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Posted by Lorita Tinelli on 26 febbraio 2018
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Posted by Lorita Tinelli on 6 dicembre 2017
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Posted by Lorita Tinelli on 26 gennaio 2011
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Relazione presentata al Convegno ‘Affiliazione e distacco dalle Comunità settarie’ del 7-8 Ottobre 1999 promosso dal Comune di Lucca in collaborazione con Psichiatria e Territorio e Ufficio I.R.C. Diocesi di Lucca
INTRODUZIONE
Il 20 Novembre ricorre l’anniversario della Convenzione dei Diritti del bambino, emanata dall’ONU il 1989.
E’ una recente conquista il riconoscimento che l’uomo abbia un complesso di diritti strettamente e funzionalmente connessi alla sua natura di essere umano, al suo bisogno di costruirsi sempre più compiutamente come persona e al tempo stesso di aprirsi liberamente alla socialità e cioè ad un rapporto con gli altri, che non lo ponga in condizione di disparità.
I DIRITTI DEL BAMBINO
Alla luce dei diritti riconosciuti ad ogni uomo, i Diritti dei Bambini, pur presentando collocazioni specifiche, data la particolare situazione di debolezza propria di chi non ha raggiunto la piena maturità e quindi la necessità di gestirsi in autentica libertà, acquistano una maggiore significanza e un valore più rilevante.
I diritti che la Convenzione garantisce a tutti i bambini sono strettamente legati ai bisogni, che appartengono alla natura dell’uomo e in particolare alla natura del bambino.
Il bisogno va inteso come ciò di cui un individuo non può fare a meno, sia a livello biofisiologico sia a livello psicoaffettivo, intellettuale, sociale, pena l’instaurarsi di una grave forma di deprivazione o frustrazione, che può giungere ad una delle varie manifestazioni di disadattamento, se non fino all’autodistruzione.
I 54 articoli della Convenzione possono essere semplificati in 4 gruppi di Diritti:
• Diritti di partecipazione: sono tutti quei diritti che garantiscono al bambino la possibilità di associarsi, di esprimere un’opinione, di accedere alle informazioni dei media e di ogni altro canale di comunicazione
• Diritti di realizzazione di sé: ne fanno parte i diritti che promuovono il pieno sviluppo del bambino e della sua personalità, mediante la presenza di una famiglia, la garanzia di un’istruzione, la tutela della propria cultura, permettendo di potenziare il loro talento e, non ultimo garantiscono cure speciali ai bambini portatori di handicap
• Diritti della sopravvivenza e del benessere: che garantiscono un livello di vita adeguato, sano e sicuro
• Diritti di protezione: tesi a tutelare il bambino da ogni forma di sfruttamento, maltrattamento, abuso.
ADESIONE A COMUNITA’ SETTARIE
Nonostante le solenni affermazioni costituzionali e le carte dei diritti dei bambini, la violenza continua ad abbattersi sui minori.
Un particolare tipo di violenza, poi, appare agli occhi di molti addirittura di minore importanza. Mi riferisco a quella violenza che il soggetto in evoluzione subisce dal momento in cui la sua famiglia o uno dei suoi genitori entrano a far parte di una comunità settaria.
Purtroppo non sempre la portata del fenomeno è facilmente valutabile. La letteratura scientifica sull’abuso del minore nelle comunità settarie è praticamente inesistente.
Esistono poche ricerche sistematiche sul fenomeno, le poche notizie che si conoscano riguardano casi eclatanti, cioè quelli riguardanti la morte di qualche minore.
Quasi tutte le informazioni disponibili ci provengono da casi individuali, presi in cura o trattati in tribunali o da racconti di fuorusciti o da notizie che ci offre la stampa.
La mia personale esperienza di pratica clinica e di perizie in tribunale, lo studio relativo alle dinamiche fra comunità settarie e minori, mi hanno portato a concludere che l’adesione a certi sistemi strutturati in maniera autoritaria, con il loro modo di fare totalitario, danneggiano fisicamente e psicologicamente l’individuo in evoluzione, proprio perchè prescindono dai suoi diritti/bisogni.
I gruppi con queste caratteristiche difatti:
• Funzionano come sistemi chiusi, spesso isolando l’individuo e, quindi, il soggetto in evoluzione, dalla società
• Vivono secondo un’ideologia assolutista che detta spesso una dura disciplina fisica e addirittura in molti casi ripugna interventi medici
• Usano la religione per giustificare la loro ideologia assolutista, che serve poi, a razionalizzare l’abuso commesso ai danni del minore
LE COMUNITA’ SETTARIE FUNZIONANO COME SISTEMI CHIUSI e si propongono come unici sistemi di vita cui aderire.
Sono l’unica ‘verità’ cui credere!
E’ tipico dei bambini appartenenti ad una comunità settaria non frequentare i propri compagni di scuola, fuori dalle ore scolastiche e, spesso, anche durante! non partecipare alle attività di vita di gruppo e di collaborazione con gli altri. Non sperimentare a scuola, cioè, il senso di cooperazione.
Se consideriamo il gruppo dei Testimoni di Geova, un esempio di struttura altamente gerarchizzata, osserviamo che generalmente ai soggetti in evoluzione sono precluse tutte le possibilità di socializzazione con i coetanei fuori dal gruppo di appartenenza (gite scolastiche, attività extrascolastiche, festeggiamenti vari a scuola, …). I giovani testimoni di Geova, solitamente frequentano coetanei o adulti Testimoni, sia per i momenti di studio della loro dottrina sia per quelli di svago.
In alcune comunità addirittura vengono istituite delle scuole o luoghi di indottrinamento all’interno della propria struttura, onde evitare che i giovani adepti abbiano contatti con i coetanei del mondo esterno.
La Comunità di Damanhur a Torino, per esempio, si fa carico dell’istruzione e dell’educazione del bambino sin dalla nascita. In Damanhur vi sono 4 strutture scolastiche che coprono le fasce dalla prima infanzia fino alla scuola dell’obbligo, con un insegnamento di tipo personalizzato. Poi ci sono corsi universitari e di formazione in genere per i più grandi.
PIU’ E’ ASSOLUTISTA UN’IDEOLOGIA PIU’ GLI ADEPTI DIPENDERANNO DAL LORO LEADER.
L’ideologia, difatti, porterà i gruppi a rinunciare persino alle cure mediche e psicologiche, anche se questo riguarda i minori.
Un esempio ci viene dalla Faith Assembly, una setta ultrafondamentalista americana, guidata da Habart Freeman, che evita le cure mediche anche nei casi di stretta necessità.
Negli anni ’80 fu stimato che questo gruppo avesse un alto grado di mortalità materna (100 volte sulla media) e perinatale (3 volte sula media).
Nel 1984 fu documentata la morte di 84 persone seguaci di questo gruppo. Un ragazzo morì nel giro di 5 mesi per una meningite e dopo 26 giorni un neonato di polmonite.
Nel gruppo Il Tabernacolo della Fede, un altro gruppo americano, morì un bambino di 2 anni per un tumore, nel 1991 un altro bambino morì denutrito e disidratato, perchè aveva dei problemi di deglutizione.
Probabilmente si tratta di casi che avrebbero potuto essere curati!
A Philadelphia nei primi 6 mesi del 1990 fu stimato che su 900 casi di morti infantili, 492 erano figli di adepti a 2 sette che rifiutavano vaccini contro le epidemie.
Tutto questo perchè gli adepti hanno affidato la loro vita al volere di un leader, che ha promosso una ideologia recante regole assolutiste.
LA STRUTTURA GERARCHICA DI QUESTI CULTI SI PRESENTA COME UNA FAMIGLIA. Come tale gli adepti sono soggetti al giudizio ed alla disciplina del proprio leader e vengono incoraggiati a fare solo quello che il ‘capo’ vuole.
La dipendenza di tutti dal leader e l’assunzione della mentalità di gruppo da parte dei genitori diventano elementi di pericolo e di frustrazione per i propri figli. Difatti più i genitori aderiscono al credo del gruppo più il loro ruolo di genitori e di punto di riferimento (e di difesa dalle aggressioni esterne) viene a decadere, maggiore sarà l’influenza dell’ideologia del gruppo sui minori.
QUESTO FAVORISCE LA RAZIONALIZZAZIONE DELL’ABUSO SUL MINORE. Infatti i bambini possono essere sottoposti ad abusi fisici e psicologici se la dottrina seguita li rende leciti.
KENNET WOODEN, giornalista e avvocato, scrisse un libro sui bambini all’interno della setta il Tempio del Popolo, intitolato ‘I bambini di Jonestown’.
Nel suo libro sostiene che l’abuso fisico sui giovani era molto praticato in quella setta. Quando Jones iniziò ad esercitare il suo potere, i bambini venivano picchiati se non lo chiamavano ‘Padre’ o se secondo lui erano stati irrispettosi nei suoi confronti o verso le norme del gruppo, oppure se parlavano o davano confidenza a qualcuno fuori dal gruppo.
All’inizio erano usate le cinture, poi vennero sostituite da frustini e successivamente dalla tavola dell’educazione, un lungo asse di legno.
Un ex membro del gruppo, sopravvissuto al massacro, descrisse l’escalation delle punizioni.
‘Si passava da una disciplina dolce, in cui delle ragazzine venivano denudate di fronte a tutta la comunità e innerse in laghi gelati, a dei veri e propri incontri di box irregolari, dove per colpirsi si usavano dei bastoni di legno. A volte è stato usato l’elettro-shock. Nei casi più disperati i bambini venivano chiusi nelle stanze buie e a loro ci pensavano i mostri dagli occhi azzurri’.
Nel 1986 in un gruppo un bambino di 10 anni fu pestato a morte perchè si credeva fosse posseduto dal demonio.
Nel 1989 in Italia fu attuato un rito esorcista ad opera di alcuni Anziani Testimoni di Geova su una ragazzina affetta da una serie di disturbi psicosomatici.
COSA SUCCEDE AI BAMBINI?
L’infanzia è quel periodo della vita umana in cui l’individuo ha la possibilità di gettare solide basi intellettuali, sulle quali poter costruire gradualmente strutture significative per l’intera specie.
Traumi e difficoltà possono portare allo strutturarsi di forme disturbate di personalità!
Secondo ALICE MILLER, che molto ha scritto sull’infanzia violata, è da considerarsi abuso ogni forma di cecità, indifferenza o disattenzione, verso i bisogni del bambino, lo sfruttamento e l’utilizzazione in ogni senso, sia fisico che psicologico, del piccolo per i desideri dell’adulto, sino ovviamente, al maltrattamento fisico e all’abuso sessuale.
Il bambino, educato secondo un’ideologia assolutista, educato rigidamente dai suoi genitori, maltrattato e abusato, AFFRONTA SENTIMENTI MOLTO CONFUSI E FORTEMENTE AMBIVALENTI.
Non può permettersi di mettere in discussione quanto gli viene insegnato perchè non gli sono trasmessi quegli strumenti emotivi ed intellettivi, che gli permettono di criticare il sistema in cui è immerso.
A furia di ricevere divieti, sviluppa spirito di sacrificio e capacità di sopportare il dolore.
Per sopperire a tutto mette in atto una serie di meccanismi di difesa. La soluzione è una: per potersi mantenere in vita, impiega ogni sua energia per rimuovere dalla coscienza tutta la sofferenza e la rabbia che prova nei confronti di coloro che gli infliggono tanto dolore. Sono proprio queste forme difensive organizzate dalla psiche del bambino, che gli permettono, per il momento, di resistere. In questo modo organizza un ‘senso del sé’ contaminato, confuso.
Secondo la mia esperienza clinica i bambini che vivono nelle comunità settarie diventano fuori ansiosi ed irritabili, a volte furiosamente aggressivi e attaccano i compagni, altre volte si isolano completamente.
Gli incubi notturni non danno loro tregua, urlano e piangono spaventati.
La loro irrequietezza e la loro sovraeccitabilità rispecchiano l’inconscio atteggiamento di chi deve essere sempre pronto a collaborare alle aspettative nei suoi confronti.
Spesso si instaura un vero e proprio circolo vizioso, poichè tali sintomi, invece che segnali di aiuto vengono interpretati segni di cattiveria, di spirito ‘del mondo’, pigrizia e disubbidienza e quindi come comportamenti da reprimere e punire.
Il bambino quindi tenderà inconsapevolmente a nascondere i propri sentimenti e il proprio disagio, per adeguarsi, come già disse Bowlby, ai desideri dei genitori e quindi alle richieste del gruppo di appartenenza, nella speranza di ottenere amore e protezione.
La continuità delle dinamiche relazionali di una setta, aggrava la situazione psicologica, produce cambiamenti della personalità, deformazioni nelle relazioni e nell’identità, che toccano l’immagine corporea, l’immagine interiorizzata dagli altri, cioè quei valori e quegli ideali che dovrebbero fornire un senso di coerenza nelle scelte future.
In questo modo vengono ostacolate le capacità di rendersi individui autonomi dal momento che non si possiede un ‘sé integrato’.
Se dunque un fallimentare contatto con la realtà non fa certo ‘morire’ il bambino, comporta però gravi conseguenze per la psiche in fase di sviluppo.
Secondo WINNICOTT costringe ad instaurare un duplice rapporto con la realtà oggettuale: da un lato, esisterà la radice del vero Sè, vitale e creativa, ma incomunicabile, dall’altro si organizzerà il falso Sè, collegato sì al mondo, ma su basi di sottomissione e sudditanza, che si relaziona alle richieste passivamente.
In questi individui, costretti ad adattarsi a quello che si vuole da loro, non sono più i sentimenti e i desideri spontanei a fare da spartiacque tra il giusto e lo sbagliato, ma i desideri e i sentimenti che i leaders dei vari gruppi, mediante i genitori, proiettano e così inevitabilmente, il giudice di cosa sia lecito e cosa no sarà esterno all’Io dell’individuo.
L’altro giorno in TV è stato trasmesso un documentario sull’abuso dei minori in paesi di guerra e di povertà: i bambini vengono coinvolti in attività illecite, dalla guerra alla prostituzione. Mi ha impressionato che nelle interviste bambini di circa 8 anni, parlavano della loro triste esperienza quasi senza emozione, dimostrando l’adattamento a tutto ciò.
Allo stesso modo appaiono i bambini nelle sette. Pian piano percepiscono come normale quel mondo in cui vivono, staccandosi sempre più dalla realtà oggettiva.
Un bambino troppo programmato nella nascita e nella vita, un bambino incompreso nei suoi effettivi bisogni, precocemente adultizzato, sfruttato, trascurato, un bambino che non trova un’adeguata difesa, un bambino bloccato oggi nel suo itinerario di crescita … sarà domani un adulto infantilizzato ed incompiuto.
Mi auguro che queste riflessioni stimolino gli uomini di potere ed incoraggino tutti quanti gli esperti del settore ad organizzare ricerche sistematiche sul fenomeno, per comprenderlo nella sua totalità e per progettare interventi risolutivi per la tutela dell’infanzia.
BIBLIOGRAFIA
• Psicopatologia del bambino (a cura di A. Guareschi Cazzullo), Edizioni MASSON, Milano 1992
• Normalità e patologia del bambino di Anna Freud, FELTRINELLI, Milano 1992
• Churches that abuse, di Ronald M. Enroth, ZONDERVAN PUBLISHING HOUSE, Michigan USA, 1992
• Children and cults, di Michael Langone e Gary Eisenberg, in Cult Observer, 29 Marzo 1998
• EFFETTI DELL’ADESIONE AI TESTIMONI DI GEOVA SUI MINORI di Lorita Tinelli, Pro Manoscripto, 1999
Lorita Tinelli © riproduzione vietata
Programma convegno:
AFFILIAZIONE E DISTACCO DALLE COMUNITA’ SETTARIE
7-8 Ottobre 1999 - Lucca, Villa Bottini. *
Psichiatria e Territorio
ti invita al convegno organizzato con il patrocinio del Comune di Lucca e del GRIS
Giuseppe Ferrari Introduzione alle sette-nuovi movimenti
Segretario GRIS religiosi.
Bologna
Anthony Bateman Cosa accade nei gruppi troppo chiusi
Halliswick Psychotherapy D.H. L’esperienza delle Comunit� Terapeutiche
Londra (UK)
Eugenio Fizzotti I bisogni psichici prima dell’ingresso nel gruppo
Istituto di Psicologia
Pontificia Universit� Salesiana
Roma
Marco Casonato Le psicosette
Psicologo
direttore di Psicoterapia
Universit� di Torino
Cecilia Gatto Trocchi L’iniziazione e i riti di ingresso
Antropologa culturale
Universit� di Perugia
Mario Di Fiorino Le tecniche di persuasione nella costruzione
Dip. Psichiatria di Viareggio della comunit� settaria
direttore di Psichiatria e Territorio
Marco Chiesa Se le attese si infrangono
Cassel Hospital, Londra (UK)
psicoanalista
Borut Škodlar Lo scenario europeo
Clinica Psichiatrica
Lubiana (Slovenia)
Mario Betti Il gruppo e la destrutturazione dello stato
(Bagni di Lucca) di coscienza
Lorita Tinelli L’affiliazione subita: le comunit� settarie e i diritti dell’infanzia
Ce.S.A.P. (Noci, BA)
Raffaella Di Marzio Conseguenze dell’affiliazione a comunit�
GRIS (Roma) settarie: che fare?
Maurizio Antonello Le tecniche psicologiche nei gruppi del
Trivignano (VE) Potenziale Umano
Giorgio Gagliardi Le strategie cognitivo-comportamentali del
(Asso, Como) condizionamento apprendimento
nell’affiliazione a movimenti esoterico-religiosi
Il danno jatrogeno da farmaci.
Il danno jatrogeno da psicoterapia.
Il danno jatrogeno da relazioni gruppali.
Segreteria scientifica
per ogni informazione e per l’invio di comunicazioni potete rivolgervi:
dr. Angelo Cer� aceru@laserinforma.com(laserinforma)
dr. Manuela Garuglieri banti@iol.it
Posted by Lorita Tinelli on 21 aprile 2007
Posted in Interviste | Tagged With: abuso psicologico, arkeon, bambini di Dio, bambini di satana, centro studi abusi psicologici, cesap, condizionamento, controllo mentale, damanhur, falsi profeti, guru, haven's gate, indottrinamento, lorita tinelli, luigi carnevale, michele scozzai, movimento raeliano, ordine apostolico, plagio, psicosette, reclutamento, santone, servizio antisette Comunità papa giovanni XXIII, setta del rosario, sette, squadra antisette, steven hassan, vito carlo moccia, www.cesap.net | No Comments yet, please leave one
Dossier tratto da FOCUS – Febbraio 2007
È ferito, perde sangue, ma corre come un matto. Taglia i sentieri e la vegetazione delle campagne consentine, cerca aiuto. Raggiunge un ospedale a valle. È sotto shock, Tommaso, ha il respiro corto. Balbetta: «Mi hanno sparato durante una rapina». Ma non è la verità. La polizia lo mette alle strette, insiste: «Chi ti ha ridotto in queste condizioni?». L’uomo piange, prega, cede: indica una masseria sulle colline di Cosenza. L’inferno. È una notte di fine maggio del 1988. Gli agenti circondano la cascina e fanno irruzione, squarciando il velo su una scena da film horror: sessanta persone vestite di bianco, scalze e sudate, stanno scandendo una nenia misteriosa. Al centro della stanza, la santona Lidia, la guaritrice della Calabria, dirige le danze. A terra, ci sono oltre mezzo miliardo di lire, armi, una foto del piccolo Marco Fiora (rapito a Torino pochi mesi prima) e un giovane incaprettato e ucciso a colpi di pistola. Era stato l’ultimo degli adepti a tentare la fuga. L’ultimo prima di Tommaso.
Sono trascorsi quasi vent’anni dalla scoperta del Gruppo del Rosario. La setta, sulla quale gravano ancora tante ombre, era stata fondata negli anni Settanta da Antonio Naccarato. A lungo era cresciuta all’insaputa delle autorità, riuscendo a reclutare più di 800 seguaci, la maggior parte dei quali in Piemonte. Nel mondo, l’allarme sette era scattato da un pezzo: nel 1978, nel villaggio di Jonestown (Guyana), 923 adepti della setta del Tempio del Popolo si erano avvelenati col cianuro, istigati dal guru Jim Jones; episodi simili, pur con meno vittime, erano accaduti nel 1985 nelle Filippine e nel 1987 in Corea del Sud.
L’episodio di Cosenza, per l’Italia, fu un pugno nello stomaco. Il primo di una serie. Al punto da convincere il ministero dell’Interno a scandagliare il fenomeno. Un dettagliato rapporto fu pubblicato due anni prima del cambio di millennio (data fatidica per maghi e operatori dell’occulto): denunciava la presenza, nel nostro Paese, di 137 gruppi settari e di «sistemi scientificamente studiati per aggirare le difese psichiche delle persone, inducendole a un atteggiamento acritico e all’obbedienza cieca». In altre parole, alla «destrutturazione mentale degli adepti», condotti alla follia o alla rovina economica. Oggi, la Comunità Papa Giovanni XXIII, che ha istituito un servizio antisette diretto da don Aldo Buonaiuto, stima che siano almeno 8 mila le associazioni italiane legate al satanismo, alla stregoneria o alla magia, o potenzialmente dedite allo sfruttamento e alla manipolazione della gente, per un numero di seguaci che oscilla fra i 600 mila e il milione. Per contrastare questo tsunami sotterraneo, nel dicembre 2006, il Servizio centrale della polizia ha dato vita a una speciale squadra antisette, formata da investigatori, analisti, criminologi e psicologi, e coordinata dal primo dirigente Luigi Carnevale.
Ma che cosa sono le sette? Darne una definizione non è semplice. «Nella maggior parte dei casi» spiega Buonaiuto «sono parodie di organizzazioni religiose, ma con obiettivi molto diversi da quelli di una religione tradizionale, e con un leader indiscusso dotato di grande carisma e ossessionato dai cerimoniali. Autoritari, dispotici, rapidi nel confondere le carte, questi movimenti possono nascere con fini ideologici apparentemente innocui (dal perseguimento della pace interiore all’adorazione di divinità esotiche), ma quasi sempre sfociano nell’abuso, nell’inganno, nella truffa, nel rifiuto delle leggi e del buon senso, nei maltrattamenti o nell’incitamento all’odio razziale». Un aspetto centrale delle sette (che possono contare dai dieci alle varie centinaia di iscritti) è che è facile entrarvi ma difficilissimo uscirne: sia per i ricatti a cui si è sottoposti e sia perché l’appartenenza a una setta tende a distruggere ogni legame familiare e sociale con l’esterno, immergendo i simpatizzanti in una realtà virtuale dove le uniche regole sono quelle dettate dal guru.
Le sette sono una galassia sfuggente, fluida, in continua evoluzione e, per questo, non c’è una classificazione universalmente accettata. Gli esperti, in genere, le suddividono in tre categorie: le sette giovanili, le lobby settarie e le sette apocalittiche (per queste ultime, si veda il box). Le prime sono per lo più gruppi dediti al satanismo, alla stregoneria o alla magia nera. Vi si aderisce per trasgressione e il sesso e la droga ne sono componenti essenziali. Al loro interno si consumano i cerimoniali più macabri: dalla riesumazione e dalla scarnificazione di cadaveri (dati in pasto agli adepti per suggellare il patto di sangue) all’omicidio. Il caso delle Bestie di Satana, svelato a Varese nel 2004 dopo l’uccisione di Mariangela Pezzotta, o quello degli Angeli di Sodoma (che adescavano studenti invitandoli a concerti di musica rock e offrendo loro ostie imbevute di Lsd) sono due esempi. Molte sparizioni e suicidi inspiegabili sono legati proprio a realtà di questo tipo. In una lettera a don Aldo, un anonimo ha raccontato che nella piccola località dove vive, «14 ragazzi e 3 donne si sono impiccati in meno di due anni», umiliati e minacciati da una setta rimasta a lungo in clandestinità. «Ci sono madri» dice Buonaiuto «che, dopo il suicidio del figlio, rinvengono nella camera della vittima pubblicazioni, testi musicali o documenti riconducibili all’attività di una setta».
Più subdole, e senz’altro più numerose, sono le cosiddette lobby settarie. Collegate ai temi dello spiritualismo, delle arti orientali, dello sciamanesimo, sono strutture con una gerarchia piramidale, frequentate da impiegati, disoccupati, liberi professionisti, medici o insegnanti, con grandi giri d’affari. Alcune sono camuffate da associazioni «benefiche», regolarmente registrate, altre sono del tutto segrete. Secondo gli investigatori, sarebbero frequenti i contatti fra queste organizzazioni e il traffico di organi, la pedofilia o lo spaccio di sostanze stupefacenti. Di questa categoria fanno parte le psico-sette (fra le quali va annoverata la controversa e gigantesca setta fondata da Ron Hubbard, Scientology).
Per attrarre le loro «prede», le psico-sette usano i metodi più diversi: da accattivanti siti internet alla pubblicità tradizionale. Organizzano seminari di memorizzazione veloce, sedute di medicina alternativa, test per valutare e accrescere le potenzialità intellettive, riunioni di chiromanzia o ginnastica rilassante, congressi dedicati alla meditazione o all’auto-guarigione. Dopo un primo incontro, le persone sono invitate a proseguire il «viaggio», durante il quale il guru della setta proverà, con tecniche collaudate, a interpretare lo stato emotivo dei partecipanti. Per cadere nella trappola non serve avere un basso grado di istruzione o vivere in contesti degradati. «In una società fragile e insicura come la nostra» nota Buonaiuto «momenti di crisi affettive o economiche sono tutt’altro che occasionali». Uscire da un’esperienza luttuosa o vivere un momento di vulnerabilità o disagio, anche con due lauree in curriculum, può essere fatale. Dice la psicologa Lorita Tinelli, docente di criminologia all’università di Bari e presidente del Cesap (il Centro sudi sugli abusi psicologici): «Le psico-sette, sempre più radicate negli ultimi anni, offrono alle persone una reinterpretazione della loro vita, rimarcandone i bisogni. Chi ha un bisogno, chi percepisce un vuoto, non ha infatti la lucidità per fare una scelta libera e personale e così si affida al proprio interlocutore. La setta promette che, seguendo un determinato percorso, si potrà superare ogni ostacolo e la vittima, alla fine, delega tutto all’organizzazione. Senza il permesso del guru, non avrà più il coraggio e la forza di fare nulla. Neppure una visita medica o una cena con i genitori».
Una volta in gabbia, cominciano i guai. I seminari e i cerimoniali hanno costi sempre più elevati: ogni nuovo incontro ha la scopo di creare fobie verso i valori tradizionali e sensi di colpa nei confronti della setta, di sgretolare l’equilibrio mentale e l’autostima degli adepti e di persuaderli che senza l’aiuto e i consigli del guru non potranno più essere se stessi. Per pagare i corsi, o sostenere l’organizzazione, c’è gente che fa fuori fino all’ultimo risparmio, che vende la macchina e la casa. Ai seguaci più brillanti, per coprire i debiti, viene proposto di lavorare come adescatori di reclute. L’adepto opera un vero e proprio transfert psicologico: «Il leader della setta» aggiunge Buonaiuto «diventa il suo unico punto di riferimento. Per lui, è disposto a subire umiliazioni, persino a ridursi in schiavitù».
Le psico-sette hanno spesso un testimonial (un adepto ai livelli alti della piramide) che racconta come la propria esistenza sia cambiata in meglio dopo l’incontro con il gruppo. Il legame fra l’attore Tom Cruise e Scientology è emblematico. Al contempo, scatta la fase dell’isolamento: «Il capo della setta» dice Luigi Carnevale «spiega all’adepto che è la famiglia a precludergli la possibilità di realizzarsi ed è perciò la famiglia l’unica causa dei suoi guai. Gli fa capire, mentendo, di essere stato violentato quand’era bambino e lo riduce in uno stato di prostrazione totale. La vittima ha il cervello resettato, la volontà annullata. Odia i genitori. E reagisce aggrappandosi ancora più saldamente al gruppo, tagliando i ponti col passato». Per evitare iniziative personali, i seguaci vengono deresponsabilizzati, educati a un linguaggio criptico (cosa che scoraggia la comunicazione con l’esterno) e convinti di essere gli eletti di un disegno imperscrutabile e divino. In alcuni casi, conducono una doppia vita: lavorano di giorno e dedicano alla setta il resto del tempo; in altri, scompaiono del tutto, ritirandosi in associazioni slegate dal mondo. Damanhur è una comunità fondata nel 1975 dal filosofo e guaritore Oberto Airaudi (alias Falco), tutt’ora guida spirituale della setta. Costituita da una quarantina di villaggi ai piedi delle Alpi piemontesi, in Valchiusella, Damanhur ospita centinaia di persone. Sul sito dell’organizzazione si legge che le conoscenze di Falco derivano «dal collegamento che Damanhur ha creato con le forze divine cosmiche del nuovo millennio».
Ci sono sette, dice Tinelli, che incentivano la procreazione, ma sostengono che un figlio, nel momento in cui viene al mondo, è membro della comunità, la quale si sostituisce ai genitori nell’educazione, «come succede tra i Bambini di Dio o, appunto, nella comunità di Damanhur». E non mancano circostanze estreme: alcuni ex appartenenti alla setta del reverendo Jim Jones, sopravvissuti al massacro della Guyana, riportarono testimonianze agghiaccianti sull’educazione che lo stesso Jones riservava ai minori.
A differenza delle sette sataniche, dove gli adepti conoscono almeno in parte il destino e la realtà a cui vanno incontro, chi entra in una psico-setta non è mai consapevole di entrare in una setta. Cosa che, naturalmente, rende ancora più complicato uscirne. «Il processo» prosegue Tinelli «è simile a quello dell’innamoramento. Dopo tanti anni insieme, bastano una parola, un episodio, un incontro fortuito con un vecchio amico, un libro, un piccolo tradimento per far aprire gli occhi all’adepto e permettergli una visione critica dell’ambiente in cui è precipitato. L’americano Steven Hassan, studioso di sette, dice che il vero io della persona rimane occultato dall’io della setta. Ma che per farlo riemergere, è sufficiente sollecitarlo». Non è facile che capiti. Però capita.
Prevedere la reazione della setta, a quel punto, è praticamente impossibile. La fuga può essere indolore. Ma se l’ex adepto decide di denunciare o rendere pubblici i metodi dell’organizzazione, apriti cielo. «Il quel caso» dice Carnevale «il rischio per il fuoriuscito è di essere aggredito, sul piano giudiziario, dalla setta e da seguaci opportunamente istruiti. Ci sono organizzazioni che dispongono di risorse e studi legali in tutte le città d’Italia». Uno degli ultimi episodi di cronaca riguarda l’associazione Arkeon. Sul sito del Cesap, qualche tempo fa, erano comparsi i messaggi di alcuni ex simpatizzanti che mettevano in guardia da «tecniche di condizionamento» e «pressioni psicologiche». Ai messaggi si sono interessate varie Procure italiane. Il gruppo Arkeon, ritenendo lesivi quegli avvertimenti, aveva chiesto l’oscuramento del sito del Cesap. Richiesta che è stata però respinta dal Tribunale di Bari. Arkeon si definisce, in Internet, come un «percorso individuale di crescita, consapevolezza e sviluppo del potere personale e della leadership».
Michele Scozzai
PER SAPERNE DI PIU’
Aldo Buonaiuto, Le mani occulte, Città Nuova
Steven Hassan, Mentalmente liberi. Come uscire da una setta, Avverbi
www. cesap.net. Il sito del Centro studi sugli abusi psicologici
BOX – SERVIZIO ANTISETTE
Il servizio antisette della Comunità Papa Giovanni XXIII (fondata da don Oreste Benzi) è operativa dal 16 ottobre 2002. Nata per sostenere le vittime delle tante organizzazioni occulte presenti in Italia, è oggi un punto di riferimento anche per la magistratura e le forze dell’ordine. All’apposito numero verde (800228866, attivo 24 ore su 24) giungono in media 40-50 telefonate al giorno, senza contare le centinaia di lettere e messaggi di posta elettronica (antisette @apg23.org). Il 43% delle richieste d’aiuto viene da genitori disperati; il 34% da persone adulte cadute nella trappola delle sette; il 19% da vittime minorenni.
Il problema maggiore, quando ci si ritrova ad affrontare una setta (o, peggio, una psico-setta), è la mancanza di strumenti giuridici. Il semplice associazionismo, anche se riconducibile all’adorazione di satana, non è punibile, né lo sono il plagio o gli spropositati tariffari dei corsi. Per colpire una setta bisogna dunque puntare su reati come l’istigazione al suicidio (sempre difficile da provare), il traffico di sostanze stupefacenti o la pedofilia. Ma anche in questi casi il sistema di protezione, con studi legali agguerriti, è spesso ben oliato. Alcuni disegni di legge per contrastare il fenomeno sono allo studio.
LETTERA A DON ALDO BUONAIUTO / 1
Reverendissimo Padre,
ho deciso di scriverle per esprimere la mia drammatica situazione. Ho un figlio chiuso dentro un’organizzazione settaria da 5 anni. Aveva iniziato con dei corsi di aggiornamento per la sua attività lavorativa come rappresentante di una grossa azienda. Non avrei mai immaginato ciò che poi è accaduto: tali corsi diventavano sempre più frequenti e sempre più costosi. Mio figlio ci chiese prima un prestito di 10 mila euro, poi un finanziamento di altri 20 mila. Quando cercammo di affrontare il tema economico lui si arrabbiò tantissimo, minacciandoci di allontanarsi definitivamente da noi. Nel giro di un mese ha abbandonato ogni suo contatto, lasciando la sua fidanzata con la quale stava progettando un matrimonio. Sono due anni che non lo vediamo più, né sappiamo dove si trova. Abbiamo contattato l’organizzazione di cui fa parte ma senza ottenere informazioni, perché la privacy lo protegge. Siamo disperati: nostro figlio non avrebbe mai agito in questo modo. Ci aiuti, padre, perché i carabinieri ci hanno detto che non possono fare nulla, perché non ci sono leggi e perché il ragazzo è maggiorenne. Vorremmo almeno capire se è vivo, se sta bene e il motivo per cui si è dimenticato di noi.
Lettera firmata
LETTERA A DON ALDO BUONAIUTO / 2
Caro padre Aldo,
le scrivo per raccontarle la storia di mio figlio, che fa parte di una setta. Gli adepti vengono iniziati con un rito e viene dato loro un nuovo nome. Ogni volta che il loro grado aumenta, il nome cambia, così da restare anonimi e difficilmente identificabili. Per imparare a combattere la paura, si addestrano di notte nei cimiteri. Ho ascoltato una conversazione fra mio figlio e un altro membro della setta. Dicevano: «Se non ci guadagniamo noi con la droga, lo farà qualcun altro al posto nostro. Con la differenza che i nostri ricavi vanno a fin di bene». Ho fatto molte ricerche su questa setta, ho scritto al Vaticano e ad altre istituzioni. Ma adesso ho bisogno del vostro aiuto.
Lettera firmata
BOX – SETTE APOCALITTICHE
Le sette apocalittiche mirano alla distruzione dell’umanità e di se stesse. Sono tipiche di alcune aree del mondo (non dell’Italia) e hanno spesso legami con organizzazioni terroristiche internazionali. In genere, le loro azioni avvengono in periodi o date alle quali attribuiscono particolari significati. Un gruppo apocalittico è la Aum Shinrikyo, la setta giapponese che nel 1995 mise del gas nervino nella metropolitana di Tokyo, provocando la morte di una decina di persone. Gli adepti della Aum Shinrikyo, che all’epoca erano più di 40 mila, erano in cerca della «liberazione spirituale».
BOX – MECCANISMI PSICOLOGICI IN ALTRI CONTESTI
Meccanismi psicologici simili a quelli che avvengono nelle sette possono riprodursi anche in altri contesti: dai partiti politici agli ultrà del calcio, dai branchi giovanili alle associazioni religiose. Anche in questi casi si tende a delegare al responsabile del gruppo scelte importanti (da un voto referendario a una decisione etica, alla volontà di commettere atti di vandalismo). Ma rispetto alle sette, dicono gli psicologi, ci sono alcune differenze sostanziali. La prima: un partito o un’organizzazione di tifosi non obbligano mai a rompere col resto della società. Anzi. Spesso ne sono parte integrante, al punto da volerla modificare a seconda delle proprie aspirazioni. La seconda: è rarissimo che il leader di un gruppo religioso tradizionale o il capo di un branco giovanile entrino in modo così invasivo nella sfera personale dei «gregari», imponendo (o impedendo) amicizie e frequentazioni. Un branco è forte finché il gruppo esiste: presi singolarmente, i suoi membri appaiono molto meno convinti delle proprie azioni e dei propri atteggiamenti. La terza: a meno che non si commettano reati gravi (che possono essere usati a mo’ di ricatto), qualunque organizzazione “sana” permette di dissentire e di uscire dai ranghi senza traumi né minacce. Al massimo, con una porta sbattuta in faccia. Mentre essere membro di un partito politico o di una compagnia di tifosi può corrispondere a una fase della vita, l’adepto di una setta (fattori di disturbo a parte) è manipolato perché lo sia per sempre.
BOX – LA STORIA DELLE SETTE
Le sette, intese come gruppi chiusi e guidati da un leader, esistono da sempre. Ma a seconda del contesto e del periodo storico, assumono funzioni e significati diversi (e non sempre negativi). Nelle scuole filosofiche dell’antica Grecia, erano sette le cerchie di giovani che si raccoglievano intorno a un maestro per apprendere una disciplina: i seguaci più stretti, che godevano dell’amicizia e della stima dell’insegnante, erano detti scolari esoterici; gli altri, gli ascoltatori occasionali, erano invece definiti essoterici.
Altre esperienze e testimonianze sono legate al mondo dell’occulto: di sette diaboliche o sataniche si è a conoscenza fin dall’antico Egitto, e per tutta l’età romana. Nel Medioevo si diffusero gruppi di magia nera e stregoneria: nei sabba, per esempio, gli adepti partecipavano a cerimonie e orge, adoravano divinità pagane e sacrificavano animali e uomini. Gli stessi cavalieri Templari, secondo alcuni studiosi, rappresentarono una setta, all’interno della quale si consumarono pratiche e riti occulti.
E un gruppo settario era anche quello dei primi rosacrociani. Fondata nel 1614 dal monaco luterano Giovanni Valentino Andrea, l’organizzazione invitava i propri seguaci ad abbandonare i falsi maestri (ovvero il papa e Aristotele, che incarnavano la religione e la filosofia), per riscoprire l’alchimia e l’occultismo.
Il termine setta, a lungo, è stato anche sinonimo di movimento politico o società segreta: i giacobini (Francia, 1789), i massoni, gli illuminati (cui appartenne anche il poeta tedesco Wolfgang Goethe) sono tutti considerati membri di sette, ciascuna con i propri obiettivi e valori. Per non parlare della carboneria, la società segreta dell’Ottocento che intendeva riformare lo Stato secondo le idee liberali dell’Illuminismo e della Rivoluzione francese, e che per molti dizionari è la setta per antonomasia. Per mascherarsi, non a caso, ricorse alla terminologia usata dai commercianti di carbone.
L’esplosione del fenomeno delle sette sataniche giovanili, delle psico-sette e delle sette apocalittiche risale invece alla seconda metà del secolo scorso, dopo che eserciti e servizi segreti (a cominciare da quelli americani) sperimentarono su volontari e prigionieri di guerra tecniche di condizionamento mentale e lavaggio del cervello.
SCENEGGIATURA – LE TAPPE DEL RECLUTAMENTO
L’ingresso in una setta avviene in genere in quattro fasi . Eccone i principali passaggi.
di Michele Scozzai