E’ davvero bello poter tornare in presenza.
Parlerò ancora di sette e di manipolazione mentale, fiera di far parte di una grande rete, come responsabile della Regione Puglia

E’ davvero bello poter tornare in presenza.
Parlerò ancora di sette e di manipolazione mentale, fiera di far parte di una grande rete, come responsabile della Regione Puglia
Art. 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948: Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere
Di Imma Giuliani
Abbiamo ascoltato il parere dell’ esperta sui fenomeni settari a seguito della pubblicazione della storia di Carla, la psicologa Dott.ssa Lorita Tinelli responsabile del CeSaP (Centro Studi Abusi Psicologici)
Dott.ssa Tinelli , la storia di Carla è un episodio raro in Italia?
” Putroppo no. La storia di Carla non è così rara in Italia. Quotidianamente al nostro centro giungono richieste di aiuto con storie che vedono coinvolti minori in dinamiche relazionali manipolative, all’interno di organizzazioni totalitarie. Nella maggior parte delle volte l’inserimento dei minori in tali situazione è dovuta ai genitori, entrambi o uno dei due.”
Casi in cui sono coinvolti minori?
” Si, esistono casi di minorenni che vengono coinvolti con promesse di ogni tipo. O, com’è avvenuto per il recente caso Forteto, addirittura affidati alla comunità da alcuni Tribunali dei Minori. Una sentenza dei mesi scorsi ha condannato i responsabili della comunità per gli abusi inflitti ai minori che lì vivevano, sottolineando gli aspetti settari dell’intera comunità. Oltre alle sentenze, vi sono molti contributi scientifici che evidenziano le violenze che i minori subiscono all’interno di tali contesti, oltre alla violazione sistematica dei loro diritti fondamentali: nel primo caso, quando cioè l’inserimento è avvenuto grazie ai genitori, i rischi di problemi di natura psicologica, psichiatrica e sociale sono ancora più alti, non solo dopo la fuoruscita, ma anche in età adulta”
Come avviene l’ avvicinamento del minori a questi contesti ?
” Il genitore irretito dal guru o dal gruppo di riferimento pone dinnanzi a tutto la ‘verità rivelata’ di questi, senza mai metterla in discussione e affida completamente la sua vita e quella dei suoi cari nelle mani del movimento, in segno di completa riverenza. Da quel momento tutto quello che accade a loro o ai propri figli assume dei significati differenti dalla normale logica utilizzata nel mondo esterno da quello in qui si sta vivendo e si smette automaticamente di adottare il più basilare spirito critico. Chi pensa non è un bravo fedele allineato e il guru ha sempre ragione, anche quando le sue azioni sembrano essere sbagliate. Il cambiamento di valori e significati ricorda il concetto di ‘neolingua’, che forniva nuovi mezzi espressivi che sostituissero la vecchia visione del mondo e le vecchie abitudini mentali, a beneficio degli adepti del Socing, del romanzo “1984” di Orwell. L’effetto era quello di rendere impossibile qualsiasi altra forma di pensiero diffente da quella voluta dal Grande Fratello”
Fonte: http://www.affaritaliani.it/blog/criminalmente/il-fenomeno-delle-sette-spiegato-dalla-dottssa-lorita-tinelli-394298.html?refresh_ce
Che or’è, scusa ma che or’è
Che non lo posso perdere l’ultimo spettacolo
Fine del Mondo in Mondovisione, diretta da San Pietro per l’occasione
La borsa sale, i maroni no, Ferri batte il record di autogol
Le liste del Giudizio Universale saranno trasmesse dai telegiornali
A reti unificate e poi sulla pagina 666
Ligabue
E’ trascorso un anno da quella fatidica data del 21 dicembre 2012 indicata come la giornata della fine del mondo, attribuita ad una profezia dei Maya. Un evento che è diventato virale ed ha fatto il giro dell’intero pianeta in pochissimo tempo.
Molti i segnali che sono stati interpretati esotericamente come quelli che avrebbero preannunciato il disastroso evento, che avrebbe distrutto per sempre l’intera umanità: la pioggia di meteoriti nella Russia centrale che causò più di 400 feriti; le dimissioni del Papa e i vari terremoti che hanno devastato diverse zone del mondo abitato e non.
La fantasiosa profezia dei Maya ha ispirato film, libri, gadget e kit di sopravvivenza. In Russia, per esempio, per solo 30 dollari era possibile acquistare un pacchetto contenente alcuni oggetti essenziali da utilizzare dopo il disastro atteso, tra cui: una carta d’identità dell’acquirente, erbe per il relax, bende, vasodilatatori per attacchi di cuore, ingredienti per preparare un porridge di grano saraceno, pesce in scatola, vodka, un notebook, una matita, candele, fiammiferi, un po’ di spago e un pezzo di sapone. I media hanno poi prodotto documentari, approfondimenti e servizi giornalistici a profusione. In tanti si sono mossi in viaggio alla ricerca dei modi più idonei per ‘festeggiare’ la fine del mondo. Posti come Stonehenge, Yucatan e Bugarach o la più vicina Valle d’Itria, sono stati indicati come i luoghi che avrebbero dovuto sopravvivere alla fine del mondo, e qui si è registrato il tutto esaurito nelle strutture recettive e nei vari ristoranti, dove si organizzavano gli eventi più disparati.
Si sono ipotizzati vari scenari per la fine del mondo: si è parlato di un incidente nucleare, una catastrofe climatica, una tempesta solare o un’ecatombe energetica, ma anche una collisione con un asteroide o una invasione aliena. Oppure, più semplicemente, di una forte crisi economica che avrebbe immediatamente soffocato i terrestri.
Tanto rumore … per nulla? Trascorso il 21 dicembre 2012, molti si sono risvegliati scoprendo che il mondo è ancora qui, con tutto quello che quotidianamente ci propone di affrontare, nel bene o nel male.
Ma scienziati, cultori della materia ed esperti continuano ad evidenziare che il motivo di questa inaspettata ‘sopravvivenza’ sia dovuto a qualche errore di valutazione. Sembra, infatti, che sia stata fatta un po’ di confusione tra la cultura dei Maya e quella degli Aztechi, popolazioni vissute a più di 500 anni di distanza l’una dall’altra. Il risultato è che semplicemente la nuova data della fine del mondo va ricalcolata e riposizionata in altro momento storico. Quindi è solo una questione di calcolo …
Negli anni l’essere umano ha tentato diverse volte di individuare delle precise date della fine del mondo, comunicandole con molta convinzione.
L’Osservatorio Antiplagio ci ricorda che dal medioevo ad oggi vi sono state 50 previsioni “errate” sulla fine, inclusa quella del 21 dicembre scorso. “Alcuni presunti veggenti si sono perfino intestarditi, provando a indovinare la fine più di una volta, sino all’arrivo dell’unica vera fine: la loro. I casi più stravaganti sono stati quelli di Charles Taze Russel, fondatore dei Testimoni di Geova, che ha sbagliato in cinque occasioni (1914, 1925, 1941, 1975, 1984), di William Miller, fondatore della setta dei Milleriti, che quattro volte ha preannunciato una catastrofe mai vista (due nel 1843, altre due nel 1845), e dell’improbabile indovino Pierre Turrel, che ha indicato anch’egli quattro date errate, distanziate di secoli (1537, 1544, 1801, 1814). Per non parlare degli astronomi Johannes Stöffler e Jakob Pflaumen, che hanno previsto un nuovo diluvio universale causato dalla congiunzione di alcuni pianeti, terrorizzando 20.000 londinesi; e del pediatra italiano Elio Bianco che, dopo la sua previsione del 1960, ha costruito un’arca per proteggere e salvare l’umanità da un’arma segreta americana. Nel lungo elenco di sedicenti sensitivi che hanno tirato a indovinare sono presenti anche: monaci, presbiteri, astrologi, un matematico, un rabbino, un teologo, un quacchero, un sismologo, un dentista, un medium, pseudo-scienziati, fantomatici esperti di piramidi, una rivista americana, svariate sètte religiose e l’immancabile Nostradamus.” (fonte Osservatorio Antiplagio)
Wikipedia, nella versione inglese, ha proposto una lunga lista (incompleta, a suo dire) di date in cui la terra è stata “graziata”. Si tratterebbe di almeno centosessanta casi, venti solo dal duemila a oggi, in cui sono state divulgate profezie di carattere religioso, parascientifico, onirico e tecnologico, formulate da santoni e guru di ogni parte del mondo.
Come mai gli esseri umani tendono a credere a continue previsioni sbagliate così palesemente, e a riformularne altre, subito dopo il flop?
Lo psicologo sociale Leon Festinger, nel 1950, elaborò una interessante teoria, che può aiutarci a comprendere il perché di tanta difficoltà ad ammettere di essersi sbagliati nel credere o nell’aderire ad ideologie dubbie. Si tratta della teoria della Dissonanza Cognitiva, secondo cui quando una persona si accorge che una situazione è palesemente contrastante con i suoi valori e con le sue credenze, mostra una tendenza a mitigare la condizione di dissonanza, aggiustando la situazione a modo suo.
Festinger aveva osservato il comportamento dei membri di una setta apocalittica, la cui leader sosteneva di aver ricevuto un messaggio dai Guardiani dello Spazio Profondo che avvertivano che un giorno ci sarebbe stata una enorme inondazione. Solo i veri fedeli si sarebbero salvati durante il giorno del Giudizio e sarebbero volati in un’altra dimensione per mezzo dei dischi volanti. In attesa di tale giorno, la leader e i suoi seguaci avevano organizzato diversi momenti di preghiera diffusi attraverso una radio locale. Il giorno prefissato, all’ora prefissata, nessun disco volante arrivò e passò. Ma la leader ricevette un altro messaggio dai Guardiani, che l’avvertivano che il mondo era salvo come premio della fede incondizionata mostrata dai fedeli. Questi ultimi iniziarono i festeggiamenti e la loro fede ed impegno vennero più incrementati.
Dato il fallimento di una profezia così precisa, con date ed ora, ci si sarebbe aspettati un comportamento diverso da parte dei membri del gruppo. Molti membri del gruppo per fare proselitismo e per portare in ogni dove la profezia, avevano perso il lavoro ed anche il denaro, molti avevano rinunciato a nuove possibilità lavorative o ad altre occasioni. Dinnanzi a questo palese fallimento, avrebbero dovuto fare i conti con una dissonanza dolorosa e insopportabile tra le precedenti credenze e lo scetticismo attuale. La strategia più utile era quella di ridurre tale dissonanza con il credere nel nuovo messaggio che sosteneva la convinzione originale. E visto che tale convinzione fu accettata senza problemi da tutti i membri della setta, essa venne addirittura rafforzata in ciascuno di loro. Non erano più delle persone strane che avevano creduto ad una idea strambalata, ma si percepivano come leali e risoluti membri di un piccolo gruppo la cui fede e il coraggio avevano salvato il mondo. Essi diventarono quindi più convinti e fanatici di prima.
Ed è proprio per l’abitudine alle acrobazie logiche dell’essere umano e per l’ostinazione a cercare una data plausibile per la fine del mondo che si continua a … dare i numeri e a ricercare contesti.
Si è parlato di date come maggio 2013, in cui ci sarebbe dovuta essere una ‘apocalisse magnetica, causata da eruzioni solari che avrebbero dovuto portare a un disastroso blackout globale e delle comunicazioni. Oppure il 2035, quando, secondo gli israeliani, la razza aliena degli Elhoim giungerà sulla terra per salvare i propri eletti. Nel 2036 invece l’asteroide Apophis colpirà il nostro pianeta provocando una catastrofe. Nel 2038 vi saranno pestilenze e carestie, come previsto da Nostradamus. E così via in un crescendo di storie improbabili che puntualmente porteranno le masse a credere, investire tempo, denaro, fantasie ed emotività, per una prossima avventura in cui, probabilmente la profezia sarà smentita dai fatti.
Di Lorita Tinelli
Fonte: Osservatorio di Psicologia nei Media
Il Guru, la sua chiesa e i suoi insegnamenti hanno sempre ragione e la critica non è accettata.
In alcune sette, dove il guru è morto, l’insegnamento rimane identico. Io uso la parola “guru” qui, ma in molte sette, il leader carismatico ha il titolo di ministro, sacerdote, yogi, swami, profeta, maestro spirituale o qualsiasi altro titolo che lo trasforma in un uomo saggio. Ma in ogni caso egli ha ragione.
Allo stesso modo, i suoi insegnamenti sono sempre veri, e quando muore, i suoi scritti diventano Scritture infallibili e insindacabili. La Chiesa del Guru ha sempre ragione, i suoi successori hanno sempre ragione, e tutto ciò che riguarda il culto è sempre vero … non importa cosa.
Jeffrey Masson ha scritto su falsi guru:
“Ogni guru afferma di sapere qualcosa che non si può imparare da soli o attraverso i canali ordinari. Tutti i guru promettono l’accesso ad una realtà nascosta, se solo si seguono il loro insegnamento, si accetta la loro autorità e se si dà loro la vita. Alcune domande sono off limits. Ci sono cose che non si possono conoscere sul guru e sulla sua vita personale. Qualsiasi dubbio circa il guru è un riflesso della propria indegnità, o l’influenza di una forza esterna maligna. Più l’azione del guru è oscura, più probabile è che egli abbia ragione, venga amato. In definitiva non si può conoscere il guru, è necessario amarlo. Devi obbedire, devi umiliarti alla sua grandezza, fino a raggiungere il nucleo del gruppo e si può iniziare ad abusare gli altri come il vostro guru vi ha abusato. Tutto questo è nella natura stessa dell’essere guru.” Mon Père ce Gourou , Jeffrey Masson, 1993, page 173.
La misura in cui si glorifica il leader di un culto è spesso assurda. L. Ron Hubbard, il leader di Scientology, è stato considerato come la persona più bella che sia mai esistita – in realtà, solo lui sarebbe stato la causa più grande del progresso umano per tutto il tempo, perché era stato “rigenerato” dalla vita dopo la vita, dalla reincarnazione, ancora e ancora una volta e ogni volta portando un’altra grande scoperta o procedendo nel progresso dell’umanità. Sembra che L. Ron Hubbard sia stato nelle sue reincarnazioni successive, la maggior parte di tutti gli uomini più grandi e famosi che siano mai vissuti nel corso della storia umana.
Scientology ha pubblicato una serie di 20 libri – la serie “RON” – che esalta L. Ron Hubbard in tutti i suoi aspetti: RON il regista, RON il Master Marine, l’uditore RON, la filosofia dell’amministrazione di RON, RON l’avventuriero/esporatore, RON l’artista, RON il fotografo, RON lo scrittore, RON l’umanitario, RON l’orticoltore, RON il compositore, RON il Poeta / Lyricist, ecc … in realtà, quando Hubbard faceva qualcosa (come andare in vela in estate), egli stesso si dichiarava maestro di questa arte e ne approfittava per scrivere un libro …
Guardando al futuro
Nella maggior parte delle fotografie delle copertine, Hubbard guarda al cielo. Questo per dire che egli è un visionario spirituale, che è al di sopra preoccupazioni terrene mondane . Casualmente, sulla copertina del libro degli Hare Krishna (ISKCON) La scienza della Realizzazione del Sè, il guru AC Bhaktivedanta Swami Prabhupada appare esattamente nello stesso posto e nella stessa posa.
E venne la perfezione
Per non essere da meno, la Chiesa dell’Unificazione sostiene che Sun Myung Moon e sua moglie sono “I genitori perfetti“, le uniche due persone perfette sul pianeta Terra. Così Moon è il nuovo Messia inviato per finire il lavoro che Gesù Cristo non è riuscito a completare … Possiamo vedere che questo è un valore che ricorre tra i guru (Moon, Hubbard e nuovi guru della New Age sono in realtà … perfetti ! ).
Tutto è costruito in modo che il leader del culto è la cosa più grande che possa esistere: “In definitiva, non si può vedere il guru, è necessario amarlo“.
Dubbi? (Aggiungere le questioni di Hassan, modificare e aggiungere la mia)
Se avete dubbi su un guru, si può semplicemente chiedere a un membro “il Maestro ha fatto alcuni errori nella costituzione della organizzazione o nella formulazione della dottrina ?” . I veri credenti ti guarderanno con orrore e insisteranno che il guru non ha mai commesso un errore … Per loro “L’idea è impensabile“. I principianti cominceranno a balbettare e i dubbiosi vi diranno di andare da un ex seguace.
Applicazione perfetta di lavoro
Tuttavia, essere considerati da un culto perfetti è un grande svantaggio per un guru. Anzi, deve agire in questo modo o almeno fingere quando questo non è possibile. Essere accusati di aver rubato soldi o di aver violentato una persona può minare la sua credibilità. Ma alcune sette fanno un lavoro intelligente intorno al guru affinchè ciò gli sia risparmiato. Così,il guru può essere il messaggero di un santo morto, un angelo, Gesù, la Vergine Maria. In questo modo il leader resta indubbiamente vero, perché dipende da un potere più alto e quindi il leader del culto può indulgere in tutti i piaceri della carne stessa senza creare una contraddizione. Dopo tutto non ha mai detto che era perfetto, o più santo di chiunque altro. E’ un po’ più attento alle sfere superiori e anche in grado di sentire la voce di un potere superiore …
Naturalmente i messaggi che arrivano dipendono dai capricci del leader.
I membri del culto potrebbero pensare che sono incompetenti, deboli, stupidi, ignoranti, ma soprattutto pensano di essere peccatori. Essi sono regolarmente criticati, gli vengono indotti sentimenti di vergogna, vengono ridicolizzati, sminuiti e tutto questo si ripete in decine di forme diverse, quando il leader o i suoi compari pensano che non sono abbastanza allineati al movimento.
Questa caratteristica è talvolta espressa come infantilizzazione dei membri: essi si riferiscono al leader come “Padre” e a loro come suoi “figli”.
I membri inoltre ritengono che essi non sono in alcun modo qualificati per giudicare il guru o la sua chiesa. E, in caso di disaccordo, si applica la regola numero 1: il guru ha sempre ragione.
Inoltre, avere emozioni negative circa il culto o il suo leader è un “difetto” che deve essere corretto.
Un corollario a questa regola è la pratica di abbassare l’autostima attraverso una varietà di metodi:
– Gli anziani o i membri di rango superiore rimproverano i nuovi soci cspiegando che il loro lavoro e le loro attività spirituali non sono abbastanza buone. Ancora una volta i neofiti saranno abusi (fisicamente o psicologicamente) dal guru e dai suoi seguaci, fino a raggiungere il livello appropriato che li farà comportare come gli anziani e infliggeranno agli altri ciò che essi stessi hanno subìto.
– Si tratta di una caratteristica universale dei culti è che, a parere del leader e degli anziani, i nuovi arrivati non possono nemmeno pensare. Essi non sono abbastanza “formattati” o “non abbastanza spirituali“. Essi non sono stati membri abbastanza a lungo, non hanno pregato, cantato, meditato abbastanza a lungo o che la loro disintossicazione (da droga e/o alcool) è troppo recente … ecc. In realtà, c’è sempre un motivo (e ci sarà sempre).
– I membri devono criticare e confessare tutti i loro peccati e tutti i loro difetti (al leader o agli anziani). Essi a volte devono anche impegnarsi in sessioni di auto-critica o di confessione pubblica. Questo tipo di pratica è utilizzata da tutti, sia dai gruppi maoisti ai cinesi comunisti ai pseudoculti cristiani.
A volte altri si auto-criticano in sessioni di “terapia di gruppo di tipo psicologico” .
D’après ORANGE, traduction et modification par Christophe Jaming – Derive sectaire
Fonte: http://derive-sectaire.fr/fonctionnement-des-groupes-sectaires-1-le-gourou-a-toujours-raison/
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Traduzione di Lorita Tinelli
Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.
Gli articoli apparsi su questo blog possono essere riprodotti liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla e che si specifichi la fonte
A seguito di questa mia partecipazione alla trasmissione ‘Tutte le mattine’, mi accade la vicenda qui descritta
Dossier tratto da FOCUS – Febbraio 2007
È ferito, perde sangue, ma corre come un matto. Taglia i sentieri e la vegetazione delle campagne consentine, cerca aiuto. Raggiunge un ospedale a valle. È sotto shock, Tommaso, ha il respiro corto. Balbetta: «Mi hanno sparato durante una rapina». Ma non è la verità. La polizia lo mette alle strette, insiste: «Chi ti ha ridotto in queste condizioni?». L’uomo piange, prega, cede: indica una masseria sulle colline di Cosenza. L’inferno. È una notte di fine maggio del 1988. Gli agenti circondano la cascina e fanno irruzione, squarciando il velo su una scena da film horror: sessanta persone vestite di bianco, scalze e sudate, stanno scandendo una nenia misteriosa. Al centro della stanza, la santona Lidia, la guaritrice della Calabria, dirige le danze. A terra, ci sono oltre mezzo miliardo di lire, armi, una foto del piccolo Marco Fiora (rapito a Torino pochi mesi prima) e un giovane incaprettato e ucciso a colpi di pistola. Era stato l’ultimo degli adepti a tentare la fuga. L’ultimo prima di Tommaso.
Sono trascorsi quasi vent’anni dalla scoperta del Gruppo del Rosario. La setta, sulla quale gravano ancora tante ombre, era stata fondata negli anni Settanta da Antonio Naccarato. A lungo era cresciuta all’insaputa delle autorità, riuscendo a reclutare più di 800 seguaci, la maggior parte dei quali in Piemonte. Nel mondo, l’allarme sette era scattato da un pezzo: nel 1978, nel villaggio di Jonestown (Guyana), 923 adepti della setta del Tempio del Popolo si erano avvelenati col cianuro, istigati dal guru Jim Jones; episodi simili, pur con meno vittime, erano accaduti nel 1985 nelle Filippine e nel 1987 in Corea del Sud.
L’episodio di Cosenza, per l’Italia, fu un pugno nello stomaco. Il primo di una serie. Al punto da convincere il ministero dell’Interno a scandagliare il fenomeno. Un dettagliato rapporto fu pubblicato due anni prima del cambio di millennio (data fatidica per maghi e operatori dell’occulto): denunciava la presenza, nel nostro Paese, di 137 gruppi settari e di «sistemi scientificamente studiati per aggirare le difese psichiche delle persone, inducendole a un atteggiamento acritico e all’obbedienza cieca». In altre parole, alla «destrutturazione mentale degli adepti», condotti alla follia o alla rovina economica. Oggi, la Comunità Papa Giovanni XXIII, che ha istituito un servizio antisette diretto da don Aldo Buonaiuto, stima che siano almeno 8 mila le associazioni italiane legate al satanismo, alla stregoneria o alla magia, o potenzialmente dedite allo sfruttamento e alla manipolazione della gente, per un numero di seguaci che oscilla fra i 600 mila e il milione. Per contrastare questo tsunami sotterraneo, nel dicembre 2006, il Servizio centrale della polizia ha dato vita a una speciale squadra antisette, formata da investigatori, analisti, criminologi e psicologi, e coordinata dal primo dirigente Luigi Carnevale.
Ma che cosa sono le sette? Darne una definizione non è semplice. «Nella maggior parte dei casi» spiega Buonaiuto «sono parodie di organizzazioni religiose, ma con obiettivi molto diversi da quelli di una religione tradizionale, e con un leader indiscusso dotato di grande carisma e ossessionato dai cerimoniali. Autoritari, dispotici, rapidi nel confondere le carte, questi movimenti possono nascere con fini ideologici apparentemente innocui (dal perseguimento della pace interiore all’adorazione di divinità esotiche), ma quasi sempre sfociano nell’abuso, nell’inganno, nella truffa, nel rifiuto delle leggi e del buon senso, nei maltrattamenti o nell’incitamento all’odio razziale». Un aspetto centrale delle sette (che possono contare dai dieci alle varie centinaia di iscritti) è che è facile entrarvi ma difficilissimo uscirne: sia per i ricatti a cui si è sottoposti e sia perché l’appartenenza a una setta tende a distruggere ogni legame familiare e sociale con l’esterno, immergendo i simpatizzanti in una realtà virtuale dove le uniche regole sono quelle dettate dal guru.
Le sette sono una galassia sfuggente, fluida, in continua evoluzione e, per questo, non c’è una classificazione universalmente accettata. Gli esperti, in genere, le suddividono in tre categorie: le sette giovanili, le lobby settarie e le sette apocalittiche (per queste ultime, si veda il box). Le prime sono per lo più gruppi dediti al satanismo, alla stregoneria o alla magia nera. Vi si aderisce per trasgressione e il sesso e la droga ne sono componenti essenziali. Al loro interno si consumano i cerimoniali più macabri: dalla riesumazione e dalla scarnificazione di cadaveri (dati in pasto agli adepti per suggellare il patto di sangue) all’omicidio. Il caso delle Bestie di Satana, svelato a Varese nel 2004 dopo l’uccisione di Mariangela Pezzotta, o quello degli Angeli di Sodoma (che adescavano studenti invitandoli a concerti di musica rock e offrendo loro ostie imbevute di Lsd) sono due esempi. Molte sparizioni e suicidi inspiegabili sono legati proprio a realtà di questo tipo. In una lettera a don Aldo, un anonimo ha raccontato che nella piccola località dove vive, «14 ragazzi e 3 donne si sono impiccati in meno di due anni», umiliati e minacciati da una setta rimasta a lungo in clandestinità. «Ci sono madri» dice Buonaiuto «che, dopo il suicidio del figlio, rinvengono nella camera della vittima pubblicazioni, testi musicali o documenti riconducibili all’attività di una setta».
Più subdole, e senz’altro più numerose, sono le cosiddette lobby settarie. Collegate ai temi dello spiritualismo, delle arti orientali, dello sciamanesimo, sono strutture con una gerarchia piramidale, frequentate da impiegati, disoccupati, liberi professionisti, medici o insegnanti, con grandi giri d’affari. Alcune sono camuffate da associazioni «benefiche», regolarmente registrate, altre sono del tutto segrete. Secondo gli investigatori, sarebbero frequenti i contatti fra queste organizzazioni e il traffico di organi, la pedofilia o lo spaccio di sostanze stupefacenti. Di questa categoria fanno parte le psico-sette (fra le quali va annoverata la controversa e gigantesca setta fondata da Ron Hubbard, Scientology).
Per attrarre le loro «prede», le psico-sette usano i metodi più diversi: da accattivanti siti internet alla pubblicità tradizionale. Organizzano seminari di memorizzazione veloce, sedute di medicina alternativa, test per valutare e accrescere le potenzialità intellettive, riunioni di chiromanzia o ginnastica rilassante, congressi dedicati alla meditazione o all’auto-guarigione. Dopo un primo incontro, le persone sono invitate a proseguire il «viaggio», durante il quale il guru della setta proverà, con tecniche collaudate, a interpretare lo stato emotivo dei partecipanti. Per cadere nella trappola non serve avere un basso grado di istruzione o vivere in contesti degradati. «In una società fragile e insicura come la nostra» nota Buonaiuto «momenti di crisi affettive o economiche sono tutt’altro che occasionali». Uscire da un’esperienza luttuosa o vivere un momento di vulnerabilità o disagio, anche con due lauree in curriculum, può essere fatale. Dice la psicologa Lorita Tinelli, docente di criminologia all’università di Bari e presidente del Cesap (il Centro sudi sugli abusi psicologici): «Le psico-sette, sempre più radicate negli ultimi anni, offrono alle persone una reinterpretazione della loro vita, rimarcandone i bisogni. Chi ha un bisogno, chi percepisce un vuoto, non ha infatti la lucidità per fare una scelta libera e personale e così si affida al proprio interlocutore. La setta promette che, seguendo un determinato percorso, si potrà superare ogni ostacolo e la vittima, alla fine, delega tutto all’organizzazione. Senza il permesso del guru, non avrà più il coraggio e la forza di fare nulla. Neppure una visita medica o una cena con i genitori».
Una volta in gabbia, cominciano i guai. I seminari e i cerimoniali hanno costi sempre più elevati: ogni nuovo incontro ha la scopo di creare fobie verso i valori tradizionali e sensi di colpa nei confronti della setta, di sgretolare l’equilibrio mentale e l’autostima degli adepti e di persuaderli che senza l’aiuto e i consigli del guru non potranno più essere se stessi. Per pagare i corsi, o sostenere l’organizzazione, c’è gente che fa fuori fino all’ultimo risparmio, che vende la macchina e la casa. Ai seguaci più brillanti, per coprire i debiti, viene proposto di lavorare come adescatori di reclute. L’adepto opera un vero e proprio transfert psicologico: «Il leader della setta» aggiunge Buonaiuto «diventa il suo unico punto di riferimento. Per lui, è disposto a subire umiliazioni, persino a ridursi in schiavitù».
Le psico-sette hanno spesso un testimonial (un adepto ai livelli alti della piramide) che racconta come la propria esistenza sia cambiata in meglio dopo l’incontro con il gruppo. Il legame fra l’attore Tom Cruise e Scientology è emblematico. Al contempo, scatta la fase dell’isolamento: «Il capo della setta» dice Luigi Carnevale «spiega all’adepto che è la famiglia a precludergli la possibilità di realizzarsi ed è perciò la famiglia l’unica causa dei suoi guai. Gli fa capire, mentendo, di essere stato violentato quand’era bambino e lo riduce in uno stato di prostrazione totale. La vittima ha il cervello resettato, la volontà annullata. Odia i genitori. E reagisce aggrappandosi ancora più saldamente al gruppo, tagliando i ponti col passato». Per evitare iniziative personali, i seguaci vengono deresponsabilizzati, educati a un linguaggio criptico (cosa che scoraggia la comunicazione con l’esterno) e convinti di essere gli eletti di un disegno imperscrutabile e divino. In alcuni casi, conducono una doppia vita: lavorano di giorno e dedicano alla setta il resto del tempo; in altri, scompaiono del tutto, ritirandosi in associazioni slegate dal mondo. Damanhur è una comunità fondata nel 1975 dal filosofo e guaritore Oberto Airaudi (alias Falco), tutt’ora guida spirituale della setta. Costituita da una quarantina di villaggi ai piedi delle Alpi piemontesi, in Valchiusella, Damanhur ospita centinaia di persone. Sul sito dell’organizzazione si legge che le conoscenze di Falco derivano «dal collegamento che Damanhur ha creato con le forze divine cosmiche del nuovo millennio».
Ci sono sette, dice Tinelli, che incentivano la procreazione, ma sostengono che un figlio, nel momento in cui viene al mondo, è membro della comunità, la quale si sostituisce ai genitori nell’educazione, «come succede tra i Bambini di Dio o, appunto, nella comunità di Damanhur». E non mancano circostanze estreme: alcuni ex appartenenti alla setta del reverendo Jim Jones, sopravvissuti al massacro della Guyana, riportarono testimonianze agghiaccianti sull’educazione che lo stesso Jones riservava ai minori.
A differenza delle sette sataniche, dove gli adepti conoscono almeno in parte il destino e la realtà a cui vanno incontro, chi entra in una psico-setta non è mai consapevole di entrare in una setta. Cosa che, naturalmente, rende ancora più complicato uscirne. «Il processo» prosegue Tinelli «è simile a quello dell’innamoramento. Dopo tanti anni insieme, bastano una parola, un episodio, un incontro fortuito con un vecchio amico, un libro, un piccolo tradimento per far aprire gli occhi all’adepto e permettergli una visione critica dell’ambiente in cui è precipitato. L’americano Steven Hassan, studioso di sette, dice che il vero io della persona rimane occultato dall’io della setta. Ma che per farlo riemergere, è sufficiente sollecitarlo». Non è facile che capiti. Però capita.
Prevedere la reazione della setta, a quel punto, è praticamente impossibile. La fuga può essere indolore. Ma se l’ex adepto decide di denunciare o rendere pubblici i metodi dell’organizzazione, apriti cielo. «Il quel caso» dice Carnevale «il rischio per il fuoriuscito è di essere aggredito, sul piano giudiziario, dalla setta e da seguaci opportunamente istruiti. Ci sono organizzazioni che dispongono di risorse e studi legali in tutte le città d’Italia». Uno degli ultimi episodi di cronaca riguarda l’associazione Arkeon. Sul sito del Cesap, qualche tempo fa, erano comparsi i messaggi di alcuni ex simpatizzanti che mettevano in guardia da «tecniche di condizionamento» e «pressioni psicologiche». Ai messaggi si sono interessate varie Procure italiane. Il gruppo Arkeon, ritenendo lesivi quegli avvertimenti, aveva chiesto l’oscuramento del sito del Cesap. Richiesta che è stata però respinta dal Tribunale di Bari. Arkeon si definisce, in Internet, come un «percorso individuale di crescita, consapevolezza e sviluppo del potere personale e della leadership».
Michele Scozzai
PER SAPERNE DI PIU’
Aldo Buonaiuto, Le mani occulte, Città Nuova
Steven Hassan, Mentalmente liberi. Come uscire da una setta, Avverbi
www. cesap.net. Il sito del Centro studi sugli abusi psicologici
BOX – SERVIZIO ANTISETTE
Il servizio antisette della Comunità Papa Giovanni XXIII (fondata da don Oreste Benzi) è operativa dal 16 ottobre 2002. Nata per sostenere le vittime delle tante organizzazioni occulte presenti in Italia, è oggi un punto di riferimento anche per la magistratura e le forze dell’ordine. All’apposito numero verde (800228866, attivo 24 ore su 24) giungono in media 40-50 telefonate al giorno, senza contare le centinaia di lettere e messaggi di posta elettronica (antisette @apg23.org). Il 43% delle richieste d’aiuto viene da genitori disperati; il 34% da persone adulte cadute nella trappola delle sette; il 19% da vittime minorenni.
Il problema maggiore, quando ci si ritrova ad affrontare una setta (o, peggio, una psico-setta), è la mancanza di strumenti giuridici. Il semplice associazionismo, anche se riconducibile all’adorazione di satana, non è punibile, né lo sono il plagio o gli spropositati tariffari dei corsi. Per colpire una setta bisogna dunque puntare su reati come l’istigazione al suicidio (sempre difficile da provare), il traffico di sostanze stupefacenti o la pedofilia. Ma anche in questi casi il sistema di protezione, con studi legali agguerriti, è spesso ben oliato. Alcuni disegni di legge per contrastare il fenomeno sono allo studio.
LETTERA A DON ALDO BUONAIUTO / 1
Reverendissimo Padre,
ho deciso di scriverle per esprimere la mia drammatica situazione. Ho un figlio chiuso dentro un’organizzazione settaria da 5 anni. Aveva iniziato con dei corsi di aggiornamento per la sua attività lavorativa come rappresentante di una grossa azienda. Non avrei mai immaginato ciò che poi è accaduto: tali corsi diventavano sempre più frequenti e sempre più costosi. Mio figlio ci chiese prima un prestito di 10 mila euro, poi un finanziamento di altri 20 mila. Quando cercammo di affrontare il tema economico lui si arrabbiò tantissimo, minacciandoci di allontanarsi definitivamente da noi. Nel giro di un mese ha abbandonato ogni suo contatto, lasciando la sua fidanzata con la quale stava progettando un matrimonio. Sono due anni che non lo vediamo più, né sappiamo dove si trova. Abbiamo contattato l’organizzazione di cui fa parte ma senza ottenere informazioni, perché la privacy lo protegge. Siamo disperati: nostro figlio non avrebbe mai agito in questo modo. Ci aiuti, padre, perché i carabinieri ci hanno detto che non possono fare nulla, perché non ci sono leggi e perché il ragazzo è maggiorenne. Vorremmo almeno capire se è vivo, se sta bene e il motivo per cui si è dimenticato di noi.
Lettera firmata
LETTERA A DON ALDO BUONAIUTO / 2
Caro padre Aldo,
le scrivo per raccontarle la storia di mio figlio, che fa parte di una setta. Gli adepti vengono iniziati con un rito e viene dato loro un nuovo nome. Ogni volta che il loro grado aumenta, il nome cambia, così da restare anonimi e difficilmente identificabili. Per imparare a combattere la paura, si addestrano di notte nei cimiteri. Ho ascoltato una conversazione fra mio figlio e un altro membro della setta. Dicevano: «Se non ci guadagniamo noi con la droga, lo farà qualcun altro al posto nostro. Con la differenza che i nostri ricavi vanno a fin di bene». Ho fatto molte ricerche su questa setta, ho scritto al Vaticano e ad altre istituzioni. Ma adesso ho bisogno del vostro aiuto.
Lettera firmata
BOX – SETTE APOCALITTICHE
Le sette apocalittiche mirano alla distruzione dell’umanità e di se stesse. Sono tipiche di alcune aree del mondo (non dell’Italia) e hanno spesso legami con organizzazioni terroristiche internazionali. In genere, le loro azioni avvengono in periodi o date alle quali attribuiscono particolari significati. Un gruppo apocalittico è la Aum Shinrikyo, la setta giapponese che nel 1995 mise del gas nervino nella metropolitana di Tokyo, provocando la morte di una decina di persone. Gli adepti della Aum Shinrikyo, che all’epoca erano più di 40 mila, erano in cerca della «liberazione spirituale».
BOX – MECCANISMI PSICOLOGICI IN ALTRI CONTESTI
Meccanismi psicologici simili a quelli che avvengono nelle sette possono riprodursi anche in altri contesti: dai partiti politici agli ultrà del calcio, dai branchi giovanili alle associazioni religiose. Anche in questi casi si tende a delegare al responsabile del gruppo scelte importanti (da un voto referendario a una decisione etica, alla volontà di commettere atti di vandalismo). Ma rispetto alle sette, dicono gli psicologi, ci sono alcune differenze sostanziali. La prima: un partito o un’organizzazione di tifosi non obbligano mai a rompere col resto della società. Anzi. Spesso ne sono parte integrante, al punto da volerla modificare a seconda delle proprie aspirazioni. La seconda: è rarissimo che il leader di un gruppo religioso tradizionale o il capo di un branco giovanile entrino in modo così invasivo nella sfera personale dei «gregari», imponendo (o impedendo) amicizie e frequentazioni. Un branco è forte finché il gruppo esiste: presi singolarmente, i suoi membri appaiono molto meno convinti delle proprie azioni e dei propri atteggiamenti. La terza: a meno che non si commettano reati gravi (che possono essere usati a mo’ di ricatto), qualunque organizzazione “sana” permette di dissentire e di uscire dai ranghi senza traumi né minacce. Al massimo, con una porta sbattuta in faccia. Mentre essere membro di un partito politico o di una compagnia di tifosi può corrispondere a una fase della vita, l’adepto di una setta (fattori di disturbo a parte) è manipolato perché lo sia per sempre.
BOX – LA STORIA DELLE SETTE
Le sette, intese come gruppi chiusi e guidati da un leader, esistono da sempre. Ma a seconda del contesto e del periodo storico, assumono funzioni e significati diversi (e non sempre negativi). Nelle scuole filosofiche dell’antica Grecia, erano sette le cerchie di giovani che si raccoglievano intorno a un maestro per apprendere una disciplina: i seguaci più stretti, che godevano dell’amicizia e della stima dell’insegnante, erano detti scolari esoterici; gli altri, gli ascoltatori occasionali, erano invece definiti essoterici.
Altre esperienze e testimonianze sono legate al mondo dell’occulto: di sette diaboliche o sataniche si è a conoscenza fin dall’antico Egitto, e per tutta l’età romana. Nel Medioevo si diffusero gruppi di magia nera e stregoneria: nei sabba, per esempio, gli adepti partecipavano a cerimonie e orge, adoravano divinità pagane e sacrificavano animali e uomini. Gli stessi cavalieri Templari, secondo alcuni studiosi, rappresentarono una setta, all’interno della quale si consumarono pratiche e riti occulti.
E un gruppo settario era anche quello dei primi rosacrociani. Fondata nel 1614 dal monaco luterano Giovanni Valentino Andrea, l’organizzazione invitava i propri seguaci ad abbandonare i falsi maestri (ovvero il papa e Aristotele, che incarnavano la religione e la filosofia), per riscoprire l’alchimia e l’occultismo.
Il termine setta, a lungo, è stato anche sinonimo di movimento politico o società segreta: i giacobini (Francia, 1789), i massoni, gli illuminati (cui appartenne anche il poeta tedesco Wolfgang Goethe) sono tutti considerati membri di sette, ciascuna con i propri obiettivi e valori. Per non parlare della carboneria, la società segreta dell’Ottocento che intendeva riformare lo Stato secondo le idee liberali dell’Illuminismo e della Rivoluzione francese, e che per molti dizionari è la setta per antonomasia. Per mascherarsi, non a caso, ricorse alla terminologia usata dai commercianti di carbone.
L’esplosione del fenomeno delle sette sataniche giovanili, delle psico-sette e delle sette apocalittiche risale invece alla seconda metà del secolo scorso, dopo che eserciti e servizi segreti (a cominciare da quelli americani) sperimentarono su volontari e prigionieri di guerra tecniche di condizionamento mentale e lavaggio del cervello.
SCENEGGIATURA – LE TAPPE DEL RECLUTAMENTO
L’ingresso in una setta avviene in genere in quattro fasi . Eccone i principali passaggi.
di Michele Scozzai