La persuasione coercitiva e i problemi degli ex membri di un culto

Intervista a Margaret Thaler Singer, Ph.D realizzata dal Dr. Klaus Karbe il 21 maggio 1978

 

 

Margaret Singer ha rilasciato questa intervista,  che è stata successivamente  ampliata e trasformata in una sua relazione presentata a Berkeley il 21 maggio 1978.  La relazione poi è stata anche  presentata  alla conferenza tecnica sulle nuove religioni giovanili ad Hannover nel mese di febbraio 1978 (Goettingen 1979), sebbene la  dottoressa Singer non abbia partecipato personalmente  a quella conferenza.  La  Dr.ssa Singer ha usato queste dichiarazioni per sviluppare un articolo che è stato inoltre pubblicato nella rivista di psicologia americana e nella rivista tedesca Psychologie Heute nel mese di agosto 1979.

Margaret Singer afferma:

Ho intervistato circa 300 ex membri facenti parte in primo luogo della Chiesa dell’Unificazione. Avevano tra i 16 ed i 42 anni, e alcuni di essi hanno fatto parte anche di una serie di altri culti.  Le appartenenze  erano a circa nove diverse varietà di culto: culti che si rifacevano al ​​cristianesimo, come la Chiesa dell’Unificazione e ai Bambini di Dio, culti basati sull’Induismo, culti che si avvicinano alle religioni cino-giapponesi, culti relativi al misticismo occulto o alla magia, e culti che si rifacevano agli estremismi della religione musulmana.

Insieme a questi vi erano il culto dei Dischi Volanti  e il culto dello Spazio Eterno, così come alcuni culti psicologici e politici, come quello Symbionese Liberation Army (Esercito di Liberazione Simbionese) (SLA), che aveva rapito Patricia Hearst. Vedete allora che esiste un numero infinito di culti. Probabilmente dovremmo parlare di culti o di culto così come di gruppi.

 

Un culto deve avere un leader auto-proclamato, una sorta di Messia o personaggio messianico che dice di ottenere il suo potere di dominazione da una fonte esterna all’umanità, da una fonte sovrumana, quindi. Oltre a ciò, egli deve essere una persona vivente. Le religioni principali, al contrario, non possiedono un messia autoproclamato vivente.

Il secondo criterio che caratterizza un culto è il grado della sua doppiezza etica o filosofia morale – da una parte c’è un’etica all’interno del gruppo che impone che non si deve mentire, non si deve rubare, all’interno del gruppo si dovrebbe sempre essere onesti, dall’altra vige  l’etica esterna al gruppo che dice che si può applicare un diverso grado dell’etica nel mondo esterno:  si può mentire, rubare, ingannare o comunque ingannare la gente che non appartiene al culto.

In terzo luogo,  tutti i culti sembrano occuparsi esclusivamente di reclutamento di nuovi soci e di ottenere del denaro – a differenza di altri gruppi religiosi, che svolgono il lavoro altruistico per l’umanità.
Molti culti non soddisfano pienamente questi tre criteri.  Nonostante tutto mi riferirò ad alcuni di questi gruppi col termine “culto”.

In generale, tuttavia, queste tre caratteristiche determinano l’esistenza di una setta o di un culto.

Gli stessi culti differiscono tra loro nella loro capacità e nel loro stile artificiosamente inventato  di reclutamento dei membri.

La Chiesa dell’Unificazione, per esempio,  ha ideato un singolare programma di indottrinamento.

 

Tecniche di reclutamento

Il materiale che sto analizzando in questo periodo arriva da un tribunale distrettuale degli Stati Uniti. Non ho avuto alcuna responsabilità legale o giudiziaria in questo procedimento. Le udienze nel processo per la tutela dei beni hanno rivelato che le tecniche di reclutamento dei Moonies sono molto “sofisticate”. Reclutano i loro membri in gruppo e anche con l’aiuto di persone del sesso opposto alla persona da reclutare, vale a dire che due donne possono avvicinare un uomo in strada in modo che possano guardarlo direttamente negli occhi, per attirare la sua attenzione. Poi si comincia con il  “love bombing” e un invito a casa per qualcosa da mangiare. E’ in questo modo che inducono la persona a credere che loro sono membri di un “Progetto per una Comunità Creativa” o di un “Nuovo Programma di Educazione allo Sviluppo” o anche di “Formazione per l’autocoscienza”, che  possono diventare CARP o dei membri HARP.

In altre parole hanno nomi diversi per molti dei loro gruppi, che alla fine sono tutti ramificazioni della Chiesa dell’Unificazione.

In ogni caso, quando i giovani sono invitati a pranzo, pensano che essi stiano familiarizzando con la vita di gruppo. Essi sono invitati in campagna, e se sono d’accordo, saranno guidati in un programma di tre giorni di formazione. Poi verrà chiesto loro di rimanere per una settimana per una ulteriore formazione, poi ancora per un programma di 21 giorni. Se effettivamente i nuovi arrivati restano così a lungo, sono già indottrinati a sufficienza per andare in strada a raccogliere denaro e reclutare nuovi membri. Dopo un mese o poco più di un mese riescono ad andare più lontano – grazie alle tecniche che ricordano le secolari manipolazioni che le persone hanno usato nei confronti di altri in tutta la storia dell’umanità, e che sono state molto perfezionate nel regime comunista cinese e nella Corea del Nord,  al fine di  effettuare cambiamenti comportamentali nelle persone singole o nei gruppi. Si tratta di secolari tecniche standard che non richiedono la presenza di  scienziati in camice bianco.

Il primo passo consiste nell’isolare le persone in modo che siano letteralmente trasportate in un edificio nel quale non hanno accesso ai loro legami sociali precedenti. Qui le persone sono spedite in Boonville, Camp Kay o nel sud della California dove i Moonies hanno un ranch in montagna. A New York e Pennsylvania, per esempio, sono portati a Tarrytown.

 

Il motivo per cui le persone vengono “trasportate al di fuori”

Quando qualcuno vuole modificare il comportamento e l’atteggiamento in fretta di qualcun altro, deve utilizzare un tipo di psicologia pratica. I soggetti devono essere separati  da ogni sostegno sociale, dalla loro estrazione sociale, dalle loro famiglie, dal loro ambiente familiare, i loro amici, il loro posto di lavoro, le loro scuole, ed essere introdotti in un nuovo ambiente. E poi devono essere messi in grado di gestire l’elaborazione dei nuovi comportamenti, per esempio in alcuni culti è importante  effettuare un controllo assoluto sulle informazioni che arrivano al neofita, cioè mediante il controllo della posta elettronica, delle chiamate telefoniche, dei programmi della radio e televisione, dei visitatori, ecc. Le persone che svolgono l’indottrinamento devono utilizzare questi modi per ottenere il controllo totale su tutte le possibili informazioni in entrata. Così facendo si avvalgono di un processo molto sottile. Se, per esempio, i giovani desiderano telefonare ai propri genitori o chiamare i loro amici, inseriscono le loro monete nei telefoni a pagamento, ma i dispositivi nel campo in cui risiedono sono sempre casualmente rotti. Ogni accesso ai legami del passato è quindi completamente reciso.

Dal momento che le persone vengono immediatamente sottoposte a un intenso programma di veglia, ben presto soffrono di un deficit di sonno che offusca la loro capacità critica di giudicare. Oltre a ciò, i nuovi arrivati ​​sono messi a dieta povera di proteine ​​che porta a disturbi digestivi in ​​modo che non si sentano bene. Gli viene detto, tuttavia, che questo senso di nausea è il risultato delle loro stesse esperienze negative e dell’esistenza del male satanico.

La maggior parte dei giovani non è informata sul fatto che una dieta povera di proteine ​​porta a queste reazioni.

Quando qualcuno diventa un vegetariano di sua spontanea volontà, prima di tutto solitamente raccoglie informazioni su come si può ottenere una quantità sufficiente di proteine. I veri vegetariani utilizzano abbastanza proteine ​​anche senza usare carne, pesce o pollame e non soffrono di queste difficoltà digestive.

I giovani che entrano in questi gruppi soffrono di  una mancanza di sonno e di proteine.

Quando uno viene prima invitato dai Moonies a pranzo (come riportato dai giovani che erano lì), uno dei  Moony è sempre seduto su entrambi i lati degli ospiti. Non si è mai soli e non si può parlare liberamente con le altre “nuove reclute”. Cominciano a impedire alla recluta di pensare a ciò che sta facendo e di quanto ha subìto durante il programma. Vogliono impedire a chiunque di avere dei dubbi  o atteggiamenti negativi e che i nuovi “candidati” possano avere qualsiasi perplessità. Quando le reclute arrivano nel campo dell’istruzione ogni sentimento negativo è stato soppresso. E’ stato spiegato loro da subito che la “negatività” non è espressa nei gruppi. Se hanno domande o impressioni negative , sanno che devono lavorare personalmente su questo per diventare persone  di livello superiore. In questo modo la recluta non scopre che anche altri hanno dubbi. Lui o lei guarda solo intorno alla cerchia di persone e  ha l’impressione che tutti sono a favore perché il gruppo dei Moonies ha soppresso ogni sentimento negativo nei confronti dei  suoi insegnamenti, attraverso il metodo con cui ha a che fare con le reclute e con gli altri membri.

Poi si cattura l’attenzione della recluta attraverso giochi, letture e canti. In altre parole essi coinvolgono persone così tanto che non hanno nemmeno il tempo di pensare a quello che stanno facendo. In questo modo si mettono le persone in una sorta di stato di trance. La maggior parte delle persone non sa nemmeno di poter essere ipnotizzati e messi in uno stato di trance con metodi molto semplici e sottili, senza bisogno di alcuna preparazione spettacolare come l’ipnotizzatore sul palco, che tira fuori il suo orologio, che oscilla in cerchio e chiede al suo pubblico di guardare molto da vicino.

Esistono diverse dinamiche sottili per catturare l’attenzione degli altri,  facendoli  fissare lo sguardo su qualcosa durante una conferenza o attraverso il  canto, per esempio. Attraverso la diretta azione proposta e ripetitiva la loro attenzione può essere fissata e tutte le associazioni casuali possono essere soppresse in modo che i giovani possano essere inseriti in una sorta di trance. In questo modo i giovani vengono messi in uno stato alterato di coscienza, in modo che i propri pensieri e le considerazioni personali sono via via sempre più limitate, questo significa che bisogna pensare di meno e meno di sé.
Il loro abbigliamento deve ancora essere menzionato. Se veramente si vuole cambiare qualcuno, l’aspetto esteriore deve essere cambiato. Pertanto essi incoraggiano i giovani a tagliarsi i capelli, gli danno nuovi vestiti e nomi nuovi, tutto ciò che è parte della loro nuova identità. Danno loro soprannomi. Lo fanno in modi molto sottili. Quando qualcuno viene e dice che il suo nome è Jonathan, egli inizia ad essere chiamato Geremia dai membri lì dentro. Se qualcuno si chiama Jeremy, poi è rinominato Joshua. A loro piace usare nomi biblici. Se qualcuno si chiama Norbert, per esempio, egli viene rinominato Noah, ove possibile. Se qualcuno si chiama Susan, il nome viene cambiato in Sarah. C’è uno spostamento verso altri nomi biblici, ma nella forma di un nickname e senza grandi cerimonie, come nei culti indù.

All’interno della Chiesa dell’Unificazione e in diverse altre sette viene fatto ampio uso di incidenti, di interpretazioni di una coincidenza dicendo che è accaduto perché la persona interessata era alla ricerca di un’esperienza religiosa o un significato più religioso nella sua vita. Che sarebbe stata una pura coincidenza è interpretato da questa setta come una speciale connessione con il divino o con una profezia. Usano tutti i possibili incidenti minori per dare l’impressione che il loro incontro è preordinato molto più di quanto forse sarebbe stato generalmente accettato.

Alla fine di questa esperienza tutti i vecchi legami sono descritti come satanici. I rapporti con genitori, amici, ecc sono rotti da quel momento in poi, perché essi rappresentano il male. Il risultato finale di questo trattamento è che la gente si sente molto in colpa a causa del proprio passato. Qualsiasi instabilità, ogni deviazione, come fumare marijuana o un viaggio con l’LSD occasionale, viene interpretato come il male assoluto. E poiché la maggior parte dei giovani non sa quello che tutti coloro che hanno fumato marijuana dice, ha la sensazione che il proprio ridotto uso di marijuana sia già un grave abuso di droga. Nel gruppo viene suggerito loro che nel passato hanno avuto una terribile esperienza di droga. I sentimenti di colpa sono prodotti in questo modo. Viene inoltre indotto un senso di colpa che se  lasciano il gruppo tutti i loro antenati e discendenti  per questo saranno dannati. Pertanto le reclute sviluppano sentimenti di paura e grandi sensi di colpa.

Nel gruppo i neofiti ottengono un sacco di affetto da parte degli altri membri. Si tratta di “amore assoluto” come lo chiamano i  Moonies. Viene spiegato loro che sono degni di amore. E questo è, naturalmente, molto efficace. La maggior parte dei giovani con cui ho parlato hanno aderito al gruppo in un momento della loro vita in cui erano molto scoraggiati e molto soli. Arrivano i Moonies, li  invitano a casa, offrono la loro stabilità, le coccole e l’amore. Questo dà loro la sensazione che essi (i Moonies) siano buoni. Allo stesso tempo, sentimenti di colpa e paura vengono indotti in loro e vengono  manipolati al fine di convincerli che possono essere salvati solo se entrano a far parte del gruppo.

Oltre ad essere depressi e scoraggiati, molti giovani hanno conflitti sessuali. Come per esempio problemi nella scelta del  partner o nell’avere rapporti sessuali e/o sposarsi. Quando entrano nel culto, ogni problematica relativa a questa sfera smette di esistere.

Tra i  Moonies, per esempio, c’è solo l’amore fraterno e di contatto. Se si viene considerati corretti dai Moonies al vertice  si avrà la possibilità di avere alla fine un matrimonio benedetto. Qui nella  zona  della California ci sono circa 300 Moonies, ma solo sei coppie di sposi. Le probabilità di sposarsi sono molto scarse. Diversi mesi fa 1.800 persone si sono sposate in Corea, alcune di loro per ottenere i passaporti. Secondo le informazioni che ho ricevuto da ex Moonies, molti sembrano tutt’altro che matrimoni “felici”.

Gli altri culti non sono così ben organizzati e non così “sofisticati”, ma lo stile totalitario è identico.

Ho parlato con persone di culti diversi in cui i leader del culto facevano ascoltare lezioni di indottrinamento ai loro fedeli mediante delle cuffie per molto tempo al giorno.  In altri culti  le persone dovevano andare a letto con le cuffie e ascoltare  per tutta la durata del sonno. Il contenuto dei messaggi varia ampiamente da culto a culto, tuttavia ci sono grandi somiglianze in tutti, in primo luogo l’uso della manipolazione psicologica, l’isolamento delle persone dal loro passato, il cambiamento del loro comportamento,  che porta gli adepti a dimenticare il proprio passato e a rimanere nel gruppo.
“Deprogrammazione”

Per quanto riguarda ora la riabilitazione, ho sentito da molte persone che appartenevano a un culto che non avrebbero potuto lasciarlo, anche se avessero voluto, a meno che qualcuno non fosse venuto a liberarli. Essi da soli non erano in grado di fuoruscire  a causa dei sensi di  colpa e perché erano completamente immersi nelle attività del culto. Negli Stati Uniti capita spesso che i genitori vadano  a parlare con i loro figli nei gruppi, cercando di portarli fuori di lì.

Per realizzare questo  i genitori  conotattano ex membri di sette e apprendono da loro informazioni sulla loro esperienza nel gruppo ed anche  su come avviene la modifica del comportamento ad opera delle azioni del culto. Si tratta di un tipo di “deprogrammazione” e comporta dapprima il recupero di informazioni sul leader del culto, come vengono utilizzati i soldi raccolti  e sulla modificazione del comportamento degli adepti. La riabilitazione e il ritorno alla vita normale avviene molto più facilmente se i giovani si incontrano con “deprogrammatori” o “consulenti per il rientro” e con delle persone che gli raccontano la loro esperienza nei culti e  offrono loro consigli utili su come tornare alla vita normale.

Senza queste informazioni è molto difficile evitare di rientrare nel culto, perché non si ha chiarezza su ciò che è realmente accaduto all’interno. Spesso i membri hanno allucinazioni uditive e odono messaggi che li invitano a restare nel gruppo, perché hanno sentito così spesso nel programma di indottrinamento messaggi costantemente ripetuti nel culto: “Resta qui, questo gruppo è il più onesto, giusto, il modo più retto per vivere, ecc.”

Credo  che coloro che accettano il colloquio con” deprogrammatori” o “consulenti di rientro” riescano a trovare più facilmente la strada per il ritorno ad una vita normale.  Ho l’impressione che la maggior parte dei giovani che lasciano un culto, di cui erano  membri da più di un anno, hanno bisogno di circa un mese solo per abituarsi a mangiare e dormire bene, ecc, e di avere bisogno di molto tempo per saperne di più sul culto e di sentirsi liberi e protetti tanto da non cedere nuovamente alla richiesta del gruppo di rientrare.  Dopo queste tre o quattro settimane di relax di nutrimento e informazione, ci vogliono dagli 8 ai 18 mesi per ritrovare il proprio equilibrio mentale. Con questo, però, non significa che queste persone siano malati mentali o qualcosa del genere. La maggior parte di loro sono normali secondo gli standard  psicologici e psichiatrici americani. Solo i genitori e gli amici intimi del membro del gruppo possono testimoniare quanto la personalità del proprio caro sia stata limitata dal gruppo.  La maggior parte dei fuorusciti durante i primi mesi, dopo aver lasciato il culto, cominciano a rendersi conto di quanto riescano a pensare per più tempo e a prendere in considerazione la realtà da soli.  Poi diventano consapevoli di come le loro menti fossero ottuse e inattive prima. Ho contatti con molti ex membri qui nella Bay Area. La cosa stupefacente, ancora oggi, è che molti di loro, uno o anche due anni dopo la loro fuoruscita, sono perplessi circa i progressi che hanno fatto nella loro vita, il loro spirito è ringiovanito e  ancora una volta hanno dei punti di riferimento nella vita. Ma ci vuole dagli 8 ai 18 mesi di tempo per essere in grado di usare la propria mente liberamente. Che, di per sé, è affascinante. Tanti giovani fuorusciti, sono venuti da me per ottenere consulenza, perché sono affetti da varie forme di solitudine e problemi molto diversi.

Uno dei gruppi dei genitori mi ha chiesto se potevo condurre una terapia di gruppo con un collega. Di conseguenza abbiamo sviluppato un lavoro di gruppo che noi chiamiamo “gruppi di discussione.” Ogni Venerdì sera ci incontriamo per due ore, dalle 7 alle 9 del pomeriggio. Il programma viene eseguito per tre settimane. Poi ci fermiamo per un venerdì e riprendiamo di nuovo per altre tre settimane, e per tre settimane dopo. Quindi ci riuniamo nove volte per avere l’opportunità di affrontare molti argomenti che derivano da problemi comuni nelle nostre discussioni e terapie individuali.
Le difficoltà incontrate dagli ex membri di una setta
Il primo problema dei giovani che hanno lasciato un culto o una setta hanno è la solitudine. Le loro giornate intere nella setta e quelli dei membri del culto loro compagni, erano piene; o erano fuori per  strada per raccogliere fondi o a reclutare nuovi membri.

Hanno una difficoltà tremenda a prendere le proprie decisioni, perché tutte le decisioni, quando appartenevano alla setta, erano prese per loro. Hanno anche bisogno di aiuto per le cose semplici come l’acquisto di una sveglia per svegliarsi in tempo al mattino.

Un altro problema è il disagio derivato dall’esperienza dell’alterazione di coscienza che hanno vissuto durante il loro tempo nel culto. Ho parlato con persone che appartenevano a sette dove si praticava molto esercizio di meditazione. Alcuni gruppi inducono i loro membri meditare 21 ore al giorno, 21 giorni di fila. Naturalmente tutto ciò ha un effetto terribile sul loro stato d’animo, perché devono sedersi lì e “svuotare” le loro menti, il tutto per escludere qualsiasi altro pensiero, per 21 ore al giorno, per 21 giorni.

Il quarto problema: la depressione. La loro vecchia depressione che avevano quando andavano al culto quasi certamente ritorna quando escono. Principalmente essa è dovuta alla perdita di amicizie che sono nate dentro il gruppo. Oltre a questo hanno la sensazione di aver perso la loro innocenza. Erano entrati in quel culto, pieni di meraviglia reverenziale, con gli occhi pieni di ingenuità, e poi hanno scoperto di essere stati ingannati e portati dentro. Così provano un sentimento di dolore, per aver perso la loro innocenza e per essere divenuti più scettici e cinico di quanto non fossero prima.

Inoltre questi giovani hanno sensi di colpa, perché la maggior parte dei culti li ha utilizzati per reclutare membri e raccogliere i soldi in modi non sempre onesti. Al fine di ricevere denaro o addirittura reclutare nuovi membri, hanno raccontato delle storie a delle persone che non sono sempre vere.

Il sesto problema: la paura del culto. Le Sette si differenziano per il grado di molestie o degli sforzi per convincere la gente a tornare indietro. Molti dei giovani erano in piccoli culti molto aggressivi e sono stati letteralmente spaventati. In alcune delle sette principali è stato detto che se la gente avesse lasciato il gruppo, Dio l’avrebbe punita con la morte o il culto l’avrebbe uccisa, ecc.

I fuorusciti si sentono in debito nei confronti di alcune  persone che hanno lasciato nel culto. In alcune sette, ad esempio, le persone entrano come  coppia sposata. Poi può succedere che la moglie, per esempio, può diventare sempre più consapevole di ciò che è realmente quel gruppo, vorrebbe andar via, ma lei ha ancora un marito e dei figli nella setta. D’altra parte si sente anche come se dovesse qualcosa ai membri che lei stessa ha reclutato e che ancora rimangono nel culto. Poi si interroga se poteva tornare indietro e anche sul come liberarsi di questa gente.

Nella nostra terapia di gruppo ci siamo continuamente chiesti cosa fare e dire quando si ha a che fare con  amici che sono ancora membri della setta.

Un altro problema: come si dovrebbe superare la costante vigilanza di genitori e amici. Chiamiamo questo l'”effetto acquario”, dove tutti guardano i pesci rossi che nuotano attorno. Molti ex membri di setta semplicemente possono avere la sensazione di essere costantemente osservati dalle loro famiglie che temono che  essi  potrebbero scappare e tornare alla setta. Questo io lo chiamo “effetto acquario”, perché il pesce in un acquario può essere osservato, non importa dove nuota.

Gli ex membri della setta vorrebbe parlare degli aspetti positivi della setta. Le loro famiglie e amici, tuttavia, non vogliono sapere nulla dei lati positivi. Nel nostro gruppo, io offro a queste persone la possibilità di parlarne. Scopro che può capitare che persone molto timide hanno imparato a stabilire relazioni con altre persone e amici proprio in queste sette. Naturalmente queste caratteristiche saranno valutate molto positivamente nel culto. Oppure si potrebbe desiderare di parlare di amore e attaccamento a una singola persona, incontrata nel culto. Come già  detto, tuttavia, le loro famiglie e gli amici non vogliono sentir parlare di questi aspetti. Quindi essi parlano di questo nei nostri gruppi.

Particolari difficoltà derivano dalla domanda: come si dovrebbe dire alla gente che hai incontrato da poco che sei stato in una setta? Come si può raccontare questo alle persone che non sono mai appartenuti a un culto senza rivelare i propri sentimenti più intimi? Capita spesso che la gente dice: “Come può una persona così intelligente far parte di un culto distruttivo?” Questo è un problema reale. Io dico a questi ex-membri che anche la giuria non riusciva a capire Patty Hearst durante il suo tempo nella SLA, anche se A. Bailey aveva provato ad usare tutta una serie di esperti per dimostrare, in breve, come la persuasione con la forza, che è così spesso chiamato “lavaggio del cervello”, funziona. Nella nostra terapia di gruppo si parla di come il “lavaggio del cervello” è un termine che lascia nelle persone più dubbi sul fatto che tale controllo su un’altra persona sia possibile. Poi ho spiegato loro come Bob Lifton ha dimostrato nel suo lavoro che il termine “lavaggio del cervello” è una sorta di cattiva traduzione delle parole cinesi di “riforma del pensiero”. “Pensiero” è stato tradotto come “cervello”, “riforma” come “lavaggio”. Pertanto termini come “controllo mentale” e “lavaggio del cervello” sono derisi perché la gente non può comprendere che qualcosa come la “persuasione coercitiva” è del tutto possibile nelle sette. Noi preferiamo chiamarla “persuasione coercitiva” perché tale denominazione è meno drammatica di “lavaggio del cervello” e quindi più credibile. Quando ho lavorato per l’esercito, i soldati hanno sempre pensato che le pallottole non li avrebbero colpiti, ma che, invece, avrebbero colpito altri. Allo stesso modo, le persone con cui ho parlato di “persuasione coercitiva” o “lavaggio del cervello” pensano che solo gli ingenui potrebbero cedere in quella rete, ma non loro. Ognuno si sente invulnerabile, ma siamo tutti vulnerabili e possono essere parlato in o costretti in qualcosa.

Le persone che lasciano una setta sono troppo consapevoli di tutti i peccati del mondo e di tutte le inadeguatezze delle loro famiglie e del mondo. Devono essere portate a rassegnarsi al fatto che né loro stessi, né ciascuno di noi è perfetto e che dobbiamo convivere con questo fatto.

Un altro problema? I giovani vorrebbero essere altruisti, vorrebbero essere in grado di aiutare l’umanità, senza essere ingannati da un altro culto. E non sanno come possono farlo.
Gli ex-membri sono arrabbiati con la setta. Dopo aver preso consapevolezza di ciò che è accaduto loro, la maggior parte di loro hanno la sensazione di essere stata abusata.
Spesso coloro che sono stati colpiti sono molto irritati per gli anni persi della loro vita che hanno dedicato al culto. Vi sono diversi casi tragici in cui alcune donne che abbiano partecipato ad un culto per anni si rendono  conto dopo la loro fuoruscita di aver praticamente sprecato la loro occasione di sposarsi e avere figli. Si potrebbero ancora sposare, se volessero, ma sono, a loro avviso, troppo vecchie per avere figli. Molte donne in questa situazione preferiscono rimanere nella setta perché è passato il momento giusto per sposarsi e avere figli. Esse non vedono altra possibilità per se stesse.
Molti i giovani che abbandonano una setta presentano difficoltà intime. Hanno bisogno di molto aiuto per risolvere i loro problemi personali. Di conseguenza, parlo con molti giovani e ai loro genitori per cercare di consigliarli per il lungo periodo di riabilitazione.

Quando si lascia una setta o un culto, uno non appartiene più al Chosen Few, all’élite, ma è semplicemente una persona tra tante. Questa, naturalmente, è una sensazione strana dopo essere stati un tempo parte del Chosen Few.
Uno dei maggiori problemi è la limitazione di attività mentali, lo sbarramento del pensiero, per così dire.

Mi è stato chiesto se molte persone lasciano il gruppo per libera scelta. Solo circa il 10 per cento dei 300 ex membri interpellati da me hanno lasciato di propria volontà. Erano per lo più persone che erano salite nella gerarchia e in questo modo erano venute a sapere dove stesse andando il denaro della setta. Quindi avevano sviluppato un tipo di cinismo, basato sulla conoscenza, che li ha aiutati a lasciare il culto. E’ estremamente importante che queste persone, che hanno lasciato di loro spontanea volontà, entrino in contatto con persone che, a loro volta, appartenevano ad una setta, per ottenere informazioni da loro per superare il loro passato e capire come funzionassero le cose. Coloro che sostengono di essere stati “deprogrammati”, ma poi ritornano alla setta, non hanno quasi mai completamente cancellato i programmi della setta, cioè, non hanno avuto abbastanza tempo per conservare le nuove informazioni, o il deprogrammatore non ha compreso che la persona pur mostrandosi molto amichevole non aveva ancora completamente rotto con il passato. Il deprogrammatore torna a casa sua, ma i giovani hanno ancora i loro problemi e le questioni e non sanno con chi possono parlarne. Così tornano al culto.

Quelli che rientrano sono solitamente i giovani che hanno avuto enormi problemi psicologici prima della loro adesione alla setta, e che hanno avuto una vita quasi insignificante nella società. Il culto, poi, dà loro una vita in società che non sono mai stati in grado di avere prima. Il culto conosce bene le caratteristiche di queste persone, che vengono lodate quando rientrano. Alcuni culti coinvolgono le persone con le lusinghe e lodandole per essere rientrati pur avendo avuto contatti con i deprogrammatori. Vi sono, di conseguenza, gruppi di persone molto infelici, psicologicamente disturbate che tornano al culto semplicemente per essere lodate. È molto interessante questo sottogruppo. Spesso li incontrano qui. Poi dicono agli altri ex-membri che avrebbero volentieri lasciato il gruppo, ma non hanno trovato nessun sostituto per quello che la setta aveva offerto loro.

E ‘difficile ottenere ampio materiale statistico sul numero di coloro che rietrano nel gruppo. Diversi osservatori stimano che solo il 5 per cento di chi fuoriesce, poi rientra.
Cause

Secondo le nostre osservazioni, dei 300 giovani  con cui ho parlato, solo un numero minimo di loro è rientrato nel culto, ma solo quando non ha trovato un buon supporto esterno, o magari non ha sviluppato un buon contatto con i deprogrammatori, che non erano molto calmi e amichevoli e non dedicavano loro abbastanza tempo. Io non credo assolutamente che i genitori possano essere biasimati, o che ci siano dei cattivi genitori per cui i figli debbano unirsi alle sette. I Moonies, per esempio, contattano le persone che appaiono belle, infatti istruiscono i propri membri a reclutare solo le persone buone, cioè, solo chi è buono come se stessi si percepiscono o forse anche meglio. Al contrario, essi non sono tenuti a portare le persone cattive con sé. Negli Stati Uniti sono soprattutto i giovani della classe media o alta ad essere reclutati. Solo pochissimi giovani della classe inferiore sono reclutati dalle sette perché sono, come si dice negli Stati Uniti, “street-smart”, che significa che sono mascalzoni intelligenti, che si sa benissimo che non hanno intenzione di essere invitati per mangiare, ragazzi da cui non si ottiene niente per niente, ma devono avere qualcosa in cambio. Tuttavia alcune sette stanno ora cercando di reclutare persone solitarie, donne anziane che potrebbero essere nere o appartenenti a un’altra minoranza. Vengono fatti sforzi, comunque, per reclutare persone anziane che sono sole e che possono portare una certa quantità di ricchezza alla setta. Ma nelle linee generali le sette sono interessate a reclutare giovani dai 18 ai 25 anni.

Per quanto riguarda l’obiezione secondo cui i genitori del giovane che si unisce ad un culto siano da biasimare, la mia risposta è che io assolutamente non sono d’accordo. Vi è, tuttavia, una certa percentuale di persone che si uniscono a sette perché hanno problemi mostruosi con i propro genitori. La stragrande maggioranza dei giovani che entrano nelle sette sono reclutati da “sofisticate” azioni dei membri. Sono soli, avevano storie d’amore finite o vivono relazioni difficili, si trovano in una fase transitoria – tra due amori, tra due luoghi di lavoro, tra scuola superiore e università, ecc.  Sono semplicemente in una fase di depressione, sono stati privati ​​di qualcosa nelle loro vite, quando la setta ha offerto loro una sorta di ready-made di amicizia e li ha separati dai loro genitori. I giovani stessi, tuttavia, non lasciano i loro genitori perché avevano orrendi conflitti con loro. Questo non è affatto il caso. Qui negli Stati Uniti, molti sostengono che i giovani non avrebbero seguito le sette se i loro genitori non fossero dei mostri. A questo posso solo rispondere che questo non è affatto il caso.

Per alcuni anni (dal dopo-guerra, credo) i genitori qui negli  Stati Uniti non hanno voluto raccontare ai loro figli il male nel mondo. Dopo la guerra avevano solo il desiderio di rendere felici i propri figli, di presentare loro un mondo migliore. I poveri hanno insegnato ai propri figli di non accettare denaro, vestiti, ecc da altre persone. I ricchi, a loro volta, dicono ai loro figli di proteggersi dai rapitori che vogliono prendere il loro denaro o distruggere le loro case. I genitori della classe media, al contrario, in primo luogo quelli del dopoguerra, non hanno detto ai loro figli che ci sono cose cattive del mondo, perché vogliono solo rendere i propri figli felici e mostrare loro un mondo migliore e più felice. Pertanto non hanno parlato ai loro figli sufficientemente. Qui a Berkeley, per esempio, ho detto ai miei figli che ci sono persone cattive per strada e devono stare attenti. Nonostante ciò, i miei figli sono molto felici. I miei genitori e quelli delle generazioni precedenti hanno generalmente avuto una vita molto felice con i loro figli, anche se i loro figli hanno detto che ci sono persone buone e cattive sulla terra, e che dovrebbe fare affidamento sul proprio giudizio. E’ successo qualcosa a loro  come nelle storie meravigliose che sono state dette.

 

 

Tradotto da Lorita Tinelli

 

Qui l’articolo in versione originale

https://culteducation.com/group/1153-margaret-thaler-singer-ph-d/19299-coercive-persuasion-and-the-problems-of-ex-cult-members.html

 

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

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Il potere delle sette

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dossier tratto da FOCUS – Febbraio 2007

È ferito, perde sangue, ma corre come un matto. Taglia i sentieri e la vegetazione delle campagne consentine, cerca aiuto. Raggiunge un ospedale a valle. È sotto shock, Tommaso, ha il respiro corto. Balbetta: «Mi hanno sparato durante una rapina». Ma non è la verità. La polizia lo mette alle strette, insiste: «Chi ti ha ridotto in queste condizioni?». L’uomo piange, prega, cede: indica una masseria sulle colline di Cosenza. L’inferno. È una notte di fine maggio del 1988. Gli agenti circondano la cascina e fanno irruzione, squarciando il velo su una scena da film horror: sessanta persone vestite di bianco, scalze e sudate, stanno scandendo una nenia misteriosa. Al centro della stanza, la santona Lidia, la guaritrice della Calabria, dirige le danze. A terra, ci sono oltre mezzo miliardo di lire, armi, una foto del piccolo Marco Fiora (rapito a Torino pochi mesi prima) e un giovane incaprettato e ucciso a colpi di pistola. Era stato l’ultimo degli adepti a tentare la fuga. L’ultimo prima di Tommaso.

Sono trascorsi quasi vent’anni dalla scoperta del Gruppo del Rosario. La setta, sulla quale gravano ancora tante ombre, era stata fondata negli anni Settanta da Antonio Naccarato. A lungo era cresciuta all’insaputa delle autorità, riuscendo a reclutare più di 800 seguaci, la maggior parte dei quali in Piemonte. Nel mondo, l’allarme sette era scattato da un pezzo: nel 1978, nel villaggio di Jonestown (Guyana), 923 adepti della setta del Tempio del Popolo si erano avvelenati col cianuro, istigati dal guru Jim Jones; episodi simili, pur con meno vittime, erano accaduti nel 1985 nelle Filippine e nel 1987 in Corea del Sud.

L’episodio di Cosenza, per l’Italia, fu un pugno nello stomaco. Il primo di una serie. Al punto da convincere il ministero dell’Interno a scandagliare il fenomeno. Un dettagliato rapporto fu pubblicato due anni prima del cambio di millennio (data fatidica per maghi e operatori dell’occulto): denunciava la presenza, nel nostro Paese, di 137 gruppi settari e di «sistemi scientificamente studiati per aggirare le difese psichiche delle persone, inducendole a un atteggiamento acritico e all’obbedienza cieca». In altre parole, alla «destrutturazione mentale degli adepti», condotti alla follia o alla rovina economica. Oggi, la Comunità Papa Giovanni XXIII, che ha istituito un servizio antisette diretto da don Aldo Buonaiuto, stima che siano almeno 8 mila le associazioni italiane legate al satanismo, alla stregoneria o alla magia, o potenzialmente dedite allo sfruttamento e alla manipolazione della gente, per un numero di seguaci che oscilla fra i 600 mila e il milione. Per contrastare questo tsunami sotterraneo, nel dicembre 2006, il Servizio centrale della polizia ha dato vita a una speciale squadra antisette, formata da investigatori, analisti, criminologi e psicologi, e coordinata dal primo dirigente Luigi Carnevale.

Ma che cosa sono le sette? Darne una definizione non è semplice. «Nella maggior parte dei casi» spiega Buonaiuto «sono parodie di organizzazioni religiose, ma con obiettivi molto diversi da quelli di una religione tradizionale, e con un leader indiscusso dotato di grande carisma e ossessionato dai cerimoniali. Autoritari, dispotici, rapidi nel confondere le carte, questi movimenti possono nascere con fini ideologici apparentemente innocui (dal perseguimento della pace interiore all’adorazione di divinità esotiche), ma quasi sempre sfociano nell’abuso, nell’inganno, nella truffa, nel rifiuto delle leggi e del buon senso, nei maltrattamenti o nell’incitamento all’odio razziale». Un aspetto centrale delle sette (che possono contare dai dieci alle varie centinaia di iscritti) è che è facile entrarvi ma difficilissimo uscirne: sia per i ricatti a cui si è sottoposti e sia perché l’appartenenza a una setta tende a distruggere ogni legame familiare e sociale con l’esterno, immergendo i simpatizzanti in una realtà virtuale dove le uniche regole sono quelle dettate dal guru.

Le sette sono una galassia sfuggente, fluida, in continua evoluzione e, per questo, non c’è una classificazione universalmente accettata. Gli esperti, in genere, le suddividono in tre categorie: le sette giovanili, le lobby settarie e le sette apocalittiche (per queste ultime, si veda il box). Le prime sono per lo più gruppi dediti al satanismo, alla stregoneria o alla magia nera. Vi si aderisce per trasgressione e il sesso e la droga ne sono componenti essenziali. Al loro interno si consumano i cerimoniali più macabri: dalla riesumazione e dalla scarnificazione di cadaveri (dati in pasto agli adepti per suggellare il patto di sangue) all’omicidio. Il caso delle Bestie di Satana, svelato a Varese nel 2004 dopo l’uccisione di Mariangela Pezzotta, o quello degli Angeli di Sodoma (che adescavano studenti invitandoli a concerti di musica rock e offrendo loro ostie imbevute di Lsd) sono due esempi. Molte sparizioni e suicidi inspiegabili sono legati proprio a realtà di questo tipo. In una lettera a don Aldo, un anonimo ha raccontato che nella piccola località dove vive, «14 ragazzi e 3 donne si sono impiccati in meno di due anni», umiliati e minacciati da una setta rimasta a lungo in clandestinità. «Ci sono madri» dice Buonaiuto «che, dopo il suicidio del figlio, rinvengono nella camera della vittima pubblicazioni, testi musicali o documenti riconducibili all’attività di una setta».

Più subdole, e senz’altro più numerose, sono le cosiddette lobby settarie. Collegate ai temi dello spiritualismo, delle arti orientali, dello sciamanesimo, sono strutture con una gerarchia piramidale, frequentate da impiegati, disoccupati, liberi professionisti, medici o insegnanti, con grandi giri d’affari. Alcune sono camuffate da associazioni «benefiche», regolarmente registrate, altre sono del tutto segrete. Secondo gli investigatori, sarebbero frequenti i contatti fra queste organizzazioni e il traffico di organi, la pedofilia o lo spaccio di sostanze stupefacenti. Di questa categoria fanno parte le psico-sette (fra le quali va annoverata la controversa e gigantesca setta fondata da Ron Hubbard, Scientology).

Per attrarre le loro «prede», le psico-sette usano i metodi più diversi: da accattivanti siti internet alla pubblicità tradizionale. Organizzano seminari di memorizzazione veloce, sedute di medicina alternativa, test per valutare e accrescere le potenzialità intellettive, riunioni di chiromanzia o ginnastica rilassante, congressi dedicati alla meditazione o all’auto-guarigione. Dopo un primo incontro, le persone sono invitate a proseguire il «viaggio», durante il quale il guru della setta proverà, con tecniche collaudate, a interpretare lo stato emotivo dei partecipanti. Per cadere nella trappola non serve avere un basso grado di istruzione o vivere in contesti degradati. «In una società fragile e insicura come la nostra» nota Buonaiuto «momenti di crisi affettive o economiche sono tutt’altro che occasionali». Uscire da un’esperienza luttuosa o vivere un momento di vulnerabilità o disagio, anche con due lauree in curriculum, può essere fatale. Dice la psicologa Lorita Tinelli, docente di criminologia all’università di Bari e presidente del Cesap (il Centro sudi sugli abusi psicologici): «Le psico-sette, sempre più radicate negli ultimi anni, offrono alle persone una reinterpretazione della loro vita, rimarcandone i bisogni. Chi ha un bisogno, chi percepisce un vuoto, non ha infatti la lucidità per fare una scelta libera e personale e così si affida al proprio interlocutore. La setta promette che, seguendo un determinato percorso, si potrà superare ogni ostacolo e la vittima, alla fine, delega tutto all’organizzazione. Senza il permesso del guru, non avrà più il coraggio e la forza di fare nulla. Neppure una visita medica o una cena con i genitori».

Una volta in gabbia, cominciano i guai. I seminari e i cerimoniali hanno costi sempre più elevati: ogni nuovo incontro ha la scopo di creare fobie verso i valori tradizionali e sensi di colpa nei confronti della setta, di sgretolare l’equilibrio mentale e l’autostima degli adepti e di persuaderli che senza l’aiuto e i consigli del guru non potranno più essere se stessi. Per pagare i corsi, o sostenere l’organizzazione, c’è gente che fa fuori fino all’ultimo risparmio, che vende la macchina e la casa. Ai seguaci più brillanti, per coprire i debiti, viene proposto di lavorare come adescatori di reclute. L’adepto opera un vero e proprio transfert psicologico: «Il leader della setta» aggiunge Buonaiuto «diventa il suo unico punto di riferimento. Per lui, è disposto a subire umiliazioni, persino a ridursi in schiavitù».

Le psico-sette hanno spesso un testimonial (un adepto ai livelli alti della piramide) che racconta come la propria esistenza sia cambiata in meglio dopo l’incontro con il gruppo. Il legame fra l’attore Tom Cruise e Scientology è emblematico. Al contempo, scatta la fase dell’isolamento: «Il capo della setta» dice Luigi Carnevale «spiega all’adepto che è la famiglia a precludergli la possibilità di realizzarsi ed è perciò la famiglia l’unica causa dei suoi guai. Gli fa capire, mentendo, di essere stato violentato quand’era bambino e lo riduce in uno stato di prostrazione totale. La vittima ha il cervello resettato, la volontà annullata. Odia i genitori. E reagisce aggrappandosi ancora più saldamente al gruppo, tagliando i ponti col passato». Per evitare iniziative personali, i seguaci vengono deresponsabilizzati, educati a un linguaggio criptico (cosa che scoraggia la comunicazione con l’esterno) e convinti di essere gli eletti di un disegno imperscrutabile e divino. In alcuni casi, conducono una doppia vita: lavorano di giorno e dedicano alla setta il resto del tempo; in altri, scompaiono del tutto, ritirandosi in associazioni slegate dal mondo. Damanhur è una comunità fondata nel 1975 dal filosofo e guaritore Oberto Airaudi (alias Falco), tutt’ora guida spirituale della setta. Costituita da una quarantina di villaggi ai piedi delle Alpi piemontesi, in Valchiusella, Damanhur ospita centinaia di persone. Sul sito dell’organizzazione si legge che le conoscenze di Falco derivano «dal collegamento che Damanhur ha creato con le forze divine cosmiche del nuovo millennio».

Ci sono sette, dice Tinelli, che incentivano la procreazione, ma sostengono che un figlio, nel momento in cui viene al mondo, è membro della comunità, la quale si sostituisce ai genitori nell’educazione, «come succede tra i Bambini di Dio o, appunto, nella comunità di Damanhur». E non mancano circostanze estreme: alcuni ex appartenenti alla setta del reverendo Jim Jones, sopravvissuti al massacro della Guyana, riportarono testimonianze agghiaccianti sull’educazione che lo stesso Jones riservava ai minori.

A differenza delle sette sataniche, dove gli adepti conoscono almeno in parte il destino e la realtà a cui vanno incontro, chi entra in una psico-setta non è mai consapevole di entrare in una setta. Cosa che, naturalmente, rende ancora più complicato uscirne. «Il processo» prosegue Tinelli «è simile a quello dell’innamoramento. Dopo tanti anni insieme, bastano una parola, un episodio, un incontro fortuito con un vecchio amico, un libro, un piccolo tradimento per far aprire gli occhi all’adepto e permettergli una visione critica dell’ambiente in cui è precipitato. L’americano Steven Hassan, studioso di sette, dice che il vero io della persona rimane occultato dall’io della setta. Ma che per farlo riemergere, è sufficiente sollecitarlo». Non è facile che capiti. Però capita.

Prevedere la reazione della setta, a quel punto, è praticamente impossibile. La fuga può essere indolore. Ma se l’ex adepto decide di denunciare o rendere pubblici i metodi dell’organizzazione, apriti cielo. «Il quel caso» dice Carnevale «il rischio per il fuoriuscito è di essere aggredito, sul piano giudiziario, dalla setta e da seguaci opportunamente istruiti. Ci sono organizzazioni che dispongono di risorse e studi legali in tutte le città d’Italia». Uno degli ultimi episodi di cronaca riguarda l’associazione Arkeon. Sul sito del Cesap, qualche tempo fa, erano comparsi i messaggi di alcuni ex simpatizzanti che mettevano in guardia da «tecniche di condizionamento» e «pressioni psicologiche». Ai messaggi si sono interessate varie Procure italiane. Il gruppo Arkeon, ritenendo lesivi quegli avvertimenti, aveva chiesto l’oscuramento del sito del Cesap. Richiesta che è stata però respinta dal Tribunale di Bari. Arkeon si definisce, in Internet, come un «percorso individuale di crescita, consapevolezza e sviluppo del potere personale e della leadership».

Michele Scozzai

 

PER SAPERNE DI PIU’

Aldo Buonaiuto, Le mani occulte, Città Nuova

Steven Hassan, Mentalmente liberi. Come uscire da una setta, Avverbi

www. cesap.net. Il sito del Centro studi sugli abusi psicologici

 

BOX – SERVIZIO ANTISETTE

Il servizio antisette della Comunità Papa Giovanni XXIII (fondata da don Oreste Benzi) è operativa dal 16 ottobre 2002. Nata per sostenere le vittime delle tante organizzazioni occulte presenti in Italia, è oggi un punto di riferimento anche per la magistratura e le forze dell’ordine. All’apposito numero verde (800228866, attivo 24 ore su 24) giungono in media 40-50 telefonate al giorno, senza contare le centinaia di lettere e messaggi di posta elettronica (antisette @apg23.org). Il 43% delle richieste d’aiuto viene da genitori disperati; il 34% da persone adulte cadute nella trappola delle sette; il 19% da vittime minorenni.

Il problema maggiore, quando ci si ritrova ad affrontare una setta (o, peggio, una psico-setta), è la mancanza di strumenti giuridici. Il semplice associazionismo, anche se riconducibile all’adorazione di satana, non è punibile, né lo sono il plagio o gli spropositati tariffari dei corsi. Per colpire una setta bisogna dunque puntare su reati come l’istigazione al suicidio (sempre difficile da provare), il traffico di sostanze stupefacenti o la pedofilia. Ma anche in questi casi il sistema di protezione, con studi legali agguerriti, è spesso ben oliato. Alcuni disegni di legge per contrastare il fenomeno sono allo studio.

 

LETTERA A DON ALDO BUONAIUTO / 1

Reverendissimo Padre,

ho deciso di scriverle per esprimere la mia drammatica situazione. Ho un figlio chiuso dentro un’organizzazione settaria da 5 anni. Aveva iniziato con dei corsi di aggiornamento per la sua attività lavorativa come rappresentante di una grossa azienda. Non avrei mai immaginato ciò che poi è accaduto: tali corsi diventavano sempre più frequenti e sempre più costosi. Mio figlio ci chiese prima un prestito di 10 mila euro, poi un finanziamento di altri 20 mila. Quando cercammo di affrontare il tema economico lui si arrabbiò tantissimo, minacciandoci di allontanarsi definitivamente da noi. Nel giro di un mese ha abbandonato ogni suo contatto, lasciando la sua fidanzata con la quale stava progettando un matrimonio. Sono due anni che non lo vediamo più, né sappiamo dove si trova. Abbiamo contattato l’organizzazione di cui fa parte ma senza ottenere informazioni, perché la privacy lo protegge. Siamo disperati: nostro figlio non avrebbe mai agito in questo modo. Ci aiuti, padre, perché i carabinieri ci hanno detto che non possono fare nulla, perché non ci sono leggi e perché il ragazzo è maggiorenne. Vorremmo almeno capire se è vivo, se sta bene e il motivo per cui si è dimenticato di noi.

Lettera firmata

 

LETTERA A DON ALDO BUONAIUTO / 2

Caro padre Aldo,

le scrivo per raccontarle la storia di mio figlio, che fa parte di una setta. Gli adepti vengono iniziati con un rito e viene dato loro un nuovo nome. Ogni volta che il loro grado aumenta, il nome cambia, così da restare anonimi e difficilmente identificabili. Per imparare a combattere la paura, si addestrano di notte nei cimiteri. Ho ascoltato una conversazione fra mio figlio e un altro membro della setta. Dicevano: «Se non ci guadagniamo noi con la droga, lo farà qualcun altro al posto nostro. Con la differenza che i nostri ricavi vanno a fin di bene». Ho fatto molte ricerche su questa setta, ho scritto al Vaticano e ad altre istituzioni. Ma adesso ho bisogno del vostro aiuto.

Lettera firmata

 

BOX – SETTE APOCALITTICHE

Le sette apocalittiche mirano alla distruzione dell’umanità e di se stesse. Sono tipiche di alcune aree del mondo (non dell’Italia) e hanno spesso legami con organizzazioni terroristiche internazionali. In genere, le loro azioni avvengono in periodi o date alle quali attribuiscono particolari significati. Un gruppo apocalittico è la Aum Shinrikyo, la setta giapponese che nel 1995 mise del gas nervino nella metropolitana di Tokyo, provocando la morte di una decina di persone. Gli adepti della Aum Shinrikyo, che all’epoca erano più di 40 mila, erano in cerca della «liberazione spirituale».

 

BOX – MECCANISMI PSICOLOGICI IN ALTRI CONTESTI

Meccanismi psicologici simili a quelli che avvengono nelle sette possono riprodursi anche in altri contesti: dai partiti politici agli ultrà del calcio, dai branchi giovanili alle associazioni religiose. Anche in questi casi si tende a delegare al responsabile del gruppo scelte importanti (da un voto referendario a una decisione etica, alla volontà di commettere atti di vandalismo). Ma rispetto alle sette, dicono gli psicologi, ci sono alcune differenze sostanziali. La prima: un partito o un’organizzazione di tifosi non obbligano mai a rompere col resto della società. Anzi. Spesso ne sono parte integrante, al punto da volerla modificare a seconda delle proprie aspirazioni. La seconda: è rarissimo che il leader di un gruppo religioso tradizionale o il capo di un branco giovanile entrino in modo così invasivo nella sfera personale dei «gregari», imponendo (o impedendo) amicizie e frequentazioni. Un branco è forte finché il gruppo esiste: presi singolarmente, i suoi membri appaiono molto meno convinti delle proprie azioni e dei propri atteggiamenti. La terza: a meno che non si commettano reati gravi (che possono essere usati a mo’ di ricatto), qualunque organizzazione “sana” permette di dissentire e di uscire dai ranghi senza traumi né minacce. Al massimo, con una porta sbattuta in faccia. Mentre essere membro di un partito politico o di una compagnia di tifosi può corrispondere a una fase della vita, l’adepto di una setta (fattori di disturbo a parte) è manipolato perché lo sia per sempre.

 

BOX – LA STORIA DELLE SETTE

Le sette, intese come gruppi chiusi e guidati da un leader, esistono da sempre. Ma a seconda del contesto e del periodo storico, assumono funzioni e significati diversi (e non sempre negativi). Nelle scuole filosofiche dell’antica Grecia, erano sette le cerchie di giovani che si raccoglievano intorno a un maestro per apprendere una disciplina: i seguaci più stretti, che godevano dell’amicizia e della stima dell’insegnante, erano detti scolari esoterici; gli altri, gli ascoltatori occasionali, erano invece definiti essoterici.

Altre esperienze e testimonianze sono legate al mondo dell’occulto: di sette diaboliche o sataniche si è a conoscenza fin dall’antico Egitto, e per tutta l’età romana. Nel Medioevo si diffusero gruppi di magia nera e stregoneria: nei sabba, per esempio, gli adepti partecipavano a cerimonie e orge, adoravano divinità pagane e sacrificavano animali e uomini. Gli stessi cavalieri Templari, secondo alcuni studiosi, rappresentarono una setta, all’interno della quale si consumarono pratiche e riti occulti.

E un gruppo settario era anche quello dei primi rosacrociani. Fondata nel 1614 dal monaco luterano Giovanni Valentino Andrea, l’organizzazione invitava i propri seguaci ad abbandonare i falsi maestri (ovvero il papa e Aristotele, che incarnavano la religione e la filosofia), per riscoprire l’alchimia e l’occultismo.

Il termine setta, a lungo, è stato anche sinonimo di movimento politico o società segreta: i giacobini (Francia, 1789), i massoni, gli illuminati (cui appartenne anche il poeta tedesco Wolfgang Goethe) sono tutti considerati membri di sette, ciascuna con i propri obiettivi e valori. Per non parlare della carboneria, la società segreta dell’Ottocento che intendeva riformare lo Stato secondo le idee liberali dell’Illuminismo e della Rivoluzione francese, e che per molti dizionari è la setta per antonomasia. Per mascherarsi, non a caso, ricorse alla terminologia usata dai commercianti di carbone.

L’esplosione del fenomeno delle sette sataniche giovanili, delle psico-sette e delle sette apocalittiche risale invece alla seconda metà del secolo scorso, dopo che eserciti e servizi segreti (a cominciare da quelli americani) sperimentarono su volontari e prigionieri di guerra tecniche di condizionamento mentale e lavaggio del cervello.

 

SCENEGGIATURA – LE TAPPE DEL RECLUTAMENTO

L’ingresso in una setta avviene in genere in quattro fasi . Eccone i principali passaggi.

  1. Il reclutamento. Consigliato da amici o conoscenti, o attratto da messaggi pubblicitari, il potenziale adepto viene invitato a partecipare a un corso per il potenziamento delle facoltà mentali o a una seduta di rilassamento o di ginnastica dolce. Durante questi incontri, i soggetti vengono bombardati da messaggi positivi (amicizia, guarigione, ecc.) e invitati a proseguire il percorso. Il guru comincia a interpretare la vita di ognuno e a evidenziarne i bisogni e i mali. La vittima viene circondata da amore e false attenzioni (love-bombing) e, se si trova in un momento di debolezza emotiva (eventi luttuosi, crisi economiche, problemi di lavoro, litigi in famiglia) è facile che cada nella trappola.
  2. L’isolamento. Al nuovo adepto si fa credere che la causa dei suoi guai siano la famiglia e gli amici. Talvolta gli si rivela, mentendo, di essere stato violentato da piccolo. La vittima taglia progressivamente i ponti con l’esterno e mette a disposizione della setta tutti i propri averi (per pagare altri seminari o, più semplicemente, per sostenere le attività del gruppo). Il seguace perde i suoi tradizionali punti di riferimento (ufficio, casa, ecc.), comincia a odiare i genitori e delega al guru la propria volontà e le proprie scelte. La sua mente è azzerata.
  3. L’indottrinamento. La vittima viene fatta partecipare a riti e cerimonie ed è incoraggiata all’obbedienza cieca, quasi alla schiavitù. Deve vestirsi, parlare, comportarsi come il guru impone e leggere libri di preghiere e formule ripetitive. Vengono alimentati i suoi sensi di colpa nei confronti dell’organizzazione e le viene fatto credere di essere un tassello di un grande e imperscrutabile disegno cosmico o divino.
  4. Il mantenimento. All’adepto viene tolta ogni responsabilità (per evitare iniziative personali). È impegnato a lungo in attività fisiche ed è spesso privato del sonno. I suoi compagni di setta, opportunamente addestrati, gli ripetono giorno e notte che questa è la sua vera vita e non quella precedente. Se ha figli piccoli, la setta se ne può fare carico. Viene inoltre educato a un linguaggio criptico per evitare di essere compreso all’esterno. Ora è davvero in gabbia. Solo un evento particolare, un incontro fortuito, un libro «proibito» potrebbero riaprirgli gli occhi e consentirgli la fuga. Ma le conseguenze non sono sempre prevedibili.

di Michele Scozzai