Oggi torno a casa con alcune esortazioni:
1) continua a formarti
2) mantieni sempre alto il senso di responsabilità per quello che fai
3 frequenta sempre persone che possono farti crescere professionalmente e personalmente
4) ricerca la bellezza e contribuisci a crearla
5) sii sempre autentica
6) sii grata alla vita e agli incontri che ti permette di fare
Sembra cosa semplice, ma io ci lavoro ogni giorno, respirando a pieni polmoni l’aria che eventi come quello di oggi mi permettono di respirare. Grazie!
Uniba giornata di studio EPISTEMOLOGIE CONTROVERSE. PSEUDOSCIENZA E LIBERTÀ organizzata dal Master di Psicologia Giuridica e dal CeSAP
Archivio tag: controllo mentale
Come comprendere se hai aderito ad un gruppo on line a deriva settaria?
di Kellie Scott
Quando Rae era incinta del suo primo figlio, si è unita a un gruppo online per la sicurezza dei seggiolini auto per chiedere dei consigli.
Mentre le venivano offerte informazioni utili, si sviluppava qualcosa che descrive come una “corrente sotterranea di cattiveria” guidata da un “esercito di seguaci simili a una setta” nel gruppo.
Dice che anche le persone che condividono qualche utile informazione rischiavano di essere “fatte a brandelli” e “bombardate con sproloqui e accuse” se un membro di quel sottogruppo lo riteneva giusto.
Non stiamo suggerendo che il gruppo a cui si è unita Rae fosse un vero culto.
Ma ci sono elementi in alcune comunità online che risuonano come “gruppi di controllo totale“, spiega Martine Kropkowski, ricercatrice di grado superiore presso l’Università del Queensland, che sta esaminando il ruolo che il linguaggio e le narrazioni generate dalla comunità svolgono nel costringere e controllare i membri di organizzazioni di tipo settario.
“Usare troppo la parola setta sminuisce davvero le pratiche molto dolorose e dannose dei culti reali e dobbiamo tenerne conto“, avverte.
Ma nel contesto delle comunità online problematiche, Kropkowski afferma che “c’è qualcosa che vale la pena approfondire“.
“Quando le persone usano lil concetto di setta universale si riferiscono a un gruppo che mostra uno o alcuni di quei metodi che comunemente vediamo in quel gruppo di controllo totale di ciò che chiamiamo appunto setta“.
Quindi quali sono questi metodi e come li riconosciamo quando tutto ciò che vogliamo è crogiolarci nell’amore e nel sostegno di una comunità che la pensa allo stesso modo?
In quanto settore non regolamentato, chiunque può svegliarsi domani e definirsi un life coach, indipendentemente dal fatto che sia addestrato ed esperto o meno.
Cosa intendiamo quando ci riferiamo alle parola setta o settario?
Una setta è un tipo di gruppo sociale che utilizza metodi strategici per attrarre membri, mantenere la propria ideologia e costringere e controllare i membri a fare ciò che vuole il leader, spiega Kropkowski.
Potresti aver visto tutto questo in uno dei tanti documentari sulle sette disponibili sui servizi di streaming in questi giorni, dove di solito c’è un leader carismatico.
Ciò può sembrare diverso nei gruppi online, spiega Kropkowksi, perché “non sempre hanno un leader di riferimento“.
Ella sostiene che i culti di solito abbiano un gergo che non ha significato al di fuori del culto, sfruttano i membri per il lavoro o le finanze, limitano i diritti umani fondamentali, limitano l’accesso ai propri cari e hanno alti costi di uscita (non necessariamente finanziari).
“Un membro mostrerà spesso questa febbrile devozione e lealtà in una sorta di performance“, dice la dottoressa Kropkowski.
Le comunità online che manifestano una deriva settaria potrebbero non avere tutti questi tratti, ma esibire una qualche forma di manipolazione psicologica o emotiva.
Margarit Davtian è una sopravvissuta a una setta ed è una educatrice che lavora a Los Angeles.
Ella usa la sua esperienza e il suo background in psicologia applicata sul comportamento dei consumatori per far luce sulla psicologia delle sette attraverso il suo podcast, “Conscious Revolution“.
Le comunità settarie che ha incontrato includono gruppi di salute e benessere, comunità di auto-aiuto, pagine di fan, truffe di coaching e marketing multilivello.
Come il gruppo per la sicurezza dei seggiolini auto a cui Rae si è unita, la signora Davtian dice: “Ho visto anche i gruppi genitoriali e di educazione dei figli diventare delle sette in cui viene promossa una rigorosa filosofia genitoriale con rigide linee guida“.
Anche qualcosa di così innocuo come l’acconciatura dei capelli può attrarre seguaci che chiudono brutalmente opinioni diverse.
Bonnie Duncan dice che quello che pensava fosse uno spazio online per imparare a domare le sue ciocche era più “come una religione“.
La Queenslander di 30 anni dice che se qualcuno postasse dei metodi al di fuori di quelli raccomandati dal gruppo, sarebbe “fatto a pezzi“, aggiungendo che l’atmosfera era “davvero tossica“.
Una comunità online sana e solidale è aperta al feedback dei suoi membri e abbraccia punti di vista opposti, afferma Davtian.
“Mentre una comunità settaria darà la priorità alla lealtà di gruppo rispetto al pensiero critico e demonizzerà i punti di vista opposti“.
Cosa sapere sui gruppi di supporto online
Ecco cosa cercare per rendere l’esperienza dei gruppi di supporto online il più vantaggiosa possibile.
I segnali da cercare
Anche se le conseguenze di far parte di una comunità online un po’ settaria potrebbero non essere così devastanti come l’adesione a una vera e propria setta, la signora Davtian afferma che le persone possono ancora sperimentare un benessere mentale, emotivo e persino fisico compromesso.
Le persone possono tagliare i legami con la famiglia e gli amici che non condividono le opinioni del gruppo o sperimentare una perdita di sé e dell’identità, avverte.
Rae è ancora un membro del gruppo per la sicurezza dei seggiolini auto. Ha le notifiche disattivate e lo usa solo quando cerca consigli specifici.
La dottoressa Kropkowski afferma che il modo migliore per determinare se un gruppo ha qualche tratto cultista è quello di chiedere se in esso vi sono molte richieste.
“Ci uniamo ai gruppi perché siamo creature sociali e desideriamo appartenere“.
“Se ti senti bene quando sei lì e quel gruppo non ti fa alcuna richiesta, allora è probabilmente sia un gruppo sano“, dice.
Se, tuttavia, richiede un impegno finanziario, fa richieste sociali o dice che dovresti esibirti e comportarti in un certo modo, ciò potrebbe essere preoccupante, afferma Kropkowski.
“Questo gruppo ti sta chiedendo di odiare o ostracizzare un gruppo di persone o comportamenti?” lei dice.
“Sarebbe una grande bandiera rossa.”
La signora Davtian afferma che si può essere coinvolti in una comunità online “senza unirsi al loro culto mantenendo sani confini e praticando una sana dose di dubbio e scetticismo“.
“Non andare fino in fondo. Prendi quello che ti serve, lascia il resto.”
Fonte: https://www.cultnews101.com/2023/08/is-your-online-community-little-bit.html?fbclid=IwAR0NCbvYKo48TlNuw6KNz348-w9pl7bbuwNvgfgLwuv9rBh7sH8ySff3MWw&m=1
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Traduzione di Lorita Tinelli
Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.
Gli articoli apparsi su questo blog possono essere riprodotti liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla e che si specifichi la fonte
Perché improvvisamente siamo tutti ossessionati dalle sette?
Le sette sembrano un fenomeno distante, quasi storico, ma secondo l’autrice del seguente articolo, Beth Lewis, questa affermazione non potrebbe essere più lontana dalla verità
di Beth Lewis
I culti sono un terreno fertile per infiniti documentari, film, programmi TV, libri, tanto su Netflix ogni mese circa viene fuori una serie su questo argomento. Ma perché?
Il fascino per le sette è simile a quello che hanno per noi le storie dei serial killer e del vero crimine, amiamo guardare gli estremi dell’umanità da uno spazio sicuro dietro uno schermo televisivo o una pagina di un libro e pensare, questo non potrebbe mai succedere a me.
Questi leader di sette diventano celebrità macabre. Charles Manson. David Koresh. Keith Ranière. È incredibile pensare che questi leader abbiano fatto il lavaggio del cervello a migliaia di persone privandosi di tutto ciò che avevano, con il pretesto di aderire ad una comunità.
In alcuni casi, questi culti creano effettivamente intere comunità da soli.
Rajneeshpurum era una città costruita nell’Oregon, negli Stati Uniti, dal movimento Rajneesh guidato da Bagwhan Shree Rajneesh (altrimenti noto come Osho). Il documentario di successo di Netflix Wild Wild Country descrive in dettaglio la sua ascesa, l’espansione e il crollo, incluso il più grande caso di bioterrorismo interno negli Stati Uniti.
Per uno scrittore è difficile resistere all’attrazione di una narrativa di culto e per gli spettatori, difficile non seguire un episodio dopo l’altro, soprattutto quando il culto in questione presenta volti riconoscibili.
NXIVM è uno delle sette più discusse del momento. Ha così conquistato il mondo che, dalla sua scomparsa nel 2018, è stato realizzato un numero record di documentari, film, libri e podcast su di esso. The Vow e Seduced: Inside the NXIVM Cult sono le due docuserie più popolari e offrono diverse prospettive sul culto. Entrambi, tuttavia, menzionano la strana ossessione del leader Keith Raniere per la pallavolo notturna.
Quello che era iniziato come un MLM di auto-miglioramento (sistema di marketing multilivello, un moderno equivalente di uno schema piramidale ed una classica modalità d’azione dei culti) si è concluso con i raid dell’FBI, gli arresti e una condanna a 120 anni di carcere per Raniere.
NXIVM aveva manuali segreti, sottogruppi esclusivi, raccolte di “dossier” e, naturalmente, membri famosi. Le celebrità danno credibilità ai culti e aiutano nel reclutamento, e in NXIVM il tutto avveniva grazie ad Alison Mack. Ella ha interpretato Chloe Sullivan in Smallville e ha usato il suo status per reclutare donne nel DOS, un gruppo segreto che Mack pubblicizzava come un “gruppo di empowerment femminista” ma in realtà era un gruppo sessuale fondato sul binomio padrone/schiavo dove Raniere era il padrone.
Il prezzo di entrata era estremo. I membri dovevano consegnare materiali imbarazzanti o incriminanti e, cosa più scioccante, essere marchiati con un simbolo composto dalle iniziali di Raniere e Mack.
NXIVM ha cercato di reclutare dei vertici di Hollywood, ma con l’eccezione di Mack, NXIVM ha avuto poca influenza su Hollywood.
Quando si tratta di culti, per me non c’è nessuno più affascinante di Heaven’s Gate, che è servito da ispirazione per il Golden Door Group nel mio romanzo Children of the Sun. Un recente documentario, Heaven’s Gate: The Cult of Cults, ha esplorato il gruppo e le sue convinzioni, la traiettoria e la fine del suicidio di massa nel 1997.
Esso fu fondato nel 1974 da Bonnie Nettles e Marshall Applewhite. Erano fan di Star Trek e credevano che se fossero morti sarebbero saliti a vivere per sempre su un’astronave dietro la cometa Hale-Bopp.
Heaven’s Gate non ha seguito il percorso di un culto tradizionale continuando ad espandersi, diventando più estremo e alla fine implodendo. Nel 1976 smisero di reclutare e vissero uno stile di vita monastico. Niente droga, niente sesso, niente reclutamento. Che tipo di culto era questo?
Le sette sembrano un fenomeno lontano, quasi storico. Ma non lo sono. In questo momento si parla di un culto estremo in Kenya dove oltre 200 persone sono morte digiunando, credendo che sarebbero arrivate in paradiso più velocemente.
Recentemente, tramite il documentario della BBC, A Very British Cult, il gruppo di life coaching The Lighthouse è stato smascherato come un setta pericolosa e sembra che molti culti pericolosi abbiano iniziato in modo abbastanza innocente il proprio percorso.
Fonte: https://www.huffingtonpost.co.uk/amp/entry/why-are-we-suddenly-all-obsessed-with-cults_uk_6481d381e4b04ee51a92f3ec/?fbclid=IwAR2Avk6xTtEcp1vFqqPeJbKL2JQKc_esyzzGFMO_ghAbZg5TXVrkI_15pPM_aem_th_ASZeBJ1n2ZV0EyUf5Qbna6urnONyEjwltUFA3X71Em9jEL-JML7F1ouGvg8ngyfXJFA
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Traduzione di Lorita Tinelli
Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.
Gli articoli apparsi su questo blog possono essere riprodotti liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla e che si specifichi la fonte
“La manipolazione delle sette è sempre viva. Ma siamo in un limbo”
Intervista di Angela Leucci a Lorita Tinelli su Il Giorno del 28 Luglio 2023
Sebbene le vicende dei grandi leader carismatici dei movimenti religiosi settari, criminali o no, siano nel passato, l’argomento resta d’attualità. La manipolazione esiste ancora in forme certamente più sottili, in realtà dagli epiloghi meno eclatanti. E i media continuano a parlarne. È disponibile su Netflix la serie documentaria “Come diventare leader di una setta”, che ricorre alle figure storiche di Osho, Charles Manson, Jim Jones, David Koresh, Marshall Applewhite e altri. La fine della storia dei loro movimenti religiosi continua a sollevare interrogativi e insinuare dubbi, tra omicidi, suicidi di massa e organizzazioni di arsenali: tuttavia non è solo l’epilogo di queste storie a interessare, ma il modo in cui ci si è arrivati.
A gennaio 2023 è uscito il libro “7 – Sette e manipolazione mentale”, scritto da Lorita Tinelli e Marzo Marzari, che tratta “della manipolazione mentale che alcune persone, i leader che ne sono a capo, riescono efficacemente a operare su centinaia di vittime”. Marzari è un avvocato penalista, che nel corso della sua carriera ha difeso le vittime di diverse sette, mentre Tinelli, che è qui intervistata da IlGiornale.it, è una delle massime esperte italiane di manipolazione mentale, è psicologa e fondatrice del Cesap (Centro Studi sugli Abusi Psicologici).
Dottoressa Tinelli, perché, secondo lei, a distanza di molto tempo dalla Manson Family, Jonestown, Waco o Heaven’s Gate si continua a parlare di questi argomenti?
“Perché è un argomento che, al di là dei casi eclatanti come quelli che ha citato, continua a mietere vittime. Ci sono ancora situazioni, anche nella nostra Italia, di persone che in estremi casi hanno perso la vita aderendo a queste realtà, oppure che hanno abbandonato la famiglia, effettuato cambiamenti radicali, repentini, interrompendo quello che era il proprio percorso evolutivo”.
Quindi?
“Quindi i casi esistono, nessuno prende, soprattutto in Italia, provvedimenti dal punto di vista istituzionale – non esiste una legge sulla manipolazione mentale, ma paradossalmente la manipolazione mentale esiste. Fino a che non si affronterà con coscienza questo fenomeno, continueremo a parlarne sempre perché ci sarà sempre”.
Avete deciso di dedicare il libro a Roberta Repetto. Come mai questa scelta?
“La scelta è legata al fatto che il caso eclatante di Roberta Repetto è un esemplificazione di ciò che avviene all’interno delle dinamiche settarie”.
Cioè?
“Roberta era una giovane donna, intelligente, laureata, piena di passioni, così la descrivono i suoi famigliari e le persone che l’hanno conosciuta, gradualmente mise la sua vita nelle mani di un guru, fino a far decidere a questo signore le sorti della sua cura rispetto a un melanoma. Lei si è trovata a essere operata da un medico chirurgo su un tavolo di cucina, all’interno di un centro olistico senza anestesia e senza la necessità di un esame istologico, proprio perché il guru sosteneva che, attraverso le proprie energie emanate dal terzo occhio, quell’operazione andava eseguita in quel modo e tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi”.
E poi?
“Roberta ha creduto questo fino a quando non ha chiuso gli occhi per sempre: fino all’ultimo momento ha creduto che tutto quello fosse un preludio della sua guarigione. Si era totalmente affidata. Abbiamo deciso di dedicarle questo libro, pensando alle tante persone che hanno perso la libertà o rischiano di perdere la vita, ci è sembrato di poterle rappresentare tutte in questo modo”.
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Quali sono le caratteristiche comuni ai cosiddetti leader carismatici di una setta?
“Una delle caratteristiche è la voglia di potere sugli altri, anche economico, e anche il sadismo quasi innato, perché non si fermano neppure quando vedono la propria vittima sofferente. E c’è anche l’autoproclamazione, il sentirsi superiore agli altri, pieno di titoli e di eventuali poteri che gli altri non hanno”.
E cosa muove le persone ad aderire a una setta?
“Il bisogno di essere accolti, di appartenere, di avere una relazione con una nuova famiglia capace di riconoscere le necessità, e il senso di sicurezza. Queste sette vanno a soddisfare questi bisogni primari, tanto che poi l’adepto finisce per vedere più gli aspetti positivi rispetto a quelli negativi della situazione, arrivando a non riconoscerli affatto”.
Tuttavia la stessa parola “setta” fa paura a molte persone.
“Il termine, giornalistico, cerca di spiegare l’esistenza di un gruppo di dinamiche relazionali in cui ci si distacca dal mondo e si segue un leader. Queste dinamiche settarie che agiscono in questo modo sono proprie di qualunque contesto tossico, anche un contesto di coppia o famigliare. Dobbiamo smetterla di pensare alle sette come a un contesto di uomini incappucciati che fanno dei riti orgiastici o satanici: nulla di più lontano da questo. Le dinamiche relazionali di questo tipo si nascondono un po’ dappertutto, laddove ci sono disparità di potere e un rapporto di tipo tossico tra le persone che ne fanno parte”.
Nel suo libro parla delle manipolazioni. Esistono o sono esistite manipolazioni che non avevano una veste pseudo-spirituale?
“Certo. Nella manipolazione ciò che conta è avere un’ideologia radicale che può essere di varia natura e porta l’individuo a staccarsi dal mondo, e un’induzione alla radicalizzazione al leader carismatico”.
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Uno degli ultimi capitoli del libro si intitola “La geopolitica del fenomeno settario”. Vuole parlarcene?
“Noi, come associazione Cesap, facciamo parte di una federazione europea di studiosi del settarismo e abbiamo una visione più ampia rispetto a quello che succede nelle istituzioni europee. La geopolitica è qui intesa sia nel modo in cui si muovono gli organismi settari a livello europeo, sia come le istituzioni in generale fanno fronte a questo movimento”.
Nello specifico?
“In Europa, alcuni Stati come la Francia hanno adottato misure efficaci come una legge contro la persuasione indebita e anche un osservatorio ministeriale chiamato Midiludes, in cui avviene un’attenta analisi del fenomeno settario in Francia, di come si evolve e in quali contesti si diffonde. Per esempio in Francia il contesto più diffuso è quello della salute, infatti si parla di ciarlatani della salute”.
E in Italia?
“L’Italia, contrariamente alle indicazioni del Consiglio d’Europa, non ha ancora attuato delle politiche preventive o uno studio attento del fenomeno. Siamo in una situazione di limbo in cui l’attività prevalente è effettuata dalle associazioni del territorio per informare e soccorrere le famiglie e le vittime, oltre che sensibilizzare con pubblicazioni ed eventi pubblici”.
Le sette agiscono sulla memoria dei propri affiliati per manipolarli
L’esperienza settaria agisce fortemente su tutti gli aspetti della vita di una persona: dalle sue relazioni sociali, alla sua percezione del mondo esteriore ed interiore. Sono in tanti i fuorusciti a dubitare dei proprio ricordi, del periodo pre-settario e di quello settario. Agire sui ricordi e sui linguaggi ha la capacità di creare un bispensiero di orwelliana memoria, capace anche di modificare il presente e il futuro.
Di seguito ho voluto riportare una mia traduzione di un articolo di una ex seguace della Chiesa dell’Unificazione del Rev Moon, che riflette proprio sull’azione esercitata sulle sue percezioni e sui suoi ricordi, per crearle acquiescenza e per farle dubitare di pezzi della sua storia.
L’articolo che segue è di Jen Kiaba, fotografa ed educatrice che con la sua arte esplora la fede e il controllo coercitivo.
Kiaba è cresciuta nella Chiesa dell’Unificazione, un gruppo religioso chiamato dai media popolari “i Moonies” e uno dei principali esempi di setta. Dopo essere sfuggita a un matrimonio combinato forzato, si è fatta strada poco più che ventenne e ha conseguito la laurea in storia dell’arte al Bard College.
Come artista usa la fotografia per esplorare il fallimento della fede e la conseguente perdita di identità che si verifica in quella esperienza totalitaria. Il suo lavoro è stato esposto a livello internazionale, ha vinto il terzo posto del Julia Margaret Cameron Award, una top 200 finalista in Critical Mass e una menzione d’onore al 13° Pollux Award.
Dal 2014 collabora come educatrice e mentore con diverse organizzazioni non profit che si occupano di responsabilizzare i giovani. Scrive e parla anche di arte, guarigione e della loro intersezione.
Segue il suo articolo, ricordando che la mia non è una traduzione di una professionista, ma mi diletto, seppur con i miei limiti, di portare all’attenzione di tutti argomenti che riguardano l’influenza indebita.
Qui troverete l’articolo di Kiana in originale
Perdita di memoria, dissociazione e richiamo euforico nelle sette
Diversi mesi fa stavo ascoltando un episodio del podcast Falling Out, in cui l’ospite, Elgen Strait, intervista persone che sono cresciute e hanno lasciato la Chiesa dell’Unificazione. In questo particolare episodio stava parlando con Donna, che era andata nello stesso collegio della chiesa che frequentavo io, ma era stata espulsa l’anno prima del mio arrivo. Ad un certo punto, Donna racconta che aveva dovuto fare delle ricerche sulla scuola e guardare indietro nei registri e agli annunci per assicurarsi che i suoi brutti ricordi non fossero una sorta di sogno febbrile.
Le sue parole mi hanno fatto riflettere sulla mia situazione.
Perdita di memoria e dissociazione
A volte anch’io faccio fatica a ricordare cose della mia infanzia nella setta. Ci sono lunghi vuoti nella mia memoria. Quando scavo i ricordi, devo sedermi con loro per molto tempo e chiedere: “ho allucinato quell’esperienza?“
In questi giorni ho parlato con molti sopravvissuti, molti dei quali condividono attivamente le loro storie online. Ma il tema del dubitare delle nostre esperienze è qualcosa che sembra ripresentarsi ancora e ancora. Ho iniziato a chiedermi perché è così.
Potrebbe essere che molti di noi abbiano bloccato i ricordi semplicemente per sopravvivere?
Quando mi riferisco agli scritti della dottoressa Alexandra Stein sui modelli di attaccamento nelle sette, tutto sembra avere senso. In un’intervista del 2018 con il Daily Mail ella ha raccontato:
“Lo scopo [delle sette] è quello di isolarti e intrappolarti in quell’isolamento. Esse creano uno stress cronico, che provoca traumi. Il trauma porta alla dissociazione, uno stato in cui non puoi pensare ai tuoi sentimenti. In quel vuoto, il culto può inserire la sua ideologia e dirti cosa stai provando“.
La dissociazione è definita dall’American Psychiatric Association come un’esperienza di distacco mentale, o disconnessione tra la mente e il corpo, un meccanismo di coping inconscio che si sviluppa tipicamente in risposta al trauma. Quando il trauma è più grave, la persona che si dissocia potrebbe sperimentare amnesia, perdita di identità e incapacità di riconoscere se stessa o l’ambiente circostante.
Sharon K. Farber Ph.D., scrive in un articolo di Psychology Today che:
“Le sette iniziano a sedurre le persone con il love bombing, prestando molta attenzione alla persona e dimostrandosi molto affettuose con le potenziali reclute, un modo molto efficace per entrare in contatto con qualcuno che si sente solo e isolato. Quindi aggrediscono e sopraffanno i loro sensi usando varie tecniche per indurre uno stato dissociato, uno stato alterato di coscienza, uno stato di trance, in cui mente e corpo sono disconnessi l’uno dall’altro.
Queste tecniche includono la privazione del sonno e del cibo, suonare la batteria, cantare, tenere conferenze per ore, luci lampeggianti, girare in tondo, tutte cose che assalgono i sensi e abbattono la capacità di pensare di una persona. Il culto usa il controllo mentale per riempire la mente dissociata con le proprie credenze e il pensiero magico. Arriva un momento in cui la mente si spegne e sembra scattare da questo assalto al sistema nervoso.”
Secondo l’Harborview Abuse and Trauma Center dell’Università di Washington, tutti occasionalmente hanno momenti in cui sognano ad occhi aperti o vagano con la mente, il che è normale. Ma a volte la dissociazione viene utilizzata come meccanismo di coping durante il trauma o in seguito quando si pensa o si ricorda il trauma. Dicono che si manifesti come:
Distanziamento; sognare ad occhi aperti
Aspetto satinato; stupefatto
La mente diventa vuota
Mente vagante
Senso del mondo che non è reale
Guardare se stessi dall’esterno
Distacco da sé o identità
Esperienza fuori dal corpo
Disconnessione dall’ambiente circostante
Ciò che è interessante per me è che la Chiesa dell’Unificazione praticava sicuramente tecniche per portare le persone in quello stato dissociativo, eppure eravamo attivamente scoraggiati dalla “discontinuità“. Ora, crescendo non avevo idea di cosa fosse la dissociazione, ma guardando indietro ora penso che molti di noi nella Chiesa l’hanno usata come meccanismo di coping. Stein e Farber discutono della dissociazione indotta come di una tecnica di culto per inserire l’ideologia del culto, mentre l’Università di Washington la discute come meccanismo di coping.
Quindi devo chiedermi se il tipo di dissociazione che è stato incoraggiato nella Chiesa fosse il tipo che è stato indotto durante il canto, le conferenze, gli esercizi di gruppo, le punizioni, ecc. utilizzato come quel meccanismo di coping protettivo.
Quindi, quando si sovrappone il modo in cui i culti addestrano i membri nelle tecniche per bloccare il pensiero per impedire ai dubbi di entrare nella loro coscienza (nella Chiesa dell’Unificazione a volte cantavamo frasi come “fuori Satana” o “amore assoluto, fede assoluta, obbedienza assoluta“), non c’è da stupirsi che così tanti dei nostri ricordi siano sepolti o sembrino surreali quando li ricordiamo.
Abuso di amnesia
Dall’altro lato della medaglia ci sono persone che si sentono come se gli unici ricordi a cui hanno accesso fossero quelli positivi. Ho sentito resoconti di questo sia da persone che sono ancora nella Chiesa dell’Unificazione, sia da coloro che se ne sono andati. È quest’ultimo gruppo che mi interessa davvero, perché molti di loro riconoscono che ci sono pratiche abusive nella Chiesa, mentre ancora lottano per fare i conti con i propri ricordi.
Ren, un’attivista della comunità di seconda generazione dell’ex Chiesa dell’Unificazione, mi ha detto che, fino a poco tempo fa, aveva pensato che far parte dell’Oceania Leadership Team fosse stata un’incredibile opportunità per viaggiare per il mondo. (OLT è una conseguenza del programma di traffico di manodopera della Special Task Force nella Chiesa dell’Unificazione, di cui puoi leggere un po’ di più sul mio vecchio blog Summer of Cheesecake.) Questo, nonostante vivesse in un furgone, raccoglieva fondi fino a 16 ore al giorno, sette giorni alla settimana, e talvolta doveva mendicare soldi per i pasti. Egli ha raccontato: “Fino a pochi anni fa pensavo di essere così fortunata ad avere tutte quelle esperienze. Ad esempio, non lamentarti, hai viaggiato per il mondo.”
Un’altra ex di seconda generazione mi ha detto: “[Ho una perdita di memoria] dei seminari a cui ho partecipato. A volte è difficile rendersi pienamente conto che l’UC è abusante perché abbiamo un’immagine non violenta.
Qualcun altro ha scritto per dire: “Non riuscivo a capire che la negligenza è un abuso; Pensavo di aver avuto una bella infanzia.
Becca, che è anche un’attivista nella comunità di seconda generazione dell’ex Chiesa dell’Unificazione, ha raccontato: “Ho represso molte cose brutte. Anche mentre facevo terapia, ho avuto difficoltà a descrivere quale fosse il problema. Anche adesso ricordo brutti incontri e cose terribili mentre ascolto o dopo aver ascolto un episodio di un podcast sugli ex Moonie o leggo un post su Instagram. Mi chiedo se ho seppellito quei ricordi nel profondo del mio inconscio perché sapevo che mi facevano ancora male.”
Io mi riferisco in particolare all’esperienza dell’ultima persona. Proprio come ho sperimentato durante l’ascolto dell’episodio di Donna su Falling Out, più ascolto o leggo le storie di altre ex di seconda generazione, più i miei ricordi riaffiorano o mi viene in mente che i miei ricordi non erano solo allucinazioni. Crescendo ci è stato insegnato a dubitare di noi stessi, delle nostre realtà e delle nostre prospettive in modo che la Chiesa potesse affermare le proprie. Ma più ascoltiamo le storie degli altri, più sembra che verifichiamo e convalidiamo le reciproche esperienze.
Sharie Stines, PsyD, ha postulato in un post su Goodtherapy.com che le vittime di abusi in corso possono soffrire di amnesia da abuso. Ella sostiene: “Si verifica quando una persona è stata abusata – fisicamente, verbalmente, sessualmente o emotivamente – e nel giro di pochi minuti, ore o giorni, è come se l’abuso non fosse mai avvenuto. La vittima e l’autore del reato continuano come se l’incidente non fosse mai accaduto.”
Ella descrive i cambiamenti nella chimica del cervello durante il ciclo di abuso, dicendo che durante l’abuso vengono rilasciati gli ormoni dello stress cortisolo e adrenalina. Durante la fase di abbandono, il cervello rilascia dopamina che motiva la persona a cercare sollievo nell’oggetto del desiderio: l’aggressore. Questo si sincronizza perfettamente con gli scritti della dottoressa Alexandra Stein sulla teoria dell’attaccamento nelle sette e su come si rischia che l’aggressore o la setta crei un legame traumatico. (Esploro alcuni dei suoi scritti in modo più approfondito nei post, “Perché non te ne sei appena andato?” e Cosa c’è di così brutto nel crescere in una setta?). Quindi, secondo Sharie Stines, si instaura una omeostasi e la relazione violenta diventa un sistema, con l’amnesia da abuso come componente essenziale di questo equilibrio.
Lei continua dicendo che,
“Una volta che il partner violento torna e smette di abusare attivamente, il cervello rilascia ossitocina e oppioidi, che hanno un effetto calmante. Gli ormoni dello stress sono diminuiti e le sensazioni di sollievo causate dalle sostanze chimiche positive rafforzano la capacità della vittima di dimenticare il male e aggrapparsi al bene.
Lo schema continua: minimizza il male, concentrati sul bene. Dimentica il dolore. Ricorda il positivo“.
Richiamo euforico
A volte le persone mi chiedono se ho dei bei ricordi di quando sono cresciuta nella setta. È una domanda onesta e apparentemente innocua in superficie. E certamente ho dei ricordi sicuri che condivido. Ma ora la domanda può allarmarmi per diversi motivi.
Il primo è che, come ho già detto, l’esperienza dell’abuso settario è simile all’esperienza dell’abuso domestico/violenza intima del partner. La dottoressa Janja Lalich ha dichiarato, in un’intervista su Change The Narrative con JD Fuller, che “io credo che le relazioni violente abbiano molte delle stesse caratteristiche [delle sette] e le persone che ne escono hanno problemi molto simili da affrontare nel recupero”. Questo, ha detto, è dovuto al fatto che i violentatori nelle relazioni e i leader di setta usano una strategia narcisistica e meccanismi di influenza e controllo interconnessi per continuare a manipolare la vittima o tenerla nel gruppo. (Esploro più del suo modello di questi meccanismi di interconnessione nel post “The Illusion of Choice“).
Quindi, con questo in mente, mi preoccupa il fatto che chiedere a un sopravvissuto ad una setta di condividere i ricordi felici del tempo passato nella setta, o all’interno di una famiglia di una setta, possa essere come chiedere a una sopravvissuta alla violenza domestica di condividere i ricordi felici dei tempi con il suo aggressore.
Non è che questi tempi felici non esistano. In effetti, fanno parte del ciclo di abusi che tiene bloccata la vittima. Secondo il dottor Ramani Durvasula, Ph.D., psicologo clinico, “è molto comune per le persone in relazione con i narcisisti perdersi davvero nei ricordi del bombardamento d’amore“. Continua dicendo che in quelle relazioni è molto comune che i bombardamenti amorosi alimentino qualcosa chiamato richiamo euforico. Durvasula dice che il ricordo euforico è “esattamente quello che sembra; è ricordare le cose belle, ricordare le cose euforiche.”
Come il termine psicologico “retrospezione rosea“, si intende che il ricordo euforico è la tendenza delle persone a ricordare le esperienze passate in una luce positiva, trascurando le esperienze negative. Viene generalmente discusso in termini di dipendenza e abuso di sostanze e, se lo cerchi su Google, la maggior parte dei risultati riguarderà i programmi di trattamento della dipendenza.
Secondo Durvasula, per quanto riguarda le relazioni narcisistiche, “il ricordo euforico è il tuo nemico. Peggiora la ruminazione e ti fa dubitare di te stesso; e a questo punto ora sta avvenendo un gaslighting. Il processo mantiene la vittima intrappolata in un ambiente pericoloso perché tende a dubitare della propria realtà o a minimizzare l’abuso.”
Quindi chiedere a un sopravvissuto di una setta dei suoi ricordi felici è come chiedegli di impegnarsi in un potenziale richiamo euforico? Penso di sì, e temo che possa potenzialmente riportarli allo stato di dubitare della propria intuizione intorno a un’esperienza violenta. Che ce ne rendiamo conto o no, quando chiediamo alla vittima di condividere i suoi ricordi felici, stiamo potenzialmente chiedendole di condividere storie del ciclo dei suoi abusi e di gaslighting. Questo significa che non ci sono state buone esperienze crescendo in una setta? No. Ma penso che dobbiamo stare attenti a chiedere ai sopravvissuti di impegnarsi in una rosea retrospezione, o in un ricordo euforico, perché può essere potenzialmente dannoso nel processo di guarigione, o riportarli allo stato di dubitare della propria intuizione riguardo a un’esperienza violenta.
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Ringrazio personalmente Jen Kiaba per la sua chiarezza e per aver rappresentato con molta correttezza la dinamica della retrospezione rosea e delle amnesie dell’esperienza negativa nei gruppi settari. Mi auguro che questo articolo possa fornire delle utili risposte a chi si trova nella medesima situazione.
Ribadisco l’importanza di rivolgersi ad uno specialista formato sui culti, per l’elaborazione della propria esperienza, per il raggiungimento dei propri equilibri e dell’autocosapevolezza di quanto è avvenuto e dei vari meccanismi mentali di intralcio al proprio benessere fuori dal gruppo.
Se l’articolo ti è stato utile, scrivi un commento qui sotto.
Le costellazioni familiari
Le cosiddette costellazioni sistemiche di Bert Hellinger, che egli propone come terapia per i problemi con le famiglie e le organizzazioni, sono ora diffuse in più di 25 paesi in tutto il mondo; esse sono particolarmente popolari nei circoli esoterici e New Age.
Più di mezzo milione dei suoi libri e video, basati su questo tipo di terapia, sono stati venduti in questi paesi, il che dovrebbe costituire una rivoluzione nel campo della psicoterapia.
Negli ultimi due anni, le idee reazionarie di Hellinger sono state sottoposte a severi attacchi nella sua nativa Germania, mentre non c’è quasi nessuna critica in altri paesi.
I critici tedeschi sottolineano che Hellinger non sta solo cercando di riportare indietro l’orologio dei successi nella società contemporanea di decenni o addirittura secoli, ma sta anche adottando regolarmente un atteggiamento molto umiliante nei confronti di coloro che si rivolgono a lui per chiedere aiuto. Peggio ancora, mostra simpatia e compassione per dittature come il regime di Adolf Hitler e il suo movimento nazionalsocialista.
La maggior parte degli insegnamenti e dei libri di Hellinger che trattano questi argomenti sono disponibili solo in tedesco. Questo articolo critico su Hellinger è forse il primo in assoluto ad essere apparso in inglese e offre un breve resoconto del suo modo di fare terapia, nonché una panoramica delle reazioni critiche ai suoi metodi terapeutici.
Contesto
A RedUNE, abbiamo ricevuto richieste da varie persone, professionisti e istituzioni interessate a saperne di più sulla “terapia delle costellazioni familiari” (TCF) e domande sulla veridicità dei risultati riportati dai suoi sostenitori.
In questo articolo speciale riportiamo i risultati della nostra ricerca, basata su evidenze cliniche a sostegno dell’efficacia della TCF.
Domanda mirata
L’attuale indicazione terapeutica della TCF è varia e ampia. Si va dai problemi relazionali, ai problemi familiari, dall’abuso di sostanze e dall’abuso sessuale, ad altri disturbi come l’anoressia nervosa, i tentativi di suicidio e “tutti i problemi psicologici che hanno un’origine sistemica“. Allo stesso modo, l’effetto terapeutico della TCF viene riportato nel giro di poche ore, se non immediatamente. Nei testi che promuovono la TCF non è specificato se tale effetto sia curativo, palliativo o riabilitativo, appellandolo piuttosto come “risoluzione dei problemi“.
La nostra domanda sull’efficacia riportata della TCF era focalizzata come segue: qual è l’efficacia terapeutica della TCF rispetto ad altre modalità terapeutiche o farmacologiche per il trattamento di problemi di origine sistemica a breve termine? Poiché la metodologia più comune per valutare l’efficacia delle modalità psicoterapeutiche di tipo sistemico è il rapporto caso-controllo, si è deciso di focalizzare questa domanda in una revisione sistematica di coorte.
Metodo di ricerca
È stata effettuata una ricerca di pubblicazioni scientifiche nei database Pubmed, LILACS, NovoSeek e MedlinePlus con i seguenti criteri di ricerca:
Caso: pazienti di qualsiasi età, che vengono trattati con TCF con una diagnosi clinicamente determinata secondo i criteri DCM-IV o ICT-10.
Controllo: pazienti correlabili con la diagnosi del caso, che hanno ricevuto un altro tipo di prestazione terapeutica rispetto alla TCF.
Evento: cambiamento o peggioramento non significativo nella diagnosi della condizione trattata
La nostra ricerca nelle quattro banche dati ha prodotto un totale di dodici pubblicazioni, di cui 11 si riferivano al termine “costellazione familiare” come definizione all’interno della psicologia sistemica, e non come modalità terapeutica, mentre una di esse riportava una correlazione senza gruppo di controllo e senza specificare se era stata utilizzata la TCF o se era stata descritta una costellazione familiare compresa dalla teoria dei sistemi.
In una seconda ricerca, senza un gruppo di confronto (controllo), non è stata trovata alcuna pubblicazione che riportasse la FCT come modalità terapeutica.
Va notato che per evitare distorsioni nella ricerca, tutti i database, sia in spagnolo che in inglese, sono stati cercati con le stesse modalità.
Risultati di ricerca
La nostra ricerca nei database non ha avuto successo, quindi ad oggi non ci sono prove cliniche sulla TCF che ci consentano di comprovarne l’efficacia clinica. In assenza di prove, è stata utilizzata una ricerca bibliografica.
In questa ricerca sono stati trovati 330 libri dal titolo “Costellazioni familiari“, di cui il 90% indica le pubblicazioni dell’autore Bert Hellinger come fondamento dell’efficacia della TCF.
In una seconda ricerca nelle banche dati, si è deciso di cercare articoli pubblicati da “Hellinger, B”, “Hellinger, Bert” o “Hellinger, Robert”. Non è stato trovato un solo articolo scientifico con il nome di questo autore.
In una terza revisione, i riferimenti bibliografici sono stati cercati per la paternità di “Bert Hellinger“, dal 1980 al 2000 senza trovare un solo libro in spagnolo sull’argomento. Si noti che dei 330 libri individuati nel database bibliografico, 243 fanno esplicito riferimento al fatto che la TCF è stata sviluppata negli anni ’80.
Dall’anno 2000 alla data di questa revisione sistematica, sono stati trovati 4 libri scritti da “Bert Hellinger” e con il tema “Costellazioni Familiari“. In questi libri sono stati trovati un totale di venticinque casi in cui è riportato l’uso della TCF, tutti indicanti l’efficacia terapeutica nell’ordine della remissione dei sintomi. Tuttavia, la metodologia di selezione dei casi, la dimensione del campione per considerare significativi i casi riportati e i comparatori utilizzati per convalidare l’efficacia terapeutica non sono documentati. Allo stesso modo, nessuno dei 25 casi segnalati è descritto con criteri DSM-IV o ICD-10, rendendo impossibile identificare con precisione il quadro diagnostico dei casi trattati.
Discussione e limiti
In questa revisione sistematica non abbiamo trovato studi clinici pubblicati che forniscano un livello di evidenza sufficientemente affidabile per considerare la TCF come una psicoterapia di comprovata efficacia. Ci sono solo 25 casi riportati dall’ideatore di questa modalità terapeutica senza la descrizione metodologica del motivo per cui questo campione è considerato significativo.
La mancanza di evidenze cliniche e la scarsa disponibilità di riferimenti bibliografici (si noti che su 330 libri, il 90% cita opere dello stesso autore) al di là dei quattro libri di Bert Hellinger, impediscono di considerare la TCF come una psicoterapia clinica.
Sulla base di questi risultati, la TCF non sarebbe raccomandata per nessun motivo in ambito sanitario. La TCF non appartiene alla Psicologia Clinica. La TCF non deve essere confusa con il termine sistemico “costellazione familiare” che è comunemente usato nel campo clinico della terapia di coppia e familiare. Tutti i pazienti che si rivolgono a TCF devono essere avvertiti dal proprio medico che TCF non ha un’efficacia clinica dimostrata.
Questa revisione sistematica dovrebbe essere replicata da psicologi di lingua tedesca, poiché l’origine tedesca dell’autore citato potrebbe aver prevenuto e ridotto il numero di pubblicazioni disponibili.
Bibliografía
Bert Hellinger, Graciela Lauro , Las constelaciones familiares- reconciliacion con el origen y el destino. Omeba, 2006
Bert Hellinger, El intercambio: didáctica de constelaciones familiares, Rigden Institut Gestalt, 2006
Bert Hellinger, Víctor Bassini, Raquel Schlosser de Bassini, La paz inicia en el alma: constelaciones familiares al servicio de la reconciliación. Herder, 2006
Bert Hellinger Si supieran cuánto los amo. Herder, 2003
ALCUNE RISPOSTE ALLE DOMANDE.
L’esperienza soggettiva individuale in questo tipo di workshop può essere arricchente all’interno del proprio quadro di aspettative. È come se offrissi a qualcuno un corso di francese di 1 ora e poi gli facessi una verifica di francese. Certo che si vedrà che ha imparato qualcosa! Tuttavia, ciò non significa che costui conosce già il francese.
La scissione tra mente-corpo e tra ragione-cuore sono espedienti che i ciarlatani usano per convincere gli ignari del funzionamento etereo di tecniche che non possono essere verificate. Indipendentemente dal “funziona per me“, non possiamo essere sicuri che qualcosa faccia ciò che afferma di fare sulla base delle testimonianze.
L’appellativo di “terapia” non rientra nelle costellazioni familiari. Esse sono più un rituale spirituale, che è molto rispettabile, ma non uno strumento terapeutico, a meno che tu non lo dimostri, cosa che fino ad oggi non è accaduto.
Ottimo articolo. Vedo con preoccupazione il modo in cui le Costellazioni Familiari si diffondono tra gli psicoterapeuti. Si tratta, a mio avviso, in fondo di un’altra forma di “terapia di grande gruppo”, altamente drammatica, intensa e apparentemente efficace. È lo stesso di “est” e altri metodi ereditati dagli anni ’70, solo con un contenuto new age compatibile con la mitologia contemporanea. Per non parlare delle curiose affermazioni di Hellinger su Hitler e il nazismo.
La rapida diffusione di questa pseudoterapia è attribuita a due fattori:
- Quello economico, potendo fatturare a ciascun partecipante in modo indipendente, consentendo al “terapista” di intascare una somma oscena solo per aver fatto “una farsa di gruppo“, e
- La mancanza di formazione metodologica in varie facoltà di psicologia che rende molti psicologi troppo creduloni e fiduciosi in ciò che sembra loro attraente, ma senza verificare il rigore scientifico delle terapie che emergono.
È abbastanza semplice dimostrare che i rabdomanti non trovano nulla con le bacchette di frassino (o di nocciola, non sono nemmeno d’accordo su questo) o con i pendoli. Ed è molto più facile dimostrare che quelli che dicono di “vedere l’aura” non… beh, è facile se riesci a convincere uno di questi imbroglioni ad accettare un piccolo esperimento, cosa che non fanno, e che di solito lo fanno perché lo abbandonano.
Ma la cosa delle “costellazioni familiari” suona strana al grande pubblico. Che cos’è?
Secondo la sua stessa biografia, Bert Hellinger è un ex prete che si è interessato alla psicoanalisi e poi si è immerso nell’intero ginepraio di psicoterapie alla moda che quasi nessuno ricorda oggi (come la “terapia dell’urlo primario“, “terapia della Gestalt“, “- da non confondere con la teoria gestaltica della percezione -, “analisi transazionale“) e molti altri approcci) e che condividono due caratteristiche a dir poco inquietanti: sono tutte contraddittorie tra loro, e tutte si presentano come “la verità” nella comprensione di comportamenti complessi senza fornire prove scientifiche per le loro asserzioni.
Da questo, Hellinger ha sviluppato la sua terapia, diversa da tutte le altre e presentandola… come la verità nella comprensione del complesso comportamento umano: le “costellazioni familiari“.
La cosa curiosa è che se si controlla la sezione “costellazioni familiari” di un’organizzazione come l’Associazione Spagnola delle Costellazioni Familiari di Bert Hellinger o si va sul sito dell’autoproclamato esperto Vedanta Suravi (che ha studiato questa specialità alla “Osho University” che insegna ad essere medium e altre carinerie), su constelaciones.org o anche sul sito Constelaciones México, che è la società che gestisce il corso a Granada, si trovano spiegazioni vaghe sull’argomento e un po’ sui meccanismi utilizzati dalla terapia senza che sia chiaro cosa ipotizza la costellazione familiare e come sappiamo che essa sia vera.
Probabilmente non lo spiegano perché temono che parlare chiaramente di ciò che Hellinger ha proposto possa spaventare alcuni dei loro clienti.
Le costellazioni familiari
Secondo Hellinger le famiglie sono costituite da “energia” che collega i membri del gruppo (non dice quale energia o come la conosce). Secondo lui (dai suoi anni da missionario tra gli Zulù, probabilmente) i gruppi “primitivi” conoscono l’ordine di quel sistema, ma noi sciocchi moderni abbiamo dimenticato quella conoscenza antica che lui ha riscoperto e che aiuta a dare salute e resistenza a tutti. La terapia delle “costellazioni familiari” mira a reintegrare i membri che sono stati esclusi dalla rete energetica e ripristinare l'”ordine naturale“.
Tutto ciò suona, a dir poco, altamente discutibile. Ma Hellinger ha decretato che questo non può essere studiato scientificamente, quindi abbiamo due scelte: gli crediamo perché è convincente e simpatico, oppure non gli crediamo, ma non potremo mai sapere se sta dicendo la verità. È il grande alibi del bugiardo, e molto frequente nel mondo delle pseudoterapie e dell’esoterismo in genere.
Ma le proposte di Hellinger diventano più deliranti e bizzarre man mano che le approfondisci.
Secondo Hellinger, queste misteriose energie che uniscono i membri della famiglia sono in grado di fare cose molto strane. Sappiamo tutti che i minori tendono a imitare gli adulti (motivo per cui le società cercano di stabilire adeguati “modelli di ruolo“, anche se poi i giovani troveranno Marilyn Manson più emulante di Justin Bieber), ma Hellinger assicura (senza dirci perché) che tali emulazioni o imitazioni, a causa della tremenda energia misteriosa, possono portare a cose come una ragazza che sviluppa la stessa malattia di una sua zia che è stata esclusa dalla famiglia, o che si può anche essere afflitti da una segreta disgrazia giovanile di un nonno che non conosceva nemmeno perché morì prima che lui nascesse. Questo è, ovviamente, molto simile alle sciocchezze che Alejandro Jodorowsky usa in quella che chiama “psicogenealogia” per ingannare le persone con i suoi “poteri curativi” non dimostrati: il “destino” viene ereditato come si possono ereditare gli occhi verdi o le calvizie.
Inoltre, nella sua fede in un “ordine naturale“, Hellinger stabilisce gerarchie basate su chi è arrivato per primo nella famiglia, che chiama “ordini d’amore“. Perché “l’amore scorra” (l’amore scorre?) deve essere dato dai superiori (genitori, fratelli) ai minori, in legami disuguali. Il padre è il capofamiglia e gli altri devono sottomettersi e rispondergli, in un patriarcato sorpassato che piace a chi ne può beneficiare, perché “lo dice Hellinger“, che non fa altro che esaltare il diritto di ognuno ad appartenere a un famiglia. Ma nelle “costellazioni” dedicate alla cura dei problemi relazionali, la colpa ricade solitamente sulla donna, come sottolineano alcuni critici (vedi nota alla fine) e la resistenza all’autorità “naturale” può provocare anche il cancro. In ogni caso, è convinto che ogni problema attuale di ogni persona abbia le sue cause nel passato, anche remoto, della sua famiglia. Una riformulazione del concetto biblico “punirò i peccati dei genitori nei figli” dal libro dell’Esodo, o una ricreazione del peccato originale, due cose molto appropriate nel contesto del credo religioso islamo-giudeo-cristiano, ma che non hanno alcun supporto verificabile.
Su questa base di supposizioni mistiche, avvenimenti privi di fondamento e una visione magica della vita, Hellinger costruisce una terapia in cui riunisce un gruppo di persone che possono essere diverse centinaia di appassionati ai suoi grandi spettacoli, e uno di loro designa a caso alcune degli altri come rappresentanti di ciascuno dei loro stretti familiari, e sul tema del conflitto si svolge un piccolo psicodramma. Quindi viene generata l’energia magica chiamata “Campo della conoscenza” e la vittima scopre la verità guidata dal terapeuta e risolve i suoi conflitti emotivi e problemi di salute.
Con la sua enorme carica mistica, la sua idea di energie stravaganti e il suo neo-primitivismo, Hellinger divenne ben presto una delle icone della New Age e delle sue credenze più deliranti, e la sua pseudoterapia fu adottata dai credenti nella New Age con enorme passione.
Le costellazioni familiari sono studiate in organizzazioni approvate o gestite da Hellinger. La convinzione rispettabile è “purché non danneggi nessuno”, ma il fatto è che puoi danneggiare le persone offrendo loro qualcosa che non puoi fornire e nel frattempo estorcere loro denaro. Ma come scienza, come qualcosa degna di essere insegnato nelle università come se fosse vera, è inaccettabile. A meno che non si insegnino anche l’astrologia, la lettura dei tarocchi e la comunicazione con gli spiriti, con i quali l’oggetto essenziale dell’università, diffondere la conoscenza, diventerebbe la diffusione di credenze irrazionali, falsità dimostrabili e sfrenate superstizioni. Qualcosa come una religione.
I difensori di questa pratica si basano su un’altra pratica senza avallo scientifico, la cosiddetta “risonanza morfica“, che sostiene che il destino di una persona è connesso con quello dei suoi antenati (qualcosa di simile a ciò che difende un’altra pseudoterapia: il reiki). L’idea è che ci sarebbero misteriose interconnessioni telepatiche e di memoria collettiva tra organismi all’interno delle specie.
Pseudoterapia senza alcuna evidenza scientifica
Le ‘dinamiche‘ che avvengono nelle costellazioni familiari non hanno alcun riscontro scientifico, proprio come il Reiki o la medicina ayurvedica. E, come queste pseudo-terapie affermano di avere effetti “curative” senza alcuna prova che provenga da un metodo scientifico.
“La storia delle costellazioni familiari è come quella di qualsiasi pseudoscienza: una persona senza alcuna formazione, con idee prese dalle energie spirituali e dalle derive“, afferma Ramón Nogueras, psicologo, divulgatore e autore del blog Confirmation bias.
Per Nogueras, le costellazioni familiari sono la somma della “miscela dello sciamanesimo con le idee psicoanalitiche di Jung (una pseudoscienza)“. “Non hanno niente a che fare” con un altro tipo di terapia con approvazione scientifica, aggiunge infine questo esperto.
Sotto questa pseudoterapia, i seguaci osano attribuire cause mistiche e magiche non collegate a gravi problemi di salute, come il cancro o i disturbi alimentari. O arrivano addirittura a dichiarazioni controverse come l’ultima che dice che “la donna stuprata non è una vittima ma sceglie questo destino come parte del processo di mettere ordine e riequilibrare il sistema familiare“.
Di fronte ad affermazioni come questa, il Collegio Ufficiale di Psicologia di Madrid si è assolutamente schierato contro le pseudo-terapie della costellazione. Non esiste alcun tipo di studio rigoroso che supporti la loro efficacia perché non sono mai stati dimostrate come una terapia efficace.
La scuola ha aggiunto nella sua dichiarazione che nei casi in cui essa da’ alcuni risultati apparentemente positivi, “questi sono più associati a processi di suggestione ed empatia che a verità dimostrate“. Altro punto debole di questa pseudoterapia è che, per realizzarla, non è necessario essere uno psicologo specialista.
Pertanto, chiunque non abbia qualifiche professionali in psicologia o studi specifici può diventare un costellatore. Inoltre, mantengono una visione molto conservatrice della famiglia, con tecniche prive di riscontri scientifici.
La Society for the Advancement of the Scientific Study of Behavior (SAVECC) descrive pratiche come le costellazioni familiari come “discutibilmente efficaci” a causa delle loro scarse prove scientifiche e della loro proposta di fondamenti esoterici.
Una serie di atrocità
Una dichiarazione che, tra l’altro, nella notte del 9 gennaio ha avuto 678 “like” è riportata di seguito:
“Dietro uno stupro si nasconde una dinamica familiare inconscia che cerca di portare ordine ed equilibrio nel sistema familiare.
E molto probabilmente questo stupro è stato preceduto da altri stupri di donne nel sistema familiare, anche se non si sa o [sic] è stato tenuto segreto, poiché molte volte gli autori sono uomini della famiglia.
La donna stuprata è colei che si 'offre', si 'sacrifica' per amore cieco verso qualcuno del suo sistema familiare per ristabilire l'equilibrio.
Ti faccio un caso reale: una donna odiava gli uomini e non voleva avere niente a che fare con loro, anche se ne aveva sposata uno. Suo marito ha abusato sessualmente della figlia. La figlia si è offerta al padre per impedirgli di partire e di abbandonare la madre. Il desiderio della figlia che i suoi genitori stessero [sic] insieme e mostrasse a sua madre che si possono amare gli uomini, stava permettendo a se stessa di essere abusata dal proprio padre".
Social network, in fiamme
Come abbiamo evidenziato, il primo allarme è arrivato dall’Argentina, dove Pablo G. Salum, noto nel Paese per la sua denuncia pubblica contro le sette (come fondatore di Red LIbreMentes), ha pubblicato sul suo account Twitter: “Capisci perché le costellazioni familiari sono una pratica pseudo coercitiva dannosa per la salute?”
E ha linkato l’account di Graciela del Campo Vara su Instagram. Alcuni utenti di Twitter hanno protestato, ma il popolare social network ha così risposto alle lamentele: “Questo account non viola i nostri Standard comunitari“.
Alla sua chiamata ha risposto, in primis, lo psicologo Carlos Sanz, che ha pubblicato un tweet in cui, tra l’altro, si chiedeva: “Cosa deve succedere perché il Ministero della Salute intervenga contro queste persone? […] In modo che le radio e le televisioni di tutto il Paese smettano di promuovere questi individui? Non è ovvio?“. Questo allude anche alla responsabilità di alcuni media.
Da parte sua, Luis Santamaría, del Red Iberoamericana de Estudio de las Sectas (RIES), consapevole del potenziale dannoso di questa pseudoterapia sempre più diffusa, ha pubblicato un tweet riproducendo la frase iniziale del guru e aggiungendo semplicemente: “Questo è ciò che insegnano nelle Costellazioni Familiari. Ed è lecito“.
Un pensiero malvagio
Santamaría ne ha approfittato, in un successivo tweet, citando un articolo di qualche anno fa in cui Angelo Fasce mostra “quello che non si racconta” sulle Costellazioni Familiari. In esso si può leggere il seguente frammento di un’opera di Bert Hellinger, l’inventore di questa pseudoterapia:
“Se ti sei confrontato con una situazione di incesto, una dinamica molto comune è che la donna non ha obbedito al marito, si rifiuta di avere rapporti sessuali. Poi, in compenso, la figlia prende il suo posto... Come vedi, nell'incesto ci sono due autori, uno nell'ombra e uno allo scoperto. Non puoi risolvere il problema a meno che non venga fuori il colpevole nascosto... La figlia dice a sua madre: "L'ho fatto per te". E può dire a suo padre: 'L'ho fatto per la mamma'... Se vuole farla finita (l'incesto), questo è il modo migliore, senza accuse. Se l'autore del reato viene assicurato alla giustizia, la vittima espierà ciò che è stato fatto all'autore del reato".
Questo il commento di Fasce:
Ed è così che le costellazioni familiari scusano un padre che abusa sessualmente della figlia, attribuendo la colpa alla madre, descritta come una frigida cattiva moglie. Predicando che per risolvere la situazione lo stupratore non dovrebbe essere portato davanti a un tribunale, e che l'unica terapia di cui la ragazza ha bisogno è presumere che "è stata lei", accusandola anche di colpa e, per inciso, umiliandola.
Tutto è così estremo che la terapia per questi casi prevede un gioco di ruolo pubblico in cui qualcuno impersona lo stupratore. La donna violentata deve inginocchiarsi davanti a lei, ringraziare il suo aggressore per aver potuto vivere con lui quell'esperienza, e chiedergli perdono per avergli dato la colpa. La scrittrice Elisabeth Reutter, che ha subito abusi nella sua infanzia, racconta che quando è stata sottoposta a questa performance si è sentita spogliata degli ultimi resti della sua dignità umana - nelle parole di Hellinger: "L'autore deve ricevere 'il dovuto rispetto' prima che la vittima possa stabilire una relazione con qualcun altro”.
Per saperne di più: https://www.redune.org.es/news/constelaciones-familiares/?fbclid=IwAR3r6Agn2Gpq0KSHD2-DktHqrxOH7-q4J-S4MLac18nwEq5UMLDaManzCQA
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Traduzione di Lorita Tinelli
Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.
Gli articoli apparsi su questo blog possono essere riprodotti liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla e che si specifichi la fonte
12 segnali che indicano che qualcuno potrebbe essere coinvolto in una setta
Bombardamenti d’amore, legami di odio e la promessa di una “nuova vita”.
Non è raro sentire di famiglie che lamentano la perdita di un giovane a causa di un gruppo che pensano possa essere una setta. Ma cosa sono le sette oggi?
Non sono più semplicemente gruppi estremisti religiosi, i culti piuttosto possono anche essere gruppi laici, identitari o politici che mirano o affermano di fare del bene. Il culto di Jim Jones iniziò come un movimento che fondeva marxismo e cristianesimo e forniva case ai senzatetto neri nei centri urbani americani. Eppure, Jonestown in Guyana nel 1978 ha portato a un patto suicida 909 persone.
I culti di Osho e Aum Shinrikyo iniziarono entrambi come alternative religiose orientali alla moderna vita occidentale. Il culto di Osho ha offerto amore gratuito e poi ha commesso il più grande attacco bioterroristico nella storia americana nel 1984. Il culto Aum Shinrikyo ha commesso gli attacchi giapponesi con gas Sarin alla metropolitana di Tokyo in cui 13 persone sono morte e 5.800 sono rimaste ferite.
Questi movimenti ben intenzionati sono andati a finir male o è stato colpa del marciume nelle radici? Ci sono connessioni sorprendenti tra questi culti molto diversi, stadi specifici, comuni al ciclo di vita dei culti.
La seguente lista di controllo è stata ottenuta analizzando il lavoro degli specialisti delle sette Janya Lalich, Steven Hassan, Alexandra Stein e Robert J. Lifton. E attraverso l’osservazione di modelli comuni tra i seguenti culti: The People’s Temple-Jonestown, Aum Shinrikyo, Osho (Bhagwan Shree Rajneesh), The Manson Family, The Order of the Solar Temple, The Branch Davidians e NXIVM.
Le fasi comuni nel ciclo di vita di una setta
La grande idea
Uno o più leader propongono una nuova idea trascendente che promette una panacea per le persone alienate e vulnerabili.
Questa grande idea promette di risolvere tutti i problemi; di porre fine alla solitudine, all’isolamento e al senso di fallimento personale. Fa vaghe promesse di significato e di salvezza. Di solito c’è un leader carismatico o un singolo testo con un proprio linguaggio in codice che diffonde la grande idea.
Il bombardamento d’amore
I leader di un culto reclutano i primi devoti da una popolazione più ampia attraverso il love bombing e promettendo un nuovo inizio, una speranza per un futuro di amore, di appartenenza e di salvezzo all’interno di una comunitò di persone che credono tutte nella grande idea. Come nuova recluta diventi uno dei prescelti a cui viene rivelata ‘la verità’. Sei ‘amato’ e ‘salvato’.
Una nuova vita
Le nuove reclute vengono introdotte in un linguaggio segreto di segni e di simboli. Sono incoraggiati a identificarsi come vittime del mondo esterno e viene loro promessa una rinascita, un nuovo corpo o identità all’interno di questa vita o nell’aldilà.
Alle reclute viene insegnato a vedere il mondo come bianco o nero, buono o cattivo, noi o loro; e questo crea una stretta unità di gruppo che viene rafforzata dall’apprendimento meccanico degli slogai del culto. Queste convinzioni sono spesso illogiche ma sono una prova dell’adesione alla ‘vera fede’. Le nuove reclute sperimentano l’euforia per essere stati “scelti” per far parte di un gruppo privilegiato e non per tutti.
Crescita
Man mano che le nuove reclute si impegnano, il culto entra nella “fase di espansione” e guarda all’esterno.
Il nuovo compito è quello di reclutare sempre più persone. Il Love Bombing e la promessa di una nuova vita vengono usati sugli estranei e sui giovani, ma soprattutto i bisognosi vengono presi di mira. Il culto si espande rapidamente con le sue promesse di ricompense future, siano esse spirituali, sessuali o politiche. Mantra e slogan sostituiscono ogni pensiero individiale e offrono un’unità collettiva.
Riti di passaggio
La fedeltà è giurata attraverso atti come la rinuncia alla propria famiglia, alla vita passata e al nome del passato. I nuovi membri vengono separati da tutti i precedenti sistemi di supporto e diventano dipendenti dalla setta di turno.
I nuovi membri sono messi alla prova dovendo trasformare la propri identità, il corpo, il linguaggio e persino i comportamenti sessuali. Devono “indossare le vesti” e dichiarare al mondo che “non sono più quello che ero, ora faccio parte del gruppo X”.
Isolamento
Il culto diventa troppo grande per essere controllato e deve impedire che le influenze del mondo esterno indeboliscano il suo potere sui membri. I leader vietano atti di libero arbitrio individuale. Il culto isola i suoi membri dal mondo, descrivendo l’esterno come corrotto, malvagio e violento. Ciò aumenta il legame, poichè i membri si considerano “vittime minacciate”. Il controllo del linguaggio e la crescente paranoia rendono impossibile mettere in discussione il culto. Mantra e slogan mettono a tacere dubbi e dissensi. Cresce la repressione interna.
Legame di Odio
Il culto raggiunge il suo limite di dimensioni e i problemi sorgono dai fallimenti nel suo “piano per tutti”. Ma il culto non può ammettere errori. Inizia a nutrirsi di odio per il mondo esterno. Sviluppa rituali di odio, costruendo una più profonda “unità dei perseguitati”. Uno strato della società è solitamente l’obiettivo di tutto l’odio e potrebbe ricevere un nome in codice. I membri sono incoraggiati a condividere il loro odio in forme ritualizzate.
Traditori
Spaventati dalla crescente cultura dell’odio, alcuni membri interrogano i leader, ma vengono espulsi o costretti a fare penitenza. La fase di contrazione inizia e porta a un giro di vite su qualsiasi libertà all’interno del culto. Di fronte alla persecuzione interna, un membro anziano spesso se ne va e diventa un “traditore”. Il gaslighting, la pressione dei pari e il pensiero di gruppo impediscono ad altri di andarsene. Alcuni vengono aiutati a lasciare il culto dai membri della famiglia o costretti ad andarsene dai critici del culto, ma tali atti alimentano solo la convinzione del culto di essere sotto attacco.
Caccia alle streghe.
I processi interni alla setta eliminano tutti i potenziali traditori. I dubbiosi si vergognano di accusare falsamente gli altri. I restanti membri sono costretti a commettere atti di supplica personale che potrebbero essere sessuali, o comportare marcatura del corpo, automutilazione o atti trasgressivi. Un comune test di appartenenza comporta il commettere piccoli crimini contro l’odiato mondo al di là. Una volta che un membro commette un atto illegale, il culto dispone di prove che può utilizzare per ricattare quel membro affinché si conformi. Questo è un legame traumatico abusivo.
Paranoia di persecuzione.
Man mano che sempre più persone fuggono dalla setta, i segreti vengono divulgati al mondo esterno sul governo autoritario dei leader. Le forze dell’ordine esterne indagano sul culto. La paranoia della setta cresce. Sempre più paranoico, il culto si arma per una resa dei conti contro il mondo e vede la violenza come la forza purificatrice necessaria che si salverà dai suoi intriganti nemici. Tutti coloro che commettono atti di violenza sono perdonati in anticipo dal leader o dai leader. Molti altri membri del culto se ne vanno e questo aumenta la paura paranoica di un confronto imminente con nemici esterni.
Attacco.
Spesso un membro rispettato del culto viene accusato, torturato o addirittura ucciso e il capro espiatorio “segreto” diventa la nuova forma di coesione del gruppo. Ai membri della setta è proibito andarsene e si scatena il terrore per un imminente attacco da parte di nemici esterni, immaginari o reali. La fedeltà al culto è ora dimostrata “contrattaccando” contro il mondo esterno. Dopo un attacco, prende il sopravvento la paura collettiva di essere distrutti dal nemico esterno.
Conflitto finale.
Temendo la distruzione, il culto tenta un ultimo attacco contro il mondo o si barrica ed entra in uno stato d’assedio. In quest’ultimo caso, i patti suicidi settari sono comuni. Il culto o distrugge se stesso o si scaglia contro i suoi nemici spesso fantasticati. In ogni caso, il culto crolla con la violazione delle leggi o la perdita di vite umane.
Una volta che una persona è inserita nelle prime fasi di una setta, è molto difficile aiutarla a uscirne, a causa delle manipolazioni emotive che le sette impiegano e delle vulnerabilità che sfruttano. Nessun culto in realtà crede di essere un culto, quindi l’identificazione precoce dei comportamenti settari in qualsiasi movimento religioso, gruppo di auto-aiuto, gruppo di identità o movimento politico è essenziale per aiutare le reclute a sfuggire alla loro presa.
Bibliografia
Terror, Love, and Brainwashing: Attachment in Cults and Totalitarian Systems by Alexandra Stein
Thought Reform and the Psychology of Totalism: A Study of ‘brainwashing’ in Chinaby Robert Jay Lifton
Escaping Utopia: Growing Up in a Cult, Getting Out, and Starting Over by Janja Lalich
Combating Cult Mind Control: The Guide to Protection, Rescue and Recovery from Destructive Cults by Steven Hassan
Opening Our Minds: Avoiding abusive relationships and authoritarian groups by Jon Atack
Fonte: https://www.psychologytoday.com/us/blog/word-less/202303/has-a-loved-one-fallen-into-a-dangerous-cult?amp&fbclid=IwAR2qxpYqBloIyStUYKDHgHxCAi1HA_-341GSBwLRbzuX5BCzboiYCY58ngc
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Traduzione di Lorita Tinelli
Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.
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Ostracismo
di Gill Harvey
La parola ostracismo deriva dal greco “ostrakismos“, “una pratica che ebbe origine ad Atene intorno al 488–487 a.C. per allontanare coloro che avevano ambizioni dittatoriali dallo stato democratico” (Zippelius, 1986, citato in Williams, 2001, p. 7).
Il significato attuale della parola è quello di escludere o ignorare, e continua a fungere da meccanismo di controllo sociale per imporre conformità (Wesselmann, Nairne e Williams, 2012). (1)
In poche parole, l’ostracismo è stato in gran parte abbandonato dal comune gergo all’interno della società britannica contemporanea ed è stato sostituito con termini alternativi come evitare, disassociare, bandire, scomunicare, evitare, escludere, esiliare, vietare, espulsione, silenziamento e time-out. Nonostante questo uso ridotto del termine stesso, l’ostracismo come pratica è prevalente all’interno di diverse organizzazioni e in forme diverse, ad esempio isolamento degli informatori sul posto di lavoro, isolamento degli individui in istituzioni come le carceri e il time-out nelle scuole, così come nella maggior parte religioni che puniscono “l’inosservanza della legge ecclesiastica con
qualche forma di scomunica” (Williams, 2001, p. 8), adottando una forma di ostracismo.
Ostracismo nelle sette
L’affermazione che “l‘evitamento e l’ostracismo sono sinonimi” (Zieman, 2018, p. 3) è convincente se si considerano resoconti aneddotici, ad esempio quello di 35 anni di rifiuto da parte dei Testimoni di Geova che lo utilizzano ad oggi (Zieman, 2018).
C’è una grande varietà di diversi gruppi esistenti ad alta influenza, ad esempio religiosi, politici, di auto-miglioramento e stile di vita (Zieman, 2017) e le sette sono una categoria importante tra questi gruppi. È importante riconoscere “che la cultura, le pratiche e le credenze di una setta differiscono da un’altra” (Jenkinson, 2017, p. 344).
Eppure, nonostante questa diversità, l’ostracismo sembra essere un universale modo di punire la non conformità in modo che uno “giudicato non credente, soppressivo, o apostata” (Zieman, 2018, pag. xii) viene evitato, e questo rappresenta una forma letterale di “dispensazione dell’esistenza” (Lifton, 1961). Quindi, l’ostracismo è una delle “Tecniche di persuasione non etiche, manipolative o coercitive di controllo” (West & Langone, 1986, pp. 119–120, come citato in Langone, 1993, p. 4) necessaria per garantire che il sistema del gruppo rimanga sigillato nella forma di un “edificio marmoreo” del Pensiero Modello di riforma (Jenkinson, 2016, p. 213) e per mantenere il gruppo lontano da “credenze contraddittorie e comportamenti immorali” (Zieman, 2018, p. 5). Questo approccio a sua volta abilita altri comportamenti cultisti descritti da Lifton, come il controllo dell’ambiente, la manipolazione, la richiesta di purezza, la confessione, la scienza sacra, e il linguaggio caricato (Lifton, 1989) … L’ostracismo riguarda il rifiuto verso una persona vista come “impura”… per continuare a rafforzare l’autorità divina del leader all’interno del culto. Si tratta di un editto che “tutti nel gruppo sono tenuti a seguire …. amici, familiari, persino, in una certa misura, membri della propria famiglia
famiglia” (Zieman, 2018, p. xiv).
In pratica, l’ostracismo consiste nel rifiutare una persona vista come “impura” (The Amish: Shunned, 2014, 00:04:10)—ad esempio, evitare il contatto visivo, non rispondere, non sedersi allo stesso tavolo. Inoltre, questa è una punizione permanente a meno che la persona non sia disposta a reintegrarsi e ad adottare completamente di nuovo i pensieri, le credenze e le pratiche del gruppo; ma anche allora, il processo di ricongiungimento “può richiedere molti mesi e a volte può essere molto lungo” (Freestone, 2018, p. 4). Non deve quindi sorprendere che “la prospettiva di essere evitati sia un’altra immensa barriera per chi pensa di andarsene” (Stein, 2017, p. 175).
In effetti, l’evitamento obbligatorio manipola usando tecniche che sono l’opposto del “love-bombing” (Singer, 2003, p. 114), una pratica che comunemente seduce gli individui in un culto mettendoli al primo posto perché “li fanno sentire speciali, amati, tra amici ritrovati e parte di qualcosa di unico” (Lalich & Tobias, 2006, p. 25). Rifuggendo, al contrario, “influisce su quattro bisogni umani fondamentali: il bisogno di appartenenza, di stima, di controllo e di esistenza significativa” (Gutgsell, 2017, p. 6). Non c’è da stupirsi che Zieman (2018) sostenga che schivare qualcuno “è una delle cose peggiori che possono accadere a un essere umano” (p. xii) e riporta a qualcosa di “ubiquitario” (p. 4), “una morte sociale, una forma insidiosa di tortura psicologica” (p. 4), e a “una pratica vile” (p. 3), “uccidere qualcuno” (The Amish: Shunned, 2014, 00:03:33). L’evitamento è stato anche chiamato nel Nuovo Testamento con l’equivalente di “lapidazione“. Lo schivare scatena “una varietà di disturbi fisiologici, affettivi, risposte cognitive e comportamentali” (Williams & Nida, 2011, P. 71), con conseguenze comuni identificate come ansia, panico, rabbia, senso di colpa, depressione, ideazione suicidaria e tragicamente, a volte completamento dell’atto del suicidio (Zieman, 2018).
Gli effetti dell’ostracismo sulla persona
Data la gravità di questa premessa, è in qualche modo scioccante rendersi conto che storicamente c’è stato poco interesse nella ricerca sugli effetti dell’ostracismo sull’individuo. Infatti, “lLa cosa non è stata di interesse fino alla metà degli anni ’90 quando poi i ricercatori hanno iniziato uno sforzo concertato per comprendere le conseguenze dell’ostracismo” (Williams & Nida, 2011, pag. 71). Anche adesso, anche se sono state ottenute alcune informazioni utili da qualla ricerca quantitativa, i risultati sono limitati in quanto “la maggior parte delle ricerche in questo campo … si è concentrata su l’impatto immediato e a breve termine sugli individui ostracizzati ed è stato condotto in condizioni di laboratorio” (Gutgsell,2017, pag. 6).
Ad esempio, l’esperimento del paradigma Cyberball, che ha avuto più di 5.000 partecipanti, ha scoperto che “la durata di circa 2 o 3 minuti di ostracismo … produrranno sentimenti fortemente negativi, specialmente quelli di tristezza e rabbia” (Williams, 2009, come citato in Williams & Nida, 2011, p. 71).
Un altro esperimento, The Scarlet Letter Study, ha esaminato le vittime dopo 5 giorni di ostracismo sul posto di lavoro, valutanto l’impatto dannoso su un essere umano chiaramente evidente, come mostrato nella seguente dichiarazione: “Mi sento come se fossi un fantasma, il pavimento che tutti sentono ma con cui nessuno può parlare. ” (Mr. Blue, 1996, come citato in Williams, 2001, p. 99).
In un certo senso, è sorprendente che un’esperienza così breve di ostracismo da parte di estranei, con i quali non ci sarà alcun successivo contatto, possa influire negativamente su qualcuno in modo significativo “nonostante l’assenza di deroga verbale e aggressione fisica” (Williams & Nida, 2011, pag. 71). Tuttavia, ci sono pochissime ricerche esistenti sugli effetti a lungo termine, con la maggior parte degli studi incentrati su coloro che hanno lasciato i Testimoni di Geova per dissociazione (un individuo chi ha lasciato volontariamente) o per essere stato disassociato (qualcuno che è stato scomunicato). Uno studio qualitativo, tuttavia, “ha esplorato le esperienze individuali di ostracismo religioso nel
forma di casi di studio” (Gutgsell, 2017, p. 8), e non sorprende che l’allontanamento sia un tema emergente, in quanto quei “partecipanti hanno sperimentato una diminuzione del loro benessere psicologico e alcuni hanno sviluppato disturbi psicologici durante o dopo la disassociazione. Diversi partecipanti hanno parlato di une effetto duraturo” (Gutgsell, 2017, p. 70).
Questo risultato non è sicuramente sorprendente, dato che evitare “recide i legami sociali esistenti porta all’isolamento sociale” (Gutgsell, 2017, pag. 18). Inoltre, si può iniziare a comprendere l’enormità degli effetti attraverso la lente della gerarchia delle “dimensioni dell’esistenza”(Van Durzen, 2009, p. 84), che rende immediatamente chiaro che l’ostracismo pervade tutte e quattro le dimensioni dell’esistenza— fisica, sociale, personale e spirituale. Inoltre, la teoria polivagale (Porges, 2017) illustra che qualcuno che è uscito da un culto e viene ostracizzato rischia di oscillare tra il combattimento/la fuga (ipereccitazione) e il congelamento (ipoeccitazione). È utile capire che operare in queste zone è un meccanismo primario di sopravvivenza a breve termine; tuttavia, quando lo fai diventa così un modus operandi più permanente, quindi essere dentro queste zone rischia di essere dannoso per la salute e il benessere.
La crudele ironia è che pur essendo nella zona verde che facilita impegno sociale, la mancanza di esso (una conseguenza comune dell’ostracismo) può far sì che diventi impossibile per uno essere dentro la zona verde. La ricerca suggerisce che si sperimentano emozioni molto diverse quando si opera all’interno delle diverse zone (Spring 2019).
Sopravvivenza e recupero
“Il più delle volte, lasciare un ambiente settario richiede un periodo di adattamento, non solo per reintegrarsi nella società “normale“, ma anche per rimettere insieme i pezzi di te stesso in un modo che “ha senso per te” (Tobias, 1994, come citato in Zieman, 2017, pp. 112-113). Questa citazione descrive sinteticamente le sfide del lasciare una setta e rientrare nella società durante la setta con una “pseudo-personalità” (Jenkinson, 2008, p. 214), che ha permesso la sopravvivenza mentre si era nel gruppo, una “scossa fino in fondo” dall’essere “fuori”, “nel mondo” (Jenkinson, 2019, p. 23). L’ulteriore crudeltà dell’ostracismo spesso compiuto da coloro che una volta si pensava fossero i più vicini e più cari può “interrompere il nostro senso di noi stessi come membri di una comunità umana interconnessa” (Bastian & Haslam, 2010, P. 107). Come descritto da un ex membro, “negli Amish, almeno sei qualcuno… nel mondo di lingua inglese, sei un numero” (The Amish: Shunned, 2014, 01:45:47). Nessuna persona ha descritto la propria esperienza come “ero estraneo a me stesso” (Jenny, citato in Jenkinson, 2008, p. 204).
Si può sostenere, quindi, che la sopravvivenza e il recupero sono molto più complesse del “vero sé” che emerge da “il falso sé” (Winnicott, 1965), dove si è nascosto per soddisfare i bisogni, dato che la setta è stata “… come un implacabile macchina, come un rullo compressore su asfalto caldo con punte uncinate in esso…” finché “…la pseudo-personalità ricopre [depone] la personalità pre-setta – come l’asfalto su una strada…” (Jenkinson, 2008, p. 215).
In effetti, si suggerisce che la sopravvivenza e il recupero coinvolgeranno la creazione di una nuova identità post-culto dopo che il culto ha introiettato la pseudopersonalità che è stata masticata e digerita (Jenkinson, 2008, pag. 217). Ma l’ostracismo aggiunge sicuramente un ulteriore livello di complessità a questo processo, dato che, di per sé, esso può essere a esperienza emotiva e psicologica molto impegnativa.
In effetti, Zieman identifica quelle che chiama “le fasi prevedibili di esperienza quando evitate” (2018, p. 12), essendo questi “shock/ incredulità, dolore/solitudine, paura/disperazione, lotta, scelta punti A e B (incroci chiave), reinnesto/riconnessione, venire a patti con la nuova realtà, [e] abbracciare la vita” (Zieman, 2018, pp. 12-14). Ossessionantemente queste fasi risuonano con ben- fasi e fasi note dei modelli di lutto, come ad esempioriferite da Kubler-Ross (1969) e Kubler-Ross e Kessler (2005). Un’alternativa, ma simile, è ol modello proposto da Judith Lewis-Herma che suggerisce che ci sono tre fasi del processo di recupero: Fase 1, sicurezza; Fase 2, ricordo e lutto; e Fase 3, riconnession e significato (Herman, 2015, come citato in Zieman, 2017, pp. 15-17).
Sebbene questi modelli possano essere utili per alcuni, una chiave la critica suggerisce che la suggestione innata è che gli stadi e le fasi sono vissuti in un ordine lineare e fisso e sono quindi tempo limitato. Tuttavia, come affermano Kubler Ross e Kessler riguardo al dolore, “gli stadi sono risposte a sentimenti che possono durare minuti o ore mentre entriamo e usciamo da uno e poi dall’altro” (2005, p. 18); Ed è plausibile che qualcuno che viene ostracizzato possa passare attraverso un processo simile a causa delle enormi perdite coinvolte.
Inoltre, Jenkinson ha sviluppato un approccio in quattro fasi recupero che si è sviluppato dai risultati della sua ricerca con il culto sopravvissuti (Jenkinson, 2019, p. 24). Lo afferma, in termini di recupero, i bisogni degli adulti di prima generazione (FGA) e gli adulti di seconda generazione (SGA) saranno diversi: “la FGA lo farà riacquistare il senso di sé; la SGA potrebbe trovarla per la prima volta” (Jenkinson, 2019, p. 24). Tuttavia, Jenkinson il modello è più solido in quanto afferma chiaramente che “lo è importante sottolineare che le fasi potrebbero necessitare di una rivisitazione e
non sono necessariamente lineari” (2019, p. 26).
Nonostante queste critiche al suo modello delle fasi, Zieman (2018) ha sviluppato una risorsa inestimabile per coloro che sono ostracizzati con guida di sopravvivenza, che cerca di colmare una lacuna nell’esistente letteratura. Oltre a fornire preziosi informazioni psicoeducative sull’evitamento stesso, Zieman elenca anche una pletora di tecniche e strategie di sopravvivenza per le persone colpite, ad es. suggerimenti sulla sottoregolazione del circuito del sistema nervoso, incluso la riattivazione del nervo vago ventrale (Porges, 2017). Altre strategie utili includono meditazione, visualizzazione, tecniche di coping e modi per gestire pensieri inutili e frenetici.
L’interesse personale per questo argomento
La mia storia è quella di un SGA (adulto di seconda generazione), essendo cresciuto in a piccolo gruppo cristiano evangelico e fondamentalista noto come L’Armadale Christian Service (ACS), seguendo la decisione di mia madre di unirmi al gruppo quando avevo 3 anni. Ho lasciato l’ACS quando avevo 18 anni e mi sono allontanato da casa. Il gruppo non esiste più, ma le sue ramificazioni continuano a esistere ad oggi nell’evoluzione delle relazioni invischiate (Minuchin & Fishman, 1981, come citato in Aguada, 2018, p. 4) all’interno della mia famiglia di origine, e l’ostracismo inflittomi negli ultimi due anni e mezzo. Quello di cui mi rendo conto ora è che la mia famiglia di origine opera ancora come se fosse in una setta, anche se non più religiosa; e anche se in genere sono molto più resiliente in questi giorni, la robustezza è stata testata come mai prima d’ora dall’allontanamento cui sono stato sottoposto. Gli eventi intorno alla morte di mia madre nel febbraio 2019, quando mio padre ha decretato che non dovevo essere direttamente della sua morte perché lei mi odiava, è stato devastante. In effetti, non ci sono parole per descrivere la desolazione e la solitudine della non appartenenza la tua stessa famiglia.
Tuttavia, lo so, per essere accettato indietro nell’ovile della famiglia, avrei bisogno di diventare di nuovo un eco, qualcosa che non sono disposto ad essre perché è anche un costo per me troppo alto. Tuttavia, riconosco anche che, per alcuni, il costo di restare fuori nel mondo è troppo, come con la ragazzina nel film del 2014 The Amish: Shunned, che è tornata negli Amish alcuni mesi dopo averli lasciati nonostante fosse ben supportata da un altro ex membro (The Amish: Shunned, 2014). La rappresentazione del suo ritorno nel gruppo è stata incredibilmente commovente perché ha dimostrato sia l’efficacia dell’ostracismo sia anche la sua natura intollerabile.
Conclusioni
Purtroppo, l’ostracismo continua a prosperare nella società contemporanea, soprattutto all’interno di gruppi settari molto srguiti. Infatti, esso è senza dubbio uno strumento manipolativo estremamente effcace, che mantiene i membri obbedienti e devoti alla causa ma scoraggia anche i follower dall’andarsene. Per chi esce
su base volontaria o involontaria, essendo ostracizzato cercando anche di adattarsi all’ambiente alieno del mondo esterno è chiaramente estremamente impegnativo. Tuttavia, fintanto che i gruppi ad alta richiesta continueranno a emettere editti che non possono essere messi in discussione, è essenziale comprendere che è importante che i professionisti vengano istruiti su come lavorare eticamente con ex membri di una setta che stanno
sperimentando l’ostracismo in modo che il numero di coloro “che cercano
l’aiuto dei consulenti [e] non ottengono un risultato utile” (Jenkinson, 2019, p. 23) possa essere significativamente ridotto.
Bibliografia
Aguado, J. F. (2018). How a dysfunctional family functions like a cult. ICSA Today, 9(2), 2–7.
Bastian B., & Haslam N. (2010). Excluded from humanity: The dehumanizing effects of social ostracism. Journal of Experimental Social Psychology, 46, 107–113.
Freestone, N. (2018). Becoming ‘part of the world’: Helping former Jehovah’s Witnesses adjust to life outside the religion. (Not published.)
Retrieved online from https://www.jwfacts.com/pdf/freestone-jw-therapy-2018.pdf
Gutgsell, J. (2017). A loving provision? How former Jehovah’s Witnesses experience shunning. (Master’s thesis, Vrije Universiteit Brussel; not published).
Brussels, Belgium.Jenkinson, G. (2008). An investigation into cult pseudo-personality: What is it and how does it form? Cultic Studies Review, 7(3), 199–224.
Jenkinson, G. (2016). Freeing the authentic self: Phases of recovery and growth from an abusive cult experience.
(PhD thesis, University of Nottingham). Nottingham, UK. Available online at http://eprints.nottingham.ac.uk/37507/ About the AuthorGill Harvey MA, BACP (Senior Acc
Fonte: https://www.readkong.com/page/ostracism-recovery-for-my-children-and-myself-why-do-5296044
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Traduzione di Lorita Tinelli
Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.
Gli articoli apparsi su questo blog possono essere riprodotti liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla e che si specifichi la fonte
Siete manipolati? Imparate a capirlo e difendervi
Articolo, con mia intervista, di Irma D’Aria
Quando si è più fragili e quindi vulnerabili. Quando intorno a noi c’è molta solitudine e indifffferenza. Quando ci
sembra di non avere più speranze. È allora che si diventa più esposti al rischio di una manipolazione emotiva che
può far male fifino al punto di plagiare del tutto una persona e anche oltre se si pensa a chi fifinisce vittima di
‘santoni’ o sette.
Come accaduto, per esempio, a Roberta Repetto, la 40enne operata chirurgicamente nel 2020 sul tavolo della
cucina senza anestesia, che si era affiffidata a Paolo Bendinelli, il ‘santone’ del centro olistico Anidra di Borzonasca
(Genova) e al medico bresciano Paolo Oneda. Proprio alla Repetto e alle tante persone che fifiniscono vittima di una
setta è dedicato il saggio “Sette e manipolazione mentale” (Piemme) scritto dalla psicologa Lorita Tinelli con
l’avvocato Marco Marzari, un volume che attraversa i casi di plagio più controversi e violenti della nostra storia.
Ma la manipolazione può essere anche più softft e riguarda tantissime persone che si lasciano avvolgere da menti
perverse.
Le caratteristiche della ‘vittima’ ideale
Per alcune persone è facile farsi manipolare dagli altri: quali caratteristiche ha la ‘vittima’ ideale del
manipolatore? “E’ una persona che in un particolare momento della sua vita sta vivendo una fragilità, una
condizione più diffffusa di quel che si possa immaginare – spiega Tinelli, psicologa criminologa, esperta delle
dinamiche di persuasione e fondatrice del Centro Studi Abusi Psicologici. – Inoltre, siamo sottoposti ogni giorno a
stimoli che ci persuadono e che ci indirizzano verso scelte emotive. Si tratta del pensiero quotidiano, quello per
cui scegliamo in base allo stimolo che più soddisfa un nostro bisogno e che non è soggetto al fifiltro della
razionalità”.
Quando si vive un momento difficile
Lo psicologo sociale Robert Cialdini sostiene che esistono degli stimoli che permettono l’attivarsi in ciascuno di
noi di schemi mentali per cui rispondiamo con comportamenti e scelte istintuali ed emotive. Alcune di queste
scelte possono provocarci danni irrilevanti, come quella dell’acquisto di un detersivo sbagliato, ma altre invece si
ripercuotono sulla nostra vita.
“I nostri momenti di fragilità – prosegue Tinelli – ci pongono indifesi dinnanzi alle scelte quotidiane e questo può
accadere nel naturale percorso evolutivo, ma possono anche esserci fatti contingenti ad acuire il nostro senso di
debolezza, tipo un lutto, un fallimento, un periodo di crisi. La pandemia ne è stato un esempio. Negli scorsi due
anni abbiamo assistito ad un aumento di problemi di carattere emotivo che hanno portato diverse persone a rivolgersi a maghi, guru e santoni, nel tentativo di risolvere lo stato di incertezza vissuto”.
La manipolazione del partner narcisista
I fatti di cronaca ci raccontano sempre più spesso di casi di manipolazione psicologica all’interno delle coppie
nelle quali l’amore abbatte le difese. A quali segnali fare attenzione per accorgersene? “Dietro un manipolatore c’è
sempre un narcisista, una persona cioè che vuole mantenere il controllo della nostra vita e che agisce non per il
nostro bene, ma per il suo tornaconto – risponde Tinelli – .Un partner che inscena agiti di gelosia estrema, che ci
induce a tagliare le relazioni con amici e parenti, che vuole controllare tutto il nostro quotidiano, pena silenzi
punitivi, allontanamenti e induzioni di sensi di colpa per il niente, è un partner incapace di relazionarsi in
maniera sana e matura”.
La tecnica del gaslighting
Infatti, quella che si instaura è una relazione disfunzionale nella quale il manipolatore cercherà di mantenere il
suo potere con alti e bassi, col bastone e la carota, ricorrendo spesso al gaslighting, una delle tecniche più subdole
di manipolazione mentale, che ha lo scopo di confondere l’altro, falsifificando la sua percezione della realtà.
“Attraverso la tecnica del gaslighting si cerca di insinuare il dubbio facendo mettere all’altro in discussione la
propria memoria, percezione e sanità mentale”, spiega la psicologa.
Una questione di fiducia (tradita)
Oltre al partner, chiunque ha la possibilità di manipolarci e un amico ancor di più visto che una delle
caratteristiche alla base della manipolazione è la fifiducia. Come mettere in discussione la parola di un amico o di
una persona cui vogliamo bene e che stimiamo? “E’ questa una delle trappole che le sette elaborano, quando
sollecitano i propri adepti a portare in quel percorso amici e parenti, per valutare anche il reale affffetto provato nei
loro confronti”, spiega la psicologa.
Nella maggior parte dei casi è una prova per allontanare il neofifita dalle proprie radici, visto e considerato che se
un proprio caro risponde criticamente diventa di fatto una persona tossica da allontanare. Come difendersi?
“Bisogna mantenere un rapporto personale con se stessi e comprendere quanto le richieste altrui stiano
diventando troppo esigenti per noi o quando nella relazione iniziamo a non sentirci completamente liberi di agire,
senza giudizi altrui e senza sensi di colpa”.
Quando a manipolare è un genitore
Purtroppo, accade anche di avere un genitore manipolatore, capace di generare una relazione di dipendenza
perché considera il fifiglio un suo oggetto personale e non una persona diversa da sé. “Il genitore manipolatore –
precisa Tinelli – induce sensi di colpa ogni qualvolta il fifiglio presenterà atteggiamenti di indipendenza. Tenterà di
incidere sulla sua vita e sulle sue scelte, fifingendosi vittima ogni qualvolta queste vanno contro le sue aspettative.
Interverrà, direzionando opportunamente, indirizzi scolastici, lavorativi e affffettivi”. Quando la presenza del
genitore diventa soffffocante, è bene cercare un aiuto esterno, meglio un professionista, che possa aiutare a
difendersi dalle ingerenze tossiche.
Sette e manipolazione
Gli italiani che ogni anno cadono vittime di gruppi settari sono centinaia, se non migliaia. Persone spesso
sottoposte a vessazioni, abusi, ricatti e truffffe. Così tanti che la Polizia di Stato ha creato la Sas, squadra anti-sette,
un gruppo di investigatori altamente specializzati e dediti al contrasto di questo fenomeno. Si tratta di
organizzazioni ben strutturate, basate su ideologie totalizzanti e caratterizzate da un leader o da gruppi di leader
con caratteristiche narcisiste.
“La manipolazione anche in questi contesti – spiega Tinelli – non è qualcosa di magico che arriva dall’alto, ma è una
dinamica che racconta di una subordinazione indotta, dove il fifine è il perseguimento delle necessità del
persuasore”. Affiffinché la manipolazione abbia i suoi effffetti, non è necessario che la persona sia confinata o
sottoposta a tortura fifisica. Secondo la psicologia sociale, scienza che ha studiato più di ogni altro le dinamiche
dell’inflfluenza indebita, si possono generare pressioni sociali che possono essere coercitive quanto quelle fisiche.
“Nessuna persona – continua la psicologa – è esente da questo tipo di coinvolgimenti, né una laurea o più di una
possono essere utili strumenti di tutela. Il profifilo delle vittime è trasversale, dal punto di vista sociale e culturale”.
Come evitare la trappola della setta
Insomma, chiunque in uno stato di diffifficoltà emotiva, esistenziale o spirituale, può divenire vittima di una
‘richiesta’ perversa. Come difendersi? “Anche in questo caso – risponde Tinelli – la consapevolezza e la capacità di
divenire consumatori responsabili sono sollecitazioni fondamentali. Prima di aderire e di scegliere bisogna capire
con chi ci si accompagna. E soprattutto parlarne con amici e parenti prima di decidere di lanciarsi in una nuova
sfifida, meglio una persona professionalmente preparata. Nessuno si salva da solo”.
Come essere d’aiuto
A trovarsi in diffifficoltà quando qualcuno fifinisce nella rete di una setta, di un santone o più semplicemente di un
manipolatore è anche chi vive accanto alla vittima. Come può aiutare? “Non attaccare frontalmente il gruppo di appartenenza del nostro caro coinvolto. In tal caso andremmo a scatenare una dinamica di dissonanza cognitiva,
che porterà il nostro interlocutore a legarsi ancora di più alla sua idea e alla sua appartenenza”, risponde la
psicologa. “È importante farsi aiutare da esperti del fenomeno che possano spiegare dinamiche e strategie e nel
frattempo porsi in posizione di ascolto e non di giudizio. Se un nostro caro è entrato in una relazione disfunzionale
che sia con un partner o che sia con una organizzazione settaria, qualche motivo ci sarà”.
Il vuoto legislativo
Insomma, bisogna cercare di comprendere e di agire assieme a chi realmente ci può dare una mano, mantenendo
il rispetto più assoluto per la scelta, seppur emotiva, fatta dalla persona che è entrata nella trappola del narcisista
di turno. “Nel frattempo – conclude Tinelli – è importante anche comprendere come giuridicamente sia possibile
agire a sua tutela, rivolgendosi ad avvocati che conoscono il fenomeno. Purtroppo, in Italia c’è dal 1981 un vuoto
legislativo rispetto ad una legge sulla manipolazione mentale, nonostante il fenomeno sia esistente e permanga
indisturbato”.
Fonte: https://www.repubblica.it/salute/2023/02/05/news/manipolazione_mentale_difendersi-385753699/amp/?fbclid=IwAR14VjfFkNH2VuG_3eRGvyTUeQpekrS-GcFoAD94yBuujbsjAQoyEwnZrzw
Le sette si sono diffuse a Vigo attraverso Internet
I gruppi religiosi coercitivi hanno ceduto il passo per l’indottrinamento a Telegram o a forum di idee estremiste
Le sette sono ancora oggi molto attive a Vigo (Vigo è un comune di 296.000 abitanti della Spagna nord-occidentale, situata nella provincia di Pontevedra, di cui è il comune più popoloso, nella comunità autonoma della Galizia) e con grande vigore. La pandemia ha costretto ad abbandonare l’idea di una postazione fissa per entrare nella rete internet, luogo soprattutto frequentato da giovani. L’anno 2022 è stato considerato dagli esperti come l’anno delle attività settarie e Vigo non ha fatto eccezione, nonostante la loro presenza fisica sia stata offuscata per essere più attiva su Internet.
I cambiamenti si sono accentuati nel 2022, con la presenza di molte più sette e con un significato più “diffuso”, secondo l’esperto Luis Santamaría. Teologo ed ex sacerdote, è stato uno dei fondatori della Rete Iberoamericana per lo Studio delle Sette (RIES) a Zamora, sua città natale. “Ci siamo trascinati dietro un problema dalla pandemia, perché dopo il confinamento hanno accelerato le loro capacità di reclutamento in un momento in cui la società è diventata più chiusa su Internet e ha sofferto molta incertezza, e ora c’è una setta per ogni personalità“, dice Santamaria.
La grande offerta di informazioni e stimoli su Internet ha causato alla società “una difficoltà nel discernere tra il bene e il male, tra ciò che è vero e ciò che non lo è“, con molte notizie ma “pochissima formazione“. Un mondo che cambia dove i gruppi settari “hanno capito che hanno bisogno di evolversi, sfruttando al meglio le loro opportunità con un’immagine e mostrando sempre un volto amico”. Detto questo, Santamaría sottolinea la necessità di stare all’erta perché “esse hanno affinato molto bene la loro propaganda, e c’è una setta per ogni personalità, senza la necessità di subire un brutto momento della vita“.
Il passare del tempo ha cambiato le sette, prima di natura religiosa, esse si sono poi trasformate in spirituali.
Juantxo Domínguez, direttore della Rete per la prevenzione del settarismo e della debolezza, ha indicato che molti stanno mutando e ora sono “a Vigo e ovunque attraverso i telefoni cellulari“. Il pericolo di queste attività è quello per esempio di vendere consigli sanitari senza bisogno di farmaci, “è un problema, perché non hanno una formazione accademica in questo campo“. Molte sette popolari promuovono insegnamenti sulle criptovalute, dove ingannano la società con la promessa di arricchirsi senza sforzo. “L’appartenenza a una comunità così chiusa, in si crede di essere al di sopra del bene e del male, fa sì che la vittima si isoli dai propri cari mentre viene esercitata su di lei un’azione coercitiva“. Domínguez ha affermato che “la Polizia è già attiva in tutte le città“, con un indirizzo web dov’è possibile segnalare azioni coercitive.
José Miguel Cuevas, psicologo sociale e autore del libro “Le sette: come funzionano, come sono i loro leader, effetti distruttivi e come combatterle” ha offerto consigli su come combattere la coercizione attraverso la manipolazione, un problema su cui “dobbiamo concentrarci come qualcosa di realistico, e non mediatico“. Egli concorda con Santamaría sul fatto che “chiunque può cadere in una setta; siamo tutti capaci ed è necessario comprendere quella sensazione di vulnerabilità”.
Per combatterli, i familiari colpiti dalla cattura di una persona cara “non possono perdere i contatti, per quanto minimi, perché in questo modo è possibile indurre dei dubbi in quella persona“. Un buon modo è offrire alternative alle verità assolute: “Se ti vede dubitare delle sue argomentazioni, è possibile anche creare qualche dubbio in lui. Bisogna sempre mostrare un atteggiamento flessibile e comprensivo, non trattarlo come uno stupido”.
“Le sette non sono contemplate in ambito giudiziario”
Uno dei casi più pubblicizzati avvenuto nella zona di Vigo è stato l’arresto di Miguel Rosendo nel 2014, fondatore dell’Ordine e del Mandato di San Miguel Arcángel. Sebbene non sia mai stato condannato per aver fondato un’associazione coercitiva o un crimine coercitivo, è stato condannato a nove anni di carcere per continui abusi sessuali con prelazione e penetrazione.
Gli atteggiamenti e le consuetudini che applicava ai suoi seguaci, alcuni minorenni, erano, secondo l’avvocato delle vittime Ana Reguera, “una chiara manipolazione coercitiva“, nonostante la Corte abbia stabilito che “l’uso di tecniche di indottrinamento basate su persuasione coercitiva incentrata sulla rottura totale o parziale della personalità dei suoi membri da parte dell’imputato“, cosa che all’epoca lasciava perplesso l’avvocato: “Le analisi della Guardia Civile indicavano che vi era stata manipolazione delle piccole vittime da parte di Miguel Rosendo, ma questo non è stato preso in considerazione“.
Questa condanna, passata da 66 anni a nove che finirono per essergli assegnati “fu un duro colpo per le vittime in termini psicologici, perché solo una di loro poteva provare l’abuso sessuale“. La durezza del caso ha costretto molti “a dimenticare tutto, anche se è chiaramente impossibile. Me compreso, perché è stato un caso molto doloroso“.
Il problema che Ana Reguera ha incontrato in materia giudiziaria è che “le sette non sono considerate tali in questo settore, e non potrebbe essere giudicato per questo motivo”, anche se ha cercato di trovare un’alternativa in modo che la sua presunta manipolazione non cadesse nel vuoto orecchie: “Ho provato ad accusarlo del reato di coercizione, lesioni e integrità morale, che è qualcosa di simile e condivide atteggiamenti come quelli di una setta, ma non è stato accettato”.
Per Reguera, la sentenza “era un’interpretazione errata” in quanto vi erano “prove sufficienti per poterla giudicare come coercizione, ma la questione settaria non è contemplata“. La Procura, dal canto suo, ha valutato la costituzione di un’associazione coatta.
Articolo originale: https://www.atlantico.net/articulo/vigo/sectas-extienden-vigo-traves-internet/20230205022829966228.html?fbclid=IwAR2VCBZagmqnkyckjq4kEiBSD8fuXgfkAZReC_oja_BI9VGFTCTV4AZZjI0
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Traduzione di Lorita Tinelli
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