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La Gazzetta del Mezzogiorno del 15/10/2017 sulle scritte sessiste a Noci
Tavola rotonda sulla violenza sulle donne e violenza assistita in ambito domestico
Violenza sulle donne, Ercolani: “Superiamo il narcisismo di genere”
NOCI (Bari) – La violenza di genere, un fenomeno da sconfiggere solo con il superamento dei pregiudizi e lo sviluppo della cultura. Non è difficile sconfiggere alcuni stereotipi e preconcetti radicati nella mentalità della società che ci circonda, ma per cominciare non è mai tardi ed in questo la Puglia è già un bel passo avanti. Si tratta di quanto emerso lo scorso giovedì 15 settembre durante la tavola rotonda sul tema “Essere Donne. Tra violenze, pregiudizi e diritti negati”organizzata dal Comune di Noci. L’incontro, svoltosi nel chiostro delle clarisse di Noci, ha rappresentato l’occasione per presentare l’ultima fatica letteraria del professore Paolo Ercolani, filosofo, scrittore e docente dell’Università di Urbino Carlo Bo.
Dopo gli onori di casa del primo cittadino ed il conseguente annuncio della data di inaugurazione del centro antiviolenza, è toccato alla giornalista Alessandra Neglia moderare i lavori della tavola rotonda ed accendere un lungo ed interessante dibattito sul tema della violenza di genere. La prima a prendere la parola, la dott. Angela Lacitignola, Coordinatrice centro antiviolenza “Andromeda” – Ambito territoriale di Putignano (di cui fa parte anche Noci, comune che accoglierà il centro in via vico Silvio Pellico – foto a lato): “E’ importante definire la violenza di genere perchè oggi, dopo secoli di silenzio, il fenomeno viene studiato ed ha un nome: la violenza sulle donne quando viene esercita, viene esercita nei confronti delle donne in quanto tali”. “La Puglia oggi è l’unica regione che si muove all’interno di una cornice normativa degna del suo nome e che in confronto a tutta l’Italia prevede un piano operativo di intervento ed uno stanziamento economico. Coerentemente con quanto dicono l’Europa e la sanità infatti, oggi con la legge regionale 29 del 2014, la Regione Puglia definisce la violenza di genere una violazione dei diritti umani e dà così sostegno concreto alle vittime.” “In riferimento ai Centri antiviolenza” ha continuati, “questi vengono concepiti perchè necessari e superano quei pregiudizi relativi ai movimenti femministi degli anni ’80. La violenza di genere influisce su molti aspetti: incide sul sfera sociale di una donna e sui normali rapporti di ogni giorno. Uno degli aspetti negativi che tutt’ora riscontriamo nello studio di questo fenomeno è che non abbiamo dati. Uscire dalla violenza non è una cosa semplice: purtroppo la nostra normalità educativa ci impone stereotipi che vanno necessariamente estirpati. Per eliminare il fenomeno dobbiamo riconoscerlo; per riuscire a combattere la violenza di genere non dobbiamo far passare per “normale” ciò che non lo è. Dobbiamo soprattutto imparare a vivere relazioni libere e paritarie”.
Durante il corso dei lavori, parola anche alla dott.Lorita Tinelli in quanto psicologa ed assessore alle politiche sociali del Comune di Noci: “Subire una violenza di genere significa vivere una serie di sentimenti e disagio di tipo psicologico non indifferenti: senso di colpa, vergogna, etc. E a questi sentimenti il più delle volte si aggiunge anche il pregiudizio sociale che fa sentire inadeguati. Affrontare la violenza significa cambiare la cultura. Da assessore mi auguro che con l’apertura del centro antiviolenza a Noci si possa dare inizio ad un percorso di formazione che parta dalle scuole”.
Dopo la dott. Rossella Traversa, referente centro di documentazione e cultura delle donne e docente presso l’Università degli studi di Bari Aldo Moro, la parola all’ospite d’eccezione della serata, il filosofo, docente e scrittore dell’Università Carlo Bo di Urbino Paolo Ercolani. Nella sua ultima fatica letteraria intitolata “Contro le donne”, presentata nel corso della serata, Ercolani ha cercato di ripercorrere le origini dei pregiudizi nei confronti del “sesso debole”. Un viaggio compiuto in compagni di scrittori e filosofi di tutti i tempi che mai avremmo pensato potessero giungere ad influenzare la mentalità delle generazioni che si sono succedute ma che, con le loro opere, hanno contribuito alla crescita di questo fenomeno. Il dott. Paolo Ercolani tuttavia, nel testo, oltre a fare alcuni esempi riporta anche delle riflessioni e delle proposte di soluzione del problema della violenza di genere: “Viviamo in un paese in cui abbiamo dovuto aspettare che il voto delle donne fosse valido solo dopo la seconda guerra mondiale” ha esordito; “Un paese che ha riconosciuto sanzioni sulle violenze di genere solo nel 1996. Ma nel mio libro ho voluto spiegare perchè la violenza di genere esiste: si tratta di un fenomeno che in realtà è esistito da sempre, o che per lo meno grandi filosofi e oratori hanno inculcato in qualche modo scrivendo e pubblicando il loro pensiero. Pensiamo ad Ippocrate, padre greco della medicina, che raccontando le malattie delle vergini spiegò il fenomeno dell’isteria femminile dovuto alla mancata pratica sessuale, o a Ovidio, che nell’Ars Amatoria, dando consigli agli uomini su come conquistare una donna, affermava che la donna ama essere violentata. E ancora, nel corso dei secoli, possiamo leggere in Bacone cosa la donna è tenuta a fare e ad essere (madre, amante e badante) e non per ultimi il rivoluzionario Rousseau, che sosteneva che il potere politico fosse del popolo….maschile, o il filosofo Nietzsche che così scrisse: Vai dalle donne? Non dimenticare la frusta!”. “Tanti fra religione, filosofi e scrittori hanno contribuito a tramandare i pregiudizi ma io ritengo che, fra i metodi che dobbiamo applicare per superare tutto ciò, ci deve essere il superamento del narcisismo di genere. Siamo esseri umani e persone prima di tutto: solo così possiamo renderci conto di quanto sia stupido avere differenze. A scuola dovremmo proporre l’educazione sessuale ma anche sentimentale”.
Fonte: http://www.noci24.it/cultura/libri/14148-violenza-di-genere-ercolani-superiamo-il-narcisismo-di-genere
Tavola Rotonda: Essere Donna, tra violenze, pregiudizi e diritti negati
Dott. Domenico Nisi, Sindaco di Noci
Intervengono:
Dott.ssa Angela Lacitignola, Coordinatrice centro antiviolenza “Andromeda” – Ambito territoriale di Putignano
“Una panoramica sulla situazione della violenza e della discriminazione di genere in Puglia”
Dott.ssa Lorita Tinelli, Assessore alla Socialità, Inclusione e Solidarietà e Psicologa
“Riflessioni cliniche sulla violenza di genere”
Dott.ssa Rossella Traversa, dottore di ricerca in Psicologia Culturale, componente dell’Archivio di genere dell’Università di Bari e del direttivo del Centro di Documentazione e Cultura della Donne
“La politica delle donne seduce? Violenza, tra estetica e religione”
Dott. Paolo Ercolani, filosofo e docente dell’Università “Carlo Bo” di Urbino
“Contro le donne. Storia e critica del più antico pregiudizio”
Modera:
Dott.ssa Alessandra Neglia, giornalista
L’evento, organizzato dal Comune di Noci – Assessorato alla Socialità, Inclusione e Solidarietà in collaborazione con il CAV – Centro Anti Violenza “Andromeda”, e con il prezioso contributo del Centro di Documentazione e Cultura delle Donne di Bari e dell’Archivio di Genere dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, ha lo scopo di accendere i riflettori su un tema, quello appunto delle politiche di genere, di estrema attualità. Ancora oggi le donne sono vittime di discriminazioni in ambito lavorativo e subiscono violenze in casa, spesso da parte dei familiari più prossimi. Per questo è importante che le istituzioni siano attivamente impegnate nella sensibilizzazione rispetto ai temi delle pari opportunità e delle questioni di genere.
La tavola rotonda anticipa di qualche giorno l’inaugurazione del CAV – Centro Anti-Violenza “Andromeda” di via Silvio Pellico, servizio dell’Ambito territoriale di Putignano finalizzato a contrastare l’abuso e il maltrattamento su donne e bambini. Il Centro, che sarà gestito dall’Associazione “Sud Est Donne”, organizzerà corsi di formazione per operatori specializzati ma anche attività di sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza, affinché si possa radicare la cultura della solidarietà e della denuncia delle esperienze di violenza. Il centro offrirà servizi di assistenza gratuiti alle vittime di violenza, grazie alla presenza di psicologi e avvocati che le accoglieranno e accompagneranno in percorsi di recupero della dignità personale.
Durante la tavola rotonda, tratteremo questi argomenti complessi, cercando di approfondire la questione delle differenze di genere, delle discriminazioni e delle componenti culturali, psicologiche e sociali che vi incidono grazie alla presenza di alcuni autorevoli ricercatori, che saranno ospiti del Comune di Noci.
– NOTE SUI RELATORI –
LORITA TINELLI, psicologa ad indirizzo clinico e di comunità, specializzata in criminologia e in grafologia peritale. Dal 1999 iscritta all’albo dei consulenti tecnici del Tribunale di Bari, svolge consulenze presso diversi Tribunali d’Italia in qualità di CTU o CTP. Collabora da anni con il Corso di Alta Formazione Ricorrente in Criminologia Generale Applicata e Penitenziaria dell’Università di Bari, in qualità di docente, con un modulo relativo alla criminalità dei gruppi settari. Fondatrice del CeSAP – Centro Studi Abusi Psicologici, insieme ad altri studiosi si è interessata a tutti gli aspetti della violenza psicologica, in particolare a quelli esercitati dai sistemi totalitari. Nel 2011 è stata invitata, in fase interlocutoria, presso la Commissione di Giustizia del Senato, per offrire un contributo scientifico al disegno di legge sulla “manipolazione mentale”, a tutela delle vittime di tale violenza. È socio fondatore nonché membro della redazione dell’Osservatorio di Psicologia nei Media, ed è anche socio Onorario di diverse altre realtà associative che si occupano di giustizia e di legalità, come La PEC (Laboratorio di esame e contro esame permanente) ed ETTAsos (Esperienza Trasparenza Tutela Aiuto). Autrice di diversi articoli e pubblicazioni, tra cui “Tecniche di persuasione tra i Testimoni di Geova” (Città del Vaticano 1998) e coautrice del più recente libro “PAS: Alienazione Parentale Sindrome o Processo?” (c1vedizioni.com
, Collana Scientia ed Causa, 2016). Dal 2011 è una International Affiliate of the American Psychological Association (APA).
ANGELA LACITIGNOLA, sociologa, mediatrice familiare ed esperta in contrasto alla violenza di genere e sui minori, si occupa di disagi dell’infanzia dal 1995, collaborando con la rete delle famiglie affidatarie del Villaggio del Fanciullo di Martina Franca. Laureata in Sociologia a Urbino, si occupa dal 2005 di conflitti familiari. Dal 2010 si occupa di violenza di genere, causa di disagio e trauma nei bambini e motivo dominante di separazioni di coppia e di alta conflittualità. È presidente dell’Associazione “Sud Est Donne” dal 2013 e coordina il centro antiviolenza “Rompiamo il Silenzio” di Martina Franca, convenzionato con gli Ambiti territoriali di Ginosa e Massafra. Coordina il cav Li.A di Gioia del Colle e di Grumo Appula (gestito dalla cooperativa Comunità San Francesco e dall’Aps Sud Est Donne). Ora anche coordinatrice del cav “Andromeda” di Noci, che presta le proprie attività per le donne dell’Ambito di Putignano.
ROSSELLA TRAVERSA, dottore di ricerca in Psicologia Culturale dal 2012, si è occupata di questioni inerenti agli intrecci fra corporeità e potere trascorrendo nove mesi negli Stati Uniti – tra il 2010 e il 2011 – come visiting scholar presso la Clark University. Ha in attivo circa una decina di pubblicazioni scientifiche in materia di psicologia discorsiva in cui si è focalizzata sulla nozione di soggettività attraverso le pratiche incarnate della fede religiosa, dell’attivismo femminista online e di questioni bioetiche come l’aborto. Dal 2014 è membro del direttivo del Centro Documentazione e Cultura delle Donne di Bari e attivista nell’Archivio di Genere dell’Università di Bari “Aldo Moro”. Da oltre un anno scrive di spettacolo (principalmente teatro, danza, arte contemporanea) dopo aver conseguito un master in Critica Giornalistica dello Spettacolo (Teatro, Cinema, Musica e Televisione) presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma. In seguito, ha scritto sulla testata online Recensito, sul magazine Il Corriere dello Spettacolo e sul sito di informazione culturale ArtsLife.
PAOLO ERCOLANI, è filosofo, scrittore e saggista. Docente dell’Università di Urbino “Carlo Bo”, ha scritto libri e articoli scientifici. Iscritto all’Ordine dei giornalisti, è autore di numerosi articoli per varie testate, tra cui «La Lettura» del «Corriere della Sera», «il Manifesto» e «MicroMega». Cura il blog del «il Manifesto» “L’urto del pensiero” e collabora con il canale filosofia di Rai Educational. È fondatore e membro del comitato scientifico dell’Osservatorio filosofico (www.filosofiainmovimento.i
). Tra i suoi ultimi libri: Qualcuno era italiano. Dal disastro politico all’utopia della rete (2013) e Manifesto per la Sinistra e l’umanesimo sociale (con S. Oggionni, 2015), Contro le donne. Storia e critica del più antico pregiudizio (Marsilio, 2016).
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Si ringraziano per la collaborazione “INpugliatour”, Tour Operator di Cisternino (Br) e la Libreria Hay Bookshop di Noci (Ba).
CORSO DI FORMAZIONE CENTRO ANTIVIOLENZA “ANDROMEDA”. NOTA INFORMATIVA DELL’ASSESSORE LORITA TINELLI
Gentilissimi concittadini e non,
ricevo diverse richieste di informazioni circa il corso attivato dal Centro Antiviolenza “Andromeda” di prossima apertura a Noci, la cui gestione è stata appaltata dall’ATI formata da Cooperativa sociale “Comunità San Francesco” e Associazione di promozione sociale “Sud Est Donne”.
Esso è un corso attivato in seno al progetto più generale del CAV ed è rivolto a figure professionali – assistenti sociali, psicologi, operatori e operatrici dei servizi a gestione privata – che, direttamente o indirettamente, operano nell’ambito della prevenzione e del contrasto alla violenza su donne e minori. Il percorso formativo ha l’obiettivo di integrare i servizi al fine di costruire prassi operative univoche all’interno della rete “antiviolenza”.
La prima tappa del percorso è stata realizzata il 28 giugno presso la Biblioteca comunale di Putignano.
Il corso continuerà a Noci, presso la sede del Centro Antiviolenza, in Vico Silvio Pellico nelle date indicative del 13 e 20 settembre; 4 e 28 ottobre, 15 novembre, dalle 9.30 alle 13.30. Si concluderà con una tavola rotonda il 29 novembre, dalle 16.30 alle 19.30 alla presenza della Garante regionale dei diritti dei minori, Rosy Paparella, la funzionaria dell’assessorato al welfare della Regione Puglia, Giulia Sannolla e la referente del progetto GIADA, Maria Grazia Foschino.
A fine percorso è previsto un attestato di partecipazione per chi è stato presente almeno per il 70% delle ore dell’intero corso. Per iscriversi bisogna contattare la Dr.ssa Ira Panduku al n. 349 4978561.
Sono certa che questo percorso rappresenti un importante tassello per la nostra comunità, che tra poco potrà avvalersi della presenza non solo di un centro antiviolenza, ma di una vera e propria rete di prevenzione e tutela delle vittime di violenza. Spero altresì che tale presenza faccia sviluppare una presa di coscienza collettiva, affinché tutti si sentano allertati nel riconoscere e denunciare i segnali di violenza.
L’Assessore alla Socialità
Dott.ssa Lorita Tinelli
Fonte: https://www.facebook.com/comunenociba/photos/a.993693154019519.1073741827.114549451933898/1064925470229620/?type=3&theater
La violenza nei media
Uno studio degli Psicologi Americani ha evidenziato che la violenza in TV e in diversi Video Game possono procurare effetti dannosi sui minori.
Dalle prime ricerche che l’APA, l’Associazione degli Psicologi Americani, rende note nel novembre scorso, si evidenziano effetti di destabilizzazione e una potenziale aggressività identiche sia per coloro che sono sottoposti ad immagini violente in TV sia per coloro che usano giocare a videogiochi violenti.
Fin dagli albori della televisione i genitori, gli insegnanti, i legislatori e i professionisti della salute mentale hanno voluto capire l’impatto dei programmi televisivi in particolare sui bambini.
Particolarmente interessante è stata la rappresentazione della violenza, soprattutto in considerazione del lavoro dello psicologo Albert Bandura, nel 1970, sull’apprendimento sociale e sula tendenza dei bambini a imitare ciò che vedono.
Nel 1969 fu costituito in America un comitato scientifico per la valutazione dell’impatto che la televisione avesse sul comportamento sociale, soprattutto ci si chiedeva quanto incidesse la violenza cui si assisteva, sugli atteggiamenti, valori e comportamenti degli spettatori.
La relazione finale e una relazione di follow-up del 1982 del National Institute of Mental Health hanno identificato questi importanti effetti sui bambini:
1) possono diventare meno sensibili al dolore e alla sofferenza degli altri
2) possono essere più timorosi del mondo che li circonda
3) possono essere più propensi a comportarsi in modi aggressivi o pericolosi verso gli altri
Una ricerca di psicologi, tra cui L. Rowell Huesmann, Leonard Eron e altri, a partire dal 1980 ha evidenziato che i bambini che hanno assistito per molte ore a scene di violenza in televisione quando erano nella scuola elementare, tendevano a mostrare livelli più elevati di comportamento aggressivo quando diventavano adolescenti. Osservando questi partecipanti in età adulta, Huesmann e Eron hanno scoperto che quelli che avevano guardato un sacco di violenza in TV quando avevano 8 anni avevano più probabilità di essere arrestati e processati per atti criminali da adulti.
Tuttavia, in seguito la ricerca degli psicologi Douglas Gentile e Brad Bushman ed gli altri ha evidenziato che l’esposizione alla violenza nei media è solo uno dei numerosi fattori che possono contribuire al comportamento aggressivo.
Altre ricerche hanno trovato che l’esposizione alla violenza nei media può desensibilizzare le persone alla violenza nel mondo reale e, alcune persone, considerano addirittua piacevole la violenza nei media, che finisce per non comportare più l’eccitazione ansiosa che ci si aspetterebbe di vedere dinnanzi a questo tipo di immagini.
L’avvento dei videogiochi, d’altronde, ha sollevato nuove questioni circa l’impatto potenziale di violenza dei media, visto che il giocatore di videogiochi è un partecipante attivo piuttosto che un semplice spettatore.
Il sette per cento degli adolescenti americani di età 12-17 usa abitualmente i video giochi su un computer, su console come il Wii , Playstation e Xbox , o su dispositivi portatili come Gameboy , smartphone e tablet .
Molti dei videogiochi più popolari, come “Call of Duty ” e ” Grand Theft Auto” sono violenti, tuttavia, visto che la tecnologia dei videogiochi è relativamente nuova, ci sono meno studi empirici sulla correlazione della violenza dei videogiochi rispetto ad altre forme di violenza nei media. Eppure diverse recensioni hanno riportato effetti negativi dell’esposizione alla violenza nei videogiochi.
Nel 2010 una ricerca dello psicologo Craig A. Anderson e altri, ha concluso che “l’evidenza suggerisce fortemente che l’esposizione a videogiochi violenti è un fattore di rischio causale per un maggiore comportamento aggressivo”. Anderson in precedenti ricerche ha mostrato che i videogiochi violenti possono aumentare i pensieri di una persona aggressiva , i sentimenti e comportamenti, sia in ambienti di laboratorio che nella vita quotidiana.
Altri ricercatori , tra cui lo psicologo Christopher J. Ferguson , hanno contestato la posizione che la violenza dei videogiochi danneggia i bambini . Nonostante i suoi studi del 2009 abbiano riportato risultati simili a Anderson, Ferguson sostiene che i risultati di laboratorio non sono traducibili nel mondo reale in effetti significativi. Egli sostiene inoltre che gran parte della ricerca sulla violenza dei videogiochi non è riuscita a controllare altre variabili quali la salute mentale e della vita familiare , che possono aver influenzato i risultati. Il suo lavoro ha scoperto che i bambini che sono già a rischio possono essere più propensi a scegliere videogiochi violenti per divertirsi. Secondo Ferguson questi altri fattori di rischio, a differenza dei giochi, causano un comportamento aggressivo e violento.
L’American Psychological Association ha avviato un’analisi nel 2013 della ricerca peer-reviewed sull’impatto della violenza nei media e sta riesaminando le sue dichiarazioni programmatiche sull’argomento . Entrambi dovrebbe essere completati nel 2014.(1)
Che il tema in America sia molto sentito è dimostrato dal fatto che nel 2013 lo stesso Barack Obama, durante una conferenza in ricordo della strage di Newton, abbia annunciato di aver destinato un “fondo per la ricerca degli effetti dei videogiochi violenti sulle giovani menti“. “Il nostro primo compito come società è tenere al sicuro i nostri figli.” ha affermato Obama.
In Italia diversi organismi di ricerca, pubblici e privati hanno dedicato attenzione alla tematica. Un’indagine del 2011 dell’Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO) condotta su 1.414 studenti della Capitale dai 10 ai 19 anni ha evidenziato che l 75% degli adolescenti italiani gioca ai videogiochi on line e nel 40% dei casi lo fa da solo contro il computer, oppure contro persone conosciute in rete (l’11%). Interrogandosi su quanto i videogiochi possano influenzare gli aspetti cognitivi ed emotivi dei minori l’IdO ha evidenziato che essi da una parte offrono la possibilità di mettere in connessione persone in tutto il mondo, e misurarsi con il concetto di sfida e superamento degli ostacoli, ma dall’altra rischiano di diventare una modalità per isolarsi dalla relazione (2).
Sempre secondo l’IdO i giovani appaiono consapevoli di questi rischi e sanno anche che non tutti i giochi sono positivi per la loro crescita. Di fatto sette studenti su dieci considerano i contenuti dei videogiochi non adatti alla loro età. Dalla ricerca quindi emerge che i giovani fruitori dei videogiochi sono informati e responsabilizzati e sanno esprimere un giudizio serio sul tema.
Nel frattempo il 7 maggio di quest’anno scienziati, pediatri, clinici e sostenitori della lotta alla violenza si sono riuniti a a Vancouver (Canada), per il meeting annuale Pas-Pediatric Academic Societies, al fine di approfondire l’argomento. Secondo tali studiosi ‘violenza chiama violenza, anche quando all’aggressività si assiste attraverso lo schermo in un cinema, della tv o di un videogioco” (3).
Certo l’argomento presenta ancora tanti punti da approfondire e tanti interrogativi cui rispondere. Mi piace concludere l’articolo con il quesito che si pone di George Carlin (4): “Si fa un gran parlare della violenza in televisione che genera a sua volta violenza nelle strade. Beh!, i programmi comici si sprecano in TV: il che provoca forse un aumento della comicità per le strade?”
Note:
- (1) http://www.apa.org/research/action/protect.aspx
- (2) http://www.genitoridemocratici.it/minori-videogiochi-75-usa-quelli-line-e-gioca-solo/
- (3) http://www.adnkronos.com/IGN/Daily_Life/Benessere/Pediatria-immagini-violente-aumentano-aggressivita-legame-provato_321512409114.html
- (4) comico, attore e sceneggiatore statunitense.
I reclusi di Monflanquin : “Questo è l’inizio di una nuova vita”
INTERVISTA: “Noi non eravamo armati” è il titolo del libro di Christine Védrines. Lei e suo marito ieri l’hanno presentato alla cittadella dei Libri di Blaye.
Christine e Charles-Henri de Védrines hanno vissuto quasi dieci anni sotto il controllo di Thierry Tilly, manipolati, rovinati e abusati, tagliati fuori dal mondo. Noi Incontriamo i due reclusi di Monflanquin, che sono stati presenti in questa edizione della Cittadella dei Libri, che si è conclusa ieri.
“South West”. Questo libro segna la fine di una vecchia vita e l’inizio di una nuova?
Christine e Charles Henri de Vedrines. In primo luogo abbiamo voluto lasciare una traccia scritta di ciò che abbiamo vissuto, per non far sì che ci fossero segreti inespressi nella famiglia che si va costruendo, se un giorno dovessimo avere dei nipoti.
Questo è sicuramente l’inizio di una nuova vita. Il signor Tilly è stato condannato ( 1 ), noi siamo stati riconosciuti come vittime, e questo è il risultato di molti mesi di lotta.
Oggi siete giunti a comprendere come si potrebbe lasciare la “nave ” in questo caso o è ancora un mistero?
Abbiamo lavorato molto su noi stessi con degli specialisti, e in questo libro cerchiamo di spiegare con precisione come sia possibile costruire una tale ragnatela. Siamo molto orgogliosi di dire che ora sappiamo come si potrebbe, ma arriviamo a capire meglio quello che è successo a noi grazie agli esperti che ci hanno un po’ illuminato.
Attraverso questo libro e l’aiuto dei media le altre persone che hanno sperimentato le stesse cose ci hanno contattato e ci siamo resi conto che c’erano non poche persone che hanno sperimentato cose simili.
Anche nella nostra attività professionale (2), ci capita di avere confidenze di pazienti che ci raccontano quello che io ho vissuto.
La vita è stata giusta per voi?
La vita è giusta, sì. Con la consapevolezza che Thierry Tilly ha lasciato alcuni petardi che non sono ancora esplosi e abbiamo ancora diversi procedimenti aperti. Si deve quindi ancora combattere.
Secondo voi, molte persone vengono manipolate come voi?
Gli esperti sembrano pensare che l’80% della popolazione possa essere manipolata in un momento della sua vita, perché tutti noi possiamo sperimentare ad un certo punto fragilità emotive.
Eravate in un momento di debolezza quando è venuto questo nella vostra vita?
Abbiamo inevitabilmente avuto un momento di debolezza, altrimenti non ci sarebbe capitato questo. A quel tempo avevamo perso due importanti membri della famiglia. Per 3 anni Tilly è venuto a trovarci con mia sorella e mio fratello, ha imparato a conoscere la famiglia e assemblare un intero sistema.
Quando ci siamo incontrati, lui già sapeva tutto di noi e noi nulla di lui. Arrivò approvato da mia sorella, mio fratello, un avvocato parigino Avenue Montaigne e anche da mia madre . Da lì non ho ascoltato mia moglie, che è rimasta critica nei suoi confronti. Inoltre, questo è il motivo per cui è stato demonizzato e ha sofferto chi ha sofferto in Inghilterra.
A livello familiare il caso ha lasciato il segno, ha portato a separazioni?
Christine. La cosa importante è che noi siamo insieme e che abbiamo salvato i nostri tre figli. Questo libro tratta di noi cinque. Un capitolo è stato scritto dai nostri tre figli e da Charles-Henri. Noi condividiamo ancora molto con Philippe de Vedrines (fratello maggiore di Charles-Henri), e con tutti i nostri nipoti rimasti fuori.
Charles- Henri. La distanza è rimasta con mia sorella e mio fratello Guylène, nonostante i diversi tentativi di nostra apertura.
Secondo voi Thierry Tilly vi ha preso di mira?
Credo di sì. Durante le sue conversazioni con mia sorella per 3 anni, si è reso conto che avevamo ricchezze economiche e qualche piccolo “problema” in famiglia. La sua forza è stata quella e ha usato i nostri valori per depredarci e distruggerci. Cercava persone da spennare.
Il sistema giudiziario ha funzionato bene per voi?
Ci sono state molte domande senza risposta. Le Istituzioni non hanno sempre funzionato bene. Nel 2002 la Corte di Agen era stata avvertito dal presidente della ADFI, ma non ha capito nulla. Quando abbiamo ottenuto risultati, Tilly è stato considerato come noto truffatore. Per contro, il SRPJ di Toulouse ha fatto un lavoro enorme. E’ stato subito percepito come persona appartenente ad una setta, quindi si trattava di una truffa. Visto che i meccanismi utilizzati erano gli stessi.
Perché scrivere un libro?
Umilmente speriamo che aiuterà le persone che sono manipolate e anche le famiglie che si trovano in questa situazione, ai quali viene chiesto di non mollare mai.
Oggi la vita è bella?
E’ bella, perché noi siamo tutti e cinque insieme. Ma abbiamo cicatrici, un senso di fallimento, un senso di violenza su noi stessi e sulla famiglia. E la paura del futuro. Siamo rovinati, non abbiamo né mobili né oggetti di ricordo. Dire che la vita è buona al 95 %.
( 1) Thierry Tilly è stato condannato nei primi di giugno a 10 anni di prigione.
( 2) Dopo un periodo presso la PMI come medico, Charles Henri Védrines è tornato a lavorare come ostetrico -ginecologo a Saint -Aubin de Médoc .
Fonte: CABINET DANIEL PICOTIN
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Traduzione di Lorita Tinelli
Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.
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Giornate di informazione e sensibilizzazione sulla violenza
Il 29 e il 31 gennaio 2013 è stato realizzato un progetto di informazione e sensibilizzazione sulla violenza presso i Licei delle Scienze Sociali e Scientifico di Noci.