Come cercare un terapeuta qualificato quando hai fatto una esperienza in ambito settario e non solo

Psicoterapia: perché iniziare? Come scegliere il terapeuta? Quali gli  obiettivi raggiungibili? - Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia

Nel 1998 veniva pubblicato in Italia il libro “Psicoterapie Folli. Conoscerle e difendersi” di Janja Lalich e Margaret Singer, con prefazione dell’allora Presidente dell’Ordine degli Psicologi Veneto, Paolo Michielin, casa editrice Erckson. Peccato che il libro ora sia pressocchè introvabile, ma risulta ancora un ottimo saggio che fa riflettere sulle tante metodiche invasive e pericolose, spesso ai confini con la pratica psicologica ortodossa, che vengono proposte come attività curative da guru e sedicenti professionisti della salute mentale. Quel che è chiaro è che il testo evidenzia come sia facile scivolare verso l’antiscienza e l’abusivismo, combinazioni queste, che pur promettendo guarigione, provocano danni, spesse volte duraturi.

La parte finale del libro sottolinea l’importanza di diventare consumatori attenti e consapevoli, specialmente quando affidiamo la nostra salute mentale a qualcuno che deve aiutarci. Le autrici riportano un elenco di domande da porsi e da porre al terapeuta cui si sceglie di affidarsi, per comprendere se esso sia realmente qualificato e in grado di valutare la propria salute mentale anche nel contesto delle esperienze specifiche vissute, ovvero quelle delle influenze settarie e manipolatorie.

La stessa Professoressa Janja Lalich nel suo sito riproduce l’utile elenco di domande, sostentendo che è assolutamente normale “intervistare” i terapeuti per assicurarsi di poter realmente risolvere le proprie problematiche in quel preciso percorso e con quella precisa persona. “E’ importante valutare il loro livello di professionalità e se essi si sentono o meno adatti ad interagire con la specifica esperienza dell’adesione a contesti cultistici”, sostiene la Lalich.

Di seguito le domande da fare al professionista:

Qual è la sua laurea o i suoi accreditamenti?
Quali sono la sua formazione e competenza?
Ha esperienza di lavoro con i traumi? Quali tipi di trauma? (Nota: l'esperienza con il disturbo da stress post-traumatico complesso sarà utile).
Che tipo di terapia pratica? Che caratteristiche avrà nel mio trattamento?
Cosa succede se non mi sento a mio agio con il tipo di terapia che pratica? Come lo risolveremo?
E'raggiungibile in caso di crisi ed emergenza? In caso negativo, puoi fornirmi risorse che possono aiutarmi se ciò dovesse accadere?
Ha qualche formazione o comprensione degli impatti delle sette, della riforma del pensiero, della coercizione o dell'abuso?
Pratica l'ipnosi o altre tecniche di induzione della trance? (Nota: alcuni tipi di terapie che utilizzano concetti new age, visualizzazione guidata e ipnosi possono essere scatenanti per chi ha avuto una esperienza in ambito settario. Procedere con cautela.)
Come spiea le tariffe e la politica di annullamento della visita? (Nota: trasparenza e chiarezza sono importanti)
Come stabilite gli obiettivi del trattamento? Che aspetto ha questo processo?
Se mi sento a disagio con qualcosa che fa o suggerisce, come dovrei gestirlo?

Inoltre, esistono delle domande da farsi dopo l’incontro iniziale col terapeuta:

Mi sono sentito ascoltato, compreso e rispettato dal terapeuta?
Mi sono sentito come se la relazione fosse collaborativa con il terapeuta o lui era l'"esperto" ed io l'allievo?
Il terapeuta è stato disposto a capire e apportare modifiche se c'era qualcosa che mi metteva a disagio?
Il terapeuta è stato disposto a indirizzarmi a qualcun altro se non aveva il livello di esperienza necessario per affrontare i miei bisogni terapeutici?
Il terapeuta è stato aperto e diretto nel rispondere a tutte le mie domande?
Il terapeuta sembrava sensibile, intelligente e maturo? Sembrava essere qualcuno con cui posso sentirmi al sicuro?
Il terapeuta era aperto e disposto a imparare di più e a lavorare per capire di più le mie specifiche aree di bisogno?

Altre cose da tenere a mente, secondo la Lalich:

Soprattutto, fidati del tuo giudizio. Se per qualche motivo non ti sentivi al sicuro o sei stato mandato via, questo è sufficiente. Cerca un altro psicologo.
E' bene intervistare diversi terapeuti finché non trovi qualcuno che lavorerà per te. Un terapeuta sano lo capirà e non si offenderà.
Puoi interrompere la terapia ogni volta che vuoi. In ogni momento, hai un pedale dell'acceleratore e un freno. Il tuo terapeuta dovrebbe capirlo e rispettarlo. La terapia è per te, non per il terapeuta.
Qualsiasi terapeuta dovrebbe comprendere le basi delle pratiche etiche, comprese le relazioni non sessuali con i clienti, la cautela su qualsiasi contatto, i confini nelle relazioni e nessuna doppia relazione con i clienti. Tutte queste aree dovrebbero essere discusse apertamente e affrontate in modo sicuro e rispettoso.

Il consumatore responsabile è colui che ha una mentalità critica sulla qualità ed eticità di ciò che acquista. La salute di ciascuno di noi, merita estrema attenzione e molto impegno critico da parte nostra, per cui: siate sempre consumatori attenti e consapevoli!

“I clienti dovrebbero dare retta al suggerimento della scrittrice Charlotte Bronté: <<Guarda bene prima di saltare>>” (dalla chiusa del libro Psicoterapie folli)

Nuova intervista sulle sette e sui sostenitori delle stesse

Art. 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948: Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere

Prospettive sui casi giuridici inerenti i culti negli USA

Ringrazio la Dottoressa Janja Lalich per avermi concesso il permesso di tradurre la seguente relazione
Relazione presentata al convegno FECRIS, tenutosi a Marsiglia il 16 maggio 2015 da
Janja Lalich, Ph.D., Professore Emerito di Sociologia
Introduzione
A mio avviso, attualmente, sono quattro le  principali problematiche che riguardano i casi giudiziari legati ai culti negli Stati Uniti.
Esse sono:
(1) non vi sono sufficiente avvocati che trattano questi casi;
(2) non c’è un numero sufficiente di esperti qualificati per testimoniare a favore delle vittime;
(3) permane la mancanza di volontà dei tribunali di affrontare qualsiasi cosa che possa riguardare il tema della “religione” in linea con l’onnipotente principio del Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti (il cosiddetto diritto alla “la libertà di religione”);
e
(4) la confusione operata dagli apologeti dei culti – cioè, la confusione tra “sette” e “religione”, e la confusione sul libero arbitrio verso qualcosa che io chiamo “scelta limitata” [1] – che può anche essere considerata come una confusione sul lavaggio del cervello verso l’indottrinamento. Questi fattori possono coinvolgere  sia i casi penali che quelli civili, tra cui casi di divorzio e custodia dei minori e liquidazione.
1) Non vi sono abbastanza Avvocati disponibili
Molto semplicemente, gli avvocati americani non sono abbastanza disponibili ad assumere casi correlati con i culti. Essi possono sentirsi ostacolati dal problema; possono non comprendere chiaramente la questione dell’indebita influenza  o delle teorie correlate; possono non usufruire della conoscenza di esperti di culto per ideare strategie; possono non  vedere possibilità di vittoria. E, naturalmente, per molti avvocati, non vedere una vittoria impedisce loro di assumere la difesa un cliente. In molti casi, non vorranno nemmeno sentire il cliente.
Anche loro dovrebbero essere interessati al caso, non possono conoscere tutte le questioni legate ai culti perchè possono farsi guidare da alcuni degli stessi pregiudizi circa i culti come fa la maggior parte dell’opinione pubblica su questo dolorosamente incompreso problema sociale. Quest’ultimo punto può anche creare ostacoli durante la selezione della giuria.

Alcuni degli avvocati più anziani che si sono occupati di questi casi sono proprio questo: anziani, pensionati e deceduti. Purtroppo non si è formata una nuova generazione di avvocati interessati a casi legati ai culti. Ciò significa, naturalmente, che anche se un ex membro di setta o qualcuno, vittima di un culto, volesse presentare una querela o una citazione per la custodia dei propri figli, lui o lei dovrà faticare a trovare un avvocato disposto ad assumere il caso. Inutile dire che la maggior parte delle vittime/sopravvissuti non prenderà nemmeno in considerazione tale combinazione perché o sono a conoscenza di come farlo o semplicemente non sanno come andare avanti con la vita e non pensare più a quello. Allo stesso modo, i coniugi e / o genitori
tendono a trovare giudici non disposti ad affrontare le questioni, soprattutto se si tratta di un culto “religioso”.

 

Un esempio illustrativo sull’uso di esperti di culti e delle teorie della persuasione coercitiva è il caso di Lee Boyd Malvo, il giovane uomo accusato di essere un cecchino e di omicidi a Washington, DC nel 2002.

 

Malvo, 17 anni, in quel periodo era sotto l’influenza del suo “padre putativo”, più anziano (41 anni) ed estremamente prepotente, John Allen Muhammad. Nella speranza di evitare un verdetto di pena di morte, la difesa di Malvo utilizzò la consulenza psicologica del Dr. Paul Martin. Come riportato in TheBaltimore Sun:

 

“La testimonianza di Martin è la passerella per una serie di esperti della salute mentale che saranno chiamati al banco dei testimoni la prossima settimana, in un sforzo della difesa per cercare di convincere i giurati che Malvo era pazzo – e non colpevole – quando fu coinvolto negli attacchi. La difesa è iniziata con la presenza di Martin che ha spiegato come le persone possono essere costrette a modificare i propri sistemi di credenze e di comportamento. Lunedi, lo psicologo Dewey Cornell sarà chiamato a testimoniare che, sulla base delle sue 300 ore di analisi, egli ritiene che Malvo era “indottrinato” dal 42enne Muhammad.
L’ex soldato dell’esercito è stato condannato lo scorso mese per il suo ruolo negli attacchi; la giuria l’ha condannato a morte. La testimonianza di Cornell sarà seguita da altri esperti della difesa, che dimostreranno che, il lavaggio del cervello era stato tanto intenso al punto di travolgere il senso di giusto o di sbagliato di Malvo. [nonostante le obiezioni dell’accusa], la difesa sostiene che il lavaggio del cervello provocò in Malvo un “disordine dissociativo non altrimenti specificato” [2]”
(Diagnosi del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disordini Mentali dell’Associazione di Psichiatria Americana) [3].

In ultima analisi, a Malvo è stata risparmiata la pena di morte, ma “rimane incarcerato nel Red
Onion State Prison in Virginia, dove si trova in isolamento, senza la possibilità di alcun contatto umano”. [4]

John Allen Muhammad è stato giustiziato nel novembre 2009.

 

Allo stesso modo, nel 2013 nello Stato di Washington il Tribunale Superiore in una udienza di custodia, io sono stata in grado di spiegare al presidente il perché del possibile danno per il figlio di 5 anni di una coppia, se fosse stato esposto alle attenzioni di un culto in Colorado, dove il padre si era trasferito per frequentarlo. Il leader del culto, Lord Ra-El si era autoproclamato il Cristo ritornato e promuoveva l’attività sessuale tra adulti e minori, nonché cercava di prendere contatti con noti terroristi di alto profilo.
Il giudice ha stabilità l’interruzione dei contatti tra padre e figlio, sottoponendo il padre a visite di controllo specialistiche. Quando fossero completate in modo soddisfacente le disposizioni del giudice, ci sarebbero state eventuali visite tra padre e figlio monitorare da un valutatore professionista.

Io sostengo che quelli di noi che sono attivi in ​​questo settore debbono sviluppare strategie su come stimolare l’interesse degli avvocati e su come formarli circa il potenziale per il buon esito di questi casi.

 

 

2) Non vi sono sufficienti esperti preparati e qualificati

 

Essere un testimone esperto nel sistema legale americano non è come fare un pic-nic. Nemmeno gli si avvicina. E’ ancora meno nei casi legati ai culti. Esso è un lavoro a parte che vi porta da un’altra parte – è fatto nella deposizione ed è portato avanti in aula. Ci vuole una persona fiduciosa, con la pelle dura in grado di sopportare il tormento e  all’umiliazione e altro ancora.

 

Ma il nostro problema qui inizia con la realtà che non ci sono esperti di sette abbastanza qualificati – individui cioè che posseggono preferibilmente titoli di studio adeguati, che hanno o hanno avuto affiliazioni con l’università e che sono esperti su questo argomento – cioè, sui metodi e sulle conseguenze dell’indottrinamento di un culto e sulla facilità con cui i cittadini possono essere coinvolti dalle strategie di una setta. Negli Stati Uniti, purtroppo, vi sono molti apologeti dei culti e alcuni adepti frequentano molti programmi di studi religiosi e molti dipartimenti di Sociologia.

 

Gli studenti laureati ignari che possono mostrare un interesse verso le sette (o “nuovi movimenti religiosi”, questa è l’etichetta preferita dagli apologeti) vengono presi sotto le ali di questi oppositori e curati per “portare la torcia”. I pochi di noi in Sociologia – per esempio, il dottor
Benjamin Zablocki, ora in pensione presso la Rutgers; il Dr. Stephen Kent presso l’Università di
Alberta in Canada; ed io, da poco in pensione dalla California State University, Chico – hanno combattuto la buona battaglia, ma siamo schiacciati dolorosamente. E come si potrebbe sospettare, l’ICSA non è stata di alcun aiuto in questo senso, avendo portato sempre più credito agli apologeti, come Eileen Barker e company, sin da quando c’è stato il passaggio del brillante ed impavido presidente dell’ICSA di lunga data, l’avvocato Herbert Rosedale di New York.

Anche in questo caso, è mio desiderio che noi incoraggiamo lo studio sull’influenza sociale e sul controllo, con particolare attenzione ai gruppi e/o individui che sposano l’estremismo ideologico diqualsiasi tipo e la filosofia secondo cui il fine-giustifica-i mezzi. Ciò comprenderà anche le relazioni “personali” di tipo settario (one-to-one o di famiglia), imprese settarie, traffico di esseri umani, e vari gruppi New Age che utilizzano metodi simili o l’indebita e coercitiva influenza per corteggiare, conservare e controllare i propri seguaci. Questo significa che bisognerebbe pubblicare più articoli in riviste peer-reviewed,  libri con contratti accademici o con serie case editrici,  editoriali e notizie analizzate in concomitanza con l’attualità, e la creazione di intelligenti interviste con i media e conferenze stampa.
Siamo in un momento preoccupante, di sicuro, ma anche propizio per fare questo – momento in cui quelle attività terroristiche hanno riaperto la discussione pubblica sul “lavaggio del cervello”, dell’indottrinamento estremo.
Siamo dalla parte giusta della storia e dobbiamo prendere una posizione e dobbiamo coinvolgere giovani studiosi con noi.

 

3) Paura di offendere – L’ombra del Primo Emendamento

 

Il Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti afferma:
Il congresso non farà una legge per il riconoscimento ufficiale di una religione o che ne vieti il libero esercizio; o che limiti la libertà di parola o della stampa; o il diritto del popolo ad adunarsi pacificamente e presentare una petizione al Governo per la tutelarsi dalle ingiustizie.

 

E questa prima clausola implica altre cose:

 

  1. L’assistenza finanziaria a istituti legati alle chiese (quanti milioni di dollari andranno alle cosidette fedi in beneficienza negli Stati Uniti?)
  2. I tempi delle ferie nelle scuole pubbliche per le vacanze religiose
  3. L’esenzione fiscale sulla proprietà religiosa (quanta perdita del debito pubblico si potrebbe ottenere se Scientology, per esempio, pagasse le imposte?)
  4. Le leggi di chiusura per la domenica
  5. Le osservanze governative religiose e le manifestazioni religiose proprie del governo (dal Congresso degli Stati Uniti sino al locale Consiglio cittadino, ogni sessione inizia con una preghiera)
  6. L’esenzione delle organizzazioni religiose dall’ applicazione generale delle leggi (e avrete senza dubbio sentito parlare della clamore della torta nuziale dello stesso sesso?) [5]

 

Tuttavia, nelle sentenze del 1878 e del 1890, per quanto riguarda la poligamia, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha fatto una distinzione tra la libertà di credere e la libertà di agire [6].

Si auspicava che quella tradizione avrebbe continuato ad esistere. Ma non così non è stato.
Nel corso degli anni, sempre più ordinanze giuridiche hanno avuto la tendenza a offrire una notevole protezione alla religione. Nel 1940 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha annullato la condanna di un Testimone di Geova e di due suoi figli per proselitismo, concludendo:

 

Nel regno della fede religiosa, e in quello delle credenze politiche, sorgono forti divergenze. In entrambi i campi i principi di un solo uomo possono mostrare un errore al suo prossimo. Per convincere gli altri del proprio punto di vista, il leader, come sappiamo, a volte, ricorre ad esagerazioni, alla denigrazione di uomini che sono stati, o sono, di primo piano nella chiesa o nello stato, e anche alle false dichiarazioni. Ma il popolo di questa nazione ha ordinato nella luce della storia, che, nonostante le probabilità di eccessi e gli abusi, queste libertà sono a lungo andare, essenziali per l’opinione illuminata e retta condotta da quella parte dei cittadini che sono nella democrazia”.[7]

 

Più tardi, nel 1963, il Giudice Brennan ha scritto che la sottile linea che separa la fede dall’azione era quella di determinare se una pratica religiosa specifica causasse “una minaccia sostanziale per la sicurezza pubblica, per la pace o per l’ordine pubblico” [8]

Così il gioco è fatto.
Una risorsa eccellente su questo argomento è offerta dall’esperto di Costituzione, Marci Hamilton. Nel suo libro God vs the Gavel: Religion and the Rule of Law egli documenta come quasi sia impossibile perseguire gli abusi sui minori da parte del clero, la negligenza medica da parte dei guaritori, e altri comportamenti intollerabili delle cosiddette pratiche religiose. Hamilton scrive nell’introduzione del libro:

C’è un pericoloso atteggiamento rilassato che gli americani assumono, secondo cui se l’argomento è religioso, il risultato è inevitabilmente buono. Si tratta di un controllo della realtà: enti religiosi danneggiano persone ogni giorno, e nonostante io sia un credente , lo dico con convinzione che è avventato consentire ai singoli e alle organizzazioni religiose di essere irresponsabili. La fiducia prevalente nelle organizzazioni e negli individui religiosi ha portato ad un mosaico di leggi che creano privilegi speciali per le entità religiose oltre le aspettative iniziali di ciascuno”. [9]

In effetti, mentre stavo scrivendo questa relazione, il 20 aprile 2015, la Corte d’Appello del Tribunale della California, esprimendosi in un altro caso inerente i Testimoni di Geova, ha rilevato che “la Chiesa non ha alcun obbligo di evitare che i suoi membri danneggino altri” (Conti vs. Watchtower Bible & Tract Society di New York, Inc.). [10] Questo giudizio ha invertito il precedente che aveva destinato un risarcimento di $ 8 milioni per danni. L’attrice aveva citato in giudizio il suo aggressore e la Torre di Guardia, sostenendo di essere stata molestata più volte per un periodo di due anni, da un membro della congregazione, durante le sue attività. Egli aveva ammesso quelle molestie ai suoi anziani, che però non avevano avvertito la polizia né la congregazione. Questo privilegiare confessioni penitenziali viene garantito dalla giurisprudenza costante dei tribunali della California. E lo schema si ripete in altri stati.

Un altro fattore problematico negli Stati Uniti è la facilità con cui un gruppo o organizzazione possono diventare una religione. Dato che la Costituzione mette in chiaro che il governo non può definire una chiesa, il risultato è stato che tutto è permesso. Solo questa settimana un club del sesso adulto in Nashville, Tennessee, si è dichiarato una religione e ha ottenuto l’approvazione della città di Nashville per aprire la sua nuova sede vicino ad una scuola elementare – nonostante ci sia una legge della città che vieta che vi siano sexy club privati entro 1.000 piedi dalle scuole, parchi, dai centri di assistenza diurna, e da luoghi di culto . I fondatori hanno cambiato il nome da The Social Club in The United Fellowship Center. Una stanza, una volta era denominata “prigione”, mentre ora è chiamata “Coro” e le 49 salette private sono ora “sale di preghiera”.[11]

 

 

 

 

4) La confusione creata dagli Apologisti dei Culti

 

Non è sconosciuto a questo pubblico che la stragrande maggioranza dei danni perpetrati dagli apologeti dei culti – di solito in nome della “libertà di religione” – provengono da una battaglia di lunga data, che, mi dispiace ammetterlo, si è evoluta a loro favore. Per anni essi sono riusciti a impedire alla stampa (almeno negli Stati Uniti) di scrivere negativamente sui culti; infatti, anche la parola “setta” è raramente usata dai media. Grazie ad alcuni documentaristi coraggiosi, che hanno parlato in modo eccellente di storie di culti e delle loro vittime (lode a HBO and Going Clear [12]e al canale Investigation Discovery con la serie Persuasioni pericolose), questo comincia a cambiare.

Oltre alla strategia di influenzare i media, gli apologeti hanno consciamente o inconsciamente, deliberatamente o senza mal intenzione, offuscato la reputazione di noti critici delle sette, tra i più ferocemente attaccati la Dr.ssa Margaret Singer della California e il dottor John Clark del Massachusetts (Clark era uno psichiatra alla Harvard Medical School, e fondatore della American Family Foundation, precursore dell’ICSA). Questo comportamento ha incoraggiato i culti nei loro progressi in questa arena. Per un certo tempo, ad esempio, e forse questo persiste ancora oggi, Scientology avrebbe prestato investigatori privati ​​e assistenza legale a tutti i casi di culto in cui erano coinvolti i loro nemici giurati o ideologici.

Le attività non etiche favoriscono infatti strane compagnie di letto. E molti degli apologeti sono stati utilizzati come esperti in casi legali – il più tristemente noto quale professionista apologista di culti, Dick Anthony, si dice guadagni $ 3.500 al giorno per testimoniare a favore dei culti. [13]

Non importa il caso, non importano le accuse, non importa l’evidenza, Dick Anthony è probabile che vada in aiuto di qualsiasi culto o di un gruppo chiuso, che sia stato citato in giudizio. [14]. Nel 2009 sono stata citata dall’ Agenzia del procuratore distrettuale di El Dorado County (CA) per testimoniare nel processo contro un leader di una setta poligama che era accusato di aver torturato e picchiato a morte il proprio figlio di 4 anni [15]. La difesa aveva ingaggiato Anthony per scrivere una mozione preliminare per escludere me quale testimone nel processo. Nonostante le false e fuorvianti proteste di Anthony, la Corte ha stabilito che la mia testimonianza era ammissibile.

Un’altra sentenza, tuttavia, ha escluso l’uso della parola “setta”. Nessun problema, ho detto. Ho istruito la giuria circa il potere di influenza sociale e di controllo in un ambiente chiuso, o quello che io chiamo un ambiente “a chiusura automatica”, dominato da una personalità carismatica e dalla creazione di una mentalità che io chiamo “la scelta limitata.” Si trattava di quel fenomeno che impediva alle donne di chiamare la polizia al momento dell’omicidio. Non c’è bisogno di parlare di culti o lavaggio del cervello. Il cittadino medio è perfettamente in grado di capire questo tipo di indebita influenza. Alla fine del processo, Ulisse Roberson è stato condannato in secondo grado per omicidio ed è stato condannato al carcere per 15 anni.

Due cose erano uniche in questo caso: (1) la scomparsa del bambino era avvenuta 24 anni prima, nel 1985 e, in quel momento, le “mogli” che avevano assistito al pestaggio e all’omicidio non avrebbero testimoniato in quanto erano ancora sotto l’influenza di Roberson; e (2) il corpo del ragazzo non è mai stato trovato. E’ estremamente raro, come probabilmente sapete, ottenere una condanna per l’accusa di omicidio senza un corpo. Tuttavia, in questo caso, l’accusa ha prevalso.

La confusione tra sette e religione è solo una importante tattica per la difesa legale dei culti e dei loro attori. Inutile dire che le calunnie espresse contro esperti di culto va ben oltre il dibattito scientifico, almeno nei tribunali americani. Potrei raccontarvi la causa contro i fondatori di quello che divenne un culto di business, in cui l’avvocato difensore ha insinuato che ero l’amante della Dottoressa Margaret Singer.

Poi ha cercato di dimostrare che ero prevenuta perché ero stata in una setta. Infine ha cercato di indurre nella giuria un senso di antipatia e di diffidenza perché io ero stata in un culto comunista (è il modo migliore per screditare qualcuno in America!). Tuttavia, ancora una volta, l’attore ha compreso come gli imputati avevano scelto di risolvere prima che il caso andasse in giuria.

In definitiva, è mia opinione che fino a quando gli apologeti cercheranno attivamente di
confondere giudici e giurie, è nostra responsabilità prendere in mano la questione e mettere su la migliore difesa contro le loro distorsioni e le loro false accuse. Facciamo questo nei nostri territori, in modo estremamente riflessivo e logico nelle nostre spiegazioni in aula durante la testimonianza, e sapendo che in effetti noi siamo dalla parte giusta della storia.

Bibiografia

 

[1] Lalich, J. (2004). Bounded choice: True believers and charismatic cults. Berkeley: University of

California Press.

[2] Siegel, A. F. (2003, December 6). Witness links Malvo profile, brainwashing, The Baltimore Sun.

[3] American Psychiatric Association. (1994). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (4th ed.).

Washington, DC: Author, pp. 490-91.

[4] Albarus, C. (2012). The making of Lee Boyd Malvo: The D.C. Sniper. NY: Columbia University Press, p.

10.

[5] Available: www.constitution.findlaw.com/amendment1.html.

[6] Reynolds v. United States, 98 U.S. 145(1878); Davis v. Beason, 133 U.S. 333 1890).

[7] Cantwell v. Connecticut, 310 U.S. 296 (1940).

[8] Available: www.constitution.findlaw.com/amendment1.html.

[9] Hamilton, M. (2005). God vs. the gavel: Religion and the rule of law. (NY: Cambridge University Press), p. xv.

[10] Available: www.jdsupra.com/legalnews/in-childhood-

sexual-abuse-case-californ-19456/

[11] Loller, T. (2015, April 25). Sex club seeks Nashville blessing by vowing to be a church. Associated Press.

[12] HBO (Producer), & Gibney, A. (Director). (2015). Going clear: Scientology and the Prison of Belief.

[13] Available: www.cultnews.com/?p=1482.

[14] For an excellent critique of Anthony’s thinking, see “Questions from the Balcony: A Critique of Dick Anthony” by Herbert L. Rosedale in Cults and Society, Vol.1, No. 1 (2001).

[15] People of the State of California v. Ulysses Roberson, No.S01CRF0236 (1985).

 

 

 

Fonte: http://fecris.org/wp-content/uploads/2015/05/Lalich_EN.pdf

 

Traduzione non professionale di Lorita Tinelli

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Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

Gli articoli apparsi su questo blog possono essere riprodotti liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla e  che si specifichi la fonte

 

 

 

 

 

Sostenere i Diritti Umani testimoniando contro le ingiustizie umane

International Journal of Cultic Studies, Vol. 6, 2015, 69-82

Alan W. Scheflin

Santa Clara University School of Law

Abstract

Gli esperti che hanno testimoniato in tribunale sui processi di influenza estrema, esercitata da influenzatori intelligenti nei confronti di influenzati sensibili e vulnerabili, hanno incontrato difficoltà da parte di alcuni giudici, i quali hanno esitato o rifiutato di ascoltare le testimonianze sul  lavaggio del cervello, sul controllo mentale e sulla riforma del pensiero, in quanto, secondo loro, tali concetti mancano di validità scientifica. Questo lavoro suggerisce che il concetto giuridico di indebita influenza può essere utilizzato come veicolo per tali testimonianze. Il documento fornisce anche un Modello di Influenza Sociale (SIM) per aiutare un esperto a presentare l’ampia scienza della influenza sociale a giudici e giurati.

 

Nessuno possiede la propria personalità. Il proprio ego o individualità si costruisce grazie alla costituzione genetica e alla società in cui si è nati. Ognuno ha avuto voce in capitolo sul tipo di personalità acquisita, e non c’è ragione di credere che si dovrebbe avere il diritto di rifiutare di acquisire una nuova personalità se la vecchia è antisociale. La Costituzione non garantisce il diritto di mantenere la personalità inviolata, essa si impone su di voi prima di tutto. —James V. McConnell (1970, p. 74)

 

 

Il Dr. Paul Martin è stato un medico della salute mentale, un insegnante, un trainer e un testimone. E’ questo ultimo ruolo, che l’ha portato nei tribunali per testimoniare come esperto sulla manipolazione mentale coercitiva, serve come oggetto della mia discussione. All’interno del tribunale, e fuori di esso pure, Paul ha combattuto diligentemente per il diritto di ogni persona ad avere una mente libera in una società libera. Nessuna battaglia è più importante. E nessun guerriero ha combattuto più duramente di Paul.

Dr. Paul Martin

 

Paul sarebbe stato sconvolto dal commento sopra citato dello psicologo James V. McConnell. E’ troppo. Anche McConnell è stato costretto a fare marcia indietro dopo la reazione avversa al suo intervento, che lo travolse. [2]

La libertà di pensiero è stata particolarmente preziosa per i Padri Fondatori. Essi sapevano che, senza di essa tutte le altre libertà sono relativamente insignificanti. E a causa della sua soppressione in Inghilterra, soprattutto per quanto riguardava il pensiero religioso e politico, che è nata l’America. Thomas Jefferson, il 23 settembre del 1800, ha scritto una lettera al dottor Benjamin Rush, il cui volto appare ora sul logo della American Psychiatric Association. La mente umana era un argomento di grande interesse per entrambi i signori, il politico e lo psichiatra. Jefferson ha scritto, “ho giurato sull’altare di Dio eterna ostilità contro ogni forma di tirannia sulla mente dell’uomo“.

L’impegno di Jefferson ha trovato sostegno  un secolo e mezzo più tardi, quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (10 dicembre 1948). L’articolo 18 di tale documento, destinato ad essere vincolante  per l’alleanza di tutti i governi  e di tutte le persone del nostro pianeta, afferma: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione …“. Queste libertà sono la primogenitura dell’essere una persona.

 

 

Jefferson e le Nazioni Unite avevano in mente la soppressione e la punizione del discorso politico e religioso – la capacità del governo di eliminare la libertà individuale di scegliere ciò che una persona vuole credere o adorare. Le loro preoccupazioni riguardavano la censura di espressioni lontane dalla consapevolezza. Anche se le persone non potevano né pubblicamente esprimere né praticare il loro credo, erano ancora libere di nutrire pensieri segreti, opinioni e credenze.

Oggi abbiamo di fronte una prospettiva più spaventosa: le persone potrebbero avere le loro menti invase internamente e controllate, in modo che esse non possano formulare e amare le propri personali opinioni private. Questa nuova minaccia, più insidiosa di tutto ciò che l’ha preceduta, riguarda il mio argomento di discussione.

 

 

Il lavaggio del cervello

 

L’influenza sociale è il mare in cui la comunicazione e l’interazione umana nuotano. Possiamo tutti, singolarmente, essere atomi, ma ci sforziamo di connetterci con gli altri per diventare molecole. L’influenza è il legame che compie quel processo.

Sebbene l’influenza sia inevitabile, non sempre è legittima. Ci sono dei limiti morali e legali nel modo in cui una persona può trattare un’altra. In nessun luogo questo punto è più chiaro che nell’interazione sociale chiamata “lavaggio del cervello“.

Edward Hunter coniò il termine “lavaggio del cervello” alla fine del 1940, all’interno del suo lavoro specializzato in pubbliche relazioni del governo che cercava di screditare l’ideologia comunista. La genesi del termine non è scientifica; era politica. La creazione di Hunter del termine “lavaggio del cervello” era destinata a richiamare l’attenzione su eventi sociali preoccupanti nell’Unione Sovietica, Corea e Cina, ed è stata un enorme successo per fini propagandistici. La parola scioccava e spaventava la gente, e ha creato il supporto per l’opposizione americana al comunismo.

Siccome il  lavaggio del cervello era un termine politico, molti professionisti hanno visto in esso semplicemente la retorica, non la scienza. Essi hanno ignorato i fatti all’origine che hanno reso un’immagine del lavaggio del cervello efficace per eventi reali. Ad esempio, il dottor Thomas Szasz, uno psichiatra schietto che spesso ha scritto in modo convincente contro la saggezza ereditata della sua professione, una volta in maniera colorita ha detto che non si può “lavare” un cervello più “di quanto non si possa farlo sanguinare con un taglierino” (Szasz , 1976 p. 11). Szasz, però, non è riuscito a vedere che a volte c’è il fuoco dietro il fumo.

Altri professionisti sono stati più scaltri. Hanno percepito la vera minaccia della manipolazione mentale estrema. Il 10 aprile 1953, il direttore della CIA, Allen Dulles, ha tenuto un discorso agli alunni del Princeton a Hot Springs, Virginia. Ha sostenuto che gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica erano impegnati in una “battaglia per la mente degli uomini“, e che i sovietici possedevano il potere di lavare il cervello ripulendolo dai pensieri e dai processi mentali del passato e … creando nuovi processi cerebrali e nuovi pensieri che la vittima, come un pappagallo, ripete. In effetti, il cervello in queste circostanze diventa la riproduzione fonografica di un disco messo sul suo mandrino da un genio esterno e sul quale non si ha alcun controllo. (Pp. 354-355)

Pochi giorni dopo, Dulles ha autorizzato la CIA ad iniziare il più massiccio programma scientifico segreto sulla mente e sul controllo del comportamento mai condotto (Scheflin & Opton, Jr., 1979).

Quando il lavaggio del cervello, come una tecnica di intenso indottrinamento e dirottamento mentale passa dal governo alle organizzazioni private di culto, la necessità della testimonianza di un esperto per la protezione delle vittime innocenti diventa fondamentale. Per far capire e spiegare al governo gli sforzi dell’estrema influenza, questi esperti, naturalmente, hanno usato la letteratura scientifica che si era sviluppata. Così gli esperti hanno parlato di lavaggio del cervello, della riforma del pensiero e del controllo mentale. Ma questi esperti hanno affrontato problemi nei loro sforzi di portare spiegazioni sul lavaggio del cervello in aula.

 

 

Obiezioni al lavaggio del cervello come difesa

 

 

Quando sono diventato presidente della ICSA nel 2003, [3] una delle mie prime preoccupazioni è stata di spostare il dialogo lontano dall’uso di termini come il lavaggio del cervello o controllo della mente o riforma del pensiero. Non è che mi sia opposto a queste parole che descrivono in maniera colorata e accuratamente le immagini inquietanti che correttamente evocavano nella mente; è che ho trovato che esse erano inefficaci quando venivano usate nei tribunali. Il lavaggio del cervello non è un concetto giuridico. Non vi è alcun illecito civile (reato) di lavaggio del cervello, nessun crimine di lavaggio del cervello e il lavaggio del cervello non viene riconosciuto in qualsiasi giurisdizione come una difesa per la cattiva condotta civile o penale. Secondo Lunde e Wilson (1977), “nessun caso che ha accettato il lavaggio del cervello come una difesa di responsabilità penale è riportato nel diritto anglo-americano” (pp. 354-355). [4]

Ho avuto anche un’altra preoccupazione in mente in quel momento. Il lavaggio del cervello, il controllo mentale, la riforma del pensiero e le etichette simili, mentre inizialmente erano usate per descrivere gli eventi reali che coinvolgono vittime reali e manipolatori reali in luoghi come l’Ungheria, l’Unione Sovietica, la Corea e la Cina, avevano da tempo smesso di essere pubblicamente riconoscibili nei loro riferimenti storici. La maggior parte delle persone oggi sa poco o nulla degli eventi sociali in quei paesi che hanno dato origine ai timori che la mente è più malleabile di quanto si fosse mai immaginato. Il 1950 è stato molto tempo fa. I termini di lavaggio del cervello e simili erano passati nel regno della retorica, della fantascienza e dei film horror di Hollywood. Parlando di lavaggio del cervello, le persone erano meno propense a prenderlo sul serio. Anche quando vengono utilizzate in riferimento a gruppi settari, queste parole hanno acquisito un significato derisorio che mina qualsiasi seria discussione importante sul tema della libertà della mente dalla manipolazione malevola esterna. Questi termini erano passati dal fatto alla finzione. In effetti, la maggior parte di  essi abitavano nel regno della cultura dell’insulto, se non ti piace il parere di qualcuno, si dice che la persona è stata plagiata. La cosa più importante, tuttavia, era che questi termini avevano perso qualsiasi significato scientifico, tanto da rendere la testimonianza di esperti praticamente impossibile.

 

 

L’obiezione scientifica

 

 

Nella sentenza Daubert verso Merrell Dow Pharmaceuticals, Inc. (1993), la Corte Suprema degli Stati Uniti ha fornito una prova di quattro punti, ora denominata  test Daubert, per determinare l’ammissibilità di testimonianze di esperti:
Sia possibile testare la teoria o la tecnica del perito;
Siano state la teoria o la tecnica del perito sottoposte a pubblicazione o a revisione paritetica;
Sia noto il tasso di errore della teoria o della tecnica dell’esperto; e
Siano la teoria o la tecnica del perito generalmente accettate dalla comunità scientifica di riferimento.

La maggior parte di questi punti del test Daubert vengono applicati  in tutti i tribunali federali e statali.

I tribunali sono stati poco inclini a dare credibilità scientifica a ciò che essi considerano concetti politici. Negli Stati Uniti vs Fishman (1990), il giudice federale Jensen ha concluso che la teoria del lavaggio del cervello/riforma del pensiero non ha soddisfatto i criteri di accettazione generale nella comunità scientifica di riferimento, e quindi non poteva costituire la base per la testimonianza di esperti. Altri giudici si sono affidati al suo parere per giungere a conclusioni analoghe.

 

 

L’obiezione pregiudizievole

 

La testimonianza degli esperti, che altrimenti potrebbe essere ammissibile, può essere esclusa se il suo valore probatorio è sostanzialmente superato dal pericolo di un pregiudizio ingiusto. Il pregiudizio si verifica quando la testimonianza può indurre nei giurati una decisione basata sulla loro confusione, passione o emozione, e non sulla base delle prove presentate. A titolo di esempio, le immagini estremamente cruente che raffigurano accuratamente la scena del delitto potrebbero essere escluse dalla considerazione dei giurati, perché le foto possono essere tanto stimolanti da distrarli dall’impegno dell’attento esame delle prove.

Anche se i giudici dovessero accettare la validità scientifica del lavaggio del cervello riconoscendo che si tratta semplicemente di un marchio colorato per processi sociali estremi che si studiano nei corsi di psicologia sociale, sono ancora riluttanti a sollevare questi problemi. Come una corte d’appello federale ha recentemente osservato, “Il lavaggio del cervello dei culti è un argomento di raro successo” (Robidoux v. O’Brien, 2011). I giudici guardano spesso a tali argomenti al massimo come un Ave-Maria  o come un’ammissione che nessuna altra teoria riconosciuta aiuterà il cliente.

Vorrei aggiungere che molti tribunali non sono turbati dalla introduzione di testimonianze di esperti sul lavaggio del cervello, ed i giudici in questi casi capiscono che la questione giuridica coinvolta non è sul concetto di lavaggio del cervello di per sé, ma piuttosto è sul fatto che le tattiche di estrema influenza sociale hanno tentato di superare l’autonomia della mente del ricorrente. In altre parole, questi giudici vedono oltre l’etichetta, a differenza di altri giudici che sono più spesso interessati a semplificare casi su cui non presiederanno (United States v. Fishman, 1990).

Tuttavia, la legittimità della testimonianza di un esperto di tattiche di estrema influenza non dovrebbe dipendere dal capriccio di un singolo magistrato. Non ha senso dire che il dottor X può testimoniare in Florida, per esempio, ma che non può dare lo stesso testimonianza in Illinois. I cittadini in ogni giurisdizione americana dovrebbero avere diritto ad una eguale tutela dalla legge e dovrebbe essere data la stessa possibilità di presentare i propri casi con supporto scientifico.

 

 

Una soluzione: l’influenza indebita come difesa

 

 

Facendo un passo indietro da queste obiezioni, qualcuno può seriamente dubitare che persone innocenti cadano preda di imbonitori intelligenti, che schiavizzano e offuscano la mente per comandare il loro comportamento e acquisire la loro obbedienza e le attività? Queste vittime hanno bisogno di sollievo e, a mio parere, lo meritano. Ma i tribunali non hanno riconosciuto alcuna teoria legale valida che potrebbe fornire un rimedio in questi casi. Ero turbato da questo fatto, come lo è stato Paul Martin. E’ diventato necessario trovare il modo giusto per fare la cosa giusta, per proteggere la dignità umana.

E’ stato a quel punto che mi sono ricordato di Florece Roisman. La signora Roisman era un avvocato di Washington che nel 1960  ha rappresentato gli inquilini che vivono in squallidi condomini di  proprietà di ricchi irlandesi. Caso dopo caso, ella ha fatto appello con successo al cuore dei giudici, ma non alle loro menti. Il loro messaggio a lei era che lei stava presentando un caso di diritto di proprietà, ed è chiaro che i proprietari di immobili hanno tutti i diritti legali. I suoi clienti non ne avevano nessuno. Un giorno, però, tutto è cambiato. Florence è entrata in aula e ha detto in sostanza che “non sto qui a sostere la legge della proprietà. Io sostengo  la legge dei contratti. I miei clienti hanno il diritto di abitazioni abitabili; altrimenti, i contratti di locazione che hanno firmato sono illusori“. I giudici hanno così risposto,”Oh, si sta discutendo di diritto contrattuale. Questa è una cosa completamente diversa“.

Si noti che i fatti, lo squallore in cui i clienti della signora Roisman vivevano, non erano cambiati, soltanto la teoria legale che sosteneva la riparazione. Roisman vinse la sua causa, e nel giro di un decennio ogni stato del paese ha obbligato i proprietari a fornire agli inquilini abitazioni sanitarie decenti, perché ogni contratto per abitazione portava con sé una garanzia implicita giudizialmente creata di abitabilità.

Con questa storia di successo in mente, ho cominciato incoraggiare il passaggio da un concetto di lavaggio del cervello al concetto di influenza indebita o, in questi casi, quello che potremmo chiamare estrema influenza. Per più di 500 anni, l’influenza indebita è stato un concetto giuridico legittimo, utilizzato per fornire un rimedio per le persone che sono diventate vittime di uomini e donne truffatori. Con questo cambiamento, il problema dei giudici che non prendono sul serio il concetto del lavaggio del cervello, sembrava risolto.

 

 

Gli ostacoli della indebita-influenza

 

Non sorprende, tuttavia, che il passaggio a una teoria giuridica di indebita influenza ha incontrato qualche problema che deve ancora essere risolto. Io innanzitutto identifico queste nuove sfide prima di proporre soluzioni innovative.

 

 

L’estraneità del problema

 

 

Paradossalmente, anche se il sistema legale per diversi secoli ha riconosciuto la validità delle sfide della indebita influenza, la maggior parte dei giudici non ha mai affrontato il tema  nelle proprie aule di tribunale. Secondo il professor Madoff (1997),

Ogni anno oltre $ 100 miliardi transitano per cessioni di morte negli Stati Uniti. In concomitanza con la mancanza di capacità mentale, l’indebita influenza è il terreno più frequente per invalidare una volontà testamentaria …. Eppure, nonostante la sua importanza, poco lavoro scientifico è stato fatto nell’esame dei parametri e a giustificazione della teoria della influenza indebita. (P. 572)

Secondo gli studiosi di legge, la creazione del diritto di indebita-influenza è stata una risposta diretta alla crescente preoccupazione che “la chiesa stava prendendo vantaggio …  sui propri fedeli [sul letto di morte] con timori esagerati” (Sherman, 2008, p . 581). Come osservato in un antico caso inglese, “Non esistono casi in cui gli uomini siano così facilmente vulnerabili  come al momento della loro morte, col pretesto della carità ….” (procuratore generale v. Bains, 1708, p. 272) Pertanto, la legge di influenza indebita è stata sviluppata come un mezzo per proteggere la ricchezza privata da chierici religiosi zelanti e predatori. Nel corso dei secoli, i casi di influenza indebita si sono espansi oltre la religione per includere situazioni in cui le interazioni finanziarie sollevavano la possibilità che il trasferimento di beni, al momento della morte non sarebbe stato il prodotto di una scelta libera e volontaria.

Questa volontà testamentaria e i casi dei beni finanziari, non le idee, e non le identità coinvolte. Tuttavia, oggi vediamo le tecniche sottili e seducenti di influenza e di controllo utilizzate  per far cambiare le idee, per impiantare le credenze e per modificare l’identità della persona influenzata, il tutto per servire al meglio gli interessi di un influenzatore astuto e manipolativo.

Quando ci muoviamo dal regno fisico, lo scambio di denaro, al regno mentale della creazione, modifica e dell’inserimento di sistemi di credenze, e persino dell’identità, altri problemi danno preoccupazoni gravi ai giudici. Naturalmente, questi casi più moderni sono ancor meno familiari ai giudici, e creano così altri ostacoli per la  testimonianza degli esperti.

 

 

Il problema della chiarezza

 

 

Due eminenti giuristi, Jesse Dukeminier e Stanley M. Johanson (1995), hanno sottolineato giustamente che “indebito è uno dei concetti più fastidiosi di tutta la legge. Non può essere definito con precisione“(p. 160).

Questo problema di definizione non è né insolito né risolutivo. Molti concetti di diritto, quali il “giusto processo di legge”, possono essere compresi solo dopo notevoli interpretazioni sulla base di varie analisi,  infatti, di modelli dinanzi ai tribunali. In effetti, il concetto di ragionevole dubbio, che è una parte importante di ogni processo penale, non è chiaro, e in molti Stati mancherebbero giudici che tentano anche di spiegarlo alle giurie, perché le definizioni stesse sono troppo confuse. Come la Corte Suprema del Missouri ha detto in Stato v. Robinson (1893), “E’ difficile spiegare con parole semplici il concetto di ‘ragionevole dubbio’, in modo da renderlo più semplice …. Ogni tentativo di spiegarlo rende necessaria una spiegazione della spiegazione“(p. 1069).

La Corte Suprema della California (Rice v. Clark, 2002) ha definito indebita una “pressione esercitata direttamente sull’atto testamentario, sufficiente a superare la libera volontà del testatore, pari in effetti alla coercizione che distrugge il libero arbitrio del testatore” (p. 528). Questa dichiarazione fornisce poche indicazioni per quando sarà applicata la dottrina dell’indebita influenza. Ma è un fatto ci dà un indizio.

Se il fattore di influenza è determinato e abbastanza intelligente, e le tecniche utilizzate sono sofisticate e abbastanza potenti, gli esperti ritengono che poche persone saranno in grado di resistere a diventare vittime di influenza indebita (Quinn, 2010, p. 93). Una Corte d’appello 80 anni prima, in un caso di contesta testamenteria in California, ci si è così accordati (In re di Olson Estate, 1912):

La sanità di mente e di corpo non implica l’immunità da qualsiasi influenza indebita. Si può richiedere un maggiore ingegno per influenzare indebitamente una persona sana di mente e di corpo, e altre prove possono essere necessarie per dimostrare che una tale persona è stata soggiogata, nel caso di una debolezza del corpo e della mente. Ma la storia e l’esperienza insegnano che le menti di uomini e donne forti sono state spesso sopraffatte, e sono state convinte dalla mente di un maestro a consentire a ciò che nei loro momenti sobri e normali, e liberi da ogni influenza indebita, non avrebbero fatto. (P. 386)

Prendo questi commenti indipendenti nel senso che tutti, quasi, in determinate circostanze, sono potenzialmente vulnerabili; e che mi suggeriscono che la dottrina della indebita influenza non dovrebbe essere limitata ai casi di volontà, né ai casi che coinvolgono altri misfatti finanziari. In altre parole, il passaggio da influenzatori che mirano ai conti bancari a quelli che mirano alle idee e all’identità rende la dottrina della indebita influenza anche una preoccupazione più immediata per la protezione delle vittime vulnerabili.

 

 

Il problema della Scala mobile

 

 

Quando un’eccessiva influenza sfugge dai confini fiscali in cui è stata in gran parte contenuta, si pone un problema più grave: dove tracciare la linea di confine. Non esistono demarcazioni chiare su come si passa da una guida, alla consulenza, alla formazione, alla suggestione, alla seduzione, all’indottrinamento, alla riforma del pensiero. Questa progressione mette il giudice nella difficile posizione di decidere sulla base del parere, non della legge o della scienza, perché la legge non è in grado di dirci in anticipo ciò che è lecito e ciò che non lo è, tranne che agli estremi. Un tribunale ha osservato che “anche se la gentilezza e l’attenzione da sole non costituiscono influenza indebita, esse potrebbero, in combinazione con altri fattori, giungere a tale influenza” (in Re immobiliare di Rohde, 1958, p. 495).

Quello che è utile per me, e spero lo sarà anche per voi, è di non concentrarsi sulla legge specifica, ma piuttosto sulla politica dietro la legge. La legge di indebita influenza, a mio parere, deve trovare quello che io chiamo il punto di interazione inaccettabile. Questo punto si verifica quando si dice a se stessi sulla condotta di qualcuno, “Non si può trattare la gente così. E se lo fai, la legge ti punirà“. Questa prospettiva non chiarisce nulla nello specifico, ma per me aiuta a indicare una strada.

In tutti i casi civili, la persona che inizia una causa sta dicendo che lo status quo è sbagliato e il tribunale dovrebbe porvi rimedio. Quella persona ha l’onere di provare che il giudice deve intervenire e non lasciare sole le parti nella loro situazione attuale. Nessuna legge potrà mai con precisione, e in anticipo, definire quando il giudice deve agire perché ogni modello infatti è unico. Ma mi piace l’idea che un test informale possa essere “Non si può trattare la gente così“, e che le prove e la scienza sostenessero tale affermazione.

Ci sono due analogie nella legge che ci aiutano a capire questo punto di vista. La legge dei contratti che riconosce il concetto di iniquità. Quando due persone si incontrano per negoziare ed eventualmente firmare un contratto che commemora il loro accordo definitivo, la legge saprà far rispettare questo contratto, perché si trattava di un comune accordo-scambio. Il fatto che una delle parti ottiene il migliore affare non è un motivo sufficiente per decidere che il contratto non dovrebbe essere applicato. Ma cosa succede se l’accordo è gravemente iniquo, come è avvenuto nelle situazioni che Florence Roisman sostenevano per i suoi inquilini-clienti? L’ingiustizia generalmente non è  il rimedio giuridico. Tuttavia, se l’ingiustizia è un prodotto di sfruttamento, fino al punto in cui la vulnerabilità di una persona è stata così compromessa che le scelte fatte non possono essere considerate uno stato volontario, i giudici dichiarano il contratto nullo.

L’altra analogia riguarda la legge degli illeciti. I tribunali hanno da tempo riconosciuto l’illecito di induzione intenzionale di stress emotivo. In questi casi, il comportamento di una persona verso un’altra è così moralmente e socialmente scandalosa che “sconvolge la coscienza” e chiede il risarcimento del danno.

Casi di iniquità e di intenzionalità di induzione di distress emotivo hanno esattamente lo stesso problema della scala mobile dei casi di indebita-influenza. Tutti questi sono risolti con un test dello “scuotere la coscienza” che in pratica dice: “Non si può trattare una persona in quel modo“. Quello che voglio dire è che tutti e tre i casi riguardano il punto di interazione inaccettabile. È generalmente compito delle giurie decidere quando quel punto è stata raggiunto.

 

 

Il problema del paradosso

 

 

Si potrebbe sostenere che l’unico vero modo per proteggere la libertà di pensiero non è di interferire con essa. Le persone prendono decisioni; lasciamoli essere vincolati tra loro. Vi è una forte preferenza nella legge per la libera volontà, l’autonomia individuale, e il mantenimento della responsabilità delle  persone verso le loro scelte. E questa è una buona cosa; protegge il diritto di essere se stessi. Per questo motivo, vi è riluttanza ad ampliare la portata delle giustificazioni e delle scuse per ignorare le scelte, non importa quanto sfortunate tali scelte potrebbero risultare per la persona che le ha fatte.

Questa politica della giudiziaria del lavarsi le mani contrappone chiaramente l’influenza indebita alla libertà di scelta. Così abbiamo un paradosso: alle corti viene chiesto di proteggere la vostra libertà di scelta negando o alterando le scelte già effettuate. I giudici sono molto sensibili a non diventare un alter ego per contendenti scontenti. Essi assumono che non è compito di un giudice  sostituire la propria decisione a quella fatta dal singolo. Il paradosso è facilmente comprensibile nel contesto di procedimenti.

Supponiamo che uomo ottantenne si innamori di una donna di 27 anni. Dopo che lo fa, si scopre che nei pochi mesi in cui i due erano insieme, l’uomo ha cambiato la sua volontà testamentaria e ha lasciato la sua fortuna alla sua giovane fidanzata, senza donare nulla alla sua famiglia. Come dovrebbe decidere un tribunale quando la famiglia ne mette in discussione la volontà? Quando è coinvolto molto denaro, quando le credenze e le identità sono in discussione, il paradosso per tribunali diventa ancora più pronunciato. Si protegge la libertà mentale non facendo nulla, o distruggendo le scelte apparentemente fatte dall’influenzato in circostanze in cui l’influenza   inammissibile potrebbe essersi verificata?

Molti tribunali statali usano un test per rispondere a queste domande. Il test valuta se l’influenzato è stato ingannato da una “persona abile e macchinatrice“. Confesso di essere appassionato di quel test, non perché è chiaro, ma perché, nel suo linguaggio dickensiano, attira la nostra attenzione sugli ingredienti chiave dell’indebito condizionamento della vittima vulnerabile battuta da un manipolatore egoista e intelligente.

Ma qualunque sia il test, il paradosso rimane. Proteggere la libertà della mente accogliendo le scelte effettivamente effettuate, o distruggendo le decisioni sulla base del fatto che erano il prodotto di una frode sofisticata?

 

 

Il problema costituzionale

 

 

Anche se un giudice fosse propenso a intervenire per individuare l’indebito condizionamento, c’è il problema del Primo Emendamento, che protegge la libertà di espressione e la libertà di religione. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi il problema non si pone, perché i comportamenti, non le credenze specifiche, sono in discussione.

Nel mese di aprile di quest’anno, il gruppo estremista islamico nigeriano Boko Haram ha rapito più di 200 ragazze adolescenti. Un video, che è stato pubblicato, mostra circa 150 delle ragazze vestite in abito tradizionale che recitano il Corano musulmano o ne cantano i versi. Il il leader del Boko Haram, Abubakar Shekau, sosteneva di aver liberato le ragazze e che molte di loro erano diventate musulmane dopo aver vissuto come infedeli.

 

 

Qualcuno sostiene che per salvare queste ragazze e annullare il danno mentale che hanno subito, tra cui l’indottrinamento involontario forzato che hanno sopportato, si violerebbe la libertà di religione? La politica di base in concessione del risarcimento dei danni per la legge sugli illeciti stabilisce che quando un danno è stato provocato a qualcuno (come un sequestro e un’aggressione), l’individuo ha diritto ad un rimedio che lo metterà nuovamente nella posizione in cui era prima che si è verificato quel danno. Così le ragazze rapite con forza e coercitivamente indottrinate dovrebbero avere il diritto di essere restituite alle loro famiglie e alle credenze che avevano prima di essere catturate. Tuttavia, questa conclusione solleva un intrigante “da che parte siete sulla” questione: Se è inammissibile utilizzare tattiche sofisticate eppure sottili di indottrinamento per indurre una persona a tenere certe credenze religiose, è lecito deprogrammare quella persona su quelle credenze (Fautre, 2014)?

Non c’è tempo qui per discutere e sviluppare le complessità della responsabilità civile o di diritto del Primo Emendamento, se non per dire che i tribunali sono diffidenti nei confronti dell’intrusione in ogni caso in cui la religione ne è un fattore. Tuttavia, due sviluppi attuali meritano di essere menzionati perché possono cambiare i contorni del nostro modo di pensare alla religione e alla indebita influenza.

Il primo è il problema in corso di ciò che costituisce una religione. Scientology si è qualificata come religione in alcuni tribunali, ma per quanto riguarda lo yoga (Fraser, 2014)? Questi casi sono ora in corso. E che dire del satanismo (Harvard, 2014)? E che dire dell’ateismo (“umanesimo laico”) che un tribunale ha appena dichiarato che si qualifica come una religione (American Humanist Association v. Stati Uniti, 2014)? Fino a che punto saranno disposti i giudici  a concedere lo status di religione ad un numero crescente di organizzazioni e sistemi di credenze (Fautre, 2014; Hamilton, 2014; Irons, 2007)?

Un secondo e di relativo sviluppo molto recente è la reazione contro un trattamento speciale per le organizzazioni religiose. Bill Moyers (2012), in un video saggio e riflessivo sottotitolato “Come onorare la libertà religiosa senza che diventi la libertà di imporre credenze morali su altri?“, ha sollevato la questione che ci dovrebbe essere un corollario al Primo Emendamento sulla libertà di religione. Questo corollario sarebbe la libertà dalla religione. Moyers riassume, “La nostra soluzione pratica è … proteggere la libertà di religione … e proteggere la libertà dalla religione“.

Questa idea induce parecchia attenzione (Mutch, 2014), soprattutto a seguito della decisione 5-a-4  della Corte Suprema degli Stati Uniti di Burwell in verso la Hobby Lobby Stores, Inc. (2014). Da un lato c’è quello che è stato definito “la destra religiosa“. Il Governatore repubblicano della Louisiana, Bobby Jindal (2014) che ha recentemente dichiarato che

Il mondo di oggi è sempre più ostile alle questioni di fede …. la cultura americana è in molti modi diventata una cultura secolare.

Il popolo americano, che lo sappiamo o no, è impantanato in una guerra silenziosa. (Discorso di inizio)

L’altro lato aderisce all’idea che la protezione della religione è andata troppo oltre e ora la religione gode delle libertà che vengono imposte sulle persone ad altre o con nessuna di tali credenze. Coloro che attualmente cercano protezione dalla religione traggono sostegno da un altro repubblicano convinto, che era anche un governatore (dell’Illinois), ma uno che è vissuto 150 anni fa. Robert Ingersoll (1878) che ha affermato che

[I Padri Fondatori] sapevano che mettere Dio nella Costituzione avrebbe significato mettere l’uomo fuori. Sapevano che il riconoscimento di una divinità sarebbe stato strumentalizzato da fanatici come pretesto per distruggere la libertà di pensiero. Sapevano la terribile storia della chiesa troppo bene per aver posto nella sua custodia, o nella tenuta del suo Dio, i sacri diritti dell’uomo. (Http://hermiene.net/essays-trans/individuality.html)

Alle preoccupazioni di Ingersoll possiamo aggiungere quelle di Voltaire, da uno scritto di un secolo prima di Ingersoll sulla religione e sul controllo della mente: “Coloro che possono farti credere assurdità, possono farti commettere atrocità“.

Come conseguenza della causa di Hobby Stores, Inc., i contorni del Primo Emendamento sulla libertà di religione sono in procinto di essere riscritti. Nel bilancio si trova il destino di molti casi di richieste di influenza indebita. E’ troppo presto per dire come la polvere si depositerà, ma è già chiaro che il governatore Jindal ha parzialmente ragione: vi è infatti una forma di guerra che coinvolge il  ruolo appropriato che si  dovrebbe giocare nei tribunali quando le questioni religiose sono sostenute davanti ai giudici.

 

 

L’Influenza Indebita nelle Corti

 

Influenza indebita

 

Nei primi casi di testamenti contestati, le corti seguivano un test per decidere se  era stata applicata indebita influenza al testatore. In sostanza, la prova analizzava ciò che una persona deve dimostrare quando sostiene che si è verificato un illecito. Il test è semplice, ma utile perché apre la strada per capire il motivo per cui gli esperti dovrebbero essere autorizzati a testimoniare in casi di indebita-influenza e che cosa devono dire.

 

 

Il test SODR

 

Siccome il concetto di influenza indebita non è ben definito, i tribunali hanno faticato a trovare un quadro concettuale adeguato in cui valutare le circostanze di ciascun caso. Il maggior successo è stato dato dalla prova SODR, che ha i seguenti quattro elementi:

La predisposizione alla indebita influenza
L’opportunità di esercitare influenza
La disposizione di esercitare influenza
Il risultato dell’influenza

Non vi sono indicazioni che i giudici che hanno utilizzato il test SODR lo abbiano applicato all’ammissibilità di testimonianze di esperti. Infatti, non vi è quasi nessuna informazione da questi tribunali su come i giudici lo abbiano applicato, se non del tutto, per arrivare alle loro decisioni. Ma il test ha ancora un aspetto che è di valore. Esso è un indicatore di alcuni dei problemi discussi in precedenza che coinvolgono la chiarezza e le scale mobili, che possono essere superati con un  struttura  scientifica da usare per la presentazione di una perizia e per la determinazione di dove il punto di interazione inaccettabile viene a verificarsi in un determinato caso.

 

Il Modello di Influenza Sociale  (SIM)

Ho convertito il test SODR in un Modello di influenza sociale  (SIM) per l’utilizzo da parte di esperti che testimoniano in tribunale. Il SIM è progettato per ospitare diversi obiettivi. In primo luogo, è uno strumento laico. Trasmette succintamente le pertinenti dimensioni di un processo di influenza, e lo fa in un modo comprensibile. In secondo luogo, è tecnico. Il SIM permette la presentazione della scienza rilevante che supporta la manipolazione mentale. Esso fornisce un modo per semplificare studi complessi e presentarli più facilmente. In terzo luogo, è giuridico. I giudici che ricercano o presiedono casi di indebita-influenza sono tenuti a utilizzare il test SODR. Visto che il SIM è simile al test SODR, più probabilmente potrà essere accettato come uno strumento idoneo per la presentazione di elementi pratici e scientifici. Infine, il SIM si presta all’apprendimento visivo. Gli avvocati possono fare un grafico del SIM per aiutare i giurati (e giudici) nel vedere come possono valutare e comprendere gli elementi di prova. Pertanto esso serve come strumento efficace convincente.

Ecco il SIM:
Influenzatore (Identità e statuto)
MOTIVI dell’influenzatore (Scopo)
METODI dell’infuenzatore (Tecniche)
CIRCOSTANZE (Tempi e Setting)
RECETTIVITA’/VULNERABILITA’ dell’influenzato (differenze individuali)
Conseguenze (Risultati)

Nello sviluppare il SIM, io sono stato originariamente ispirato da una parte del Just So Stories di Rudyard Kipling (1902). La poesia è “I miei sei servi”.  La parte citata di seguito (corsivo aggiunto) è insegnata ai giornalisti come guida per scrivere una storia completa e avvincente, che informerà e anche per tenere alta l’attenzione di un pubblico. Ecco qui:

Io posseggo sei onesti servitori

Mi hanno insegnato tutto quello che so;

I loro nomi sono COSA e PERCHE’ e QUANDO

E COME e DOVE e CHI.

Vorrei applicare la poesia di Kipling al SIM, nel seguente modo:
Influenzatore [CHI]
MOTIVI dell’influenzatore [PERCHE’]
METODI dell’influenzatore [COSA/COME]
CIRCOSTANZA [DOVE/QUANDO]
RICETTIVITA’/VULNERABILITA’ dell’influenzato [CHI]
CONSEGUENZE [COSA]

Gli esperti nell’indebita influenza, specialmente quelli che sono stati formati con la letteratura del lavaggio del cervello e del controllo del pensiero, hanno familiarità con i  molti approcci diversi alla comprensione di questi processi  molto manipolativi, per esempio gli otto criteri di Lifton di riforma del pensiero (Lifton, 1989); il modello BITE di Hassan (Hassan, 2012); e le sei condizioni per il controllo del pensiero di Singer e Lalich  (Singer & Lalich, 1995). Questi approcci possono facilmente rientrare nel SIM per essere utilizzati nelle aule dei tribunali.

Non importa quale degli approcci viene utilizzato, lo scopo è quello di stabilire se il processo di influenza ha portato a quello che i medici Louis J. West e Paul R. Martin hanno definito “disturbo di pseudo-identità” (West & Martin, 1994), o quello che la legge potrebbe chiamare “involontaria servitù mentale”.

 

 

ESPANDERE IL SIM

 

Il tempo permette solo un breve esempio di come si possa utilizzare il SIM per presentare le prove scientifiche di esperti in tribunale. Questa sezione vuole essere illustrativa, non esaustiva.
INFLUENZATORE [CHI]

Rapporto con l’Influenzato

– Figura dell’Autorità

– Relazione confidenziale

– Consulente

– Membro della Famiglia
MOTIVI dell’influenzatore (Scopo) [PERCHE’]

– Guadagno finanziario

– Comportamento di Acquiescenza

– Aderenza ideologica

– Gratificazione dell’Ego

– Potere Politico o Sociale
METODI dell’influenzatore [COSA/COME]

“Piede nella porta” [piccola richiesta iniziale, quindi una più grande, successiva]

“Porta-in-faccia” [Grande richiesta iniziale, successivamente piccola]

“Help Me Help You”

“Non vi aiuterài?”

«Non vuoi fare la cosa giusta?”

“Sono davvero dipendente da te?”

“Questa potrebbe essere l’unica Chance”

“Ognuno sta facendo quacosa” [“nessuno viene lasciato indietro”]

“Dio ti ha scelto”

“Love-Bombing”

“Grooming”/Progressione di seduzione

-l’Esca

– la Costruzione della Fiducia

– Truffa ‘addolcita’

– Frode
CONTESTI [DOVE / QUANDO]

Posizione

Controllo dell’ambiente fisico

Controllo delle Informazioni (ingresso e uscita)

L’accesso a consulenze indipendenti

Frequenza, durata e natura dei contatti
RICETTIVITA’/VULNERABILITA’ dell’influenzato [CHI] [5]

Tipologia di personalità (Differenze Individuali)

Profilo di induzione ipnotica (HIP)

Revisione del Profilo di Stanford di suscettibilità ipnotica, I e II Modulo

Scala di suggestionabilità Gudjonsson

 

 

CONSEGUENZE [COSA]

Finanziarie

Comportamentali

Ideologiche

Supporto scientifico emergente per il lavaggio del cervello e per l’influenza indebita

 

Gli eventi del passato decennio e quelli in corso oggi sollevano una prospettiva interessante che potrebbero rendere i giudici e gli altri  più sensibili alle richieste sul lavaggio del cervello e di indebito condizionamento in ambito psicologico, al contrario di quello finanziario. Ad esempio, il lavaggio del cervello di Kathleen Taylor: The Science of Thought Control (2004) invita i neuroscienziati a studiare le implicazioni fisiologiche del lavaggio del cervello e delle altre forme di estrema influenza sociale. Il lavaggio del cervello può essere descritto e compreso da dentro il cervello, esaminando i cambiamenti fisiologici che si verificano quando i metodi di estrema influenza sono impiegati per alterare i pensieri e le convinzioni di una persona? Taylor pone cinque domande psicologiche che lei crede meritino un indagine neuroscientifica:
Perché alcune persone sono più suscettibili all’influenza estrema, mentre altre resistono più facilmente?
Quali tecniche sono più efficaci e nei confronti di quali individui particolari?
Con il lavaggio del cervello come singolo modello, si può organizzare un controllo mentale di massa?
Quanta vicina è la scienza alla possibilità del controllo definitivo della mente?
Come può una persona resistere ai metodi di lavaggio del cervello?

Se questi studi chiariranno o offuscheranno la nostra comprensione dei processi di estrema influenza, resta da vedere. Ciò che è importante, tuttavia, è che il lavaggio del cervello è un concetto che sta attirando l’attenzione di un intero nuovo gruppo di ricercatori scientifici.

Un altro libro riunisce le ricerche sostanziali sugli aspetti più benigni della suggestione e della interazione. La scienza di influenza sociale (Pratkanis, 2007) e la comparsa dell’influenza  costituiscono un buon caso per il fatto che esistono sufficienti dati di ricerca psicologica a sostegno delle rivendicazioni circa la testimonianza di esperti in materia di influenza, in grado di soddisfare le norme giuridiche di ricevibilità, dalla conversazione alla coercizione.

Detto in altro modo, la psicologia e la sociologia hanno ora prodotto spiegazioni basate sui dati e teorie testate di come funziona l’influenza, o non funziona, a seconda delle variabili che rientrano nel SIM. I giorni in cui il lavaggio del cervello poteva essere definito mera retorica o un pezzo superato di propaganda politica, stanno volgendo al termine.

Forse è ancora più importante l’espansione dell’interesse per la teoria dell’influenza causata dai recenti eventi internazionali. Storie di culto suscitano ancora un certo interesse nei media, ma i titoli ora coinvolgono il terrorismo e il fondamentalismo. La vecchia domanda è tornata: Come può la gente comune trasformarsi in fanatici religiosi/politici che si impegnano in attentati suicidi e in violenti atti di terrorismo contro cittadini innocenti? La letteratura scientifica su questo importante argomento è in aumentato esponenziale.

Molti funzionari del governo sono ora più disposti ad ascoltare dagli esperti della riforma del pensiero, come i problemi nei loro paesi aumentano a causa del vasto e intenso indottrinamento con idee fondamentaliste. In breve, a differenza del passato, quando l’appartenenza ad un culto poteva essere avvenuta involontariamente, ma non esternamente pericolosa, nel mondo di oggi c’è molto da temere se non comprendiamo e contrastiamo il lavaggio del cervello.

Anche i titoli [giornalistici] possono essere di buon auspicio per far riemergere l’interesse per il lavaggio del cervello e la comprensione della scienza dietro di esso. Due esempi immediatamente mi vengono in mente. In primo luogo, dopo diversi decenni di molestie terribili su minori  da parte di  leader religiosi, e l’occultamento che ha offuscato la piena portata del problema, ora possiamo parlare del concetto noto come grooming (Weber, 2014). Il grooming non è relegato solo ad abusi sessuali su minori, né a quelli da parte di sacerdoti. Studiare il processo graduale attraverso il quale i giovani innocenti vengono convertiti in vittime, consente ai ricercatori di mettere in luce gli aspetti del processo del lavaggio del cervello più completo.

Un secondo punto, anche se relativo, ad esempio è il traffico di esseri umani, che è diventato un problema internazionale e vergognoso. Il professor Kim (2011) ha articolato molte connessioni rilevanti tra grooming, influenza indebita e coercizione situazionale. Il mio punto è che le persone che avrebbero avuto ragione di parlare gli uni con gli altri in precedenza, gli specialisti del lavaggio del cervello, i combattenti del terrorismo, i tutori dei bambini, improvvisamente scoprono di avere molto terreno in comune.

Poiché gli attacchi all’integrità psichica persistono e sono diventati più diffusi e pericolosi, purtroppo sembrano essere entrati in una nuova era di interesse  la riforma del pensiero e il condizionamento indebito. La necessità per il lavoro che facciamo come esperti che testimoniano in difesa dei diritti umani è più grande che mai.

Conclusione

Negli Stati Uniti il giudice della Corte Suprema Robert H. Jackson ha fatto una dichiarazione che è vera oggi come quando la scrisse più di 60 anni fa:

Ma non dobbiamo dimenticare che nel nostro paese vi sono evangelisti e fanatici di molte convinzioni politiche, economiche e religiose diverse la cui convinzione fanatica è che tutto il pensiero è divinamente classificato in due tipi: ciò che è proprio e ciò che è falso e pericoloso. (American Communications Association v. Douds, 1950)

Nel 1983, ho pubblicato un articolo intitolato “La libertà della mente come problema per i diritti umani internazionali“. Ho fatto notare che, mentre molte convenzioni internazionali proteggono la libertà del corpo dalla tortura, alcune preziose proteggono la libertà della mente dallo sfruttamento indebito o dalla manipolazione. Il Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti protegge la libertà di espressione (“abbreviando la libertà di parola”). Ma tale protezione è priva di senso, anzi, si tratta di una bufala, se crudelmente una mente non è libera di esprimere i propri pensieri. Il diritto a pappagallare le credenze di un’altra persona o di parlare come un ventriloquo o come un manichino  non può offendere la libertà di espressione, ma  può offendere la libertà della mente, del pensiero e della coscienza.

Significativamente, la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (1950) ha una disposizione (articolo 9) che protegge “la libertà di pensiero, di coscienza e di religione”, e un’altra disposizione (articolo 10), che protegge la libertà di espressione. Partsch (1981) ha sottolineato che, ai sensi della Convenzione europea, “il diritto alla libertà di opinione è un fatto privato ed è assoluto e senza permessi di violazioni, considerando che la libertà di espressione, come una questione pubblica di rilevanza sociale, ha alcuni limiti per la sua natura” (p. 217).

Quegli esperti, che cercando di proteggere l’autonomia mentale testimoniano in tribunale circa la scienza di influenza indebita, stanno adempiendo le promesse contenute nel Patto internazionale delle Nazioni Unite per i diritti civili e politici (ICCPR) (1966; 1976). In particolare, due disposizioni molto importanti sono pertinenti per l’ammissibilità di tale testimonianza:

Articolo 18

2. Nessuno può essere assoggettato a costrizioni che possano menomare la sua libertà di avere o di adottare una religione o un credo di sua scelta.

Articolo 19

1. Ogni individuo ha il diritto di avere opinioni senza interferenze. (P. 178)

Sono d’accordo con la meravigliosa osservazione di Lord Thomas Robert Dewar secondo cui  “le menti sono come paracaduti: funzionano solo quando sono aperte“.  Insieme con la memoria, l’identità di una persona è inestricabilmente intrecciata con la mente libera e con una libera coscienza. Entrambe sono necessarie per rispondere alla domanda esistenziale fondamentale che tutti dobbiamo chiederci: “Chi sono io?

 

 

 

Questo pensiero è stato espresso magnificamente da professore dell’Università di Oxford, Daniel N. Robinson (1980), in uno dei suoi scritti sulla neuropsicologia:

Con Socrate, assistiamo al primo esempio in tutta la storia di un pensiero registrato,  prolungato, paziente, e ragionato  come un metodo per arrivare alle verità “eterne”. Il più vecchio Oriente, gli Egizi, le civiltà di Minosse e Micene, tutti avevano sistemi altamente sviluppati di pensiero. Potevano vantare tecnologie avanzate e scienze agrarie. Ma nessuno aveva la filosofia. Il Faraone ha dato al popolo una legge, ma non ha mai esaminato il senso della giustizia. Siddhartha Gautama, il Buddha, ha esortato l’India a unirsi in una semplicità ascetica che avrebbe portato alla conoscenza della bella vita. Ma qual è il fine? Che cosa è buono? Cosa è vero? Nessun argomento viene offerto. E anche se gli insegnamenti potessero in qualche modo essere stabiliti come fatti, non  motivano i fatti. Con Socrate il pensiero è cambiato. L’opposizione ha una voce e gli argomenti forzano ad affrontare un antagonista. “Vi do un filosofia dopo l’altra,” afferma Socrate a Teeteto nel Fedone, “in modo che si può venire a conoscere la propria mente“. Ecco una dichiarazione dell’obiettivo: non è la vita felice, non è l’immortalità, non sono le ricchezze, non è  l’attenzione popolare, non è il successo pratico, ma significa conoscere la propria mente. (P. 4)

La chiave per una mente aperta è il dubbio, la libertà di essere d’accordo o in disaccordo con qualsiasi idea o convinzioni personali, anche la propria, come si vede nell’adattamento. Quasi 70 anni fa, Bergen Evans (1946) ha saggiamente osservato che “La libertà di parola e la libertà di azione sono senza senso, senza libertà di pensare. E non c’è libertà di pensare, senza dubbio” (p. 275).

Lo stesso Paul Martin ha dedicato a preservare e proteggere il diritto umano più fondamentale di tutti, il diritto di essere liberi di dubitare; il diritto di ogni persona di essere il proprietario della propria mente e identità. Per me, questo diritto precede il Primo Emendamento e diventa una condizione necessaria per la sua validità. E’ il diritto di essere se stessi.

Vorrei chiudere con un’altra citazione da cui traggo ispirazione:

Fede e libertà sono inestricabilmente legate: non è per preti o pastori o presidenti o re  costringere a credere, per fare in modo da rendere liberi di mente e di cuore, quale libertà data da Dio. Se il Signore stesso ha scelto di non forzare l’obbedienza cu quanto da lui creata, allora chi sono gli uomini a provarci? (Meacham, 2007, p. 5)

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Chi l’Autore

Alan W. Scheflin, JD, LLM, is Professor of Law, Emeritus at Santa Clara University School of Law in California and past president and current member of ICSA’s Board of Directors. Among his several dozen publications is Memory, Trauma Treatment, and the Law (coauthored with Daniel Brown and D. Corydon Hammond), for which he received the 1999 Guttmacher Award from the American Psychiatric Association, one of 18 awards he has received. Professor Scheflin is also the 1991 recipient of the Guttmacher Award for Trance on Trial (with Jerrold Shapiro). A member of the Editorial Advisory Board of ICSA’s International Journal of Cultic Studies, Professor Scheflin received the 2001 American Psychological Association, Division 30 (Hypnosis), Distinguished Contribution to Professional Hypnosis Award. This is the highest award that Division 30 can bestow. He was also awarded in 2001 The American Board of Psychological Hypnosis Professional Recognition Award. This Award was created to honor his achievements in promoting the legal and ethical use of hypnosis. Professor Scheflin has delivered more than a hundred invited addresses at professional conferences. In 2004 the ICSA awarded Professor Scheflin the Herbert L. Rosedale Award in recognition of leadership in the effort to preserve and protect

International Journal of Studi sulle sette ■ Vol. 6, 2015

[1] La versione originale di questo articolo è stato presentato come  Lecture Paul Martin durante la conferenza intitolata “Government, Human Rights, and the Cult Phenomenon in Washington”, DC il 3 luglio 2014. Vorrei ringraziare il dott. Rod Dubrow-Marshall e il dottor Michael Langone per la loro assistenza a questo documento

[2] McConnell (1974) scrisse in seguito che non ha mai inteso  suggerire che il comportamento delle persone deve essere cambiato, solo che potrebbe essere cambiato.

[3] Allora conosciuto come The Family Foundation Americana.

[4] È interessante notare che, quando l’avvocato F. Lee Bailey ha accettato di rappresentare l’ereditiera Patty Hearst dopo che era stata rapita e indottrinata da un’organizzazione militante che la coinvolse in una rapina in banca, egli non ha menzionato il lavaggio del cervello come sua difesa; anzi, ha detto che si sarebbe trattato di “pazzia indotta (Footlick, Howard, e Monroe, 1975).

[5] Brown, Scheflin, e Hammond (1998) identificano sei diversi tipi di compliance con suggerimenti:

(A) Fonte Credibilità

Perizia

Formazione ed esperienza

La familiarità [concorda con le vostre convinzioni precedenti]

Carisma

Autenticità / Sincerità

Status percepito [Awards; Appuntamenti]

(B) Post-Event Disinformazione Effect

(C) suggestionabilità

(D)  suggestionabilità ipnotica

(E) L’esposizione a influenze sistematiche e durature

(F) lavaggio del cervello / coercitiva Persuasion / Influenza estrema

Fonte: http://www.icsahome.com/articles/supporting-human-rights

 

—————————————–

 

Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

Gli articoli apparsi su questo blog possono essere riprodotti liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla e  che si specifichi la fonte

 

I risultati dell’estremismo ideologico violento: cosa abbiamo imparato da Jonestown?

by Janja Lalich, Ph.D.

La gente che mi conosce – e non quella che mi conosce personalmente – di me sa due cose: che ho un nome che a prima vista sembra difficile da pronunciare e che negli ultimi 20 anni ho studiato i culti. Spiego entrambe le cose.

Photo: Janja Lalich Dr.ssa Janja Lalich
Come figlia di immigrati serbi – questa è la prima spiegazione – non dovevo andare al college. Mio padre “di stampo antico” credeva che le ragazze fossero messe su questa terra per sposarsi e avere bambini serbi sani, preferibilmente maschietti. Ma io ho avuto un destino diverso e ho avuto la fortuna di crescere in un momento in cui il college era abbordabile e le borse di studio erano abbondanti. Ho frequentato la scuola e ho completato i miei studi con una laurea con lode presso l’Università del Wisconsin, seguita da una borsa di studio Fulbright presso l’Université d’Aix-en-Provence, nel sud della Francia. In seguito ho deciso di non proseguire gli studi universitari e sono andata a vivere e lavorare a New York, poi ho trascorso quattro anni circa  su un’isola spagnola, e alla fine mi sono stabilita a San Francisco. Era la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70,  ed io ero uno spirito libero, con le aspirazioni per tutta la vita di essere una scrittrice.

Perché dico tutto questo? Perché in quel momento sono entrata in un culto!

Nel 1974 nessuno avrebbe mai detto che un essere intelligente, indipendente, saggio e testa dura come me un giorno avrebbe avuto piacere a stare sotto il controllo di qualcuno, io  sicuramente avrei sorriso e avrei detto: “No, non me!“.  Ma sì, a me – e io porto questo background in parte per distruggere il mito duraturo che solo le persone fragili e stupide possono entrare in una setta.

Per 10 e più anni ho vissuto in un ambiente estremamente controllato e restrittivo, da vero credente con l’idea di aver trovato il mio destino e di lavorare per scopi positivi. Io, con i miei compagni, ma solo grazie al nostro leader, stavamo per cambiare il mondo – quando in realtà l’unica cosa che avevo ottenuto era il mio cambiamento. E non solo, mi era stato lavato il  cervello – una parola che uso volutamente e su cui tornerò più tardi – ma io ero una dei più lavati di cervello nel mio gruppo!

Quando mi viene chiesto se mi pento della mia esperienza di culto e se potrei farla di nuovo, io rispondo che sì, mi pento e no, io non lo farei di nuovo. Certo, ho incontrato alcune persone simpatiche e ho imparato alcune cose; posso anche dire che ho imparato molto – con l’avvertenza che avrei preferito imparare quelle cose in un altro modo.

Ma il gioco è fatto. Sono entrata in un culto. Ho passato più di 10 anni vincolata, confinata e spesso in conflitto. Questo fa parte del mio background – e quindi l’unica cosa sensata da fare, per quanto ho potuto dire, era quella di “trasformare una cosa cattiva in una buona cosa“.

Una volta fuori dal culto, dopo tanto tumulto interiore, insicurezza, ansia e timore, mi sono iscritta ad una scuola di specializzazione e ho ottenuto un dottorato di ricerca. Oggi faccio tutto quello che posso per contribuire a portare le persone della nostra società ad una migliore comprensione di quei gruppi controversi, che, alcuni di noi qualche volta identificano come culti. Spero anche di poter aiutare gli ex membri dei culti a capire meglio le proprie esperienze e come potrebbero venire a qualche soluzione personale con tutto questo.

Mi piacerebbe rivedere alcuni degli eventi rilevanti nei 30 anni dalle morti in Guyana, per ricordare e onorare alcune delle persone importanti nel nostro settore [1] e di suggerire come potremmo guardare al futuro. Incastrerò qui le varie tematiche che attraversano le mie idee.

Come meglio iniziare nel rispetto della mia cara vecchia amica e collega, la compianta Margaret Singer, che avrebbe detto: “Sì, Virginia, c’è qualcosa come un culto”.

E quando uso la parola culto, non sto parlando di religione o di sistema di credenze che “non mi piacciono“. Ad alcuni dei nostri detrattori piace parlare della storia ingiusta della persecuzione religiosa o i ministri tradizionali parlano di religioni minoritarie. Piuttosto, io sto parlando di rapporti di potere squilibrati e di sistemi sociali ultra-autoritari e di controllo.

Vorrei aggiungere che faremmo bene non solo a studiare i culti, ma anche a parlare delle conseguenze dell’appartenenza a tali gruppi e dei comportamenti controversi e talvolta dannosi del gruppo nel suo complesso.

Non nego che le esperienze positive possono verificarsi in un contesto di culto, ma ciò che è di interesse per me è la dinamica interazionale trovata nei culti che porta gli esseri umani a impegnarsi in comportamenti a volte insidiosi o umilianti moralmente, o a volte incomprensibili. Nel corso degli anni abbiamo assistito ad innumerevoli eruzioni violente – verso l’interno o verso l’esterno – relativi ad un culto o ad un altro.

Il 18 novembre del 1978 più di 900 seguaci del reverendo Jim Jones morirono al suo comando e per mano dei loro compagni, nella giungla remota della Guyana britannica, una piccola nazione sulla costa settentrionale del Sud America.

Questi veri credenti a Jonestown – tutti cittadini statunitensi – vivevano e lavorano in quella comunità isolata che avevano costruito da zero – mal nutriti, oberati di lavoro, credendo che stavano creando una società utopica, forgiata di profezie e fantasie di Jones.

Con quanta coercizione furono coinvolti? Con quanta doppiezza, manipolazione, intimidazione, minaccia?

Sappiamo che una volta lì, non potevano uscire senza la benedizione della leadership, in quanto ogni passaporto di ogni persona era trattenuto da lui.

Sappiamo che Jones impegnava la gente in esercitazioni di suicidio, chiamate White Nights – queste erano prove di fedeltà.

Jones non è stato il primo leader della setta a chiedere “Vuoi morire per me?“. Ma lui è stato certamente uno dei pochi ad aver portato a compimento quello su scala così massiccia.

Sappiamo che le famiglie e le coppie sono state separate le une dalle altre, fatte  vivere in quartieri separati, e che i bambini non venivano allevati dai loro genitori.

Sappiamo che i dissidenti venivano spesso sedati (pesantemente drogati contro la loro volontà) e limitati a una “ampia unità di cura“.

Sappiamo che i bambini, così come gli adulti maschi e le femmine, furono fisicamente o sessualmente abusati.

Sappiamo che Jones aveva un corpo di leadership altamente funzionante e un entourage medico che gli teneva il gioco e che sono stati strumentali nella gestione del veleno in quell’ultimo giorno, quelli che hanno effettuato l’ultima chiamata di Jones per quello che aveva etichettato come “suicidio rivoluzionario“.

Non c’era uscita per chi dubitava o sfidava le direttive. I residenti del comune di Jonestown erano condannati. Guardavano per prima i bambini cui era forzatamente iniettata  la miscela letale di cianuro e di succo di frutta, successivamente gli adulti stessi potevano “scegliere” di avvelenarsi. Qualora uno anche avesse avuto i mezzi per resistere, lui o lei sarebbe stato minacciato a mano armata da una squadra di sicurezza composta da parrocchiani. Questo incidente di ampia portata è un esempio orribile di quello cui mi riferisco come “scelta limitata“. [2]

Immagini orribili invasero le onde radio. Ricordo di averli visti in tv mentre io stessa ero in un culto. Una vera credente passionaria – me – vedeva la decomposizione dei centinaia di cadaveri  di altri veri credenti accatastati uno sopra l’altro. Fu scioccante.

La maggior parte di queste persone provenivano da San Francisco, dove vivevo all’epoca. L’edificio della chiesa del Tempio del Popolo era uno dei più importanti distretti in cui avevo camminato centinaia di volte per l’organizzazione e il reclutamento, vendendo il giornale del mio culto, facendo firmare petizioni e anche facendo raccolte fondi tra la povera gente che viveva in quel quartiere. Alcune di quelle stesse donne afro-americane cge avevano creato e donato  bei pezzi di lavoro con quilling  per i nostri cosiddetti sforzi politici avrebbero può benissimo essere andate a morire nella giungla della Guyana.

Mentre le immagini dei morti erano infinitamente visibili su TV, giornali e riviste, il giornale del mio culto gestiva un editoriale lungo in cui il nostro leader esaltava Jones, i suoi seguaci e la loro missione e la visione socialista. Abbiamo capito perché avevano fatto quello che hanno fatto, scriveva il mio capo. Anche noi vivevamo nel ventre della bestia e conoscevamo il desiderio di fuggire in una terra migliore. Naturalmente, quell’editoriale era superficiale, ed una istintiva analisi simpatizzante – un capo di culto che difende un’altro. E non per la prima volta. Nel corso degli anni abbiamo visto alcuni strani compagni di letto: vari gruppi lontani con opposte ideologie ed obiettivi che hanno unito le forze in campagne di pubbliche relazioni, battaglie legali, e così via.

Allora, cosa abbiamo imparato?

Alcuni culti inducono i loro membri a “suicidarsi“?

Sì, ma non sempre. Tuttavia, per quanto ne sappiamo  non tutti i culti fanno la fine di Jonestown, sappiamo anche che uno o due ne ha avuto volontà; infatti, ce ne sono stati nel frattempo uno o due o più.

Dovremmo considerare questi atti di suicidio indotti da un omicidio?

Sì, penso di sì.

In caso di dubbi circa i meccanismi di controllo in gioco, leggete questo brano di una lettera scritta a Jones da una delle sue infermiere del cerchio interno. Lei chiede come la fine avrà luogo:

Papà … Le stesse persone che resistono al Suicidio Rivoluzionario perché vogliono salvare i loro asini sarebbero eccellenti prigionieri per il nemico … Anche se il più forte si potrebbe uccidere prima di essere portati, i più deboli – non importa quello che potrebbero dire in incontri pubblici – non potrebbero uccidere se stessi e sarebbero i primi a parlare.

     Prepariamo la gente leggendo il sistema p.a.  con parole forti, assertive rivoluzionarie del passato che hanno determinato questa scelta … Ci si riunirà nel padiglione circondati con la sicurezza altamente affidabile armata di  pistole. I nomi saranno chiamati fuori a caso. Le persone saranno accompagnati nel luogo di morte da una forte personalità … che sarà amorevole, supportante [supporto] ma non simpatica. Essi saranno accompagnati da due forti uomini della sicurezza con le pistole. (Non mi fido di far organizzare la propria morte alle persone … ma [che] essa può essere organizzata da pressioni esterne e senza alternative lasciate aperte). Al posto di morte essi saranno colpiti alla testa e se Larry non crede che siano definitivamente morti, la loro gola verrà tagliato con un bisturi. Sarei disposta ad aiutare qui se è necessario. I corpi potrebbero essere gettati in un fosso. Potrebbe essere consigliabile bendare le persone prima che si rechino al posto di morte perchè il sangue e il corpo rimagono per terra potendo aumentare l’agitazione. [3]

Così, può il  narcisismo sfrenato di un leader di una setta portare ad atti di violenza – verso l’interno visto da fuori?

Sì. Ricordate, non solo Jones ed i suoi seguaci sono morti – tra cui 303 bambini innocenti che non hanno fatto questa scelta – ma anche un membro del Congresso degli Stati Uniti e quattro membri della stampa furono uccisi e altri feriti seriamente mentre cercavano di andarsene [4].

Ciascuno dei collettivi suicidi/omicidi di massa che sto per citare è incredibilmente complesso e garantisce un’ampia discussione. Li cito brevemente qui come alcuni degli altri incidenti da cui  possiamo imparare.

1993: In Texas 80 membri dei Davidiani, seguaci di David Koresh, tra cui 22 bambini, muoiono in un inferno ardente presso la zona Waco. Potremmo chiederci: Koresh avrebbe lasciato andar via la sua gente? [5]

1994 – 1997: Un totale di 74 persone, membri dell’Ordine del Tempio Solare in Canada, in Svizzera e in Francia morirono. Anche in questo caso vi erano neonati e bambini, morti in rituali brutali. Quanto è stata l’accondiscendenza? Quanti furono costretti? [6]

1997 “Suicidio collettivo”: a Rancho Santa Fe, California, 39 membri del culto Porta del Paradiso.  Altri due seguaci di Marshall Applewhite seguirono l’esempio nei sei mesi successivi – e forse  non abbiamo mai imparato a capirlo preventivamente. [7]

2000: In Uganda, più di 400 membri del Movimento per la Restaurazione dei 10 Comandamenti furono brutalmente assassinati e sepolti in fosse comuni segrete; altri 300 bruciati a morte nella chiesa chiusa. [8]

Questi sono fatti tragici, sì, non c’è che dire. Ma nella mia mente, ciò che è più importante a proposito del Tempio del Popolo e di  Jonestown, e ciò che è così importante circa altri culti, è quello che ci dicono circa i sistemi di influenza e di controllo che sono istituiti per trattenere i membri e garantire la loro lealtà in parole e fatti.

Quando sentiamo il termine “estremismo ideologico“, possiamo più immediatamente pensare a atti di violenza verso gli estranei, come stiamo vedendo in molte parti del mondo oggi. Tuttavia, ciò che non dobbiamo perdere di vista è che l’estremismo ideologico e la violenza che può derivarne non è solo quella di orchestrare suicidi collettivi o martiri, contaminare aerei o autobus affollati. Piuttosto, al suo interno, è la struttura sociale che viene impostata intorno a quella ideologia, la promessa di “salvezza” e la ricetta del leader di trasformazione che vi porterà lì, circa l’istituzione di sistemi di influenza e di controllo all’interno che la struttura sociale auto-sigillante ha per garantire obbedienza e di conformità  e circa i rapporti di potere e lo squilibrio di potere tra il leader carismatico e i seguaci.

In definitiva, se si crede che i membri del culto abbiano subìto il lavaggio del cervello, si tratta di considerare almeno una parte dei membri con stato sociale-psicologico ed emotivo di  “scelta limitata” [9]. Questa è la condizione normale, le persone intelligenti,  istruite che rinunciano per anni della loro vita – e talvolta alla loro stessa vita o prendendo la vita degli altri – a causa della profonda interiorizzazione dell’ideologia del gruppo e dei suoi obiettivi presunti. Di volta in volta, vediamo l’adulazione acritica di una figura autoritaria, combinata con sacrificio personale e perdita di potere da parte del seguace. Io sostengo che questo richiede quel complesso mix di elementi che  portano ad atti di violenza. Questi atti non sarebbero possibili, non sarebbero giunti a buon fine senza la manipolazione sociale-psicologica che va avanti, non vista e non riconosciuta dalla maggior parte delle persone all’esterno.

Ma ancora più importante, credo, è la comprensione e il riconoscimento che l’estremismo ideologico si manifesta più frequentemente, non in missioni suicide, ma piuttosto nella manipolazione quotidiana, nell’oppressione, nella sottomissione, nello sfruttamento e nella violenza verso i membri del culto e verso le loro famiglie all’interno della setta, compresi i bambini che sono nati e cresciuti in quell’ambiente. Se prendiamo una visione più ampia di estremismo ideologico e delle sue conseguenze, vediamo altre forme di esiti violenti, tra cui quella fisica, sessuale e gli abusi emotivi; sfruttamento; omicidio e caos. E non solo tra i gruppi religiosi o quasi-religiosi, ma tra i gruppi con una vasta gamma di sistemi di credenze.

Permettetemi di portare esempi:

 The Family di Manson nel 1969: nel sud della California, almeno otto persone furono uccise, quattro in carcere, oltre allo stesso Charles Manson. Nel frattempo Mansonite Leslie Van Houten, 58 anni, ha sprecato quasi il doppio degli anni di carcere, della sua vita al momento della sua condanna. Lei ha completamente rinunciato a Manson, fu una detenuta modello, ha completato un master, e così via – ma lei non sarà mai perdonata e mai rilasciata sulla parola [10].

  Esercito di Liberazione Simbionese nel 1974: il rapimento dell’ereditiera Patty Hearst da questo culto  politico, le cui attività includevano sparatorie della polizia, rapine in banca, attentati falliti, omicidio e la perdita della vita di un civile innocente, così come di diversi membri stessi SLA. [11]

Ecco un altro tipo di risultato.

L’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna (ISKCON) è uno dei gruppi più noti e visibili venuto negli Stati Uniti nel 1965, meglio conosciuto come gli Hare Krishna. Nel 2000 una class-action fu depositata per presunti abusi sessuali di bambini cresciuti nei collegi ISKCON. Di interesse è il fatto che gli Hare Krishna è uno dei pochi gruppi controversi che producono giustificazioni e offrono indennizzi, si badi bene, con vincoli, che alcuni sentono inadeguati. [12]

I Figli di Dio dal 1968 al 1970: il gruppo di David Moses Berg fu costituito nel periodo di massimo splendore di attività del culto in America, poi si spostò in tutto il mondo. Nel 1974 questo gruppo (ora conosciuto come The Family) fu tristemente noto per le sue pratiche sessuali controverse, che per prime erano “condivise” tra i membri del gruppo, poi con gli estranei (la pratica nota come “pesca amorosa”), poi ampliato per includere i bambini, tra cui i propri figli! [13]

Nel 1984 il culto guidato dal guru indiano Bhagwan Shree Rajneesh mise i batteri della salmonella nelle insalate del  bar di una vicina città, sperando di influenzare le elezioni locali in favore della setta. La speranza del culto era che i cittadini non si recassero alle urne quel giorno [14]. Più di 700 persone stettero male. Questo fu il primo atto di una “guerra” biologica  – probabilmente meglio descritta come un crimine biologico – negli Stati Uniti

Nel 1992 il Consiglio Minnesota Patriots, un gruppo di miliziani anti-governativi, riuscì a produrre ricina, un veleno mortale derivato dai semi di ricino, ma non hanno mai capito che cosa fare con esso. [15]

Nel 1995 Aum Shinrikyo rilasciò sarin, un tipo di gas nervino, nella metropolitana di Tokyo, uccidendo 12 persone e causando più di 5.000 feriti. Si è trattato di  una “guerra” chimica  – e forse più giustamente definita guerra, perché il culto Aum era destinato a provocare la distruzione dell’umanità nella loro ricerca di Armageddon. [16]

È interessante il recente libro Bracing for Armageddon? del professore di immunologia della UCLA (University of California, Los Angeles) William Clark [17] che cita questi ultimi tre esempi, quelli orchestrati da gruppi settari, come tentativi di attacchi di bioterrorismo su larga scala.

Ma dovremmo essere preoccupati? Il dr. Clark non la pensa così. Secondo lui, l’esperienza combinata necessaria – in microbiologia, bioingegneria, meteorologia e in altre aree scientifiche – per avere successo nella creazione di un arma biologica è altamente improbabile che si verifichi, non tra i gruppi terroristici, non tra le nazioni. E così possiamo supporre, non tra i culti. [18]

Aum, per esempio, con tutti i suoi membri di alto livello addestrati scientificamente, ha speso milioni di dollari e quasi un decennio cercando di sviluppare armi biologiche e non ha avuto successo. Il dr. Clark crede che abbiamo molto di più di cui preoccuparcii dall’influenza aviaria o da qualche altro focolaio naturale.

Tuttavia, oggi siamo tutti preoccupati per il terrorismo e la sicurezza nazionale. Leggiamo ogni giorno di attività terroristiche, di  morti, lesioni, distruzione. Vediamo tante cose di seguito in TV o su Internet.

Nel corso degli anni, abbiamo letto articoli sulla stampa di tutto il mondo, sulle famiglie che hanno evidenziato come il proprio caro sia stato sedotto da un imam radicale, un compagno, qualcuno nella moschea, un collega, o un vicino di casa per diventare un martire rivoluzionario. Parole come “coercizione“, “lavaggio del cervello“, “reclutamento mirato” e “persuasione” tendono ad emergere in questi rapporti.

Purtroppo, un recente articolo della CNN riferito alla prevalenza delle donne che vengono utilizzate per missioni di bombardamento suicide riferisce: “L’Intelligence raccolta da detenuti indica che al Qaeda in Iraq è alla ricerca di donne con tre caratteristiche principali: coloro che sono analfabete, che sono profondamente religiose o che hanno problemi finanziari perché molto probabilmente hanno perso la presenza di un capofamiglia … Se lo stato psicologico della donna è ridotto male, essi cercano di attirarla con le illusioni che andrà in paradiso. Tutti loro provengono da famiglie di terroristi che vengono reclutati e messi sotto pressione” [19].

Non ho alcun dubbio che un certo numero di noi abbia molto da contribuire per una comprensione più completa del reclutamento e dell’indottrinamento di giovani uomini e donne in organizzazioni terroristiche. Sappiamo che non sono diventati tutti kamikaze. Per coloro che sono selezionati per queste missioni di martirio, l’indottrinamento non deve essere lungo, in quanto ci sono molti altri fattori geopolitici, storici, teologici e personali coinvolti che possono rendere un processo relativamente veloce. Ma il punto è: essi sono nel processo di indottrinamento – e questo è qualcosa che quelli di noi che studiano i culti conoscono. La stragrande maggioranza delle persone non sono nate per uccidere, tanto meno in questo modo. I kamikaze non sono psicopatici; sono vittime.

E’ ormai chiaro per me nella mia recensione della letteratura sul terrorismo che tanti – mi piacerebbe anche dire, la maggior parte – degli autori principali hanno una comprensione minima, nella migliore delle ipotesi [20], e di  grave malinteso, nel peggiore dei casi, dei processi di influenza di cui siamo così consapevoli e in sintonia e che sono certamente in gioco qui. Uno degli esperti di terrorismo più altamente considerato recentemente ha ripetuto quello che ha scritto in un libro precedente [21],  sostenendo che i  giovani musulmani non sono suscettibili di lavaggio del cervello [22] e, pertanto, che non c’è una spiegazione del perché essi vengono coinvolti in organizzazioni e attività terroristiche. Se Marc Sageman capisse cosa è il lavaggio del cervello, non potrebbe fare una tale affermazione di chiusura mentale.

Ironia della sorte, Sageman continua a descrivere il processo in quattro fasi secondo le quali i giovani si radicalizzano – un processo che, per lui, va un po’ magicamente dall’esperienza personale all’ideologia di una rete sociale in cui si chiacchiera di cose fino all’azione. Non una sola parola circa il processo di cambiamento di un individuo che deve passare attraverso un procedere dalle parole ai fatti, soprattutto quando si tratta di violenza, di azioni estremiste. Nessuna menzione degli elementi chiave dell’influenza (forse anche, oserei dire, di coercizione?)

Critica a tale processo.

Mentre il terrorismo è una questione importante, dobbiamo anche tenere a mente che una cultura della paura è stata generata – almeno negli Stati Uniti – tanto da considerare l’attività terroristica come una minaccia più grande di quella che è. Uno studio recentemente pubblicato dai ricercatori della Simon Fraser University indica che, se mettiamo da parte la guerra in Iraq, gli atti di terrorismo e le conseguenti perdite sono calati negli ultimi cinque anni – di oltre il 40% dal 2001 [23]. Inoltre c’è stato un calo del 54% tra il 1985 e il 2004 del numero dei gruppi in Medio Oriente e Nord Africa che agiscono con violenza. Una causa di questo, secondo lo studio, è l’enorme calo di sostegno alle organizzazioni terroristiche islamiste nel mondo musulmano. Prove storiche rivelano che una volta che perdono il sostegno pubblico le campagne terroristiche tendono ad essere abbandonate o sconfitte.

Abbiamo visto il fenomeno stesso qui negli Stati Uniti nel 1970, quando il Weather Underground, un gruppo di radicali estremisti di sinistra, si staccò dal gruppo pacifista più moderato, Studenti per una società democratica. I Weathermen, che fecero esplodere alcuni edifici – e se stessi – sono stati molto rapidamente isolati e divenuti ininfluenti. Così è stato per il gruppo radicale Earth First!, quando fissavano chiodi negli alberi e altri atti potenzialmente violenti per fermare il trasporto del legame. Molti persero interesse e sostennero i gruppi ambientalisti più moderati. Lo stesso effetto di contenimento ha avuto luogo quando estremisti spronati dall’Esercito di Dio e da diversi altri gruppi di odio incitavano l’omicidio dei medici abortisti. Almeno tre medici e quattro membri del personale della clinica furono uccisi. Le Cliniche furono bombardate e si verificarono atti vandalici; il personale e i volontari furono inseguiti e perseguitati. In definitiva, il risultato è stato di emarginare chi promuove l’estremismo ideologico e di isolarne i suoi autori.

Così, mentre noi certamente vogliamo mantenere la nostra attenzione sui gruppi terroristici che utilizzano le tecniche dei culti per reclutare e convertire i fedeli seguaci in agenti schierabili, non dobbiamo dimenticare quello che io ritengo essere la nostra prima priorità – tutti quei culti presenti in mezzo a noi.

* * *

Ho citato i gruppi politici e le organizzazioni terroristiche nella stessa frase in cui ho usato la parola “cult”. Voglio essere chiara su che cosa intendo quando uso la parola “cult”. Inoltre, vorrei affrontare la controversia in corso che la circonda, un dibattito che, purtroppo, ci affligge ancora e qualche volta ci distrae e ci distoglie dai nostri maggiori obiettivi.

In un recente pezzo del New York Times, gli autori sostengono che i terroristi amano essere chiamati jihadisti perché li associa ad un termine che ha connotazioni positive [24] così come alcuni culti sicuramente vorrebbe essere chiamati  “nuovi movimenti religiosi” (NRM), perché li mette in una luce positiva. (Tranne ovviamente un culto come quello in cui ero io, che era politico: “religioso” non è certo un identificatore appropriato per un tale gruppo, che è esattamente parte del problema con il termine NRM). Nel caso dei terroristi, una volta che si chiamano jihadisti, si inseriscono nel bel mezzo di un quadro religioso, trasformando la discussione verso la teologia e lontana dal terrorizzare e dall’intimidire il pubblico e dall’assassinio di innocenti. La Jihad ha grande onore; si devia dalla violenza illegale e dal disordine. Gli autori della pagina interna del giornale affermano: “L’etichetta può sembrare antica, ma il terrorismo è una parola riconosciuta a livello internazionale per un crimine riconosciuto a livello internazionale. Se vogliamo vincere la guerra delle parole, faremmo bene a scegliere quelle che usiamo con maggiore attenzione” [25].

Per quanto riguarda i NMR io sono a volte colpita dalla mancanza del pensiero complesso tra alcuni studiosi. Per primo, sembrano pensare che se si identifica un gruppo con un culto, allora si può anche dire che non è una religione, o una “nuova” religione, come se uno esclude necessariamente l’altra. Si danno una pacca sulla spalla e sostengono che  “le guerre ai culti” sono finite. Non così in fretta, mi dico.

Visto quello che sta accadendo in tutto il mondo di oggi, la loro posizione idiota e il loro incantesimo incessante che il lavaggio del cervello non esiste, mette loro stessi dalla parte sbagliata della storia.

E ora un dibattito tra di loro sembra essere incentrato su ciò che significa “nuovo”. Dopo quanti anni qualcosa non è più “nuova“? Penso che non sia questo il punto. Quali siano le caratteristiche di  interesse che spieghino cosa sia un culto, che ci fa capire questo termine – che si tratti di un NRM o vecchio RM, un club, un gruppo politico, una scuola di karate, un comune, una famiglia, un gruppo di psicoterapia , un gruppo UFO, e così via. A questo proposito, dobbiamo guardare i modelli di struttura, le relazioni sociali, le relazioni di potere e i  comportamenti che permettono di caratterizzare qualcosa come un culto.

Altrettanto importante, come accennato in precedenza, non avendo un indentificatore concordato comune e neutro – o interdisciplinare – ci ritroviamo con nessun linguaggio con cui parlare di quei gruppi che non sono basati su ideologie teologiche, come il mio vecchio gruppo e come molti altri. Così come il termine terrorismo è riconosciuto a livello internazionale, mi riferiscono che il termine “setta” ha una solida base: nelle scienze sociali, che sono la sociologia, l’antropologia, la criminologia, le scienze politiche, la psicologia sociale e la psicologia; nelle scienze umane, negli studi religiosi, nella storia e negli studi americani; così come nella teoria della struttura e dell’organizzazione. Non importa che alcuni accademici simpaticizzanti e portavoci delle sette vorrebbero farci credere – o ancora più importante, avrebbero il supporto, la professione legale e del pubblico in generale,  –  che non esiste una cosa come un culto e una cosa come il lavaggio del cervello.

In una sorta di fuorviante correttezza politica, gran parte dei media può aver fatto marcia indietro, scegliendo “setta” la maggior parte del tempo. E alcuni tribunali potrebbero essere stati ingannati dalle tattiche ingannevoli aggressive di alcuni cosiddetti esperti, anche se alcuni tribunali hanno compreso questo e hanno permesso testimonianze, per quanto riguarda l’influenza indebita del controllo cultuale. E posso dire che il pubblico non è così stupido. La gente capisce questi termini.

Ora io non intendo dire che sia così semplice, o che non ci sono alcune incomprensioni o istanze precipitose o mal classificate che possono andare avanti. Realisticamente, questo è il caso con qualsiasi cosa controversa.

Sì, culto è un concetto controverso [26]. Tuttavia questo non significa che dobbiamo gettare tale termine. Ha una buona base; è stato riconosciuto più volte; ed ha uno scopo.

Abbiamo bisogno di fare un lavoro migliore per spiegarlo? A volte, sì.

Abbiamo bisogno di parlare quando è utilizzato in modo improprio o troppo in fretta? Sì, naturalmente.

Il termine culto ha assunto una connotazione negativa? Sì, credo che questo sia valido per alcune persone in alcuni casi.

Alcuni culti, se non tutti, hanno la responsabilità di questo? Sì, credo che sia così.

I culti diventano disperati e talvolta agiscono sotto la minaccia di pressioni esterne o della percezione di sentirsi “perseguitati“? Sì, alcuni di loro lo fanno. Ma questo non significa che dobbiamo stare zitti e andare via, che dobbiamo interrompere il nostro studio su di loro o cessare di ritenerli responsabili rispetto ad un comportamento umano decente e alle leggi del paese. In realtà, si è visto che la pressione esterna ha portato talvolta un culto a cambiare o “ammorbidire” le sue pratiche, come il culto  poligamo FLDS che sta effettuanto sanzioni per i  matrimoni con minorenni. Il controllo pubblico a volte paga, e lo dico con la precisazione che non sto sostenendo l’intervento del governo ingiustificato o il passaggio di leggi che possano limitare le nostre libertà. Ma la libertà viene inoltre fornita con l’obbligo di agire in modo responsabile.

Abbiamo bisogno di migliorare e approfondire la nostra comprensione del fenomeno in tutte le sue manifestazioni? Sì, naturalmente. Questo è il motivo per cui la nostra ricerca in corso è così vitale. Perché dobbiamo sforzarci di pubblicare attraverso le discipline. Dobbiamo portare il nostro punto di vista là fuori  in seri, sostanziali, articoli e libri.

Dobbiamo continuare a lottare – strategicamente ed elegantemente – contro la lista nera accademica che Ben Zablocki ha scritto più di 10 anni fa [27]. E non solo la lista nera su ogni discussione di lavaggio del cervello, mentre scriveva in quel particolare articolo, ma anche noi dobbiamo lottare contro ed esporre la difficoltà di ottenere che tutto ciò che ha pubblicato presenta una prospettiva critica dei culti in generale o di un gruppo specifico – non importa quanto ben studiato e motivato può essere il lavoro.

E – estremamente importante – dobbiamo ancora lavorare per convincere la gente a capire meglio la complessità del coinvolgimento nel culto e di impegno, in modo che  la colpa non cada sulla vittima.

Come per ogni area di studio, dobbiamo definire il nostro argomento di interesse  o non saremo in grado di studiare, nè di parlarne. Francamente, credo che creiamo più confusione e problemi per noi stessi e deviamo dai nostri obiettivi didattici e di ricerca, quando usiamo un miscuglio di termini – totalitario, alto-demand, chiuso, autoritario, e così via. Questi sono cosa buona e giusta. Non ho niente contro di loro, davvero. In realtà, mi sono resa colpevole di questo esercizio di evitamento. Ma in realtà, non è vero che  stiamo solo esitando dal dire le cose come realmente stanno?

Ero molto rincuorata il mese scorso quando il Prosecution Service Corona britannico ha stabilito che la parola culto non era “abusiva o offensiva“.  Questo è stato scritto in una relazione della polizia di Londra rilasciata su un giovane uomo che faceva picchettaggio in una delle manifestazioni anonime di fronte a Scientology. La polizia ha insistito affinchè  il ragazzo togliesse dal suo cartello  la parola “culto“. Quando l’atto di citazione ha ottenuto il risultato, la madre ha detto che la decisione è stata “una vittoria per la libertà di espressione” [28] – e in effetti  lo è stata.

Che cosa ci riserva il futuro?

Come ho scritto nel mio libro  Bounded Choice, “La combinazione della leadership carismatica, un sistema di credenze trascendente, impegno personale e la pressione sociale e psicologica è la dinamica chiave” [29]. E’ la chiave per la trasformazione dell’individuo dal credente dedicato all’agente schierato e rappresenta il nucleo di ciò che dobbiamo cercare di trasmettere agli altri. Sottomettersi al dominio di un leader carismatico è un processo intimo e complesso; è unico per ogni capo e ogni devoto. Tuttavia, esaminando le somiglianze di influenza carismatica e di controllo nelle sue varie forme, ci troviamo ad acquisire una più profonda comprensione di questo fenomeno enigmatico. Diventiamo anche meglio attrezzati per condividere la nostra conoscenza con altri professionisti interessati e con il pubblico in generale.

Tanto sta accadendo nel mondo di oggi, dove possiamo contribuire. Una serie infinita di eventi ci chiama:

• La recente situazione con la Chiesa Fondamentalista di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (FLDS), comunità nel Texas.

• Il profeta/leader della FLDS, Warren Jeffs, condannato lo scorso anno di essere complice di stupro perchè responsabile di un matrimonio tra un giovane uomo e una ragazza di 14 anni, e di fronte, oltre ai diversi incarichi in Arizona. [30]

• Le proteste selvaggiamente creative degli Anonymous in tutto il mondo.

• Il flusso incessante di persone vulnerabili in organizzazioni terroristiche

E ci sono un sacco di altri incidenti:

• Tre grandi “dream homes” cui è stato appiccato il fuoco da eco-terroristi, il Fronte di Liberazione della Terra, un gruppo che. insieme con il Fronte di Liberazione Animale, ha commesso e rivendicato centinaia di attacchi criminali negli ultimi dieci anni. Questo ha fatto sette milioni di dollari di danni. [31]

• Un gruppo di seguaci (tra cui almeno quattro bambini) di un leader di una setta russa si sono barricati in una grotta a circa 400 km a sud est di Mosca, per più di sette mesi in attesa del giorno del giudizio. [32]

• Una intervista ad un leader di culto egocentrico che dichiara di essere il Messia, che ha ammesso nel video di aver “giaciuto nudo” con tre ragazze minorenni (uno di appena 12 anni), è stato arrestato e accusato di contatto sessuale criminale con un minore circa una settimana dopo che il programma fosse in onda sul canale National Geographic. [33]

Tutto questo e molto altro ci dice che l’estremismo ideologico è vivo e vegeto. I culti prosperano sull’estremismo ideologico. Attraverso meccanismi noti di influenza e di controllo – i modelli che abbiamo visto più volte in questi gruppi – le vite individuali diventano sempre più costrette, a volte gradualmente, a volte piuttosto rapidamente. Le menti sono modellate per rispondere nel modo approvato culto. Nel caso di coloro che sono nati o cresciuti in un culto, queste influenze di controllo sono ovunque intorno a voi, dalla nascita, fin dall’infanzia. Per chi è cresciuto in un ambiente del genere il gruppo può lasciare un’impronta ben oltre quello che molti di noi possono iniziare a comprendere.

Sono attualmente impegnata in un progetto di ricerca, intervistando persone che sono nate o cresciuti in un culto. Ciò che rende unica la popolazione che sto intervistando è che tutte queste persone hanno lasciato il culto per conto proprio, sia in adolescenza o nella prima età adulta. Sono così umiliata e intimorita dalle storie di vita che queste persone coraggiose stanno condividendo con me. E la buona notizia è che essi sopravvivono. Costruiscono vite, hanno relazioni, vanno a scuola, costruiscono le proprie carriere, e per capire le loro emozioni e ciò in cui credono, hanno coraggiosamente lottato con problemi di identità e di questioni di vita pratica, spesso senza una mano.

E’ stato chiaro da tempo che questa è la nuova popolazione che richiede la nostra attenzione. Le loro esperienze, le loro intuizioni sono l’aggiunta di una nuova dimensione alla nostra base di conoscenze. Grazie a loro, vorrei sostenere che la comprensione scientifica della “resilienza” sarà notevolmente ampliata. Anche loro sono i nostri eroi.

Ho letto qualcosa su Internet, l’altro giorno: un professore con dottorato di ricerca ha scritto, “I kamikaze sono determinati geneticamente a diventare assassini,” nel senso che sono nati in questo modo. Personalmente e professionalmente, non lo credo che per un minuto.

In realtà, la nuova ricerca sul cervello ci sta mostrando che gli anni dei “tradizionalisti cablati” sono finiti. Questa nuova area di studio, denominato neuroplasticità, valuta se o no il cervello è fisso o flessibile nella sua struttura e nelle capacità [34]. E da questa ricerca stiamo imparando che il cervello adulto può cambiare, che “il cervello umano è quasi infinitamente malleabile … qualcuno è abituato a pensare che il nostro reticolo mentale è stato in gran parte determinato dal tempo fin che abbiamo raggiunto l’età adulta. Ma i ricercatori del cervello hanno scoperto che questo non è così” [35]. Anche la mente degli adulti è molto plastica, ci dicono. E tali adattamenti si verificano anche a livello biologico. Se il cervello è in grado di riprogrammare se stesso “al volo”, come uno neuroscienziato ha riferito, [36] allora sicuramente il nostro cervello può anche essere manomesso da altri che hanno influenza su di noi. Questa nuova scienza ci serve in due modi:

In primo luogo, ci aiuterà a comprovare la nostra posizione che il lavaggio del cervello esiste. Che le persone possono cambiare grazie agli sforzi concertati dei sistemi cultuali di influenza e di controllo.

Quando ho scritto in una poesia, poco dopo aver lasciato il mio culto, “Hanno preso il mio cervello e mi hanno reso qualcosa di diverso da quella che volevo essere” [37] non avevo le parole scientifiche allora, ma sapevo che mi era stato fatto il lavaggio del cervello – e sapevo io l’avevo fatto ad altri.

In secondo luogo, la ricerca sulla neuroplasticità ci dà nuovi modi per capire e studiare il processo di recupero quando qualcuno lascia un culto.

Concludo con una sfida e una speranza. I culti sono disponibili in tutte le dimensioni e forme, con una varietà di credenze e pratiche. Ma in realtà non sono misteriosi come i media a volte ci riportano, lasciandoci con slogan sconcertanti piuttosto che esplorazioni sostanziali che fanno luce e portare chiarezza [sul fenomeno ndt]. Abbiamo alcune definizioni di lunga data e un insieme di caratteristiche che possono essere associate con questi gruppi. Andiamo al loro fianco. Usiamoli. Cerchiamo di essere noi a far luce. Se un ragazzo di 16 anni a Londra non è stato intimidito da tattiche intimidatorie, tu non sei uguale.

Non possiamo rifuggire dai nuovi sviluppi, come ad esempio nel campo delle neuroscienze, ma non dobbiamo dimenticare le opere fondamentali di Robert Jay Lifton, Edgar Schein, e Margaret Thaler Singer. Il lavoro di Bruce Perry [38] è degno della nostra attenzione. E, naturalmente, non dobbiamo ignorare le spiegazioni socio-psicologiche di base provenienti da Asch, Milgram, Janis, Goffman, Cialdini, Zablocki, me e  altri.

I culti in realtà non fanno nulla di nuovo o di diverso da ciò che è stato fatto per l’eternità. Sono solo molto bravi a confezionate l’influenza e il controllo in un modo molto deliberato. Credo che sia nostra responsabilità come movimento e di vitale importanza per la formazione,  formare una nuova generazione di studiosi e professionisti per affrontare questa sfida.

Notes

[1] This section of the presentation honoring people in the field of cultic studies has been deleted from this version of the Keynote Address.

[2] Lalich, Janja. Bounded Choice: True Believers and Charismatic Cults. Berkeley: University of California Press, 2004.

[3] Isaacson, Barry. “The secret letters of the Jonestown death cult.” The Spectator (UK), May 14, 2008.

[4] Singer, Margaret Thaler, with Janja Lalich. Cults in Our Midst. San Francisco, CA: Jossey-Bass, 1995.

[5] Lalich. Bounded Choice, p. 10.

[6] Mayer, Jean-Francois. “‘Our Terrestrial Journey Is Coming to an End’: The Last Voyage of the Solar Temple,” Nova Religio, 1999, 2(2), pp. 172-196.

[7] Lalich, Bounded Choice.

[8] Lalich, Bounded Choice, p. 12.

[9] Lalich, Bounded Choice

[10] Associated Press. “Manson follower Van Houten denied parole for 18th time.” Enterprise-Record (Chico, CA), August 30, 2007.

[11] Taylor, Michael. “SLA’s Legacy a Violent Void.” San Francisco Chronicle, November 11, 2002, pp. A1, A12.

[12] See http://www.surrealist.org for the perspective of former gurukulis.

[13] Williams, Miriam. Heaven’s Harlots: My Fifteen Years as a Sacred Prostitute in the Children of God Cult. New York: Eagle Brook/ Morrow, 1998. See also: Lattin, Don. Jesus Freaks: A True Story of Murder and Madness on the Evangelical Edges. San Francisco: HarperOne, 2007; and Jones, Kritina, Celeste Jones, & Juliana Buhring. Not Without My Sister: The True Story of Three Girls Violated and Betrayed. London: Harper Element, 2007.

[14] Lalich, Bounded Choice, p.10.

[15] Palmquist, Matt. “Bioterror in Context: How and Why the Threat of Bioterrorism Has Been So Greatly Exaggerated.” Miller-McCune, June-July 2008, pp. 72, 73-76.

[16] Lifton, Robert Jay. Destroying the World to Save It: Aum Shinrikyo, Apocalyptic Violence, and the New Global Terrorism. New York: Metropolitan Books, 1999.

[17] Clark, William R. Bracing for Armageddon?: The Science and Politics of Bioterrorism in America. New York: Oxford University Press, 2008.

[18] Palmquist, “Bioterror in Context.”

[19] Damon, Arwa. “Iraqi woman describes daughter’s descent into suicide bombing.” CNN.com, June 6, 2008.

[20] For an intelligent understanding of indoctrination of terrorists, see The Faces of Terrorism: Social and Psychological Dimensions by Neil J. Smelser (Princeton, NJ: Princeton University Press, 2007).

[21] Sageman, Marc. Understanding Terror Networks. Philadelphia: University of Pennsylvania Press, 2004.

[22] Sageman, Marc. “Explaining Terror Networks in the 21st Century.” Footnotes (American Sociological Association), May/June 2008, p. 7.

[23] Zakaria, Fareed. “What’s really scary about terror statistics.” San Francisco Chronicle, May 27, 2008.

[24] Singer P.W., and Elina Noor. “What Do You Call a Terror(Jihad)ist?” New York Times, June 2, 2008.

[25] Singer and Noor. “What Do You Call a Terror(Jihad)ist?”

[26] Smelser. Faces of Terrorism, p. 239.

[27] Zablocki, Benjamin D. “The Blacklisting of a Concept: The Strange History of the Brainwashing Conjecture in the Sociology of Religion.” Nova Religio 1997, 1(1), pp. 96-121.

[28] Dawar, Anil. “Schoolboy avoids prosecution for branding Scientology a cult.” The Guardian (UK), May 23, 2008.

[29] Lalich. Bounded Choice, p. xvi.

[30] Dobner, Jennifer. “Jury reaches verdict at polygamist trial.” Associated Press, September 25, 2007.

[31] Gillespie, Elizabeth M. “Dream homes set afire, apparently by eco-radicals.” San Francisco Chronicle, March 4, 2008, p. A3.

[32] “Hope for end to Russia cave siege.” BBC News, March 29, 2008.

[33] “Inside a Cult,” first broadcast on the National Geographic Channel, April 23, 2008. See also: Baker, Deborah, “New Mexico sect leader accused anew of sex abuse.” Associated Press, May 20, 2008.

[34] Doidge, Norman. The Brain That Changes Itself. New York: Penguin, 2007. See also: Schwartz, Jeffrey M., and Sharon Begley. The Mind & The Brain: Neuroplasticity and the Power of Mental Force. New York: Harper Perennial, 2003.

[35] Carr, Nicholas. “Is Google Making Us Stupid?” The Atlantic, July/August 2008, pp. 56-63.

[36] Carr. “Is Google Making Us Stupid?”, p. 60.

[37] First published in Lalich, Janja. “The Cadre Ideal: Origins and Development of a Political Cult.” Cultic Studies Journal, 1992, 9(1), 1, pp. 66-67

[38] Perry, Bruce, & Maia Szalavitz. The Boy Who Was Raised as a Dog and Other Stories from a Child Psychiatrist’s Notebook: What Traumatized Children Can Teach Us About Loss, Love, and Healing. New York: Basic Books, 2006.

Fonte: http://jonestown.sdsu.edu/?page_id=31409
Un ringraziamento va a Janja Lalich che mi ha concesso di tradurre  in Italiano questo suo lavoro

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Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

Gli articoli apparsi su questo blog possono essere riprodotti liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla e  che si specifichi la fonte

 

Culti: Domande e Risposte

di Michael D. Langone, Ph.D.

 

D. Che cos’è una setta?

Il termine setta viene applicato a una vasta gamma di gruppi. Ci sono culti storici, come il culto di Iside, culti non-occidentali studiati dagli antropologi, come il culto del cargo della Melanesia e una serie di culti contemporanei che hanno catturato l’attenzione del pubblico nel corso degli ultimi quindici anni. Il  Webster’s Third New International Dictionary (versione integrale, 1966) fornisce diverse definizioni di culto tra cui:

– Una religione considerata come credo … una minoranza di gruppo religioso non ortodosso o spurio, che viene considerato non ortodosso o spurio …

– Un sistema per la cura della malattia sulla base del dogma, dogmi o principi stabiliti dal suo promulgatore che escludono l’esperienza scientifica o la dimostrazione …

– Una grande o eccessiva devozione o dedizione a qualche persona, idea o cosa …

a. l’oggetto di tanta devozione …

b . un gruppo di persone caratterizzate da tanta devozione, per esempio, i culti crescenti ad alta manipolazione dell’America.

 

 

Queste definizioni di massima non riflettono accuratamente le preoccupazioni generate dai gruppi contemporanei spesso considerati culti. La seguente definizione focalizza queste preoccupazioni.

Culto: un gruppo o movimento che manifesta una grande o eccessiva devozione o dedizione a qualche persona, idea o cosa, e che impiega tecniche manipolative di persuasione, non etiche, e di controllo tese a promuovere gli obiettivi dei gruppi dirigenti, a danno reale o possibile dei soci, delle loro famiglie e della comunità. Tecniche non etiche manipolative di persuasione e di controllo che includono, ma non sono limitate a: isolamento da ex amici e parenti, uso di metodi speciali per aumentare la suggestionabilità e il servilismo, potenti pressioni del gruppo, gestione delle informazioni, la sospensione dell’individualità o del giudizio critico, la promozione di totale dipendenza dal gruppo e la paura di lasciarlo, ecc.

I culti contemporanei, poi, rischiano di esporre tre elementi a vari livelli:

– i membri eccessivamente zelanti che si impegnano incondizionatamente per l’identità e per la leadership del gruppo ,

– la manipolazione per sfruttamento dei soci; e

– il danno o pericolo di danno ai soci, alle loro famiglie e/o alla società.

Poiché i culti tendono ad essere centrati sul leader, sfruttano e danneggiano, entrano in conflitto con e sono minacciati dai sistemi più razionali, aperti e benevoli dei membri delle famiglie e della società in generale. Alcuni gradualmente si adeguano alla società facendo diminuire i propri livelli di manipolazione, sfruttamento, danno e di opposizione. Altri, invece, induriscono i loro gusci diventando totalizzanti, elitari  e isolati. Questi gruppi tendono a:

– dettare a volte con dovizia di particolari come i membri dovrebbero pensare, agire e sentire;

– rivendicare un speciale  stato di esaltazione (per esempio  i poteri occulti, una missione per salvare l’umanità) per se stessi e/o per i loro dirigenti; e

– intensificare la loro opposizione e l’alienazione dalla società in generale.

Poiché la capacità di sfruttare gli esseri umani è universale, un culto potrebbe individuarsi in qualsiasi tipo di gruppo. Gruppi più affermati, tuttavia, hanno meccanismi di responsabilizzazione che limitano lo sviluppo di sottogruppi di culto. Alcuni leader religiosi di culti, per esempio, hanno iniziato la propria carriera in denominazioni tradizionali da cui sono stati espulsi a causa delle loro attività di culto. I culti, quindi, sono generalmente associati con i nuovi gruppi non ortodossi, sebbene non tutti i gruppi nuovi o non ortodossi sono delle sette.

Secondo questa prospettiva una “nuova religione“, una “nuova psicoterapia“, un “nuovo movimento politico“, o altro gruppo qualsiasi differisce da un culto dall’uso di  tecniche di manipolazione di persuasione e di controllo per sfruttare membri che è molto più caratteristico nel secondo rispetto ai primi gruppi. Questa distinzione, anche se purtroppo ignorata da molti studiosi di tale argomento, è importante al fine di evitare ingiustamente l’etichettatura di nuovi gruppi benigni come culti e viceversa, attribuendo genuinità ai culti e una rispettabilità immeritata con termini come “nuovo movimento religioso“.

La prospettiva qui affrontata si concentra sui processi psicologici, a differenza di alcune prospettive basate sulle  religiosità che si concentrano sulle deviazioni dottrinali dei culti. Secondo questa dichiarazione, un gruppo può essere deviante ed eretico senza necessariamente essere un culto.

 

D. Quali tipi di Culto esistono?

Sono stati avanzati molti sistemi di classificazione per i culti. La ripartizione lineare è stata suggerita dalla Dr.ssa Margaret Singer, che osserva i seguenti tipi di culti:

 

– orientale religioso

– di derivazione cristiana

– satanico

– occulto /stregoneria/voodoo

– spiritualista

– razzistico

– Zen e cino/giapponese filosofico-mistico

– dischi volanti e lo spazio esterno

psicoterapia

– terapia di massa o di formazione trasformazionale

– politico

– new age

– commerciale

– sociale / auto-aiuto

 

D. Come sopravvivono i molti culti  e quanti membri hanno ?

Le Organizzazioni educative sui Culti hanno compilato elenchi di oltre 2.000 gruppi di cui hanno ricevuto richieste di informazioni. Le frequenza per  i gruppi precedentemente non classificati possono essere per nuovi gruppi  religiosi, politici, psicoterapeutici  o altri tipi di movimenti. L’esperienza suggerisce, tuttavia, che un numero significativo, forse più di 1.000, sono sette. Anche se la maggior parte sono piccole, alcune sette hanno decine di migliaia di membri.

Diversi studi forniscono un sostegno alle stime informali secondo cui 5-10.000.000  americani sono stati almeno transitoriamente coinvolti in gruppi settari. Uno studio che ha coinvolto in modo casuale 1000 studenti delle scuole superiori di San Francisco Bay Area ha scoperto che il 3% degli studenti ha riferito che erano membri di un culto, mentre il 54% ha riportato almeno un contatto con un reclutatore di un culto (1).  Un altro studio, che ha analizzato i dati dell’indagine da Montreal a San Francisco, ha scoperto che circa il 20% della popolazione adulta aveva aderito a nuovi movimenti religiosi e para-religiosi, anche se oltre il 70 % dei coinvolgimenti erano transitori (2).  Altri dati di questo studio indicano che circa che due del cinque per cento dei soggetti aveva partecipato a nuovi gruppi religiosi e para-religiosi che sono comunemente considerati culti.
D.  I Culti sono limitati agli Stati Uniti?

Assolutamente no. Gruppi di supporto educativi sui culti esistono in più di 15 paesi. Indagini governative suulle  attività di culto sono state avviate in almeno cinque paesi. Congressi internazionali sul settarismo sono stati tenuti in Germania, Spagna e Francia. E nel 1984 il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione Cottrell, che ha invitato gli Stati membri a unire le loro informazioni relative alle nuove organizzazioni come preludio allo sviluppo di modi per garantire l’effettiva tutela dei cittadini (3).
D. Che cos’è il controllo mentale?

 

Il Controllo mentale (noto anche come lavaggio del cervello, persuasione coercitiva, riforma del pensiero  la manipolazione sistematica di influenza psicologica e sociale) si riferisce a un processo in cui un gruppo o un individuo utilizza sistematicamente metodi non etici di manipolazione per convincere gli altri a conformarsi ai desideri del manipolatore, spesso a scapito della persona che viene manipolata.

Tali metodi includono:

– ampio controllo delle informazioni al fine di limitare alternative per cui i membri possono fare delle scelte;

– inganno;

– pressione di gruppo;

– intenso indottrinamento in un sistema di credenze che denigra il pensiero critico indipendente e considera il mondo al di fuori del gruppo come una minaccia, il male  o gravemente in errore;

– un’insistenza su membri molto stressati che provano ansia e senso di colpa sottilmente indotto dal gruppi e che servono ad essere conforme al gruppo stesso;

– debilitazione fisica e/o psicologica attraverso una dieta inadeguata o stanchezza;

– ‘induzione di stati dissociativi (trance,  mediante l’uso improprio di meditazione, canto, parlare in lingue  e altri esercizi) in cui l’attenzione si restringe, si è suggestionati   e il pensiero critico indipendente viene indebolito;

– alternanza di asprezza/minacce e clemenza/amore al fine di indurre il rispetto verso i desideri delle dirigenze;

– isolamento da supporti sociali;

– e pressioni per confessioni pubbliche.

Anche se il processo attraverso il quale i culti vengono ad esercitare il controllo mentale sui membri è complesso e varia molto, sembrano esserci tre fasi sovrapposte:

inganno
Le reclute sono indotte a credere che il gruppo è benevolo e che arricchirà la loro vita, per esempio  aumentando la loro spiritualità o la loro autostima e sicurezza. Come risultato di questo inganno e dell’uso sistematico di tecniche altamente manipolative di influenza, le reclute vengono ad impegnarsi con i gruppi con i modi di pensare, di sentire e di agire prescritti; in altre parole, diventano membri o convertiti.

dipendenza
il gruppo isola gradualmente i membri  dalle  influenze esterne,  stabilisce  aspettative irrealisticamente alte e colpevolizzanti, punisce ogni espressione di negatività, denigra gli indipendenti, il pensiero critico, in tal modo fa sì che i membri diventino estremamente dipendenti dalle espressioni di conformità del gruppo stesso, orientati sull’amore e il sostegno.

paura
Una volta che uno stato di dipendenza è fermamente stabilito, i gruppi rafforzano il controllo dei  pensieri, sentimenti e comportamenti dei membri mediante il crescente timore di perdere il gruppo di sostegno psicologico (in alcuni gruppi si usa anche la minaccia fisica), il tutto per quanto possa mirare a garantire la loro conformità alle spesso debilitanti richieste delle dirigenze.

D. Il Controllo Mentale delle istituzioni sociali è diverso dall’ordinario condizionamento dei genitori?

Sì. L’ordinario condizionamento sociale si differenzia dal controllo mentale in due modi importanti. In primo luogo  i genitori, le scuole, le chiese e altre organizzazioni non utilizzano come regola  etica tecniche manipolative nei confronti per la socializzazione dei bambini, adolescenti e giovani adulti. In secondo luogo, il condizionamento sociale è un processo lento che promuove e incoraggia un figlio inizialmente informe a diventare un adulto autonomo, con una propria identità. Il controllo della mente, invece, si avvale di tecniche manipolative di persuasione e di controllo per indurre dipendenza in una persona con un’identità consolidata  che il manipolatore cerca di alterare radicalmente senza il consenso informato dei suoi obiettivi.

Le tecniche con cui un gruppo o una persona cercano di influenzare un altro individuo possono essere suddivise in due categorie: 1) una scelta che si rispetti, che include tecniche che onorano l’autonomia della persona che viene influenzata; e 2) il rispetto guidato, che include tecniche (esempi forniti nella risposta precedente) focalizzate su come ottenere la risposta desiderata, indipendentemente dai bisogni, desideri, obiettivi, ecc , della persona che viene influenzata.

Le tecniche scelte  possono essere ulteriormente suddivise in tecniche educative e di consulenza, mentre le tecniche di conformità possono essere suddivise in tecniche di persuasione e di controllo. Un ambiente di culto si differenzia da un ambiente di non-culto in quanto il primo presenta una maggiore proporzione di tecniche per la conformità, guadagnando in  persuasione e controllo .

Nel crescere i figli, spesso è necessario – e corretto –  utilizzare il controllo e la persuasione per proteggerli dai pericoli e per aiutarli a crescere. Quando i bambini diventano adulti, invece, sviluppano un’identità e un senso di autonomia personale che chiede il rispetto. I genitori imparano a cedere il controllo quando i loro bambini imparano ad assumersi la responsabilità. Quando questo processo di sviluppo normale si rompe, come quando un adulto cade nella depressione, i parenti  e/o le autorità che aiutano tenderanno ad orientarsi verso la conformità e ad entrare in un ruolo di custode (forse, in questo caso, l’impegno di un ospedale psichiatrico). Quando la crisi è passata, invece, le regole etiche non scritte prevedono che l’influenza torni alla modalità scelta nel rispetto della relatività dell’adulto.

In alcune situazioni particolari, come ad esempio entrare nell’esercito o in ordini religiosi, gli individui scelgono di rinunciare a parte della loro autonomia. A differenza di situazioni di culto, queste situazioni comportano consenso informato, non cercano di trasformare l’identità delle persone  e sono contrattuali  piuttosto che orientati alla dipendenza. Inoltre  la maggior parte di queste situazioni coinvolgono gruppi che sono responsabili nei confronti della società.

I culti, d’altra parte, non rispondono a nessuno in quanto violano le leggi etiche non scritte stabilendo ingannevolmente un rapporto con gli individui, la cui autonomia e identità disprezzano. Quindi, eventuali somiglianze tra un ambiente di culto e un campo di addestramento, per esempio, sono psicologicamente superficiali.

Alcuni apologeti dei culti sostengono che il controllo della mente non esista perché la maggior parte delle reclute dei culti non diventano membri. Questi apologeti spesso citano uno studio che ha riferito che il 10% di coloro che completano un workshop di due giorni offerto da un gruppo controverso diventano membri, mentre il 5% diventa membro dopo due anni (4). Chi ha aderito tuttavia apporta modifiche importanti e rapide nella propria vita, perchè il gruppo in questione richiede l’impegno totale dei membri nel tempo. Al contrario, nel tipico Billy Graham Crusades, solo l’1- 3% dei frequentatori credenti (che sono stati personalmente evangelizzati per mesi) si presentavano durante la chiamata all’altare, per non parlare di modificare la loro vita radicalmente (5).  E Billy Graham è considerato  uno degli evangelisti più efficaci della storia! Persuadere il 10% di un gruppo di persone, che sono in gran parte reclutati dalla strada, per diventare missionari a tempo pieno nel giro di poche settimane, riflette un livello incredibile di influenza psicologica!

 

D. Chi si unisce ai Culti e perché ?

Contrariamente ad un equivoco popolare che vede i membri del culto come dei pazzi, ricerche e prove cliniche suggeriscono fortemente che la maggior parte dei membri del culto sono persone relativamente normali, anche se circa un terzo sembra aver avuto disturbi psichiatrici lievi prima dell’ingresso (6) ( Va osservato, tuttavia, che un recente studio condotto dal National Institute of Mental Health ha rilevato che circa il 20% della popolazione generale ha almeno un disordine psichiatrico (7)  ).

I membri del culto sono i giovani, i vecchi, i ricchi, i poveri, gli istruiti e gli ignoranti. Non vi è alcun tipo facilmente identificabile di persona che si unisce ai culti. Tuttavia, l’esperienza clinica e le indagini informali indicano che una grande maggioranza dei partecipanti ad un culto stavano vivendo uno stress significativo (spesso legato alle normali crisi dell’adolescenza e della giovinezza, come una rottura sentimentale, un insuccesso scolastico, una confusione professionale) prima della loro conversione al culto. Poichè i loro normali modi di affrontare la vita non funzionavo bene per loro, questi individui stressati erano più aperti del solito per i reclutatori che vendono la felicità.

Altri fattori che possono rendere alcune persone predisposte all’influenza cultuale includono:

– dipendenza (il desiderio di appartenere, la mancanza di fiducia in se stessi);

– non assertività (incapacità di dire di no o di esprimere critiche o dubbi);

– credulità (ridotta capacità di interrogarsi criticamente su  ciò che viene detto, osservato, pensato, ecc);

– bassa tolleranza per l’ambiguità (necessità di risposte assolute, l’impazienza di ottenere delle risposte);

– disillusione culturale (alienazione, insoddisfazione per lo status quo);

– idealismo ingenuo;

– desiderio di significato spirituale;

– suscettibilità a stati di trance (in alcuni casi, forse, a causa di precedenti esperienze di droghe allucinogene); e

– ignoranza dei modi in cui i gruppi possono manipolare le persone.

Quando le persone rese vulnerabili da uno o più di questi fattori incontrano un gruppo che pratica il controllo della mente, la conversione può benissimo verificarsi, a seconda di quanto bene la dottrina del gruppo, l’ambiente sociale  e il controllo mentale  corrispondano alle vulnerabilità specifiche delle reclute. Gli individui non assertivi, per esempio, possono essere particolarmente sensibili alle lusinghe di un gruppo autoritario, gerarchico perché hanno paura di sfidare i gruppi di orientamento dogmatico.

La conversione ai culti non è veramente una questione di scelta. Le vulnerabilità non si limitano a portare gli individui ad un particolare gruppo. Il gruppo manipola queste vulnerabilità e inganna le prospettive, al fine di convincerle i membri ad aderire e, infine, rinunciare alle loro vecchie vite.
D. Come cambiano le persone che si uniscono ai Culti?

Dopo che i convertiti si impegnano in un culto, il modo  di pensare, di sentire e di agire del culto diventa una seconda natura, e i pur importanti aspetti della loro personalità pre-culto vengono soppressi o, in un certo senso, avviene il loro decadimento attraverso il disuso. I nuovi convertiti in un primo momento appaiono spesso essere traumatizzati dal bombardamento dei culti, dispiacendosi delle tecniche di controllo. Possono apparire distanti, rigidi e stereotipati nelle loro risposte, limitati nel loro uso del linguaggio, ridotti nella loro capacità di pensare in modo critico  e stranamente distanti nei loro rapporti con gli altri. I genitori solitamente affermano: “Quello non è mio figlio!“.  Queste osservazioni rappresentano la tesi comune che i membri di setta sono zombie o robot dagli occhi vitrei. Anche se questa descrizione è un’esagerazione, fa riflettere sul fatto che intense manipolazioni cultuali possono provocare stati alterati di coscienza in alcune persone.

Nel tempo i convertiti sembrano perdere la tensione e sembrano distanti.  Essi imparano tecniche, come il canto, per soffocare i dubbi e per rendere più facile mentire agli altri e a se stessi. Spesso perdono il contatto con persone del pre-culto cui erano legati e vivono come conseguenza l’isolamento dai genitori e dalla società. E ricevono ricompense per conformarsi alle esigenze del gruppo da cui sono diventati così dipendenti.

La possibilità di entrare nella coscienza, nei ricordi repressi o nei dubbi assillanti può generare ansia che, a sua volta, può innescare una difesa di trance-induzione, come il parlare in lingue, per proteggere il sistema che culto ha imposto su pensieri, sentimenti e comportamenti. Tali persone possono funzionare adeguatamente almeno a livello superficiale. Tuttavia, la loro regolazione continua dipende dal manterene  i loro vecchi stili di pensiero, gli obiettivi, i valori e gli allegati personali in deposito. Un normale livello di sviluppo psicologico e una integrazione della personalità risultano molto difficili da raggiungere.
D. Come i Culti possono danneggiare le persone?

Poichè spesso riconoscono i cambiamenti dannosi che non sono evidenti tra i convertiti sedotti, le famiglie sono di solito leprime ad essere ferite. Nei loro tentativi di aiutare i parenti coinvolti nel culto le famiglie sperimentano intensa  frustrazione, impotenza, senso di colpa  e, viste le  così poche persone a capire la loro situazione, la solitudine.

I membri possono essere danneggiati in quanto perdono la propria autonomia psicologica e spesso i loro beni. Inoltre, i gruppi che chiedono una parziale o totale disconnessione dalla società privano i membri dell’opportunità di imparare dalle varie esperienze che una vita normale fornisce. I membri possono perdere anni irrecuperabili in uno stato di arresto maturativo. In alcuni casi  subiscono danni psichiatrici e/o soffrono di malattie fisiche e lesioni. I bambini nei culti sembrano essere ad alto rischio di abuso e trascuratezza.

Coloro che lasciano i culti spesso sperimentano ansia, depressione, rabbia, senso di colpa,  diffidenza,  paura, disturbi nel pensiero, instabilità per lo spostamento dai modi di vedere il mondo di un culto a quelli del non-culto o un’alternanza tra  senso di annebbiamento e  stato di coscienza. Questo tumulto emotivo altera il processo decisionale e interferisce con la gestione delle attività della vita.

Infatti, molti ex-membri richiedono 1-2 anni per tornare al loro precedente livello di adattamento, mentre alcuni possono avere guasti psicologici o rimanere psicologicamente sfregiati per anni.

Non tutti quelli che si uniscono ai culti restano psicologicamente danneggiati. Alcuni potrebbero trovare nel culto  un rifugio sicuro per le difficoltà ingestibili del mondo non-culto. Altri che hanno problemi nel mantenenimento della distanza emotiva possono seguire il culto senza mai veramente diventare parte di esso o di essere profondamente colpiti da esso. E alcuni possono avere risorse personali, come ad esempio una capacità insolita di resistere alla pressione di gruppo, che consentono loro di mantenere una certa autonomia, anche in un ambiente potente di conformità.

 

D. Come i Cults danneggiano la Società?

Il rapporto “settarismo:  una conferenza per studiosi e la politica (3)”  delinea alcuni modi diretti con cui le sette ledono la società:
Governo/Legge
Infiltrazioni in agenzie governative, partiti politici, gruppi di comunità e organizzazioni militari allo scopo di ottenere informazioni classificate o private, guadagnare vantaggio economico o influenzare l’organizzazione infiltrata per servire i vertici del culto.

L’evasione fiscale
L’acquisizione fraudolenta e la disposizione illegale di fondi per l’assistenza pubblica e la sicurezza sociale.

La violazione delle leggi sull’immigrazione
L’abuso del sistema legale attraverso azioni legali spurie, denunce infondate di licenze e organismi di regolamentazione  o richieste stravaganti per servizi (quali quelli forniti dalla Freedom of Information Act) come parte di spedizioni di pesca contro i propri nemici. Perseguimento di obiettivi politici, mentre operano sotto la rubrica di un’organizzazione apolitica, di beneficenza  o religiosa.

Business
Raccolta fondi e vendita di pratiche ingannevoli. Lo stress organizzativo e individuale derivante da pressioni ai dipendenti di partecipare alla formazione della gestione cultuale e dei seminari di crescita.
Sviamento dello status di beneficenza al fine di garantire i soldi per altri scopi e affari non chiari. Concorrenza sleale attraverso l’uso di manodopera sottopagata o stipendi riciclati.
Educazione
Negazione o interferenza con l’educazione consentita per legge dei bambini nelle sette. L’uso improprio delle strutture scolastiche o universitarie  o travisamento delle finalità dei culti, al fine di ottenere rispettabilità. Il reclutamento degli studenti universitari attraverso la violazione della loro privacy e/o l’inganno.
Religione
I tentativi di ottenere l’appoggio delle religioni stabilite per presentare un quadro ingannevole degli obiettivi dei culti, delle credenze e delle pratiche  e cercare di fare causa comune su varie questioni. L’infiltrazione di gruppi in istituiti religiosi al fine di reclutare membri nel culto.

I culti danneggiano la società anche attraverso  importanti modi indiretti. I culti violano cinque valori interconnessi che sostengono le culture pluralistiche: dignità umana, libertà, etica, pensiero critico e di responsabilità. Perché barando i culti sono in grado di ottenere il potere ben oltre il loro numero. Inoltre, la maggioranza cerca la protezione garantita dal Bill of Rights, pur pensando al proprio obiettivo finale che è quello di eliminare la stessa libertà che rivendicano per sé.

Essi rappresentano quindi una sfida seria:

Come fa una società basata sulla libertà costituzionale  a proteggersi contro gli impulsi totalitari e le pratiche dei culti e di altri gruppi di fanatici senza risultare chiusa e repressiva? In poche parole, come fa il nucleo costituzionale a tenersi insieme?

Questa domanda è particolarmente importante oggi, perché l’identità culturale americana è frammentata.

La tradizione giudaico-cristiana, una volta dominante, è stata contestata, alcuni dicono soppiantata, da un secolarismo che, pur coerente con il patrimonio costituzionale americano, respinge molti dei principali dogmi della tradizione morale giudaico-cristiana.

Mentre questi due campi stavano combattendo, un terzo sistema di valori e di visione del mondo, radicato nel misticismo orientale e  nel movimento della psicologia umanistica, ha agito nella coscienza americana. Comunemente chiamato  movimento New Age, questo mondo vede quale principio fondamentale che gli uomini sono ciechi al fatto che siano tutti uno, che sono tutti Dio  e che sono tutti in grado di sviluppare le capacità sovrumane.

La maggior parte dei sostenitori di queste tre visioni del mondo tollerano il disaccordo e rispettano i loro avversari, anche se si trovano a competere – consapevolmente o meno –  per il predominio nel cambiare l’identità americana. Ma ai margini di ogni visione del mondo, i fanatici, molti dei quali appartengono a culti ben organizzati, cercano di rifare la cultura a loro immagine.

Se il fanatismo settario non è eticamente trattenuto, la cultura americana perderà i suoi ormeggi etici e i valori che hanno per così tanto tempo dominato le garanzie costituzionali. Le centinaia di migliaia di famiglie che sono dilaniate dalle sette  e i milioni di individui i cui diritti e l’integrità sono stati violati testimoniano la gravità di questa minaccia.
D. Perché le persone abbandonano i culti?

La gente abbandona i  culti per una serie di motivi. Dopo la presa di coscienza dell’ipocrisia e/o della corruzione all’interno della setta, i convertiti che hanno mantenuto un elemento di indipendenza e  qualche connessione con i loro vecchi valori possono semplicemente uscire delusi. Altri membri possono lasciare perché si sono stancati di una routine di proselitismo e di raccolta fondi. A volte anche i membri più dedicati possono sentirsi così inadeguati nei confronti delle richieste dei culti tanto da andarsene, non perché hanno smesso di credere, ma perché si sentono come falliti. Altri ancora possono rinunciare al culto dopo aver recuperato i vecchi valori, obiettivi, interessi o relazioni, derivanti dalle visite con i genitori, colloqui con ex membri  o  consulenze.
D. E’ facile lasciare un culto?

Le persone che meditano di lasciare una setta di solito sono sotto pressione per rimanere. Alcuni ex  membri affermano di aver speso mesi, anche anni, nel cercare di raccogliere la forza per uscire. Alcuni si raccontano così intimiditi da esser partiti di nascosto.

Sebbene la maggior parte dei membri del culto alla fine escono da soli, l’allarme dei genitori non deve essere scontato. In primo luogo, molti, se non la maggior parte, di coloro che lasciano i culti da soli sono psicologicamente danneggiati, spesso in modi che non capiscono. In secondo luogo, alcuni membri di sette non lasciano mai il culto, e alcuni di questi sono gravemente danneggiati. E in terzo luogo, non c’è modo di prevedere chi lascerà, chi voleva lasciare  o a chi sarà fatto del male. Di conseguenza, rassicurare i genitori è analogo a rassicurarli circa l’uso giovanile del fumo della marijuana sostenendo che la maggior parte giovani che fumano la marijuana non diventeranno tossicodipendenti.
D. Cosa  è l’Exit Counseling e in che cosa differisce dalla Deprogrammazione?

La consulenza per l’uscita e la deprogrammazione sono caratterizzate dal  parlare ai membri del culto (a volte in lunghe sessioni distribuite in molti giorni) al fine di aiutarli a riconoscere le attività manipolative, ingannevoli e di sfruttamento del culto, riconnettendoli ad  attaccamenti personali, credenze, valori e obiettivi del pre-culto, per ristabilire la loro capacità di pensare in modo indipendente e critico. Ma esse differiscono in un modo meno significativo.

La deprogrammazione, a differenza dell’exit counseling, è tradizionalmente associata a un processo di salvataggio, in cui i membri della famiglia (di solito i genitori) assumono un team di deprogrammazione per forzare il settario ad ascoltare l’altro lato della storia. Durante i primi anni e la metà del 1970  decine di articoli di giornale e almeno una mezza dozzina di libri descrissero storie drammatiche di deprogrammatori che strappavano figli adulti di genitori disperatamente preoccupati per il loro coinvolgimento al culto dei figli.

Anche se la propaganda cultista ha  raffigurato la deprogrammazione come un processo sporco e violento, la stragrande maggioranza dei deprogrammazioni la racconta in maniera abbastanza tranquilla,  diversamente dal rapimento iniziale. Molti ex membri deprogrammati  hanno osservato di essere stati sorpresi dal rispetto e dalla sincera preoccupazione loro mostrati.

La deprogrammazione, naturalmente, è un percorso controverso. Molti osservatori, tra cui un gran numero di critici delle sette sono contrari perché:

– hanno creduto che violava i diritti civili dei cultisti (anche se alcuni studiosi di diritto hanno offerto argomenti a sostegno della deprogrammazione come rimedio necessario per culti che distruggono l’autonomia individuale);

– a volte riferiscono di cause legali contro i genitori e i deprogrammatori, alcune delle quali sono sono terminate con successo;

– è stato a volte tentata su individui che non appartenevano a culti e, quindi, non erano stati programmati precedetemente;

– era psicologicamente rischiosa in quanto causa un danno irreparabile per il legame genitore-figlio quando essa falliva;

– il suo costo era elevato (10 mila dollari è una stima approssimativa per il viaggio, l’alloggio, la sicurezza, etc, dei deprogrammatori), e a volte era finanziariamente devastante per i genitori che si rivolgevano ad essa perché non si rendevano conto di altre possibilità che esistevano.

Ho usato il verbo passato nel descrivere la deprogrammazione perché si verifica raramente oggi, in parte a causa dei rischi legali, ma soprattutto perché i lavoratori in questo settore sono diventati più abili ad aiutare i familiari nel convincere il parente coinvolto nel culto a partecipare volontariamente alla consulenza di uscita. Gli exit counselor, che hanno cominciato a organizzarsi per diventare più efficaci e professionali, hanno iniziato a lavorare su un codice guida per il loro comportamento. La loro professionalità in crescita è uno sviluppo significativo per le famiglie colpite da  un culto.
D. Cosa possono fare i genitori di un cultista?

C’è molto che si può fare, ma tutte le alternative intelligenti comportano una notevole incertezza, ansia e fatica. I genitori devono rendersi conto che:

– c’è speranza per i genitori;

– non tutti i gruppi “nuovi” o non ortodossi sono sette (vedi Domanda 1: Che cosa è un culto);

Il comportamento preoccupante in un giovane adulto o in un ragazzo può talvolta avere poco o nulla a che fare con il coinvolgimento in una setta o in un nuovo movimento;

– salvare i cultisti o persuaderli a lasciare un culto non è sempre possibile o addirittura consigliabile, perché , per esempio, il gruppo può fornire un rifugio per una persona psicologicamente disturbata;

– una ricetta per convincere una persona a lasciare un culto non esiste – ogni singolo caso deve essere trattato singolarmente;

– di conseguenza, la raccolta di informazioni valide recanti la distruttività dei gruppi per il loro figlio è di vitale importanza.

Dopo che i genitori hanno capito questi punti, si può quindi provare a condurre – con assistenza professionale se del caso – un informata ricerca ragionata sulle possibili azioni che possono compiere, che includono le seguenti:

– accettare un coinvolgimento del figlio;

– convincere il figlio a fare una rivalutazione informata del suo impegno per il gruppo;

– istituire un salvataggio con la deprogrammazione;

– rinnegare il figlio.

Anche se lo spazio consente solo un’analisi superficiale, è considerare brevemente ciascuna di queste alternative:
Alternative 1: Accettazione

I genitori possono accettare e anche l’approvazione il coinvolgimento in culto perché rispetta l’autonomia del loro figlio e ritengono il suo gruppo psicologicamente benigno. Se i genitori ritengono che il gruppo sia distruttivo per il loro figlio, possono accettare a malincuore il suo coinvolgimento in esso, perché non sono in grado di perseguire una linea di azione che lo avrebbe portato a rivalutare il tutto. Tale passività riluttante a volte può essere molto faticosa per genitori, che possono beneficiare di assistenza professionale progettata per aiutarli ad affrontare il dolore, la rabbia, la paura e il senso di colpa legati a questa esperienza.
Alternativa 2: promuovere il Volontariato, rivalutare l’informazione

I genitori che scelgono questa alternativa devono:

– elaborare una strategia etica per massimizzare la loro influenza sul membro settario e

– sviluppare l’autocontrollo e la consapevolezza necessari per l’attuazione, la valutazione e la revisione della strategia in base alle esigenze. Anche se il primo compito è difficile, quest’ultimo è di solito ancora più faticoso, nonché facile da trascurare. I genitori che seguono questo corso sono invitati a chiedere aiuto a una varietà di risorse, compresi gli altri genitori di cultisti, ex-membri, materiale di lettura, consiglieri d’uscita ed a professionisti con esperienza in questo campo.

Alternativa 3: “Salvataggio”
Anche se molti ex membri di culti hanno pubblicamente sostenuto la deprogrammazione come un mezzo necessario per liberare gli uomini dalla schiavitù di un culto, la procedura, come ho detto in precedenza, è giuridicamente e psicologicamente rischiosa. Un terzo delle deprogrammazioni non sono sicure  e spesso portano ad un allontanamento tra genitore e figlio, o anche a cause legali. Inoltre, molte persone che lasciano i  culti dopo una deprogrammazione avrebbero potuto essere stati persuasi a lasciare volontariamente, senza i rischi insiti in un salvataggio. Pertanto, la American Family Foundation sconsiglia la deprogrammazione .

Alternativa 4: disconoscere il figlio

Alcuni genitori che non riescono a convincere il proprio figlio a lasciare un gruppo distruttivo sono psicologicamente in grado di trarre il meglio da una brutta situazione. Possono sentire un forte impulso a rinnegare il loro figlio e allontanarlo dalla loro vita completamente. Rinnegare un figlio è una forma di blocco di una realtà spiacevole. Anche se molte persone sono in grado di funzionare adeguatamente pur negando pezzi di realtà, la profondità del legame genitore-figlio rende questa alternativa impossibile da seguire senza pagare una pena severa ed emotiva, anche quando la disconnessione sembra meno dolorosa di quanto intenso , continuo e irrisolvibile è il conflitto familiare. Quindi, ai genitori che considerano seriamente questa alternativa si consiglia di cercare assistenza professionale.

D. Come possono i genitori e gli altri aiutare i cultisti a rivalutare volontariamente  il loro coinvolgimento nel culto?

Poichè i  culti scoraggiano una analisi aperta e onesta circa le loro credenze e pratiche, i genitori e gli altri parenti o amici interessati devono esercitare immaginazione e tatto per aiutare i cultisti a rivalutare volontariamente il coinvolgimento nel culto.

L’obiettivo finale è quello di aiutare i cultisti ad effettuare una rivalutazione informata del loro coinvolgimento nel culto, cioè,  aiutarli ad esaminare attentamente le informazioni critiche che il loro gruppo non rende disponibile ai membri  e  parlare con calma dei motivi e delle conseguenze del loro impegno nel gruppo. Gli assistenti dovrebbero cercare di evitare arringhe emotive circa la teologia,  il lavaggio del cervello, la corruzione dei leader della setta  e simili. Queste tattiche sperperano l’opportunità di raccogliere informazioni importanti sul gruppo e il rapporto dei cultisti ad esso. Inoltre, gli attacchi emotivi possono essere offensivi e ingiustificati se la persona appartiene ad un gruppo benigno. E, nel caso dei culti in buona fede, gli attacchi emotivi confermano gli stereotipi sul culto del mondo esterno come satanico e sollevano timori di deprogrammazione, che possono portare come conseguenza i  cultisti a ritirarsi più in profondità nel gruppo.

Gli aiutanti dovrebbe cercare di essere ascoltatori attivi e dovrebbero porre domande volte ad aprire la mente dei cultisti. Da ascoltatori attivi gli aiutanti raccolgono non solo informazioni, ma anche modellano l’apertura, la razionalità  e la pazienza che i cultisti devono rivalutare nel loro impegno per il gruppo.

Gli aiutanti dovrebbero:

– Mantenere la calma e mantenere le linee di comunicazione aperte. Non si può avere alcuna influenza costruttiva senza la comunicazione.

– Rispettosamente ascoltare i punti di vista dei cultisti. Indagare le loro credenze, sentimenti e pensieri sulla vita nel culto e al di fuori di esso. Scoprire se hanno dubbi o domande rimaste senza risposta circa il gruppo che non possono fare altrimenti vengono scoperti.

– Essere pazienti.

– Essere più inclini a porre con calma le domande, piuttosto che profferire opinioni.

– Scoprire se mancano loro aspetti della loro vecchia vita (amici, attività ricreative, scuola, parenti, musica, ecc) e aprire le loro menti ai propri ricordi.

– Scoprire in cosa credono e perché.

– Mettere in discussione le loro convinzioni o cercare di farli mettere in discussione, ma farlo in un modo calmo e rispettoso per non spingerli in un angolo difensivo. Il tempismo è fondamentale.

– Con calma esprimere il proprio punto di vista, ma non insistere sul fatto che non sono d’accordo. Rispettare il loro diritto di dissentire. A volte è più efficace semplicemente quello per seminare qualcosa nel pensiero.

– Dimostrare  amore e  preoccupazione, ma non porre queste come subordinate all’accordo o all’obbedienza, fare questo sarà giustamente percepito come un ricatto. Al contrario, mostrare l’amore e la preoccupazione anche quando il disaccordo è sostanziale.

– Quando possibile  neutralizzare la rabbia analizzando la sua fonte, perchè la rabbia genera rabbia. Ma non soffocare artificialmente la rabbia, perchè il settario molto probabilmente sentirà la falsità insita nel soffocare l’emozione. Al contrario, mostrare il dolore, il dolore e l’ansia che di solito sono le cause della rabbia.

– Lasciate che i cultisti sappiano che le loro azioni fanno male o che ci si  preoccupa, ma allo stesso tempo rispettare il loro diritto di fare come meglio credono, perchè  manipolati possono sembrare a voi.

– Comunicare l’amore e aiutare il settario a ricollegarsi alla sua vecchia vita parlando di vecchi tempi e incoraggiandolo a scrivere, chiamare o visitare i parenti e vecchi amici. Inoltre, se del caso, incoraggiare i parenti e gli amici a contattare il membro del culto.

– Ascoltare pazientemente, esprimendo l’amore  e utilizzare  la calma e la razionalità per contribuire a creare un clima di fiducia. Se ai cultisti offri un aiutante, saranno più disposti a discutere il loro coinvolgimento nel culto, anche, forse, con ex membri, consiglieri d’uscita  o professionisti esperti sui culti. Una volta raggiunto questo passo, una rivalutazione informata dell’impegno dei cultisti a un gruppo è molto più facile da realizzare.

Purtroppo , seguire questi consigli non sempre produce i risultati auspicati. A volte il culto si rifiuta di lasciare che i membri parlinoi a lungo con i genitori o con gli altri del vecchio mondo. Infatti, non è raro per i culti di inviare i membri in paesi stranieri lontani  senza dire ai genitori dove sono. A volte i cultisti mentono perchè sono così assorbiti dalla visione del mondo cultuale che un dialogo razionale con loro è impossibile. A volte il vecchio mondo è così pieno di problemi, di dolore e ‘insicurezza per i cultisti che  importa quanto infelici possano essere nel culto, sono troppo spaventati persino di prendere in considerazione di tornare alle loro vecchie vite. A volte i cultisti possono onestamente e intelligentemente rivalutare il loro impegno per un gruppo e decidono di rimanere in esso, perché credono che sia meglio per loro. E a volte raggiungono che la necessaria consapevolezza di sé e di auto-controllo è semplicemente troppo impegnativo per i genitori e per gli altri soccorritori. Tuttavia, coloro che possono con successo seguire questo percorso di condivisione e di rivalutazione spesso scoprono che sono diventati più vicini alla persona  coinvolta nel culto di quanto mai avrebbero ritenuto possibile.
D. Che cosa possono fare gli  educatori, il Clero  e altri  per proteggere i giovani dal reclutamento nei Culti?

Gli educatori e i sacerdoti interessati alla educazione preventiva in materia di culti possono aderire al Programma Internazionale Cult Education (CIPE), un programma congiunto della Fondazione Famiglia Americana e del Cult Awareness Network, un’organizzazione di base composta in gran parte di genitori e di ex membri. Partecipare al CIPE consentirà agli educatori e ai sacerdoti di comunicare con altri che condividono i loro interessi, acquire materiale didattico,  ottenere video e audio con i programmi educativi  e tenere il passo con gli sviluppi in questo nuovo ed entusiasmante spazio educativo. Se siete interessati a ricevere maggiori informazioni sul CIPE, contattate l’AFF.

Il pericolo cultuale per i giovani diminuisce quando:

– le critiche al di fuori dei culti causano la diminuzione del livello di manipolazione nei loro ambienti;

– i giovani sviluppano una resistenza a piazzole di vendita settaria imparando  come i gruppi in generale (non solo culti) possono influenzare i propri pensieri, sentimenti e comportamenti; e

– i giovani imparano a far fronte allo stress e a riconoscere e cercare di superare le vulnerabilità personali, come la dipendenza, la bassa tolleranza dell’ambiguità  e l’ingenuo idealismo, chiedendo aiuto professionale quando necessario.

– di conseguenza, gli educatori e il clero possono aiutare a proteggere i giovani a non avere paura di criticare gli abusi di un culto, e insegnano loro cosa è la manipolazione cultuale, aiutandoli a coltivano i tre valori che li renderanno meno vulnerabili alle lusinghe di culto:

1) l’autonomia individuale – la personale capacità di determinare la sua vita con una pressione minima o manipolazione dall’esterno;

2) l’integrazione personale –  Il tentativo di ordinare la sua memoria,  valori, credenze, patrimonio, ecc , in un insieme unitario; e

3) il pensiero critico indipendente –  senza il quale l’autonomia non può essere mantenuta o l’integrazione raggiunta.

 

 

 

References

Zimbardo, P.G., & Hartley, C.F. (1985). Cults go to high school: A theoretical and empirical analysis of the initial stage in the recruitment process.  Cultic Studies Journal, 2, 91-148.

Bird, F., & Reimer, B. (1982).  Participation rates in new religious and para-religious movements.  Journal for the Scientific Study of Religion, 21, 1-14.

American Family Foundation. (1986).  Cultism: A conference for scholars and policy makers.  Cultic Studies Journal, 3, 117-134.

Barker, E. (1983).  The ones who got away: People who attend Unification Church workshops and do not become members.  In Barker, E. (Ed.), Of Gods and Men: New Religious Movements in the West.  Macon, GA: Mercer University Press.

Frank, J. (1974).  Persuasion and Healing.  New York: Shoken Books.

Clark, J.G., Langone, M.D., Schecter, R.E., & Daly, R.C.B. (1981).  Destructive Cult Conversion: Theory, Research, and Treatment.  Bonita Springs, FL:  American Family Foundation.

Freedman, D.X. (1986).  Psychiatric epidemiology counts.  Archives of General Psychiatry, 41, 931-933.

 

fonte: http://www.csj.org/studyindex/studycult/cultqa.htm

 

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Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

Gli articoli apparsi su questo blog possono essere riprodotti liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla e  che si specifichi la fonte

I Culti tra noi: Patty Hearst e il lavaggio del cervello in America

 

Esattamente 40 anni fa, Patricia Hearst confuse la nazione girando come rapinatrice di banche, a soli due mesi dopo che era stata rapita dalla setta violenta denominata “L’Esercito di Liberazione Simbionese“. La sua trasformazione stupefacente fu documentata dalle telecamere della banca il 15 aprile 1974.

Patricia Hearst

Eccola – nipote di William Randolph Hearst del  “Quarto Potere” – che brandisce un fucile d’assalto a canne mozze e terrorizza le persone in una banca. Aveva recentemente annunciato in un comunicato SLA registrato che aveva volontariamente aderito alla SLA nella sua lotta contro gli Stati Uniti “fascisti“. Ella prese il nome di battaglia “Tania“, in onore del compagno Che Guevara. Prima di tutto ciò, lei viveva la vita di una studentessa diciannovenne del college, in attesa di sposarsi.

Dobbiamo approfittare di questo momento per riflettere su quanto poco gli americani davvero abbiano capito i processi e le tecniche del lavaggio del cervello, noto anche come persuasione coercitiva o riforma del pensiero manipolativo, e come essi possono riferirsi a noi oggi.

 

Criminali o vittime del lavaggio del cervello?

Mentre seguivo il caso, in tempo reale, mi veniva spontaneo chiedermi quanto Patty Hearst avesse davvero cambiato il suo atteggiamento e stile di vita. Ero in soggezione per l’eredità di Hearst, avendo appena visto Il  ‘Quarto Potere‘ di Orson Welles, per un incarico nel “laboratorio” di Cinema della mia classe presso la University of Southern della California.

Forse la Hearst, dopo aver vissuto la vita isolata di una ragazza ricca  e poi come studentessa all’Università di Berkeley, era probabilmente stata svegliata dalla SLA su alcuni fatti duri circa la disparità di reddito, il razzismo  e così via. Forse si sentiva in colpa e voleva riparare diventando  parte di una rivoluzione? Gioventù ribelle? Non conoscevo gli obiettivi, ma io rimuginavo su  come una persona giovane, liberale e irriducibile  è solita fare.

E poi ho assistito con preoccupazione a riprese di uno scontro a fuoco orrendo dopo che la SLA è stata rintracciata in una casa nel centro-sud di Los Angeles, appena un paio di chilometri da dove abitavo a USC. E’ stata una delle più grandi sparatorie nella storia della polizia, con circa 9000 colpi frenetici scambiati con  i membri armati della SLA all’interno della casa, che alla fine è stata avvolta dalle fiamme. Miracolosamente, nessuno della polizia o tra i passanti è rimasto ferito nello scontro a fuoco, sebbene tutti e sei i sospettati sono morti dentro.

Si è scoperto che Patty Hearst non era presente. Ma, a dispetto di tutto, si era legata con il resto della SLA, comunicando la sua volontà di continuare a combattere  e vivendo come un fuggitiva per più di 16  mesi fino al suo arresto nel settembre del 1975. Dopo l’arresto, ha pubblicamente agito con sfida, chiamando a supporto  tutti i suoi “fratelli e sorelle” della “rivoluzione” e della sua attività di “guerriglia urbana“.

 

 

La Hearst descrive nel suo libro come il suo avvocato, il celebre F. Lee Bailey, gestì una difesa basata sul lavaggio del cervello. La giuria non vi credette, così come fecero molti americani. La Hearst fu condannata per rapina  a 35 anni di carcere, la condanna fu ben presto ridotta a sette anni. Secondo un sondaggio della California  il 75 per cento la definì  “non molto giusta” o ” troppo indulgente“.

Ho avuto personalmente alcuni sentimenti contrastanti, circa la difesa improntata sul lavaggio del cervello. In ogni caso, la sua pena fu commutata in due anni dal presidente Carter nel 1978. E il presidente Bill Clinton ha graziato Hearst poco prima di lasciare la carica nel 2001.
La trasformazione fondamentale di Patty Hearst

 

 

Ecco, questo è quello che sembrava una impressionabile politica contemporanea. Ma che cosa stava succedendo nel background?

Il libro della Hearst, pubblicato nel 1983 col titolo Every Secret Thing, descrive il rapimento e le sue conseguenze con dettagli  meticolosi e orribili. La  Hearst ha inoltre concesso un’intervista interessante a Larry King nel 2002.

Per diverse settimane fu bendata e confinata in un armadio puzzolente, tormentata, periodicamente violentata  e sottoposta ad un grossolano programma  di indottrinamento e di rieducazione secondo lo  stile maoista. La sua vita dipendeva dall’anticipare e soddisfare le richieste dei suoi rapitori. Il leader Donald “Cinque” DeFreeze e gli altri membri  la indottrinavano e la interrogavano costantemente, spiegando che l’ “Amerikkka” era una società razzista e la appellavano ripetutamente come una privilegiata “cagna borghese” e suo padre un “maiale” dello “stato fascista corporativo“. Ma di tanto in tanto  i suoi rapitori lasciavano un pò la presa e le offrivano del cibo o del te’, per poi proseguire più intensamente con crudeltà e degradazione.

Questo ciclo – isolamento , minacce e umiliazioni, intervallato da un po’ di pace (premio) per la conformità, devastò il senso di sé della Hearst. Come  poi riferì a Larry King, “La maggior parte delle volte ero con loro, la mia mente stava percorreva esattamente quello che dovevo fare … non ho avuto alcun libero arbitrio“.

I membri SLA hanno stimolato in lei un senso opprimente di dipendenza, che la indusse finalmente ad accettare la loro versione della realtà  e a mettere la sua vita passata fuori dalla sua testa. La Hearst divenne una convertita così affidabile che lei stessa iniziò a derubare non solo le banche con loro, ma non ritenne di  fuggire più tardi, quando ebbe molte occasioni per farlo.

Molti vedono il caso Patty Hearst come un classico esempio di sindrome di Stoccolma a causa delle somiglianze tra i suoi legami con la SLA e quelle degli ostaggi che, solo l’anno prima a Stoccolma, avevano simpatizzato con i loro rapinatori, anche difendono i loro carcerieri dopo che furono rilasciati. La sindrome della persona battuta è un’altra spiegazione. Una vittima di violenza domestica può rimanere in un rapporto e prendersi la colpa per l’abuso subìto, e poi entrare in un ciclo di “impotenza appresa“, in cui la fuga non è considerata un’opzione.

 

Hearst ha riferito a Larry King: “Il pensiero di fuggire da loro più tardi semplicemente non è mai entrato nella mia mente. Ero convinta che non vi era alcuna possibilità di fuga … Semplicemente non mi è mai venuto in mente“.

Né si rese conto durante il processo che stava per essere così decisivamente manipolata. King le chiese: “Una persona con lavaggio del cervello non sa dal punti di vista temporale di essere nella fase di lavaggio del cervello, vero? “.  La Hearst rispose: “No. No. Esse non lo sanno. … Io ero così andata oltre che non avevo idea di quanto doloroso fosse“.

Dopo il suo arresto, la Hearst ha trascorso del tempo con due psichiatri ampiamente noti per la loro competenza sui culti: la Dr.ssa Margaret Thaler Singer e il Dr. Robert Jay Lifton. Dopo appena un paio di settimane di separazione dalla SLA, la Hearst divenne libera di ciò che Lifton aveva denominato “poltiglia“,  un accumulato di riforma del pensiero, aveva e recuperato il suo concetto di sé. Ella riferì a King: “Non avevo il libero arbitrio fino a quando sono stata separata da loro per circa due settimane. E poi improvvisamente ha cominciato ad albeggiare che semplicemente non erano più lì. Avrei potuto effettivamente pensare i miei pensieri“.
La trasformazione d’America

Si potrebbe pensare che il pubblico americano sarebbe interessato ad imparare una cosa o due su come funziona la persuasione coercitiva. In realtà, non c’è bisogno di essere rinchiuso in un armadio con una pistola alla testa per essere vulnerabili alla persuasione coercitiva. Essere isolati, dipendenti e indottrinati sarà sufficiente.

Quindi è possibile che qualcosa di ancora più grande è in divenire? Altre nazioni nella storia hanno visto “trasformazioni” in una notte nel carattere. Perché noi no? In realtà, possiamo essere trasformati in massa in modo che tutti noi conformiamo a modi più “benefici” di vivere la nostra vita, modi che sono in accordo con quelli  doppiati dalla ““scelta architettata“?

Le modificazione del comportamento sono infatti dinamici, anche se le tattiche spesso sembrano un segreto ben custodito. L’anno scorso la Casa Bianca ha lanciato una “squadra di intuizioni comportamentali” cui ha assegnato il compito di “miglioramento delle politiche“, attraverso intuizioni sul comportamento umano. Queste intuizioni sul nostro comportamento, si prega di notare, non sono per far capire a noi il nostro beneficio, ma servono al governo per realizzare quello che ritiene più opportuno.

Prendiamo come un dato di fatto che la persuasione politica è parte della vita pubblica. Ma allo stesso modo prendiamo come un dato di fatto che la manipolazione del governo viene deliberata sulla popolazione utilizzando le tecniche di persuasione coercitiva e inconsapevole rappresenta una grave minaccia per le nostre libertà. Se vogliamo ridurre la nostra predisposizione all’influenza coercitiva, dobbiamo cominciare dalla comprensione dei suoi processi e tecniche.

 

Caratteristiche principali di persuasione coercitiva

Nel suo libro I Culti in mezzo a noi del 1995, Margaret Thaler Singer (deceduta nel 2003) esplora in dettaglio i metodi e i processi di persuasione coercitiva. Questi metodi sono utilizzati non solo dai leader di culto, ma da chiunque manipoli il comportamento degli altri, al fine di promuovere un’agenda nascosta, che spesso coinvolge il consolidamento del potere. (A proposito, alcuni esperimenti molto eloquenti che rivelano la vulnerabilità delle nostre menti alla manipolazione e all’influenza sociale sono quelli di Stanley Milgram, ora etichettato come controverso, e di Solomon Asch).

Margareth Singer

 

Secondo la Singer le tattiche di un programma di riforma del pensiero sono organizzate per fare tre cose:

– destabilizzare il senso del sé di una persona;

– ottenere che la persona modifichi la propria visione del mondo e accetti una nuova versione della realtà;

– e sviluppare dipendenza nella persona, trasformandola in un agente schierabile per il controller o l’ordine del giorno.

La Singer elenca inoltre sei condizioni che creano un clima favorevole alla persuasione coercitiva:

1) Mantenere la persona inconsapevole che ci sia un ordine del giorno per controllare o modificare la persona e i suoi pensieri
2) Controllare il tempo  e l’ambiente fisico
3) Creare un senso di impotenza, paura e dipendenza
4) Sopprimere il comportamento e gli atteggiamenti vecchi
5) Infondere un nuovo comportamento e nuovi atteggiamenti
6) Organizzare un sistema chiuso di logica

L’atmosfera di coercizione è rafforzata dal comportamento pre-modellato. In pratica, questo significa che in una stanza piena di persone che sussurrano è più probabile sussurrare troppo. Oppure, se si è esposti a uno slogan abbastanza spesso, lo si ripeterà, anche se non si capisce che cosa significa.

Un’altra caratteristica della persuasione coercitiva, secondo Robert Jay Lifton, è quella di promuovere un clima in cui l’ordine del giorno è visto come un movimento elitario per coloro che sono illuminati. Coloro che si oppongono all’ordine del giorno sono classificati come esseri inferiori.

 

La paura umana universale e il dolore dell’isolamento sociale sono evidenti e al centro di questi metodi. Si consideri che i membri SLA hanno fisicamente separato Patty Hearst dai suoi amici e familiari. Sono diventati poi un punto di riferimento mentale ed emotivo per la sua separazione con la loro etichettatura ripetuta di “borghese” e “fascista“. Nella sua mente, l’unico legame umano possibile era con i suoi rapitori.

 

Correttezza politica è persuasione coercitiva ( o “PC = CP”)

La realizzazione spaventosa è che queste tecniche funzionano sulla massa molto bene.

Possiamo vedere un accenno al fenomeno che chiamiamo “correttezza politica“, perché indirizza le persone a censurare il loro linguaggio e il loro comportamento, al fine di allinearsi dietro agende politicamente corrette. In un certo senso, la correttezza politica, anche se più sottile, è analoga a quello stanzino buio in cui Patty Hearst è stata isolata, bendata e incessantemente indottrinata. Serve a farci tacere  e a creare le condizioni in cui gli arbitri della correttezza sono in grado di abbattere la vecchia visione del mondo e ricostruirla secondo la loro immagine. Ci è stato detto che essere uno di loro significa essere moralmente superiore, dal lato giusto della storia. Coloro che si oppongono sono classificati, più volte e ad alta voce come: bigotto, razzista, omofobo.

Un modello sofisticato di persuasione coercitiva è illustrato nel libro di Cass Sunstein e Richard Thaler libro “ Nudge: Improving Decisions about Health, Wealth, and Happiness (Nudge: Migliorare le decisioni riguardanti salute, ricchezza e felicità)”. Essi spiegano come utilizzare la pressione dei pari e l’accesso alle informazioni al fine di influenzare gli altri ad adottare un ordine del giorno. Nudge è allo stesso tempo un playbook per manipolatori e un manuale di indottrinamento per le reclute non-così-allineate a programmi di alimentazione di centralità nel libro. Cass Sunstein ha anche delineato un modello di “formazione della credenza collettiva“, che descrive come le opinioni plausibili possono essere prodotte attraverso un sistema di punizioni sociali/reputazionali e benefici – in un articolo su Stanford Law Review sulla Disponibilità, Cascades, 1999. Il suo co-autore Timur Kuran , ha scritto un intero libro su come funziona “La preferenza alla falsificazione” .

Quando siamo in uno stato vulnerabile di isolamento e soggetto a degrado, le difese del cervello perdono forza, anche se sentiamo che stiamo manipolati. I dubbi, il rifiuto e il degrado coltivano il desiderio anche per l’illusione di accettazione umana. Così, quando Larry King ha chiesto Patty Hearst se qualcuno dei membri SLA era “simpatico“, ella ha risposto che essere “trattati bene” di solito significa  “non essere stati uccisi“. Essere stati trattati bene di solito significava: tu non sei stato socialmente evitato.

Quando un prigioniero di correttezza politica sente che non c’è via d’uscita, molto spesso l’unico modo per soffrire meno è cerare di adattarsi al legame con i rapitori.

 

” La psicotecnica di riforma del pensiero non ha intenzione di andare via “

L’opinione pubblica fabbricata sui matrimonio tra lo stesso sesso negli ultimi anni è un esempio lampante di come funziona la persuasione coercitiva. Come le persone diventano sempre più timorose di esprimere una comprensione finora innocua sul matrimonio come istituzione uomo-donna, tacciono e di conseguenza alimentano l’ordine del giorno avversario. La minaccia di isolamento-etichettatura è una motivazione forte, perché la sopravvivenza umana è legata ad essa. Per Exhibit A, si veda questo articolo su Eich, Brendan, di Mozilla .

Se facciamo un passo indietro e prendiamo tutto questo per buono buono, non ci dovrebbe essere alcun dubbio che la persuasione coercitiva può accadere su scala di massa in America. Quelli che spingono l’agenda per primi coltivano un clima che crea la punizione sociale per il dissenso e le ricompense sociali per la conformità. Etichettare chiunque sia in disaccordo come un bigotto o un “nemico“, una non-persona. Premiare chi è d’accordo con riconoscimenti pubblici. Prima di conoscerla, anche noti vecchi sapientoni conservatori che temono di diventare irrilevanti, puntano su di essa e contribuiscono in tal modo al colosso.

In “I culti in mezzo a noi” la Singer ha avvertito che le tecniche dei culti “dovrebbero essere studiate e rivelate in modo che i cittadini possano acquisire contromisure, al fine di evitare di essere sfruttati da questi gruppi“. Ha anche ammonito: «La psicotecnica di riforma del pensiero non sta per andare via … L’istruzione, l’informazione e la vigilanza sono costantemente necessari se vogliamo mantenere noi e le nostre menti liberi“.

Stiamo facendo questo? Difficilmente. In realtà, sembra che potremmo utilizzare l’istruzione e l’informazione per aiutare a mantenere le nostre menti chiuse. Consideriamo una base comune, che rafforza effettivamente la conformità in materia di istruzione. (Forse dovrebbe essere soprannominata “Culto comune“?) I codici di comunicazione nei campus universitari parlano di pensiero indipendente.

Per quanto riguarda le informazioni, i media in generale hanno la propria agenda, come fanno quelli di Hollywood e del mondo accademico. Non abbiate intenzione di ottenere informazioni oggettive sui processi e sulle tecniche di lavaggio del cervello da loro. Il marketing in generale è diventato sempre più sofisticato, con forme sempre più sottili di seduzione e sfruttamento.

L’Accademia ha anche soppresso l’intera idea di lavaggio del cervello come politicamente scorretto. La Singer fu nominata dalla American Psychological Association a capo di una task force sui metodi ingannevoli e indiretti di persuasione e controllo (DIMPAC). Ma una cosa divertente è accaduta sulla strada per l’approvazione. Nel 1987 l’APA inaspettatamente ha respinto la relazione DIMPAC che aveva chiesto. Essa ha sollecitato che non fosse reso pubblico e criticato l’uso del termine “lavaggio del cervello” come “un concetto teorico non riconosciuto“.

E per quanto riguarda la vigilanza? Beh, senza educazione e informazione la vigilanza non può radicarsi. Purtroppo questo significa che se chiedi informazioni sul lavaggio del cervello è probabile che vi verrà detto di rimuovere gentilmente il cappello di carta stagnola.

 

La chiave per la libertà : Educazione e informazione da parte di individui

Quindi la strada da percorrere sarà una di massima. Ma le forze che controllano l’istruzione e le informazioni centralizzate ancora non controllano le nostre relazioni e conversazioni personali uno ad uno. Qui è dove risiede il nostro potere, in quanto dissidenti dell’era sovietica chiamata la “sfera nascosta“. E questa è la chiave per costruire una cultura di consapevolezza e ricostruire la società civile.

L’ironia di tacere sulle nostre convinzioni quando si viene abusati è che in realtà scaviamo il nostro buco più profondo. Ogni dissidente si sente solo, forse anche in una stanza piena di dissidenti. Ogni singolo si rassegna alla firma con il percepito come “maggioranza” . E coloro che si identificano con l’agenda PC diventano sempre più induriti e intolleranti del dissenso. Un interessante a parte è che la collaborazione con una persona può avere un effetto enorme nel rompere il conformismo sociale, come l’esperimento di Asch ha osservato: “Quando l’unanimità è perforata, il potere del gruppo è notevolmente ridotto

Mentre era in carcere, Patty Hearst ha chiesto libri di Doris Lessing , una marxista e ‘icona femminista, che ha finito per poi diventare un campione della libertà personale.

Lessing ha detto in questo modo:

Siamo in grado di stare in una stanza piena di cari amici, sapendo che nove decimi di loro, se il pacco lo richiede, diventeranno i nostri nemici … ma c’è sempre la minoranza che non lo fanno, e mi sembra che il nostro futuro, il futuro di tutti, dipende da questa minoranza. E che dovremmo pensare dei modi per educare i nostri figli a rafforzare questa minoranza e non, come la maggior parte fa ora, a venerare il pacco … Ma se i governi, se le culture, non incoraggiano la loro produzione, quindi individui e gruppi possono e dovrebbero“.

Come cominciamo a fare questo? Forse la risposta è molto semplice. Forse davvero tutto sta nel raggiungimento e nella costruzione di relazioni personali felici, senza aspettarsi nulla in cambio. Forse si tratta di lasciare entrare gli altri nella vostra sfera personale – lavoro, scuola o di quartiere – soprattutto quelli che vi piacciono e hanno fiducia in voi. Ognuno di noi ha il potere di rendere più amici e andare oltre i nostri circoli isolati per costruire vere e proprie comunità basate sulla fiducia reale (comunità non false costruite sull’autocensura). Abbiamo potuto conoscere i nostri vicini, condividere alcune buone risate, e scambiare apertamente idee.

Facendo queste cose ogni singolo viola le pareti di isolamento costruito da mediatori di potere e coltiva una cascata di fiducia, buona volontà e di civiltà per tutti.

Stella Morabito can be followed on Twitter here.  She blogs at www.stellamorabito.net

 

Fonte: http://thefederalist.com/2014/04/15/cults-in-our-midst-patty-hearst-and-the-brainwashing-of-america/

 

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Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

Gli articoli apparsi su questo blog possono essere riprodotti liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla e  che si specifichi la fonte

 

Lavaggio del cervello! Gli studiosi dei Culti si accusano reciprocamente di malafede

di  Charlotte Allen

UNIVERSITA’ DI SOCIOLOGIA DI RUTGERS – Il professore di sociologia Benjamin Zablocki ha studiato le sette – ora chiamate, grazie alla politica della correttezza accademica,  “nuovi movimenti religiosi“, o NMR –  durante la metà degli anni 60, quando, mentre frequentava la scuola di specializzazione presso la Johns Hopkins, aveva comprato con novantanove dollari un biglietto per il bus Greyhound che gli ha permesso di viaggiare in tutto il paese e di visitare tutte le comunità religiose che riuscì a trovare. “Il mio stile di ricerca è l’osservazione partecipante ” spiega. “Io vivo con i gruppi, lavo i piatti con loro, prego con loro e mi immergo nel loro modo di vivere“.

Pof. Zablocki

Dopo anni di incontri diretti con una varietà di gruppi religiosi, spiccava un fenomeno ricorrente. “Ho visto gente passare attraverso una esperienza molto particolare” – ricorda Zablocki –  “Perdeva peso e si isolava. Non era facile avere una conversazione con loro, sembravano essere in un mondo diverso“.

 

 

In un primo momento Zablocki credette che i membri dei culti, con cui parlava, stessero vivendo una crisi spirituale –  “La notte oscura dell’anima, come era avvenuto per Santa Teresa o per San Giovanni della Croce“. Ma dopo aver letto la teoria della riforma del pensiero di Robert Lifton e la Psicologia del Totalitarismo (1961) nonchè gli studi sulla persuasione coercitiva di Edgar Schein (1961), oltre agli studi famosi sul controllo mentale e sulla “rieducazione” praticata dai cinesi sui prigionieri di guerra americani, catturati durante il conflitto coreano, Zablocki abbracciò un’altra spiegazione: quella del lavaggio del cervello. Lifton e le teorie di Schein sul lavaggio del cervello al prigioniero, un processo che comportava la privazione sensoriale, l’obbligo di confessioni e il controllo completo dell’ambiente come mezzo per manipolarlo attraverso i suoi carcerieri,  gli fecero elaborare una descrizione più adatta per spiegare il comportamento che aveva osservato tra i membri teoricamente volontari dei gruppi religiosi. Da gruppo a gruppo, i soggetti di Zablocki avevano riferito di subire riti più simili ad un campo di prigionia rispetto ad una scuola media della Domenica: erano stati privati ​​del sonno, ed era stato chiesto loro di scrivere confessioni, gli è stato detto che le confessioni non erano sufficienti.

 

La conversione di Zablocki alla teoria del lavaggio del cervello poteva sembrare di buon senso per un pubblico cresciuto con le immagini televisive di cultisti zombie che commettono crimini diabolici o con gli esperimenti del controllo mentale dei cinesi raccontati nel film del 1962 The Manchurian Candidate. Ma tra gli scienziati sociali il lavaggio del cervello è stata una teoria aspramente contestata per diverso tempo. Nessuno dubita che una persona possa comportarsi in modo particolare quando è minacciata con forza fisica (cosa non faresti con una pistola puntata alla testa?), ma in assenza di armi o di sistemi di tortura, può una persona essere manipolata contro la sua volontà?

 

La maggior parte dei sociologi e degli psicologi che studiano i culti rispondono di no. Per cominciare, il lavaggio del cervello non è come Zablocki stesso ammette: “un processo che è direttamente osservabile“. E anche se il lavaggio del cervello potesse essere isolato e misurato in uno studio clinico, obiezioni etiche farebbero concepire un simile test quasi impensabile. (Che tipo di rinunce avreste dovuto firmare prima di permettere a voi stessi di essere vittime del lavaggio del cervello?)

Negli ultimi dieci anni, mentre la teoria del lavaggio del cervello ha goduto di un alto profilo nei media – invocata per spiegare disastri sensazionali dei culti, dal suicidio di massa dei membri della Heaven’s Gate ai dodici morti col sarin nella metropolitana di Tokyo attribuiti ad Aum Shinrikyo –  gli studiosi dei culti  hanno evitato il termine come un sintomo di paranoia della Guerra Fredda e dell’isteria degli antisette. Invece essi favoriscono le spiegazioni più benigne di appartenenza al culto. Le alternative includono la teoria dell'”etichettatura“, che sostiene che non c’è niente di sbagliato nelle religioni alternative, che il problema è quello della etichettatura pregiudizievole da parte di una cultura dominante che vede i membri del culto come creduloni positivi al lavaggio del cervello, e la “condizione preesistente” è una teoria che postula che i membri del culto sono persone che sono malate di mente o altrimenti disadattate prima di aderirvi. (Un paio di studiosi hanno addirittura proposto la malnutrizione come una condizione preesistente, sostenendo che la carenza di calcio può rendere le persone inclini a suscettibilità carismatica).

Così, quando Zablocki ha pubblicato, indignato, la difesa della teoria del lavaggio del cervello in sessanta pagine nell’ottobre 1997 e nell’aprile 1998 su Nova Religio, una rivista accademica dedicata ai sistemi di credenze alternative, ha innescato uno scompliglio nel campo accademico. Indicando gli “alti costi di uscita” che alcuni culti hanno causato a coloro che cercavano di fuggire, con l’allontanamento dai genitori e dai beni, e con le velate minacce, Zablocki ha sostenuto che questi erano indicatori del lavaggio del cervello, segni che alcuni gruppi stavano usando la coercizione psicologica per mantenere il controllo totale sui propri membri. Pur avendo ammesso di non poter dimostrare empiricamente il lavaggio del cervello, ha sostenuto che per lo meno il concetto non dovrebbe essere scartato a priori. «Non è il mio scopo affermare che attualmente possediamo prove che dimostrino che il lavaggio del cervello è la migliore spiegazione dell’attività dei NMR” ha scritto. “Il mio obiettivo è più modesto e consiste nel dimostrare che il lavaggio del cervello è una congettura precisa e verificabile empiricamente su un processo socio-psicologico molto importante e che è stato trattato molto male dalla opinione di maggioranza all’interno della sociologia della religione“.

I colleghi di Zablocki rimasero impressionati. In una risposta pubblicata anche in Nova Religio, David Bromley, sociologo alla Virginia Commonwealth University, che aveva studiato la Chiesa dell’Unificazione del reverendo Sun Myung Moon, si è lamentato che nella formulazione del lavaggio del cervello di Zablocki, il concetto  fosse stato scivoloso, limitato  e, in ultima analisi, non verificabile e vago. Inoltre, egli sottolineò che i culti in genere avevano scarso successo di reclutamento, avevano alti tassi di turnover (le reclute in genere fuoriuscivano dopo pochi mesi e quasi nessuno vi rimaneva per più di due anni), e una vita breve, tutti  motivi di serio scetticismo circa l’ipotesi di lavaggio del cervello. Anche se si evidenziavano questi fatti, Bromley ha aggiunto “la straordinaria varietà di origini culturali, modelli di sviluppo organizzativo e stili di leadership di questi gruppi pongono un problema nello spiegare come sembrano aver scoperto la stessa tecnica di  ‘lavaggio del cervello’ quasi esattamente nello stesso momento storico

 

Prof. David Bromley, Sociologo

 

Una rapida indagine su campo rivela che Bromley è ben lungi dall’essere l’unico dubbioso. Eileen Barker, sociologa della London School of Economics, che ha anche studiato la Chiesa dell’Unificazione, sostiene che “la gente lascia regolarmente i Moonies di propria spontanea volontà. I culti sono in realtà meno efficienti a trattenere i loro membri rispetto ad altri gruppi sociali. Investono molta pressione su di loro per farli rimanere in love-bombing, sensi di colpa,  viaggi, ma questo non funziona. Vorrebbero esercitare il lavaggio del cervello, ma non possono“.

 

Eileen Barker

 

L’astio è una caratteristica tipica tra gli studiosi dei culti che la pensano diversamente. Separati dall’ideologia, dalla formazione  e dalla storia disciplinare, i sociologi e gli psicologi che studiano i culti si confrontano su un enorme  – qualcuno direbbe incolmabile – abisso culturale. E il dibattito spesso scende sul personale. Anche se ci sono alcuni recenti segnali di riavvicinamento, gli studiosi antagonisti hanno spesso cercato di screditare le reciproche motivazioni e le rispettive ricerche. Competono per definire la natura dei culti, combattono per il controllo delle loro associazioni professionali e litigano aspramente nelle aule di tribunale.

Il campo è stato completamente polarizzato“, osserva Thomas Robbins , un sociologo della religione indipendente di Rochester, Minnesota. Egli spiega: “Vi sono persone, per lo più sociologi della religione o studiosi religiosi, che tendono a guardare i culti in modo interpretativo, dal punto di vista dei loro membri, essi vengono etichettati come apologeti delle sette, e ci sono quelli che vedono i culti  come fondamentalmente distruttivi: sono per lo più psicologi e sociologi che vengono etichettati come avversari dei culti. La maggior parte dei libri sul tema protendono per una parte o per l’altra  e gli studiosi su entrambi i lati non leggono reciprocamente i loro libri“.

La parola “culto” è di per sé motivo di contesa accademica e viene  usato per descrivere i movimenti religiosi che non rientrano nella classificazione del sociologo tedesco Max Weber di chiese (organizzazioni aperte a chiunque sia nato o battezzato in loro) e “setta” (sottogruppi separatisti che richiedono purezza teologica o morale come condizione di appartenenza). Dal punto di vista della maggior parte dei sociologi la fedeltà a un leader carismatico con l’adesione a una particolare teologia è una caratteristica che distingue un culto da una setta. (Un altro tratto distintivo è la tendenza dei culti ad incapsulare o incorporare almeno alcuni dei loro membri in un modo di vita e una serie di valori di gruppo che sono radicalmente in contrasto con la cultura circostante).

Nuovo movimento religioso” è un termine relativamente recente, una designazione con valore neutro, coniato sulla scia dei disastri come Jonestown e Waco,  come  tentativo da parte degli scienziati sociali di prendere le distanze dal popolare pregiudizio anti-sette. In realtà, il termine è fuorviante: molti dei sistemi di credenze promosse da NMR non sono affatto nuovi ma sono emanazione eccentriche del Cristianesimo o dell’ancor più antico buddismo e induismo. Inoltre, alcuni culti come Scientology  e Lifespring Inc., hanno contenuti religiosi minimi e possono essere definiti con maggiore precisione come terapia laica o organizzazioni di auto-realizzazione. (Anche così nel 1993 Scientology ha vinto la designazione dell’Internal Revenue Service come chiesa).

A complicare ulteriormente le cose, i ricercatori utilizzano spesso molto diversi, anche contrastanti, approcci nel loro lavoro. Gli Psicologi, per esempio, tendono a sottolineare come uno stimolo ambientale ripetuto può provocare una risposta condizionata, privando i soggetti della loro autonomia. I Sociologi, al contrario, di solito riconoscono un modello di conversione volontaria per la religione, il quale postula che le persone si uniscono ai culti per motivi generalmente razionali, collegati alla capacità del gruppo di soddisfare le loro esigenze: per una teologia trascendente, per forti legami di parentela e di solidarietà, per il sostegno sociale sufficiente a  consentire loro di uscire dalla droga o comunque a trasformare le loro vite personali. (Per esempio, uno studio ha dimostrato che gli schizofrenici hanno aderito a culti che hanno funzionato meglio dei farmaci o di una psicoterapia convenzionale).

Tutte queste differenze avrebbero potuto essere semplicemente di interesse accademico se non fosse per la popolarità duratura dei culti stessi. Entro la fine del 1960, contrariamente alle aspettative di molti studiosi laici, strani gruppi religiosi, radicalmente separatisti cominciavano a proliferare. Hanno attirato un gran numero di adepti, spesso tra i giovani provenienti da famiglie benestanti che erano cresciuti senza credenze religiose. Inorriditi i genitori borghesi assistevano al decadimento della loro un’istruzione universitaria e i loro figli scendere giù per la scala sociale a vendere fiori per la strada con i Moonies, radersi la testa e chiedere l’elemosina con gli Hare Krishna  o distribuire opuscoli su Gesù con un movimento nella metropolitana. I media hanno riferito reazioni di violenza nei culti e di casi di giovani che consegnavano ingenti somme di denaro alle nuove religioni.

La cosa più allarmante di tutto per i genitori era che molti dei culti erano organizzati in una vita comunitaria rigida, dove era necessario che i membri tagliassero tutti i legami con il loro passato, compreso il contatto con le loro famiglie. In risposta, ci fu un’ondata di deprogrammazione durante gli anni 1970 e 1980: i giovani membri del culto venivano rapiti, di solito da specialisti indipendenti assunti dai loro genitori  e tenuti prigionieri fino a quando non disconoscevano la loro affiliazione al culto e alle credenze. Alcuni genitori hanno anche provato a deprogrammare i loro figli adulti dai programmi di conventi cattolici romani e delle chiese cristiane evangeliche. L’American Civil Liberties Union e altri gruppi di libertà civili si sono opposti strenuamente alla deprogrammazione per il fatto che la maggior parte dei destinatari erano adulti per la legge, ma la pratica ha avuto la benedizione del Cult Awareness Network e di altri gruppi anti-sette. Inoltre, i giudici in California, uno stato all’avanguardia per le tendenze di legge, iniziarono a permettere ai genitori di ottenere l’amministratore di sostegno per i loro figli adulti che avevano aderito a culti, sulla presunzione che erano mentalmente incapaci, spianando la strada ai deprogrammatori di agire.

[Nota : ATTENZIONE! Il Cult Awareness Network (CAN ) è recentemente fallita ed è stata acquistata da Scientology. Si consiglia vivamente di non entrare in  contattato con essa per chiedere aiuto]

Gli accademici hanno giocato un ruolo importante nelle battaglie che seguirono. Al fine di dimostrare l’incompetenza mentale, i legali dei genitori dovevano dimostrare che i giovani non si erano uniti ai culti volontariamente. Negli anni 1970 e 1980 gli studi sulla riforma del pensiero di Lifton e di Schein improvvisamente trovarono una nuova strada redditizia nelle aule di tribunale.

Due dei più importanti sostenitori dell’ipotesi del controllo mentale erano il sociologo Richard Ofshe e la psicologa Margaret Singer, entrambi affiliati di UC- Berkeley. I due cominciarono a proporsi come testimoni esperti per conto di ex membri e dei loro genitori in diverse cause legali intentate contro i culti religiosi e organizzazioni laiche di terapia, come Lifespring. A testimonianza della presenza della “persuasione coercitiva“, i due scienziati sociali riuscirono a strappare una gran parte del business in qualità di testimone-esperto nei casi di lavaggio del cervello. “Nelle carceri di riforma del pensiero in Cina, le persone erano fisicamente costrette a stare in questo ambiente“, dice Ofshe. “Penso che ci siano  altre caratteristiche che fanno parte della coercizione, come per esempio  il travisamento che si traduce nel credere che il culto sia qualcosa di diverso da ciò che è. Devi guardare a ciò che si verifica nel contesto del gruppo: sfruttando i propri desideri, le proprie debolezze, ho visto gruppi in cui le persone che erano senza macchia sono stati manipolati a realizzare atti di violenza e terrorismo“.

 

 

Nei primi anni ’80, Ofshe e gli argomenti sul lavaggio del cervello della Singer si dimostrarono convincenti per i giudici, le giurie e il pubblico. Con le immagini terribili dei suicidi di massa di Jonestown e gli omicidi freschi nelle loro menti, le giurie americane erano ostili ai culti. Gli ex membri hanno iniziato vincendo milioni di dollari grazie ai verdetti della giuria contro i movimenti religiosi a cui erano appartenuti. Nel 1980 il legislatore statale di New York, nonostante le obiezioni della American Civil Liberties Union, ha approvato una legge che avrebbe legalizzato la deprogrammazione (cui fu posto il veto da parte del governatore Hugh Carey). “Con la deprogrammazione – dei genitori che rapivano i loro figli tenuti prigionieri – il tutto è diventato intensamente emotivo“, afferma Thomas Robbins. “Chi erano i rapitori: i genitori, i culti, o la polizia? C’erano rancori da tutte le parti“.

Tra i più indignati vi erano gli scienziati sociali che non aveva mai creduto che la gente potesse unirsi ai culti per il lavaggio del cervello e chi, come i buoni libertari civili, furono sconvolti dalla deprogrammazione. Ofshe e la testimonianza scientifica della Singer (e le spese elevate) posero in difficoltà un certo numero di questi studiosi, le cui credenziali erano ugualmente rispettabili e la cui ricerca proprio li aveva condotti a concludere che la persuasione coercitiva era impossibile in assenza di un qualche tipo di coercizione fisica come la prigione o la tortura. “Ci sono chiaramente gruppi che ordinano alle persone di uccidere“, ammette David Bromley. “C’è Aum, c’era il Rajneesh, che hanno messo botulino nell’insalata del bar, c’era Synanon, i cui adepti hanno messo un serpente a sonagli nella casella della posta di qualcuno. Ma alla fine, la disputa sul lavaggio del cervello non è una questione legale. Che sia una disputa politica  sulla legittimità delle religioni ad alta richiesta. Una parte dice: non coinvolgete i vostri membri così tanto, l’altra parte dice: non demonizzare il dissenso dalle norme vigenti

Bromley credette che le testimonianze di Ofshe e della Singer incoraggiavano i giudici e i giurati a saltare troppo velocemente alla conclusione che le religioni alternative erano una minaccia per la libertà individuale e per i valori tradizionali. Secondo la loro logica, anche la chiesa paleocristiana sarebbe stata una setta pericolosa? Matteo, Marco, Luca e Giovanni avevano bisogno di deprogrammazione?

Zablocki sostiene che molti studiosi hanno scartato la teoria del lavaggio del cervello troppo frettolosamente.

Zablocki guarda con scetticismo anche alle testimonianze di Ofshe e Singer, ma per motivi diversi. “Di solito ci vogliono mesi, addirittura anni, per arrivare a un impegno pieno, senza compromessi in un culto“, spiega. “Solo allora  il lavaggio del cervello può verificarsi. Nel modello Ofshe-Singer il lavaggio del cervello avviene proprio all’inizio. Penso molto bene del lavoro di Ofshe, ma io non sono d’accordo con il suo pensiero su alcune cose“. Inoltre, Zablocki aggiunge, “Ho sempre rifiutato le richieste di testimone esperto. Non mi fiderei di me stesso come uno studioso quando una parte o l’altra  di una causa legale è responsabile del mio reddito

Nel suo articolo su Nova Religio, Zablocki era preoccupato di meno per quegli accademici che possono esagerare sul concetto di lavaggio del cervello che su quelli come Bromley che lo rifiutano del tutto. E nel portare avanti il suo caso, ha criticato duramente le intenzioni e le tattiche tali studiosi. (Il titolo del suo articolo è volutamente provocatorio: “La Schedatura di un concetto: La Strana Storia della congettura del Lavaggio del Cervello nella Sociologia della Religione“). Non contento solo di difendere la teoria del lavaggio del cervello come scienza sociale vitale, Zablocki ha sostenuto che il suo stato di degrado nella professione ha avuto molto a che fare con gli atteggiamenti compromessi degli studiosi che hanno studiato i culti con difetti insiti nella teoria stessa. Il lavaggio del cervello secondo Zablocki era andato fuori moda in sociologia non perché era stato smentito scientificamente, ma perché la maggior parte degli studiosi di religioni alternative aveva attraversato la linea di obiettività adeguandosi alle ragioni dei gruppi su cui facevano ricerca. “La preoccupazione di reprimere una forma di libera espressione religiosa“, ha concluso “sembra a molti di essere un pericolo di gran lunga superiore rispetto a qualsiasi danno che potrebbe verificarsi ai membri di NMR o ai loro figli“.

Sebbene la maggior parte degli studiosi tende a riconoscere le bizzarre pratiche della Chiesa dell’Unificazione,  non omettendo i matrimoni di massa organizzati tra estranei, la pressione di procreare  o la teologia autocentrica di Moon, troppi sociologi, secondo Zablocki, minimizzano i racconti dei fuorusciti, sostenendo la teoria secondo cui  i membri che lasciano un gruppo hanno ancora tanta collera da elaborare. Tali studiosi, ha sostenuto, sono più interessati a “marginalizzare opposti punti di vista” piuttosto che che  “raccogliere  dati e verificare ipotesi“.

Nello stesso numero di Nova Religio, Robbins ha affrontato alcune di queste denunce in una “critica amichevole” rivolgendosi ad altri studiosi amici dei culti nel suo campo. Mentre critica la gestione del governo sull’incidente Waco, che provocò la morte di settantasei membri del Branch del culto dei Davidiani  e quattro agenti federali nel 1993, Robbins colpevolizzata gli studiosi di religione per aver dissimulato la risposta letale del gruppo per il raid da parte dell’Ufficio di alcool, tabacco e armi da fuoco. “Sebbene ci sia stata persecuzione la cattiveria settaria esiste chiaramente” ha scritto Robbins “gli studiosi oggettivi possono avere bisogno di cedere qualsiasi investimento permanente nel vedere il ‘ culto ‘ o ‘ la nuova religione ‘ o come una vittima o un demone distruttivo“.

Zablocki ha evidenziato qualcosa di più schiacciante non evidenziata da Robbins. Una notevole quantità di denaro dei culti è andata agli studiosi – a sostegno della ricerca, delle pubblicazioni, della partecipazione a conferenze e ad altri servizi. Zablocki non fa nomi. Ma un certo numero di professori liberamente ammette che le religioni non tradizionali (nella maggior parte dei casi, gli Unificazionisti e gli Scientologist) hanno allentato loro i controlli. L’elenco comprende alcuni degli studiosi più in vista della disciplina: Bromley, Barker, Rodney Stark  dell’Università di Washington, Jeffrey Hadden della University of Virginia  e James Richardson  un sociologo della religione presso l’Università del Nevada a Reno. Tutti e cinque hanno partecipato a convegni di culti sovvenzionati  e Bromley , Hadden  e Richardson hanno occasionalmente testimoniato in tribunale a favore dei culti o si sono proposti in qualità di testimoni esperti contro la teoria del lavaggio del cervello. “Questo è un problema“, ha scritto Zablocki severamente “c’è una enorme differenza etica tra chi usa i finanziamenti per le ricerche e chi prende il finanziamento per riportare punti al gruppo.”

Le giustificazioni per accettare i benefici delle frange delle fedi variano: “Non possono essere acquistati con un convegno gratuito”. “Gli studiosi in molti campi non servono come consulenti e periti? E  le borse di ricerca al di fuori di borsa di studio sulle religioni alternative sono difficili da ottenere“. Fino a poco tempo  il governo ha finanziato pochi studi sui culti  e le fondazioni private religiose che sostengono borse di studio così come la Lilly Endowment e la Pew Charitable Trusts, preferiscono pagare per gli studi su chiese più convenzionali . “Certo, ho trascorso tre giorni su una barca nelle isole di San Juan con Eileen Barker e alcune altre persone, era una conferenza sui movimenti religiosi  e abbiamo avuto un grande momento, e i Moonies hanno pagato per organizzare il tutto“, dice Stark . “Ma io sono andato a un sacco di conferenze pagate da organizzazioni ebraiche e delle organizzazioni cattoliche. Il primo grande studio che abbia mai fatto, sulla religione e l’antisemitismo, è un libro per l’Anti-Defamation League. Non ho mai sentito che si trattava di denaro ebraico, quindi non sono così preoccupato per questo“.

Jeffrey Hadden una volta ha organizzato una conferenza patrocinata dalla Chiesa dell’Unificazione sulla religione e politica a Hilton Head, Carolina del Sud, e ha pubblicato i documenti con una stampa di proprietà della Chiesa dell’Unificazione. E spiega:  “Ci sono tutti questi anticult  che cominciano con la presunzione che ogni movimento religioso è illegittimo, quindi ogni cosa che dici è tutto a posto se compromette il gruppo, io dico che la libertà religiosa è un diritto fondamentale. Ci sono cose che accadono in questi gruppi che io non approvo? Lo faccio notare? Potete scommetterci che l’ho fatto!  Alcuni studiosi hanno ottenuto troppo essendo vicino ai gruppi che studiano? Naturalmente, se si studia un gruppo per capire il mondo attraverso i suoi occhi, potrete capire il mondo attraverso i suoi occhi. si tratta di una vera e propria difficoltà” .

Hadden insiste sul fatto che il denaro dei Moonie non ha avuto alcun effetto sulla sua borsa di studio e che alla fine ha perso il favore di alcuni degli unificazionisti. La sua caduta in disgrazia è stata dovuta in parte perché ha detto cose poco lusinghiere su di loro nelle sue pubblicazioni e in parte perché si è rifiutato di firmare una petizione di protesta contro una legislazione statale nel 1980 a New York che avrebbe legalizzato la deprogrammazione. “Mi alzai in una conferenza e dissi: ‘ Assolutamente no!‘ ricorda Hadden. “Ma io rifiuto l’idea che il nostro lavoro di sociologi possa essere quello di essere cani da guardia. Il nostro lavoro è di capire questi gruppi in modo che ci possa essere un discorso civile su di loro, non di divisione amara“.

Infatti, Hadden e i suoi colleghi sono spesso andati oltre la comprensione delle religioni alternative in cerca di aiutarli con i loro problemi legali. Gran parte di tale attività è stata ispirata dai loro sforzi di combattere le testimonianze anti-sette di Ofshe e Singer, che a loro avviso sono state usate per demonizzare i movimenti alternativi mondiali e privare gli adulti della loro libertà religiosa. Ispirato da un incontro di studiosi di culto e rappresentanti della Chiesa dell’Unificazione e del Consiglio Nazionale delle Chiese, Hadden ha redatto un memo nel dicembre del 1989  che mirava a contrastare la legittimità accademica del concetto – nonché, implicitamente , lo stato di testimone esperto del lavaggio del cervello  – di Ofshe, Singer  e altri.

Il Memo di Hadden, che è stato attaccato da Bromley e Barker per l’uso dei loro nomi senza il loro consenso, ha suggerito che la Chiesa dell’Unificazione e altre religioni non tradizionali hanno istituito una fondazione per finanziare la ricerca e aiutare a  “neutralizzare i movimenti anti-sette” come il Cult Awareness Network e la l’American Family Foundation della Florida. Hadden ha riconosciuto che le disposizioni Chiesa-Stato della Costituzione hanno precluso il finanziamento federale per una tale organizzazione, quindi ha esortato alla creazione di un “centro di risorse legali” sostenuto privatamente e da finanziare inizialmente con contributi da parte di “individui e gruppi mirati come utenti primari probabili del materiale” in altre parole, gli avvocati e i loro clienti del culto.

A quel tempo due individui stavano avendo grande successo  in tribunale“, dice Hadden  riferendosi a Ofshe e Singer . “Loro stessi e lo stato delle conoscenze hanno travisato l’argomento. Ogni volta che hanno girato intorno, stavano vincendo le decisioni giudiziarie. Ho detto: ‘Avevamo l’obbligo di saltare e dire che lo stato delle conoscenze non è quello che dicono ?’ Naturalmente l’abbiamo fatto“.

Tale obbligo è stato adempiuto.

Un sorprendente numero di studiosi ha accettato fondi o omaggi dai culti che studiano.

Nel corso di un lungo dramma legale studiosi amici dei culti sono anche arrivati al punto di convincere le organizzazioni accademiche nazionali ad aderire – anche se brevemente –  alla loro causa . Il dramma è durato un decennio, e poi il momento si placò, entrambe le parti si comportavano in modi che sembravano, beh, quasi culti.

Il conflitto ha avuto inizio nel 1980, quando David Molko e Tracy Leal, che aveva brevemente appartenuto al ramo settentrionale della California della Chiesa dell’Unificazione, avevano citato in giudizio il gruppo Moonie per frode e induzione intenzionale di stress emotivo. I reclutatori avevano portato Molko,  all’età di ventisette  e Leal, all’età di diciannove anni  nel culto durante la fine del 1970, invitandoli a cene aperte senza rivelare l’identità della loro organizzazione. Come era prassi tra i  Moonies in quel periodo, solo dopo che Molko e Leal erano inseriti da un  ben lungo tempo  in un programma di formazione in una zona remota, hanno acquisito a che tipo di chiesa si erano uniti. Entrambi furono poi rapiti da deprogrammatori ingaggiati dai genitori e a quel punto hanno ritrattato le loro credenze e depositato la loro causa. Molko ha anche cercato d ottenere 6.000 dollari che aveva dato agli unificazionisti quando è entrato nel loro gruppo.

La denuncia fu di inganno avvallata con la teoria del lavaggio del cervello Ofshe -Singer , e gli avvocati che rappresentavano Molko e Leal affidatono l’incarico alla Singer, insieme ad uno psichiatra, per testimoniare che gli  unificazionisti avevano sistematicamente ingannato e manipolati i due giovani a unirsi alla loro organizzazione. Il giudice si rifiutò di procedere, sostenendo che non vi erano prove di  alcun lavaggio del cervello. Molko e Leal impugnarono la decisione, ma non è riuscirono a convincere la corte d’appello di livello intermedio per ribaltare la sentenza.

Eppure i querelanti perseverarono e quando la Corte Suprema della California affrontò il caso, nel 1988, stabilì che essso avrebbe potuto andare a processo, dopo tutto. Poiché c’erano queste “opinioni diverse” tra gli scienziati sociali sulla teoria della persuasione coercitiva, la Corte dichiarò che la domanda se Molko e Leal si erano uniti alla chiesa di loro spontanea volontà era in ultima analisi una domanda  che una giuria di prova avrebbe potuto determinare. Quindi, i periti avrebbero potuto testimoniare per aiutare la giuria. Gli Unificazionisti prontamente presentarono una petizione per far riesaminare il caso dalla Corte Suprema degli Stati Uniti sulla base del fatto che le garanzie costituzionali di libertà religiosa venivano compromesse da inchieste sulle pratiche di reclutamento dei gruppi religiosi.

Anche prima che il caso arrivasse alla corte suprema della California, il sociologo amico dei culti James Richardson iniziò l’incontro con altri scienziati sociali e un avvocato dei Moonies per sviluppare una strategia per sconfiggere la teoria del lavaggio del cervello di Ofshe -Singer. Richardson non era sul libro paga dell’Unificazione, ma il suo nome era su una lista di testimoni esperti che la Chiesa intendeva chiamare se fosse stato utile. Il gruppo di Richardson decise di incitare l’American Psychological Association (APA) , l’organizzazione professionale della Singer, di presentare una breve relazione dichiarando che la teoria del lavaggio del cervello non era stata generalmente accettata dalla comunità scientifica. Richardson e i suoi alleati alla fine si assicurarono l’approvazione da parte del consiglio di amministrazione dell’APA di presentare una breve documento sul caso con il nome dell’organizzazione. Questo procedimento fu molto insolito: la maggior parte delle organizzazioni accademiche non prendono posizioni ufficiali su teorie in discussione, soprattutto quando ci potrebbero essere implicazioni per le politiche pubbliche. Un certo numero di singoli studiosi hanno anche accettato di prestare i loro nomi per il sostegno, tra cui la Stark amica dei culti, così come lo studioso di  religioni  Martin Marty della University of Chicago.

La vittoria di Richardson fu di breve durata, tuttavia. Dopo le proteste presentate dalla Singer e da molti altri psicologi, l’ APA ritirò il suo nome dalle brevi osservazioni,  prima ancora che il tribunale della California emettesse la sua sentenza. Poiché il caso era ormai sulla buona strada per la Corte Suprema degli Stati Uniti, Richardson e gli altri cercavano di adottare la stessa tattica con le altre due organizzazioni professionali, l’American Sociological Association ( ASA ) e la Società per lo Studio Scientifico della Religione ( SSSR ). Il Corpo Direttivo  del SSSR votò per l’approvazione del documento, ma il direttore esecutivo dell’ASA firmò per conto della sua associazione, senza sottoporlo al consiglio di amministrazione, causando un vizio di procedura. Il documento (il cui linguaggio differiva leggermente dal brief iniziale dell’APA) dichiarava enfaticamente  che non vi era “alcuna prova” nella letteratura scientifica a sostegno della teoria e che la frode e la manipolazione avrebbero potuto riferirsi alla stessa cosa della forza fisica. Questa volta la protesta venne  dai sociologi come Ofshe e l’ASA lo nominò come imputato nel suo documento. (Il SSSR anche alla fine ha preso una posizione più vaga, pubblicando una risoluzione nel 1990 in cui affermava che “ulteriori ricerche sarebbero state necessarie” per raggiungere un consenso accademico sul lavaggio del cervello).

A questo punto  la Corte Suprema degli Stati Uniti rifiutò di riesaminare il caso. Così, invece di lasciarla procedere a giudizio, la Chiesa dell’Unificazione decise di risolvere con Molko e Leal una stragiudiziale. Anche se Ofshe e Singer non testimoniarono sul caso, ebbero una vittoria significativa.

Ma se questo è stato un culmine della loro carriera, il Lowpoint stava per arrivare. Nel 1990 gli studiosi amici dei culti vinsero contro la Singer e Ofshe in un caso penale federale in California. Un uomo di nome Stephen Fishman era stato accusato nel 1988 di undici capi di imputazione per frode per aver ottenuto denaro mediante una  class action a come un membro ferito di una classe interessata. Il suo avvocato aveva pianificato di avere la Singer e Ofshe a testimoniare che la Chiesa di Scientology,  cui Fishman aveva fatto parte per diversi anni, gli aveva fatto il lavaggio del cervello per credere che egli era al di sopra della legge. La strategia legale consisteva nel dire: il culto mi ha fatto fare quello che ho fatto.

La corte è fu  convinta, però. Notando che “la comunità scientifica resisteva alla tesi Singer – Ofshe che applicavano la persuasione coercitiva ai culti religiosi“, il giudice, nel caso Fishman respinse la testimonianza degli esperti in materia.

Per la Singer e Ofshe  la decisione negativa nel caso Fishman costituì un precedente che significava la fine della loro linea laterale e lucrativo nel fornire testimonianze di esperti in sede penale. Ma non era la loro ultima parola. Indignati, erano decisi a vendicarsi. Sostenendo che Richardson e altri studiosi amici dei culti avessero manipolato l’APA e l’ASA a prendere posizioni contro la teoria del lavaggio del cervello, la Singer e Ofshe intentarono una causa civile federale nella città di  New York per estorsione e corruzione (RICO) nel 1992. La tuta nominato come imputati l’ APA e l’ ASA , oltre a numerosi individui collegati con la scrittura delle memorie Molko – Leal .

Il gruppo di imputati dell’ APA e dell’ASA furono i numerosi i individui collegati con la scrittura delle memorie Molko – Leal. le organizzazioni accademiche furono descritte come la mafia (che era l’obiettivo originale della legge RICO) e così il gruppo fu denunciato come una cospirazione complessa che coinvolgeva l’ APA e le dichiarazioni del ASA nel caso Molko – Leal, vari pezzi di corrispondenza tra il parti che parlavano  negativamente di  Ofshe e della Singer , e un rigetto del 1987 da parte dell’APA di un reporto di una  task force scritto da Singer e critico della Chiesa dell’Unificazione.

Il processo non partì mai. Un giudice federale emise  un lungo parere concludendo che anche se la citazione aveva evidenziato una serie di “sforzi apparentemente eccessivamente zelanti” da parte degli studiosi amici dei culti, una azione RICO non era un forum adeguato per la messa in onda delle controversie che riguardavano la teoria della persuasione coercitiva. Ofshe e Singer, quindi, depositarono una seconda causa in un tribunale dello stato della California contro la maggior parte dello stesso gruppo di imputati. Questo gruppo accusato di  presunta cospirazione, travisamento intenzionale e di diffamazione, per il fatto che  alcuni studiosi pro-sette avevano male interpretato il pensiero di  Ofshe -Singer sul lavaggio del cervello con articoli e documenti presentati da organizzazioni professionali. Abbastanza presto,  anche questo fu espinto con una sola pagina di motivazione nel 1994 dal giudice James R. Lamden, che  affermava che il Primo Emendamento proteggeva dibattiti “che riguardavano sia fatti professionali che accademici“. Lamden ordinò Ofshe e Singer di pagare i vari imputati con 80,000 dollari per spese legali ai sensi del diritto tuta della California SLAPP, che penalizza chi molesta gli altri per esercitare i propri diritti del primo Emendamento .

La Singer e Ofshe  non si dettero per vinti. “Stiamo facendo causa al nostro avvocato, Michael Flomenhaft, per negligenza“, sostenne la Singer. “Non c’entrava nulla il primo emendamento in questo caso. Noi abbiamo sostenuto che l’APA e l’ASA sono stati cooptati“.

In un dramma legale di lunga durata , gli studiosi di culto persuasi principali organizzazioni accademiche nazionali ad unirsi alla loro causa.

Il brutto delle recriminazioni reciproche sulla causa Molko – Leal probabilmente ha segnato il punto più basso delle guerre sui culti. Anche se nessuna fazione accademica ha vinto una sentenza decisiva sulla questione della testimonianza di esperti, ultimamente ci sono segni che la situazione di stallo accademico stia finendo. La polvere delle ultime schermaglie – scatenata dalla provocatoria difesa di Zablocki della teoria del lavaggio del cervello – sta cominciando a stabilizzarsi, riportando la comunità accademica a fare timidi passi verso la riconciliazione.

Gli sviluppi al di fuori dell’accademia hanno aiutato: mentre l’appartenenza ad alcuni culti è in aumento altri sono in declino. La Chiesa dell’Unificazione, per esempio, ha perso i membri negli ultimi dieci anni e non vuole o non può finanziare costose conferenze e libri nè pagare testimonianze favorevoli in  tribunale.

La deprogrammazione è stata abbandonata in favore di consulenza per l’uscita  per coloro che scelgono di lasciare volontariamente i culti, e il sistema giuridico è simpatizza meno con i  genitori che vorrebbero rimuovere i  figli adulti da culti e strappare enormi denari per i  danni dai NMR.

All’interno delle università vi sono  svariati scambi tra studiosidi  culti  che mostrano segni di diventare più collegiali. Zablocki e Robbins stanno collaborando su una raccolta di articoli di studiosi su entrambi i lati del conflitto sui culti (tra cui Bromely e Richardson), che sarà pubblicato dalla Università di Toronto nel 1999. Sperano che  il volume includerà il primo dibattito equilibrato sull’argomento del lavaggio del cervello da culto e della teoria del lavaggio del cervello teoria emerse prima del 1960. “Siamo stati tutti un po’ ciechi per  reciproche preoccupazioni “, sostiene Zablocki  esprimendo nuovo mood del campo di riavvicinamento. “Le furie tendono a non far vedere il danno potenziale per la religione nel suo complesso da quello che fa, e gli apologeti tendono ad essere così preoccupati per la persecuzione religiosa che ignorano il danno che alcune religioni hanno fatto. Un sacco di borse di studio offerte  in questo settore hanno rappresentato il tema della controversia, e questo non è un buon modo per fare borse di studio“.

 

* Charlotte Allen is a Contributing Editor of Lingua Franca and the Authur Of The Human Christ: The search for the Historical Jesus (Free Press). Her Article, “As Bad As It Gets,” appeared in the March 1998 LF.

Fonte: http://linguafranca.mirror.theinfo.org/9812/allen.html

 

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Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

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Riparare l’anima dopo l’esperienza in una setta

di Janja Lalich, Ph.D

Foto di Janjia Lalich

 

Sono stata membro di un culto nel 1975, quando avevo 30 anni. L’anno precedente ero tornata negli Stati Uniti dopo aver trascorso quasi quattro anni all’estero, dove ho vissuto una vita serena su un’isola nel Mediterraneo, al largo delle coste della Spagna. Se qualcuno mi avesse detto che entro un anno sarei stata coinvolta e impegnata totalmente in un culto, avrei riso. Non io! Ero troppo indipendente, troppo testarda, amante del divertimento e della libertà.
Ma ci sono cascata al San Francisco Bay Area e in poco tempo sono stata abilmente reclutata in un gruppo che predicava marxismo e femminismo e la passione per la classe operaia.
Mi è stato detto che, a differenza di tutti gli altri gruppi di sinistra, noi eravamo guidati da donne e che il nostro capo era brillante e della classe operaia. Mi è stato detto che non avrebbe seguito la linea politica di qualsiasi altro paese, ma che avrebbe creato il nostro marchio del marxismo, la nostra rivoluzione proletaria femminista, non saremmo stati rigidi, dogmatici, sessisti e razzisti. Eravamo il  nuovo e diversi,  una forza d’elite. Stavamo andando a rendere il mondo un posto migliore per tutti.
La realtà, naturalmente, era che il nostro lavoro pratico ha avuto poco o nulla a che fare con gli ideali della classe operaia o con i suoi obiettivi. Il nostro leader era una persona incorreggibile, megalomane  e incontrollabile, era alcolizzata, arbitraria e quasi sempre arrabbiata. La nostra organizzazione, con la parola democrazia in evidenza nel suo nome non aveva molto a che fare; era ultra-autoritaria, completamente orientata dall’alto verso il basso, senza interessi verso una critica di alcun genere. Le nostre vite erano caratterizzate da 18 ore al giorno di lavoro commerciale  e sessioni di denuncia. Il nostro mondo è duro, sterile e non gratificante. Siamo stati impegnati e sognatori idealisti che sono stati ingannati a pensare che tali condizioni di costrizione sono necessarie per trasformarci in combattenti. Ci hanno insegnato che eravamo “impreparati” e che avremmo dovuto seguire tutte le direttive del nostro leader che sapeva tutto. Non abbiamo mai messo in discussione gli ordini o le contraddizioni del nostro leader. Ci è stato insegnato a temere il mondo esterno, che, ci hanno detto, voleva evitarci e punirci; piuttosto il rifiuto e la punizione erano più evidenti dentro il gruppo, ma noi accecati dalla nostra fede, dal nostro impegno e dalla fatica,coinvolti dalle tecniche di controllo, non vedevamo, ma ci adeguavamo rapidamente  alle pressioni e imparavamo  a razionalizzare dubbi o apprensioni.
Rimasi in quel gruppo per 10 anni.

 

Chi sono io?
Quando sono uscita dal culto, all’inizio del 1986, ho dovuto iniziare una nuova vita. Ero un decennio indietro in tutto. Entrambi i miei genitori erano morti  e avevo perso il contatto con vecchi amici. Ho dovuto ricominciare tutto da capo, per così dire, culturalmente, socialmente, economicamente, emotivamente e intellettualmente. Ma la cosa più importante di tutte, ho dovuto riparare la mia anima. Chi ero io? Come potevo aver commesso tanti atti cattivi, mentre ero nel gruppo? Qual era la mia appartenenza ora? Cosa credevo in  questo momento? Sarei mai riuscita a risanare la mia fiducia in me stessa e negli altri? Questi sono i tipi di domande e dilemmi che mi hanno turbato. Nel corso del tempo, e più di recente attraverso il mio contatto e lavoro con ex membri di molti tipi di culti, sono venuta a conoscenza che l’aspetto più comune di tutte le esperienze in un culto è quello dei danni alla psiche.

 

Creazione di una nuova personalità
Tutti i culti, non importa come siano organizzati, sono una variazione sul tema del loro comune denominatore, ovvero  l’uso di persuasione coercitiva e controllo del comportamento senza la conoscenza della persona che viene manipolata. Essi  vogliono gestire (ed eventualmente attaccare, smontare e riformulare secondo l’immagine desiderata dal culto), l’io più profondo di una persona. Portano via te e ti restituiscono una personalità del culto, una pseudo-personalità. Essi vi puniscono per trasformare il vecchio e vi premiano quando siete cambiati. Prima che tu te ne renda conto, non sai chi sei e come ci sei arrivato, si conosce solo (o ti hanno addestrato a credere) che si deve stare lì. In un culto totalitario vi è un solo modo di pensare, una strada di mattoni gialli per servire i  capricci del leader e i suoi desideri, siano essi il potere, il sesso, o il denaro.
Quando ero nel mio culto, ho così voluto disperatamente credere di aver trovato  finalmente la risposta alle mie domande. La vita nella nostra società di oggi può essere difficile, confusa, scoraggiante, avvilente, allarmante e spaventosa. Qualcuno con una lingua alternativa e un buon progetto può a volte sembrare offrire una soluzione. Nel mio caso mi è stata proposta una soluzione politica per realizzare il cambiamento sociale. Per qualcun altro, la messa a fuoco può essere sulla salute, una dieta, la consapevolezza psicologica, l’ambiente, le stelle, un essere spirituale, o anche la promessa di farlo diventare un uomo d’affari di maggior successo. Il punto cruciale è che i leader dei culti sono abili a convincerci che ciò che hanno da offrire è speciale, reale, unico nel suo genere e per sempre e che  l’adepto non sarebbe in grado di sopravvivere fuori dal culto.

Il senso della fede di una persona è così caro, così profondo e così potente, in ultima analisi, è la fede ad aiutare la persona a legarsi al culto. E’ la colla usata dal culto per creare la dipendenza. E’il nostro cuore, la stima  in noi stessi e il nostro impegno, è la nostra stessa fede nel genere umano e nel mondo che viene sfruttata e abusata e rivolta contro di noi dai culti.

 

Riparare l’Anima
Quando una persona interrompe, infine, un rapporto cultuale, è l’anima, allora, che ha più bisogno di riparazioni. Quando si scopre un giorno che il proprio guru è un ciarlatano, che i “miracoli” non sono altro che giochi di prestigio, che le vittorie del gruppo e le realizzazioni sono invenzioni di un sistema interno di relazioni pubbliche, che il proprio insegnante santone  rompe il celibato dichiarato con ogni giovane discepolo, che le connessioni del gruppo con i neofiti sono inesistenti, quando consapevolezze come queste vi saranno chiare, ci si trova di fronte a quello che molti hanno definito un “stupro spirituale”.  Sia che la vostra esperienza nel  culto sia di tipo  religioso o laico, la realizzazione dell’enorme perdita e del tradimento tende a causare un profondo dolore. Di conseguenza, successivamente, molte persone sono inclini a respingere tutte le forme di fede. In alcuni casi, può richiedere anni il superamento della delusione, e imparare non solo ad avere fiducia nel proprio sé interiore, ma anche a credere in qualcosa di nuovo.
C’è anche una difficoltà relativa alla fastidiosa e persistente sensazione di aver commesso un errore nel lasciare i gruppi, temendo  forse che gli insegnamenti siano veri e che il leader sia giusto. Forse la colpa è del fuoruscito che non è riuscito a capire. I culti sono così abili a manipolare certe emozioni e gli eventi, in particolare, la meraviglia, lo stupore, la trascendenza e il  mistero (questo è a volte chiamato “manipolazione mistica”) e per il desiderio umano di credere un ex membro del culto può in qualche modo continuare a credere a quanto ascoltato anche dopo aver lasciato il gruppo. Per questo motivo, molte persone oggi passano da un culto ad un altro, o entrano ed escono dallo stesso gruppo o relazione (fenomeno noto come il “salto nel culto”). Poiché ogni persona ha bisogno di qualcosa in cui credere,  in una filosofia di vita, un modo di essere, una religione organizzata, un impegno politico, o una combinazione di tutti questi fattori,  sistemare queste questioni di fede tende a divenire un grande sforzo dopo un’esperienza cultuale.

 

A cosa credere ora?
Dal momento che il  coinvolgimento in un culto è spesso uno sfortunato tentativo di vivere una qualche forma di credenza personale, il processo per capire a cosa credere una volta che si è i lasciato il culto può essere fornito da disquisizioni sul sistema ideologico del culto stesso. Si deve fare una valutazione della filosofia del gruppo, degli atteggiamenti e della sua visione del mondo; bisogna provare a produrre una propria definizione,  nella propria lingua e  non in quella del culto. Poi bisogna verificare  come questo si rapporta con la pratica quotidiana del culto o  con quello che ora sappiamo sul gruppo.

Per alcuni, potrebbe essere utile tornare indietro e ricercare il sistema spirituale o filosofico che è stato proposto prima del coinvolgimento totale nel culto. Attraverso questo processo si sarà in grado di valutare meglio ciò che è reale e ciò che non lo è, ciò che è utile e ciò che non lo è, ciò che è la distorsione e cosa non lo è. Avendo una base di confronto, si sarà in grado di mettere in discussione ed esplorare aree di conoscenza o le convinzioni che sono state senza dubbio sistematicamente rese inaccessibili  a voi, mentre eravate nel culto.

La maggior parte delle persone che vengono da una esperienza cultuale rifuggono dalla religione organizzata o da qualsiasi tipo di gruppo organizzato per qualche tempo. Io generalmente incoraggio le persone a prendersi del tempo prima di scegliere un’altra religione o un altro coinvolgimento in un  gruppo. Come in ogni relazione intima, la fiducia è reciproca e deve essere guadagnata.
Dopo un’esperienza di culto, quando ti svegli per affrontare il profondo vuoto, il più scuro buco, il più forte grido di terrore interno per l’inganno e il tradimento, io posso solo offrire speranza, dicendo che nel confronto con la perdita, si trova la realtà. E quando la tua anima è guarita, rinfrescata, e libera dalla schiavitù, dall’incubo delle bugie e dalle manipolazioni del culto, la realtà porta un nuovo percorso, un percorso valido di un cammino verso la libertà e l’integrità.

Janja Lalich è una esperta di  informazioni sui culti e consulente in Alameda, CA. E ‘co-autrice con Margaret Singer del libro Cults in Our Midst: La minaccia nascosta nella nostra vita quotidiana (Jossey-Bass, 1995). La signora Lalich è anche membro di comitati consultivi dell’AFF e membro  editore di The Cult Observer.

Questo  articolo, un po ‘modificato qui, fu pubblicato per la prima volta nel CSNetwork Magazine, primavera 1996, pp 30-33.

 

 

Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

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