Da La Gazzetta del Mezzogiorno del 5 Febbraio 2021

Il Centro Studi Abusi Psicologici (CeSAP) e l’ Associazione Familiari Vittime delle Sette (FAVIS), sono costrette a denunciare il clima di criminalizzazione volutamente organizzato ai loro danni dai fautori di una teoria della cospirazione dai connotati grotteschi.
Le suddette associazioni sono, infatti, da anni al centro delle non benevole attenzioni di una rete di controversi attivisti che le attaccano in modo virulento per la loro attività di informazione su gruppi totalitari e/o criminogeni. Esponenti di CeSAP e FAVIS hanno subito e tollerato, nel corso degli anni, la diffamazione personale operata da blog e siti “anonimi” finalizzati a difendere l’operato di culti ambigui e discussi che vedevano nel lavoro delle associazioni citate un ostacolo alla loro attività. Hanno subito perfino azioni di pirateria informatica e intimidazioni che sono giunte alla pubblicazioni di fotografie ritraenti esponenti delle associazioni ripresi nel loro quotidiano spazio di vita.
Una nuova fase nella strategia di attacco a chi difende i cittadini e aiuta le vittime dei gruppi costrittivi è però pianificata e messa in atto da ben individuabili organismi dalle ambigue connessioni proprio con questi gruppi e i cui esponenti più in vista si dedicano a una difesa pregiudiziale di qualunque gruppo sia sospettato di abusi.
Costoro, dopo aver prodotto una mole di articoli denigratori nei confronti delle associazioni cosiddette “anti-sette”, con l’intento di creare un immaginario in cui tutte le vicende di cronaca che riguardano abusi fisici e psicologici nell’ambito di gruppi sarebbero false, ovvero opera della micidiale macchina di creazione di “fake news” gestita da queste associazioni, sono ora giunte alla diffusione di un teorema bizzarro e inverosimile. Infatti, recentemente si è dichiarato che le associazioni italiane affiliate alla FECRIS, (la Federazione Europea dei Centri di Informazione e Ricerca su Culti e Sette), cioè appunto CeSAP e FAVIS, mirerebbero a portare il nostro Paese all’adozione di una legislazione illiberale sul modello di quella adottata nella Federazione Russa, paese in cui gruppi come la Chiesa di Scientology e i Testimoni di Geova sono stati oggetto di vicende giudiziarie, -a cui, nel caso dell’organizzazione geovista, ha fatto seguito la messa al bando -, e dal quale giungono raccapriccianti notizie circa abusi e vessazioni nei confronti dei fedeli di quest’ultima congregazione.
L’accusa, gravissima, infamante e soprattutto priva di qualunque fondamento, non è tollerabile perché altamente lesiva della immagine delle associazioni e della realtà.
La storia personale dei membri delle associazioni, gli statuti di queste e tutta la loro attività svolta anche e soprattutto in fattiva collaborazione con le istituzioni e le forze dell’ordine, testimoniano di un impegno continuo nella difesa della libertà e della democrazia, e un’operazione mediatica che vuole diffondere l’idea di una cospirazione totalitaria, operata da pochi volontari privi di qualunque potere economico o politico, per instaurare uno stato di polizia, è vergognosa, immorale, turpe e grottesca. Si tratta di una propaganda di stampo marcatamente diffamatorio, mirante a creare un pesante alone di diffidenza e sospetto anche nei confronti delle nostre istituzioni e dei suoi organi, e che inquieta particolarmente per le connessioni che questa rete di apologeti “a prescindere” di ogni organizzazione discussa, sembra vantare con esponenti della politica.
Fonte: http://www.cesap.net/chi-siamo/attivita-cesap/20-comunicati-stampa/3514-comunicato-stampa-apologisti-basta-con-le-fake-news
Ieri ne parlava Luigi Corvaglia su Il Fatto Quotidiano, evidenziando la difficoltà di chi si occupa del fenomeno settario. Specialmente quando compi attività che suppliscono quelle di uno Stato ancora dormiente. Molte sono le cose che ho dimenticato di aggiungere in questa intervista, tipo le telefonate anonime notturne, la minaccia di essere schiacciata come un chicco di riso da chi, per giuste restrizioni giudiziarie, ha visto sfumare le proprie possibilità di guadagno a discapito della gente e ne dà a me la colpa, professionisti collusi che organizzano vere e proprie campagne vendicative, le mie foto ritoccate e riempite di parolacce … e molto altro ancora che di sicuro non aggiungerebbe nulla al quadro descritto già piuttosto chiaro. Ogni giorno però ringrazio chi continua a starmi vicino, chi non mi fa mancare una parola di incoraggiamento, chi mi da voce con coraggio attraverso una intervista o una citazione di un libro … perchè sono queste le persone che mi permettono di trovare ogni momento l’equilibrio e la forza necessari per portare avanti la mia vita e per aiutare chi ne ha bisogno. Ma anche di continuare a far conoscere una realtà di cui ci si deve occupare con maggiore determinazione anche da parte delle Istituzioni. L. T.
NOCI – Intimidazioni, profili fake sui social network, minacce, querele temerarie, lettere minatorie, fotografie ritraenti scene di vita privata. È la situazione che sta vivendo da più di un decennio Lorita Tinelli, psicologa co-fondatrice e attuale presidente del CeSAP (Centro Studi Abusi Psicologici). Le minacce e le intimidazioni si sono intensificate dopo la conclusione, l’anno scorso, del processo Arkeon che vede il suo maggior imputato condannato in via definitiva.
Dottoressa Tinelli partiamo dall’inizio. Come e quando ha iniziato a seguire le sette in Italia e quando ha fondato il CeSAP?
«Il 1 giugno del 1999 assieme ad un collega psicologo e altre persone interessate al fenomeno dell’abuso psicologico abbiamo fondato il CeSAP, un’associazione ONLUS che ben presto si è distinta a livello nazionale come punto di riferimento per vittime di abusi in sistemi totalitari e per le forze dell’ordine che indagano su tali organizzazioni. Ma anche per i media che spesso attingono dalle nostre informazioni per programmi di inchiesta sul fenomeno settario. Negli anni abbiamo seguito diverse tesi di laurea e abbiamo formato tanti tirocinanti convenzionandoci con alcune università, tra cui Padova, Chieti e Bari. Abbiamo inoltre pubblicato e tradotto diversi articoli, apportando contributi scientifici e informativi su argomenti ancora tanto poco conosciuti in Italia. Nel frattempo il CeSAP è diventato parte di una federazione europea di studiosi del settarismo, la FECRIS, assieme ad un’altra associazione italiana, la FAVIS, che raccoglie le famiglie delle vittime delle sette. Da qualche anno la nostra associazione è parte del direttivo della FECRIS ed è rappresentata, tramite l’attuale presidente, nel comitato scientifico. Anche il CeSAP ha un suo comitato scientifico costituito da esperti di caratura nazionale ed internazionale».
Quando sono iniziate le persecuzioni a suo carico e in che modo si palesano?
«Le attività moleste e intimidatorie sono iniziate quando ho reso la mia collaborazione alla DIGOS di Bari, nel 2005/6 per una indagine sul gruppo Arkeon e sui suoi amministratori. Nonostante il leader del gruppo sia stato condannato definitivamente lo scorso anno per il reato di associazione per delinquere finalizzato all’abuso della professione, le attività moleste a mio danno non si sono esaurite, ma hanno anche riguardato miei stretti collaboratori. Con una costanza quasi ossessiva sono stati aperti diversi blog ‘anonimi’ con l’intento di delegittimarmi professionalmente e personalmente. Ci sono state effrazioni nelle poste elettroniche mie e di alcuni collaboratori, nonché membri delle istituzioni con i quali scambiavamo informazioni, e rese pubbliche con l’intento di dimostrare chissà quale attività illecita stessimo mettendo in atto. Io e alcuni testimoni del processo Arkeon abbiamo ricevuto minacce di spedizioni punitive, mediante lettere cartacee. Lo scorso anno sul mio cellulare ho ricevuto un messaggio in cui l’intestatario mi augurava di essere vittima di una violenza di gruppo da parte di extracomunitari e zingari. Sono state inoltre fotografate le nostre abitazioni, gli studi che ho avuto e pubblicate su un sito anonimo. Proprio l’altro giorno un mio collaboratore ha ricevuto da un profilo anonimo su Facebook una sua foto dinnanzi alla sua casa. Subito dopo il profilo è stato disattivato. Un’altra mia collaboratrice è stata fotografata mentre usciva di casa per portare a passeggio i suoi cani. In altra circostanza è stato fatto il nome di una persona della mia famiglia minorenne e indicata la sua età anagrafica. Tutti chiari messaggi intimidatori che vogliono dirci che c’è chi sa tutto di noi e ci sta costantemente col fiato sul collo. A queste azioni negli ultimi 11 anni si sono aggiunte quelle giudiziarie. Io ho ricevuto ben oltre 180 denunce penali e un paio di citazioni civili. L’obiettivo della lite temeraria è quello di distrarmi e di crearmi problemi economici. Ricordo ancora oggi che uno dei personaggi legati a questa realtà mi ha fatto pervenire un messaggio in cui mi diceva che l’obiettivo della sua vita era quello di distruggermi, di non farmi più lavorare, di farmi cacciare dal mio ordine professionale, fosse l’ultima cosa che avrebbe fatto nella sua vita».
Ha denunciato tutto alle forze di polizia?
«Certo, ho sempre denunciato tutto, ma sino ad oggi con scarsi risultati. Uno perché tutte queste attività sono messe in moto in maniera anonima e risulta molto difficile individuare gli autori materiali del reato. Ma anche perché probabilmente chi ha riscontrato le mie denunce non ha ben compreso il reale pericolo di queste azioni anche determinate dal fatto che siano reiterate nel tempo. Un PM chiedendone l’archiviazione, dopo anni, quasi in odore della prescrizione dello stesso reato, ha sostenuto, motivandola, che la mia attività era stata encomiabile, ma che io dovevo aspettarmi simili reazioni che rientrano nella piena libertà di espressione di chi la pensa diversamente. Il messaggio è che se ti occupi di un argomento delicato, come quello della mafia, in qualche modo devi anche aspettarti che qualcuno possa sentirsi offeso e quindi possa decidere di farti fuori».
L’Ordine degli Psicologi l’ha sostenuta in qualche modo?
«Con rammarico devo dire che in tutti questi anni solo in una occasione mi è capitato di verificare che un paio di colleghi dell’Ordine non avessero compreso la gravità della situazione che mi riguardava in qualche modo prestando il fianco a chi tenta di danneggiarmi. Nelle linee generali l’Ordine mi ha sostenuta, tanto da decidere di costituirsi parte civile nel processo su Arkeon a Bari. Dando un chiaro messaggio sin da subito di voler essere presente e sostenermi nella battaglia contro gli abusivismi. Il Presidente precedente dell’Ordine Pugliese nonché di quello Nazionale, Dr. Palma, ha sempre manifestato sostegno e considerazione della difficile attività di informazione da me portata avanti. In alcune occasioni anche lui ha dovuto subire attacchi diffamatori da parte delle stesse persone che molestano me, come è accaduto a tutti coloro che mi hanno pubblicamente sostenuta o che mi hanno dato voce, come i giornalisti. L’attuale Presidente dell’Ordine Pugliese, Dr. Di Gioia, riconoscendo la validità del mio lavoro, ha deliberato in consiglio che devolverà una parte della quota del risarcimento ricevuta da Arkeon in quanto parte civile a favore del CeSAP. Anche questo mi sembra un chiaro ed evidente messaggio di sostegno e di riconoscimento».
Il caso delle “psicosette” in Italia è stato oggetto di diverse interrogazioni parlamentari. Si è mosso qualcosa?
«Mi risulta che sono state presentate diverse interrogazioni parlamentari ed una mozione nel Governo passato, in cui senatori e deputati di diversi orientamenti politici hanno chiesto ai vari Ministeri, degli Interni, della Giustizia e della Sanità, di esprimere parere e di intervenire su questa realtà ed anche sui danni che questi fenomeni arrecavano a vittime e a critici. Il mio caso è stato citato in diverse interrogazioni, due delle quali firmate anche dal Senatore Liuzzi, che ringrazio per questa sua sensibilità dimostrata. Ma nessuna risposta è mai arrivata. È bene inoltre ricordare che diverse raccomandazioni europee hanno sollecitato gli stati membri ad attivare politiche preventive su questo argomento e che l’Italia risulta ancora assente all’appello».
Ad oggi continua a subire attacchi e minacce da perfetti sconosciuti sia tramite il web che con altri mezzi?
«Certo, gli attacchi sono continui e quasi quotidiani. Sotto falso nome questa gente contatta i miei colleghi, associazioni italiane ed estere con cui collaboro e i responsabili dei posti in cui devo svolgere un’attività professionale per divulgare informazioni palesemente diffamatorie e distorte sul mio conto. L’obiettivo è quello di crearmi il vuoto intorno e di distruggere la mia credibilità agli occhi degli altri. Per fortuna, nonostante l’incessante impegno, questa loro attività risulta essere fallimentare».
Fonte: http://www.legginoci.it/2018/11/13/lorita-tinelli-cesap-io-minacciata-continuamente-dalle-sette-lobiettivo-e-screditarmi/