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Che ruolo giocano la Religione e la Spiritualità sulla salute mentale?

Pubblicato il 24 Settembre 2013 da Lorita Tinelli
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Cinque domande per la psicologia della religione e della spiritualità all’esperto Kenneth I. Pargament , PhD.
NOTA: Tale articolo in lingua originale è tratto dal sito dell’APA  

Dr. Pargament

Quasi l’80 per cento degli americani dichiara di praticare uno specifico tipo di religione, mentre circa il 20 per cento, le persone per lo più giovani, sostengono di non farlo, secondo uno studio del Pew Research Center del 2012. Nonostante ci sia chi si definisce religioso, chi spirituale, chi nessuno dei due, la cultura americana viene influenzata in maniera enfaticcata dalla religione nei giorni vicini alle osservanze religiosi della Pasqua e della Pasqua ebraica.

Il Dottor Kenneth I. Pargament  è uno dei maggiori esperti in psicologia della religione e della spiritualità. Conosciuto per il suo lavoro scientifico e per le sue analisi scientifiche sul ruolo della religione nella salute mentale, ha lavorato come redattore capo del “Manuale di Psicologia della Religione e della Spiritualità dell’APA“, pubblicato nel gennaio del 2013. Egli ha scritto due libri: “La psicologia della religione e la capacità di risolvere i problemi: Teoria, ricerca, pratica ” (1997) e “Psicoterapia Spiritualmente integrata: comprendere e affrontare il Sacro” (2007 ). Egli  è uno psicologo clinico ed è professore di psicologia alla Bowling Green State University, nonchè insigne ricercatore all’Istituto di Spiritualità e Salute presso il Texas Medical Center.

L’APA ha recentemente chiesto a Pargament i seguenti interrogativi circa la psicologia della religione e della spiritualità.
APA: Lei è conosciuto per la ricerca sui legami tra religione e risposte efficaci. Cosa sta venendo fuori dai suoi  studi sul rapporto tra religione e benessere psicologico e lo stress? Qual è la differenza tra positivo e negativo nel fronteggiamento religioso dei problemi e circa i suoi risultati sui potenziali pazienti ?

Pargament: Il vecchio detto che non ci sono atei in trincea non è proprio vero. Prima, durante e dopo il combattimento possiamo trovare atei che costantemente tengono al loro orientamento. E’ vero  però, che le persone spesso si rivolgono alla loro fede come fonte di conforto e di sostegno nei loro momenti più stressanti. In effetti, alcuni gruppi, come gli anziani e le minoranze, possono essere più propensi a vivere la propria fede per ricevere un aiuto piuttosto che chiederlo alla famiglia, agli amici e al sistema sanitario.

 

 

Studi empirici su molti gruppi che si occupano di importanti fattori di stress della vita, come disastri naturali, malattie, perdita di persone care,  divorzio e  gravi malattia mentali mostrano che la religione e la spiritualità sono generalmente utili per le persone, soprattutto per quelle con minori risorse,  per far fronte i problemi più disparati. Tuttavia, ci sono molte forme di coping religioso, e alcune sono più utili di altre. Le persone possono attingere alle molte risorse spirituali e religiose che sono risultati più efficaci in tempi di crisi. Questi metodi di coping religioso positivi includono il supporto spirituale di Dio o di un potere superiore, rituali per facilitare le transizioni della vita spirituale, il perdono, il sostegno di un istituto religioso o del clero e la ricontestualizzazione di una situazione stressante in un sistema più grande  con un significato più benevolo.

 

 

D’altra parte, alcune forme di coping religioso e spirituale  possono essere più problematiche. Gli eventi della vita possono creare ansia e distruggere le persone spiritualmente e psicologicamente, socialmente e fisicamente. Le persone possono lottare spiritualmente con la loro comprensione di Dio, contro conflitti interiori o contro altre persone. Un numero crescente di ricerche ha collegato queste lotte spirituali a più alti livelli di stress psicologico, di declino della salute fisica e di un ancora maggiore rischio di mortalità. Quindi, è importante per gli psicologi e per altri operatori sanitari  essere a conoscenza della doppia natura della religione e della spiritualità, che possono essere risorse vitali per la salute e il benessere dell’individuo, ma possono anche essere fonte di disagio.

 


APA: Come fanno gli psicologi ad usare la religione e la spiritualità nella pratica clinica oggi? Tra i vari approcci, quali sono più efficaci e perché?

Pargament: Per molti anni, gli psicologi hanno tenuto lontano la religione e la spiritualità nella pratica clinica. Questo è stato forse perché c’era qualche storia di antipatia religiosa tra i primi leader della psicologia  come Sigmund Freud e BF Skinner, o forse perché gli psicologi generalmente mancano di formazione in questo settore. Eppure ci sono diversi buoni motivi scientificamente fondati  per seguire la pratica religiosa e spirituale. Per molte persone  la religione e la spiritualità sono le risorse chiave che possono facilitare la loro crescita. Per gli altri, la religione e la spiritualità possono essere fonti di problemi che devono essere affrontati nel raggiungimento della loro salute e benessere. Le indagini mostrano che le persone vorrebbero essere in grado di parlare di questioni di fede nel trattamento psicologico. Gli psicologi sono eticamente obbligati a essere rispettosi e attenti alla diversità culturale dei loro clienti, e la religione e la spiritualità contribuiscono alla nostra identità personale e sociale. Infine, la ricerca emergente sta dimostrando che spiritualmente approcci integrati per il trattamento sono efficaci come altri trattamenti. C’è, insomma, una buona ragione scientificamente fondata per essere più sensibili alla religione e alla spiritualità nella pratica clinica.

Gli psicologi stanno sviluppando e valutando una varietà di approcci che integrano l’aspetto spirituale nel trattamento, tra cui: i programmi di cancellazione per aiutare le persone divorziate a venire a patti con l’amarezza e la rabbia; i programmi per aiutare le vittime di abusi sessuali in accordo con le loro lotte spirituali; i trattamenti per le donne con disturbi alimentari che attingono alle loro risorse spirituali  e i  programmi che aiutano i tossicodipendenti a riconnettersi al proprio sé superiore. Questi programmi sono ancora nelle loro prime fasi di sviluppo, ma i risultati preliminari sono promettenti. Io incoraggio quegli psicologi che non hanno familiarità con il lavoro in questo settore  a “mettere i piedi in acqua” semplicemente ponendo ai loro clienti un paio di domande sulla loro religione e sulla spiritualità. La maggior parte dei clienti è felice di parlare di questi temi. Comunicando il proprio interesse per la religione e la spiritualità, gli psicologi aprono la porta a quella che potrebbe diventare una più ricca e più profonda conversazione.

 

 

APA: Qual è la differenza tra la spiritualità e la presenza mentale o la meditazione? La gratitudine e il perdono in un contesto religioso o spirituale sono diverse dalle stesse virtù in un contesto laico?

Pargament: La psicologia ha cominciato a comprendere ed esplorare una serie di nuovi interessanti argomenti – la meditazione, il  perdono, l’accettazione, la gratitudine, la speranza e l’amore. Ciascuno di questi fenomeni ha radici profonde nelle tradizioni e filosofie religiose orientali e occidentali. I ricercatori e i professionisti sono stati attenti a trattare questi processi come esclusivamente di natura laica . “Non c’è bisogno di essere religiosi per meditare” è diventato un mantra in letteratura. La ricerca su questi aspetti della vita ha cominciato a dare importanza vitale alle intuizioni psicologiche e sociali, con implicazioni potenti per il cambiamento e la crescita umana. Eppure qualcosa può essere perso quando questi costrutti sono scollegati dal loro contesto più ampio.

In tale ottica, alcune ricerche hanno dimostrato che la meditazione basate sui mantra spirituali è più efficace nel ridurre il dolore fisico della meditazione laica. Allo stesso modo, altri studi hanno dimostrato che le forme spirituali di sostegno a prendere decisioni e ad affrontare la vita alimentano la salute e il benessere al di là degli effetti del sostegno laico, che significa -fare e risolvere. Sembra che la religione e la spiritualità non possano essere completamente ridotti o spiegati da altri processi psicologici e sociali. L’appartenenza ad una congregazione religiosa non è equivalente alla appartenenza alle Kiwanis e al Rotary Club. Cosa rende la religione e la spiritualità speciali? A differenza di qualsiasi altra dimensione della vita, la religione e la spiritualità hanno un focus esclusivo sul dominio del sacro – la trascendenza, la verità ultima, la finitezza e il collegamento col profondo. Qualsiasi psicologia che non si affaccia su queste parti della vita rimane incompleta.
APA: Quali sono alcune delle questioni etiche che potrebbero affrontare gli psicologi che incorporano la religione e la spiritualità nelle cure dei loro pazienti?

Pargament: Quando si parla di religione e spiritualità  nessuno è neutrale. Questa regola generale vale per gli atei e gli agnostici , nonché teisti e si applica agli psicologi così come ai loro clienti. Visto che la religione e la spiritualità suscitano sentimenti profondi nelle persone e dato che  parlano dei valori più profondi dei popoli, gli psicologi devono stare attenti ad avvicinarsi a questi processi con la conoscenza, la sensibilità e la cura. Purtroppo la grande maggioranza degli psicologi non ricevono alcuna formazione sulla religione e sulla spiritualità durante la loro laurea e la formazione post-laurea. Questo stato di cose deve cambiare. La cura competente si fonda sulla conoscenza di base circa la diversità religiosa e spirituale, la comprensione di come la religione e la spiritualità si intrecciano in un comportamento umano adattivo e disadattivo  e sulle abilità nel valutare e affrontare le questioni religiose e spirituali che sorgono nel trattamento.

Una cura competente cresce anche fuori della consapevolezza di sé. Sia che gli psicologi non  sono personalmente religiosi e spirituali sia che condividono un orientamento religioso e spirituale con il cliente, essi devono essere consapevoli di come il loro orientamento potrebbe consapevolmente o inconsapevolmente influenzare il cliente. Essi devono inoltre adottare misure per proteggere il processo decisionale di libertà e l’autonomia dei clienti. Nella discussione aperta con i clienti circa i valori in cui credono,  il trattamento può essere uno dei modi più importanti per garantire la pratica etica. E’ anche molto utile consultarsi con esperti che rappresentano le diverse tradizioni religiose e spirituali e le diverse tradizioni  professionali. Questo può fornire una prospettiva importante e la saggezza nel trattare con il valore spinoso delle questioni etiche che possono sorgere quando si affronta la religione e la spiritualità nella pratica.
APA: Data la vastità del tema con tanti diversi punti di vista, come avete fatto a modificare un manuale in due volumi sulla psicologia della religione e della spiritualità?

Pargament: I tempi sono cambiati in questo campo. Quando ho iniziato nel 1975, potevo andare in biblioteca una volta al semestre a leggere  le nuove uscite delle riviste. Ora non più. È difficile tenere il passo con l’avanzare della ricerca nel settore. La ricerca sulla religione e sulla spiritualità è la produzione di conoscenza che sta toccando ogni sotto-disciplina della psicologia e di altri campi. Facciamo un esempio delle cose che stiamo imparando: fin dai primi anni  i bambini dimostrano una forte capacità spirituale; i partner  che pregano l’un  per l’altro sono meno propensi a al tradimento; le persone che frequentano le funzioni religiose una volta alla settimana o più vivono mediamente sette anni di più (per gli afro-americani il vantaggio è di 14 anni); la religiosità è stato associata ad intolleranza selettiva di chi si comporta in modo incoerente con le credenze tradizionali.

Quando mi è stato chiesto di lavorare come redattore capo del “Manuale APA di psicologia della religione e della spiritualità” ho dovuto affrontare una grande sfida – come per dare maggiore coerenza a questo corpo in rapido sviluppo del lavoro. A questo fine, il mio co- editor e io abbiamo organizzato il manuale secondo un paradigma integrativo per la psicologia della religione e della spiritualità in modo che riflettesse i molteplici volti della religione e della spiritualità, i tanti scopi cui servono e le loro influenze sul bene e sul male. Nel primo volume ci siamo concentrati sulle basi contestuali, teorica ed empirica del campo. Nel secondo volume  abbiamo evidenziato i recenti progressi nel campo della pratica e il movimento verso una psicologia applicata alla religione e alla spiritualità.

Pargament può essere raggiunto via e-mail o per telefono al numero ( 419 ) 372-8037.

L’American Psychological Association , a Washington ,  è la più grande organizzazione scientifica e professionale, che rappresenta la psicologia negli Stati Uniti ed è la più grande associazione di psicologi. L’APA  include più di 134.000 ricercatori, educatori, medici, consulenti e studenti. Attraverso le sue divisioni e 54 sottocampi di psicologia e affiliazioni con 60 associazioni  territoriali e  canadesi, l’APA opera in anticipo per la creazione, la comunicazione e l’applicazione delle conoscenze psicologiche a beneficio della società e per migliorare la vita delle persone.

 

Fonte: APA

http://www.apa.org/news/press/releases/2013/03/religion-spirituality.aspx

********************

 

Traduzione di Lorita Tinelli (Affiliata Internazionale APA)

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

Gli articoli apparsi su questo blog possono essere riprodotti liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla e  che si specifichi la fonte

 

 

Approfondimenti:

The Psychology of Religion and Coping
Libro in lingua di Pargament Kenneth I.

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