




NOCI (Bari) – Si è tenuta sabato due febbraio, presso il “Dama D’Angiò” la presentazione del libro “Nella setta” scritto dai giornalisti di fama internazionale Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni, edito da Fandago.
La serata è stata organizzata dall’Associazione Culturale Darf, in collaborazione con i Presidi del libro di Noci, con le associazioni CeSAP (Centro Studi Abusi Psicologici) e AIVS (Associazione italiana vittime delle sette), libreria Mondadori Point e con il patrocinio del Comune di Noci. A dialogare con gli autori sono stati l’attuale presidente Darf e tecnico della riabilitazione psichiatrica Mariano Casulli e la Dott.ssa Lorita Tinelli, esperta psicologa forense e fondatrice del CeSap. Ampio spazio riservato alla diretta testimonianza di Toni Occhiello, attualmente presidente dell’AIVS e vittima per diversi anni di un’organizzazione settaria. Un argomento come quello trattato, non certo leggerissimo, necessitava di piccoli intervalli che stemperassero piacevolmente l’atmosfera: a questo hanno pensato le note jazz del duo formato da Donatello Notarnicola (al basso) e Graziano Mastromarino (alla chitarra)
Le sette: quali e quante tipologie ne esistono? Dove e quanto sono diffuse? Con quali sottili meccanismi adescano i loro adepti? A queste e altre domande hanno voluto rispondere Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni, coppia che ha voluto fingersi “in crisi” per esplorare dall’interno i meccanismi di quelle che hanno apertamente definito “organizzazioni criminali”.
Inizia tutto con quella che è la loro parola d’ordine: “Love bombing!”
“Chi non sognerebbe di essere letteralmente bombardato da amore incondizionato a profusione?” – ha esordito Flavia Piccinni- “E’ ciò che avviene all’interno delle cosiddette “sette”. Ti accolgono in queste strutture meravigliose, che sembrano alberghi a cinque stelle e ti bombardano di affetto e comprensione. Tutti ti ascoltano, tutti (guarda caso) hanno passato ciò che stai attraversando in quel momento. Rimani stupito da come degli estranei riescano a comprenderti più dei tuoi amici e della tua stessa famiglia. Per i tuoi cari magari sei un idiota, loro invece ti fanno sentire un mezzo genio”.
La dottoressa Lorita Tinelli, ha continuato il discordo delle Piccinni affermando che: “Nella società odierna, dove c’è sempre meno empatia, meno capacità di ascolto e dove ciò che scarseggia a livello morale è ciò di cui ci sarebbe invece più bisogno, cadere nella rete è facilissimo. La cosa che spaventa, è la totale assenza dello Stato di fronte a questo gravoso problema sociale. Quello per cui vogliamo batterci è l’adozione di serie misure da parte degli Stati membri della Comunità Europea. Ricordo che l’ex Senatore Piero Liuzzi firmò a suo tempo due interrogazioni parlamentari a riguardo, ma bisogna continuare a lottare, bisogna avere coraggio! Pochissimi giornalisti hanno avuto il coraggio di Flavia e Carmine, che non si sono lasciati intimorire dalle repliche che puntualmente arrivano da queste organizzazioni settarie”.
Flavia Piccinni lo ha confermato: “Puntualmente, dopo ogni presentazione del nostro libro e ad ogni articolo redatto in merito, arrivano richieste di rettifiche o commenti pungenti svolti a screditarci. Dal canto nostro, siamo felici che ci sia così gente con così tanto tempo a disposizione ma ci dispiace dover ricordar loro che siamo inattaccabili. Lo siamo perché possiamo provare e documentare ogni singola riga contenuta tra queste pagine. Prova ne è che sono partite anche diverse inchieste giudiziarie che spero proseguano nella giusta direzione”.
Carmine Gazzanni ha ricordato che il loro lavoro non è stato costruito unicamente raccogliendo testimonianze, ma soprattutto sulla base di documenti pubblici e privati di cui lui e la collega Piccinni sono entrati in possesso.
“A tutti coloro che contattavamo o che ci contattavano, ponevamo la consueta domanda: “Puoi dimostrare quanto stai dichiarando?”. Ricordo una lunghissima intervista ad una ragazza vittima di un’organizzazione settaria che pretendeva di curare ogni malessere, fisico e spirituale, con delle rigidissime regole alimentari, più nello specifico improntate al macrobiotico. Il sedicente “guru”, imponeva durante la giornata esclusivamente due tipi di cereali, riso e farro, e soli cinque tipi di verdure. Assolutamente vietato il caffè e persino l’acqua, sostituita con del thè energizzante. Uno schema alimentare assolutamente dannoso per la salute. La ragazza, con una tremenda paura di esporsi, ha raccontato anche di abusi sessuali ed economici che si consumavano puntualmente all’interno dell’organizzazione. Quando le abbiamo chiesto perché non avesse denunciato, la ragazza ha risposto che lo ha fatto non tanto per paura, quanto perché si è ritrovata completamente sola. Fortunatamente oggi tutto questo è oggetto di inchiesta”.
La Dott.ssa Tinelli lo ha ribadito ancor più chiaramente: “Creare il vuoto attorno a coloro che ne fanno parte, rientra tra i principali obiettivi delle sette. Non fanno altre che indebolire socialmente i soggetti, in maniera lenta ma inarrestabile e progressiva. Come ricordava Carmine, quando sentiamo il termine “setta” il pensiero corre sempre ad un’organizzazione religiosa. Ma non sempre è così: col termine sette può designarsi qualsiasi gruppo rigidamente chiuso che impone all’individuo determinate regole molto rigide, separandolo così dal resto del mondo. Esistono anche famiglie, e partiti politici che meritano pienamente l’appellativo di settari. Una delle prerogative è il vedere tutti come nemici, come incarnazione del male. A cominciare dalla famiglia, fino a quando le tue relazioni sociali restano circoscritte all’interno della setta. Si ha quindi solo l’illusione di avere una vita relazionale normalissima, anzi piena e ricca. In realtà siamo tremendamente soli, perché è una relazionalità malata”.
Particolarmente toccante è stata la testimonianza diretta di Toni Occhiello, che è stato vittima per anni di una di queste organizzazioni criminali, e che oggi è presidente dell’AIVS (Associazione italiana vittime delle sette), battendosi perché a nessuno tocchino più esperienze simili e affinché lo Stato entri finalmente (e duramente!) nel merito della questione.
“Io ero fresco di laurea, ero un poliglotta, provenivo da una famiglia agiata e avevo una fidanzata che amavo, conosciuta proprio sul set di un film di Spielberg. Lo dico senza presunzione alcuna ma certamente non ero stupido e all’interno di questa setta c’erano affermati professionisti e gente plurilaureata. Non c’entra il livello culturale e non ci si cade sempre e categoricamente in un momento di fragilità. A volte è solo la curiosità di sperimentare realtà diverse, di ampliare le tue vedute che ti porta a cadere nella trappola e a rovinarti letteralmente la vita. Ti ritrovi appunto solo: a tuo tempo hai allontanato tutti, e ora sperimenti come tutti allontanino te, guardandoti quasi con disprezzo. La mia famiglia mi diseredò e io leggevo nei loro occhi la frase: “Se l’è cercata”. Non immaginano quanto dolore si possa celare dietro le singole esperienze. Forse, leggendo quelle riportate all’interno del libro, capirebbero che loro non sono gli intelligentoni, quelli a cui non potrebbe mai accadere. Possiamo esserne vittime tutti: che sia per semplice curiosità ed idealismo incanalati in maniera sbagliata o per un momento di profondo sconforto. Iniziare a demolire pregiudizi e retro pensieri è il modo migliore per aiutare davvero le vittime, che già non denunciano perché sanno che servirà a poco”- ha confessato Occhiello, nei cui occhi è possibile scorgere ancora qualche scheggia di doloro ma anche tanta determinazione.
La Dott.ssa Tinelli ha rievocato in proposito un’esperienza vissuta personalmente: “Mi è capitato di effettuare assieme ad una madre disperata un triste pellegrinaggio di caserma in caserma, per riuscire a sapere dove fosse suo figlio, andato via di casa perché caduto con molta probabilità nelle grinfie di una setta per altro molto pericolosa, poiché imponeva l’abbandono di qualsiasi cura medica si stesse effettuando.
Sapete qual era la risposta puntuale e laconica dei carabinieri? Signora suo figlio è grande, ha vent’anni ed è responsabile delle sue azioni. Pretende forse di tenerlo sempre in casa con lei? Non sussiste nessun reato!”. E i sedicenti guru, i santoni, giocano proprio su questo: sanno che molto difficilmente saranno imputabili”.
Carmine Gazzanni, ha ribadito ulteriormente l’intento del libro: “Per questo il nostro obiettivo è sollecitare gli organi parlamentari, al fine di colmare una “vacatio legis” e portare in parlamento una legge che consenta ai magistrati di punire in maniera esemplare questi criminali”.
Ragionando in termini geografici, circoscritti in ambito nazionale, Flavia Piccinni ha specificato quali sono le regioni in cui le sette proliferano maggiormente: “Al contrario di quanto si possa pensare, non sono le Regioni più povere o con uno standard culturale più basso, ma le più floride! Per il Nord si tratta di Piemonte, Liguria e Lombardia, mentre per quanto riguarda il Sud spicca tristemente la nostra Puglia”.
Lorita Tinelli, per quanto concerne la nostra Regione, ha fornito anche un dato più preciso: “In Puglia stanno andando di moda le cosiddette “psico-sette”, ovvero quelle che millantano veri e propri corsi di apprendimento veloce e di potenziamento delle proprie facoltà cognitive.
La presunta efficacie e la ristrettezza dei tempi, sono un’ottima esca soprattutto per gli studenti universitari, che hanno evidentemente bisogno di riuscire a memorizzare il maggior numero di nozioni nella maniera più efficace e nei tempi più brevi possibili. Non va tralasciato il fatto che la gente, predilige rivolgersi a questi guru piuttosto che a figure professionali come psicologi e psichiatri. Il motivo della scelta è molto semplice: loro offrono una risposta preconfezionata, una sorta di terapia a “taglia unica”, che va bene indistintamente per tutti. Lo psicologo invece, non ti offre sul piatto d’argento la risposta, ma si mette a cercarla assieme al paziente, nell’ambito di un percorso che vede entrambi attivamente partecipi. Quella risposta te la devi in qualche modo “sudare” scavando a fondo dentro te stesso”.
Gazzanni si è voluto soffermare su una comunità che è stata oggetto di inchieste e anche di condanne.
“Si tratta della “Comunità del Forteto”, nata sul finire degli anni 70’, facente capo a Rodolfo Fiesoli. L’organizzazione propugnava il mantenimento e la difesa di alcuni valori sessantottini. Fin qui niente di male, perché si trattava anche di valori giusti e più che accettabili. Peccato che presto questi valori siano stati portati all’esasperazione, fino ad essere totalmente sovvertiti da regole assurde, come l’astensione dai totali dai rapporti eterosessuali e l’obbligo a quelli omosessuali. Rapporti omosessuali che diventavano veri e propri abusi a carico di minori. Il “Forteto” può essere considerato una vera e propria “setta di Stato”.
Uno Stato che invece di intervenire duramente, l’ha sfruttata per le sue propagande, perché ritenuta sede di grandi valori. Quando è diventata una cooperativa, ha iniziato a fatturare quindici milioni di euro all’anno. La cosa paradossale, è che i bambini venivano dati in affidamento dallo stato, per mano degli assistenti sociali, proprio a chi abusava di loro”- ha dichiarato Gazzanni indignato. “Per aggirare il limite dell’affido, fissato a 24 mesi, all’interno della comunità si formavano coppie fittizie, non legate da alcun vincolo sentimentale, al solo scopo di far restare i bimbi all’interno del Forteto. Come vedete, quello delle sette è un tema che dovrebbe interessare tutti, perché purtroppo tocca tutti gli ambiti della società: personale, politico, economico e giudiziario”.
In fine, Occhiello ha voluto nuovamente intervenire per ribadire: “No: lo Stato non è assente. E’ un’affermazione vera solo in parte. E’ assente quando si tratta di tutelare i cittadini, ma più che mai presente quando può trarre un qualche vantaggio da queste sette. Il libro persegue l’intento di scuotere la barca, e noi intendiamo scuoterla ancora di più!”.
Affermazione condivisa anche dalla Dott.ssa Tinelli, che ha dichiarato: “Questa serata ha rappresentato una delle rare eccezioni in cui non mi sono sentita sola, ma fortemente supportata in quella che è una battaglia che mi sta a cuore e che conduco da anni! Un piccolo consiglio ai genitori: se sospettate che i vostri figli siano incappati in questa trista realtà, cessate di dar loro denaro, chiudete i rubinetti economici! Cercate anche di evitare il più possibile di far avvenire il distacco rimproverando aspramente e duramente, ponetevi con pacatezza e cercate di capire in maniera silenziosa, da “dietro le quinte” quanto sta accadendo. Tenete sempre a mente che se il distacco totale dalla famiglia e dagli affetti è il loro obiettivo”.
Un plauso va doverosamente al duo formato dal bassista Donatello Notarnicola e dal chitarrista Graziano Mastromarino, che sono riusciti a colorare con le loro note jazz una serata all’insegna di un tema oscuro…ma necessario da trattare.
di Carmine Gazzanni
Più che Scientology che scienza sui banchi di scuola. Pochi giorni fa, al Liceo Virgilio di Roma, è scoppiato il caos: dopo un blitz della Guardia di Finanza un ragazzo è stato arrestato mentre spacciava hashish. Un fatto tanto inaspettato quanto clamoroso. Non fosse altro che parliamo di una delle scuole più rinomate della capitale. E allora subito si è pensato di correre ai ripari con un bel corso ad hoc: un seminario antidroga per allontanare i giovani studenti dal tunnel della perdizione. Fin qui tutto bene, dunque. Peccato, però, che a organizzare il tutto, come si poteva leggere nei volantini e nell’altro materiale informativo distribuito, era la “Fondazione per un mondo libero dalle droghe”. Bel nome, non c’è che dire. Se non fosse che parliamo di una costola di Scientology, l’organizzazione americana fondata da Ron Hubbard, autore del libro “Dianetics”, la Bibbia degli scientologi.
MANIPOLAZIONE MENTALE? – Come raccontato nei giorni scorsi dalla stampa, il ciclo di incontri ha avuto inizio, per le prime classi, sui rischi legati alla tossicodipendenza, organizzato da due docenti di scienze dell’istituto classico della Capitale. Erano previsti altri incontri, ma la “scoperta” che dietro c’era Scientology, con un indirizzo di Los Angeles (California), ha fatto scattare la protesta dei genitori, fino a un’interrogazione parlamentare, presentata da Sel al ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini. Tutto, dunque, è stato ora bloccato. Ma il fatto resta. “È grave – dice a La Notizia la psicologa Lorita Tinelli, fondatrice del Cesap (Centro Studi Abusi Psicologici) e che da anni si occupa dei fenomeni legati al mondo settario – che si sia affidato un progetto così delicato ad un gruppo controverso e malgrado in diversi centri Narconon (i centri antidroga di Scientology, ndr) si siano verificati fatti raccapriccianti”. Già, Narconon. Tra le tante società parallele di Scientology troviamo le comunità terapeutiche “Narconon” (Non narcolessia), che attraverso un percorso a base di saune, integratori, vitamine promettono di aiutare i tossicodipendenti a uscirne. Si basi bene: secondo gli scientologi è pura attività umanitaria. Ma per i fuoriusciti, invece, dietro c’è l’intento di inculcare la “fede” in persone deboli. Un esempio? Maria Pia Gardini (una delle più note fuoriuscite da Scientology che, come denunciato nel 2012 in commissione al Senato, ha versato, dopo essere stata a suo dire plagiata, qualcosa come 1.840.000 dollari alla Chiesa) si avvicina a Scientology dopo che la figlia, per uscire dal tunnel della droga, era entrata in Narconon. E da lì Hubbard era diventato per lei un vero e proprio Dio. “C’è anche da aggiungere – continua la Tinelli – che è risaputo che in questi centri non si esegue un trattamento medico o psicologico di riabilitazione con strumenti collaudati, ma si seguono dei percorsi mutuati dalla filosofia hubbardiana”. Senza dimenticare che “i percorsi sono pagati profumatamente e in anticipo”. Una cifra ce la fornisce proprio la dottoressa Tinelli: “si stima una cifra media di 20 mila euro circa per un percorso di 6 mesi”.
LA VOCE DEI FUORIUSCITI – Insomma, il dubbio – e il motivo per cui i corsi sono stati bloccati – è che il fine fosse quello di fare proselitismo. Per carità: anche qui, Scientology rigetta le accuse al mandante. “Ci siamo accertati con chi di dovere – ha spiegato a Repubblica Fabrizio D’Agostino, eminente scientologo di Roma – che nel corso dell’intervento non c’è stato, in modo assoluto, alcun riferimento alla religione di Scientology e che i ragazzi e gli insegnanti sono stati soddisfatti dell’intervento di prevenzione che era il vero e dichiarato obiettivo dello stesso”. Il dubbio, però resta. Secondo Pier Paolo Caselli, fuoriuscito dal mondo di Scientology, “sono i loro soliti modi per intrufolarsi”. Anche ai suoi tempi, racconta a La Notizia, i meccanismi erano simili: “con altri miei due miei amici avevano costituito una società che si chiamava Management Time Vicenza s.n.c.. Avevamo, attraverso uno scientologo che lavorava all’Api (Associazione Piccole Imprese) di Treviso, cercato di inserirci in quel contesto. Avevamo tenuto un corso sulla gestione aziendale grazie alle tecniche di Hubbard presso quella struttura, a cui avevano partecipato una decina di imprenditori trevigiani. L’oratore era stato Gabriele Segalla, uno scientologo molto conosciuto che teneva molte conferenze in giro per l’Italia su Scientology”.
LA GALASSIA – L’obiettivo, dunque, pare proprio quello di fare proselitismo. Fandonie? Forse. Certo è che sono tante le associazioni parallele alla Chiesa. Come la “Applied Scholastics”, il metodo educativo che si basa sui dettami del guru Hubbard e che, nel 2005, riuscì anche a farsi accreditare fra gli enti che formano gli insegnanti al ministero dell’Istruzione dall’allora titolare Letizia Moratti (prima di essere cacciati dal successore, Guseppe Fioroni). E Applied la ritroviamo anche nelle tende del terremoto tragico che colpì nel 2009 L’Aquila. Insieme a chi? Alla Pro.Civi.Co.S. Ovvero, la protezione civile costola di Scientology. Ebbene sì: la “religione” ha anche una propria protezione civile che non manca di essere presente nei casi di calamità naturali e di offrire soccorso a persone bisognose, che casomai hanno perso tutto dopo un evento drammatico come un terremoto. Basta così? Certo che no. Un altro gruppo molto attivo è il Ccdu, il Comitato dei Cittadini per i Diritti dell’Uomo, un ente, si legge sul sito ufficiale, “che indaga ed espone le violazioni psichiatriche dei diritti umani”. Stessa ragione per cui Scientology è messa sotto accusa da fuoriusciti e associazioni e centri studi anti-settari.
Tw: @CarmineGazzanni
Riceviamo e pubblichiamo:
In merito alle notizie sui recenti fatti successi al liceo “Virgilio” di Roma, la Chiesa di Scientology rileva che la polemica montata da alcuni giornalisti sul seminario di prevenzione che pochi giorni prima era stato tenuto da un volontario della campagna “La verità sulla droga” è soltanto strumentale.
Discriminare il credo religioso di chi ha tenuto quella conferenza è servito ad attaccare i responsabili dell’istituto, mettendoli alla berlina per non essere abbastanza “liberali” nei confronti dell’uso di droga. Sono stati messi in relazione due fatti, la conferenza di prevenzione e l’arresto dello spacciatore, per gettare fumo sul vero problema: il consumo di stupefacenti tra i giovani, dentro e fuori le mura scolastiche.
E’ stata fatta diventare notizia una non-notizia per costringere i responsabili del liceo a giustificare una scelta che non ha bisogno di nessuna giustificazione: quella di aver deciso di far parlare una persona che ha vissuto sulla propria pelle il dramma della droga, cioè una persona capace di parlare la stessa lingua degli ascoltatori, capace di dare una testimonianza di vita vissuta che va oltre le lauree di specializzazione, le appartenenze sociali, il colore politico e il credo religioso. Per la cronaca, il risultato di quella scelta è che sia gli studenti che gli insegnanti hanno ricevuto le informazioni corrette e si sono dichiarati soddisfatti di quell’intervento, a differenza di altri fatti precedentemente.
Il credo religioso di colui che ha parlato non dovrebbe nemmeno essere menzionato, ma qualcuno, in violazione dei principi costituzionali, ha voluto discriminarlo. Ne prendiamo atto. La campagna educativa “La Verità sulla Droga”, patrocinata dalla Chiesa di Scientology, si propone esclusivamente di dare le corrette informazioni e fornire i fatti sugli effetti a lungo e breve termine delle droghe e sulle menzogne che vengono raccontate ai giovani per indurli a provare, con testimonianze dirette di persone che si sono liberate dalla dipendenza e che parlano quindi con cognizione di causa.
E’ una campagna che sta al di sopra delle logiche politiche legate alla contrapposizioni tra le teorie proibizioniste e anti-proibizioniste. L’obiettivo è informare al fine di mettere una persona, giovane o adulta che sia, nelle condizione di poter fare una scelta informata in merito all’usare o non usare stupefacenti. La campagna “La Verità sulla Droga” è apprezzata e utilizzata in tutto il mondo da oltre 400 enti di pubblica sicurezza e oltre 800 tra istituzioni, associazioni e individui che condividono l’obiettivo di creare un mondo libero dalla droga. La attività della campagna continueranno per aiutare a liberare questa società dalla piaga della droga. Per maggiori informazioni consultare il sito: it.drugfreeworld.org
Fabrizio D’Agostino
Chiesa di Scientology di Roma
La replica della Chiesa di Scientology non contraddice di una virgola quanto scritto nel pezzo, anzi lo conferma. Prendiamo atto del nobile impegno nella lotta anti droga, mai peraltro messo in discussione nell’articolo. Resta il fatto che, secondo chi ha vissuto all’interno della Chiesa, sia un modo per fare proselitismo. Tutto legittimo, ma rientra nei compiti del giornalismo segnalare la cosa, perché certamente questa non è una “non-notizia”.
Carmine Gazzanni
Fonte: http://www.lanotiziagiornale.it/scientology-entra-in-classe-corsi-anti-droga-al-liceo-virgilio-di-roma-ma-per-i-fuoriusciti-e-lennesimo-tentativo-di-infiltrarsi-ecco-la-galassia-della-chiesa-tra-associazionismo-e-volontari/
«Per trovare soluzioni, per trovare noi stessi, per trovare la verità». Tutto grazie alla fusione tra la «prevedibilità della scienza e la saggezza della religione». Questo è Scientology. Così perlomeno sul sito ufficiale. Ma quanta verità c’è dietro le belle parole e gli sfarzi della nuova, gigantesca sede di Milano? La domanda è lecita. Perché se tanti hanno aderito alla religione-filosofia del guru Ron Hubbard, altrettanti ne sono usciti, criticandone metodi e indottrinamento. Tanto che le associazioni impegnate sul fronte non usano mezzi termini: «Scientology è una setta, perché dietro c’è indottrinamento e, soprattutto, dietro c’è la mano abusante. Un abuso che è prima psicologico e poi economico».
Cerchiamo, allora, di andare nel cuore di Scientology. Per capirne dinamiche, strade, credo. Un dato è certo: sebbene poco se ne parli (a parte il clamore suscitato dall’apertura della nuova sede), il movimento fondato da Hubbard conta un cospicuo numero di adepti in Italia. Secondo gli ultimi dati (2007) forniti dal Cesnur, «Scientology valuta i “frequentatori” italiani delle Chiese e missioni in circa cinquantamila persone, ridotti a circa ventimila se si considerano i soli partecipanti ad almeno i servizi ecclesiastici minori». Il numero, però, è variabile e difficile da calcolare dato che parliamo di un “credo” che spesso si basa sui cosiddetti «auditing» e su riunioni per cercare il proprio sé.
Scientology valuta i “frequentatori” italiani delle Chiese e missioni in circa 50mia persone, ridotti a circa 20mila se si considerano i soli partecipanti ad almeno i servizi ecclesiastici minori
Ad aiutarci a ricostruire la struttura ideologica di Scientology, ci aiuta Pier Paolo Caselli, ex adepto e fuoriuscito dopo 20 anni di quella che lui, a Linkiesta, definisce «un’esperienza da prigioniero di guerra». Eppure lo stesso Pier Paolo su un punto è chiaro: Scientology «non ha un vero e proprio credo. Non si considera una religione dogmatica, si considera una filosofia religiosa applicata. Un modo “originale” per mantenere un piede nella scienza e l’altro nella “religione”. In poche, parole seguendo il percorso di Scientology, ci si dovrebbe liberare di molte limitazioni, vincoli, che fanno sì che l’individuo non possa vivere al massimo delle sue potenzialità». Vincoli pesanti, derivanti dal fatto che secondo Hubbard «noi, come esseri spirituali, veniamo controllati e manipolati ancora prima di venire al mondo». Secondo la sua dottrina, infatti, prima di incarnarci su questo pianeta, subiamo una pesante manipolazione (definita «implant» secondo la terminologia scientologica) da parte di esseri alieni. La teoria di fondo è surreale: Xenu, feroce governatore della Federazione Galattica, trasportò miliardi di anime umane su Teegeeack (oggi conosciuta come Terra). A quel punto Xenu fece cadere le anime – chiamate Thetans – dentro vulcani delle Hawaii e del Mediterraneo, per poi farle esplodere. Non contento, il perfido “dio” inculcò nei corpi ora senza anima false idee artificiali, immagini di Dio, del diavolo, di angeli, dello spazio.
Pier Paolo Caselli, ex adepto, definisce quella con Scientology «un’esperienza da prigioniero di guerra»
Tutte immagini che hanno lo scopo, continua Caselli,«di farci dimenticare chi siamo e cosa siamo, di conseguenza tutto il nostro infinito potenziale divino». E come liberarsi da queste idee? Ovviamente con Scientology. E con i suoi corsi di auditing. Corsi che ovviamente, manco a dirlo, non sono affatto gratuiti. In palio ci, tuttavia, ci sono veri e propri super-poteri: «Secondo Hubbard – ci dice ancora Pier Paolo – si può arrivare a leggere libri a chilometri di distanza, usare la telepatia, spostare l’atmosfera terrestre, etc. con la sola forza del pensiero. Lo stesso Hubbard millantò di aver ritrovato tesori sepolti e dimenticati, ricordando le sue vite precedenti». Non solo: «Esistono delle riviste interne dove vengono riportate storie in cui persone affermano di aver curato persone care a distanza, deviato, sempre con l’intenzione mentale, auto che stavano per piombare su individui».
I corsi di auditing non sono affatto gratuiti. D’altra parte promettono super-poteri, come la telepatia e la lettura di libri a chilometri di distanza
Ovviamente, come detto, per arrivare ai super-poteri il percorso è lungo. E costoso. Ci sono vari step da percorrere lungo il «Ponte verso la libertà totale». Il primo passo è il «Clear» (Chiaro), il passaggio che permette all’individuo di «non essere più aberrato, libero dalla propria mente reattiva, quella parte della mente che lo fa agire in modo irrazionale». Dopodiché, una volta che si è sgomberi da questi pregiudizi, ci si incammina verso l’illuminazione. Cominciano i livelli OT (Theetan Operante, ovvero gli «stati di esistenza spirituale», come li si definisce sul sito ufficiale), il cui livello più elevato l’OT VIII. E, ovviamente, man mano che si sale i prezzi aumentano. Per arrivare a Clear si possono spendere anche 50mila euro, mentre «per arrivare ad OTVIII – continua Pier Paolo – si arriva almeno a 150mila euro». Cifre enormi, dunque. E il punto è che una volta che si è dentro, diventa difficile – a tratti impossibile – uscirne.
Il motivo? Semplice. Come ogni setta che si rispetti, all’interno di Scientology, secondo i fuoriusciti, si creano dei meccanismi indotti per cui ci si lega all’ambiento interno e ci si separa totalmente da quello esterno. Lo si vede come «altro», «lontano» dalla verità assoluta. «In Scientology – ci dice ancora Pier Paolo – c’è un farti sentire importante, un farti sentire capace di fare ogni cosa: viene accordata molta “beingness“, un termine del gergo scientologico che indica una grande rivalutazione del proprio essere un individuo speciale, ma non nel senso di ricevere o aver bisogno di una particolare affettuosità, in quanto Scientology è una “religione” da “machi”, da uomini tutti d’un pezzo». Insomma, niente «porgi l’altra guancia». E lo si capisce chiaramente dalla direttiva introduttiva di Hubbard ad ogni corso: «Solo le tigri sopravvivono, ed è dura anche per loro».
Man mano che si sale di “livello” i prezzi aumentano. Per arrivare a Clear si possono spendere anche 50mila euro, mentre «per arrivare ad OTVIII si arriva almeno a 150mila euro. Cifre enormi, dunque. E il punto è che una volta che si è dentro, diventa difficile – a tratti impossibile – uscirne
Una volta dentro, insomma, «ti viene fatto capire fin da subito che devi avere un atteggiamento risoluto, direi propriamente da fanatico, per poter andare avanti». E il fanatismo è un tratto essenziale di quello che per le associazioni anti-setta è «plagio mentale». Un abuso psicologico a cui, spesso, segue quello economico. I casi, a riguardo, abbondano. Pier Paolo ha conservato tutte le ricevute dei vari corsi. Anche quelli che ha dovuto fare a Flag (il ritiro religioso situato a Clearwater, in Florida, una vera e propria “Mecca” per gli scientologi). E sa di aver speso circa 100mila euro, di cui quasi 70mila mai più visti. Nonostante il codice dettato da Ron Hubbard permetta a chi lascia Scientology di chiedere il risarcimento dell’intera somma versata nel corso degli anni. Sorte uguale quella capitata a Giacomo Sotgia: «raggiunsi un accordo con la chiesa di Scientology di Pordenone per la restituzione di 45mila euro. Date le mie condizioni finanziarie ed emotive decisi di accettare, benchè fosse di molto inferiore a quanto pagato». Peggio è andata a Maria Pia Gardini che, come denunciato nel 2012 in commissione al Senato, ha dato a Scientology 1.840.000 dollari. Una cifra esorbitante «per comperare dei corsi, per fare delle donazioni, perché io facendo Scientology sarei diventata superman o superwoman, non avrei più avuto malattie».
Ma come si riesce ad avere spesso così facilmente presa? «È il meccanismo stesso delle sette – ci spiega la dottoressa Lorita Tinelli, presidente del Cesap (Centro Studi Abusi Psicologici) – fa presa su quegli individui che vivono momenti di debolezza esistenziale. Uomini e donne che, com’è umano che sia, affrontano attimi e momenti di difficoltà». Dalla perdita di un caro alla separazione da una persona amata fino a periodi critici da un punto di vista economico. Ogni debolezza è “buona” per fare proseliti e attecchire, come ci conferma, col suo racconto, anche Pier Paolo: «io sono entrato grazie ad un amico che incontravo durante le vacanze estive. Mi trovavo in un momento di scombussolamento, ero appena uscito da cinque anni di collegio e stavo per affrontare il servizio militare, una piccola delusione sentimentale poi mi aveva reso momentaneamente ancora più fragile». E come per Pier Paolo, così per tanti. Secondo quanto riportato ancora Giacomo Sotgia in un suo memoriale consegnato alla procura della Repubblica di Pordenone, si avvicinò a Scientology per via di uno stato di incertezza «economica, lavorative e di salute», dopo l’amministrazione poco fortunata di un bar preso in gestione.
Insomma, le debolezze, di qualunque forma, sono ottime per poi attecchire. Non sarebbe un caso, allora, che tra le tante società parallele di Scientology troviamo le comunità terapeutiche «Narconon» (Non narcolessia), che attraverso un percorso a base di saune, integratori, vitamine promettono di aiutare i tossicodipendenti a uscirne. In Italia ci sono diversi centri, dal «Gabbiano» in Puglia fino a quella di Fabriano nelle Marche. Secondo gli scientologi è pura attività umanitaria; secondo i fuoriusciti, invece, dietro c’è l’intento di inculcare la “fede” in persone deboli. Un esempio? La già citata Maria Pia Gardini si avvicina a Scientology dopo che la figlia, per uscire dal tunnel della droga, era entrata in Narconon. E da lì Hubbard era diventato per lei un vero e proprio Dio.
Ma non è finita qui. Diretta emanazione dell’associazione di Hubbard è anche «Applied Scholastics», il metodo educativo che si basa sui dettami del guru e che, nel 2005, riuscì anche a farsi accreditare fra gli enti che formano gli insegnanti al ministero dell’Istruzione dall’allora titolare Letizia Moratti (prima di essere cacciati dal successore, Guseppe Fioroni). E Applied la ritroviamo anche nelle tende del terremoto tragico che colpì nel 2009 L’Aquila. Insieme a chi? Alla Pro.Civi.Co.S. Ovvero, la protezione civile costola di Scientology. Ebbene sì: la “religione” ha anche una propria protezione civile che non manca di essere presente nei casi di calamità naturali e di offrire soccorso a persone bisognose, che casomai hanno perso tutto dopo un evento drammatico come un terremoto. Basta così? Certo che no. Un altro gruppo molto attivo è il Ccdu, il Comitato dei Cittadini per i Diritti dell’Uomo, un ente, si legge sul sito ufficiale, «che indaga ed espone le violazioni psichiatriche dei diritti umani». Curioso che la stessa accusa venga rivolta loro dai fuoriusciti.
«Applied Scholastics», il metodo educativo che si basa sui dettami del guru, nel 2005 riuscì a farsi accreditare fra gli enti che formano gli insegnanti al ministero dell’Istruzione dall’allora titolare Letizia Moratti
Pro.Civi.Co.S., la protezione civile costola di Scientology, non manca di essere presente nei casi di calamità naturali e di offrire soccorso a persone bisognose, che potrebbero diventre degli adepti
Si direbbe, insomma, che Scientology è parecchio attiva nel sociale. Tutti questi gruppi esterni, però, «pur facendo qualche volta anche opere meritorie – ammette Pier Paolo – cercano spesso l’appoggio di enti istituzionali, politici, eccetera, senza però mai palesarsi come gruppi facente capo a Scientology. E questa è una subdola tattica perché una volta ottenuto l’appoggio, questo viene mostrato ai fedeli, e non solo, come un sostegno diretto a Scientology. Quando in realtà chi ha dato l’appoggio a queste iniziative era all’oscuro del fatto che dietro ci fosse Scientology». E in effetti di casi del genere, ce ne sono tanti. Come quando Pro.Civi.Co.S ha pensato bene di portare i ragazzi terremotati di San Giacomo, frazione dell’Aquila, in visita a Montecitorio. Qui, come raccontano Stefano Pitrelli e Gianni Del Vecchio nel libro-inchiesta «Occulto Italia», sono stati accolti prima dall’onorevole Souad Sbai, poi dagli abruzzesi Maurizio Scelli e Paola Pelino. E a sorpresa passa a salutarli perfino l’allora presidente della Camera, Gianfranco Fini. E, dulcis in fundo, il saluto, in Aula, del vicepresidente Maurizio Lupi. Tutti spinti dalla presenza di ragazzi che avevano vissuto eventi tragici. Ma nessuno, probabilmente, consapevole del fatto che dietro ci fosse Scientology. Che, invece, cercava proprio questo: l’esposizione mediatica. Ottenendola molto spesso.
Siamo nel ’94. Pier Paolo è ormai un «clear». Eppure quello stato di liberazione tardava ad arrivare. «Cominciavo a nutrire il sospetto – dice a Linkiesta – di aver fallito tutto». Così decide di partire per gli Stati Uniti e acquistare un pacchetto di 25 ore di auditing per effettuare una «rundown», un percorso concepito per affrontare una determinata problematica, pagando 25mila dollari, 1.000 all’ora, l’equivalente di circa 50 milioni di lire dell’epoca. Ma niente da fare: il malessere cresce. E allora, «una volta accortomi che ero al punto di partenza o addirittura che stavo ancora peggio di quando ero partito, mi sentivo perso e fallito. Tutti i miei sacrifici, tutte le mie speranze erano state inutili, disattese. Ed allora volevo farla finita». Sì, cresce in Pier Paolo il desiderio di suicidarsi. Che viene subito comunicato all’organizzazione, per la quale diventa un problema non da poco. Un morto in casa, per chi si professa «perfetto», è scomodo d’altronde: «Se mi fossi ucciso a Flag sarebbe stato un bel guaio, così mi accompagnarono in camera, mi fecero la valigia e mi portarono alla porta». Pier Paolo viene cacciato.
Ma la storia non finisce qui. Perché dopo lunghe diatribe e altre migliaia di euro spesi, Pier Paolo decide di rientrare. Ma una volta dentro, la situazione non migliora e lo stress aumenta. Ci vorranno solo anni prima che Pier Paolo raccolga la forza necessaria per uscire definitivamente. Ma, a questo punto, comincia per lui una nuova battaglia. «Quando ho cominciato a raccontare la mia esperienza – confessa – mi hanno rintracciato, hanno scritto il mio vero nome, nonostante all’inizio usassi uno pseudonimo, il mio lavoro, mi hanno fatto capire insomma che sapevano chi ero, mi hanno scritto “Pier Paolo ti conviene tornare a fare il benzinaio”, una chiara velata minaccia». Non solo: «quando ho chiesto aiuto a un conoscente, per fare da tramite tra me e l’Ufficio Affari Speciali (quella parte dell’organigramma di Scientology che si occupa di situazioni particolarmente delicate, ndr) per riavere indietro i miei soldi (come previsto dalla loro direttiva «Refund Policy» in caso di insoddisfazione da parte dell’aderente e come accennato prima, ndr), hanno chiesto il mio silenzio in cambio di un inizio di trattativa per il rimborso».
«Quando scendi in strada e trovi le quattro gomme della tua auto tagliate è chiaro che ti senti minacciata»
E allora, forse, è anche per evitare situazioni del genere che Scientology ha cominciato anche a monitorare la «fede» dei suoi adepti. E, a quanto pare, non solo quella. Siamo nel 2010, a Torino: la Polizia sequestra un archivio enorme nella sede torinese di Scientology. Al suo interno le storie, fin nei minimi dettagli, di tutti gli ex adepti e non solo, anche delle cosiddette «persone soppressive», ovvero dei potenziali nemici (c’erano nomi anche di giornalisti, politici, magistrati). E lì viene annotato tutto: enormi faldoni in mano al «Dipartimento 20» dell’organizzazione. Un dipartimento che sarebbe presente in ogni chiesa.
Spesso, però, non basta. E allora si passa anche a intimidazioni meno velate. Almeno stando alla testimonianza di Maria Pia Gardini: «Sì, mi sento minacciata – ha detto in audizione al Senato -. L’anno scorso (2011, ndr) mi hanno messo un investigatore privato alle costole. Mi sembrava la Pantera Rosa: aveva la macchina fotografica al collo e gli occhiali neri […] Quando scendi in strada e trovi le quattro gomme della tua auto tagliate è chiaro che ti senti minacciata».
Altro che perfezione, a quanto pare. E non sarebbe un caso, allora, che l’organizzazione sia stata colpita da diverse inchieste giudiziarie, alcune conclusesi con archiviazione, ma altre con condanne pesanti. Alcune hanno riguardato Narconon, dato che, secondo alcuni testimoni, «l’unica preoccupazione di quella gente erano i soldi». Un’impressione che sembrerebbe corrispondere alla realtà dato che, in alcuni casi, si ricorreva a statistiche di successo falsate perché fatte «dopo una settimana dall’uscita del giovane dai centri e non dopo sei mesi/un anno come si dovrebbe», come si legge nella sentenza della Corte d’Appello di Milano del 5 novembre 1993 e come riportato dal sito «Allarme Scientology» che ricostruisce tutti i suoi guai giudiziari. Ma non basta. Un’altra indagine, ben più corposa sull’intera organizzazione, ha portato al rinvio a giudizio di 140 operatori dei centri e si è conclusa nel 2000 con diverse condanne definitive per circonvenzione d’incapace e abuso della professione medica, ma con l’assoluzione dall’accusa di associazione a delinquere. La ragione? «La loro fortuna – disse allora il pm Pietro Forno – è stata che all’epoca non esisteva ancora il reato di riduzione in schiavitù».
Eppure gli uomini in giacca e cravatta e le donne in tailleur di Scientology sembrano non essere minimamente scalfiti da tali vicende. Perfetti, appunto. Ma intanto, all’inaugurazione della nuova sede milanese, non è stato consentito ai giornalisti di entrare o fare riprese, come capitato a un cronista de La Stampa. Eppure dietro il viso rilassato degli adepti, si temono pesanti spaccature al proprio interno. Non che sia una novità, peraltro. Come ricostruito in un suo recente lavoro dalla sociologa Eleonora D’Agostino, infatti, in Italia Scientology ha vissuto due “ondate” di scissioni. La prima, negli anni ’80, dopo la cacciata di uno dei principali dirigenti dell’organizzazione, David Mayo; la seconda – attuale – «indissolubilmente legato all’avvento della nuova comunicazione via web».
Secondo la tesi della D’Agostino, infatti, «la velocità e semplicità nella diffusione delle informazioni e delle opinioni è alla base di questa rivoluzione». Non a caso, tutto sarebbe nato nel 2010 con l’apertura di un blog che raccoglie i cosiddetti «indipendologi». All’origine del secondo scisma, ancora una volta la mala gestione interna: viene accusato il nuovo leader, David Miscavige, secondo cui la deriva settaria sarebbe imputabile a lui e non agli insegnamenti di Hubbard. Vero o falso che sia, secondo molti la stessa inaugurazione di Milano sarebbe legata a queste crepe nel mondo scientologo. È, questa, la tesi anche di Pier Paolo, secondo cui «le scissioni sono solo dei tentativi di addossare all’attuale management i fallimenti dei singoli scientologist. Come se, poiché i risultati ottenuti non sono stati quelli sperati, allora l’errore è nel management». Ecco allora che la nuova sede di Milano, come già documentato in un reportage da Linkiesta, rappresenta «il desiderio di ostentare una grandezza, un’espansione immaginata, voluta, ma non reale». L’importante è che sia perfetta.
Fonte: http://www.linkiesta.it/it/article/2015/11/20/scientology-vista-da-dentro-truffe-minacce-e-scissioni/28280/
“LA MIA VITA COL MOSTRO”
Paola vive nella zona di Cesenatico. A distanza di anni è riuscita a rifarsi una vita. Ma, come lei stessa racconta, “molte cose ti restano. Per sempre”. Tutto comincia quando Paola ha solo 15 anni. La madre comincia a frequentare un santone che dice di parlare con la Madonna. “Vivevamo un momento di difficoltà in quel periodo e tanto è bastato affinché mia madre, e di conseguenza anche io e mia sorella, ci legassimo sempre di più a lui”. Presto la vita di Paola comincia a cambiare radicalmente: “Nel giro di tre mesi mia madre si è letteralmente trasformata: casa divenne piena di quadri della Madonna e di crocifissi, la sera sempre il rosario, due giorni a settimana o digiuno o pane ed acqua. Bisognava seguirlo in tutto e chi non lo seguiva era in mano a Satana”. La musica era di Satana (“conta che io non potevo ascoltare musica se non canti religiosi o Radio Maria. Ho cominciato ad ascoltare musica a 26 anni”), la televisione era di Satana. E così l’oro, i dolci, la cioccolata. Per non parlare poi di discoteche, alcol, locali.
Con il tempo, gli abusi e le richieste cominciarono a diventare sempre più pressanti. “Pian piano mia madre era presa, sempre più presa. Tanto che il santone le disse: ‘Tu avrai grandi prove del fatto che la Madonna ti vuole davvero bene’. Ma affinché questo accadesse, diceva lui, erano necessarie prove. Una di queste prove era quella di non essere attaccata al denaro”.
Il processo, graduale, portò la madre di Paola a comprare al santone qualcosa come venti auto. “Nel giro di dieci anni tutto quello che lui chiedeva, mia madre comprava. Così facendo sono finiti tutti i nostri risparmi, poi ci siamo ridotti a fare debiti, finché non abbiamo dovuto vendere anche la nostra casa”. Ma non basta.
Agli abusi economici si aggiunsero anche quelli sessuali. Il racconto è sconvolgente: “Sia io che mia sorella abbiamo avuto il nostro primo rapporto sessuale con lui. Senza che noi, essendo piccole, ce ne rendessimo nemmeno conto”. Prima semplici discorsi, poi carezze sempre più spinte. “Una ragazza che è cresciuta praticamente fuori dal mondo come è capitato a me, non si rende conto di nulla”. E alla fine, complice una madre completamente annichilita, ecco l’abuso. E non una volta sola. Basti questo: oggi Paola è madre di quattro figli. Tutti avuti dal “mostro”, come oggi lei lo chiama.
Ed è proprio dopo il quarto figlio (e grazie all’aiuto di un sacerdote) che Paola rinsavisce e si allontana per sempre dal santone. Va dai carabinieri per denunciare tutto. Ma la risposta è raggelante: “Quando ho detto che mi costringeva ad avere rapporti con lui, loro mi dicevano: ‘tu eri maggiorenne in quel periodo. Ora non è più dimostrabile nulla, né un abuso né nulla’”. E oggi il “mostro” vive tranquillamente. In libertà. Nonostante, dice Paola, “da quello che so, la stessa cosa è successa anche ad altre cinque ragazze”.
UNA REALTÀ COMUNE
Di storie come quella di Paola, il mondo occulto è pieno. Sono storie di abusi di ogni genere. È la storia di Giacomo Sotgia, ex adepto di Scientology, che nel suo memoriale del 10 agosto 2010, allegato alla denuncia presentata alla Procura di Pordenone, ricorda che “negli otto anni di affiliazione ritengo di aver versato, a vario titolo, circa novantamila euro”. È la storia di Franco, ex membro della Federazione di Damanhur nel torinese, che uscito dalla setta dopo venti anni, si è trovato senza risparmi e senza alcun contributo versato dato che nella Federazione esiste una moneta propria (il Credito) ovviamente non riconosciuta dallo Stato italiano.
È la storia, ancora, di famiglie spezzate. Come nel caso di Greta il cui ex compagno è fuggito con ben 150mila euro da donare ancora alla Federazione di Damanhur. Soldi che entrambi i genitori avevano racimolato per un solo obiettivo: pagare le spese universitarie per la figlia. È, ancora, il caso di un uomo di Bergamo, sposato con una testimone di Geova. Dopo vari tentativi di farlo convertire, lei decide di mollarlo, di punto in bianco. Portandosi con sé la figlia. E impedendole qualsiasi tipo di contatto con il padre. Oggi è la figlia stessa, plagiata, che non vuole più vedere il padre perché, dice, “se non ti converti, se non diventi un fratello, morirai”.
VUOTO ISTITUZIONALE
Lo Stato, però, preferisce non intervenire. Nonostante il fenomeno sia in evidente espansione (un recente studio del Codacons parla di un fatturato dell’occulto che è arrivato nell’ultimo anno a oltre 8 miliardi, con 13 milioni di italiani nella rete), non abbiamo dei dati certi e ufficiali sul numero delle organizzazioni settarie presenti nel nostro territorio. L’ultimo rapporto che possediamo, realizzato dal Viminale, risale addirittura al 1998. Eppure, già allora si parlava di 76 movimenti religiosi per un totale di 78.500 affiliati. Il numero, però, col tempo è cresciuto a dismisura. “In quel periodo – spiega la dottoressa Tinelli – il Ministero degli interni si occupò esclusivamente dei movimenti magico-esoterici che non sono la totalità dei gruppi esistenti oggi a livello nazionale. Attualmente riteniamo che ci siano all’incirca circa 500 gruppi organizzati”. Insomma, un aumento approssimativo di oltre il 500% nel giro di 16 anni.
Verrebbe da chiedersi, a questo punto, come sia possibile che non ci sia il benché minimo controllo di tale fenomeno. Semplice: l’Italia non ha una legge ad hoc. “Tanti santoni, guru o capisetta – dice Maurizio Alessandrini, presidente della Favis (Associazione Familiari delle Vittime delle Sette) – possono tranquillamente fare quello che fanno perché in Italia non esiste a riguardo una tutela”. “Bisognerebbe reintrodurre – chiosa la dottoressa Tinelli – il reato di manipolazione mentale”. Già, reintrodurre. Perché in Italia c’era. L’articolo 603 del codice penale, infatti, prevedeva che chi sottoponeva “una persona al proprio potere in modo da ridurla in totale stato di soggezione” poteva essere condannato fino a 15 anni di reclusione. Tuttavia dopo il caso Braibanti (nel 1967 un intellettuale di sinistra, aveva avuto rapporti omosessuali con due giovani. Uno dei due, però, spinto dai genitori, denunciò il tentativo di Braibanti di “introdursi nella sua mente”), la Consulta ha dichiarato il reato incostituzionale perché “reato d’opinione”. Da allora tutti i tentativi fatti per reintrodurlo sono miseramente falliti. “E’ chiaro – puntualizza Alessandrini – che non è nostro scopo resuscitare il vecchio reato di plagio, che la Consulta definì opportunamente una mina vagante nel nostro ordinamento giuridico. Auspichiamo però che lo Stato italiano possa adottare idonee misure legislative che prevengano e contrastino il condizionamento psicologico degli individui”.
Anche a causa delle pressioni delle lobby settarie, molto attive in Parlamento. L’ultimo tentativo di peso si è avuto nel 2005, quando un ddl sull’introduzione del reato di plagio è stato approvato dalla commissione Giustizia. Arrivato però in Aula a Palazzo Madama, dopo vari rinvii, è stato congelato, fino a scomparire dall’agenda politica. Anche in questa legislatura qualcuno ci ha riprovato. Come Pino Pisicchio che, il 15 marzo 2013, ha presentato una nuova proposta di legge sull’introduzione del reato di manipolazione mentale. Il ddl, però, non è mai stato nemmeno calendarizzato in commissione.
SANTI IN PARADISO
La domanda, allora, nasce spontanea: perché, nonostante il problema sia sotto la luce del sole, dopo anni e anni l’Italia non è stata in grado di attuare una legge che possa contrastare il mondo settario? “Dietro tutto questo c’è qualcosa di molto più grande”, dice Rocco Politi, ex testimone di Geova. Interessi, lobby, legami politici. Tesi che trova conferma con quanto raccontato nel libro-inchiesta “Occulto Italia” agli autori Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli dal senatore Antonino Caruso: “Già nel 2005, da presidente della commissione Giustizia, misi all’ordine del giorno la discussione di un ddl sulla manipolazione mentale. Pochi giorni e arrivò nelle mani di tutti i senatori della commissione un costoso libro di Scientology in cui si raccoglievano tutte le fantastiche opere dell’organizzazione. Non credo sia stato un caso”.
Probabilmente, però, non c’è affatto da stupirsi. Tutte le sette religiose cercano legami. E le maggiori riescono anche facilmente ad attrarre uomini politici che, a loro volta, sanno di andare incontro ad un ricco bacino di voti. Un esempio su tutti: prima che il transfugo Domenico Scilipoti abbandonasse l’Idv, fu incaricato dallo stesso Antonio Di Pietro di dar vita al primo Forum nazionale antiplagio e al cosiddetto Osservatorio nazionale sulle sette abusanti. Peccato però che non si giunse mai a nulla di concreto dato che, tra le altre cose, lo stesso Scilipoti ha dato vita, poco tempo dopo, al Movimento Olistico, vicino alla Federazione Damanhuriana. Coincidenze? Forse. Certo è che sono tante.
ASSOCIAZIONI ABBANDONATE
Il risultato di questo quadro è che gli unici a lottare contro il mondo settario e ad offrire aiuto ai fuoriusciti spaesati sono le associazioni attive sul territorio, spesso fondate dagli stessi ex fuoriusciti, come nel caso di Rocco Politi che ha fondato “Quo vadis”, proprio “per l’aiuto alle vittime dell’ostracismo dei movimenti religiosi alternativi devianti”. Senza un aiuto istituzionale, però, tali associazioni sono totalmente abbandonate, vittime di intimidazioni, anche pesanti. È il caso di Lorita Tinelli, la psicologa da sempre attiva nel contrasto al mondo delle sette con il Cesap (Centro Studi Abusi Psicologici) e che ormai vive una situazione di costanti pressioni.
La dottoressa, una studiosa impegnata nella tutela delle vittime di Arkeon, organizzazione pugliese sconquassata da pesanti inchieste giudiziarie che hanno portato ad una condanna definitiva per abusi sessuali di un maestro, mentre altri sono stati condannati in primo grado per associazione a delinquere. “Eravamo in tre in prima linea – ci dice – Ci hanno bersagliato e infamato in tutti i modi. Uno di noi tre, un altro psicologo, dopo pesantissime ingiurie si è suicidato nel 2010”. Le intimidazioni sono di ogni genere possibile: non solo l’attacco giuridico (“ci riempiono di denunce per diffamazione che ovviamente non hanno mai vinto”), ma anche continue accuse infamanti tramite blog anonimi. “Addirittura – dice Tinelli – sono entrati nei computer, sono entrati nella nostra posta, l’hanno pubblicata arbitrariamente su un sito anonimo dimostrando, secondo loro, che noi avremmo congegnato un complotto”. Insomma, l’assurdo. Che sguazza in un imbarazzante vuoto normativo.