Il potere seducente delle divise e dei codici di abbigliamento dei culti

 

Scritto da Clive Martin, CNN

 

Sebbene molti di noi non siano mai caduti nella trappola di una setta, non significa che siamo sfuggiti completamente al suo fascino. Molti di noi sono ancora affascinati dalle mitologie dietro queste sette discutibili e talvolta pericolose, e i molti  film, programmi televisivi e libri sull’argomento sono  sicuramente la prova del costante charme che esse hanno.
Gli ultimi anni hanno visto la presenza nei media di “Big Love” e “Going Clear” della HBO, di “My Scientology Documentary” di Louis Theroux e della misteriosa “Martha, Marcy, May, Marlene” che si addentra nel mondo inquietante delle sette. “Wild Wild Country” di Netflix è l’ultima entrata sul genere.

La serie di documentari in sei parti racconta la bizzarra storia di come il guru indiano Bhagwan Shree Rajneesh, noto anche come Osho, e i suoi seguaci si stabilirono nell’Oregon rurale, intraprendendo una campagna di bioterrorismo contro la comunità locale infuriata.

A prescindere da tutto l’avvelenamento, la politica e la predicazione, i seguaci di Rajneesh erano interessanti per il  modo con cui si presentavano, con abiti arancioni e rossi quasi-buddhisti, occasionalmente combinati con un dolcevita e perline. In contrasto con gli ampi colletti e le cravatte kipper degli originari dell’Oregon, venivano a volte chiamate le “persone arancioni” come a provenissero da un pianeta diverso.

 

 

Gli sfarzi sartoriali del Rajneeshan non erano pienamente apprezzati all’epoca, ma di recente hanno trovato molti fan su Internet. Gli appassionati dello spettacolo condividono allegramente le immagini, e un certo numero di siti di moda eseguono capi per ottenere l’aspetto di Rajneeshan. Infatti, guardando le foto del culto, potresti essere perdonato per aver creduto che ti fosse stata data un’anteprima dell’ultima collezione di Alessandro Michele per Gucci, con tutti gli stracci degli anni ’70 e le lucenti capelli biondi.

Una così forte attenzione all’immagine non è inusuale nelle sette. I leader sono spesso desiderosi di creare un’immagine distinta, che combini l’iconografia storica e religiosa per attirare le persone nei loro ranghi.

 

Come le uniformi attirano i seguaci


La storia ha dimostrato nel tempo che se vuoi convincere le persone a comportarsi come vuoi, una divisa può fare molto. Secondo Alex Esculapio, scrittore e dottore di ricerca. candidato con particolare attenzione alla moda e alla sociologia “Un’uniforme di solito è una lavagna pulita, un punto di partenza“. “Essa mostra che non sei solo e che appartieni ad un gruppo di persone: diventa la tua nuova identità e segna davvero un nuovo inizio“.
Che si tratti di sette, gruppi terroristici o organizzazioni paramilitari, le fazioni di frangia violente spesso amano creare un’identità visiva riconoscibile. Demagoghi di destra Oswald Mosley e Mussolini usavano colori sgargianti, come il nero e il marrone, per creare un’immagine di forza militarista, mentre i gruppi marxisti sembrano favorire i berretti e le fatiche. Alle proteste di tutto il mondo puoi trovare le felpe istantaneamente riconoscibili del gruppo Black Bloc antifascista. I culti religiosi pur essendo  più spirituali che politici, posseggono chiaramente il potere dell’uniforme.

 

 

La cosa che tutti i culti, le religioni o qualsiasi gruppo sociale che voglia distinguersi dalla cultura tradizionale hanno in comune è un’uniforme che li distingue davvero e rende tutti i membri simili allo stesso modo. Crea un’identità di gruppo, che è un segnale per gli estranei“, ha affermato Esculapio.
Sono simili a una religione organizzata, che ha spesso uniformi specifiche, come i monaci buddisti o i preti cattolici, e c’è anche una sovrapposizione con la mentalità della moda in generale, l’idea delle tribù di stile. Penso che sia una dinamica che è presente in tutta la vita sociale, ma aumenta nel caso delle sette“.

Forse l’esempio più noto di questa pratica è il culto più violento e famoso di tutti, la cosiddetta famiglia Manson. Nei loro primi giorni al Ranch Spahn, Charles Manson coltivava un aspetto spensierato, quasi pastorale per la sua famiglia. Le ragazze hanno fatto crescere i propri capelli fino ad averli lunghissimi e spettinati, indossavano abiti floreali e camminavano a piedi nudi. Avrebbero quasi potuto essere stati scambiati per un gruppo di una chiesa in una gita.
Ma dopo una serie di uccisioni brutali e un verdetto di colpevolezza, Charles Manson si è rasato la testa e gli altri sostenitori hanno seguito l’esempio, creando un peculiare aspetto pseudo-orientale.

 

Il rovescio della medaglia delle scelte sartoriali delle sette


Manson usava l’estetica per attirare le persone e per respingerle. Haveva creato una versione pastorale, utopistica, hippie dei suoi seguaci per quando avevano bisogno di attrarre anime perse e fuggiaschi, e poi li ha trasformati in una versione da incubo violenta e bizzarria per quando venivano messi sul palcoscenico mondiale.
Un altro famigerato culto americano che usava un linguaggio dell’uniforme e stilistico per creare un sentimento di scopo e visione era la setta suicida Heaven’s Gate.
Il gruppo ha catturato l’attenzione mondiale nel 1997, quando 39 membri, tra cui il capogruppo Marshall Applewhite, hanno preso una dose letale di fenobarbital e vodka, prima di sdraiarsi e morire nei letti a castello adiacenti. Ma l’elemento più eclatante delle foto girate sui media era che ogni membro indossava lo stesso paio di scarpe da ginnastica Nike Decade con fondi neri da jogging.
Per quanto morbose fossero queste foto, le immagini dei piedi dei membri del culto assomigliavano quasi a una controversa campagna di moda, un sentimento che si consolidò quando il Saturday Night Live diffuse il famoso motto Nike “Just Do It” attraverso le immagini e creò un proto-meme direttamente dal regno dell’umorismo macabro.
Alex Esculapio, che ha scritto su Heaven’s Gate, crede che i formatori e le uniformi fossero un modo per creare un’estetica identificabile e riconoscibile.
Erano diversi da quello che la gente poteva aspettarsi da un culto, perché erano in contatto con la moda, erano davvero entusiasti di creare un’identità visiva e lo erano stati sin dall’inizio. Avevano avuto diverse modifiche, ma hanno sempre usato uno stile di abbigliamento specifico per emulare quello che vedevano come ambizioso: le scarpe Nike erano particolarmente popolari negli Stati Uniti negli anni 90. Avevano specifici rituali di toelettatura, [per esempio] nessuno degli uomini aveva la barba e si radevano la testa.
Il loro vicino di casa li descrivevano come dei nerd tecnologici, quindi ovviamente erano in contatto con ciò che stava accadendo in quel momento. C’era una tensione tra isolamento e iper-consapevolezza della cultura moderna, sapevano che avevano bisogno di rimanere dentro per sopravvivere“, riferisce Esculapio.

 

 

Tuttavia, alcuni dei culti più pericolosi e violenti non hanno avuto bisogno di imporre codici di abbigliamento identificabili ai loro seguaci. Il reverendo Jim Jones potrebbe aver attentamente coltivato la sua immagine da predicatore in occhiali da sole, ma i suoi seguaci sembravano essere come qualsiasi frequentatore di un centro commerciale a caso in America.
Questa mancanza di un’identità visiva distinta non ha impedito a più di 900 membri di uccidersi nel suo nome. Lo stesso vale per il  gruppo dei Davidiani di David Koresh, i cui membri assomigliano visivamente a quasi tutti quelli delle altre comunità del Texas, ma credono che il loro leader sia il messia ritornato e che siano disposti a morire per questo.

Fonte: https://edition.cnn.com/style/amp/seductive-power-of-uniforms-and-cult-dress/index.html?__twitter_impression=true

 

—————————–

Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

Gli articoli apparsi su questo blog possono essere riprodotti liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla e  che si specifichi la fonte

Una registrazione del 1978 dimostra che Jim Jones parteggiava per Scientology contro Paulette Cooper

Ora che siamo in un nuovo mese e il nostro libro, The Unbreakable Miss Lovely, sta partendo in tour in tutto il paese (e presto andrà oltre),  incominciamo a pubblicare del  materiale  che andrà ad integrare la nostra storia di Paulette Cooper.

 

“Miss Lovely” è un libro che percorre tutta la vita di Paulette, dalla sua sopravvivenza della Shoah da bambina sino agli anni più recenti, come scrittrice in Florida. Ma lei è più conosciuta, ovviamente, per il suo libro del 1971, The Scandal of Scientology, che ha provocato la più leggendaria campagna di ritorsione e la rovina nella storia del settore spia di Scientology, l’Ufficio del Guardian. Questa campagna comprendeva anche un complotto per far condannare Paulette per qualche crimine e che l’ha portata ad essere incriminata nel 1973 e condannata per 15 anni in una prigione federale.

Nel 1977 l’FBI fece irruzione nella sede di Scientology alla ricerca di prove di infiltrazione e di sequestro delle agenzie federali della chiesa, e l’FBI ebbe la prova dei molti complotti contro Paulette. Inizialmente, l’FBI dovette rimanere in silenzio su ciò che trovò in quel blitz. Ma poi, la notizia che Paulette Cooper era stata incastrata per ordine di alti funzionari di Scientology divenne finalmente pubblica dopo un paio di storie sul Washington Post ad opera di  Ron Shaffer  il 28 e il 29  aprile 1978, seguita da molte altre notizie apparse sulla stampa.

Una persona che ha preso atto di queste storie è stato un osservatore improbabile del Sud America.

Verso la fine del nostro progetto del libro, uno dei nostri amici  ha scoperto che in una grande raccolta di materiali nella San Diego State University esisteva una registrazione audio davvero unica e inquietante. Recuperata dall’Istituto Jonestown di SDSU vi è una registrazione del leader del Tempio del Popolo, Jim Jones, uno dei 971 nastri recuperati dall’FBI che conservano le direttivo del leader del culto  per i suoi seguaci nel villaggio Jonestown in Guyana.

E il 10 giugno del 1978, Jim Jones ha parlato di Paulette Cooper.

 

Jim_Jones2

Jones ha incluso nel suo discorso “notizie a metà pomeriggio”, che può essere ascoltato in  una versione del 29 aprile della storia di Shaffer. Le descrizioni delle molestie di Paulette sono fornite da Shaffer agli avvocati Paul Rheingold – che la rappresentava nel 1972 per  molestie contro l’org di New York – e Virgilio Roberts – che aveva tentato nel 1976 di porre fine molte alle molte cause di Scientology contro il libro The Scandal of Scientology (si veda il Capitolo 13 in Miss Lovely).

 

La cosa veramente interessante è però il modo in cui Jones interrompe la sua lettura della stampa per fornire il proprio commento  – è sicuro che Scientology aveva le prove necessarie, e che Paulette era colpevole.

All’inizio della registrazione sentirete Jones collocare il Tempio del Popolo in un contesto di altri gruppi – Synanon, Black Panthers, e Scientology – con i quali, apparentemente, si sentiva un pò in parentela, almeno come gruppo perseguitato e incompreso. E perché Scientology era perseguitata secondo Jim Jones?

La ragione di ciò, secondo la fonte statunitense UPI che preferisce rimanere anonima, è perché Scientology ha rivelato che la polizia di Stati Uniti d’America, la dogana degli Stati Uniti d’America, il Dipartimento del Tesoro, e la polizia di tutto il mondo erano sotto l’influenza nazista. Per questo il nuovo attacco. Ti darò qualche dettaglio su questo“, dice.

Così le rivelazioni secondo cui Paulette Cooper diventava “il nuovo attacco” a Scientology, che Jones riteneva essere simile a un attacco al Tempio del Popolo, risultano essere affascinanti.

Nella registrazione si potrà quindi ascoltare quando egli ha letto dall’articolo di giornale, rendendo digressioni sarcastiche su come egli dubitava delle “fonti” del governo – che  in realtà erano  basate su documenti di Scientology e che furono accessibili al pubblico un paio di anni più tardi.

E’ anche interessante sentire Jones esprimere ammirazione per gli attacchi litigiosi di Scientology contro Paulette e altri.

La Chiesa di Scientology ha fatto causa a New York, Los Angeles, Detroit, Inghilterra, Scozia, Australia, Ontario, e British Columbia, per ogni presentazione del libro, che riteneva aveva diffamato la chiesa. C’è qualcosa da dire su questo. Vorrei che potessimo riflettere. I nostri avvocati fanno lo stesso. A volte gli avvocati negli Stati Uniti non vogliono seguire le cause degli editori e della stampa“.

Ascoltate e sentirete come Jones descrive sarcasticamente Paulette: “Sembra -con  i suoi lunghi capelli biondi  fino all’ombelico – che lei si presenti come una poveraccia, una piccola cosa cara maltrattata”.

watch?v=Q-rbqylFXE4

 

Cinque mesi dopo questa registrazione, il 18 novembre 1978, Leo Ryan e membri del suo entourage furono assassinati mentre stavano tentando di tornare negli Stati Uniti, dopo aver visitato il campo del Tempio del Popolo nella Guyana. Jones poi ordinò l’omicidio dei suoi seguaci, e 909 uomini, donne e bambini, tra cui Jones, morirono, la maggior parte per avvelenamento, ma alcuni per colpi di pistola.

Ci aspettiamo che una domanda che  spontanea riceva risposta: potrebbe mai Scientology diventare una “Jonestown”? Pensiamo che sia improbabile per una serie di ragioni, ma siamo curiosi di sapere cosa hanno da dire gli ex membri della chiesa.

Noi ci sentiamo sicuri circa una conclusione cui  siamo pervenuti dopo aver ascoltato questo nastro. Jim Jones era un tizio inquietante, ma immaginiamo che le discussioni del Guardian’s Office (Office of Special Affairs o OSA) su Paulette erano ancora più inquietanti. Se solo esistesse una registrazione di una cosa del genere.

Fonte: http://tonyortega.org/2015/06/01/listen-to-jim-jones-root-for-scientology-against-paulette-cooper-in-a-1978-jonestown-address/

Traduzione non professionale di Lorita Tinelli

————————————–

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

Gli articoli apparsi su questo blog possono essere riprodotti liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla e  che si specifichi la fonte

I risultati dell’estremismo ideologico violento: cosa abbiamo imparato da Jonestown?

by Janja Lalich, Ph.D.

La gente che mi conosce – e non quella che mi conosce personalmente – di me sa due cose: che ho un nome che a prima vista sembra difficile da pronunciare e che negli ultimi 20 anni ho studiato i culti. Spiego entrambe le cose.

Photo: Janja Lalich Dr.ssa Janja Lalich
Come figlia di immigrati serbi – questa è la prima spiegazione – non dovevo andare al college. Mio padre “di stampo antico” credeva che le ragazze fossero messe su questa terra per sposarsi e avere bambini serbi sani, preferibilmente maschietti. Ma io ho avuto un destino diverso e ho avuto la fortuna di crescere in un momento in cui il college era abbordabile e le borse di studio erano abbondanti. Ho frequentato la scuola e ho completato i miei studi con una laurea con lode presso l’Università del Wisconsin, seguita da una borsa di studio Fulbright presso l’Université d’Aix-en-Provence, nel sud della Francia. In seguito ho deciso di non proseguire gli studi universitari e sono andata a vivere e lavorare a New York, poi ho trascorso quattro anni circa  su un’isola spagnola, e alla fine mi sono stabilita a San Francisco. Era la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70,  ed io ero uno spirito libero, con le aspirazioni per tutta la vita di essere una scrittrice.

Perché dico tutto questo? Perché in quel momento sono entrata in un culto!

Nel 1974 nessuno avrebbe mai detto che un essere intelligente, indipendente, saggio e testa dura come me un giorno avrebbe avuto piacere a stare sotto il controllo di qualcuno, io  sicuramente avrei sorriso e avrei detto: “No, non me!“.  Ma sì, a me – e io porto questo background in parte per distruggere il mito duraturo che solo le persone fragili e stupide possono entrare in una setta.

Per 10 e più anni ho vissuto in un ambiente estremamente controllato e restrittivo, da vero credente con l’idea di aver trovato il mio destino e di lavorare per scopi positivi. Io, con i miei compagni, ma solo grazie al nostro leader, stavamo per cambiare il mondo – quando in realtà l’unica cosa che avevo ottenuto era il mio cambiamento. E non solo, mi era stato lavato il  cervello – una parola che uso volutamente e su cui tornerò più tardi – ma io ero una dei più lavati di cervello nel mio gruppo!

Quando mi viene chiesto se mi pento della mia esperienza di culto e se potrei farla di nuovo, io rispondo che sì, mi pento e no, io non lo farei di nuovo. Certo, ho incontrato alcune persone simpatiche e ho imparato alcune cose; posso anche dire che ho imparato molto – con l’avvertenza che avrei preferito imparare quelle cose in un altro modo.

Ma il gioco è fatto. Sono entrata in un culto. Ho passato più di 10 anni vincolata, confinata e spesso in conflitto. Questo fa parte del mio background – e quindi l’unica cosa sensata da fare, per quanto ho potuto dire, era quella di “trasformare una cosa cattiva in una buona cosa“.

Una volta fuori dal culto, dopo tanto tumulto interiore, insicurezza, ansia e timore, mi sono iscritta ad una scuola di specializzazione e ho ottenuto un dottorato di ricerca. Oggi faccio tutto quello che posso per contribuire a portare le persone della nostra società ad una migliore comprensione di quei gruppi controversi, che, alcuni di noi qualche volta identificano come culti. Spero anche di poter aiutare gli ex membri dei culti a capire meglio le proprie esperienze e come potrebbero venire a qualche soluzione personale con tutto questo.

Mi piacerebbe rivedere alcuni degli eventi rilevanti nei 30 anni dalle morti in Guyana, per ricordare e onorare alcune delle persone importanti nel nostro settore [1] e di suggerire come potremmo guardare al futuro. Incastrerò qui le varie tematiche che attraversano le mie idee.

Come meglio iniziare nel rispetto della mia cara vecchia amica e collega, la compianta Margaret Singer, che avrebbe detto: “Sì, Virginia, c’è qualcosa come un culto”.

E quando uso la parola culto, non sto parlando di religione o di sistema di credenze che “non mi piacciono“. Ad alcuni dei nostri detrattori piace parlare della storia ingiusta della persecuzione religiosa o i ministri tradizionali parlano di religioni minoritarie. Piuttosto, io sto parlando di rapporti di potere squilibrati e di sistemi sociali ultra-autoritari e di controllo.

Vorrei aggiungere che faremmo bene non solo a studiare i culti, ma anche a parlare delle conseguenze dell’appartenenza a tali gruppi e dei comportamenti controversi e talvolta dannosi del gruppo nel suo complesso.

Non nego che le esperienze positive possono verificarsi in un contesto di culto, ma ciò che è di interesse per me è la dinamica interazionale trovata nei culti che porta gli esseri umani a impegnarsi in comportamenti a volte insidiosi o umilianti moralmente, o a volte incomprensibili. Nel corso degli anni abbiamo assistito ad innumerevoli eruzioni violente – verso l’interno o verso l’esterno – relativi ad un culto o ad un altro.

Il 18 novembre del 1978 più di 900 seguaci del reverendo Jim Jones morirono al suo comando e per mano dei loro compagni, nella giungla remota della Guyana britannica, una piccola nazione sulla costa settentrionale del Sud America.

Questi veri credenti a Jonestown – tutti cittadini statunitensi – vivevano e lavorano in quella comunità isolata che avevano costruito da zero – mal nutriti, oberati di lavoro, credendo che stavano creando una società utopica, forgiata di profezie e fantasie di Jones.

Con quanta coercizione furono coinvolti? Con quanta doppiezza, manipolazione, intimidazione, minaccia?

Sappiamo che una volta lì, non potevano uscire senza la benedizione della leadership, in quanto ogni passaporto di ogni persona era trattenuto da lui.

Sappiamo che Jones impegnava la gente in esercitazioni di suicidio, chiamate White Nights – queste erano prove di fedeltà.

Jones non è stato il primo leader della setta a chiedere “Vuoi morire per me?“. Ma lui è stato certamente uno dei pochi ad aver portato a compimento quello su scala così massiccia.

Sappiamo che le famiglie e le coppie sono state separate le une dalle altre, fatte  vivere in quartieri separati, e che i bambini non venivano allevati dai loro genitori.

Sappiamo che i dissidenti venivano spesso sedati (pesantemente drogati contro la loro volontà) e limitati a una “ampia unità di cura“.

Sappiamo che i bambini, così come gli adulti maschi e le femmine, furono fisicamente o sessualmente abusati.

Sappiamo che Jones aveva un corpo di leadership altamente funzionante e un entourage medico che gli teneva il gioco e che sono stati strumentali nella gestione del veleno in quell’ultimo giorno, quelli che hanno effettuato l’ultima chiamata di Jones per quello che aveva etichettato come “suicidio rivoluzionario“.

Non c’era uscita per chi dubitava o sfidava le direttive. I residenti del comune di Jonestown erano condannati. Guardavano per prima i bambini cui era forzatamente iniettata  la miscela letale di cianuro e di succo di frutta, successivamente gli adulti stessi potevano “scegliere” di avvelenarsi. Qualora uno anche avesse avuto i mezzi per resistere, lui o lei sarebbe stato minacciato a mano armata da una squadra di sicurezza composta da parrocchiani. Questo incidente di ampia portata è un esempio orribile di quello cui mi riferisco come “scelta limitata“. [2]

Immagini orribili invasero le onde radio. Ricordo di averli visti in tv mentre io stessa ero in un culto. Una vera credente passionaria – me – vedeva la decomposizione dei centinaia di cadaveri  di altri veri credenti accatastati uno sopra l’altro. Fu scioccante.

La maggior parte di queste persone provenivano da San Francisco, dove vivevo all’epoca. L’edificio della chiesa del Tempio del Popolo era uno dei più importanti distretti in cui avevo camminato centinaia di volte per l’organizzazione e il reclutamento, vendendo il giornale del mio culto, facendo firmare petizioni e anche facendo raccolte fondi tra la povera gente che viveva in quel quartiere. Alcune di quelle stesse donne afro-americane cge avevano creato e donato  bei pezzi di lavoro con quilling  per i nostri cosiddetti sforzi politici avrebbero può benissimo essere andate a morire nella giungla della Guyana.

Mentre le immagini dei morti erano infinitamente visibili su TV, giornali e riviste, il giornale del mio culto gestiva un editoriale lungo in cui il nostro leader esaltava Jones, i suoi seguaci e la loro missione e la visione socialista. Abbiamo capito perché avevano fatto quello che hanno fatto, scriveva il mio capo. Anche noi vivevamo nel ventre della bestia e conoscevamo il desiderio di fuggire in una terra migliore. Naturalmente, quell’editoriale era superficiale, ed una istintiva analisi simpatizzante – un capo di culto che difende un’altro. E non per la prima volta. Nel corso degli anni abbiamo visto alcuni strani compagni di letto: vari gruppi lontani con opposte ideologie ed obiettivi che hanno unito le forze in campagne di pubbliche relazioni, battaglie legali, e così via.

Allora, cosa abbiamo imparato?

Alcuni culti inducono i loro membri a “suicidarsi“?

Sì, ma non sempre. Tuttavia, per quanto ne sappiamo  non tutti i culti fanno la fine di Jonestown, sappiamo anche che uno o due ne ha avuto volontà; infatti, ce ne sono stati nel frattempo uno o due o più.

Dovremmo considerare questi atti di suicidio indotti da un omicidio?

Sì, penso di sì.

In caso di dubbi circa i meccanismi di controllo in gioco, leggete questo brano di una lettera scritta a Jones da una delle sue infermiere del cerchio interno. Lei chiede come la fine avrà luogo:

Papà … Le stesse persone che resistono al Suicidio Rivoluzionario perché vogliono salvare i loro asini sarebbero eccellenti prigionieri per il nemico … Anche se il più forte si potrebbe uccidere prima di essere portati, i più deboli – non importa quello che potrebbero dire in incontri pubblici – non potrebbero uccidere se stessi e sarebbero i primi a parlare.

     Prepariamo la gente leggendo il sistema p.a.  con parole forti, assertive rivoluzionarie del passato che hanno determinato questa scelta … Ci si riunirà nel padiglione circondati con la sicurezza altamente affidabile armata di  pistole. I nomi saranno chiamati fuori a caso. Le persone saranno accompagnati nel luogo di morte da una forte personalità … che sarà amorevole, supportante [supporto] ma non simpatica. Essi saranno accompagnati da due forti uomini della sicurezza con le pistole. (Non mi fido di far organizzare la propria morte alle persone … ma [che] essa può essere organizzata da pressioni esterne e senza alternative lasciate aperte). Al posto di morte essi saranno colpiti alla testa e se Larry non crede che siano definitivamente morti, la loro gola verrà tagliato con un bisturi. Sarei disposta ad aiutare qui se è necessario. I corpi potrebbero essere gettati in un fosso. Potrebbe essere consigliabile bendare le persone prima che si rechino al posto di morte perchè il sangue e il corpo rimagono per terra potendo aumentare l’agitazione. [3]

Così, può il  narcisismo sfrenato di un leader di una setta portare ad atti di violenza – verso l’interno visto da fuori?

Sì. Ricordate, non solo Jones ed i suoi seguaci sono morti – tra cui 303 bambini innocenti che non hanno fatto questa scelta – ma anche un membro del Congresso degli Stati Uniti e quattro membri della stampa furono uccisi e altri feriti seriamente mentre cercavano di andarsene [4].

Ciascuno dei collettivi suicidi/omicidi di massa che sto per citare è incredibilmente complesso e garantisce un’ampia discussione. Li cito brevemente qui come alcuni degli altri incidenti da cui  possiamo imparare.

1993: In Texas 80 membri dei Davidiani, seguaci di David Koresh, tra cui 22 bambini, muoiono in un inferno ardente presso la zona Waco. Potremmo chiederci: Koresh avrebbe lasciato andar via la sua gente? [5]

1994 – 1997: Un totale di 74 persone, membri dell’Ordine del Tempio Solare in Canada, in Svizzera e in Francia morirono. Anche in questo caso vi erano neonati e bambini, morti in rituali brutali. Quanto è stata l’accondiscendenza? Quanti furono costretti? [6]

1997 “Suicidio collettivo”: a Rancho Santa Fe, California, 39 membri del culto Porta del Paradiso.  Altri due seguaci di Marshall Applewhite seguirono l’esempio nei sei mesi successivi – e forse  non abbiamo mai imparato a capirlo preventivamente. [7]

2000: In Uganda, più di 400 membri del Movimento per la Restaurazione dei 10 Comandamenti furono brutalmente assassinati e sepolti in fosse comuni segrete; altri 300 bruciati a morte nella chiesa chiusa. [8]

Questi sono fatti tragici, sì, non c’è che dire. Ma nella mia mente, ciò che è più importante a proposito del Tempio del Popolo e di  Jonestown, e ciò che è così importante circa altri culti, è quello che ci dicono circa i sistemi di influenza e di controllo che sono istituiti per trattenere i membri e garantire la loro lealtà in parole e fatti.

Quando sentiamo il termine “estremismo ideologico“, possiamo più immediatamente pensare a atti di violenza verso gli estranei, come stiamo vedendo in molte parti del mondo oggi. Tuttavia, ciò che non dobbiamo perdere di vista è che l’estremismo ideologico e la violenza che può derivarne non è solo quella di orchestrare suicidi collettivi o martiri, contaminare aerei o autobus affollati. Piuttosto, al suo interno, è la struttura sociale che viene impostata intorno a quella ideologia, la promessa di “salvezza” e la ricetta del leader di trasformazione che vi porterà lì, circa l’istituzione di sistemi di influenza e di controllo all’interno che la struttura sociale auto-sigillante ha per garantire obbedienza e di conformità  e circa i rapporti di potere e lo squilibrio di potere tra il leader carismatico e i seguaci.

In definitiva, se si crede che i membri del culto abbiano subìto il lavaggio del cervello, si tratta di considerare almeno una parte dei membri con stato sociale-psicologico ed emotivo di  “scelta limitata” [9]. Questa è la condizione normale, le persone intelligenti,  istruite che rinunciano per anni della loro vita – e talvolta alla loro stessa vita o prendendo la vita degli altri – a causa della profonda interiorizzazione dell’ideologia del gruppo e dei suoi obiettivi presunti. Di volta in volta, vediamo l’adulazione acritica di una figura autoritaria, combinata con sacrificio personale e perdita di potere da parte del seguace. Io sostengo che questo richiede quel complesso mix di elementi che  portano ad atti di violenza. Questi atti non sarebbero possibili, non sarebbero giunti a buon fine senza la manipolazione sociale-psicologica che va avanti, non vista e non riconosciuta dalla maggior parte delle persone all’esterno.

Ma ancora più importante, credo, è la comprensione e il riconoscimento che l’estremismo ideologico si manifesta più frequentemente, non in missioni suicide, ma piuttosto nella manipolazione quotidiana, nell’oppressione, nella sottomissione, nello sfruttamento e nella violenza verso i membri del culto e verso le loro famiglie all’interno della setta, compresi i bambini che sono nati e cresciuti in quell’ambiente. Se prendiamo una visione più ampia di estremismo ideologico e delle sue conseguenze, vediamo altre forme di esiti violenti, tra cui quella fisica, sessuale e gli abusi emotivi; sfruttamento; omicidio e caos. E non solo tra i gruppi religiosi o quasi-religiosi, ma tra i gruppi con una vasta gamma di sistemi di credenze.

Permettetemi di portare esempi:

 The Family di Manson nel 1969: nel sud della California, almeno otto persone furono uccise, quattro in carcere, oltre allo stesso Charles Manson. Nel frattempo Mansonite Leslie Van Houten, 58 anni, ha sprecato quasi il doppio degli anni di carcere, della sua vita al momento della sua condanna. Lei ha completamente rinunciato a Manson, fu una detenuta modello, ha completato un master, e così via – ma lei non sarà mai perdonata e mai rilasciata sulla parola [10].

  Esercito di Liberazione Simbionese nel 1974: il rapimento dell’ereditiera Patty Hearst da questo culto  politico, le cui attività includevano sparatorie della polizia, rapine in banca, attentati falliti, omicidio e la perdita della vita di un civile innocente, così come di diversi membri stessi SLA. [11]

Ecco un altro tipo di risultato.

L’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna (ISKCON) è uno dei gruppi più noti e visibili venuto negli Stati Uniti nel 1965, meglio conosciuto come gli Hare Krishna. Nel 2000 una class-action fu depositata per presunti abusi sessuali di bambini cresciuti nei collegi ISKCON. Di interesse è il fatto che gli Hare Krishna è uno dei pochi gruppi controversi che producono giustificazioni e offrono indennizzi, si badi bene, con vincoli, che alcuni sentono inadeguati. [12]

I Figli di Dio dal 1968 al 1970: il gruppo di David Moses Berg fu costituito nel periodo di massimo splendore di attività del culto in America, poi si spostò in tutto il mondo. Nel 1974 questo gruppo (ora conosciuto come The Family) fu tristemente noto per le sue pratiche sessuali controverse, che per prime erano “condivise” tra i membri del gruppo, poi con gli estranei (la pratica nota come “pesca amorosa”), poi ampliato per includere i bambini, tra cui i propri figli! [13]

Nel 1984 il culto guidato dal guru indiano Bhagwan Shree Rajneesh mise i batteri della salmonella nelle insalate del  bar di una vicina città, sperando di influenzare le elezioni locali in favore della setta. La speranza del culto era che i cittadini non si recassero alle urne quel giorno [14]. Più di 700 persone stettero male. Questo fu il primo atto di una “guerra” biologica  – probabilmente meglio descritta come un crimine biologico – negli Stati Uniti

Nel 1992 il Consiglio Minnesota Patriots, un gruppo di miliziani anti-governativi, riuscì a produrre ricina, un veleno mortale derivato dai semi di ricino, ma non hanno mai capito che cosa fare con esso. [15]

Nel 1995 Aum Shinrikyo rilasciò sarin, un tipo di gas nervino, nella metropolitana di Tokyo, uccidendo 12 persone e causando più di 5.000 feriti. Si è trattato di  una “guerra” chimica  – e forse più giustamente definita guerra, perché il culto Aum era destinato a provocare la distruzione dell’umanità nella loro ricerca di Armageddon. [16]

È interessante il recente libro Bracing for Armageddon? del professore di immunologia della UCLA (University of California, Los Angeles) William Clark [17] che cita questi ultimi tre esempi, quelli orchestrati da gruppi settari, come tentativi di attacchi di bioterrorismo su larga scala.

Ma dovremmo essere preoccupati? Il dr. Clark non la pensa così. Secondo lui, l’esperienza combinata necessaria – in microbiologia, bioingegneria, meteorologia e in altre aree scientifiche – per avere successo nella creazione di un arma biologica è altamente improbabile che si verifichi, non tra i gruppi terroristici, non tra le nazioni. E così possiamo supporre, non tra i culti. [18]

Aum, per esempio, con tutti i suoi membri di alto livello addestrati scientificamente, ha speso milioni di dollari e quasi un decennio cercando di sviluppare armi biologiche e non ha avuto successo. Il dr. Clark crede che abbiamo molto di più di cui preoccuparcii dall’influenza aviaria o da qualche altro focolaio naturale.

Tuttavia, oggi siamo tutti preoccupati per il terrorismo e la sicurezza nazionale. Leggiamo ogni giorno di attività terroristiche, di  morti, lesioni, distruzione. Vediamo tante cose di seguito in TV o su Internet.

Nel corso degli anni, abbiamo letto articoli sulla stampa di tutto il mondo, sulle famiglie che hanno evidenziato come il proprio caro sia stato sedotto da un imam radicale, un compagno, qualcuno nella moschea, un collega, o un vicino di casa per diventare un martire rivoluzionario. Parole come “coercizione“, “lavaggio del cervello“, “reclutamento mirato” e “persuasione” tendono ad emergere in questi rapporti.

Purtroppo, un recente articolo della CNN riferito alla prevalenza delle donne che vengono utilizzate per missioni di bombardamento suicide riferisce: “L’Intelligence raccolta da detenuti indica che al Qaeda in Iraq è alla ricerca di donne con tre caratteristiche principali: coloro che sono analfabete, che sono profondamente religiose o che hanno problemi finanziari perché molto probabilmente hanno perso la presenza di un capofamiglia … Se lo stato psicologico della donna è ridotto male, essi cercano di attirarla con le illusioni che andrà in paradiso. Tutti loro provengono da famiglie di terroristi che vengono reclutati e messi sotto pressione” [19].

Non ho alcun dubbio che un certo numero di noi abbia molto da contribuire per una comprensione più completa del reclutamento e dell’indottrinamento di giovani uomini e donne in organizzazioni terroristiche. Sappiamo che non sono diventati tutti kamikaze. Per coloro che sono selezionati per queste missioni di martirio, l’indottrinamento non deve essere lungo, in quanto ci sono molti altri fattori geopolitici, storici, teologici e personali coinvolti che possono rendere un processo relativamente veloce. Ma il punto è: essi sono nel processo di indottrinamento – e questo è qualcosa che quelli di noi che studiano i culti conoscono. La stragrande maggioranza delle persone non sono nate per uccidere, tanto meno in questo modo. I kamikaze non sono psicopatici; sono vittime.

E’ ormai chiaro per me nella mia recensione della letteratura sul terrorismo che tanti – mi piacerebbe anche dire, la maggior parte – degli autori principali hanno una comprensione minima, nella migliore delle ipotesi [20], e di  grave malinteso, nel peggiore dei casi, dei processi di influenza di cui siamo così consapevoli e in sintonia e che sono certamente in gioco qui. Uno degli esperti di terrorismo più altamente considerato recentemente ha ripetuto quello che ha scritto in un libro precedente [21],  sostenendo che i  giovani musulmani non sono suscettibili di lavaggio del cervello [22] e, pertanto, che non c’è una spiegazione del perché essi vengono coinvolti in organizzazioni e attività terroristiche. Se Marc Sageman capisse cosa è il lavaggio del cervello, non potrebbe fare una tale affermazione di chiusura mentale.

Ironia della sorte, Sageman continua a descrivere il processo in quattro fasi secondo le quali i giovani si radicalizzano – un processo che, per lui, va un po’ magicamente dall’esperienza personale all’ideologia di una rete sociale in cui si chiacchiera di cose fino all’azione. Non una sola parola circa il processo di cambiamento di un individuo che deve passare attraverso un procedere dalle parole ai fatti, soprattutto quando si tratta di violenza, di azioni estremiste. Nessuna menzione degli elementi chiave dell’influenza (forse anche, oserei dire, di coercizione?)

Critica a tale processo.

Mentre il terrorismo è una questione importante, dobbiamo anche tenere a mente che una cultura della paura è stata generata – almeno negli Stati Uniti – tanto da considerare l’attività terroristica come una minaccia più grande di quella che è. Uno studio recentemente pubblicato dai ricercatori della Simon Fraser University indica che, se mettiamo da parte la guerra in Iraq, gli atti di terrorismo e le conseguenti perdite sono calati negli ultimi cinque anni – di oltre il 40% dal 2001 [23]. Inoltre c’è stato un calo del 54% tra il 1985 e il 2004 del numero dei gruppi in Medio Oriente e Nord Africa che agiscono con violenza. Una causa di questo, secondo lo studio, è l’enorme calo di sostegno alle organizzazioni terroristiche islamiste nel mondo musulmano. Prove storiche rivelano che una volta che perdono il sostegno pubblico le campagne terroristiche tendono ad essere abbandonate o sconfitte.

Abbiamo visto il fenomeno stesso qui negli Stati Uniti nel 1970, quando il Weather Underground, un gruppo di radicali estremisti di sinistra, si staccò dal gruppo pacifista più moderato, Studenti per una società democratica. I Weathermen, che fecero esplodere alcuni edifici – e se stessi – sono stati molto rapidamente isolati e divenuti ininfluenti. Così è stato per il gruppo radicale Earth First!, quando fissavano chiodi negli alberi e altri atti potenzialmente violenti per fermare il trasporto del legame. Molti persero interesse e sostennero i gruppi ambientalisti più moderati. Lo stesso effetto di contenimento ha avuto luogo quando estremisti spronati dall’Esercito di Dio e da diversi altri gruppi di odio incitavano l’omicidio dei medici abortisti. Almeno tre medici e quattro membri del personale della clinica furono uccisi. Le Cliniche furono bombardate e si verificarono atti vandalici; il personale e i volontari furono inseguiti e perseguitati. In definitiva, il risultato è stato di emarginare chi promuove l’estremismo ideologico e di isolarne i suoi autori.

Così, mentre noi certamente vogliamo mantenere la nostra attenzione sui gruppi terroristici che utilizzano le tecniche dei culti per reclutare e convertire i fedeli seguaci in agenti schierabili, non dobbiamo dimenticare quello che io ritengo essere la nostra prima priorità – tutti quei culti presenti in mezzo a noi.

* * *

Ho citato i gruppi politici e le organizzazioni terroristiche nella stessa frase in cui ho usato la parola “cult”. Voglio essere chiara su che cosa intendo quando uso la parola “cult”. Inoltre, vorrei affrontare la controversia in corso che la circonda, un dibattito che, purtroppo, ci affligge ancora e qualche volta ci distrae e ci distoglie dai nostri maggiori obiettivi.

In un recente pezzo del New York Times, gli autori sostengono che i terroristi amano essere chiamati jihadisti perché li associa ad un termine che ha connotazioni positive [24] così come alcuni culti sicuramente vorrebbe essere chiamati  “nuovi movimenti religiosi” (NRM), perché li mette in una luce positiva. (Tranne ovviamente un culto come quello in cui ero io, che era politico: “religioso” non è certo un identificatore appropriato per un tale gruppo, che è esattamente parte del problema con il termine NRM). Nel caso dei terroristi, una volta che si chiamano jihadisti, si inseriscono nel bel mezzo di un quadro religioso, trasformando la discussione verso la teologia e lontana dal terrorizzare e dall’intimidire il pubblico e dall’assassinio di innocenti. La Jihad ha grande onore; si devia dalla violenza illegale e dal disordine. Gli autori della pagina interna del giornale affermano: “L’etichetta può sembrare antica, ma il terrorismo è una parola riconosciuta a livello internazionale per un crimine riconosciuto a livello internazionale. Se vogliamo vincere la guerra delle parole, faremmo bene a scegliere quelle che usiamo con maggiore attenzione” [25].

Per quanto riguarda i NMR io sono a volte colpita dalla mancanza del pensiero complesso tra alcuni studiosi. Per primo, sembrano pensare che se si identifica un gruppo con un culto, allora si può anche dire che non è una religione, o una “nuova” religione, come se uno esclude necessariamente l’altra. Si danno una pacca sulla spalla e sostengono che  “le guerre ai culti” sono finite. Non così in fretta, mi dico.

Visto quello che sta accadendo in tutto il mondo di oggi, la loro posizione idiota e il loro incantesimo incessante che il lavaggio del cervello non esiste, mette loro stessi dalla parte sbagliata della storia.

E ora un dibattito tra di loro sembra essere incentrato su ciò che significa “nuovo”. Dopo quanti anni qualcosa non è più “nuova“? Penso che non sia questo il punto. Quali siano le caratteristiche di  interesse che spieghino cosa sia un culto, che ci fa capire questo termine – che si tratti di un NRM o vecchio RM, un club, un gruppo politico, una scuola di karate, un comune, una famiglia, un gruppo di psicoterapia , un gruppo UFO, e così via. A questo proposito, dobbiamo guardare i modelli di struttura, le relazioni sociali, le relazioni di potere e i  comportamenti che permettono di caratterizzare qualcosa come un culto.

Altrettanto importante, come accennato in precedenza, non avendo un indentificatore concordato comune e neutro – o interdisciplinare – ci ritroviamo con nessun linguaggio con cui parlare di quei gruppi che non sono basati su ideologie teologiche, come il mio vecchio gruppo e come molti altri. Così come il termine terrorismo è riconosciuto a livello internazionale, mi riferiscono che il termine “setta” ha una solida base: nelle scienze sociali, che sono la sociologia, l’antropologia, la criminologia, le scienze politiche, la psicologia sociale e la psicologia; nelle scienze umane, negli studi religiosi, nella storia e negli studi americani; così come nella teoria della struttura e dell’organizzazione. Non importa che alcuni accademici simpaticizzanti e portavoci delle sette vorrebbero farci credere – o ancora più importante, avrebbero il supporto, la professione legale e del pubblico in generale,  –  che non esiste una cosa come un culto e una cosa come il lavaggio del cervello.

In una sorta di fuorviante correttezza politica, gran parte dei media può aver fatto marcia indietro, scegliendo “setta” la maggior parte del tempo. E alcuni tribunali potrebbero essere stati ingannati dalle tattiche ingannevoli aggressive di alcuni cosiddetti esperti, anche se alcuni tribunali hanno compreso questo e hanno permesso testimonianze, per quanto riguarda l’influenza indebita del controllo cultuale. E posso dire che il pubblico non è così stupido. La gente capisce questi termini.

Ora io non intendo dire che sia così semplice, o che non ci sono alcune incomprensioni o istanze precipitose o mal classificate che possono andare avanti. Realisticamente, questo è il caso con qualsiasi cosa controversa.

Sì, culto è un concetto controverso [26]. Tuttavia questo non significa che dobbiamo gettare tale termine. Ha una buona base; è stato riconosciuto più volte; ed ha uno scopo.

Abbiamo bisogno di fare un lavoro migliore per spiegarlo? A volte, sì.

Abbiamo bisogno di parlare quando è utilizzato in modo improprio o troppo in fretta? Sì, naturalmente.

Il termine culto ha assunto una connotazione negativa? Sì, credo che questo sia valido per alcune persone in alcuni casi.

Alcuni culti, se non tutti, hanno la responsabilità di questo? Sì, credo che sia così.

I culti diventano disperati e talvolta agiscono sotto la minaccia di pressioni esterne o della percezione di sentirsi “perseguitati“? Sì, alcuni di loro lo fanno. Ma questo non significa che dobbiamo stare zitti e andare via, che dobbiamo interrompere il nostro studio su di loro o cessare di ritenerli responsabili rispetto ad un comportamento umano decente e alle leggi del paese. In realtà, si è visto che la pressione esterna ha portato talvolta un culto a cambiare o “ammorbidire” le sue pratiche, come il culto  poligamo FLDS che sta effettuanto sanzioni per i  matrimoni con minorenni. Il controllo pubblico a volte paga, e lo dico con la precisazione che non sto sostenendo l’intervento del governo ingiustificato o il passaggio di leggi che possano limitare le nostre libertà. Ma la libertà viene inoltre fornita con l’obbligo di agire in modo responsabile.

Abbiamo bisogno di migliorare e approfondire la nostra comprensione del fenomeno in tutte le sue manifestazioni? Sì, naturalmente. Questo è il motivo per cui la nostra ricerca in corso è così vitale. Perché dobbiamo sforzarci di pubblicare attraverso le discipline. Dobbiamo portare il nostro punto di vista là fuori  in seri, sostanziali, articoli e libri.

Dobbiamo continuare a lottare – strategicamente ed elegantemente – contro la lista nera accademica che Ben Zablocki ha scritto più di 10 anni fa [27]. E non solo la lista nera su ogni discussione di lavaggio del cervello, mentre scriveva in quel particolare articolo, ma anche noi dobbiamo lottare contro ed esporre la difficoltà di ottenere che tutto ciò che ha pubblicato presenta una prospettiva critica dei culti in generale o di un gruppo specifico – non importa quanto ben studiato e motivato può essere il lavoro.

E – estremamente importante – dobbiamo ancora lavorare per convincere la gente a capire meglio la complessità del coinvolgimento nel culto e di impegno, in modo che  la colpa non cada sulla vittima.

Come per ogni area di studio, dobbiamo definire il nostro argomento di interesse  o non saremo in grado di studiare, nè di parlarne. Francamente, credo che creiamo più confusione e problemi per noi stessi e deviamo dai nostri obiettivi didattici e di ricerca, quando usiamo un miscuglio di termini – totalitario, alto-demand, chiuso, autoritario, e così via. Questi sono cosa buona e giusta. Non ho niente contro di loro, davvero. In realtà, mi sono resa colpevole di questo esercizio di evitamento. Ma in realtà, non è vero che  stiamo solo esitando dal dire le cose come realmente stanno?

Ero molto rincuorata il mese scorso quando il Prosecution Service Corona britannico ha stabilito che la parola culto non era “abusiva o offensiva“.  Questo è stato scritto in una relazione della polizia di Londra rilasciata su un giovane uomo che faceva picchettaggio in una delle manifestazioni anonime di fronte a Scientology. La polizia ha insistito affinchè  il ragazzo togliesse dal suo cartello  la parola “culto“. Quando l’atto di citazione ha ottenuto il risultato, la madre ha detto che la decisione è stata “una vittoria per la libertà di espressione” [28] – e in effetti  lo è stata.

Che cosa ci riserva il futuro?

Come ho scritto nel mio libro  Bounded Choice, “La combinazione della leadership carismatica, un sistema di credenze trascendente, impegno personale e la pressione sociale e psicologica è la dinamica chiave” [29]. E’ la chiave per la trasformazione dell’individuo dal credente dedicato all’agente schierato e rappresenta il nucleo di ciò che dobbiamo cercare di trasmettere agli altri. Sottomettersi al dominio di un leader carismatico è un processo intimo e complesso; è unico per ogni capo e ogni devoto. Tuttavia, esaminando le somiglianze di influenza carismatica e di controllo nelle sue varie forme, ci troviamo ad acquisire una più profonda comprensione di questo fenomeno enigmatico. Diventiamo anche meglio attrezzati per condividere la nostra conoscenza con altri professionisti interessati e con il pubblico in generale.

Tanto sta accadendo nel mondo di oggi, dove possiamo contribuire. Una serie infinita di eventi ci chiama:

• La recente situazione con la Chiesa Fondamentalista di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (FLDS), comunità nel Texas.

• Il profeta/leader della FLDS, Warren Jeffs, condannato lo scorso anno di essere complice di stupro perchè responsabile di un matrimonio tra un giovane uomo e una ragazza di 14 anni, e di fronte, oltre ai diversi incarichi in Arizona. [30]

• Le proteste selvaggiamente creative degli Anonymous in tutto il mondo.

• Il flusso incessante di persone vulnerabili in organizzazioni terroristiche

E ci sono un sacco di altri incidenti:

• Tre grandi “dream homes” cui è stato appiccato il fuoco da eco-terroristi, il Fronte di Liberazione della Terra, un gruppo che. insieme con il Fronte di Liberazione Animale, ha commesso e rivendicato centinaia di attacchi criminali negli ultimi dieci anni. Questo ha fatto sette milioni di dollari di danni. [31]

• Un gruppo di seguaci (tra cui almeno quattro bambini) di un leader di una setta russa si sono barricati in una grotta a circa 400 km a sud est di Mosca, per più di sette mesi in attesa del giorno del giudizio. [32]

• Una intervista ad un leader di culto egocentrico che dichiara di essere il Messia, che ha ammesso nel video di aver “giaciuto nudo” con tre ragazze minorenni (uno di appena 12 anni), è stato arrestato e accusato di contatto sessuale criminale con un minore circa una settimana dopo che il programma fosse in onda sul canale National Geographic. [33]

Tutto questo e molto altro ci dice che l’estremismo ideologico è vivo e vegeto. I culti prosperano sull’estremismo ideologico. Attraverso meccanismi noti di influenza e di controllo – i modelli che abbiamo visto più volte in questi gruppi – le vite individuali diventano sempre più costrette, a volte gradualmente, a volte piuttosto rapidamente. Le menti sono modellate per rispondere nel modo approvato culto. Nel caso di coloro che sono nati o cresciuti in un culto, queste influenze di controllo sono ovunque intorno a voi, dalla nascita, fin dall’infanzia. Per chi è cresciuto in un ambiente del genere il gruppo può lasciare un’impronta ben oltre quello che molti di noi possono iniziare a comprendere.

Sono attualmente impegnata in un progetto di ricerca, intervistando persone che sono nate o cresciuti in un culto. Ciò che rende unica la popolazione che sto intervistando è che tutte queste persone hanno lasciato il culto per conto proprio, sia in adolescenza o nella prima età adulta. Sono così umiliata e intimorita dalle storie di vita che queste persone coraggiose stanno condividendo con me. E la buona notizia è che essi sopravvivono. Costruiscono vite, hanno relazioni, vanno a scuola, costruiscono le proprie carriere, e per capire le loro emozioni e ciò in cui credono, hanno coraggiosamente lottato con problemi di identità e di questioni di vita pratica, spesso senza una mano.

E’ stato chiaro da tempo che questa è la nuova popolazione che richiede la nostra attenzione. Le loro esperienze, le loro intuizioni sono l’aggiunta di una nuova dimensione alla nostra base di conoscenze. Grazie a loro, vorrei sostenere che la comprensione scientifica della “resilienza” sarà notevolmente ampliata. Anche loro sono i nostri eroi.

Ho letto qualcosa su Internet, l’altro giorno: un professore con dottorato di ricerca ha scritto, “I kamikaze sono determinati geneticamente a diventare assassini,” nel senso che sono nati in questo modo. Personalmente e professionalmente, non lo credo che per un minuto.

In realtà, la nuova ricerca sul cervello ci sta mostrando che gli anni dei “tradizionalisti cablati” sono finiti. Questa nuova area di studio, denominato neuroplasticità, valuta se o no il cervello è fisso o flessibile nella sua struttura e nelle capacità [34]. E da questa ricerca stiamo imparando che il cervello adulto può cambiare, che “il cervello umano è quasi infinitamente malleabile … qualcuno è abituato a pensare che il nostro reticolo mentale è stato in gran parte determinato dal tempo fin che abbiamo raggiunto l’età adulta. Ma i ricercatori del cervello hanno scoperto che questo non è così” [35]. Anche la mente degli adulti è molto plastica, ci dicono. E tali adattamenti si verificano anche a livello biologico. Se il cervello è in grado di riprogrammare se stesso “al volo”, come uno neuroscienziato ha riferito, [36] allora sicuramente il nostro cervello può anche essere manomesso da altri che hanno influenza su di noi. Questa nuova scienza ci serve in due modi:

In primo luogo, ci aiuterà a comprovare la nostra posizione che il lavaggio del cervello esiste. Che le persone possono cambiare grazie agli sforzi concertati dei sistemi cultuali di influenza e di controllo.

Quando ho scritto in una poesia, poco dopo aver lasciato il mio culto, “Hanno preso il mio cervello e mi hanno reso qualcosa di diverso da quella che volevo essere” [37] non avevo le parole scientifiche allora, ma sapevo che mi era stato fatto il lavaggio del cervello – e sapevo io l’avevo fatto ad altri.

In secondo luogo, la ricerca sulla neuroplasticità ci dà nuovi modi per capire e studiare il processo di recupero quando qualcuno lascia un culto.

Concludo con una sfida e una speranza. I culti sono disponibili in tutte le dimensioni e forme, con una varietà di credenze e pratiche. Ma in realtà non sono misteriosi come i media a volte ci riportano, lasciandoci con slogan sconcertanti piuttosto che esplorazioni sostanziali che fanno luce e portare chiarezza [sul fenomeno ndt]. Abbiamo alcune definizioni di lunga data e un insieme di caratteristiche che possono essere associate con questi gruppi. Andiamo al loro fianco. Usiamoli. Cerchiamo di essere noi a far luce. Se un ragazzo di 16 anni a Londra non è stato intimidito da tattiche intimidatorie, tu non sei uguale.

Non possiamo rifuggire dai nuovi sviluppi, come ad esempio nel campo delle neuroscienze, ma non dobbiamo dimenticare le opere fondamentali di Robert Jay Lifton, Edgar Schein, e Margaret Thaler Singer. Il lavoro di Bruce Perry [38] è degno della nostra attenzione. E, naturalmente, non dobbiamo ignorare le spiegazioni socio-psicologiche di base provenienti da Asch, Milgram, Janis, Goffman, Cialdini, Zablocki, me e  altri.

I culti in realtà non fanno nulla di nuovo o di diverso da ciò che è stato fatto per l’eternità. Sono solo molto bravi a confezionate l’influenza e il controllo in un modo molto deliberato. Credo che sia nostra responsabilità come movimento e di vitale importanza per la formazione,  formare una nuova generazione di studiosi e professionisti per affrontare questa sfida.

Notes

[1] This section of the presentation honoring people in the field of cultic studies has been deleted from this version of the Keynote Address.

[2] Lalich, Janja. Bounded Choice: True Believers and Charismatic Cults. Berkeley: University of California Press, 2004.

[3] Isaacson, Barry. “The secret letters of the Jonestown death cult.” The Spectator (UK), May 14, 2008.

[4] Singer, Margaret Thaler, with Janja Lalich. Cults in Our Midst. San Francisco, CA: Jossey-Bass, 1995.

[5] Lalich. Bounded Choice, p. 10.

[6] Mayer, Jean-Francois. “‘Our Terrestrial Journey Is Coming to an End’: The Last Voyage of the Solar Temple,” Nova Religio, 1999, 2(2), pp. 172-196.

[7] Lalich, Bounded Choice.

[8] Lalich, Bounded Choice, p. 12.

[9] Lalich, Bounded Choice

[10] Associated Press. “Manson follower Van Houten denied parole for 18th time.” Enterprise-Record (Chico, CA), August 30, 2007.

[11] Taylor, Michael. “SLA’s Legacy a Violent Void.” San Francisco Chronicle, November 11, 2002, pp. A1, A12.

[12] See http://www.surrealist.org for the perspective of former gurukulis.

[13] Williams, Miriam. Heaven’s Harlots: My Fifteen Years as a Sacred Prostitute in the Children of God Cult. New York: Eagle Brook/ Morrow, 1998. See also: Lattin, Don. Jesus Freaks: A True Story of Murder and Madness on the Evangelical Edges. San Francisco: HarperOne, 2007; and Jones, Kritina, Celeste Jones, & Juliana Buhring. Not Without My Sister: The True Story of Three Girls Violated and Betrayed. London: Harper Element, 2007.

[14] Lalich, Bounded Choice, p.10.

[15] Palmquist, Matt. “Bioterror in Context: How and Why the Threat of Bioterrorism Has Been So Greatly Exaggerated.” Miller-McCune, June-July 2008, pp. 72, 73-76.

[16] Lifton, Robert Jay. Destroying the World to Save It: Aum Shinrikyo, Apocalyptic Violence, and the New Global Terrorism. New York: Metropolitan Books, 1999.

[17] Clark, William R. Bracing for Armageddon?: The Science and Politics of Bioterrorism in America. New York: Oxford University Press, 2008.

[18] Palmquist, “Bioterror in Context.”

[19] Damon, Arwa. “Iraqi woman describes daughter’s descent into suicide bombing.” CNN.com, June 6, 2008.

[20] For an intelligent understanding of indoctrination of terrorists, see The Faces of Terrorism: Social and Psychological Dimensions by Neil J. Smelser (Princeton, NJ: Princeton University Press, 2007).

[21] Sageman, Marc. Understanding Terror Networks. Philadelphia: University of Pennsylvania Press, 2004.

[22] Sageman, Marc. “Explaining Terror Networks in the 21st Century.” Footnotes (American Sociological Association), May/June 2008, p. 7.

[23] Zakaria, Fareed. “What’s really scary about terror statistics.” San Francisco Chronicle, May 27, 2008.

[24] Singer P.W., and Elina Noor. “What Do You Call a Terror(Jihad)ist?” New York Times, June 2, 2008.

[25] Singer and Noor. “What Do You Call a Terror(Jihad)ist?”

[26] Smelser. Faces of Terrorism, p. 239.

[27] Zablocki, Benjamin D. “The Blacklisting of a Concept: The Strange History of the Brainwashing Conjecture in the Sociology of Religion.” Nova Religio 1997, 1(1), pp. 96-121.

[28] Dawar, Anil. “Schoolboy avoids prosecution for branding Scientology a cult.” The Guardian (UK), May 23, 2008.

[29] Lalich. Bounded Choice, p. xvi.

[30] Dobner, Jennifer. “Jury reaches verdict at polygamist trial.” Associated Press, September 25, 2007.

[31] Gillespie, Elizabeth M. “Dream homes set afire, apparently by eco-radicals.” San Francisco Chronicle, March 4, 2008, p. A3.

[32] “Hope for end to Russia cave siege.” BBC News, March 29, 2008.

[33] “Inside a Cult,” first broadcast on the National Geographic Channel, April 23, 2008. See also: Baker, Deborah, “New Mexico sect leader accused anew of sex abuse.” Associated Press, May 20, 2008.

[34] Doidge, Norman. The Brain That Changes Itself. New York: Penguin, 2007. See also: Schwartz, Jeffrey M., and Sharon Begley. The Mind & The Brain: Neuroplasticity and the Power of Mental Force. New York: Harper Perennial, 2003.

[35] Carr, Nicholas. “Is Google Making Us Stupid?” The Atlantic, July/August 2008, pp. 56-63.

[36] Carr. “Is Google Making Us Stupid?”, p. 60.

[37] First published in Lalich, Janja. “The Cadre Ideal: Origins and Development of a Political Cult.” Cultic Studies Journal, 1992, 9(1), 1, pp. 66-67

[38] Perry, Bruce, & Maia Szalavitz. The Boy Who Was Raised as a Dog and Other Stories from a Child Psychiatrist’s Notebook: What Traumatized Children Can Teach Us About Loss, Love, and Healing. New York: Basic Books, 2006.

Fonte: http://jonestown.sdsu.edu/?page_id=31409
Un ringraziamento va a Janja Lalich che mi ha concesso di tradurre  in Italiano questo suo lavoro

———————————

Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

Gli articoli apparsi su questo blog possono essere riprodotti liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla e  che si specifichi la fonte

 

Lezioni da Jonestown

By MELISSA DITTMANN

Monitor Staff APA

November 2003, Vol 34, No. 10 Print version: page 36

 

 

Il suicidio di massa dei seguaci del Tempio del Popolo, 25 anni fa insegna agli psicologi che cosa accade quando la psicologia sociale è posta nelle mani sbagliate.

Nel mezzo della giungla della Guyana, nel Sud America, quasi 1.000 persone hanno bevuto una porzione letale di cianuro e sono morte, seguendo gli ordini del loro capo, Jim Jones. Madri e padri hanno dato la bevanda mortale ai loro figli e poi l’hanno bevuta essi stessi. La gente urlava. I corpi tremavano. E nel giro di pochi minuti il 18 Novembre 1978 , 912 persone sono morte.

 

 

I seguaci di Jones erano originariamente venuti alla comunità della Guyana, nota come Jonestown, alla ricerca di un paradiso e di una fuga dal razzismo e dalle persecuzioni degli Stati Uniti. Invece trovarono qualcosa che assomigliava a un campo di concentramento in cui lavoravano per lunghe ore, con poco cibo e molti abusi, così come coloro che sono fuggiti da Jonestown hanno riferito.

Venticinque anni più tardi, gli psicologi sociali continuano a esaminare come  Jones abbia potuto avere tale enorme influenza sui pensieri e sulle azioni dei suoi seguaci. Jonestown, dicono, offre lezioni importanti per la psicologia, come il potere di influenze situazionali e sociali e le conseguenze di un leader che usa queste influenze per manipolare in maniera distruttiva il comportamento altrui.

 

 

Più preoccupante, forse, è che da Jones sembrano essere derivate ​​alcune delle tecniche di ricerca degli psicologi sociali, sollevando dubbi circa l’etica della ricerca e la direzione futura della ricerca sui culti –  sostiene Philip G. Zimbardo , PhD , ex- presidente dell’APA e professore di psicologia presso la Stanford University.

 

Dr. Philip Zimbardo ex presidente dell’APA

 

Proprio da una ricerca inedita , Zimbardo ha scoperto che Jones ha molto probabilmente  acquisito la sua capacità di convincere da un famoso pensatore sociale: George Orwell.

Durante 25 anni di ricerche e interviste con i sopravvissuti di Jonestown, Zimbardo ha trovato analogie tra le tecniche di controllo mentale usate da Jones a Jonestown – ovvero sofisticati tipi di acquiescienza , conformità e obbedienza – e quelle descritte nel libro di fantascienza di Orwell  “1984.

Nel libro  Orwell fornisce un modello per la resistenza,  come quando il suo protagonista, Winston Smith, si ribella  contro un sistema partitico onnipotente.

 

 

 

Film 1984

 

 

Sebbene  “1984” sia un prodotto di fantascienza, Orwell possedeva una profonda conoscenza dei processi di influenza della psicologia sociale e le sue raffigurazioni di controllo mentale sono state utilizzate in modo sistematico ed efficace da leader di sette, secondo Zimbardo.

Altri sono d’accordo con Zimbardo sul fatto che tali risultati sollevano questioni etiche per gli psicologi sociali, dato che artisti del calibro di Jones attingono a principi di psicologia sociale e li usano per danneggiare, come sostiene Robert Cialdini , PhD , ricercatore dell’influenza e professore  di Psicologia presso l’Arizona State University.

Prof. Robert Cialdini

 

Le fonti di influenza possono essere come dinamite – possono essere utilizzati per il bene o per il male“, afferma Cialdini. “Gli scienziati sociali devono prestare più attenzione non solo all’efficacia delle strategie che studiamo e che scopriamo, ma anche alle conseguenze etiche dell’uso di questi principi e di queste pratiche

Egli  e Zimbardo sostengono anche che gli  psicologi sociali e di altri ricercatori di culti devono forgiare nuove linee di ricerca sulla falsa applicazione dei risultati della psicologia sociale, così come sui loro usi prosociali.

 

 

Il cervello

 

 

Di fatto, Jonestown dovrebbe servire come monito per la comunità psicologia sociale per  quello che può accadere quando i principi di influenza sono abusati dai leader di un’organizzazione, sostiene Zimbardo .

Da quanto è stato rinvenuto da Zimbardo, Jones, che ha agito come pastore del Tempio del Popolo, aveva studiato il sistema di Orwell del controllo mentale descritto in “1984” e aveva  commissionato un brano che i suoi seguaci erano obbligati a cantare a Jonestown circa l’avvento del 1984.

Alcune delle tecniche di controllo mentale descritte da Orwell in “1984” che i metodi paralleli utilizzati da Jones includono vi sono:

“Il Grande fratello ti sta guardando”.  Jones ha usato questa idea per guadagnare la fedeltà dei suoi seguaci. Ha ottenuto che i seguaci si spiassero l’un l’altro e ha fatto si che degli autoparlanti inviassero messaggi  in modo tale che la sua voce fosse sempre presente mentre i suoi seguaci lavoravano, dormivano e mangiavano, afferma Zimbardo .

Auto-incriminazione. Jones ha incaricato i seguaci di rendergli dichiarazioni scritte sulle loro paure ed errori e poi, quando gli hanno disubbidito, ha usato queste informazioni per umiliarli o sottoporli alle loro peggiori paure durante le riunioni pubbliche. In “1984” la resistenza del personaggio principale è venuta meno quando egli è stato sottoposto alla sua peggiore paura di essere ricoperto di ratti.

Induzione al suicidio. Il protagonista di Orwell sosteneva che  “la cosa giusta era di uccidere se stessi prima che arrivasse una minaccia di guerra“. I seguaci di Jones facevano esercitazioni pratiche di suicidio fino al dell’evento vero e proprio che li coinvolse nel suicidio di massa.

Distorcendo la percezione della gente. Jones ha offuscato il rapporto tra le parole e la realtà, per esempio, imponendo ai suoi seguaci di rendergli grazie ogni giorno per il buon cibo e per il lavoro , eppure la gente era affamata e lavorava sei giorni e mezzo a settimana, afferma Zimbardo . Allo stesso modo, Orwell ha descritto tale tecnica, definendola col termine “politichese“.

Per padroneggiare queste tecniche di controllo mentale, Jones è stato in grado di ottenere obbedienza e  fedeltà dai seguaci, afferma Zimbardo. Jim Jones è probabilmente il leader del culto più carismatico dei tempi moderni, a causa del suo carisma, della sua oratoria, del suo sexy appeal, del suo dinamismo e della sua partecipazione totale nel controllo di ogni membro del suo gruppo , spiega.

 

Conformità irragionevole

Queste tecniche di controllo mentale, insieme con la creazione di un nuovo ambiente sociale  permettono a  Jones  una forte influenza sui suoi seguaci, sostiene Zimbardo .

Molto probabilmente  Jones, attraverso la sua naturale comprensione della psicologia sociale, conosceva il modo per ottenere una forte influenza sui suoi seguaci che era quello di spostarli dal loro ambiente urbano americano a una giungla sudamericana remota, generando incertezza nel loro nuovo ambiente, sostiene Cialdini. E quando le persone sono insicure, guardano ad altri decidere cosa fare, come la ricerca ha dimostrato. Zimbardo osserva che le persone sono particolarmente vulnerabili quando si trovano in un ambiente nuovo, si sentono soli o scollegati.

Quando credi che non può accadere a te, è in quel momento che truffatori o membri di cultoine approfittano, perché allora non sei  vigile ai piccoli stratagemmi situazionali che possono essere usati” spiega Zimbardo.

 

La psicologia sociale ha dimostrato il “potere della folla ” per decenni. Ad esempio, nel 1960  gli psicologi PhD Stanley Milgram ,  PhD Leonard Bickman , e PhD Lawrence Berkowitz hanno  dimostrato l’influenza sociale attraverso  un gruppo di persone su un affollato marciapiede di New York City con lo sguardo verso nulla nel cielo. Quando un uomo alzò gli occhi davanti a nulla , solo il 4 per cento dei passanti lo imitò. Quando cinque persone stavano sul marciapiede a guardare niente , il 18 per cento dei passanti si unì a loro. E quando un gruppo di 15 guardò verso l’alto, il 40 per cento dei passanti vi aderì, fermando il traffico in un minuto.

 

The wave. Esempio di influenza sociale

 

Come hanno fatto altri leader di culto, Jim Jones ha usato questo “potere della folla”  per influenzare e controllare il comportamento altrui, l’intelletto, i pensieri e le emozioni, sostiene Steven Hassan, un consulente di salute mentale,  con specializzazione di consulente per la libertà del membro e un ex membro di gruppo egli stesso. Questo include l’organizzazione di  norme e regolamenti rigidi, volti a distorcere le informazioni, l’uso di  trance ipnotica  e l’ingenerazione di sensi di colpa e di paura tra i seguaci.

 

Sensibilizzazione

Tuttavia, nonostante Jonestown , molti psicologi sociali rimangono all’oscuro dell’impatto psicologico delle tecniche di controllo mentale, spesso chiarito dalla ricerca in psicologia sociale, che i culti usano per reclutare e trattenere i membri, sostiene Zimbardo. Molti psicologi rimangono scettici sul fatto che il comportamento sia intenzionalmente controllato da queste organizzazioni, piuttosto credono che le persone si uniscano  ai culti di loro spontanea volontà, come fanno con i gruppi religiosi tradizionali.

Coloro che studiano le sette , invece, sostengono che gli psicologi hanno bisogno di studiare come le sette abusano della ricerca della psicologia sociale. Sono necessari anche gli psicologi per sviluppare trattamenti efficaci per le vittime dei culti,  per aiutarli a liberarsi dall’influenza di un culto prima che sia troppo tardi, in modo che, in casi come Jonestown, la storia non si ripeta.

 

Dr. Steven Hassan

E’ scioccante per me che così tante persone oggi non hanno nemmeno sentito parlare di Jonestown“, dice Hassan . Eppure, Hassan osserva gli effetti psicologici duraturi ogni giorno nel suo lavoro con le ex vittime di culto, ed egli sostiene che i culti sono sempre più potenti e più furbi nei loro inganni, spesso utilizzando i risultati della ricerca psicologica,  mentre il pubblico rimane in gran parte inconsapevole di tutto questo.

Se l’intenzione dei  culti è quella di abusare delle lezioni di psicologia sociale, gli psicologi devono studiare come essi lo fanno, sostiene Cialdini . È necessaria una maggiore attenzione alla ricerca e al lavoro con le vittime dei culti, aggiunge Hassan. Ad esempio, gli psicologi hanno bisogno di una formazione specifica per lavorare con gli ex membri di setta, che spesso soffrono di disturbi dissociativi o di panico, spiega.

Ci sono un sacco di persone che soffrono” – afferma Hassan –  “e hanno bisogno del nostro aiuto“.

Further Reading

  • Cialdini, R.B. (2001). Influence: Science and practice (4th ed.). Boston: Allyn & Bacon.
  • Hassan, S. (2000). Releasing the bonds: Empowering people to thrive for themselves. Somerville, Mass.: Freedom of Mind Press.
  • Singer, M.T. (2003). Cults in our midst: The continuing fight against their hidden menace. San Francisco: Jossey-Bass.
  • Zimbardo, P. (1997). What messages are behind today’s cults? APA Monitor, 28(5), 14.

ON THE WEB

Fonte: http://www.apa.org/monitor/nov03/jonestown.aspx

 

—————————————–

 

Traduzione di Lorita Tinelli (Affiliata Internazionale APA)

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

Gli articoli apparsi su questo blog possono essere riprodotti liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla e  che si specifichi la fonte

 

La prigione delle sette