Lorita Tinelli è una psicologa pugliese da anni in prima linea contro gli abusi compiuti da gruppi settari e sedicenti guru spirituali. Per il suo impegno contro la manipolazione mentale dei culti distruttivi, la dottoressa ha ricevuto diverse minacce e intimidazioni. “Mi hanno inviato un sms in cui mi auguravano fossi violentata”. A Fanpage.it, Tinelli ha spiegato come funzionano i meccanismi psicologici delle sette, quali sono le ripercussioni sugli adepti e quanto è difficile uscirne.
continua su: https://www.fanpage.it/lorita-tinelli-psicologa-anti-sette-uscire-e-quasi-impossibile-il-prezzo-e-lostracismo/
http://www.fanpage.it/
«Per trovare soluzioni, per trovare noi stessi, per trovare la verità». Tutto grazie alla fusione tra la «prevedibilità della scienza e la saggezza della religione». Questo è Scientology. Così perlomeno sul sito ufficiale. Ma quanta verità c’è dietro le belle parole e gli sfarzi della nuova, gigantesca sede di Milano? La domanda è lecita. Perché se tanti hanno aderito alla religione-filosofia del guru Ron Hubbard, altrettanti ne sono usciti, criticandone metodi e indottrinamento. Tanto che le associazioni impegnate sul fronte non usano mezzi termini: «Scientology è una setta, perché dietro c’è indottrinamento e, soprattutto, dietro c’è la mano abusante. Un abuso che è prima psicologico e poi economico».
Cerchiamo, allora, di andare nel cuore di Scientology. Per capirne dinamiche, strade, credo. Un dato è certo: sebbene poco se ne parli (a parte il clamore suscitato dall’apertura della nuova sede), il movimento fondato da Hubbard conta un cospicuo numero di adepti in Italia. Secondo gli ultimi dati (2007) forniti dal Cesnur, «Scientology valuta i “frequentatori” italiani delle Chiese e missioni in circa cinquantamila persone, ridotti a circa ventimila se si considerano i soli partecipanti ad almeno i servizi ecclesiastici minori». Il numero, però, è variabile e difficile da calcolare dato che parliamo di un “credo” che spesso si basa sui cosiddetti «auditing» e su riunioni per cercare il proprio sé.
Scientology valuta i “frequentatori” italiani delle Chiese e missioni in circa 50mia persone, ridotti a circa 20mila se si considerano i soli partecipanti ad almeno i servizi ecclesiastici minori
Ad aiutarci a ricostruire la struttura ideologica di Scientology, ci aiuta Pier Paolo Caselli, ex adepto e fuoriuscito dopo 20 anni di quella che lui, a Linkiesta, definisce «un’esperienza da prigioniero di guerra». Eppure lo stesso Pier Paolo su un punto è chiaro: Scientology «non ha un vero e proprio credo. Non si considera una religione dogmatica, si considera una filosofia religiosa applicata. Un modo “originale” per mantenere un piede nella scienza e l’altro nella “religione”. In poche, parole seguendo il percorso di Scientology, ci si dovrebbe liberare di molte limitazioni, vincoli, che fanno sì che l’individuo non possa vivere al massimo delle sue potenzialità». Vincoli pesanti, derivanti dal fatto che secondo Hubbard «noi, come esseri spirituali, veniamo controllati e manipolati ancora prima di venire al mondo». Secondo la sua dottrina, infatti, prima di incarnarci su questo pianeta, subiamo una pesante manipolazione (definita «implant» secondo la terminologia scientologica) da parte di esseri alieni. La teoria di fondo è surreale: Xenu, feroce governatore della Federazione Galattica, trasportò miliardi di anime umane su Teegeeack (oggi conosciuta come Terra). A quel punto Xenu fece cadere le anime – chiamate Thetans – dentro vulcani delle Hawaii e del Mediterraneo, per poi farle esplodere. Non contento, il perfido “dio” inculcò nei corpi ora senza anima false idee artificiali, immagini di Dio, del diavolo, di angeli, dello spazio.
Pier Paolo Caselli, ex adepto, definisce quella con Scientology «un’esperienza da prigioniero di guerra»
Tutte immagini che hanno lo scopo, continua Caselli,«di farci dimenticare chi siamo e cosa siamo, di conseguenza tutto il nostro infinito potenziale divino». E come liberarsi da queste idee? Ovviamente con Scientology. E con i suoi corsi di auditing. Corsi che ovviamente, manco a dirlo, non sono affatto gratuiti. In palio ci, tuttavia, ci sono veri e propri super-poteri: «Secondo Hubbard – ci dice ancora Pier Paolo – si può arrivare a leggere libri a chilometri di distanza, usare la telepatia, spostare l’atmosfera terrestre, etc. con la sola forza del pensiero. Lo stesso Hubbard millantò di aver ritrovato tesori sepolti e dimenticati, ricordando le sue vite precedenti». Non solo: «Esistono delle riviste interne dove vengono riportate storie in cui persone affermano di aver curato persone care a distanza, deviato, sempre con l’intenzione mentale, auto che stavano per piombare su individui».
I corsi di auditing non sono affatto gratuiti. D’altra parte promettono super-poteri, come la telepatia e la lettura di libri a chilometri di distanza
Ovviamente, come detto, per arrivare ai super-poteri il percorso è lungo. E costoso. Ci sono vari step da percorrere lungo il «Ponte verso la libertà totale». Il primo passo è il «Clear» (Chiaro), il passaggio che permette all’individuo di «non essere più aberrato, libero dalla propria mente reattiva, quella parte della mente che lo fa agire in modo irrazionale». Dopodiché, una volta che si è sgomberi da questi pregiudizi, ci si incammina verso l’illuminazione. Cominciano i livelli OT (Theetan Operante, ovvero gli «stati di esistenza spirituale», come li si definisce sul sito ufficiale), il cui livello più elevato l’OT VIII. E, ovviamente, man mano che si sale i prezzi aumentano. Per arrivare a Clear si possono spendere anche 50mila euro, mentre «per arrivare ad OTVIII – continua Pier Paolo – si arriva almeno a 150mila euro». Cifre enormi, dunque. E il punto è che una volta che si è dentro, diventa difficile – a tratti impossibile – uscirne.
Il motivo? Semplice. Come ogni setta che si rispetti, all’interno di Scientology, secondo i fuoriusciti, si creano dei meccanismi indotti per cui ci si lega all’ambiento interno e ci si separa totalmente da quello esterno. Lo si vede come «altro», «lontano» dalla verità assoluta. «In Scientology – ci dice ancora Pier Paolo – c’è un farti sentire importante, un farti sentire capace di fare ogni cosa: viene accordata molta “beingness“, un termine del gergo scientologico che indica una grande rivalutazione del proprio essere un individuo speciale, ma non nel senso di ricevere o aver bisogno di una particolare affettuosità, in quanto Scientology è una “religione” da “machi”, da uomini tutti d’un pezzo». Insomma, niente «porgi l’altra guancia». E lo si capisce chiaramente dalla direttiva introduttiva di Hubbard ad ogni corso: «Solo le tigri sopravvivono, ed è dura anche per loro».
Man mano che si sale di “livello” i prezzi aumentano. Per arrivare a Clear si possono spendere anche 50mila euro, mentre «per arrivare ad OTVIII si arriva almeno a 150mila euro. Cifre enormi, dunque. E il punto è che una volta che si è dentro, diventa difficile – a tratti impossibile – uscirne
Una volta dentro, insomma, «ti viene fatto capire fin da subito che devi avere un atteggiamento risoluto, direi propriamente da fanatico, per poter andare avanti». E il fanatismo è un tratto essenziale di quello che per le associazioni anti-setta è «plagio mentale». Un abuso psicologico a cui, spesso, segue quello economico. I casi, a riguardo, abbondano. Pier Paolo ha conservato tutte le ricevute dei vari corsi. Anche quelli che ha dovuto fare a Flag (il ritiro religioso situato a Clearwater, in Florida, una vera e propria “Mecca” per gli scientologi). E sa di aver speso circa 100mila euro, di cui quasi 70mila mai più visti. Nonostante il codice dettato da Ron Hubbard permetta a chi lascia Scientology di chiedere il risarcimento dell’intera somma versata nel corso degli anni. Sorte uguale quella capitata a Giacomo Sotgia: «raggiunsi un accordo con la chiesa di Scientology di Pordenone per la restituzione di 45mila euro. Date le mie condizioni finanziarie ed emotive decisi di accettare, benchè fosse di molto inferiore a quanto pagato». Peggio è andata a Maria Pia Gardini che, come denunciato nel 2012 in commissione al Senato, ha dato a Scientology 1.840.000 dollari. Una cifra esorbitante «per comperare dei corsi, per fare delle donazioni, perché io facendo Scientology sarei diventata superman o superwoman, non avrei più avuto malattie».
Ma come si riesce ad avere spesso così facilmente presa? «È il meccanismo stesso delle sette – ci spiega la dottoressa Lorita Tinelli, presidente del Cesap (Centro Studi Abusi Psicologici) – fa presa su quegli individui che vivono momenti di debolezza esistenziale. Uomini e donne che, com’è umano che sia, affrontano attimi e momenti di difficoltà». Dalla perdita di un caro alla separazione da una persona amata fino a periodi critici da un punto di vista economico. Ogni debolezza è “buona” per fare proseliti e attecchire, come ci conferma, col suo racconto, anche Pier Paolo: «io sono entrato grazie ad un amico che incontravo durante le vacanze estive. Mi trovavo in un momento di scombussolamento, ero appena uscito da cinque anni di collegio e stavo per affrontare il servizio militare, una piccola delusione sentimentale poi mi aveva reso momentaneamente ancora più fragile». E come per Pier Paolo, così per tanti. Secondo quanto riportato ancora Giacomo Sotgia in un suo memoriale consegnato alla procura della Repubblica di Pordenone, si avvicinò a Scientology per via di uno stato di incertezza «economica, lavorative e di salute», dopo l’amministrazione poco fortunata di un bar preso in gestione.
Insomma, le debolezze, di qualunque forma, sono ottime per poi attecchire. Non sarebbe un caso, allora, che tra le tante società parallele di Scientology troviamo le comunità terapeutiche «Narconon» (Non narcolessia), che attraverso un percorso a base di saune, integratori, vitamine promettono di aiutare i tossicodipendenti a uscirne. In Italia ci sono diversi centri, dal «Gabbiano» in Puglia fino a quella di Fabriano nelle Marche. Secondo gli scientologi è pura attività umanitaria; secondo i fuoriusciti, invece, dietro c’è l’intento di inculcare la “fede” in persone deboli. Un esempio? La già citata Maria Pia Gardini si avvicina a Scientology dopo che la figlia, per uscire dal tunnel della droga, era entrata in Narconon. E da lì Hubbard era diventato per lei un vero e proprio Dio.
Ma non è finita qui. Diretta emanazione dell’associazione di Hubbard è anche «Applied Scholastics», il metodo educativo che si basa sui dettami del guru e che, nel 2005, riuscì anche a farsi accreditare fra gli enti che formano gli insegnanti al ministero dell’Istruzione dall’allora titolare Letizia Moratti (prima di essere cacciati dal successore, Guseppe Fioroni). E Applied la ritroviamo anche nelle tende del terremoto tragico che colpì nel 2009 L’Aquila. Insieme a chi? Alla Pro.Civi.Co.S. Ovvero, la protezione civile costola di Scientology. Ebbene sì: la “religione” ha anche una propria protezione civile che non manca di essere presente nei casi di calamità naturali e di offrire soccorso a persone bisognose, che casomai hanno perso tutto dopo un evento drammatico come un terremoto. Basta così? Certo che no. Un altro gruppo molto attivo è il Ccdu, il Comitato dei Cittadini per i Diritti dell’Uomo, un ente, si legge sul sito ufficiale, «che indaga ed espone le violazioni psichiatriche dei diritti umani». Curioso che la stessa accusa venga rivolta loro dai fuoriusciti.
«Applied Scholastics», il metodo educativo che si basa sui dettami del guru, nel 2005 riuscì a farsi accreditare fra gli enti che formano gli insegnanti al ministero dell’Istruzione dall’allora titolare Letizia Moratti
Pro.Civi.Co.S., la protezione civile costola di Scientology, non manca di essere presente nei casi di calamità naturali e di offrire soccorso a persone bisognose, che potrebbero diventre degli adepti
Si direbbe, insomma, che Scientology è parecchio attiva nel sociale. Tutti questi gruppi esterni, però, «pur facendo qualche volta anche opere meritorie – ammette Pier Paolo – cercano spesso l’appoggio di enti istituzionali, politici, eccetera, senza però mai palesarsi come gruppi facente capo a Scientology. E questa è una subdola tattica perché una volta ottenuto l’appoggio, questo viene mostrato ai fedeli, e non solo, come un sostegno diretto a Scientology. Quando in realtà chi ha dato l’appoggio a queste iniziative era all’oscuro del fatto che dietro ci fosse Scientology». E in effetti di casi del genere, ce ne sono tanti. Come quando Pro.Civi.Co.S ha pensato bene di portare i ragazzi terremotati di San Giacomo, frazione dell’Aquila, in visita a Montecitorio. Qui, come raccontano Stefano Pitrelli e Gianni Del Vecchio nel libro-inchiesta «Occulto Italia», sono stati accolti prima dall’onorevole Souad Sbai, poi dagli abruzzesi Maurizio Scelli e Paola Pelino. E a sorpresa passa a salutarli perfino l’allora presidente della Camera, Gianfranco Fini. E, dulcis in fundo, il saluto, in Aula, del vicepresidente Maurizio Lupi. Tutti spinti dalla presenza di ragazzi che avevano vissuto eventi tragici. Ma nessuno, probabilmente, consapevole del fatto che dietro ci fosse Scientology. Che, invece, cercava proprio questo: l’esposizione mediatica. Ottenendola molto spesso.
Siamo nel ’94. Pier Paolo è ormai un «clear». Eppure quello stato di liberazione tardava ad arrivare. «Cominciavo a nutrire il sospetto – dice a Linkiesta – di aver fallito tutto». Così decide di partire per gli Stati Uniti e acquistare un pacchetto di 25 ore di auditing per effettuare una «rundown», un percorso concepito per affrontare una determinata problematica, pagando 25mila dollari, 1.000 all’ora, l’equivalente di circa 50 milioni di lire dell’epoca. Ma niente da fare: il malessere cresce. E allora, «una volta accortomi che ero al punto di partenza o addirittura che stavo ancora peggio di quando ero partito, mi sentivo perso e fallito. Tutti i miei sacrifici, tutte le mie speranze erano state inutili, disattese. Ed allora volevo farla finita». Sì, cresce in Pier Paolo il desiderio di suicidarsi. Che viene subito comunicato all’organizzazione, per la quale diventa un problema non da poco. Un morto in casa, per chi si professa «perfetto», è scomodo d’altronde: «Se mi fossi ucciso a Flag sarebbe stato un bel guaio, così mi accompagnarono in camera, mi fecero la valigia e mi portarono alla porta». Pier Paolo viene cacciato.
Ma la storia non finisce qui. Perché dopo lunghe diatribe e altre migliaia di euro spesi, Pier Paolo decide di rientrare. Ma una volta dentro, la situazione non migliora e lo stress aumenta. Ci vorranno solo anni prima che Pier Paolo raccolga la forza necessaria per uscire definitivamente. Ma, a questo punto, comincia per lui una nuova battaglia. «Quando ho cominciato a raccontare la mia esperienza – confessa – mi hanno rintracciato, hanno scritto il mio vero nome, nonostante all’inizio usassi uno pseudonimo, il mio lavoro, mi hanno fatto capire insomma che sapevano chi ero, mi hanno scritto “Pier Paolo ti conviene tornare a fare il benzinaio”, una chiara velata minaccia». Non solo: «quando ho chiesto aiuto a un conoscente, per fare da tramite tra me e l’Ufficio Affari Speciali (quella parte dell’organigramma di Scientology che si occupa di situazioni particolarmente delicate, ndr) per riavere indietro i miei soldi (come previsto dalla loro direttiva «Refund Policy» in caso di insoddisfazione da parte dell’aderente e come accennato prima, ndr), hanno chiesto il mio silenzio in cambio di un inizio di trattativa per il rimborso».
«Quando scendi in strada e trovi le quattro gomme della tua auto tagliate è chiaro che ti senti minacciata»
E allora, forse, è anche per evitare situazioni del genere che Scientology ha cominciato anche a monitorare la «fede» dei suoi adepti. E, a quanto pare, non solo quella. Siamo nel 2010, a Torino: la Polizia sequestra un archivio enorme nella sede torinese di Scientology. Al suo interno le storie, fin nei minimi dettagli, di tutti gli ex adepti e non solo, anche delle cosiddette «persone soppressive», ovvero dei potenziali nemici (c’erano nomi anche di giornalisti, politici, magistrati). E lì viene annotato tutto: enormi faldoni in mano al «Dipartimento 20» dell’organizzazione. Un dipartimento che sarebbe presente in ogni chiesa.
Spesso, però, non basta. E allora si passa anche a intimidazioni meno velate. Almeno stando alla testimonianza di Maria Pia Gardini: «Sì, mi sento minacciata – ha detto in audizione al Senato -. L’anno scorso (2011, ndr) mi hanno messo un investigatore privato alle costole. Mi sembrava la Pantera Rosa: aveva la macchina fotografica al collo e gli occhiali neri […] Quando scendi in strada e trovi le quattro gomme della tua auto tagliate è chiaro che ti senti minacciata».
Altro che perfezione, a quanto pare. E non sarebbe un caso, allora, che l’organizzazione sia stata colpita da diverse inchieste giudiziarie, alcune conclusesi con archiviazione, ma altre con condanne pesanti. Alcune hanno riguardato Narconon, dato che, secondo alcuni testimoni, «l’unica preoccupazione di quella gente erano i soldi». Un’impressione che sembrerebbe corrispondere alla realtà dato che, in alcuni casi, si ricorreva a statistiche di successo falsate perché fatte «dopo una settimana dall’uscita del giovane dai centri e non dopo sei mesi/un anno come si dovrebbe», come si legge nella sentenza della Corte d’Appello di Milano del 5 novembre 1993 e come riportato dal sito «Allarme Scientology» che ricostruisce tutti i suoi guai giudiziari. Ma non basta. Un’altra indagine, ben più corposa sull’intera organizzazione, ha portato al rinvio a giudizio di 140 operatori dei centri e si è conclusa nel 2000 con diverse condanne definitive per circonvenzione d’incapace e abuso della professione medica, ma con l’assoluzione dall’accusa di associazione a delinquere. La ragione? «La loro fortuna – disse allora il pm Pietro Forno – è stata che all’epoca non esisteva ancora il reato di riduzione in schiavitù».
Eppure gli uomini in giacca e cravatta e le donne in tailleur di Scientology sembrano non essere minimamente scalfiti da tali vicende. Perfetti, appunto. Ma intanto, all’inaugurazione della nuova sede milanese, non è stato consentito ai giornalisti di entrare o fare riprese, come capitato a un cronista de La Stampa. Eppure dietro il viso rilassato degli adepti, si temono pesanti spaccature al proprio interno. Non che sia una novità, peraltro. Come ricostruito in un suo recente lavoro dalla sociologa Eleonora D’Agostino, infatti, in Italia Scientology ha vissuto due “ondate” di scissioni. La prima, negli anni ’80, dopo la cacciata di uno dei principali dirigenti dell’organizzazione, David Mayo; la seconda – attuale – «indissolubilmente legato all’avvento della nuova comunicazione via web».
Secondo la tesi della D’Agostino, infatti, «la velocità e semplicità nella diffusione delle informazioni e delle opinioni è alla base di questa rivoluzione». Non a caso, tutto sarebbe nato nel 2010 con l’apertura di un blog che raccoglie i cosiddetti «indipendologi». All’origine del secondo scisma, ancora una volta la mala gestione interna: viene accusato il nuovo leader, David Miscavige, secondo cui la deriva settaria sarebbe imputabile a lui e non agli insegnamenti di Hubbard. Vero o falso che sia, secondo molti la stessa inaugurazione di Milano sarebbe legata a queste crepe nel mondo scientologo. È, questa, la tesi anche di Pier Paolo, secondo cui «le scissioni sono solo dei tentativi di addossare all’attuale management i fallimenti dei singoli scientologist. Come se, poiché i risultati ottenuti non sono stati quelli sperati, allora l’errore è nel management». Ecco allora che la nuova sede di Milano, come già documentato in un reportage da Linkiesta, rappresenta «il desiderio di ostentare una grandezza, un’espansione immaginata, voluta, ma non reale». L’importante è che sia perfetta.
Fonte: http://www.linkiesta.it/it/article/2015/11/20/scientology-vista-da-dentro-truffe-minacce-e-scissioni/28280/
“LA MIA VITA COL MOSTRO”
Paola vive nella zona di Cesenatico. A distanza di anni è riuscita a rifarsi una vita. Ma, come lei stessa racconta, “molte cose ti restano. Per sempre”. Tutto comincia quando Paola ha solo 15 anni. La madre comincia a frequentare un santone che dice di parlare con la Madonna. “Vivevamo un momento di difficoltà in quel periodo e tanto è bastato affinché mia madre, e di conseguenza anche io e mia sorella, ci legassimo sempre di più a lui”. Presto la vita di Paola comincia a cambiare radicalmente: “Nel giro di tre mesi mia madre si è letteralmente trasformata: casa divenne piena di quadri della Madonna e di crocifissi, la sera sempre il rosario, due giorni a settimana o digiuno o pane ed acqua. Bisognava seguirlo in tutto e chi non lo seguiva era in mano a Satana”. La musica era di Satana (“conta che io non potevo ascoltare musica se non canti religiosi o Radio Maria. Ho cominciato ad ascoltare musica a 26 anni”), la televisione era di Satana. E così l’oro, i dolci, la cioccolata. Per non parlare poi di discoteche, alcol, locali.
Con il tempo, gli abusi e le richieste cominciarono a diventare sempre più pressanti. “Pian piano mia madre era presa, sempre più presa. Tanto che il santone le disse: ‘Tu avrai grandi prove del fatto che la Madonna ti vuole davvero bene’. Ma affinché questo accadesse, diceva lui, erano necessarie prove. Una di queste prove era quella di non essere attaccata al denaro”.
Il processo, graduale, portò la madre di Paola a comprare al santone qualcosa come venti auto. “Nel giro di dieci anni tutto quello che lui chiedeva, mia madre comprava. Così facendo sono finiti tutti i nostri risparmi, poi ci siamo ridotti a fare debiti, finché non abbiamo dovuto vendere anche la nostra casa”. Ma non basta.
Agli abusi economici si aggiunsero anche quelli sessuali. Il racconto è sconvolgente: “Sia io che mia sorella abbiamo avuto il nostro primo rapporto sessuale con lui. Senza che noi, essendo piccole, ce ne rendessimo nemmeno conto”. Prima semplici discorsi, poi carezze sempre più spinte. “Una ragazza che è cresciuta praticamente fuori dal mondo come è capitato a me, non si rende conto di nulla”. E alla fine, complice una madre completamente annichilita, ecco l’abuso. E non una volta sola. Basti questo: oggi Paola è madre di quattro figli. Tutti avuti dal “mostro”, come oggi lei lo chiama.
Ed è proprio dopo il quarto figlio (e grazie all’aiuto di un sacerdote) che Paola rinsavisce e si allontana per sempre dal santone. Va dai carabinieri per denunciare tutto. Ma la risposta è raggelante: “Quando ho detto che mi costringeva ad avere rapporti con lui, loro mi dicevano: ‘tu eri maggiorenne in quel periodo. Ora non è più dimostrabile nulla, né un abuso né nulla’”. E oggi il “mostro” vive tranquillamente. In libertà. Nonostante, dice Paola, “da quello che so, la stessa cosa è successa anche ad altre cinque ragazze”.
UNA REALTÀ COMUNE
Di storie come quella di Paola, il mondo occulto è pieno. Sono storie di abusi di ogni genere. È la storia di Giacomo Sotgia, ex adepto di Scientology, che nel suo memoriale del 10 agosto 2010, allegato alla denuncia presentata alla Procura di Pordenone, ricorda che “negli otto anni di affiliazione ritengo di aver versato, a vario titolo, circa novantamila euro”. È la storia di Franco, ex membro della Federazione di Damanhur nel torinese, che uscito dalla setta dopo venti anni, si è trovato senza risparmi e senza alcun contributo versato dato che nella Federazione esiste una moneta propria (il Credito) ovviamente non riconosciuta dallo Stato italiano.
È la storia, ancora, di famiglie spezzate. Come nel caso di Greta il cui ex compagno è fuggito con ben 150mila euro da donare ancora alla Federazione di Damanhur. Soldi che entrambi i genitori avevano racimolato per un solo obiettivo: pagare le spese universitarie per la figlia. È, ancora, il caso di un uomo di Bergamo, sposato con una testimone di Geova. Dopo vari tentativi di farlo convertire, lei decide di mollarlo, di punto in bianco. Portandosi con sé la figlia. E impedendole qualsiasi tipo di contatto con il padre. Oggi è la figlia stessa, plagiata, che non vuole più vedere il padre perché, dice, “se non ti converti, se non diventi un fratello, morirai”.
VUOTO ISTITUZIONALE
Lo Stato, però, preferisce non intervenire. Nonostante il fenomeno sia in evidente espansione (un recente studio del Codacons parla di un fatturato dell’occulto che è arrivato nell’ultimo anno a oltre 8 miliardi, con 13 milioni di italiani nella rete), non abbiamo dei dati certi e ufficiali sul numero delle organizzazioni settarie presenti nel nostro territorio. L’ultimo rapporto che possediamo, realizzato dal Viminale, risale addirittura al 1998. Eppure, già allora si parlava di 76 movimenti religiosi per un totale di 78.500 affiliati. Il numero, però, col tempo è cresciuto a dismisura. “In quel periodo – spiega la dottoressa Tinelli – il Ministero degli interni si occupò esclusivamente dei movimenti magico-esoterici che non sono la totalità dei gruppi esistenti oggi a livello nazionale. Attualmente riteniamo che ci siano all’incirca circa 500 gruppi organizzati”. Insomma, un aumento approssimativo di oltre il 500% nel giro di 16 anni.
Verrebbe da chiedersi, a questo punto, come sia possibile che non ci sia il benché minimo controllo di tale fenomeno. Semplice: l’Italia non ha una legge ad hoc. “Tanti santoni, guru o capisetta – dice Maurizio Alessandrini, presidente della Favis (Associazione Familiari delle Vittime delle Sette) – possono tranquillamente fare quello che fanno perché in Italia non esiste a riguardo una tutela”. “Bisognerebbe reintrodurre – chiosa la dottoressa Tinelli – il reato di manipolazione mentale”. Già, reintrodurre. Perché in Italia c’era. L’articolo 603 del codice penale, infatti, prevedeva che chi sottoponeva “una persona al proprio potere in modo da ridurla in totale stato di soggezione” poteva essere condannato fino a 15 anni di reclusione. Tuttavia dopo il caso Braibanti (nel 1967 un intellettuale di sinistra, aveva avuto rapporti omosessuali con due giovani. Uno dei due, però, spinto dai genitori, denunciò il tentativo di Braibanti di “introdursi nella sua mente”), la Consulta ha dichiarato il reato incostituzionale perché “reato d’opinione”. Da allora tutti i tentativi fatti per reintrodurlo sono miseramente falliti. “E’ chiaro – puntualizza Alessandrini – che non è nostro scopo resuscitare il vecchio reato di plagio, che la Consulta definì opportunamente una mina vagante nel nostro ordinamento giuridico. Auspichiamo però che lo Stato italiano possa adottare idonee misure legislative che prevengano e contrastino il condizionamento psicologico degli individui”.
Anche a causa delle pressioni delle lobby settarie, molto attive in Parlamento. L’ultimo tentativo di peso si è avuto nel 2005, quando un ddl sull’introduzione del reato di plagio è stato approvato dalla commissione Giustizia. Arrivato però in Aula a Palazzo Madama, dopo vari rinvii, è stato congelato, fino a scomparire dall’agenda politica. Anche in questa legislatura qualcuno ci ha riprovato. Come Pino Pisicchio che, il 15 marzo 2013, ha presentato una nuova proposta di legge sull’introduzione del reato di manipolazione mentale. Il ddl, però, non è mai stato nemmeno calendarizzato in commissione.
SANTI IN PARADISO
La domanda, allora, nasce spontanea: perché, nonostante il problema sia sotto la luce del sole, dopo anni e anni l’Italia non è stata in grado di attuare una legge che possa contrastare il mondo settario? “Dietro tutto questo c’è qualcosa di molto più grande”, dice Rocco Politi, ex testimone di Geova. Interessi, lobby, legami politici. Tesi che trova conferma con quanto raccontato nel libro-inchiesta “Occulto Italia” agli autori Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli dal senatore Antonino Caruso: “Già nel 2005, da presidente della commissione Giustizia, misi all’ordine del giorno la discussione di un ddl sulla manipolazione mentale. Pochi giorni e arrivò nelle mani di tutti i senatori della commissione un costoso libro di Scientology in cui si raccoglievano tutte le fantastiche opere dell’organizzazione. Non credo sia stato un caso”.
Probabilmente, però, non c’è affatto da stupirsi. Tutte le sette religiose cercano legami. E le maggiori riescono anche facilmente ad attrarre uomini politici che, a loro volta, sanno di andare incontro ad un ricco bacino di voti. Un esempio su tutti: prima che il transfugo Domenico Scilipoti abbandonasse l’Idv, fu incaricato dallo stesso Antonio Di Pietro di dar vita al primo Forum nazionale antiplagio e al cosiddetto Osservatorio nazionale sulle sette abusanti. Peccato però che non si giunse mai a nulla di concreto dato che, tra le altre cose, lo stesso Scilipoti ha dato vita, poco tempo dopo, al Movimento Olistico, vicino alla Federazione Damanhuriana. Coincidenze? Forse. Certo è che sono tante.
ASSOCIAZIONI ABBANDONATE
Il risultato di questo quadro è che gli unici a lottare contro il mondo settario e ad offrire aiuto ai fuoriusciti spaesati sono le associazioni attive sul territorio, spesso fondate dagli stessi ex fuoriusciti, come nel caso di Rocco Politi che ha fondato “Quo vadis”, proprio “per l’aiuto alle vittime dell’ostracismo dei movimenti religiosi alternativi devianti”. Senza un aiuto istituzionale, però, tali associazioni sono totalmente abbandonate, vittime di intimidazioni, anche pesanti. È il caso di Lorita Tinelli, la psicologa da sempre attiva nel contrasto al mondo delle sette con il Cesap (Centro Studi Abusi Psicologici) e che ormai vive una situazione di costanti pressioni.
La dottoressa, una studiosa impegnata nella tutela delle vittime di Arkeon, organizzazione pugliese sconquassata da pesanti inchieste giudiziarie che hanno portato ad una condanna definitiva per abusi sessuali di un maestro, mentre altri sono stati condannati in primo grado per associazione a delinquere. “Eravamo in tre in prima linea – ci dice – Ci hanno bersagliato e infamato in tutti i modi. Uno di noi tre, un altro psicologo, dopo pesantissime ingiurie si è suicidato nel 2010”. Le intimidazioni sono di ogni genere possibile: non solo l’attacco giuridico (“ci riempiono di denunce per diffamazione che ovviamente non hanno mai vinto”), ma anche continue accuse infamanti tramite blog anonimi. “Addirittura – dice Tinelli – sono entrati nei computer, sono entrati nella nostra posta, l’hanno pubblicata arbitrariamente su un sito anonimo dimostrando, secondo loro, che noi avremmo congegnato un complotto”. Insomma, l’assurdo. Che sguazza in un imbarazzante vuoto normativo.
Udienza fissata per il 24 febbraio. Saranno presentate le liste dei testimoni.
La psicloga: “Vivo con la paura di ritorsioni sulla mia famiglia”
Udienza fissata per il processo Arkeon, la setta i cui adepti sarebbero stati manipolati psicologicamente da fantomatici “maestri”, col fine di estorcere denaro e favori di ogni genere. Ma anche per il semplice piacere di sentirsi superiori: paragonati a Gesù, essere artefici del destino di centinaia di persone dalle menti fragili, manipolate come burattini.
Il capo dei burattinai, secondo le accuse – ed i molti filmati che gli stessi adepti di Arkeon hanno postato in rete – sarebbe Vito Carlo Moccia, il “capo-maestro”, colui che – secondo le dichiarazioni della psicologa Lorita Tinelli, parte civile nel processo nonchè ex consigliere nazionale del GRIS (Gruppo di ricerca socio religiosa, riconosciuto dalla CEI) e fondatrice del CeSAP (Centro Studi Abusi Psicologici) – era riuscito a controllare le menti dei suoi seguaci, a tal punto che questi veneravano persino la sua immagine. Un dio, quasi, o un messia: tanto che le sue foto venivano poste su degli altari religiosi accanto a delle raffigurazioni di Gesù, come a sottolineare la parità di valore tra le due figure.
E dovevano essere in molti a credere che il Moccia fosse una specie di nuovo messia, tanto che persino un uomo di chiesa, il sacerdote paolino don Angelo De Simone, era diventato non solo adepto arkeon ma anche, per così dire, il sacerdote ufficiale della setta, celebrando matrimoni tra i “discepoli” anche quando questi erano già sposati. Ma non è tutto. Il sacerdote avrebbe, come documentano i filmati sulla setta mandati in onda dalla trtasmissione “Chi l’ha visto?”, avuto per anni rapporti sessuali con due suore. Don De Simone era di certo in conflitto con la propria coscienza, con il ruolo che rappresentava nella società e, di certo, con la propria fede.
Un conflitto che il Moccia aveva risolto attraverso il ‘metodo’ Arkeon: una serie di tattiche psicologiche mirate a “liberare” la coscienza di una persona in conflitto con se stessa, a riaffermare un ruolo sociale che il proprio essere metteva in conflitto con i dettami della società moderna. Così unn sacerdote, la cui coscienza soffriva di fronte alla consapevolezza di non riuscire ad arginare la propria sessualità, in totale conflitto con i dogmi della Chiesa, diventava un membto della comunità Arkeon: lì avrebbe potuto essere libero ed avrebbe venerato il suo liberatore, come sempre, il Moccia.
Come don De Simone, altri (si parla di centinaia di persone) sarebbero cadute nelle “trame” di questo gioco psicologico della cui straordinaria efficacia – come sembra anche lo stesso Moccia abbia affermato in un filmato mandato in onda dalle reti televisive – anche lo stesso creatore si sarebbe meravigliato .
Così accadeva che molti venivano convinti di essere stati vittime di abusi sessuali quando erano ancora bambini (abusi di fatto mai avvenuti) , o di essere eterosessuali quando invece erano omosessuali (alcuni sono stati convinti che la propria omosessualità derivasse da fantomatici abusi sessuali subìti nell’infanzia e sono stati convinti ad unirsi in matrimonio con persone del sesso opposto) o che tutti i problemi da loro incontrati nel corso della vita derivassero da qualche violenza subìta nell’infanzia che, per mezzo dei riti e delle pratiche della setta (il Metodo Arkeon), il Moccia si impegnava ad individuare e portare alla luce e, come è oggetto di indagine, ad utilizzare probabilmente per scopi illeciti. Si parla infatti di donazioni di denaro, anche consistenti, da parte dei seguaci della setta ai “maestri” ed allo stesso Moccia, nonchè di favori di vario genere e di presunte violenze sessuali.
Quest’ultima imputazione di reato , è al vaglio degli inquirenti del tribunale di Milano (il processo si svolge, in contemporanea, anche in altre città d’Italia, dove sorgevano altre sedi della setta). Ma queste ed altre circostanze saranno confermate o smentite durante il corso del processo, che, il 24 del mese corrente, porterà la formulazione della lista dei testimoni che saranno ascoltati, da entrambe accusa e difesa, in un intervallo di 15 giorni per udienza. Una delle prime testimoni ad essere sentite sarà la psicologa Lorita Tinelli, costituitasi parte civile nel processo.
“Sono oggetto di continue minacce, anche di morte, da parte di alcuni adepti della setta – ha dichiarato la fondatrice del Centro studi per gli Abusi Psicologici – voglio che sia fatta giustizia e che la macchina della giustizia del nostro Paese non sia così lenta come sembra invece essere”.
La lentezza delle procedure processuali, infatti, potrebbe portare alla prescrizione di alcuni reati imputati a Moccia.
“Continuo la mia lotta contro un gruppo di persone che agisce in modo mafioso – ha continuato la Tinelli – sotto continue minacce e denigrazioni, anche per mezzo di internet (sono molti i blog dei seguaci di Arkeon che gettano fango sulla psicologa nocese ndr), non esco più la sera, sono stata costretta a spostare la sede del mio studio in un luogo abitato e vivo ogni giorno con la paura di ritorsioni su di me e, soprattutto, sulla mia famiglia
Mirko Misceo
Il Quotidiano di Bari, 4 febbraio 2011
Parla la psicologa che ha denunciato la psicosetta di Carlo Moccia, sotto processo a Bari
Bari – Lorita Tinelli è una psicologa iscritta all’ordine sin dal 1998 e si interessa di culti distruttivi, organizzazioni devianti e leader carismatici da oltre quindici anni, oltre ad essere stata anche consigliere nazionale del GRIS (Gruppo di ricerca socio religiosa, riconosciuto dalla CEI). Nel 1999 fonda, assieme ad altri studiosi del fenomeno, il CeSAP, Centro studi per gli Abusi Psicologici, dal 2005 convenzionato anche con due Università italiane (Bari e Chieti). Nel suo percorso di studio e ricerca dei fenomeni da lei studiati, la dottoressa Tinelli è entrata in contatto con diverse persone che le chiedevano aiuto a causa dell’ingresso dei propri cari nel cosidetto ‘lavoro’ di Vito Carlo Moccia. Tutti, indistintamente, pur non conoscendosi tra di loro, riportavano le medesime esperienze di brusco allontanamento dei propri cari dopo aver frequentato alcuni seminari del Moccia. I genitori riferivano che tale allontanamento da parte dei figli era successivo alla loro disperata confessione di aver ricordato una esperienza di abuso durante l’infanzia, perpetrata da uno dei genitori o da altri parenti o amici col consenso di uno dei due genitori. Altri riferivano che il proprio compagno o compagna, o amico, dopo aver tentato un avvicinamento al gruppo del proprio partner, al chiaro rifiuto, interrompeva i rapporti, ritenuti inutili e un ostacolo nel percorrere “il Sentiero Sacro” proposto da Vito Carlo Moccia. Ed ora quest’ultimo è sotto processo col suo metodo ‘Arkeon’ a Bari e altre città proprio dopo le accuse e denunce di Lorita Tinelli.
Allora dottoressa quando inizia il caso “Arkeon”?
“Arkeon viene alla ribalta mediatica quando una delle vittime – che, oltre a riferire di aver subito una vera e propria violenza di gruppo, ci ha rimesso il progetto di vita familiare in Arkeon, in quanto il suo compagno fu indotto ad una ‘trasgressione creativa [i] ’ dal suo maestro di riferimento – raccontò la sua esperienza in TV nella nota trasmissione di Maurizio Costanzo, “Tutte le mattine”.
A gennaio di quattro anni or sono Maurizio Costanzo, interessato a questo fenomeno, dedicò tre puntate all’approfondimento, invitando anche la sottoscritta nell’ultima puntata, a riferire quanto conosceva in base alle storie raccolte e agli studi scientifici effettuati.
Ebbene un mese dopo la partecipazione televisiva, Moccia e i rappresentanti di alcune società e associazioni da lui stesso fondate e aventi prevalentemente sede legale in via Amendola, in Bari (Tribe Human Consulting, Tribe Human Communication, Terre d’Incontro, Kidokai), inviarono alla sottoscritta sia in qualità di professionista che in qualità di presidente del CeSAP e a soli due fuorusciti che avevano partecipato alla medesima trasmissione del Costanzo (malgrado anche altri presenti, incluso lo stesso Costanzo avessero espresso dei giudizi molto più forti dei nostri) un atto di citazione per diffamazione con richiesta di danni di oltre 4 milioni di euro.
Dopo circa un altro mese lo stesso Vito Carlo Moccia deposita una richiesta urgente per la chiusura del sito del CeSAP, dove diverse persone iniziavano ad avere il coraggio di raccontare la loro devastante esperienza nel percorso Arkeon. Nello stesso anno, nel mese di Aprile, un centinaio di membri di Arkeon a vario titolo, incluso Moccia, sottoscrivono un kit di denuncia, appositamente predisposto dagli avvocati del Moccia e ritrovato con gli allegati, durante le indagini. Insieme al kit è stata ritrovata anche una email dell’avvocato di Moccia che, incoraggiando a sottoscrivere tale denuncia in massa, si esprime in termini denigratori circa le affermazioni riportate dal CeSAP, palesando un atteggiamento probabilmente non in linea con la professionalità sancita dall’Ordine degli Avvocati. Tale denuncia è stata depositata da ogni adepto di Arkeon in ogni parte d’Italia, evidentemente per rendere ancora più dispendiosa e faticosa l’azione di difesa dei querelati”.
Cosa è accaduto dopo?
“Quest’evidente lite temeraria ha finito per suscitare un grande interesse presso la Procura di Bari, che ha effettuato le indagini che hanno portato ai risultati che oggi conosciamo, ovvero l’apertura di un procedimento penale nei confronti di 11 membri di Arkeon, incluso il fondatore e la sua stessa moglie. Tutti accusati a vario titolo di associazione a delinquere, abuso della professione medica e psicologica, incapacità derivata da violenza, maltrattamento di minori e calunnia. A Milano è stato stralciato il reato di violenza sessuale contestato ad uno degli 11 imputati presso il Tribunale di Bari, ma che avrebbe consumato il reato in Lombardia ”.
E a Bari, invece qual è stato l’esito dei contenzioni legali?
“A settembre 2006 il Giudice Michele Salvatore, del Tribunale Ordinario di Bari, ha deciso in merito al provvedimento urgente di chiusura del sito del CeSAP da parte di Moccia, sostenendo che in virtù della libertà di espressione ciò non potesse essere possibile. Lo stesso Giudice esprime un giudizio di merito riferendo che l’attività del CeSAP fosse meritoria nella tutela delle vittime di false psicoterapie.
La causa civile promossa con la richiesta di oltre 4 milioni di euro è ancora in corso a Bari, con prossima udienza il 13 aprile, data in cui sarà interrogato lo stesso Vito Carlo Moccia.
Diverse procure d’Italia hanno archiviato le varie denunce penali depositate presso di loro dai vari membri di Arkeon e i primi 46 di loro sono indagati, presso la Procura di Bari, per concorso in calunnia, per aver cioè denunciato le solite tre persone (la sottoscritta e i due fuorusciti di Arkeon) sapendole innocenti”.
Scusi, dottoressa Tinelli, la in cosa consistono le minacce e molestie di Arkeon?
“Subito dopo le trasmissioni di Costanzo ci sono stati resi noti dei messaggi, firmati da membri di Arkeon, in cui si minacciavano azioni di militanza a difesa di Vito Carlo Moccia, contro i suoi critici.
Nell’Ottobre del 2007 la procura di Bari emette una ordinanza con richiesta di misure cautelari nei confronti dei primi 6 membri di Arkeon indagati, tra cui il Moccia. Oltre a questo sigilla i locali della sede legale di Arkeon e ne chiude tutti i siti, al fine di evitare che il gruppo continuasse le proprie attività nonché a promuoversi.
Nonostante le precise disposizioni della Procura, 80 membri di Arkeon organizzano a febbraio 2008 un incontro presso un hotel romano con una studiosa di religione, con richiesta di aiutarli a riabilitare la credibilità dello stesso Arkeon. In questo incontro, immortalato in alcuni filmati, la studiosa sembra offrire precise indicazioni al gruppo Arkeon su come raggirare le disposizioni della procura e su come riabilitare l’immagine di Arkeon al grande pubblico mediante siti creati ad hoc e migliori definizioni del percorso Arkeon. I poliziotti della Digos interrompono l’incontro, interrogano alcuni dei presenti, tra cui un sacerdote, una suora e un noto attore del piccolo schermo, e sequestra tutto il materiale presente. Nonostante questo, la studiosa interpellata da Arkeon apre un forum nel proprio sito e, come sostiene una relazione della stessa DIGOS presente negli atti del processo, permette ai membri di Arkeon di riorganizzarsi e di promuoversi, ma anche sembra indurre alcuni testimoni a ritrattare le dichiarazioni già rese durante le indagini alla DIGOS. Immediatamente il forum viene bloccato dalla Procura con una ordinanza di sequestro preventivo, visto l’ostacolo che tale situazione poteva provocare all’ indagine che intanto proseguiva. La studiosa di religioni viene indagata per abuso della professione e associazione a delinquere e la sua posizione è ancora pendente presso la Procura di Bari.
Beh da quel preciso istante, alcuni membri di Arkeon, insieme alla stessa studiosa e ad altre tre persone dello stesso entourage della studiosa hanno iniziato un sistematico progetto diffamatorio contro la sottoscritta e altri testimoni del processo, nonché vittime di Arkeon.
Insieme hanno creato una quindicina di blog a me dedicati in cui hanno tentato con ogni mezzo di minare la mia credibilità professionale. Mi hanno anche diffamata presso i miei contatti professionali e presso l’Ordine degli Psicologi, nonché presso associazioni italiane ed estere con cui ho collaborato per anni. E’ stato addirittura più volte contattato, per telefono e per lettera, il Ministero di Giustizia col quale il CeSAP ha collaborato in passato. E non è finita …”
Che altro è accaduto?
“Anche alcuni testimoni e vittime di Arkeon sono stati derisi e denigrati negli spazi virtuali appositamente creati e sono state condotte “indagini”, da parte del medesimo gruppo di militanti, anche nei confronti di alcuni collaboratori del CeSAP, nonché di prossimi testimoni al processo. Dai documenti processuali emerge che alcuni adepti di Arkeon avevano preparato persino un dossier sulla sottoscritta, poi sparito miracolosamente dal pc dell’autore.
Guardi io stessa vengo costantemente inseguita in ogni spazio della rete informatica cui ho accesso e le mie conversazioni ricopiate e inserite in altri contesti, al fine di offrire al pubblico una immagine deturpata della sottoscritta. E’ stata persino ritoccata e stravolta una mia fotografia al fine di deridermi personalmente e professionalmente. L’autrice di tale azione, di cui conosco nome e cognome, ha immesso tale foto nella rete, sbeffeggiandomi con testi offensivi e irriverenti, facendola rimbalzare di blog in blog, con l’appoggio dei membri di Arkeon.
L’estate dell’anno scorso un altro messaggio ‘anonimo’ avvertiva che si stava programmando una spedizione punitiva”.
Ma di cosa l’accusano gli adepti di questa psicosetta?
“La colpa principale che mi viene attribuita da questo gruppuscolo di militanti è l’aver manipolato la stampa e la magistratura. In realtà sono stata semplicemente una persona informata sui fatti e nel procedimento penale sarò una delle testimoni del PM, nonché parte lesa e parte civile per alcuni dei reati contestati agli imputati.
Le dirò: questa attività molesta protratta ormai da oltre due anni sta producendo dei seri effetti. Per quanto mi riguarda ho dovuto fare delle sostanziali modifiche nella mia vita per evitare, quanto possibile, gli effetti devastanti di qualche squilibrato esaltato. Anche i miei pazienti e gli utenti del CeSAP risentono di tale clima. Ma soprattutto le vittime di Arkeon che dovranno anche testimoniare nell’ambito del procedimento penale.
Già, il processo a Moccia riprende fra tre mesi a Bari …
“ Sì, ci sono stati un paio di rinvii, ma soprattutto già ci sono state defezioni nella prima fase del procedimento civile. Alcuni testimoni hanno parenti ancora vincolati a Moccia. Altri temono che prima o poi la macchina della ritorsione attraverso denunce e diffamazione possa travolgere anche loro e non possono permettersi di perdere lavori e di vivere ancora in uno stato di forte
stress, oltre a quello già vissuto. Altri ancora hanno ricevuto minacce.
Ricordo che alcune delle persone in prima linea nel progetto di diffamazione e di molestia sono indagate e agiscono noncuranti delle disposizioni della Magistratura”.
Il Caso
Se la giustizia abbandona chi denuncia
Da oltre due anni quindi la storia di molestie e stalking procede. Chi denuncia, chi ci mette la faccia alla fine ha la sensazione di essere lasciato solo dalla Giustizia e dalle Istituzioni. Solo a trovare strategie di difesa. E tale stato di lentezza è una cosa molto pericolosa perché alimenta la paura e l’omertà. C’è gente che dice ‘ho paura di essere presa di mira come Lorita Tinelli’. Ed è assurdo che in uno stato civile come il nostro a pagare duramente siano le persone che denunciano e le persone informate sui fatti e non chi commette i reati.
Il ritardo nell’intervento delle Forze dell’ordine e delle azioni della Magistratura ha purtroppo favorito l’azione indegna di persone senza scrupoli, che ha causato e continua a causare danni irreparabili alle vittime di Arkeon e a chi prova a sottrarsi e a denunciare, per il solo ‘crimine’ di aver collaborato con la Giustizia. E’ necessario invece che ci sia una maggiore tutela di chi collabora con la Giustizia, per evitare che quest’ultimo sia per questo ancora bersaglio di ritorsioni, molestie e minacce sia mediante l’uso strumentale della legge sia per mezzo dell’uso improprio della rete informatica, con il probabile scopo di intimorirlo e scoraggiarlo, in sede processuale, in vista della sua deposizione. Una deposizione testimoniale liberatoria che, invece, sembra non arrivare mai ….
Francesco De Martino
Il Quotidiano di Bari, 12 dicembre 2010, p.3
[i] La “trasgressione creativa” secondo un ex maestro di Arkeon.
Questa “meraviglia” l’ho vista applicare solo a donne che non avevano intenzione di “piegarsi”. Se la moglie oppone troppa resistenza al “passaggio”, salta fuori la mitica “trasgressione creativa ”, agita o solo minacciata, che è una delle più brutte e cattive violenze psicologiche che si possano fare ad una persona: bisogna assistere al tradimento del proprio partner che rivolge le sue attenzioni a una del gruppo che “ha fatto il passaggio” o comunque è “più affidata” stando zitte e accogliendo quella “punizione” perché non si è fatto il passaggio. Allora, o diventi come vuole il maestro e di conseguenza come vuole il gruppo pilotato dal maestro, o vieni lasciata da tuo marito per un’altra donna più docile e “allineata”. E con quale soddisfazione ho sentito il maestro raccontare come queste donne abbandonate passavano le loro giornate a piangere o urlare la loro impotente rabbia al telefono, con lui che non perdeva occasione di girare il coltello nella piaga. Credo che qui si possa ben parlare di sadismo allo stato puro, che viene mascherato da strumento di evoluzione. Questa situazione porta molto spesso una persona a dover sottostare ad umiliazioni e a prostituirsi, in senso psicologico, per non perdere la persona amata e che spesso è rimasta l’unico riferimento affettivo che ha nella vita. Ho anche sentito dire, da chi l’ha vissuto, che questo spesso porta anche a meditare il suicidio. Col nome di “ trasgression
creativa ” vengono definite anche altre “pratiche” che ho sentito il maestro consigliare alle persone di mettere in atto per trasformare o risolvere varie situazioni. Si andava dal consigliare a comunisti convinti di votare il buon Silvio, al mangiare cose che si avevano in odio, e chi più ne ha più ne metta. La teoria che sta alla base di queste “trasgressioni creative” è che facendo qualcosa che non si sarebbe mai fatto o voluto fare, si va a rompere uno “schema mentale” della persona che le impedisce di fare scelte diverse. Un po’ astrusa la scusa, mi sembra, ma questa è una mia opinione.
Tiresia
—————————————
Per unapprofondimento
01 ottobre 2009 — pagina 02 sezione: Pescara
PESCARA. «Mi hanno danneggiato più e più volte: ho perso il mio compagno, ho attraversato esperienze terribili, sono stata investita da denunce per calunnia a raffica, mi hanno chiesto un risarcimento di quattro milioni di euro. Ma non sono riusciti a farmi desistere».
Per gli adepti, i seguaci del movimento fondato dal barese Vito Carlo Moccia, quello di Arkeon era il sentiero sacro («The sacred path») verso la conoscenza. Per Anita, diventata una delle testimoni chiave nell’inchiesta sulla psico-setta, è stata una scorciatoia verso l’inferno.
LE ACCUSE DI CALUNNIA.
Il giorno dopo il rinvio a giudizio di dieci persone, indagate dalla procura di Bari con accuse pesantissime, la giovane donna di Pescara che assieme ad altre vittime ha dato il via alle indagini, si prepara ad affrontare le udienze come parte civile, ma anche a difendersi nelle decine e decine di processi intentati contro di lei a Roma, Bari, Genova, Torino, Latina, Ancona, Ferrara, Monza: «Nel gennaio del 2006, assieme a un ex maestro pentito e a Lorita Tinelli, una studiosa del Centro studi sugli abusi psicologici, partecipai a tre puntate di un programma di Maurizio Costanzo su Canale 5: nonostante non avessi fatto alcun nome, nonostante altri ospiti si fossero espressi in maniera feroce nei confronti del gruppo, solo tre persone furono denunciate per calunnia: io, l’ex maestro e Tinelli: per 118 volte. È stato un modo per mettermi in ginocchio dal punto di vista economico».
Anita, però, non ha mai fatto un passo indietro. Mai, da quando, nel gennaio del 2003, dopo aver partecipato a due seminari del gruppo ed essersi ribellata, il suo compagno decise di abbandonarla e lei decise di denunciare. «Il maestro gli aveva detto che non ero “illuminata”, che sarei stata sempre un problema e che con me non sarebbe mai stato “un guerriero”».
L’INIZIAZIONE NEL 2002.
Tutto comincia nell’estate del 2002 quando il compagno di Anita, che chiameremo Giovanni (entrambi i nomi sono di fantasia), comincia a frequentare il gruppo Arkeon a Milano, dove da Pescara va spesso per lavoro.
«Già dal primo incontro tornò profondamente cambiato: era diventato aggressivo, mostrava una certa misoginia, diceva che la madre aveva dei problemi e che tutte le donne rovinano i figli con atteggiamenti morbosi che nascono non da un amore materno, ma dal desiderio: la teoria della “madre perversa”. Tutto veniva ricondotto a distorsioni sessuali, legate ad attenzioni ricevute dai genitori o da altri familiari nell’infanzia. Questo, per far allontanare le persone dai propri cari».
IL SACRO CERCHIO.
L’uomo non vuole raccontare cosa accade durante i seminari, ma insiste con la compagna perché partecipi. «Diceva che non si poteva parlare al di fuori del cerchio sacro. Fino a quel momento eravamo stati felici. Dopo due mesi di frequenza era diventato uno straccio, era depresso, piangeva, vaneggiava. Manifestava una sudditanza assoluta verso il maestro». A metà dicembre Anita fa il suo ingresso in un seminario a Milano. «Ho assistito a una serie di esercizi di condizionamento che poi ho scoperto avere effetti devastanti sulle persone, ma soprattutto ho subito una aggressione fisica da parte del maestro e di altre tre persone perché, a loro dire, dovevo superare un trauma. Io ho scalciato, ho urlato, ho pianto, ma nessuno è intervenuto. Neppure il mio compagno». Nonostante questo, poco dopo Anita torna una seconda volta dentro «il cerchio»: «Capivo che stavo perdendo il mio compagno, volevo capire cosa stesse accadendo». Ma la seconda volta «fu peggiore della prima». «Il seminario durò cinque giorni e quattro notti, durante le quali facemmo esercizi deliranti mentre incensi e altre strane sostanze venivano bruciate nell’ambiente. Cercavano di farti crescere l’odio per la famiglia, urlando, con un frastuono di piatti, tamburi, per ore. Le persone venivano spinte a esplorarsi vicendevolmente, come successe a me, bendata, per fare emergere presunti abusi».
IL PUNTO DI NON RITORNO.
Per Anita è raggiunto il limite. Al loro ritorno, dopo un temporaneo riavvicinamento, il compagno lascia la loro casa per non farvi più ritorno: «Mi chiamò per dire che andava a Milano per lavoro. Non l’ho più visto».
Anita comincia a fare ricerche via Internet e approda al Cesap: «Mi risposero che conoscevano già Arkeon perché avevano già ricevuto altre segnalazioni». La donna si rivolge alla polizia, quindi viene ascoltata dalla Digos di Pescara. Il Cesap redige un dossier con numerose testimonianze che viene consegnato alla Digos di Bari: da qui parte l’indagine che due giorni fa approda al rinvio a giudizio. Si apre così il processo in cui le accuse contro Arkeon e le dichiarazioni dei testimoni come Anita dovranno essere provate.
– Maria Rosa Tomasello
Fonte: Il Centro di Pescara
—————————————-
Nota: Ad oggi, 11 Aprile 2012 leggo su alcuni blog di membri di Arkeon e di sostenitori di Arkeon che io avrei denunciato la Dr.ssa Di Marzio all’autorità giudiziaria, per non ben precisati motivi, relativamente alla questione che nel 2008 la vide indagata per associazione a delinquere per fatti inerenti ad Arkeon e per abuso della professione. Tale affermazione è assolutamente calunniosa in quanto sulla questione specifica non solo non c’è alcuna denuncia a mio nome nel fascicolo riguardante il caso Raffaella Di Marzio e neppure esiste alcun verbale di sommarie informazioni che mi riguardi in relazione al caso medesimo. Pertanto chiunque continua a generare e divulgare tale ricostruzione faziosa di quella circostanza non fa altro che contribuire a perpetrare l’attività diffamatoria e persecutoria posta in essere sin dal 2006 a mio danno e a danno del CeSAP, come riferito nella mia intervista al Quotidiano di Bari e negli atti depositati presso la Procura di Bari e di Lecce, e perdurante a tutt’oggi.
Dr.ssa Lorita Tinelli