“Ilva Football Club”, giocare all’ombra delle ciminiere

di Giandomenico Oliva

NOCI – Nell’ambito dell’iniziativa culturale “Incontrando l’autore” promossa dall’associazione Genitori e Simpatizzanti del Comprensivo “Gallo-Positano” è stato presentato mercoledì 23 novembre all’interno del Chiostro delle Clarisse, il romanzo “Ilva Football Club”, scritto da Lorenzo D’Alò e Fulvio Colucci, quest’ultimo anche giornalista tarantino de “La Gazzetta del Mezzogiorno”. E proprio l’autore Fulvio Colucci è stato al centro di un dialogo tra il pubblico e i vari ospiti presenti all’incontro, alternato con alcuni estratti del libro, letti da Adriana Trisolini, funzionaria di Arpa Puglia.

«Noci è terra di confine tra Taranto e Bari. In passato tanti cittadini nocesi sono partiti la mattina con il pullman per raggiungere Taranto e quindi lo stabilimento siderurgico», ha spiegato Marta Dongiovanni, presidente dell’associazione dei genitori, sottolineando la volontà di presentare il libro ai tanti ragazzi presenti. «L’Italsider ha dato tanti posti di lavoro, ma anche tanti problemi alla nostra terra. Anche Noci ne ha pagato le conseguenze, in termini di vite». Per il sindaco di Noci, Domenico Nisi, «la crisi dell’Ilva è anche la crisi del lavoro. Oggi c’è il conflitto tra il diritto al lavoro e il diritto alla salute. Spero che la presenza dei ragazzi possa essere un importante occasione per cogliere il messaggio per il loro futuro».

Il romanzo vuol parlare, attraverso l’espediente del gioco del calcio, cosa in realtà è l’Ilva e come questa nel tempo ha dato un grosso cambiamento alla città di Taranto. «È un libro di narrativa fortemente legato alla realtà che viviamo, affrontata dal punto di vista di una squadra di calcio» ha introdotto l’incontro William Vastarella, docente di lettere dell’Istituto Gallo. «Proprio attraverso queste squadre vediamo la storia di Taranto e della sua industrializzazione. Il romanzo rappresenta un intreccio tra la vita e la morte, cioè tra il gioco del pallone e il rione Tamburi». Infatti è proprio questo il quartiere che più di tutti ne ha subito le conseguenze, data la vicinanza con lo stabilimento.

«Il libro è in parte un’autobiografia», ha commentato l’autore Fulvio Colucci. «Si sentiva l’urgenza di raccontare la storia di tutti quei ragazzi che un tempo giocavano all’ombra delle ciminiere. Era necessario raccontare cosa è stata questa città nell’arco di cinquant’anni, raccontando la vicenda attraverso una lente d’ingrandimento diversa. E così è nata l’idea di sviluppare questo racconto autobiografico, assemblandolo alla testimonianza di altri personaggi. L’Ilva football club è una squadra immaginaria. Non ha calcato i campi di calcio del quartiere Tamburi».

Tanti sono gli spunti di riflessione che hanno arricchito la serata, ma tante sono anche le storie positive che stanno cercando di cambiare le sorti di Taranto e del rione Tamburi. Ed è Lorita Tinelli, assessore alle Politiche Sociali, a fare alcuni esempi. «Padre Nicola Preziuso ha messo su il CEM (Centro Educativo Murialdo), creando dei laboratori artigianali per scoprire i talenti nascosti dei tarantini disoccupati o in difficoltà, riuscendo a creare 25 imprese artigianali a Taranto. Inoltre padre Nicola sta tentando di bonificare la zona Cimino». Un’altra esperienza è l’aiuto dell’assessore verso un’insegnante di una scuola media del quartiere Tamburi «per un progetto rivolto ai ragazzini, figli degli operai, che hanno perso un po’ il senso della vita. Bambini, ragazzini che hanno la consapevolezza della morte, del limite delle cose, i quali vivono con un certo cinismo il proprio futuro che non c’è». Tutti aspetti presenti anche nel libro.

 

Giorgio Assennato
Giorgio Assennato

 

Presente anche Giorgio Assennato, docente di Medicina del lavoro e già direttore generale Arpa Puglia, il quale ha chiarito al pubblico che il romanzo «non è un saggio sull’inquinamento ambientale. Va trattato come un romanzo perché è un’opera d’arte dal punto di vista intrinseco e merita di essere letta per quello che è, non per quello che descrive. Questi ragazzi trovavano nel calcio un elemento di aggregazione in un quartiere che non dava niente, dove neanche lo Stato era presente. E questo la dice lunga sull’abbandono di queste periferie. Quel quartiere diventò un quartiere criminale. Allora l’inquinamento diventa anche inquinamento morale».

L’obiettivo del libro è quello di essere una «testimonianza della memoria, con la funzione di ricordare per non dimenticare, cercando di rimediare agli errori attraverso un’idea di futuro che riparta dalle persone, dalla società e dai bambini».

Fonte: http://www.legginoci.it/2016/11/25/ilva-football-club-giocare-allombra-delle-ciminiere/