nell’esame dei parametri e a giustificazione della teoria della influenza indebita. (P. 572)

Secondo gli studiosi di legge, la creazione del diritto di indebita-influenza è stata una risposta diretta alla crescente preoccupazione che “la chiesa stava prendendo vantaggio …  sui propri fedeli [sul letto di morte] con timori esagerati” (Sherman, 2008, p . 581). Come osservato in un antico caso inglese, “Non esistono casi in cui gli uomini siano così facilmente vulnerabili  come al momento della loro morte, col pretesto della carità ….” (procuratore generale v. Bains, 1708, p. 272) Pertanto, la legge di influenza indebita è stata sviluppata come un mezzo per proteggere la ricchezza privata da chierici religiosi zelanti e predatori. Nel corso dei secoli, i casi di influenza indebita si sono espansi oltre la religione per includere situazioni in cui le interazioni finanziarie sollevavano la possibilità che il trasferimento di beni, al momento della morte non sarebbe stato il prodotto di una scelta libera e volontaria.

Questa volontà testamentaria e i casi dei beni finanziari, non le idee, e non le identità coinvolte. Tuttavia, oggi vediamo le tecniche sottili e seducenti di influenza e di controllo utilizzate  per far cambiare le idee, per impiantare le credenze e per modificare l’identità della persona influenzata, il tutto per servire al meglio gli interessi di un influenzatore astuto e manipolativo.

Quando ci muoviamo dal regno fisico, lo scambio di denaro, al regno mentale della creazione, modifica e dell’inserimento di sistemi di credenze, e persino dell’identità, altri problemi danno preoccupazoni gravi ai giudici. Naturalmente, questi casi più moderni sono ancor meno familiari ai giudici, e creano così altri ostacoli per la  testimonianza degli esperti.

 

 

Il problema della chiarezza

 

 

Due eminenti giuristi, Jesse Dukeminier e Stanley M. Johanson (1995), hanno sottolineato giustamente che “indebito è uno dei concetti più fastidiosi di tutta la legge. Non può essere definito con precisione“(p. 160).

Questo problema di definizione non è né insolito né risolutivo. Molti concetti di diritto, quali il “giusto processo di legge”, possono essere compresi solo dopo notevoli interpretazioni sulla base di varie analisi,  infatti, di modelli dinanzi ai tribunali. In effetti, il concetto di ragionevole dubbio, che è una parte importante di ogni processo penale, non è chiaro, e in molti Stati mancherebbero giudici che tentano anche di spiegarlo alle giurie, perché le definizioni stesse sono troppo confuse. Come la Corte Suprema del Missouri ha detto in Stato v. Robinson (1893), “E’ difficile spiegare con parole semplici il concetto di ‘ragionevole dubbio’, in modo da renderlo più semplice …. Ogni tentativo di spiegarlo rende necessaria una spiegazione della spiegazione“(p. 1069).

La Corte Suprema della California (Rice v. Clark, 2002) ha definito indebita una “pressione esercitata direttamente sull’atto testamentario, sufficiente a superare la libera volontà del testatore, pari in effetti alla coercizione che distrugge il libero arbitrio del testatore” (p. 528). Questa dichiarazione fornisce poche indicazioni per quando sarà applicata la dottrina dell’indebita influenza. Ma è un fatto ci dà un indizio.

Se il fattore di influenza è determinato e abbastanza intelligente, e le tecniche utilizzate sono sofisticate e abbastanza potenti, gli esperti ritengono che poche persone saranno in grado di resistere a diventare vittime di influenza indebita (Quinn, 2010, p. 93). Una Corte d’appello 80 anni prima, in un caso di contesta testamenteria in California, ci si è così accordati (In re di Olson Estate, 1912):

La sanità di mente e di corpo non implica l’immunità da qualsiasi influenza indebita. Si può richiedere un maggiore ingegno per influenzare indebitamente una persona sana di mente e di corpo, e altre prove possono essere necessarie per dimostrare che una tale persona è stata soggiogata, nel caso di una debolezza del corpo e della mente. Ma la storia e l’esperienza insegnano che le menti di uomini e donne forti sono state spesso sopraffatte, e sono state convinte dalla mente di un maestro a consentire a ciò che nei loro momenti sobri e normali, e liberi da ogni influenza indebita, non avrebbero fatto. (P. 386)

Prendo questi commenti indipendenti nel senso che tutti, quasi, in determinate circostanze, sono potenzialmente vulnerabili; e che mi suggeriscono che la dottrina della indebita influenza non dovrebbe essere limitata ai casi di volontà, né ai casi che coinvolgono altri misfatti finanziari. In altre parole, il passaggio da influenzatori che mirano ai conti bancari a quelli che mirano alle idee e all’identità rende la dottrina della indebita influenza anche una preoccupazione più immediata per la protezione delle vittime vulnerabili.

 

 

Il problema della Scala mobile

 

 

Quando un’eccessiva influenza sfugge dai confini fiscali in cui è stata in gran parte contenuta, si pone un problema più grave: dove tracciare la linea di confine. Non esistono demarcazioni chiare su come si passa da una guida, alla consulenza, alla formazione, alla suggestione, alla seduzione, all’indottrinamento, alla riforma del pensiero. Questa progressione mette il giudice nella difficile posizione di decidere sulla base del parere, non della legge o della scienza, perché la legge non è in grado di dirci in anticipo ciò che è lecito e ciò che non lo è, tranne che agli estremi. Un tribunale ha osservato che “anche se la gentilezza e l’attenzione da sole non costituiscono influenza indebita, esse potrebbero, in combinazione con altri fattori, giungere a tale influenza” (in Re immobiliare di Rohde, 1958, p. 495).

Quello che è utile per me, e spero lo sarà anche per voi, è di non concentrarsi sulla legge specifica, ma piuttosto sulla politica dietro la legge. La legge di indebita influenza, a mio parere, deve trovare quello che io chiamo il punto di interazione inaccettabile. Questo punto si verifica quando si dice a se stessi sulla condotta di qualcuno, “Non si può trattare la gente così. E se lo fai, la legge ti punirà“. Questa prospettiva non chiarisce nulla nello specifico, ma per me aiuta a indicare una strada.

In tutti i casi civili, la persona che inizia una causa sta dicendo che lo status quo è sbagliato e il tribunale dovrebbe porvi rimedio. Quella persona ha l’onere di provare che il giudice deve intervenire e non lasciare sole le parti nella loro situazione attuale. Nessuna legge potrà mai con precisione, e in anticipo, definire quando il giudice deve agire perché ogni modello infatti è unico. Ma mi piace l’idea che un test informale possa essere “Non si può trattare la gente così“, e che le prove e la scienza sostenessero tale affermazione.

Ci sono due analogie nella legge che ci aiutano a capire questo punto di vista. La legge dei contratti che riconosce il concetto di iniquità. Quando due persone si incontrano per negoziare ed eventualmente firmare un contratto che commemora il loro accordo definitivo, la legge saprà far rispettare questo contratto, perché si trattava di un comune accordo-scambio. Il fatto che una delle parti ottiene il migliore affare non è un motivo sufficiente per decidere che il contratto non dovrebbe essere applicato. Ma cosa succede se l’accordo è gravemente iniquo, come è avvenuto nelle situazioni che Florence Roisman sostenevano per i suoi inquilini-clienti? L’ingiustizia generalmente non è  il rimedio giuridico. Tuttavia, se l’ingiustizia è un prodotto di sfruttamento, fino al punto in cui la vulnerabilità di una persona è stata così compromessa che le scelte fatte non possono essere considerate uno stato volontario, i giudici dichiarano il contratto nullo.

L’altra analogia riguarda la legge degli illeciti. I tribunali hanno da tempo riconosciuto l’illecito di induzione intenzionale di stress emotivo. In questi casi, il comportamento di una persona verso un’altra è così moralmente e socialmente scandalosa che “sconvolge la coscienza” e chiede il risarcimento del danno.

Casi di iniquità e di intenzionalità di induzione di distress emotivo hanno esattamente lo stesso problema della scala mobile dei casi di indebita-influenza. Tutti questi sono risolti con un test dello “scuotere la coscienza” che in pratica dice: “Non si può trattare una persona in quel modo“. Quello che voglio dire è che tutti e tre i casi riguardano il punto di interazione inaccettabile. È generalmente compito delle giurie decidere quando quel punto è stata raggiunto.

 

 

Il problema del paradosso

 

 

Si potrebbe sostenere che l’unico vero modo per proteggere la libertà di pensiero non è di interferire con essa. Le persone prendono decisioni; lasciamoli essere vincolati tra loro. Vi è una forte preferenza nella legge per la libera volontà, l’autonomia individuale, e il mantenimento della responsabilità delle  persone verso le loro scelte. E questa è una buona cosa; protegge il diritto di essere se stessi. Per questo motivo, vi è riluttanza ad ampliare la portata delle giustificazioni e delle scuse per ignorare le scelte, non importa quanto sfortunate tali scelte potrebbero risultare per la persona che le ha fatte.

Questa politica della giudiziaria del lavarsi le mani contrappone chiaramente l’influenza indebita alla libertà di scelta. Così abbiamo un paradosso: alle corti viene chiesto di proteggere la vostra libertà di scelta negando o alterando le scelte già effettuate. I giudici sono molto sensibili a non diventare un alter ego per contendenti scontenti. Essi assumono che non è compito di un giudice  sostituire la propria decisione a quella fatta dal singolo. Il paradosso è facilmente comprensibile nel contesto di procedimenti.

Supponiamo che uomo ottantenne si innamori di una donna di 27 anni. Dopo che lo fa, si scopre che nei pochi mesi in cui i due erano insieme, l’uomo ha cambiato la sua volontà testamentaria e ha lasciato la sua fortuna alla sua giovane fidanzata, senza donare nulla alla sua famiglia. Come dovrebbe decidere un tribunale quando la famiglia ne mette in discussione la volontà? Quando è coinvolto molto denaro, quando le credenze e le identità sono in discussione, il paradosso per tribunali diventa ancora più pronunciato. Si protegge la libertà mentale non facendo nulla, o distruggendo le scelte apparentemente fatte dall’influenzato in circostanze in cui l’influenza   inammissibile potrebbe essersi verificata?

Molti tribunali statali usano un test per rispondere a queste domande. Il test valuta se l’influenzato è stato ingannato da una “persona abile e macchinatrice“. Confesso di essere appassionato di quel test, non perché è chiaro, ma perché, nel suo linguaggio dickensiano, attira la nostra attenzione sugli ingredienti chiave dell’indebito condizionamento della vittima vulnerabile battuta da un manipolatore egoista e intelligente.

Ma qualunque sia il test, il paradosso rimane. Proteggere la libertà della mente accogliendo le scelte effettivamente effettuate, o distruggendo le decisioni sulla base del fatto che erano il prodotto di una frode sofisticata?

 

 

Il problema costituzionale

 

 

Anche se un giudice fosse propenso a intervenire per individuare l’indebito condizionamento, c’è il problema del Primo Emendamento, che protegge la libertà di espressione e la libertà di religione. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi il problema non si pone, perché i comportamenti, non le credenze specifiche, sono in discussione.

Nel mese di aprile di quest’anno, il gruppo estremista islamico nigeriano Boko Haram ha rapito più di 200 ragazze adolescenti. Un video, che è stato pubblicato, mostra circa 150 delle ragazze vestite in abito tradizionale che recitano il Corano musulmano o ne cantano i versi. Il il leader del Boko Haram, Abubakar Shekau, sosteneva di aver liberato le ragazze e che molte di loro erano diventate musulmane dopo aver vissuto come infedeli.

 

 

Qualcuno sostiene che per salvare queste ragazze e annullare il danno mentale che hanno subito, tra cui l’indottrinamento involontario forzato che hanno sopportato, si violerebbe la libertà di religione? La politica di base in concessione del risarcimento dei danni per la legge sugli illeciti stabilisce che quando un danno è stato provocato a qualcuno (come un sequestro e un’aggressione), l’individuo ha diritto ad un rimedio che lo metterà nuovamente nella posizione in cui era prima che si è verificato quel danno. Così le ragazze rapite con forza e coercitivamente indottrinate dovrebbero avere il diritto di essere restituite alle loro famiglie e alle credenze che avevano prima di essere catturate. Tuttavia, questa conclusione solleva un intrigante “da che parte siete sulla” questione: Se è inammissibile utilizzare tattiche sofisticate eppure sottili di indottrinamento per indurre una persona a tenere certe credenze religiose, è lecito deprogrammare quella persona su quelle credenze (Fautre, 2014)?

Non c’è tempo qui per discutere e sviluppare le complessità della responsabilità civile o di diritto del Primo Emendamento, se non per dire che i tribunali sono diffidenti nei confronti dell’intrusione in ogni caso in cui la religione ne è un fattore. Tuttavia, due sviluppi attuali meritano di essere menzionati perché possono cambiare i contorni del nostro modo di pensare alla religione e alla indebita influenza.

Il primo è il problema in corso di ciò che costituisce una religione. Scientology si è qualificata come religione in alcuni tribunali, ma per quanto riguarda lo yoga (Fraser, 2014)? Questi casi sono ora in corso. E che dire del satanismo (Harvard, 2014)? E che dire dell’ateismo (“umanesimo laico”) che un tribunale ha appena dichiarato che si qualifica come una religione (American Humanist Association v. Stati Uniti, 2014)? Fino a che punto saranno disposti i giudici  a concedere lo status di religione ad un numero crescente di organizzazioni e sistemi di credenze (Fautre, 2014; Hamilton, 2014; Irons, 2007)?

Un secondo e di relativo sviluppo molto recente è la reazione contro un trattamento speciale per le organizzazioni religiose. Bill Moyers (2012), in un video saggio e riflessivo sottotitolato “Come onorare la libertà religiosa senza che diventi la libertà di imporre credenze morali su altri?“, ha sollevato la questione che ci dovrebbe essere un corollario al Primo Emendamento sulla libertà di religione. Questo corollario sarebbe la libertà dalla religione. Moyers riassume, “La nostra soluzione pratica è … proteggere la libertà di religione … e proteggere la libertà dalla religione“.

Questa idea induce parecchia attenzione (Mutch, 2014), soprattutto a seguito della decisione 5-a-4  della Corte Suprema degli Stati Uniti di Burwell in verso la Hobby Lobby Stores, Inc. (2014). Da un lato c’è quello che è stato definito “la destra religiosa“. Il Governatore repubblicano della Louisiana, Bobby Jindal (2014) che ha recentemente dichiarato che

Il mondo di oggi è sempre più ostile alle questioni di fede …. la cultura americana è in molti modi diventata una cultura secolare.

Il popolo americano, che lo sappiamo o no, è impantanato in una guerra silenziosa. (Discorso di inizio)

L’altro lato aderisce all’idea che la protezione della religione è andata troppo oltre e ora la religione gode delle libertà che vengono imposte sulle persone ad altre o con nessuna di tali credenze. Coloro che attualmente cercano protezione dalla religione traggono sostegno da un altro repubblicano convinto, che era anche un governatore (dell’Illinois), ma uno che è vissuto 150 anni fa. Robert Ingersoll (1878) che ha affermato che

[I Padri Fondatori] sapevano che mettere Dio nella Costituzione avrebbe significato mettere l’uomo fuori. Sapevano che il riconoscimento di una divinità sarebbe stato strumentalizzato da fanatici come pretesto per distruggere la libertà di pensiero. Sapevano la terribile storia della chiesa troppo bene per aver posto nella sua custodia, o nella tenuta del suo Dio, i sacri diritti dell’uomo. (Http://hermiene.net/essays-trans/individuality.html)

Alle preoccupazioni di Ingersoll possiamo aggiungere quelle di Voltaire, da uno scritto di un secolo prima di Ingersoll sulla religione e sul controllo della mente: “Coloro che possono farti credere assurdità, possono farti commettere atrocità“.

Come conseguenza della causa di Hobby Stores, Inc., i contorni del Primo Emendamento sulla libertà di religione sono in procinto di essere riscritti. Nel bilancio si trova il destino di molti casi di richieste di influenza indebita. E’ troppo presto per dire come la polvere si depositerà, ma è già chiaro che il governatore Jindal ha parzialmente ragione: vi è infatti una forma di guerra che coinvolge il  ruolo appropriato che si  dovrebbe giocare nei tribunali quando le questioni religiose sono sostenute davanti ai giudici.

 

 

L’Influenza Indebita nelle Corti

 

Influenza indebita

 

Nei primi casi di testamenti contestati, le corti seguivano un test per decidere se  era stata applicata indebita influenza al testatore. In sostanza, la prova analizzava ciò che una persona deve dimostrare quando sostiene che si è verificato un illecito. Il test è semplice, ma utile perché apre la strada per capire il motivo per cui gli esperti dovrebbero essere autorizzati a testimoniare in casi di indebita-influenza e che cosa devono dire.

 

 

Il test SODR

 

Siccome il concetto di influenza indebita non è ben definito, i tribunali hanno faticato a trovare un quadro concettuale adeguato in cui valutare le circostanze di ciascun caso. Il maggior successo è stato dato dalla prova SODR, che ha i seguenti quattro elementi:

La predisposizione alla indebita influenza
L’opportunità di esercitare influenza
La disposizione di esercitare influenza
Il risultato dell’influenza

Non vi sono indicazioni che i giudici che hanno utilizzato il test SODR lo abbiano applicato all’ammissibilità di testimonianze di esperti. Infatti, non vi è quasi nessuna informazione da questi tribunali su come i giudici lo abbiano applicato, se non del tutto, per arrivare alle loro decisioni. Ma il test ha ancora un aspetto che è di valore. Esso è un indicatore di alcuni dei problemi discussi in precedenza che coinvolgono la chiarezza e le scale mobili, che possono essere superati con un  struttura  scientifica da usare per la presentazione di una perizia e per la determinazione di dove il punto di interazione inaccettabile viene a verificarsi in un determinato caso.

 

Il Modello di Influenza Sociale  (SIM)

Ho convertito il test SODR in un Modello di influenza sociale  (SIM) per l’utilizzo da parte di esperti che testimoniano in tribunale. Il SIM è progettato per ospitare diversi obiettivi. In primo luogo, è uno strumento laico. Trasmette succintamente le pertinenti dimensioni di un processo di influenza, e lo fa in un modo comprensibile. In secondo luogo, è tecnico. Il SIM permette la presentazione della scienza rilevante che supporta la manipolazione mentale. Esso fornisce un modo per semplificare studi complessi e presentarli più facilmente. In terzo luogo, è giuridico. I giudici che ricercano o presiedono casi di indebita-influenza sono tenuti a utilizzare il test SODR. Visto che il SIM è simile al test SODR, più probabilmente potrà essere accettato come uno strumento idoneo per la presentazione di elementi pratici e scientifici. Infine, il SIM si presta all’apprendimento visivo. Gli avvocati possono fare un grafico del SIM per aiutare i giurati (e giudici) nel vedere come possono valutare e comprendere gli elementi di prova. Pertanto esso serve come strumento efficace convincente.

Ecco il SIM:
Influenzatore (Identità e statuto)
MOTIVI dell’influenzatore (Scopo)
METODI dell’infuenzatore (Tecniche)
CIRCOSTANZE (Tempi e Setting)
RECETTIVITA’/VULNERABILITA’ dell’influenzato (differenze individuali)
Conseguenze (Risultati)

Nello sviluppare il SIM, io sono stato originariamente ispirato da una parte del Just So Stories di Rudyard Kipling (1902). La poesia è “I miei sei servi”.  La parte citata di seguito (corsivo aggiunto) è insegnata ai giornalisti come guida per scrivere una storia completa e avvincente, che informerà e anche per tenere alta l’attenzione di un pubblico. Ecco qui:

Io posseggo sei onesti servitori

Mi hanno insegnato tutto quello che so;

I loro nomi sono COSA e PERCHE’ e QUANDO

E COME e DOVE e CHI.

Vorrei applicare la poesia di Kipling al SIM, nel seguente modo:
Influenzatore [CHI]
MOTIVI dell’influenzatore [PERCHE’]
METODI dell’influenzatore [COSA/COME]
CIRCOSTANZA [DOVE/QUANDO]
RICETTIVITA’/VULNERABILITA’ dell’influenzato [CHI]
CONSEGUENZE [COSA]

Gli esperti nell’indebita influenza, specialmente quelli che sono stati formati con la letteratura del lavaggio del cervello e del controllo del pensiero, hanno familiarità con i  molti approcci diversi alla comprensione di questi processi  molto manipolativi, per esempio gli otto criteri di Lifton di riforma del pensiero (Lifton, 1989); il modello BITE di Hassan (Hassan, 2012); e le sei condizioni per il controllo del pensiero di Singer e Lalich  (Singer & Lalich, 1995). Questi approcci possono facilmente rientrare nel SIM per essere utilizzati nelle aule dei tribunali.

Non importa quale degli approcci viene utilizzato, lo scopo è quello di stabilire se il processo di influenza ha portato a quello che i medici Louis J. West e Paul R. Martin hanno definito “disturbo di pseudo-identità” (West & Martin, 1994), o quello che la legge potrebbe chiamare “involontaria servitù mentale”.

 

 

ESPANDERE IL SIM

 

Il tempo permette solo un breve esempio di come si possa utilizzare il SIM per presentare le prove scientifiche di esperti in tribunale. Questa sezione vuole essere illustrativa, non esaustiva.
INFLUENZATORE [CHI]

Rapporto con l’Influenzato

– Figura dell’Autorità

– Relazione confidenziale

– Consulente

– Membro della Famiglia
MOTIVI dell’influenzatore (Scopo) [PERCHE’]

– Guadagno finanziario

– Comportamento di Acquiescenza

– Aderenza ideologica

– Gratificazione dell’Ego

– Potere Politico o Sociale
METODI dell’influenzatore [COSA/COME]

“Piede nella porta” [piccola richiesta iniziale, quindi una più grande, successiva]

“Porta-in-faccia” [Grande richiesta iniziale, successivamente piccola]

“Help Me Help You”

“Non vi aiuterài?”

«Non vuoi fare la cosa giusta?”

“Sono davvero dipendente da te?”

“Questa potrebbe essere l’unica Chance”

“Ognuno sta facendo quacosa” [“nessuno viene lasciato indietro”]

“Dio ti ha scelto”

“Love-Bombing”

“Grooming”/Progressione di seduzione

-l’Esca

– la Costruzione della Fiducia

– Truffa ‘addolcita’

– Frode
CONTESTI [DOVE / QUANDO]

Posizione

Controllo dell’ambiente fisico

Controllo delle Informazioni (ingresso e uscita)

L’accesso a consulenze indipendenti

Frequenza, durata e natura dei contatti
RICETTIVITA’/VULNERABILITA’ dell’influenzato [CHI] [5]

Tipologia di personalità (Differenze Individuali)

Profilo di induzione ipnotica (HIP)

Revisione del Profilo di Stanford di suscettibilità ipnotica, I e II Modulo

Scala di suggestionabilità Gudjonsson

 

 

CONSEGUENZE [COSA]

Finanziarie

Comportamentali

Ideologiche

Supporto scientifico emergente per il lavaggio del cervello e per l’influenza indebita

 

Gli eventi del passato decennio e quelli in corso oggi sollevano una prospettiva interessante che potrebbero rendere i giudici e gli altri  più sensibili alle richieste sul lavaggio del cervello e di indebito condizionamento in ambito psicologico, al contrario di quello finanziario. Ad esempio, il lavaggio del cervello di Kathleen Taylor: The Science of Thought Control (2004) invita i neuroscienziati a studiare le implicazioni fisiologiche del lavaggio del cervello e delle altre forme di estrema influenza sociale. Il lavaggio del cervello può essere descritto e compreso da dentro il cervello, esaminando i cambiamenti fisiologici che si verificano quando i metodi di estrema influenza sono impiegati per alterare i pensieri e le convinzioni di una persona? Taylor pone cinque domande psicologiche che lei crede meritino un indagine neuroscientifica:
Perché alcune persone sono più suscettibili all’influenza estrema, mentre altre resistono più facilmente?
Quali tecniche sono più efficaci e nei confronti di quali individui particolari?
Con il lavaggio del cervello come singolo modello, si può organizzare un controllo mentale di massa?
Quanta vicina è la scienza alla possibilità del controllo definitivo della mente?
Come può una persona resistere ai metodi di lavaggio del cervello?

Se questi studi chiariranno o offuscheranno la nostra comprensione dei processi di estrema influenza, resta da vedere. Ciò che è importante, tuttavia, è che il lavaggio del cervello è un concetto che sta attirando l’attenzione di un intero nuovo gruppo di ricercatori scientifici.

Un altro libro riunisce le ricerche sostanziali sugli aspetti più benigni della suggestione e della interazione. La scienza di influenza sociale (Pratkanis, 2007) e la comparsa dell’influenza  costituiscono un buon caso per il fatto che esistono sufficienti dati di ricerca psicologica a sostegno delle rivendicazioni circa la testimonianza di esperti in materia di influenza, in grado di soddisfare le norme giuridiche di ricevibilità, dalla conversazione alla coercizione.

Detto in altro modo, la psicologia e la sociologia hanno ora prodotto spiegazioni basate sui dati e teorie testate di come funziona l’influenza, o non funziona, a seconda delle variabili che rientrano nel SIM. I giorni in cui il lavaggio del cervello poteva essere definito mera retorica o un pezzo superato di propaganda politica, stanno volgendo al termine.

Forse è ancora più importante l’espansione dell’interesse per la teoria dell’influenza causata dai recenti eventi internazionali. Storie di culto suscitano ancora un certo interesse nei media, ma i titoli ora coinvolgono il terrorismo e il fondamentalismo. La vecchia domanda è tornata: Come può la gente comune trasformarsi in fanatici religiosi/politici che si impegnano in attentati suicidi e in violenti atti di terrorismo contro cittadini innocenti? La letteratura scientifica su questo importante argomento è in aumentato esponenziale.

Molti funzionari del governo sono ora più disposti ad ascoltare dagli esperti della riforma del pensiero, come i problemi nei loro paesi aumentano a causa del vasto e intenso indottrinamento con idee fondamentaliste. In breve, a differenza del passato, quando l’appartenenza ad un culto poteva essere avvenuta involontariamente, ma non esternamente pericolosa, nel mondo di oggi c’è molto da temere se non comprendiamo e contrastiamo il lavaggio del cervello.

Anche i titoli [giornalistici] possono essere di buon auspicio per far riemergere l’interesse per il lavaggio del cervello e la comprensione della scienza dietro di esso. Due esempi immediatamente mi vengono in mente. In primo luogo, dopo diversi decenni di molestie terribili su minori  da parte di  leader religiosi, e l’occultamento che ha offuscato la piena portata del problema, ora possiamo parlare del concetto noto come grooming (Weber, 2014). Il grooming non è relegato solo ad abusi sessuali su minori, né a quelli da parte di sacerdoti. Studiare il processo graduale attraverso il quale i giovani innocenti vengono convertiti in vittime, consente ai ricercatori di mettere in luce gli aspetti del processo del lavaggio del cervello più completo.

Un secondo punto, anche se relativo, ad esempio è il traffico di esseri umani, che è diventato un problema internazionale e vergognoso. Il professor Kim (2011) ha articolato molte connessioni rilevanti tra grooming, influenza indebita e coercizione situazionale. Il mio punto è che le persone che avrebbero avuto ragione di parlare gli uni con gli altri in precedenza, gli specialisti del lavaggio del cervello, i combattenti del terrorismo, i tutori dei bambini, improvvisamente scoprono di avere molto terreno in comune.

Poiché gli attacchi all’integrità psichica persistono e sono diventati più diffusi e pericolosi, purtroppo sembrano essere entrati in una nuova era di interesse  la riforma del pensiero e il condizionamento indebito. La necessità per il lavoro che facciamo come esperti che testimoniano in difesa dei diritti umani è più grande che mai.

Conclusione

Negli Stati Uniti il giudice della Corte Suprema Robert H. Jackson ha fatto una dichiarazione che è vera oggi come quando la scrisse più di 60 anni fa:

Ma non dobbiamo dimenticare che nel nostro paese vi sono evangelisti e fanatici di molte convinzioni politiche, economiche e religiose diverse la cui convinzione fanatica è che tutto il pensiero è divinamente classificato in due tipi: ciò che è proprio e ciò che è falso e pericoloso. (American Communications Association v. Douds, 1950)

Nel 1983, ho pubblicato un articolo intitolato “La libertà della mente come problema per i diritti umani internazionali“. Ho fatto notare che, mentre molte convenzioni internazionali proteggono la libertà del corpo dalla tortura, alcune preziose proteggono la libertà della mente dallo sfruttamento indebito o dalla manipolazione. Il Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti protegge la libertà di espressione (“abbreviando la libertà di parola”). Ma tale protezione è priva di senso, anzi, si tratta di una bufala, se crudelmente una mente non è libera di esprimere i propri pensieri. Il diritto a pappagallare le credenze di un’altra persona o di parlare come un ventriloquo o come un manichino  non può offendere la libertà di espressione, ma  può offendere la libertà della mente, del pensiero e della coscienza.

Significativamente, la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (1950) ha una disposizione (articolo 9) che protegge “la libertà di pensiero, di coscienza e di religione”, e un’altra disposizione (articolo 10), che protegge la libertà di espressione. Partsch (1981) ha sottolineato che, ai sensi della Convenzione europea, “il diritto alla libertà di opinione è un fatto privato ed è assoluto e senza permessi di violazioni, considerando che la libertà di espressione, come una questione pubblica di rilevanza sociale, ha alcuni limiti per la sua natura” (p. 217).

Quegli esperti, che cercando di proteggere l’autonomia mentale testimoniano in tribunale circa la scienza di influenza indebita, stanno adempiendo le promesse contenute nel Patto internazionale delle Nazioni Unite per i diritti civili e politici (ICCPR) (1966; 1976). In particolare, due disposizioni molto importanti sono pertinenti per l’ammissibilità di tale testimonianza:

Articolo 18

2. Nessuno può essere assoggettato a costrizioni che possano menomare la sua libertà di avere o di adottare una religione o un credo di sua scelta.

Articolo 19

1. Ogni individuo ha il diritto di avere opinioni senza interferenze. (P. 178)

Sono d’accordo con la meravigliosa osservazione di Lord Thomas Robert Dewar secondo cui  “le menti sono come paracaduti: funzionano solo quando sono aperte“.  Insieme con la memoria, l’identità di una persona è inestricabilmente intrecciata con la mente libera e con una libera coscienza. Entrambe sono necessarie per rispondere alla domanda esistenziale fondamentale che tutti dobbiamo chiederci: “Chi sono io?

 

 

 

Questo pensiero è stato espresso magnificamente da professore dell’Università di Oxford, Daniel N. Robinson (1980), in uno dei suoi scritti sulla neuropsicologia:

Con Socrate, assistiamo al primo esempio in tutta la storia di un pensiero registrato,  prolungato, paziente, e ragionato  come un metodo per arrivare alle verità “eterne”. Il più vecchio Oriente, gli Egizi, le civiltà di Minosse e Micene, tutti avevano sistemi altamente sviluppati di pensiero. Potevano vantare tecnologie avanzate e scienze agrarie. Ma nessuno aveva la filosofia. Il Faraone ha dato al popolo una legge, ma non ha mai esaminato il senso della giustizia. Siddhartha Gautama, il Buddha, ha esortato l’India a unirsi in una semplicità ascetica che avrebbe portato alla conoscenza della bella vita. Ma qual è il fine? Che cosa è buono? Cosa è vero? Nessun argomento viene offerto. E anche se gli insegnamenti potessero in qualche modo essere stabiliti come fatti, non  motivano i fatti. Con Socrate il pensiero è cambiato. L’opposizione ha una voce e gli argomenti forzano ad affrontare un antagonista. “Vi do un filosofia dopo l’altra,” afferma Socrate a Teeteto nel Fedone, “in modo che si può venire a conoscere la propria mente“. Ecco una dichiarazione dell’obiettivo: non è la vita felice, non è l’immortalità, non sono le ricchezze, non è  l’attenzione popolare, non è il successo pratico, ma significa conoscere la propria mente. (P. 4)

La chiave per una mente aperta è il dubbio, la libertà di essere d’accordo o in disaccordo con qualsiasi idea o convinzioni personali, anche la propria, come si vede nell’adattamento. Quasi 70 anni fa, Bergen Evans (1946) ha saggiamente osservato che “La libertà di parola e la libertà di azione sono senza senso, senza libertà di pensare. E non c’è libertà di pensare, senza dubbio” (p. 275).

Lo stesso Paul Martin ha dedicato a preservare e proteggere il diritto umano più fondamentale di tutti, il diritto di essere liberi di dubitare; il diritto di ogni persona di essere il proprietario della propria mente e identità. Per me, questo diritto precede il Primo Emendamento e diventa una condizione necessaria per la sua validità. E’ il diritto di essere se stessi.

Vorrei chiudere con un’altra citazione da cui traggo ispirazione:

Fede e libertà sono inestricabilmente legate: non è per preti o pastori o presidenti o re  costringere a credere, per fare in modo da rendere liberi di mente e di cuore, quale libertà data da Dio. Se il Signore stesso ha scelto di non forzare l’obbedienza cu quanto da lui creata, allora chi sono gli uomini a provarci? (Meacham, 2007, p. 5)

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Chi l’Autore

Alan W. Scheflin, JD, LLM, is Professor of Law, Emeritus at Santa Clara University School of Law in California and past president and current member of ICSA’s Board of Directors. Among his several dozen publications is Memory, Trauma Treatment, and the Law (coauthored with Daniel Brown and D. Corydon Hammond), for which he received the 1999 Guttmacher Award from the American Psychiatric Association, one of 18 awards he has received. Professor Scheflin is also the 1991 recipient of the Guttmacher Award for Trance on Trial (with Jerrold Shapiro). A member of the Editorial Advisory Board of ICSA’s International Journal of Cultic Studies, Professor Scheflin received the 2001 American Psychological Association, Division 30 (Hypnosis), Distinguished Contribution to Professional Hypnosis Award. This is the highest award that Division 30 can bestow. He was also awarded in 2001 The American Board of Psychological Hypnosis Professional Recognition Award. This Award was created to honor his achievements in promoting the legal and ethical use of hypnosis. Professor Scheflin has delivered more than a hundred invited addresses at professional conferences. In 2004 the ICSA awarded Professor Scheflin the Herbert L. Rosedale Award in recognition of leadership in the effort to preserve and protect

International Journal of Studi sulle sette ■ Vol. 6, 2015

[1] La versione originale di questo articolo è stato presentato come  Lecture Paul Martin durante la conferenza intitolata “Government, Human Rights, and the Cult Phenomenon in Washington”, DC il 3 luglio 2014. Vorrei ringraziare il dott. Rod Dubrow-Marshall e il dottor Michael Langone per la loro assistenza a questo documento

[2] McConnell (1974) scrisse in seguito che non ha mai inteso  suggerire che il comportamento delle persone deve essere cambiato, solo che potrebbe essere cambiato.

[3] Allora conosciuto come The Family Foundation Americana.

[4] È interessante notare che, quando l’avvocato F. Lee Bailey ha accettato di rappresentare l’ereditiera Patty Hearst dopo che era stata rapita e indottrinata da un’organizzazione militante che la coinvolse in una rapina in banca, egli non ha menzionato il lavaggio del cervello come sua difesa; anzi, ha detto che si sarebbe trattato di “pazzia indotta (Footlick, Howard, e Monroe, 1975).

[5] Brown, Scheflin, e Hammond (1998) identificano sei diversi tipi di compliance con suggerimenti:

(A) Fonte Credibilità

Perizia

Formazione ed esperienza

La familiarità [concorda con le vostre convinzioni precedenti]

Carisma

Autenticità / Sincerità

Status percepito [Awards; Appuntamenti]

(B) Post-Event Disinformazione Effect

(C) suggestionabilità

(D)  suggestionabilità ipnotica

(E) L’esposizione a influenze sistematiche e durature

(F) lavaggio del cervello / coercitiva Persuasion / Influenza estrema

Fonte: http://www.icsahome.com/articles/supporting-human-rights

 

—————————————–

 

Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

Gli articoli apparsi su questo blog possono essere riprodotti liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla e  che si specifichi la fonte

 

I risultati dell’estremismo ideologico violento: cosa abbiamo imparato da Jonestown?

by Janja Lalich, Ph.D.

La gente che mi conosce – e non quella che mi conosce personalmente – di me sa due cose: che ho un nome che a prima vista sembra difficile da pronunciare e che negli ultimi 20 anni ho studiato i culti. Spiego entrambe le cose.

Photo: Janja Lalich Dr.ssa Janja Lalich
Come figlia di immigrati serbi – questa è la prima spiegazione – non dovevo andare al college. Mio padre “di stampo antico” credeva che le ragazze fossero messe su questa terra per sposarsi e avere bambini serbi sani, preferibilmente maschietti. Ma io ho avuto un destino diverso e ho avuto la fortuna di crescere in un momento in cui il college era abbordabile e le borse di studio erano abbondanti. Ho frequentato la scuola e ho completato i miei studi con una laurea con lode presso l’Università del Wisconsin, seguita da una borsa di studio Fulbright presso l’Université d’Aix-en-Provence, nel sud della Francia. In seguito ho deciso di non proseguire gli studi universitari e sono andata a vivere e lavorare a New York, poi ho trascorso quattro anni circa  su un’isola spagnola, e alla fine mi sono stabilita a San Francisco. Era la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70,  ed io ero uno spirito libero, con le aspirazioni per tutta la vita di essere una scrittrice.

Perché dico tutto questo? Perché in quel momento sono entrata in un culto!

Nel 1974 nessuno avrebbe mai detto che un essere intelligente, indipendente, saggio e testa dura come me un giorno avrebbe avuto piacere a stare sotto il controllo di qualcuno, io  sicuramente avrei sorriso e avrei detto: “No, non me!“.  Ma sì, a me – e io porto questo background in parte per distruggere il mito duraturo che solo le persone fragili e stupide possono entrare in una setta.

Per 10 e più anni ho vissuto in un ambiente estremamente controllato e restrittivo, da vero credente con l’idea di aver trovato il mio destino e di lavorare per scopi positivi. Io, con i miei compagni, ma solo grazie al nostro leader, stavamo per cambiare il mondo – quando in realtà l’unica cosa che avevo ottenuto era il mio cambiamento. E non solo, mi era stato lavato il  cervello – una parola che uso volutamente e su cui tornerò più tardi – ma io ero una dei più lavati di cervello nel mio gruppo!

Quando mi viene chiesto se mi pento della mia esperienza di culto e se potrei farla di nuovo, io rispondo che sì, mi pento e no, io non lo farei di nuovo. Certo, ho incontrato alcune persone simpatiche e ho imparato alcune cose; posso anche dire che ho imparato molto – con l’avvertenza che avrei preferito imparare quelle cose in un altro modo.

Ma il gioco è fatto. Sono entrata in un culto. Ho passato più di 10 anni vincolata, confinata e spesso in conflitto. Questo fa parte del mio background – e quindi l’unica cosa sensata da fare, per quanto ho potuto dire, era quella di “trasformare una cosa cattiva in una buona cosa“.

Una volta fuori dal culto, dopo tanto tumulto interiore, insicurezza, ansia e timore, mi sono iscritta ad una scuola di specializzazione e ho ottenuto un dottorato di ricerca. Oggi faccio tutto quello che posso per contribuire a portare le persone della nostra società ad una migliore comprensione di quei gruppi controversi, che, alcuni di noi qualche volta identificano come culti. Spero anche di poter aiutare gli ex membri dei culti a capire meglio le proprie esperienze e come potrebbero venire a qualche soluzione personale con tutto questo.

Mi piacerebbe rivedere alcuni degli eventi rilevanti nei 30 anni dalle morti in Guyana, per ricordare e onorare alcune delle persone importanti nel nostro settore [1] e di suggerire come potremmo guardare al futuro. Incastrerò qui le varie tematiche che attraversano le mie idee.

Come meglio iniziare nel rispetto della mia cara vecchia amica e collega, la compianta Margaret Singer, che avrebbe detto: “Sì, Virginia, c’è qualcosa come un culto”.

E quando uso la parola culto, non sto parlando di religione o di sistema di credenze che “non mi piacciono“. Ad alcuni dei nostri detrattori piace parlare della storia ingiusta della persecuzione religiosa o i ministri tradizionali parlano di religioni minoritarie. Piuttosto, io sto parlando di rapporti di potere squilibrati e di sistemi sociali ultra-autoritari e di controllo.

Vorrei aggiungere che faremmo bene non solo a studiare i culti, ma anche a parlare delle conseguenze dell’appartenenza a tali gruppi e dei comportamenti controversi e talvolta dannosi del gruppo nel suo complesso.

Non nego che le esperienze positive possono verificarsi in un contesto di culto, ma ciò che è di interesse per me è la dinamica interazionale trovata nei culti che porta gli esseri umani a impegnarsi in comportamenti a volte insidiosi o umilianti moralmente, o a volte incomprensibili. Nel corso degli anni abbiamo assistito ad innumerevoli eruzioni violente – verso l’interno o verso l’esterno – relativi ad un culto o ad un altro.

Il 18 novembre del 1978 più di 900 seguaci del reverendo Jim Jones morirono al suo comando e per mano dei loro compagni, nella giungla remota della Guyana britannica, una piccola nazione sulla costa settentrionale del Sud America.

Questi veri credenti a Jonestown – tutti cittadini statunitensi – vivevano e lavorano in quella comunità isolata che avevano costruito da zero – mal nutriti, oberati di lavoro, credendo che stavano creando una società utopica, forgiata di profezie e fantasie di Jones.

Con quanta coercizione furono coinvolti? Con quanta doppiezza, manipolazione, intimidazione, minaccia?

Sappiamo che una volta lì, non potevano uscire senza la benedizione della leadership, in quanto ogni passaporto di ogni persona era trattenuto da lui.

Sappiamo che Jones impegnava la gente in esercitazioni di suicidio, chiamate White Nights – queste erano prove di fedeltà.

Jones non è stato il primo leader della setta a chiedere “Vuoi morire per me?“. Ma lui è stato certamente uno dei pochi ad aver portato a compimento quello su scala così massiccia.

Sappiamo che le famiglie e le coppie sono state separate le une dalle altre, fatte  vivere in quartieri separati, e che i bambini non venivano allevati dai loro genitori.

Sappiamo che i dissidenti venivano spesso sedati (pesantemente drogati contro la loro volontà) e limitati a una “ampia unità di cura“.

Sappiamo che i bambini, così come gli adulti maschi e le femmine, furono fisicamente o sessualmente abusati.

Sappiamo che Jones aveva un corpo di leadership altamente funzionante e un entourage medico che gli teneva il gioco e che sono stati strumentali nella gestione del veleno in quell’ultimo giorno, quelli che hanno effettuato l’ultima chiamata di Jones per quello che aveva etichettato come “suicidio rivoluzionario“.

Non c’era uscita per chi dubitava o sfidava le direttive. I residenti del comune di Jonestown erano condannati. Guardavano per prima i bambini cui era forzatamente iniettata  la miscela letale di cianuro e di succo di frutta, successivamente gli adulti stessi potevano “scegliere” di avvelenarsi. Qualora uno anche avesse avuto i mezzi per resistere, lui o lei sarebbe stato minacciato a mano armata da una squadra di sicurezza composta da parrocchiani. Questo incidente di ampia portata è un esempio orribile di quello cui mi riferisco come “scelta limitata“. [2]

Immagini orribili invasero le onde radio. Ricordo di averli visti in tv mentre io stessa ero in un culto. Una vera credente passionaria – me – vedeva la decomposizione dei centinaia di cadaveri  di altri veri credenti accatastati uno sopra l’altro. Fu scioccante.

La maggior parte di queste persone provenivano da San Francisco, dove vivevo all’epoca. L’edificio della chiesa del Tempio del Popolo era uno dei più importanti distretti in cui avevo camminato centinaia di volte per l’organizzazione e il reclutamento, vendendo il giornale del mio culto, facendo firmare petizioni e anche facendo raccolte fondi tra la povera gente che viveva in quel quartiere. Alcune di quelle stesse donne afro-americane cge avevano creato e donato  bei pezzi di lavoro con quilling  per i nostri cosiddetti sforzi politici avrebbero può benissimo essere andate a morire nella giungla della Guyana.

Mentre le immagini dei morti erano infinitamente visibili su TV, giornali e riviste, il giornale del mio culto gestiva un editoriale lungo in cui il nostro leader esaltava Jones, i suoi seguaci e la loro missione e la visione socialista. Abbiamo capito perché avevano fatto quello che hanno fatto, scriveva il mio capo. Anche noi vivevamo nel ventre della bestia e conoscevamo il desiderio di fuggire in una terra migliore. Naturalmente, quell’editoriale era superficiale, ed una istintiva analisi simpatizzante – un capo di culto che difende un’altro. E non per la prima volta. Nel corso degli anni abbiamo visto alcuni strani compagni di letto: vari gruppi lontani con opposte ideologie ed obiettivi che hanno unito le forze in campagne di pubbliche relazioni, battaglie legali, e così via.

Allora, cosa abbiamo imparato?

Alcuni culti inducono i loro membri a “suicidarsi“?

Sì, ma non sempre. Tuttavia, per quanto ne sappiamo  non tutti i culti fanno la fine di Jonestown, sappiamo anche che uno o due ne ha avuto volontà; infatti, ce ne sono stati nel frattempo uno o due o più.

Dovremmo considerare questi atti di suicidio indotti da un omicidio?

Sì, penso di sì.

In caso di dubbi circa i meccanismi di controllo in gioco, leggete questo brano di una lettera scritta a Jones da una delle sue infermiere del cerchio interno. Lei chiede come la fine avrà luogo:

Papà … Le stesse persone che resistono al Suicidio Rivoluzionario perché vogliono salvare i loro asini sarebbero eccellenti prigionieri per il nemico … Anche se il più forte si potrebbe uccidere prima di essere portati, i più deboli – non importa quello che potrebbero dire in incontri pubblici – non potrebbero uccidere se stessi e sarebbero i primi a parlare.

     Prepariamo la gente leggendo il sistema p.a.  con parole forti, assertive rivoluzionarie del passato che hanno determinato questa scelta … Ci si riunirà nel padiglione circondati con la sicurezza altamente affidabile armata di  pistole. I nomi saranno chiamati fuori a caso. Le persone saranno accompagnati nel luogo di morte da una forte personalità … che sarà amorevole, supportante [supporto] ma non simpatica. Essi saranno accompagnati da due forti uomini della sicurezza con le pistole. (Non mi fido di far organizzare la propria morte alle persone … ma [che] essa può essere organizzata da pressioni esterne e senza alternative lasciate aperte). Al posto di morte essi saranno colpiti alla testa e se Larry non crede che siano definitivamente morti, la loro gola verrà tagliato con un bisturi. Sarei disposta ad aiutare qui se è necessario. I corpi potrebbero essere gettati in un fosso. Potrebbe essere consigliabile bendare le persone prima che si rechino al posto di morte perchè il sangue e il corpo rimagono per terra potendo aumentare l’agitazione. [3]

Così, può il  narcisismo sfrenato di un leader di una setta portare ad atti di violenza – verso l’interno visto da fuori?

Sì. Ricordate, non solo Jones ed i suoi seguaci sono morti – tra cui 303 bambini innocenti che non hanno fatto questa scelta – ma anche un membro del Congresso degli Stati Uniti e quattro membri della stampa furono uccisi e altri feriti seriamente mentre cercavano di andarsene [4].

Ciascuno dei collettivi suicidi/omicidi di massa che sto per citare è incredibilmente complesso e garantisce un’ampia discussione. Li cito brevemente qui come alcuni degli altri incidenti da cui  possiamo imparare.

1993: In Texas 80 membri dei Davidiani, seguaci di David Koresh, tra cui 22 bambini, muoiono in un inferno ardente presso la zona Waco. Potremmo chiederci: Koresh avrebbe lasciato andar via la sua gente? [5]

1994 – 1997: Un totale di 74 persone, membri dell’Ordine del Tempio Solare in Canada, in Svizzera e in Francia morirono. Anche in questo caso vi erano neonati e bambini, morti in rituali brutali. Quanto è stata l’accondiscendenza? Quanti furono costretti? [6]

1997 “Suicidio collettivo”: a Rancho Santa Fe, California, 39 membri del culto Porta del Paradiso.  Altri due seguaci di Marshall Applewhite seguirono l’esempio nei sei mesi successivi – e forse  non abbiamo mai imparato a capirlo preventivamente. [7]

2000: In Uganda, più di 400 membri del Movimento per la Restaurazione dei 10 Comandamenti furono brutalmente assassinati e sepolti in fosse comuni segrete; altri 300 bruciati a morte nella chiesa chiusa. [8]

Questi sono fatti tragici, sì, non c’è che dire. Ma nella mia mente, ciò che è più importante a proposito del Tempio del Popolo e di  Jonestown, e ciò che è così importante circa altri culti, è quello che ci dicono circa i sistemi di influenza e di controllo che sono istituiti per trattenere i membri e garantire la loro lealtà in parole e fatti.

Quando sentiamo il termine “estremismo ideologico“, possiamo più immediatamente pensare a atti di violenza verso gli estranei, come stiamo vedendo in molte parti del mondo oggi. Tuttavia, ciò che non dobbiamo perdere di vista è che l’estremismo ideologico e la violenza che può derivarne non è solo quella di orchestrare suicidi collettivi o martiri, contaminare aerei o autobus affollati. Piuttosto, al suo interno, è la struttura sociale che viene impostata intorno a quella ideologia, la promessa di “salvezza” e la ricetta del leader di trasformazione che vi porterà lì, circa l’istituzione di sistemi di influenza e di controllo all’interno che la struttura sociale auto-sigillante ha per garantire obbedienza e di conformità  e circa i rapporti di potere e lo squilibrio di potere tra il leader carismatico e i seguaci.

In definitiva, se si crede che i membri del culto abbiano subìto il lavaggio del cervello, si tratta di considerare almeno una parte dei membri con stato sociale-psicologico ed emotivo di  “scelta limitata” [9]. Questa è la condizione normale, le persone intelligenti,  istruite che rinunciano per anni della loro vita – e talvolta alla loro stessa vita o prendendo la vita degli altri – a causa della profonda interiorizzazione dell’ideologia del gruppo e dei suoi obiettivi presunti. Di volta in volta, vediamo l’adulazione acritica di una figura autoritaria, combinata con sacrificio personale e perdita di potere da parte del seguace. Io sostengo che questo richiede quel complesso mix di elementi che  portano ad atti di violenza. Questi atti non sarebbero possibili, non sarebbero giunti a buon fine senza la manipolazione sociale-psicologica che va avanti, non vista e non riconosciuta dalla maggior parte delle persone all’esterno.

Ma ancora più importante, credo, è la comprensione e il riconoscimento che l’estremismo ideologico si manifesta più frequentemente, non in missioni suicide, ma piuttosto nella manipolazione quotidiana, nell’oppressione, nella sottomissione, nello sfruttamento e nella violenza verso i membri del culto e verso le loro famiglie all’interno della setta, compresi i bambini che sono nati e cresciuti in quell’ambiente. Se prendiamo una visione più ampia di estremismo ideologico e delle sue conseguenze, vediamo altre forme di esiti violenti, tra cui quella fisica, sessuale e gli abusi emotivi; sfruttamento; omicidio e caos. E non solo tra i gruppi religiosi o quasi-religiosi, ma tra i gruppi con una vasta gamma di sistemi di credenze.

Permettetemi di portare esempi:

 The Family di Manson nel 1969: nel sud della California, almeno otto persone furono uccise, quattro in carcere, oltre allo stesso Charles Manson. Nel frattempo Mansonite Leslie Van Houten, 58 anni, ha sprecato quasi il doppio degli anni di carcere, della sua vita al momento della sua condanna. Lei ha completamente rinunciato a Manson, fu una detenuta modello, ha completato un master, e così via – ma lei non sarà mai perdonata e mai rilasciata sulla parola [10].

  Esercito di Liberazione Simbionese nel 1974: il rapimento dell’ereditiera Patty Hearst da questo culto  politico, le cui attività includevano sparatorie della polizia, rapine in banca, attentati falliti, omicidio e la perdita della vita di un civile innocente, così come di diversi membri stessi SLA. [11]

Ecco un altro tipo di risultato.

L’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna (ISKCON) è uno dei gruppi più noti e visibili venuto negli Stati Uniti nel 1965, meglio conosciuto come gli Hare Krishna. Nel 2000 una class-action fu depositata per presunti abusi sessuali di bambini cresciuti nei collegi ISKCON. Di interesse è il fatto che gli Hare Krishna è uno dei pochi gruppi controversi che producono giustificazioni e offrono indennizzi, si badi bene, con vincoli, che alcuni sentono inadeguati. [12]

I Figli di Dio dal 1968 al 1970: il gruppo di David Moses Berg fu costituito nel periodo di massimo splendore di attività del culto in America, poi si spostò in tutto il mondo. Nel 1974 questo gruppo (ora conosciuto come The Family) fu tristemente noto per le sue pratiche sessuali controverse, che per prime erano “condivise” tra i membri del gruppo, poi con gli estranei (la pratica nota come “pesca amorosa”), poi ampliato per includere i bambini, tra cui i propri figli! [13]

Nel 1984 il culto guidato dal guru indiano Bhagwan Shree Rajneesh mise i batteri della salmonella nelle insalate del  bar di una vicina città, sperando di influenzare le elezioni locali in favore della setta. La speranza del culto era che i cittadini non si recassero alle urne quel giorno [14]. Più di 700 persone stettero male. Questo fu il primo atto di una “guerra” biologica  – probabilmente meglio descritta come un crimine biologico – negli Stati Uniti

Nel 1992 il Consiglio Minnesota Patriots, un gruppo di miliziani anti-governativi, riuscì a produrre ricina, un veleno mortale derivato dai semi di ricino, ma non hanno mai capito che cosa fare con esso. [15]

Nel 1995 Aum Shinrikyo rilasciò sarin, un tipo di gas nervino, nella metropolitana di Tokyo, uccidendo 12 persone e causando più di 5.000 feriti. Si è trattato di  una “guerra” chimica  – e forse più giustamente definita guerra, perché il culto Aum era destinato a provocare la distruzione dell’umanità nella loro ricerca di Armageddon. [16]

È interessante il recente libro Bracing for Armageddon? del professore di immunologia della UCLA (University of California, Los Angeles) William Clark [17] che cita questi ultimi tre esempi, quelli orchestrati da gruppi settari, come tentativi di attacchi di bioterrorismo su larga scala.

Ma dovremmo essere preoccupati? Il dr. Clark non la pensa così. Secondo lui, l’esperienza combinata necessaria – in microbiologia, bioingegneria, meteorologia e in altre aree scientifiche – per avere successo nella creazione di un arma biologica è altamente improbabile che si verifichi, non tra i gruppi terroristici, non tra le nazioni. E così possiamo supporre, non tra i culti. [18]

Aum, per esempio, con tutti i suoi membri di alto livello addestrati scientificamente, ha speso milioni di dollari e quasi un decennio cercando di sviluppare armi biologiche e non ha avuto successo. Il dr. Clark crede che abbiamo molto di più di cui preoccuparcii dall’influenza aviaria o da qualche altro focolaio naturale.

Tuttavia, oggi siamo tutti preoccupati per il terrorismo e la sicurezza nazionale. Leggiamo ogni giorno di attività terroristiche, di  morti, lesioni, distruzione. Vediamo tante cose di seguito in TV o su Internet.

Nel corso degli anni, abbiamo letto articoli sulla stampa di tutto il mondo, sulle famiglie che hanno evidenziato come il proprio caro sia stato sedotto da un imam radicale, un compagno, qualcuno nella moschea, un collega, o un vicino di casa per diventare un martire rivoluzionario. Parole come “coercizione“, “lavaggio del cervello“, “reclutamento mirato” e “persuasione” tendono ad emergere in questi rapporti.

Purtroppo, un recente articolo della CNN riferito alla prevalenza delle donne che vengono utilizzate per missioni di bombardamento suicide riferisce: “L’Intelligence raccolta da detenuti indica che al Qaeda in Iraq è alla ricerca di donne con tre caratteristiche principali: coloro che sono analfabete, che sono profondamente religiose o che hanno problemi finanziari perché molto probabilmente hanno perso la presenza di un capofamiglia … Se lo stato psicologico della donna è ridotto male, essi cercano di attirarla con le illusioni che andrà in paradiso. Tutti loro provengono da famiglie di terroristi che vengono reclutati e messi sotto pressione” [19].

Non ho alcun dubbio che un certo numero di noi abbia molto da contribuire per una comprensione più completa del reclutamento e dell’indottrinamento di giovani uomini e donne in organizzazioni terroristiche. Sappiamo che non sono diventati tutti kamikaze. Per coloro che sono selezionati per queste missioni di martirio, l’indottrinamento non deve essere lungo, in quanto ci sono molti altri fattori geopolitici, storici, teologici e personali coinvolti che possono rendere un processo relativamente veloce. Ma il punto è: essi sono nel processo di indottrinamento – e questo è qualcosa che quelli di noi che studiano i culti conoscono. La stragrande maggioranza delle persone non sono nate per uccidere, tanto meno in questo modo. I kamikaze non sono psicopatici; sono vittime.

E’ ormai chiaro per me nella mia recensione della letteratura sul terrorismo che tanti – mi piacerebbe anche dire, la maggior parte – degli autori principali hanno una comprensione minima, nella migliore delle ipotesi [20], e di  grave malinteso, nel peggiore dei casi, dei processi di influenza di cui siamo così consapevoli e in sintonia e che sono certamente in gioco qui. Uno degli esperti di terrorismo più altamente considerato recentemente ha ripetuto quello che ha scritto in un libro precedente [21],  sostenendo che i  giovani musulmani non sono suscettibili di lavaggio del cervello [22] e, pertanto, che non c’è una spiegazione del perché essi vengono coinvolti in organizzazioni e attività terroristiche. Se Marc Sageman capisse cosa è il lavaggio del cervello, non potrebbe fare una tale affermazione di chiusura mentale.

Ironia della sorte, Sageman continua a descrivere il processo in quattro fasi secondo le quali i giovani si radicalizzano – un processo che, per lui, va un po’ magicamente dall’esperienza personale all’ideologia di una rete sociale in cui si chiacchiera di cose fino all’azione. Non una sola parola circa il processo di cambiamento di un individuo che deve passare attraverso un procedere dalle parole ai fatti, soprattutto quando si tratta di violenza, di azioni estremiste. Nessuna menzione degli elementi chiave dell’influenza (forse anche, oserei dire, di coercizione?)

Critica a tale processo.

Mentre il terrorismo è una questione importante, dobbiamo anche tenere a mente che una cultura della paura è stata generata – almeno negli Stati Uniti – tanto da considerare l’attività terroristica come una minaccia più grande di quella che è. Uno studio recentemente pubblicato dai ricercatori della Simon Fraser University indica che, se mettiamo da parte la guerra in Iraq, gli atti di terrorismo e le conseguenti perdite sono calati negli ultimi cinque anni – di oltre il 40% dal 2001 [23]. Inoltre c’è stato un calo del 54% tra il 1985 e il 2004 del numero dei gruppi in Medio Oriente e Nord Africa che agiscono con violenza. Una causa di questo, secondo lo studio, è l’enorme calo di sostegno alle organizzazioni terroristiche islamiste nel mondo musulmano. Prove storiche rivelano che una volta che perdono il sostegno pubblico le campagne terroristiche tendono ad essere abbandonate o sconfitte.

Abbiamo visto il fenomeno stesso qui negli Stati Uniti nel 1970, quando il Weather Underground, un gruppo di radicali estremisti di sinistra, si staccò dal gruppo pacifista più moderato, Studenti per una società democratica. I Weathermen, che fecero esplodere alcuni edifici – e se stessi – sono stati molto rapidamente isolati e divenuti ininfluenti. Così è stato per il gruppo radicale Earth First!, quando fissavano chiodi negli alberi e altri atti potenzialmente violenti per fermare il trasporto del legame. Molti persero interesse e sostennero i gruppi ambientalisti più moderati. Lo stesso effetto di contenimento ha avuto luogo quando estremisti spronati dall’Esercito di Dio e da diversi altri gruppi di odio incitavano l’omicidio dei medici abortisti. Almeno tre medici e quattro membri del personale della clinica furono uccisi. Le Cliniche furono bombardate e si verificarono atti vandalici; il personale e i volontari furono inseguiti e perseguitati. In definitiva, il risultato è stato di emarginare chi promuove l’estremismo ideologico e di isolarne i suoi autori.

Così, mentre noi certamente vogliamo mantenere la nostra attenzione sui gruppi terroristici che utilizzano le tecniche dei culti per reclutare e convertire i fedeli seguaci in agenti schierabili, non dobbiamo dimenticare quello che io ritengo essere la nostra prima priorità – tutti quei culti presenti in mezzo a noi.

* * *

Ho citato i gruppi politici e le organizzazioni terroristiche nella stessa frase in cui ho usato la parola “cult”. Voglio essere chiara su che cosa intendo quando uso la parola “cult”. Inoltre, vorrei affrontare la controversia in corso che la circonda, un dibattito che, purtroppo, ci affligge ancora e qualche volta ci distrae e ci distoglie dai nostri maggiori obiettivi.

In un recente pezzo del New York Times, gli autori sostengono che i terroristi amano essere chiamati jihadisti perché li associa ad un termine che ha connotazioni positive [24] così come alcuni culti sicuramente vorrebbe essere chiamati  “nuovi movimenti religiosi” (NRM), perché li mette in una luce positiva. (Tranne ovviamente un culto come quello in cui ero io, che era politico: “religioso” non è certo un identificatore appropriato per un tale gruppo, che è esattamente parte del problema con il termine NRM). Nel caso dei terroristi, una volta che si chiamano jihadisti, si inseriscono nel bel mezzo di un quadro religioso, trasformando la discussione verso la teologia e lontana dal terrorizzare e dall’intimidire il pubblico e dall’assassinio di innocenti. La Jihad ha grande onore; si devia dalla violenza illegale e dal disordine. Gli autori della pagina interna del giornale affermano: “L’etichetta può sembrare antica, ma il terrorismo è una parola riconosciuta a livello internazionale per un crimine riconosciuto a livello internazionale. Se vogliamo vincere la guerra delle parole, faremmo bene a scegliere quelle che usiamo con maggiore attenzione” [25].

Per quanto riguarda i NMR io sono a volte colpita dalla mancanza del pensiero complesso tra alcuni studiosi. Per primo, sembrano pensare che se si identifica un gruppo con un culto, allora si può anche dire che non è una religione, o una “nuova” religione, come se uno esclude necessariamente l’altra. Si danno una pacca sulla spalla e sostengono che  “le guerre ai culti” sono finite. Non così in fretta, mi dico.

Visto quello che sta accadendo in tutto il mondo di oggi, la loro posizione idiota e il loro incantesimo incessante che il lavaggio del cervello non esiste, mette loro stessi dalla parte sbagliata della storia.

E ora un dibattito tra di loro sembra essere incentrato su ciò che significa “nuovo”. Dopo quanti anni qualcosa non è più “nuova“? Penso che non sia questo il punto. Quali siano le caratteristiche di  interesse che spieghino cosa sia un culto, che ci fa capire questo termine – che si tratti di un NRM o vecchio RM, un club, un gruppo politico, una scuola di karate, un comune, una famiglia, un gruppo di psicoterapia , un gruppo UFO, e così via. A questo proposito, dobbiamo guardare i modelli di struttura, le relazioni sociali, le relazioni di potere e i  comportamenti che permettono di caratterizzare qualcosa come un culto.

Altrettanto importante, come accennato in precedenza, non avendo un indentificatore concordato comune e neutro – o interdisciplinare – ci ritroviamo con nessun linguaggio con cui parlare di quei gruppi che non sono basati su ideologie teologiche, come il mio vecchio gruppo e come molti altri. Così come il termine terrorismo è riconosciuto a livello internazionale, mi riferiscono che il termine “setta” ha una solida base: nelle scienze sociali, che sono la sociologia, l’antropologia, la criminologia, le scienze politiche, la psicologia sociale e la psicologia; nelle scienze umane, negli studi religiosi, nella storia e negli studi americani; così come nella teoria della struttura e dell’organizzazione. Non importa che alcuni accademici simpaticizzanti e portavoci delle sette vorrebbero farci credere – o ancora più importante, avrebbero il supporto, la professione legale e del pubblico in generale,  –  che non esiste una cosa come un culto e una cosa come il lavaggio del cervello.

In una sorta di fuorviante correttezza politica, gran parte dei media può aver fatto marcia indietro, scegliendo “setta” la maggior parte del tempo. E alcuni tribunali potrebbero essere stati ingannati dalle tattiche ingannevoli aggressive di alcuni cosiddetti esperti, anche se alcuni tribunali hanno compreso questo e hanno permesso testimonianze, per quanto riguarda l’influenza indebita del controllo cultuale. E posso dire che il pubblico non è così stupido. La gente capisce questi termini.

Ora io non intendo dire che sia così semplice, o che non ci sono alcune incomprensioni o istanze precipitose o mal classificate che possono andare avanti. Realisticamente, questo è il caso con qualsiasi cosa controversa.

Sì, culto è un concetto controverso [26]. Tuttavia questo non significa che dobbiamo gettare tale termine. Ha una buona base; è stato riconosciuto più volte; ed ha uno scopo.

Abbiamo bisogno di fare un lavoro migliore per spiegarlo? A volte, sì.

Abbiamo bisogno di parlare quando è utilizzato in modo improprio o troppo in fretta? Sì, naturalmente.

Il termine culto ha assunto una connotazione negativa? Sì, credo che questo sia valido per alcune persone in alcuni casi.

Alcuni culti, se non tutti, hanno la responsabilità di questo? Sì, credo che sia così.

I culti diventano disperati e talvolta agiscono sotto la minaccia di pressioni esterne o della percezione di sentirsi “perseguitati“? Sì, alcuni di loro lo fanno. Ma questo non significa che dobbiamo stare zitti e andare via, che dobbiamo interrompere il nostro studio su di loro o cessare di ritenerli responsabili rispetto ad un comportamento umano decente e alle leggi del paese. In realtà, si è visto che la pressione esterna ha portato talvolta un culto a cambiare o “ammorbidire” le sue pratiche, come il culto  poligamo FLDS che sta effettuanto sanzioni per i  matrimoni con minorenni. Il controllo pubblico a volte paga, e lo dico con la precisazione che non sto sostenendo l’intervento del governo ingiustificato o il passaggio di leggi che possano limitare le nostre libertà. Ma la libertà viene inoltre fornita con l’obbligo di agire in modo responsabile.

Abbiamo bisogno di migliorare e approfondire la nostra comprensione del fenomeno in tutte le sue manifestazioni? Sì, naturalmente. Questo è il motivo per cui la nostra ricerca in corso è così vitale. Perché dobbiamo sforzarci di pubblicare attraverso le discipline. Dobbiamo portare il nostro punto di vista là fuori  in seri, sostanziali, articoli e libri.

Dobbiamo continuare a lottare – strategicamente ed elegantemente – contro la lista nera accademica che Ben Zablocki ha scritto più di 10 anni fa [27]. E non solo la lista nera su ogni discussione di lavaggio del cervello, mentre scriveva in quel particolare articolo, ma anche noi dobbiamo lottare contro ed esporre la difficoltà di ottenere che tutto ciò che ha pubblicato presenta una prospettiva critica dei culti in generale o di un gruppo specifico – non importa quanto ben studiato e motivato può essere il lavoro.

E – estremamente importante – dobbiamo ancora lavorare per convincere la gente a capire meglio la complessità del coinvolgimento nel culto e di impegno, in modo che  la colpa non cada sulla vittima.

Come per ogni area di studio, dobbiamo definire il nostro argomento di interesse  o non saremo in grado di studiare, nè di parlarne. Francamente, credo che creiamo più confusione e problemi per noi stessi e deviamo dai nostri obiettivi didattici e di ricerca, quando usiamo un miscuglio di termini – totalitario, alto-demand, chiuso, autoritario, e così via. Questi sono cosa buona e giusta. Non ho niente contro di loro, davvero. In realtà, mi sono resa colpevole di questo esercizio di evitamento. Ma in realtà, non è vero che  stiamo solo esitando dal dire le cose come realmente stanno?

Ero molto rincuorata il mese scorso quando il Prosecution Service Corona britannico ha stabilito che la parola culto non era “abusiva o offensiva“.  Questo è stato scritto in una relazione della polizia di Londra rilasciata su un giovane uomo che faceva picchettaggio in una delle manifestazioni anonime di fronte a Scientology. La polizia ha insistito affinchè  il ragazzo togliesse dal suo cartello  la parola “culto“. Quando l’atto di citazione ha ottenuto il risultato, la madre ha detto che la decisione è stata “una vittoria per la libertà di espressione” [28] – e in effetti  lo è stata.

Che cosa ci riserva il futuro?

Come ho scritto nel mio libro  Bounded Choice, “La combinazione della leadership carismatica, un sistema di credenze trascendente, impegno personale e la pressione sociale e psicologica è la dinamica chiave” [29]. E’ la chiave per la trasformazione dell’individuo dal credente dedicato all’agente schierato e rappresenta il nucleo di ciò che dobbiamo cercare di trasmettere agli altri. Sottomettersi al dominio di un leader carismatico è un processo intimo e complesso; è unico per ogni capo e ogni devoto. Tuttavia, esaminando le somiglianze di influenza carismatica e di controllo nelle sue varie forme, ci troviamo ad acquisire una più profonda comprensione di questo fenomeno enigmatico. Diventiamo anche meglio attrezzati per condividere la nostra conoscenza con altri professionisti interessati e con il pubblico in generale.

Tanto sta accadendo nel mondo di oggi, dove possiamo contribuire. Una serie infinita di eventi ci chiama:

• La recente situazione con la Chiesa Fondamentalista di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (FLDS), comunità nel Texas.

• Il profeta/leader della FLDS, Warren Jeffs, condannato lo scorso anno di essere complice di stupro perchè responsabile di un matrimonio tra un giovane uomo e una ragazza di 14 anni, e di fronte, oltre ai diversi incarichi in Arizona. [30]

• Le proteste selvaggiamente creative degli Anonymous in tutto il mondo.

• Il flusso incessante di persone vulnerabili in organizzazioni terroristiche

E ci sono un sacco di altri incidenti:

• Tre grandi “dream homes” cui è stato appiccato il fuoco da eco-terroristi, il Fronte di Liberazione della Terra, un gruppo che. insieme con il Fronte di Liberazione Animale, ha commesso e rivendicato centinaia di attacchi criminali negli ultimi dieci anni. Questo ha fatto sette milioni di dollari di danni. [31]

• Un gruppo di seguaci (tra cui almeno quattro bambini) di un leader di una setta russa si sono barricati in una grotta a circa 400 km a sud est di Mosca, per più di sette mesi in attesa del giorno del giudizio. [32]

• Una intervista ad un leader di culto egocentrico che dichiara di essere il Messia, che ha ammesso nel video di aver “giaciuto nudo” con tre ragazze minorenni (uno di appena 12 anni), è stato arrestato e accusato di contatto sessuale criminale con un minore circa una settimana dopo che il programma fosse in onda sul canale National Geographic. [33]

Tutto questo e molto altro ci dice che l’estremismo ideologico è vivo e vegeto. I culti prosperano sull’estremismo ideologico. Attraverso meccanismi noti di influenza e di controllo – i modelli che abbiamo visto più volte in questi gruppi – le vite individuali diventano sempre più costrette, a volte gradualmente, a volte piuttosto rapidamente. Le menti sono modellate per rispondere nel modo approvato culto. Nel caso di coloro che sono nati o cresciuti in un culto, queste influenze di controllo sono ovunque intorno a voi, dalla nascita, fin dall’infanzia. Per chi è cresciuto in un ambiente del genere il gruppo può lasciare un’impronta ben oltre quello che molti di noi possono iniziare a comprendere.

Sono attualmente impegnata in un progetto di ricerca, intervistando persone che sono nate o cresciuti in un culto. Ciò che rende unica la popolazione che sto intervistando è che tutte queste persone hanno lasciato il culto per conto proprio, sia in adolescenza o nella prima età adulta. Sono così umiliata e intimorita dalle storie di vita che queste persone coraggiose stanno condividendo con me. E la buona notizia è che essi sopravvivono. Costruiscono vite, hanno relazioni, vanno a scuola, costruiscono le proprie carriere, e per capire le loro emozioni e ciò in cui credono, hanno coraggiosamente lottato con problemi di identità e di questioni di vita pratica, spesso senza una mano.

E’ stato chiaro da tempo che questa è la nuova popolazione che richiede la nostra attenzione. Le loro esperienze, le loro intuizioni sono l’aggiunta di una nuova dimensione alla nostra base di conoscenze. Grazie a loro, vorrei sostenere che la comprensione scientifica della “resilienza” sarà notevolmente ampliata. Anche loro sono i nostri eroi.

Ho letto qualcosa su Internet, l’altro giorno: un professore con dottorato di ricerca ha scritto, “I kamikaze sono determinati geneticamente a diventare assassini,” nel senso che sono nati in questo modo. Personalmente e professionalmente, non lo credo che per un minuto.

In realtà, la nuova ricerca sul cervello ci sta mostrando che gli anni dei “tradizionalisti cablati” sono finiti. Questa nuova area di studio, denominato neuroplasticità, valuta se o no il cervello è fisso o flessibile nella sua struttura e nelle capacità [34]. E da questa ricerca stiamo imparando che il cervello adulto può cambiare, che “il cervello umano è quasi infinitamente malleabile … qualcuno è abituato a pensare che il nostro reticolo mentale è stato in gran parte determinato dal tempo fin che abbiamo raggiunto l’età adulta. Ma i ricercatori del cervello hanno scoperto che questo non è così” [35]. Anche la mente degli adulti è molto plastica, ci dicono. E tali adattamenti si verificano anche a livello biologico. Se il cervello è in grado di riprogrammare se stesso “al volo”, come uno neuroscienziato ha riferito, [36] allora sicuramente il nostro cervello può anche essere manomesso da altri che hanno influenza su di noi. Questa nuova scienza ci serve in due modi:

In primo luogo, ci aiuterà a comprovare la nostra posizione che il lavaggio del cervello esiste. Che le persone possono cambiare grazie agli sforzi concertati dei sistemi cultuali di influenza e di controllo.

Quando ho scritto in una poesia, poco dopo aver lasciato il mio culto, “Hanno preso il mio cervello e mi hanno reso qualcosa di diverso da quella che volevo essere” [37] non avevo le parole scientifiche allora, ma sapevo che mi era stato fatto il lavaggio del cervello – e sapevo io l’avevo fatto ad altri.

In secondo luogo, la ricerca sulla neuroplasticità ci dà nuovi modi per capire e studiare il processo di recupero quando qualcuno lascia un culto.

Concludo con una sfida e una speranza. I culti sono disponibili in tutte le dimensioni e forme, con una varietà di credenze e pratiche. Ma in realtà non sono misteriosi come i media a volte ci riportano, lasciandoci con slogan sconcertanti piuttosto che esplorazioni sostanziali che fanno luce e portare chiarezza [sul fenomeno ndt]. Abbiamo alcune definizioni di lunga data e un insieme di caratteristiche che possono essere associate con questi gruppi. Andiamo al loro fianco. Usiamoli. Cerchiamo di essere noi a far luce. Se un ragazzo di 16 anni a Londra non è stato intimidito da tattiche intimidatorie, tu non sei uguale.

Non possiamo rifuggire dai nuovi sviluppi, come ad esempio nel campo delle neuroscienze, ma non dobbiamo dimenticare le opere fondamentali di Robert Jay Lifton, Edgar Schein, e Margaret Thaler Singer. Il lavoro di Bruce Perry [38] è degno della nostra attenzione. E, naturalmente, non dobbiamo ignorare le spiegazioni socio-psicologiche di base provenienti da Asch, Milgram, Janis, Goffman, Cialdini, Zablocki, me e  altri.

I culti in realtà non fanno nulla di nuovo o di diverso da ciò che è stato fatto per l’eternità. Sono solo molto bravi a confezionate l’influenza e il controllo in un modo molto deliberato. Credo che sia nostra responsabilità come movimento e di vitale importanza per la formazione,  formare una nuova generazione di studiosi e professionisti per affrontare questa sfida.

Notes

[1] This section of the presentation honoring people in the field of cultic studies has been deleted from this version of the Keynote Address.

[2] Lalich, Janja. Bounded Choice: True Believers and Charismatic Cults. Berkeley: University of California Press, 2004.

[3] Isaacson, Barry. “The secret letters of the Jonestown death cult.” The Spectator (UK), May 14, 2008.

[4] Singer, Margaret Thaler, with Janja Lalich. Cults in Our Midst. San Francisco, CA: Jossey-Bass, 1995.

[5] Lalich. Bounded Choice, p. 10.

[6] Mayer, Jean-Francois. “‘Our Terrestrial Journey Is Coming to an End’: The Last Voyage of the Solar Temple,” Nova Religio, 1999, 2(2), pp. 172-196.

[7] Lalich, Bounded Choice.

[8] Lalich, Bounded Choice, p. 12.

[9] Lalich, Bounded Choice

[10] Associated Press. “Manson follower Van Houten denied parole for 18th time.” Enterprise-Record (Chico, CA), August 30, 2007.

[11] Taylor, Michael. “SLA’s Legacy a Violent Void.” San Francisco Chronicle, November 11, 2002, pp. A1, A12.

[12] See http://www.surrealist.org for the perspective of former gurukulis.

[13] Williams, Miriam. Heaven’s Harlots: My Fifteen Years as a Sacred Prostitute in the Children of God Cult. New York: Eagle Brook/ Morrow, 1998. See also: Lattin, Don. Jesus Freaks: A True Story of Murder and Madness on the Evangelical Edges. San Francisco: HarperOne, 2007; and Jones, Kritina, Celeste Jones, & Juliana Buhring. Not Without My Sister: The True Story of Three Girls Violated and Betrayed. London: Harper Element, 2007.

[14] Lalich, Bounded Choice, p.10.

[15] Palmquist, Matt. “Bioterror in Context: How and Why the Threat of Bioterrorism Has Been So Greatly Exaggerated.” Miller-McCune, June-July 2008, pp. 72, 73-76.

[16] Lifton, Robert Jay. Destroying the World to Save It: Aum Shinrikyo, Apocalyptic Violence, and the New Global Terrorism. New York: Metropolitan Books, 1999.

[17] Clark, William R. Bracing for Armageddon?: The Science and Politics of Bioterrorism in America. New York: Oxford University Press, 2008.

[18] Palmquist, “Bioterror in Context.”

[19] Damon, Arwa. “Iraqi woman describes daughter’s descent into suicide bombing.” CNN.com, June 6, 2008.

[20] For an intelligent understanding of indoctrination of terrorists, see The Faces of Terrorism: Social and Psychological Dimensions by Neil J. Smelser (Princeton, NJ: Princeton University Press, 2007).

[21] Sageman, Marc. Understanding Terror Networks. Philadelphia: University of Pennsylvania Press, 2004.

[22] Sageman, Marc. “Explaining Terror Networks in the 21st Century.” Footnotes (American Sociological Association), May/June 2008, p. 7.

[23] Zakaria, Fareed. “What’s really scary about terror statistics.” San Francisco Chronicle, May 27, 2008.

[24] Singer P.W., and Elina Noor. “What Do You Call a Terror(Jihad)ist?” New York Times, June 2, 2008.

[25] Singer and Noor. “What Do You Call a Terror(Jihad)ist?”

[26] Smelser. Faces of Terrorism, p. 239.

[27] Zablocki, Benjamin D. “The Blacklisting of a Concept: The Strange History of the Brainwashing Conjecture in the Sociology of Religion.” Nova Religio 1997, 1(1), pp. 96-121.

[28] Dawar, Anil. “Schoolboy avoids prosecution for branding Scientology a cult.” The Guardian (UK), May 23, 2008.

[29] Lalich. Bounded Choice, p. xvi.

[30] Dobner, Jennifer. “Jury reaches verdict at polygamist trial.” Associated Press, September 25, 2007.

[31] Gillespie, Elizabeth M. “Dream homes set afire, apparently by eco-radicals.” San Francisco Chronicle, March 4, 2008, p. A3.

[32] “Hope for end to Russia cave siege.” BBC News, March 29, 2008.

[33] “Inside a Cult,” first broadcast on the National Geographic Channel, April 23, 2008. See also: Baker, Deborah, “New Mexico sect leader accused anew of sex abuse.” Associated Press, May 20, 2008.

[34] Doidge, Norman. The Brain That Changes Itself. New York: Penguin, 2007. See also: Schwartz, Jeffrey M., and Sharon Begley. The Mind & The Brain: Neuroplasticity and the Power of Mental Force. New York: Harper Perennial, 2003.

[35] Carr, Nicholas. “Is Google Making Us Stupid?” The Atlantic, July/August 2008, pp. 56-63.

[36] Carr. “Is Google Making Us Stupid?”, p. 60.

[37] First published in Lalich, Janja. “The Cadre Ideal: Origins and Development of a Political Cult.” Cultic Studies Journal, 1992, 9(1), 1, pp. 66-67

[38] Perry, Bruce, & Maia Szalavitz. The Boy Who Was Raised as a Dog and Other Stories from a Child Psychiatrist’s Notebook: What Traumatized Children Can Teach Us About Loss, Love, and Healing. New York: Basic Books, 2006.

Fonte: http://jonestown.sdsu.edu/?page_id=31409
Un ringraziamento va a Janja Lalich che mi ha concesso di tradurre  in Italiano questo suo lavoro

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Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

Gli articoli apparsi su questo blog possono essere riprodotti liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla e  che si specifichi la fonte

 

Lo Psichiatra Italo Sigala analizza le sette in Cile e le maggiori malattie ad esse correlate come il delirio mistico

di Betlemme Peña

 

Dr. Italo Sigala, Psichiatra

Italo Sigala, psichiatra del Servizio medico legale [in Cile, ndt], ha svolto un ruolo chiave in alcuni casi venuti alla ribalta nel nostro paese [Cile], come lo è stato quello della setta di Pirque, durante il quale ha diagnosticato nel 2007 a Paola Olcese, il loro capo, un delirio mistico.

Sigala considera che i fenomeni settari e la presenza di leader  sono aumentati a causa di un eccessivo evolversi della tecnologia e della cattiva reputazione che si è guadagnata la Chiesa negli ultimi anni. Secondo lui, Ramón Castillo, noto come Antares di Luce, ha anche sofferto di questa malattia, che è caratterizzata da percezioni anomale  inconfutabili con certezza.

Ramon castillo antares de la luz

Qui egli spiega:

– Qual è l’immagine del delirio mistico e come si sviluppa?
– Esso è caratterizzato da una convinzione inconfutabile, libera da ogni dubbio che qualcosa di nuovo sia stato rivelato a una persona dal divino, e che spiega chiaramente una missione di far conoscere qualcosa in un quadro di superiorità concettuale. La persona si sente superiore a tutti gli altri esseri umani, è impregnata di un brivido di estasi che la  travolge e le rende affascinante il far parte di questa rivelazione divina e il fare esperienze mistiche, ha anche visioni profetiche o provoca eventi miracolosi o fenomenali. In relazione alle condizioni di vita ogni dubbio scompare e così come la misurazione del rischio. Abbiamo casi in cui sono morte delle persone coinvolte. Esse abbandonano gli stili di vita precedenti, in quanto percepiti superflui e vuoti. Gli attuali stili di vita della società non hanno alcun  significato mentre i messaggi sacri adottati impegnano pienamente.

– I deliri si verificano 24 ore al giorno o si presentano casualmente?
– C’è di tutto. Ci sono i deliri mistici della schizofrenia, persone paranoiche o quelle con una evoluzione paranoica. Negli schizofrenici [il delirio] può essere casuale, perché essi hanno deliri che non sono organizzati. Invece, i deliri paranoidi in fase di sviluppo, che sono  quelli del caso Pirque  o della setta Colliguay, sono cronici. Essi sono attivi 24 ore su 24.

– Qual è la differenza con le manie messianiche ?
– Non tutti i mistici sono messianici, questo aggiunge un componente che lo ha scelto per una missione. C’è un senso della divinità, in cui, per esempio, la persona è affidata al salvataggio dell’umanità con poteri speciali, o deve consegnare un messaggio divino. E’ certo che Dio ha favorito uno strumento per lui e vi è una identificazione con il Messia. Ci si sente come un salvatore o un profeta con convinzione di un grandezza di santità personale .

– Ramón Castillo, noto come Antares di Luce ha subito il delirio mistico?
– E’ molto probabile, da quello che ho letto dalla stampa ha dato l’impressione che avesse sviluppato tale tipo di paranoia. Questo deriva dalla personalità dell’individuo che ha bisogno di superiorità e potere, attenzione, ha problemi con l’autostima  e ad un certo punto iniziano a comparire deliri anormali e significati.

– Che cosa si intende per significati anomali?
– Ci sono due processi mentali che sono molto importanti, uno è la percezione e l’altro è la rappresentazione. La percezione è ciò che si osserva, per esempio, una matita è una percezione diretta. E una rappresentazione è un “souvenir”, vi ricordate il vostro tavolo dell’ufficio. Ogni collezione ha un significato associato , quindi se vedete una stilo, si associano ad essa lo scrivere, ci sarà una costellazione di associazioni normali che avrete con la stilo.
Lo stesso in una performance, si ricorda il tavolo, e ci sono significati normali, che sono inconfutabili. Nessuno può dubitare che la penna sia usata per scrivere. Ma il delirio si verifica in un significato anomalo che appare con la stessa certezza che si ha normalmente, e se la si mette in discussione la persona la vive come oltraggio.

– Che tipo di significati anomali noti ci sono?
– Una volta ho lavorato su un caso di delirio mistico messianico. Qui la persona sentiva le contrazioni uterine, ed era certa che fosse la mano di Dio che spingeva la sua pancia per farla partorire. Il neonato non era suo figlio appena nato, Cristo, ma Antares il diavolo. Quando ci fu il sanguinamento, ella disse che era il sangue di Dio, e sentendo dei rami che si muovevano nel vento, pensò che ci fosse la presenza di San Francesco e dei santi.
Quelli sono deliri o percezioni deliranti.

– Qual è la distinzione tra deliri o percezioni deliranti?
– Il Delirio ha la caratteristica di essere inconfutabile, non può essere messo in discussione. Le percezioni producono deliri con significato anormalo o valutazioni deliranti. I deliri coinvolgono l’aspetto emotivo della personalità, mentre le percezioni deliranti sono più forti, perché la biologia della persona è alterata. È più grave e violenta e può arrivare a dare allucinazioni.

Gli imputati della Setta dei  Colliguay

– Perché queste persone che hanno sviluppato una modalità paranoica hanno trovano gente che li ha seguiti e ha creduto in loro?
– Perché la personalità non è alterata, nè distrutta. I leader arrivano ad avere tanta resistenza perché il delirio tocca solo una parte della loro persona, che è incapsulata, nascosta. Poi l’individuo può comportarsi completamente in maniera normale, come è talmente convinto del suo delirio quando trasmette  una convinzione straordinaria. E’ questo che porta gli aderenti a continuare a seguirlo.

– I seguaci delle sette soffrono di qualche disturbo?
– Qualcosa del genere, perché la gente è facilmente suggestionabile da parte di persone che sono convincenti. Hanno molta bassa autostima per le questioni di valutazione. A volte si innamorano del loro leader, o sono alla ricerca del senso della loro vita, di riempire il proprio vuoto esistenziale. Si sentono valutati, perché non hanno mai avuto una buona integrazione sociale, non hanno alcuna autonomia o indipendenza. Nelle sette possono farla franca, mascherare il loro fallimento nella società, ma ci sono molti psicopatici che non hanno mai parlato molto e sono solo grandi pretendenti.

– Che differenza c’è con chi sviluppa una psicosi paranoidea?
– Lo psicopatico mostra un interesse alla sua persona e cade nel delirio spesso per cose che vanno contro di lui. Ad esempio, Jim Jones, capo di una setta che si è suicidato con i suoi quasi 900 seguaci. Lo stessa Antares, se non fosse stato bloccato  avrebbe potuto far qualcosa da psicopatico. La sua personalità era  timida, introversa, nerd, il che si adatta con lo sviluppo paranoico.

– Negli ultimi tempi c’è stato un aumento di questa malattia nel paese?
– Sì, c’è un generale aumento nel mondo, perché ci sono vuoti spirituali, grazie alla tecnologia  e al discredito delle chiese, soprattutto la Chiesa cattolica. L’ uomo ha bisogno di una realizzazione spirituale, allora ha bisogno di queste sette. I censimenti hanno dimostrato che l’adesione al credo religioso è sceso drasticamente mentre l’ateismo è salito.

– Quanto è pericoloso vivere con persone che soffrono di questa malattia?
– Può essere molto pericoloso per entrambi. Mi ricordo una  dentista assolutamente normale, che aveva i suoi clienti, aveva realizzato molti guadagni, ma ha avuto uno sviluppo paranoico per quanto riguarda le questioni religiose e nessuno se n’era accorto, e appena ha toccato il tema ha cominciato a delirare. Questo non è pericoloso. Ma nel caso di leader delle setta è grave perché significa andare agli estremi, invece che consultare un medico.

– Qual è il trattamento riservato a queste persone ?
– Il trattamento francamente non esiste. E’ molto difficile perché la persona non si rende conto di essere  ammalata. Chi ha sviluppato una paranoia non vedrà mai il proprio medico, meno che meno se si tratta del leader di un gruppo. Ad alcuni potrebbero essere somministrate medicine, ma la prognosi non è buona, e se sono all’interno del gruppo, non si fa altro che andare indietro.

– E il sistema pubblico che fa in tali condizioni?
– Non esiste molta copertura, non c’è alcun incentivo per i professionisti, i salari sono bassi. La psichiatria è visto come morte sociale  e il paziente psichiatrico ancora di più. Quello che più spaventa l’uomo è perdere la propria identità, egli teme la morte e di impazzire, ecco perchè il paziente viene negato come la morte.

– Lei ritiene che l’elettroshock sia una possibilità di guarigione ?
– Come trattamento di prima linea non lo consiglierei, ma a volte è miracolosa per le persone ad alto rischio di suicidio con depressione endogena. Si verificano però danni cerebrali, e a meno che non sia eseguita in condizioni ideali qui in Cile non si ha il permesso di praticarla.

E la medicina alternativa ?
– Alcune sono altamente raccomandate come riflessologia, l’omeopatia ma,  se ne diffida perché non si ha la prova scientifica che funzionino. Anche se questi studi non lo fanno, non si può dire che servano. L’ultima volta che ho prescritto meno farmaci e ho chiesto [ai miei pazienti] di mangiare in modo più sano e di fare sport ho notato che è migliorato il loro umore.

Fonte : LA CLINICA

 

Fonte: THE CLINIC

http://www.theclinic.cl/2014/02/12/psiquiatra-del-sml-italo-sigala-analiza-las-sectas-en-chile-y-el-aumento-de-patologias-como-el-delirio-mistico/

 

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Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

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I reclusi di Monflanquin : “Questo è l’inizio di una nuova vita”

INTERVISTA:Noi non eravamo armati” è il titolo del libro di Christine Védrines. Lei e suo marito ieri l’hanno presentato alla cittadella dei Libri di Blaye.

Christine e Charles-Henri de Védrines hanno vissuto quasi dieci anni sotto il controllo di Thierry Tilly, manipolati, rovinati e abusati,  tagliati fuori dal mondo. Noi Incontriamo i  due reclusi di Monflanquin, che sono stati presenti in questa edizione della Cittadella dei Libri, che si è conclusa ieri.

“South West”. Questo libro  segna la fine di una vecchia vita e l’inizio di una nuova?

Christine e Charles Henri de Vedrines. In primo luogo abbiamo voluto lasciare una traccia scritta di ciò che abbiamo vissuto, per non far sì che ci fossero segreti inespressi nella famiglia che si va costruendo, se un giorno dovessimo avere dei nipoti.

Questo è sicuramente l’inizio di una nuova vita. Il signor Tilly è stato condannato ( 1 ), noi siamo stati riconosciuti come vittime, e questo è il risultato di molti mesi di lotta.

Oggi siete giunti a comprendere come si potrebbe lasciare la “nave ” in questo caso o è ancora un mistero?

Abbiamo lavorato molto su noi stessi con degli specialisti, e in questo libro cerchiamo di spiegare con precisione come sia possibile costruire una tale ragnatela. Siamo molto orgogliosi di dire che ora sappiamo come si potrebbe, ma arriviamo a capire meglio quello che è successo a noi grazie agli esperti che ci hanno un po’ illuminato.

Attraverso questo libro e l’aiuto dei media le altre persone che hanno sperimentato le stesse cose  ci hanno contattato e ci siamo resi conto che c’erano non poche persone che hanno sperimentato cose simili.

Anche nella nostra attività professionale (2), ci capita di avere confidenze di pazienti che ci raccontano quello che io ho vissuto.

 

 

La vita è stata giusta per voi?

La vita è giusta, sì. Con la consapevolezza che Thierry Tilly ha lasciato alcuni petardi che non sono ancora esplosi e abbiamo ancora diversi procedimenti aperti. Si deve quindi ancora combattere.

 

Secondo voi, molte persone vengono manipolate come voi?

Gli esperti sembrano pensare che l’80% della popolazione possa essere manipolata in un momento della sua vita, perché tutti noi possiamo sperimentare ad un certo punto fragilità emotive.

 

Eravate in un momento di debolezza quando è venuto questo nella vostra vita?

Abbiamo inevitabilmente avuto un momento di debolezza, altrimenti non ci sarebbe capitato questo. A quel tempo avevamo perso due importanti membri della famiglia. Per 3 anni Tilly è venuto a trovarci con mia sorella e mio fratello, ha imparato a conoscere la famiglia e assemblare un intero sistema.

Quando ci siamo incontrati, lui già sapeva tutto di noi e noi nulla di lui. Arrivò approvato da mia sorella, mio fratello, un avvocato parigino Avenue Montaigne e anche da mia madre . Da lì non ho ascoltato mia moglie, che è rimasta critica nei suoi confronti. Inoltre, questo è il motivo per cui è stato demonizzato e ha sofferto chi ha sofferto in Inghilterra.

A livello familiare  il caso ha lasciato il segno, ha portato a separazioni?

Christine. La cosa importante è che noi siamo insieme e che abbiamo salvato i nostri tre figli. Questo libro tratta di noi cinque. Un capitolo è stato scritto dai nostri tre figli e da Charles-Henri. Noi condividiamo ancora molto con Philippe de Vedrines (fratello maggiore di Charles-Henri), e con tutti i nostri nipoti rimasti fuori.

Charles- Henri. La distanza è rimasta con mia sorella e mio fratello Guylène, nonostante i diversi tentativi di nostra apertura.

Secondo voi Thierry Tilly vi ha preso di mira?

Credo di sì. Durante le sue conversazioni con mia sorella per 3 anni, si è reso conto che avevamo ricchezze economiche e qualche piccolo “problema” in famiglia. La sua forza è stata quella e ha usato i nostri valori per depredarci e distruggerci. Cercava  persone da spennare.

 

 

Il sistema giudiziario ha funzionato bene per voi?

Ci sono state molte domande senza risposta. Le Istituzioni non hanno sempre funzionato bene. Nel 2002  la Corte di Agen era stata avvertito dal presidente della ADFI, ma non ha capito nulla. Quando abbiamo ottenuto risultati, Tilly è stato considerato come noto truffatore. Per contro, il SRPJ di Toulouse ha fatto un lavoro enorme. E’ stato subito percepito come persona appartenente ad una setta, quindi si trattava di una truffa. Visto che i meccanismi utilizzati erano gli stessi.

Perché scrivere un libro?

Umilmente  speriamo che aiuterà le persone che sono manipolate e anche le famiglie che si trovano in questa situazione, ai quali viene chiesto di non mollare mai.

Oggi la vita è bella?

E’ bella, perché noi siamo tutti e cinque  insieme. Ma abbiamo cicatrici, un senso di fallimento, un senso di violenza su noi stessi e  sulla famiglia. E la paura del futuro. Siamo rovinati, non abbiamo né mobili né  oggetti di ricordo. Dire che la vita è buona al 95 %.

( 1) Thierry Tilly è stato condannato nei primi di giugno a 10 anni di prigione.

( 2) Dopo un periodo presso la PMI come medico, Charles Henri Védrines è tornato a lavorare come ostetrico -ginecologo a Saint -Aubin  de  Médoc .

 

 

Fonte: CABINET DANIEL PICOTIN

http://www.danielpicotin-avocat.com/index.php/reclus-de-monflanquin-cest-le-depart-dune-nouvelle-vie/

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Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

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“Apologisti dei Culti e Attivisti anti-sette”

 

Gli Apologeti dei culti sono persone che difendono gli insegnamenti e/o le azioni di uno o più movimenti, che molti apologeti cristiani e non cristiani, i professionisti anti-sette e contro le sette considerano culti (teologicamente e/o sociologicamente)

Alcuni apologeti dei culti sono membri dei movimenti che essi stessi difendono. Altri sostengono di promuovere il pluralismo religioso e la libertà religiosa. Altri ancora sembrano essere opportunisticamente interessati a benefici finanziari.

I Culti e gli apologeti dei culti  cercano di perorare con le stesse modalità la loro causa, come fosse una lotta per la “libertà religiosa“, pur non riuscendo a riconoscere che i membri del culto siano  sottoposti a schiavitù spirituale, mentale e/o fisica e finanziaria.

La disonestà accademica è comune tra gli apologeti dei culti. Vedi, per esempio, il loro travisamento sul controverso – ma instabile – problema del lavaggio del cervello  o sulla loro denigrazione degli apostati.

Gli individui e le organizzazioni che si oppongono alle dottrine, metodi e/o obiettivi delle  organizzazioni anti-sette e contro le sette a volte sono chiamati anti-anti-sette. Questi non sono necessariamente apologeti dei culti (molti sono, infatti, anche contrari ai culti). Essi semplicemente si oppongono a certe pratiche (ad esempio alla deprogrammazione involontaria, sebbene essa sia stata abbandonata da lungo tempo a favore di un’attività di counseling di aiuto alla fuoruscita o di consulenza sulla riforma del pensiero), e /o teorie (ad esempio quella del lavaggio del cervello , o – nel  casodei ministeri cristiani, per esempio, delle pretese di esclusività).

 

 

Le loro tattiche

 

Gli apologeti dei culti impiegano un certo numero di tattiche nella loro lotta contro i movimenti anti-sette e i movimenti contro le sette.

1) Appello alla posizione accademica


Alcuni apologeti dei culti accademici tentano di creare un vuoto di credibilità tra se stessi e ciò che essi chiamano “i cosiddetti esperti di sette” o “gli auto-proclamati esperti di sette“.

In questo modo essi cercano di creare la falsa impressione che

a) non ci sono o che vi sono pochi accademici all’interno dei movimenti anti-sette – o contro i culti, e

b) che non si può essere un esperto senza essere accreditato [dal mondo accademico, ndt].

 

 

2) Attacchi contro gli apostati

 

 

Tra le sfide più pericolose al lavoro di apologeti dei culti vi è la testimonianza di ex membri (apostati). Pertanto, i difensori delle sette sostengono che gli apostati non possono essere chiamati a dire la verità (dichiarazione fatta da J. Gordon Melton e confermata da Lonnie Kliever) .

Tuttavia il professore di psicologia Benjamin Beit – Hallahmi* afferma:

Recenti e meno recenti catastrofi dei NRM ci aiutano a capire che in ogni singolo caso le accuse da parte di estranei ostili e detrattori siano state vicino alla realtà più di qualsiasi altra persona. Fin dalla tragedia di Jonestown le affermazioni degli ex membri si sono rivelate le più accurate di quelle di apologeti e ricercatori di NMR.

Professor Benjamin Beit-Hallahmi

 

3) Attacchi contro i loro critici

 

Sempre più spesso gli apologeti dei culti e i loro difensori spendono molto tempo ed energie ad attaccare i critici dei culti, pur rifiutando di affrontare le questioni che attirano l’attenzione di tali critici.
4) Negano le teorie di lavaggio del cervello e del controllo mentale

 

Una seconda sfida seria per il lavoro dei difensori delle sette è il fatto che le persone a volte possono essere influenzate a fare cose che vanno contro la loro natura, le convinzioni razionali e di buon senso. I difensori delle sette si oppongono con veemenza alle teorie del lavaggio del cervello e del controllo mentale.

Eppure altri sociologi riconoscono chiaramente l’esistenza di  “forze sociali e psicologiche” scatenate nei culti:

Io non sono contrario personalmente all’esistenza dei NMR [Nuovi Movimenti Religiosi, ndt] e ancora meno al libero esercizio della coscienza religiosa. Vorrei lottare attivamente contro ogni tentativo del governo di limitare la libertà di espressione religiosa. Né credo che sia di competenza degli studiosi laici come me  valutare o giudicare il valore culturale delle credenze spirituali o le azioni spirituali. Tuttavia, sono convinto, in base a oltre tre decenni di studio dei NMR, attraverso l’osservazione partecipante e attraverso interviste ad entrambi i gruppi di  membri ed ex membri, che questi movimenti scatenano  forze sociali e psicologiche di una potenza veramente impressionante. Queste forze hanno provocato il caos in molte vite – sia negli adulti sia nei bambini. Sono questi i processi di influenza sociale e psicologica che lo scienziato sociale ha il diritto e il dovere di cercare di capire, indipendentemente dal fatto che tale comprensione alla fine possa rivelarsi utile o dannosa per la causa della libertà religiosa “.

(Benjamin Zablocki, La Schedatura di un concetto: La Strana Storia della congettura di Lavaggio del Cervello nella Sociologia della Religione)

Benjamin Zablocki Ph.D. University of Wisconsin-Madison

 

Gli scienziati sociali che cercano di sfatare la congettura del lavaggio del cervello hanno spesso parlato come se ci fosse una vasta ricerca sul comportamento dei partecipanti al culto e come se ci si potesse formare ora delle conclusioni definitive sull’argomento. E, in effetti, ci sono  state tante pubblicazioni riguardanti i culti negli ultimi dieci anni. Tuttavia, un attento esame di questa grande quantità di scritti dimostra che essi si basano su un corpo molto limitato di dati effettivi. La maggior parte della migliore ricerca che è stata fatta è costituita da monografie etnografiche sui singoli NMR, e tutto questo dev’essere ancora elaborato. I pochi studi comparativi e quantitativi epidemiologici o di altro genere sono stati più spesso effettuati sulla base di campioni di piccole dimensioni e non rappresentativa. Penso anche che alcuni ricercatori siano stati ingenui nel sottovalutare la capacità dei culti di organizzare soggetti da intervistare per “aiutare” gli studiosi ad ottenere risultati a loro favorevoli . Dall’altra estremità dello spettro i  campioni basati su liste di visite psichiatriche sono polarizzati in modo simile “.

(Benjamin Zablocki, La Schedatura di un concetto: La Strana Storia della congettura di Lavaggio del Cervello nella Sociologia della Religione)

 

Il mio lavoro sul tema , così come quello di Richard Ofshe, Marybeth Ayella, Robert Cialdini, Amy Siskand, Roy Wallis, Philip Zimbardo  e gli altri non è mai stato affrontato direttamente, tanto meno smentito dai sociologi della religione. Piuttosto è stato diffamato, ridicolizzato o ignorato. C’è stata una forma sofisticata e sottile di bullismo intellettuale alla maggioranza radicata all’interno della disciplina da parte di una piccola minoranza composta da studiosi sinceri e opportunisti accademici“.

(Benjamin Zablocki, La Schedatura di un concetto: La Strana Storia della congettura di Lavaggio del Cervello nella Sociologia della Religione)

 

 

5) Giochi di semantica

Agli apologeti dei culti non piace la parola “setta”. Dicono che la parola abbia assunto connotazioni negative e sostengono che essa sia generalmente usata in senso peggiorativo. Pertanto, invece di educare il pubblico sul significato proprio del termine, promuovono l’uso di ciò che considerano essere i termini più neutri. Questi includono Nuovi Movimenti Religiosi ( NMR ), Movimenti religiosi alternativi ( ARM) o semplicemente religioni (Useranno il termine ” setta” nei loro sforzi di marketing, però. Controllate le loro descrizioni autoprodotte  nei motori di ricerca  e date un’occhiata ai loro tag) .

La dichiarazione illogica e imprecisa di Leo Pfeffer su religioni, sette e culti è spesso citata dai difensori delle sette nei loro sforzi di ridefinire termini.

Troppe volte gli apologeti dei culti sostengono che i professionisti contro le sette siano “anti-religiosi” –  una bugia ridicola che dimostra l’obiettivo dell’inganno cui tendono questi difensori di sette.

 

6) La Lobby del governo
Gli apologeti dei culti e le loro organizzazioni si propongono ai governi offrendosi come loro consulenti e proponendosi come difensori per la libertà religiosa.  Un primo esempio di questo ci viene offerto dal CESNUR .

 

7) Deposizioni Legali

Alcuni apologeti dei culti aiutano i culti presentando (a pagamento) testimonianze di esperti in studi legali, con cui si cerca di screditare la testimonianza di sociologi, studiosi, esperti di culti ed ex membri di culti.

 

8 ) Minacce legali
Come alcuni dei culti che supportano, gli apologeti dei culti hanno usato e abusato del sistema giudiziario nella lotta contro coloro che osano criticarli.

 

9) False dichiarazioni e pregiudizi

Mentre gli apologeti dei culti spesso rimproverano agli esperti di sette – e contro le sette di travisare le credenze e le pratiche dei culti e delle sette, essi stessi hanno assunto  regolarmente e palesemente assunti e pregiudizi

Dalla pretesa di James Lewis , J. Gordon Melton e altri, che il culto giapponese di  Aum Shinrikyo – un gruppo di terroristi – era innocente delle accuse penali di aver organizzato attacchi con gas velenosi e non avrebbe potuto produrre Sarin,  all’affermazione di Melton che la Chiesa Locale, un culto cristiano che è un movimento ortodosso, i difensori dei culti spesso pur avendo sbagliato si sono rifiutati di correggere i loro errori.

Questo problema è affrontato nell’articolo di Benjamin Beit – Hallahmi , Cari colleghi: Integrità e sospetto inella ricerca sui NRM, ed è documentato ampiamente da Stephen Kent e Theresa Krebs nel loro documento, Religioni alternative e i loro Accademici

Non tutti gli apologeti dei culti sono dei bugiardi palesi o mostrano una scarsa comprensione di fatti, ma si registra che la maggior parte di loro travisi questioni importanti nel loro desiderio di difendere i culti .

 

Estratti da http://www.apologeticsindex.org/c11.html#tactics 

 

Note:

* Benjamin Beit-Hallahmi ha sudiato psicologia clinica in Istrale e negli USA ed è Professore di Psicologia presso l’Università di Haifa.

 

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Traduzione di Lorita Tinelli (Affiliata Internazionale APA)

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

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Le sette in Italia: storia di una realtà scomoda

Quello delle sette è un fenomeno molto diffuso in Italia e carico di equivoci, fraintendimenti oltre che di errate interpretazioni; per tentare di far luce su un tema così ampio, e che in passato abbiamo trattato sulle pagine del nostro giornale, ci siamo rivolti alla d.ssa Lorita Tinelli, psicologa forense e clinica nonché presidente del Cesap (Centro Studi Abusi Psicologici http://www.cesap.net/) dove quotidianamente oltre a studiare il fenomeno, si formano e  istruiscono i consulenti ed esperti che offrono il loro sostegno alle vittime; esistono inoltre gruppi di auto-aiuto per le famiglie e i fuoriusciti. La presidente ha risposto alle nostre domande permettendoci di delineare i tratti salienti del fenomeno sette.


Iniziamo col dare una definizione di setta, cosa si intende con questo termine?
“Il termine setta deriva etimologicamente da due verbi latini: sequor (seguire) e secare (tagliare). Indica appunto il seguire una dottrina che si discosta dall’ideologia dominante. È dunque la capacità di un gruppo di aggregare e farsi seguire. Una setta sviluppa una mentalità dicotomica, vede il mondo in bianco e nero. Coloro che vi fanno parte sono i buoni e detentori della verità assoluta. Molti adepti raccontano di essere entrati e aver percepito la loro stessa vita come dicotomica, cioè prima dell’ingresso e dopo.”


Quando una setta diventa pericolosa?

“Setta è un termine di per sé neutro, esistono diversi gruppi definiti setta ma non tutti sono pericolosi. Lo diventano quando le leggi interne alla comunità portano i seguaci a commettere reati. A questo proposito ricordo il caso del reverendo Jones che nel 1978 indusse un centinaio di persone, tra cui anche bambini, al suicidio. Egli diede vita a un gruppo ‘Tempio del Popolo’ contro le leggi razziali, aggregando così molte persone di colore. Le caratteristiche di personalità del reverendo in questo caso portarono al grande suicidio di massa. Non dobbiamo arrivare a ciò, questo è un esempio limite. Quando gli aderenti ai gruppi, dipendenti dalla volontà dei leader, compiono azioni illecite, abbiamo un forte campanello d’allarme.”

 

Quali sono i soggetti che più facilmente possono essere coinvolti?
“Non è la cultura scolastica a fare la differenza. Vi sono alcuni gruppi che attraggono chi ha una cultura media, propongono percorsi elementari a chi non possiede nozioni ‘spirituali’ agganciandosi a discipline riconosciute come lo yoga. Altresì esistono gruppi dove il mondo interiore è più forte e attrae persone con abilità cognitive maggiori. Si tratta in ogni caso di relazioni dinamiche. Da una parte persone con problematiche esistenziali, dall’altra la proposta di percorsi interiori. È da tenere presente la fase di innamoramento nei confronti del gruppo, detentore della verità assoluta.”


Come avviene l’ingresso in queste sette?
“L’ingresso è determinato dal passaparola. Le prime ad essere invitate sono le persone care e le difese di chi si trova ad accettare sono basse proprio per la natura dell’invito che arriva da una persona di fiducia. L’invito è una parte delicatissima e rappresenta per l’adepto una prova di accettazione completa del gruppo. Se il ‘proselitismo’ non va a buon fine allora l’adepto sarà gradualmente allontanato dalla famiglia e concentrerà la sua attenzione sul gruppo grazie anche al fenomeno della love bombing, un costante bombardamento d’affetto e attenzioni che porta il nuovo membro a sentirsi accolto e coccolato. Chi non riesce a percepire questo messaggio può risultare pericoloso. La maggior parte delle persone non nota subito il cambiamento che si verifica in un  soggetto iniziato e familiari e amici possono trasformarsi in nemici. A volte l’allontanamento è dato dall’induzione di falsi ricordi, come ad esempio abusi sessuali perpetrati in epoca così remota da essere stati rimossi (espediente utilizzato dalla setta di Arkeon come abbiamo visto in un precedente articolo sul nostro giornale – Plagio: da Braibanti al caso Arkeon, il buco nero della legge).
Quali sono le conseguenze all’uscita da un gruppo/setta?
“Quando fanno parte del gruppo le persone investono tutto. Il gruppo stesso è tutto e le verità del gruppo sono le sue verità. Quando l’amore viene meno e l’adepto rivede l’esperienza in modo oggettivo egli si sente ingrato. Subentrano i sensi di colpa e si esce con grosse problematiche. Ci si rivolge a specialisti per depressione o altre difficoltà. Di certo non si esce indenni da una tale esperienza, che è totalmente coinvolgente. C’è anche il caso di chi esce da un gruppo per entrare in un altro e così via. Anche qui si tratta di un percorso lento e delicato.”

 


Perché queste sette prolificano così facilmente ottenendo consenso?
“Nei momenti di crisi come quello attuale l’essere umano ha bisogno di conferme e certezze. Negli ultimi anni sono aumentate le sette che parlano di psicologia, potere personale ecc… ricevendo il consenso proprio per la forte rassicurazione che offrono.”
Che ruolo ha la Chiesa in questo senso?
“La Chiesa non ha più quel potere che deteneva decenni fa. Non c’è più un rapporto diretto con la gente e le famiglie. Le persone hanno bisogno di sentirsi libere e di un contatto più vicino. I gruppi permettendo la doppia appartenenza, cioè alla fede cattolica e l’aderenza al gruppo stesso, non ‘sottraggono’ fedeli alla Chiesa. Dal canto suo tuttavia la Chiesa si è molto interessata a questa realtà dal punto di vista sociologico attraverso il GRIS (Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa http://www2.chiesacattolica.it/gris/chisiamo/index.html)”

 

Come si pone l’Italia rispetto all’Europa, che vede alcuni stati provvisti di una legislazione in merito?
“In Italia non esiste ancora una normativa in merito e il dibattito è aperto. Si è d’accordo sul fatto che esiste la manipolazione mentale ma non sulla punizione perché si privilegia la libertà di scelta.
Dal mio punto di vista c’è bisogno di una legge quadro che spieghi quali sono i risvolti da punire. Le vittime comunque ci sono e per la mancanza di una legge ci si riferisce a reati già presenti quali truffa, abuso di professione ecc… Una legge quadro sarebbe un’aggravante per i reati perpetrati. I giudici non capiscono la dinamica relazionale e non comprendono cosa è avvenuto.”
Possiamo provare a spiegarlo qui?
“Quando si è all’interno di una setta la gente sembra socialmente adattata. Esistono tante realtà settarie. Il legame col gruppo è evidente e gli adepti sono legati alle sue dinamiche. C’è una concezione sbagliata del considerare una setta come un mondo a parte dove si sta chiusi dentro. Invece chi ne fa parte partecipa a seminari, riunioni, incontri e aderisce a tutti i principi e li porta nella propria vita quotidiana. Gli adepti di vari gruppi ci sono vicini, parlano in un certo modo e portano i loro principi nella vita e nel lavoro.”
Tra gli obiettivi di una setta vi può essere la scalata al potere?
“Sì, certo. Sono molti i politici strumentalizzati contro la Squadra Anti Setta e la punibilità della manipolazione mentale; dietro c’è il dissenso di quelle realtà che si vedono minacciate. Finché ci saranno politici che si prestano a questo non si arriva da nessuna parte, oltre al fatto che questi gruppi hanno la capacità di coinvolgere e influenzare. Esistono molti gruppi che coinvolgono i rappresentanti politici per ottenere riconoscimenti. Purtroppo le vittime non hanno più nulla, nemmeno la dignità. I gruppi di deriva settaria rovinano l’individuo, la famiglia fino a raggiungere la distruzione di un popolo.”

 

Laura Fedel

Da La Vera Cronaca


Interrogazione a risposta scritta sul fenomeno delle derive settarie

Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-08835

Atto n. 4-08835

Pubblicato il 6 dicembre 2012, nella seduta n. 851

ALBERTI CASELLATI , CASELLI , CARUSO , DE FEO , DE LILLO , IZZO , RIZZOTTI , SCARPA BONAZZA BUORA , TOMASSINI , SPADONI URBANI , VALENTINO– Ai Ministri dell’interno, della giustizia, dell’istruzione, dell’università e della ricerca e della salute. –

Premesso che:

alla luce dell’inquietante diffusione del fenomeno delle sette religiose a livello europeo, il Consiglio d’Europa, già con raccomandazione n. 1412 (1999) intese sollecitare gli Stati membri a un’efficace azione di vigilanza e di informazione preventiva sui gruppi a carattere religioso, esoterico o spirituale, invitò a concretizzare i necessari interventi mediante appositi programmi d’educazione in ambito scolastico, nonché attraverso l’istituzione di centri nazionali e regionali d’informazione e di Ong di aiuto per le vittime e per le loro famiglie, e attraverso la creazione di un osservatorio europeo finalizzato a facilitare lo scambio tra i centri nazionali;

nella fattispecie, richiese una speciale attenzione nei confronti delle persone più vulnerabili e in particolare dei minori;

osservato che nella raccomandazione “State, religion, secularity and human rights” n. 1804 (2007), è peraltro evidenziato che “La libertà di religione è protetta dall’Articolo 9 della Convenzione Europea sui Diritti Umani e dall’Articolo 18 della Dichiarazione Universale sui Diritti Umani. Tali libertà non sono tuttavia illimitate: una religione la cui dottrina o pratica si scontri con altri diritti fondamentali sarà inaccettabile. Ad ogni modo, le restrizioni che possono essere applicate a tali libertà sono quelle “previste dalla legge e sono necessarie in una società democratica nell’interesse della sicurezza pubblica, per la protezione dell’ordine, della morale, e della salute pubblici, o per la protezione dei diritti e delle libertà altrui” (Articolo 9.2 della Convenzione). Gli Stati non possono nemmeno permettere la diffusione di principi religiosi che, se applicati, violerebbero i diritti umani. Se a questo proposito esistessero dubbi, gli Stati devono richiedere ai leader religiosi di prendere una posizione non ambigua relativamente alla priorità dei diritti umani su qualsiasi principio religioso, come statuito dalla Convenzione Europea sui Diritti Umani”;

osservato, inoltre, che:

il 5 ottobre 2012, i rappresentanti della Commissione dei diritti dell’uomo, nell’ambito della Conferenza delle Oing presso il Consiglio d’Europa, hanno espresso viva preoccupazione per il fatto che gli Stati membri del Consiglio d’Europa non abbiano, fino ad ora, assunto misure all’altezza della sfida rappresentata dalle cosiddette derive settarie, che attentano ai diritti dell’uomo e ai principi fondamentali di tutte le società democratiche;

nell’ambito della medesima Conferenza è stato rilevato come il fenomeno settario sia causa di procedimenti di infrazione in particolare nel campo della salute, dell’educazione e della vita privata e familiare degli individui e che contestualmente, organizzazioni abusanti, agendo al riparo del diritto alla libertà religiosa, minino, di fatto, le libertà fondamentali dei cittadini, costituendo pertanto una reale minaccia per la democrazia;

i rappresentanti della Commissione dei diritti dell’uomo hanno opportunamente sottolineato che, approfittando della permeabilità delle frontiere, il fenomeno ha continuato a dilagare pressoché incontrastato nei Paesi dell’Europa centrale e orientale e non è diminuito nei Paesi dell’Europa occidentale e che, a tutt’oggi, solo Francia e Belgio hanno adottato misure legislative a tutela delle fasce più deboli e pochi altri Stati membri hanno assunto misure di osservazione e informazione;

il 28 novembre 2002, in Francia fu istituita la Missione interministeriale di vigilanza e di lotta contro le derive settarie, con lo scopo di osservare e analizzare il fenomeno, coordinare l’azione preventiva e repressiva dei poteri pubblici e informare la popolazione su rischi e pericoli; nella fattispecie, essa oltre a redigere rapporti annuali sul fenomeno, ha realizzato numerose pubblicazioni e guide a tutela della popolazione, pubblicate in Internet;

il Ministro dell’educazione francese inoltrava circolare n. 2012-051 del 22 marzo 2012, per rettrici e rettori della pubblica istruzione, sulla prevenzione e la lotta contro il rischio settario (il cui testo può essere consultato anche sul sito del Governo francese);

il Senato francese ha ritenuto inoltre necessario istituire nell’ottobre 2012 anche un’apposita Commissione d’inchiesta sul fenomeno settario nell’ambito della sanità;

osservato, infine, che:

nel settembre 2012, relatori della Commissione Affari giuridici e dei diritti dell’uomo dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE), riunitasi a Parigi per discutere in merito alla protezione dei minori dalle “sette”, hanno evidenziato che la difficoltà di raggiungere un consenso europeo sul fenomeno non significa certamente abbandonare l’idea di stabilire delle regole e politiche a livello europeo finalizzate alla protezione dei minori contro il pericolo dei culti abusanti e che occorre difendere l’interesse superiore del bambino da ogni forma di brutalità, maltrattamento e negligenza. Considerata pertanto la vulnerabilità dei minori e degli adolescenti, i rappresentanti degli Stati partecipanti all’Assemblea hanno ribadito la necessità di un’indispensabile vigilanza sul fenomeno, anche attraverso la creazione di strutture simili alla citata Missione francese;

in Italia, la sola Regione Friuli-Venezia Giulia ha approvato in data 31 maggio 2012 la legge regionale n. 11, recante “Norme per il sostegno e la piena libertà intellettuale, morale e psicologica dell’individuo”;

di fatto, a tutt’oggi, solo le associazioni di volontariato e alcuni centri di ricerca svolgono, pur nella limitatezza delle risorse, una preziosa e continuativa opera informativa sul fenomeno in questione e di supporto alle vittime e alle famiglie;

in tal senso esse realizzano un’azione di integrazione nonché, spesso, di vera e propria supplenza dell’azione pubblica, in maniera del tutto gratuita e avvalendosi della consulenza e collaborazione di esperti del settore della salute mentale, delle criminologia e della giurisprudenza;

l’associazione Familiari delle vittime delle sette (FAVIS) ha realizzato, primo progetto in Italia, l’opuscolo informativo “Le mani sulla mente”, distribuito gratuitamente durante gli incontri con gli studenti degli istituti scolastici superiori della provincia di Rimini;

osservato peraltro ch,e a quanto risulta agli interroganti:

proprio l’impegno profuso in questo complesso e delicato settore anche attraverso la collaborazione fattiva con le Forze dell’ordine, e la denuncia alle autorità competenti di tutti quei casi lesivi dei diritti dell’uomo che hanno portato anche a condanne in ambito giudiziario di soggetti a capo di gruppi e movimenti pseudospirituali, così come la recente partecipazione di alcuni esponenti del mondo dell’associazionismo alle diverse audizioni presso la 2a Commissione permanente (Giustizia) del Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul fenomeno della manipolazione mentale dei soggetti deboli, con particolare riferimento al fenomeno delle cosiddette sette, in relazione al disegno di legge 569 recante disposizioni concernenti il reato di manipolazione mentale, hanno determinato una pesante campagna accusatoria e diffamatoria sulla rete telematica, finalizzata a discreditare le medesime associazioni anche con infondate ed ingiuriose accuse ad personam, nella fattispecie, nei confronti della dottoressa Lorita Tinelli, psicologa e presidente del Centro studi sugli abusi psicologici, della defunta signora Maria Pia Gardini, del signor Maurizio Alessandrini, presidente della FAVIS, di don Aldo Bonaiuto, animatore dell’associazione Servizio antisette della comunità Giovanni “XXIII”, di alcuni rappresentanti delle associazioni Aris Veneto e Aris Toscana, e peraltro della stessa Squadra antisette (SAS) del Ministero dell’interno, nonché di alcuni componenti della 2ª Commissione, con il rischio di gravissime ripercussioni proprio su quei soggetti in stato di bisogno e necessità a cui tali realtà associative si sforzano di offrire aiuto e sostegno;

costoro sono stati definiti in alcuni contributi pubblicati in rete su diversi blog quali “setta degli antisette, la vera setta”, cioè movimenti antisette estremisti dai quali gli onesti cittadini dovrebbero prendere le distanze, fanatici oltranzisti, soggetti affetti da disturbo narcisistico di personalità, ignoranti e incompetenti in malafede, serpenti a sonagli, privi di cultura, mancanti di obiettività, empatia e capacità di giudizio razionale, promotori di una sorta di lobby finalizzata a manipolare gli organi mediatici, i politici, la magistratura e l’opinione pubblica diffondendo falsa informazione, veri e propri strateghi e terroristi dediti a seminare intolleranza religiosa e procurare allarme, fomentatori di una campagna d’istigazione all’odio per il diverso, a capo di associazioni che, si cita testualmente, “non solo non si trovano isolate ai margini della società e monitorate attentamente come focolai di odio e razzismo, ma sono le associazioni a cui le Forze dell’ordine si rivolgono per acquisire informazioni su gruppi ritenuti criminali, che informano il grande pubblico e collaborano con la squadra antisette”. Nei citati contributi si legge altresì che tali associazioni, che sono state sentite in audizioni tenute nell’ambito della citata indagine conoscitiva sarebbero composte anche da arroganti e presuntuosi con manie di grandezza, ed avrebbero un modus operandi occulto, avvalendosi di agende segrete e canali privilegiati per porre sotto indagine onesti cittadini, inoltrando, a tal fine, documenti supersegretissimi, attentando ai diritti costituzionali, facendo attivismo poliziesco intimidendo e tappando la bocca alle persone, mirando a creare uno stato poliziesco, poiché nostalgici del duce e di leggi liberticide, costituendo dunque una “setta antisetta” molto pericolosa;

per concludere, appare agli interroganti opportuno ricordare le parole del Presidente della Repubblica, in occasione della celebrazione della giornata del volontariato del 2009: “Non si possono solo o principalmente delegare al privato sociale compiti di soddisfacimento dei bisogni o dei diritti che la Repubblica nel suo insieme è chiamata a garantire”,

si chiede di sapere:

se e quali misure di competenza i Ministri in indirizzo intendano adottare in relazione alle direttive espresse nella raccomandazione del Consiglio d’Europa del 1999 e alla luce delle più recenti valutazioni e considerazioni espresse in ambito europeo;

se siano stati o meno realizzati progetti educativi in ambito scolastico volti all’auspicata educazione in materia, nonché a tutela dei soggetti più vulnerabili come adolescenti e minori;

se siano o meno state realizzate campagne informative preventive nell’ambito della sanità, in particolare a tutela dei soggetti maggiormente vulnerabili;

se nell’ambito della sanità sia o meno stata realizzata attività di monitoraggio e vigilanza al fine di valutare gli effettivi rischi per la salute e la stessa incolumità dei cittadini che si affidano a persone che, a giudizio degli interroganti, si avvalgono sovente di inesistenti titoli e operano anche all’interno di gruppi pseudoreligiosi e/o pseudo-terapici;

se non si ritenga opportuno, ai fini della concreta ed immediata assunzione delle direttive indicate nella raccomandazione europea del 1999, anche alla luce della profonda crisi che l’Europa sta attraversando e che rappresenta indubitabilmente un’occasione per un’ulteriore espansione delle derive settarie, valutare anche la realizzazione nel nostro Paese di un’apposita struttura similare alla Missione interministeriale di vigilanza e di lotta contro le derive settarie istituita in Francia;

se siano o meno a conoscenza della campagna di discredito nei confronti delle menzionate associazioni di volontariato e dei rispettivi rappresentanti, e come, eventualmente, intendano procedere anche e soprattutto nell’interesse delle stesse ex vittime di culti abusanti e delle loro famiglie, che si rivolgono fiduciose alle associazioni di aiuto.

 

Fonte: Senato.it

Come ho perso la mia nuova religione

Per i credenti sono ‘nuove religioni’. Per altri sono solo sette pericolose. Ma chi ha ragione?
The Telegraph, UK / 18 febbraio 2011
scritto da Clover Stroud

 

 

Solo una ragazza normale adolescente, ma nel posto sbagliato al momento sbagliato‘ –  è come Charlotte Wells descrive le circostanze in cui sua figlia, Rachel, diciasettenne, incontrò Wayne, 24 anni, un missionario religioso, in un centro commerciale a Somerset due anni fa.

Al momento dell’incontro Wayne era per Rachel affascinante con i suoi racconti di lavoro all’estero e per le sue qualifiche che andavano dalla consulenza e sostegno ai giovani alla gestione dell’evoluzione interiore. Nelle settimane successive Rachel e Wayne ebbero una relazione, che Rachel nascose a sua madre, ma al momento di partire per l’America Rachel fu lasciata con il pretesto che le mancava un visto.

Chiesi a Rachel che cosa non andasse, visto che sembrava giù, e lei mi rispose che aveva incontrato qualcuno, ma che si erano lasciati. Lei mi disse che c’era qualcosa che avrei dovuto sapere su di lui che non mi avrebbe fatto piacere.‘ Wayne insieme ai suoi genitori e nove fratelli faceva parte della Famiglia Internazionale e aveva ricevuto una borsa di studio per predicare il Vangelo a livello internazionale come ‘cristiano‘.

Bambini di Dio o Famiglia Internazionale

I membri di questo gruppo vivono in comunità, seguendo le regole secondo cui si possono sposare e possono avere figli. La Famiglia ha avuto varie denominazioni, ma è stata costituita in California nel 1968, come i “Figli di Dio”. Il suo leader David Berg ha incoraggiato il sesso tra adulti e bambini, come la più alta espressione dell’amore di Dio. Oggetto di controversie essa si è proposta come The Family International, ma è stata attaccata sin dalle sue radici: la sua pagina web presenta ancora un omaggio a David Berg, e la Famiglia non ha mai rinnegato i suoi scritti.

David Berg Fondatore de i Bambini di Dio

 

Ho cercato Wayne chiedendogli informazioni su  questo leader e sulle sue associazioni. Wayne ha risposto che non vi era “assolutamente niente di sbagliato in David Berg”. Poi ho fatto tutto quello che non si dovrebbe fare quando il proprio figlio si interessa ad una setta, tanto da averla persa”, dice Wells.

 

Ottenere dati precisi sul numero di culti che operano in Gran Bretagna è difficile, ma Ian Haworth del Centro di Informazione dei Culti stima che ci sono oltre 500 organizzazioni estreme che possono essere descritte come sette.

Molte organizzazioni, dai gruppi di terapia estrema alle organizzazioni cosiddette religiose rientrano nella definizione di culto in quanto tutte condividono caratteristiche simili – sostiene Haworth – In linea di massima una setta è un gruppo elitario, una società totalitaria che utilizza la coercizione psicologica per reclutare e mantenere i membri all’interno, isolandoli dalla loro famiglia e dalla società. I culti sono guidati da sedicenti leader messianici, che sono responsabili e spesso carismatici, e che sfruttano anche i loro membri.”

Il pericolo dei culti è che la maggior parte di noi non si rende conto di quanto siano potenti e che tipo di  effetti possono avere.

Parte del problema che ho dovuto affrontare è stato quello di convincere le altre persone che mia figlia non era pazza e che Rachel era davvero in pericolo” dice Wells.

Ma l’ansia di Wells era ben fondata, come Celeste Jones, 35 anni, può testimoniare. Jones è nata nei Bambini di Dio. I suoi genitori si sono separati quando aveva quattro anni, e mentre sua sorella minore tornò in Inghilterra con la madre, Jones rimase con il padre nel culto durante la sua infanzia e nella vita adulta.

Durante questo periodo le sono stati attribuiti cinque nomi diversi ed è vissuta in 15 paesi diversi – la Famiglia preferisce che i propri membri non mettano radici in un unico posto ed è anche desiderosa di evitare l’attenzione di sospetti locali e della polizia.

Il sesso era una parte normale della vita degli adulti che fanno sesso apertamente di fronte ai bambini. Il programma settimanale dovrebbe includere un accoppiamento per ogni adulto, compresi i bambini di età superiore ai 12 anni, e sessioni di preghiera quotidiane comprendenti ‘coccole’ o sesso di gruppo. Jones è stata regolarmente stuprata da uomini adulti in nome dell’amore di Dio e, a 11 anni, le è stato detto di fare sesso con un altro bambino secondo il calendario.
Ora Jones lavora come operaia in un istituto di beneficenza per il sostegno familiare ai bambini a Bristol, dove vive con sua figlia di 12 anni. Ella si presenta composta ma anche complessa. Mi spiega che un culto destabilizza l’ordine naturale delle relazioni padre/figlio.
In un culto i tuoi genitori non sono i tuoi genitori, un bambino è sotto la guida di tutti e può essere punito da tutti.’  Le chiedo perché non si lamentava con suo padre. ‘Adoravo mio padre, ma raramente lo vedevo per più di qualche minuto alla volta oltre l’età di cinque anni, perchè egli stava lavorando per il gruppo, ed era spesso lontano. Sono stato curata da assistenti – risponde.
Il tempo con lui era prezioso, per questo ci è stata impedita una comunicazione reale. Se dicevo qualcosa ai miei compagni avrebbero potuto fare la spia su di me, come eravamo incoraggiati a fare. Ho avuto un profondo desiderio di piacere a Dio e mi ero convinta che criticare il gruppo era la lingua diavolo. Se fossi stata negativa avrei avuto dei problemi con il leader.”

Per un estraneo è difficile capire perché qualcuno si aggrega o rimane dentro un culto abusante, ma Jones si paragona a una donna che è stata in una relazione violenta da cui non riesce ad uscire.
Come chiunque abbia subito abusi domestici saprà, lasciare quella relazione non è semplice” sostiene. “Sono stata vittima del lavaggio del cervello e indotta a credere che quello che stavamo facendo era giusto e che il mondo era sbagliato. E, come in un rapporto abusante, a volte ho la sensazione che, se solo avessi potuto cambiare le cose dal di dentro, avrei potuto far diventare il gruppo migliore.

Dr.ssa Alexandra Stein

 

La Dottoressa Alexandra Stein, docente al Birkbeck College di Londra è una psicologa sociale, specializzata in gruppi estremisti ed ha vissuto in prima persona la complessità emotiva della vita in un culto. La Stein è una donna che alla fine degli anni Cinquanta ha trascorso un decennio sotto il controllo di un gruppo radicale marxista in cui era impegnata a Minneapolis a partire dall’età di 26 anni.

E’ difficile immaginare la Stein in uno stato di debolezza, di perdita individuale tanto da essere risucchiata in un culto. Ma Ian Haworth suggerisce che le persone più facili da reclutare sono, infatti, quelle intelligenti, colte, idealiste ed economicamente avvantaggiate.
Quando si è unita al gruppo la Stein aveva assistito alla guerra del Vietnam e all’ascesa del femminismo, e aveva una fame di attivismo politico. “Il gruppo non si presentava come una organizzazione che avrebbe rimosso la mia capacità di fare delle scelte personali o di controllare tutta la mia vita. Al contrario, sembrava un gruppo di persone guidate dagli stessi miei interessi, e composto da gente che mi impressionava con i dettagli della sua attività di consulenza sanitaria e di campagne che avevano realizzato per i diritti delle donne.”

A poco a poco la Stein fu sempre più coinvolta nel gruppo e si trasferì in un appartamento con diversi membri dello stesso. Il gruppo bloccò tutte le sue libertà personali, le combinò un matrimonio e le ordinò di non usare il suo diaframma (contraccettivo).
Subito mi fu ordinato di avere figli, era un modo per controllarmi” afferma la Stein. “A questo punto sono stata isolata da amici e parenti. Mi hanno dato regole sulle mie scelte contraccettive su un foglio di carta beige, ed io ho seguito le indicazioni. Ero un femminista impegnata, ma subivo il lavaggio del cervello, quindi il mio processo di pensiero era confuso, permettendo all’organizzazione di compiere scelte molto personali al mio posto. Questo “attaccamento disorganizzato” avviene anche in un rapporto abusante, quando una donna è confusa e intimidita, poi isolata fino al punto che l’unica persona che può aiutarla è il suo aggressore.”

Per Jones e Stein i figli hanno rappresentato il punto di svolta, ed entrambe sono fuggite dai loro culti. “Vedere l’organizzazione con gli occhi di una madre che deve proteggere il proprio bambino mi ha aiutato a prendere le distanze da essa” dice Stein. “Ho raggiunto il punto di rottura quando sono stato istruita sul tipo di giocattoli con cui i miei bambini potevano giocare, come su quali personaggi dei cartoni animati erano vietati. Mi sembrava così assurdo.”

Entrambe hanno deciso di rompere la congiura del silenzio che circonda l’appartenenza al culto, come le altre donne che da allora hanno pubblicato i racconti delle loro esperienze – Jones ha raccontato la sua storia in ‘Non senza mia sorella e la Stein in Inside Out – e hanno svolto un ruolo fondamentale nella creazione della Fondazione per un Sicuro Passaggio, che fornisce risorse e sostegno per le persone fuoruscite dai culti.

Copertina Inside Out

 

Il Centro d’informazione di Culti e la Families Survival Trust sono altre due organizzazioni che offrono sostegno alle persone con problematiche settarie.

Queste organizzazioni sono tutte d’accordo che si tratta di un problema crescente. Oltre alla Famiglia Ian Haworth cita i Moonies come ‘una forza da non sottovalutare‘, e critica il crescente numero di culti di terapia “che possono essere altrettanto abusanti perchè utilizzano coercizione psicologica per il controllo dei membri.”

Matrimonio di massa trai Moonies

Attiva anche in Gran Bretagna è la Chiesa di Scientology, fondata da L. Ron Hubbard nel New Jersey nel 1952, che vanta molti membri di alto profilo di Hollywood, tra cui Tom Cruise, Katie Holmes e John Travolta.

The Church of Scientology’s building in Los Angeles.

La Chiesa di Scientology nega di essere una setta e Scientology è riconosciuta come una religione in un certo numero di paesi, tra cui l’America, ma non nella Gran Bretagna. (‘Scientology è una setta?‘ Chiede il sito web dell’organizzazione. ‘No, è una religione nel senso più pieno della parola.‘)
Ci sono molti aspetti controversi di Scientology, non da ultimo la sua convinzione che gli esseri umani discendono da una razza esiliata da un altro pianeta in un lontano passato. C’è anche la questione del ‘distacco‘, un termine usato per descrivere tra gli scientologist il bloccare il contatto con amici e familiari che, per usare le parole del sito, ‘[sono] soppressivi o che [sono] antagonisti a Scientology o ai suoi principi ‘.

Il sito continua: ‘Al fine di risolvere questa situazione, le “maniglie” delle altre persone antagoniste della verità su Scientology e sulla Chiesa, come ultima risorsa, quando tutti i tentativi di gestirli non sono riusciti, devono essere “disconnesse” ovvero bisogna interrompere la comunicazione con la persona [ndt antagonista].’

Gli oppositori di Scientology sostengono che la disconnessione sia uno strumento sinistro impiegato per indurre una frattura tra i membri dell’organizzazione e le loro famiglie. La Chiesa di Scientology respinge questa accusa.

Silene assomiglia a qualsiasi altra benestante signora di mezza età, nella rigogliosa periferia inglese dove ci incontriamo per un caffè. Parlando con un accento  brasiliano, mi racconta di sua figlia Natalie come di una ragazza intelligente e del loro rapporto d’amore esistente una volta.

Natalie era così vicina a me e mio marito, e spesso stavamo insieme in famiglia’ – afferma. Natalie ha trascorso gran parte dei suoi vent’anni di studi di inglese all’estero, prima di tornare a casa a 27 anni e di lavorare in città. Silene si allarmò nel trovare libri su Scientology in camera di Natalie. ‘Le ho chiesto se lei ne era stata coinvolta e mi ha risposto che non sarebbe mai entrata in Scientology perchè lei non ci credeva.’

Tuttavia nel corso del 2009 Natalie è partita. ‘E’ stato come se stesse portando un fardello terribile con lei‘ racconta Silene. ‘E’ diventata seria e tesa.’ Entro la fine dello scorso anno Natalie andò a vivere con altri Scientologist e ha iniziato a frequentare Anton, il cui patrigno John, la sorella e la madre erano tutti coinvolti con Scientology.

La relazione con Natalie divenne tesa e a Natale di quell’anno ha completamente cambiato la sua alimentazione oltre che i suoi rapporti con i genitori.

E’ stato il cambiamento di nostra figlia, come se fosse stata presa in consegna.
Lo scorso aprile Silene e suo marito hanno incontrato la famiglia di Anton per un pranzo, conoscendo la portata del loro coinvolgimento con Scientology. Poco dopo John è arrivato, non invitato a casa di Silene. ‘Ha urlato che se non avessi accettato Scientology, Natalie avrebbe disconnesso con noi.’ Poco dopo Natalie ha smesso di comunicare con Silene.
L’organizzazione è in genere molto poco comunicativa con le famiglie che la contattano per informazioni sui parenti che hanno aderito. Molti genitori i cui figli sono membri segnalano un ‘muro di silenzio‘, con lettere, e-mail e telefonate senza risposta.

Ma quando li ho contattati per chiedere qualcosa su Natalie hanno risposto subito, dicendomi che Natalie aveva problemi con sua madre risalente a ben prima che diventasse una Scientologist. Ella ha deciso all’inizio di quest’anno di prendere un periodi di distacco, ma non di allontanarsi completamente da lei. Ha avuto recentemente una  buona comunicazione con la madre e spera che avranno rapporti di buona famiglia per il futuro.
Poco dopo Natalie chiama Silene e l’ha incontrata, anche se non si può parlare di Scientology. ‘Ho visto solo Natalie un paio di volte e non ne parla, in quanto provoca enormi conflitti. E io combatterò, per tutto il tempo che sarà necessario, per farla uscire.

Charlotte Wells lotta per evitare che l’adesione di Rachel alla Family International le comporti un  costo personale. Ha preso sei mesi di aspettativa dal lavoro per avere il tempo per capire il modo in cui funziona un culto. ‘Combattere un gruppo come questo è intimidatorio e ho dovuto imparare in fretta,‘ dice.
La sua perseveranza ha pagato. Rachel ha iniziato a mettere in discussione il fatto che il suo matrimonio con Wayne la porterebbe a vivere all’interno di un gruppo chiuso. ‘Quando si poteva parlare con calma Rachel ha iniziato a esaminare ciò che Wayne le aveva detto. Non le piaceva l’idea che avrebbe dovuto vivere in comunità con gli altri membri del suo gruppo ‘ –  spiega Wells.
Era una ragazza adolescente con idee romantiche di vivere con e sposare Wayne, visto che lei credeva veramente di essere innamorata. Quando abbiamo parlato di questo ed era chiaro che non avrebbero potuto essere solo loro due, ha iniziato ad avere i piedi freddi. Era arrabbiata per l’idea che avrebbe dovuto far parte della Famiglia tanto da avere un rapporto sessuale insieme, e credo che questa realizzazione abbia reso il tutto molto meno romantico ed emozionante.
Alla fine, Rachel ha abbandonato l’intenzione di trasferirsi in America, e madre e figlia oggi raramente parlano di quella storia.
Sono certa che se avesse sposato Wayne, sarebbe stata costretta ad aderire al gruppo non appena i suoi piedi avessero toccato la pista [americana]’, dice Wells. ‘Poi l’avrei perduta, forse per sempre. Mi spaventa pensare a quello che il suo futuro avrebbe potuto essere. Il tutto ha comunque lasciato una cicatrice ma so che  è qualcosa che ci deve far  essere vigili su quanto potrebbe accadere di nuovo, in qualsiasi momento.’

Fonte originale: http://www.rickross.com/reference/family/family78.html

 

Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

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