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Le Sette e la custodia dei minori
Da quando mi occupo dello studio del fenomeno settario, mi è capitato di occuparmi sempre più spesso, come consulente, di casi giunti in tribunale per la custodia di minori, laddove uno dei due genitori apparteneva ad un gruppo abusante o totalitario.
Nel libro di recente pubblicazione sulla PAS, pubblicato con la CV1 Edizioni, ho ampiamente dimostrato come l’appartenenza a gruppi totalitari influenzi negativamente la relazione genitori-figli, alienandola.
Riporto di seguito una relazione del Dr. Langone che riassume, in alcuni punti, la pericolosità dell’educazione totalitaria per un sano sviluppo dei ragazzi
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Articolo di Michael D. Langone, Ph.D.
La questione centrale in una controversia sulla custodia è dei minori è: “Qual è il miglior interesse dei bambini?” Riguardo a questa domanda, faccio le seguenti premesse sui bisogni dei bambini.
Quando si verifica una separazione dei genitori, è preferibile il contatto con entrambi i genitori, a condizione che entrambi i genitori siano amorevoli e si comportino in modo responsabile verso i loro figli.
I bambini hanno bisogno di sentirsi sicuri e le loro vite dovrebbero essere ragionevolmente prevedibili.
I bambini hanno bisogno di sentirsi utili, ai propri occhi, a quelli dei propri genitori e della comunità di appartenenza.
I bambini hanno bisogno di imparare le abilità interpersonali, intellettuali e pratiche che li preparano per una vita indipendente nel mondo degli adulti.
I genitori dei bambini dovrebbero avere sufficiente flessibilità e comprensione per adeguare le proprie aspettative e i metodi disciplinari in base alle mutevoli esigenze di sviluppo dei loro figli.
Assunto numero uno: contatto con entrambi i genitori
I gruppi settari tendono a interrompere i rapporti familiari e “demonizzano” coloro che non sono d’accordo o minacciano il gruppo o la sua leadership. Questa tendenza a interrompere i rapporti familiari è una conseguenza naturale dell’isolamento, del soggettivismo e del sistema logico chiuso di gruppi psicologicamente abusivi. Come esemplificato nel caso di David Koresh, i sistemi sociali e concettuali del gruppo sono strutturati in modo da sostenere la visione tipicamente esagerata dell’importanza del leader. Le informazioni dell’esterno possono minacciare questo sistema fragile e chiuso. Quando un genitore appartiene a un gruppo di questo tipo e ha affidamento dei suoi figli, l’altro genitore non membro che tenta di trascorrere molto tempo con i bambini può seriamente minacciare l’equilibrio interno del gruppo, per questo, pertanto, il primo tenterà di mantenere il secondo non membro lontano.
Questa tendenza a interrompere le relazioni familiari può essere esacerbata dall’attitudine di molti di questi gruppi a tenersi al di sopra della legge o a mentire a coloro che cercano il contatto con i bambini sotto l’influenza del gruppo.
Inoltre, la tendenza a demonizzare i critici del gruppo può essere traumatica per i bambini, che rischiano di sentirsi divisi tra un genitore membro e un genitore demonizzato.
Assunto numero due: necessità di sicurezza e prevedibilità
I gruppi settari favoriscono forme di dipendenza malsane, concentrandosi sulla sottomissione e l’obbedienza da parte di coloro che ne hanno autorità. Tali gruppi operano sotto una dinamica di inganno, dipendenza e terrore (la “sindrome DDD”) per vincere e mantenere il controllo sui membri. Ricerche scientifiche, in particolare il lavoro del Dr. Paul Martin e collaboratori, dimostrano che i gruppi psicologicamente abusivi tendono a creare uno stato di dipendenza ansiosa nei loro membri. Tale stato massimizza la capacità della leadership di controllare i membri favorendo la dipendenza dalla stessa leadership, che a sua volta rafforza il loro isolamento dalle fonti esterne di informazione, mentre la loro ansia (tipicamente stimolata in modo sottile dalla leadership) fa loro diventare compiacenti nella loro relazione con la leadership. Quindi, cercano sempre di compiacere mentre non sentono mai di misurarsi.
Questo stato di cose può avere gravi conseguenze per i bambini. Prima di tutto, i bambini sono cresciuti in un ambiente in cui le terribili minacce (il “diavolo”) e le critiche regolari dei loro fallimenti li fanno sentire insicuri e dipendenti dalla leadership, per qualsiasi intermittente leadership di rinforzo. Un tale ambiente è l’opposto di ciò che la comunità psicologica raccomanderebbe per l’allevamento dei bambini.
Una seconda conseguenza dannosa di tali ambienti psicologicamente abusivi deriva dalla tendenza della leadership a trattare i genitori come “middle management” rispetto ai propri figli. I genitori sono sedotti e/o costretti a rinunciare alla responsabilità primaria di prendere decisioni che incidono sul benessere dei loro figli. Pertanto, decisioni educative, misure disciplinari, decisioni mediche, ecc., saranno spesso rilasciate dal leader del gruppo, direttamente o indirettamente. Se il leader non apprezza i bambini o aderisce a una credenza nella punizione corporale, un danno grave può essere inflitto ai bambini. Ci sono molti casi simili in letteratura.
Il fatto che i genitori diventino “middle management” rispetto ai propri figli è molto dannoso quando la leadership usa i bambini come pedine per testare la lealtà dei genitori. Le esercitazioni suicide di Jim Jones (c’erano dozzine di prove prima del vero suicidio in Guyana) hanno messo alla prova la lealtà dei genitori verso di lu,i perché avrebbero poi somministrato ai loro bambini il veleno. Sebbene Jonestown sia ovviamente un esempio estremo, esso si limita a sottolineare il principio, che può essere molto distruttivo anche in situazioni molto meno estreme.
Assunto numero tre: i bambini hanno bisogno di sentirsi utili
L’atteggiamento nero/bianco dei gruppi settari pone i bambini nella posizione di sottoporsi totalmente o rischiare di ricevere una severa punizione psicologica e talvolta fisica. Nessuna di queste opzioni – la soppressione delle tendenze naturali per testare i limiti e affermare l’individualità contro l’esposizione a pene potenzialmente gravi e persistenti – è favorevole alla crescita dell’autostima e ad un senso sicuro di appartenenza ad una comunità di cura.
Gli atteggiamenti in bianco e nero sono rinforzati dai sistemi logici chiusi di tali gruppi. I sistemi di credenze sono solitamente così strutturati che la leadership ha sempre ragione. Se un gruppo sostiene la meditazione o la preghiera per curare i mali fisici e un membro che medita o prega si ammala, allora l’ovvia conclusione che la leadership promulga è che il membro non medita o prega abbastanza o non lo fa correttamente. I bambini cresciuti in tali ambienti non possono sviluppare fiducia in se stessi o nel loro ambiente immediato perché possono essere criticati anche quando obbediscono, perché obbediscono a sistemi di credenze irrazionali che spesso hanno conseguenze negative nel mondo reale. Ma poiché il sistema di credenze per definizione è inattaccabile, il bambino sarà sempre “sbagliato”.
Assunto numero quattro: capacità di apprendimento
Non è un caso che i gruppi che tendono all’isolamento, che sono centrati su se stessi e logicamente chiusi, ostacolino i tentativi dei bambini di apprendere le abilità interpersonali, intellettuali e pratiche che la società tradizionale mette tanto impegno nell’insegnare loro. Se la ragione viene denigrata perché la ragione minaccia le credenze irrazionali della leadership, la capacità di ragionamento del bambino sarà limitata. Se il mondo esterno è considerato malvagio, l’opportunità di un bambino di interagire con una varietà di persone e di apprendere abilità pratiche nel mondo sarà limitata.
Assunto numero cinque: flessibilità genitoriale
L’atteggiamento nero/bianco, la dipendenza ansiosa, il sistema logico chiuso e l’isolamento di gruppi psicologicamente abusivi richiedono rigidità, non flessibilità. Inoltre, la tendenza a demonizzare coloro che non sono d’accordo o disobbediscono entrerà in conflitto con i normali cambiamenti dello sviluppo, come la tendenza degli adolescenti a sfidare i limiti, violando le regole. I genitori degli adolescenti devono imparare a lasciare andare il loro controllo mentre i loro figli imparano a comportarsi in modo indipendente e responsabile. I genitori devono essere flessibili, altrimenti i loro figli avranno molte difficoltà ad imparare come diventare indipendenti e responsabili. Ambienti psicologicamente abusivi, perché favoriscono la rigidità, rendono ancora più difficile una fase di sviluppo che può essere anche quella più flessibile e comprensiva dei genitori.
Michael Langone, Ph.D., è direttore esecutivo di AFF e redattore del Cultic Studies Journal di AFF.
Fonte: http://www.icsahome.com/articles/child-custody-and-cults-langone
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Traduzione di Lorita Tinelli
Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.
Gli articoli apparsi su questo blog possono essere riprodotti liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla e che si specifichi la fonte
Saggio sull’Alienazione Parentale
Convegno: Alienazione genitoriale
LA SINDROME DI ALIENAZIONE GENITORIALE COME STRUMENTO PRIVILEGIATO DELLE SETTE
Lo psicologo Richard Gadner (1985; 1987; 1989; 1992) definisce la sindrome di alienazione genitoriale (Parental Alienation Sindrome – PAS) come il comportamento di uno o più figli che nel contesto del conflitto intergenitoriale, diventa ipercritico e denigratore nei confronti di uno dei due genitori, perché l’altro lo ha influenzato in questo senso, indottrinandolo adeguatamente[1].
Alcuni autori (Clawar, Rivlin, 1991) parlano di bambini programmati ai quali è praticato il lavaggio del cervello.
Nell’ambito familiare è normale che si vengano a stabilire alleanze particolari e collusive fra i diversi attori delle relazioni.
E’ altrettanto frequente che in casi di conflitto intra e interfamiliare, legati ad esperienze di separazione, le alleanze collusive siano ancora più evidenti e sono funzionali a sostenere, influenzare, ricattare, ostacolare, riavvicinare i vari membri della famiglia.
La sindrome di alienazione genitoriale si distingue dalle normali dinamiche relazionali per delle caratteristiche peculiari:
- il figlio cambia atteggiamento dopo l’affidamento provvisorio e senza una ragione plausibile
- le critiche/accuse all’altro genitore appaiono inconsistenti, esagerate, contraddittorie o contraddette dai fatti
- le critiche/accuse appaiono stereotipate, prive di dettagli e copia-carbone del pensiero di uno dei genitori
- le critiche/accuse sono estranee all’ambito di esperienza di un bambino
- la formulazione di critiche/accuse contiene informazioni che solo l’altro genitore può aver fornito
- il bambino vive ansia e paura nell’incontrare l’altro genitore in assenza di ragioni concrete
- il bambino si preoccupa di tutelare, senza una ragione specifica, un genitore rispetto all’altro
- mostrerà inoltre un certo legame a favore dell’eventuale nuovo compagno del genitore rispetto all’altro genitore biologico
- si ravvisa la presenza di razzismo familiare (‘noi siamo brava gente, mentre tuo padre …’)
- si ritiene che un genitore sia solo vittima, mentre l’altro è colpevole o responsabile con una visiona manichea e senza sfumature[2].
Il genitore può indurre tutto ciò nel figlio secondo un programma più o meno consapevole, che presenta comunque delle strategie di indottrinamento, che possono essere dirette o indirette e che non sempre sono direttamente riconoscibili.
Particolarmente importanti sono le tecniche indirette che solitamente incidono più sottilmente sull’opinione e sul comportamento del bambino. Esse fanno leva sulle emozioni e sul suo senso di lealtà.
Esempi di stratagemmi sono:
- raccontare aneddoti in cui l’altro genitore risulta in una veste compromessa
- esagerare il proprio ruolo di educatore e sminuendo quello dell’altro
- soddisfare i desideri del figlio che l’altro limita o disapprova
- mostrare gusti e opinioni diametralmente opposti a quelli dell’altro genitore
- ‘sgenitorializzare’ l’altro genitore per esempio chiamandolo col proprio nome e non con l’appellativo ‘papà’ o ‘mamma’
- metacomunicare in modo paradossale sull’altro genitore (‘ci sarebbero molte cose da dire su tuo padre … ma io sono buona e non dico nulla’)
- creare doppi legami che confondono il bambino e lo rendono facilmente suggestionabile
- mistificare le impressioni e i sentimenti del figlio
- chiedere continuamente al figlio cosa ne pensa dell’altro genitore, costringendolo a prendere posizioni, e premiarlo o punirlo a seconda delle sue risposte.
L’utilizzo di tali tecniche porta il bambino a schierarsi con un genitore o con l’altro e a reinterpretare la realtà secondo le caratteristiche del genitore che agisce su di lui.
Il bambino non sempre è cosciente del ruolo ascrittogli.
La letteratura sul tema riporta le caratteristiche psicologiche e comportamentali del genitore bersaglio che faciliterebbe l’instaurarsi della PAS (Wakefield, Underwager, 1990; Rand, 1997b):
- sesso: in due terzi dei casi il genitore bersaglio è il padre, che ha maggiori probabilità di essere vittima della PAS, specie quando viene accusato falsamente di abuso sessuale
- responsabilità del fallimento del matrimonio: viene spesso preso di mira il genitore responsabile della separazione
- distanza emotiva dai figli: diviene bersaglio il genitore che ha un atteggiamento distaccato nei confronti dei figli o che è spesso fuori casa, tanto che ha meno probabilità di recepire immediatamente la situazione, e quando reagisce viene percepito negativamente dai figli che si schierano col genitore più presente
- atteggiamento verso la situazione: il genitore che reagisce con minor risolutezza nei confronti della separazione e dell’affidamento, è più probabile che diventi bersaglio. In questo caso mostrerà anche atteggiamenti di aggressività e sarà più semplice attribuirgli la responsabilità della causa del conflitto.
Particolari situazioni inducenti la PAS
Un ruolo altrettanto importante nell’instaurarsi della PAS è rivestito dalle terze persone, che entrano a far parte della disputa per l’affidamento dei figli (altri membri della famiglia, amici, vicini, nuovi partners, …).
In particolare la letteratura ha evidenziato casi di PAS indotta attraverso l’appartenenza del genitore alienante e/o del suo nuovo partner a svariati tipi di culto, che possono ruotare intorno ad un tema religioso o ideologico qualsiasi.
Per esempio la presenza di un leader carismatico o di un comitato direttivo di un culto, che controllano i membri del proprio gruppo in maniera precisa e utilizzano tecniche di indottrinamento sistematiche e di allontanamento dei propri adepti dal resto del mondo, possono agire per l’instaurarsi della PAS.
La gente che si separa è molto vulnerabile, pertanto risente maggiormente dell’atteggiamento del gruppo di appartenenza, specie se questo induce una visione manichea della vita e riconosce e rinforza la ‘rettitudine’ dell’individuo coinvolto nell’esperienza.
Allo stesso modo il gruppo, specie se agisce come sistema totalitario e totalizzante ha un’influenza notevole anche sui figli dei propri adepti che si stanno separando agendo su di loro, specie se sono più piccoli e non possiedono ancora una sufficiente autonomia di pensiero (Greene, 1989; Singer, Lalich, 1995).
In un brano tratto dal libro Cult in Our Mids, di Margaret Thaler Singer, con la collaborazione di Janja Lalich, pubblicato nel 1995 da Jossey-Bass Publisher, ISBN 0-7879-0266-7, l’autrice evidenzia come certi gruppi agiscono sui giovani anche con metodologie dirette:
Le sette mettono poi i membri contro la famiglia di origine usando una pletora di ragioni logiche studiate per adattarsi all’ideologia del gruppo. Una setta politica, ad esempio, ‘testa’ i giovani neofiti spingendoli a mentire deliberatamente ai genitori, e nel momento della telefonata un dirigente sta vicino per controllare. Si tratta del primo gradino per separare i neofiti dalla famiglia, e per addestrarli a seguire ordini irrazionali. Le sette di psicoterapia e auto-miglioramento sono note in modo particolare per portare i membri a rivisitare le loro storie personali e, soprattutto, a considerare i genitori come malvagi e non più degni di fiducia. Similmente, come ho già detto, le sette religiose addestrano i membri a considerare gli esterni, anche parenti stretti, come satanici e ad evitarli ad ogni costo. (Capitolo 4, traduzione Martini)
Un esempio particolare di induzione della PAS tra i Testimoni di Geova
Molto spesso mi è capitato di intervenire come Consulente Tecnico, in casi di separazione tra un coniuge Testimone di Geova e l’altro no, che vedevano come oggetto di contesa qualche minore.
In tutti i casi era evidente l’attuarsi di una PAS da parte del genitore geovista, sostenuta e in qualche modo iniziata dallo stesso gruppo di appartenenza.
Un esempio abbastanza eloquente di quanto è stato sopra affermato, ci vien dato da un brano tratto dalla Torre di Guardia del 1/11/1998, p. 28, in cui il Corpo Direttivo offre disposizioni sulle strategie da adottare, dopo una separazione da un coniuge incredulo (il significato gergale di questo termine è un coniuge che non aderisce alla ideologia di gruppo), per evitare che il figlio venga influenzato da quest’ultimo:
Spesso il Magistrato concede al genitore che non ha ottenuto l’affidamento del figlio la facoltà di andargli a far visita. (…) E se il genitore non credente cerca di annullare gli effetti dell’educazione impartita nel timore di Dio?
Il segreto sta nel prepararsi prima delle visite! Una madre cristiana, il cui ex marito era diventato apostata, riferisce: “Prima della visita, consideravo con i bambini cosa ne avrebbe pensato Geova del loro comportamento. Li ponevo di fronte alle situazioni che avrebbero incontrato. Dicevo loro: ‘Se vostro padre dirà così e così, come risponderete?’.
Un’altra cristiana da cui il marito divorziò perché era diventata Testimone aggiunge: “Prima che [i miei due figli adolescenti] si rechino dal padre durante il fine settimana, preghiamo Geova chiedendogli di star loro vicino e di aiutarli a dare testimonianza al padre, soprattutto mediante una condotta eccellente”.
Un genitore non credente a cui è stata concessa la facoltà di visitare il figlio potrebbe cercare di lusingarlo con ricchi doni, svaghi costosi e altre cose belle. Iochebed, madre di Mosè (e Aram se era ancora in vita) sapeva a cosa sarebbe andato incontro il figlio quando sarebbe stato riconsegnato alla figlia di Faraone. Perciò si darà da fare per formare il suo senso dei valori finchè era con lei. (Esodo 2:1 – 10) Pur di fronte agli allettanti ‘tesori d’Egitto’, Mosè preferì seguire i principi santi. “Stimò” i suoi privilegi spirituali come vere e proprie ricchezze! (Ebrei 11:23- 26) Similmente, i genitori cristiani dovrebbero preparare i propri figli ad opporsi a simili allettamenti esaminando con loro informazioni scritturali che pongano l’accento sui tesori spirituali. Spesso i figli capiscono le basse motivazioni che inducono un genitore a cercare di comprare il loro affetto. – Proverbi 15:16, 17.
In qualche caso estremo la visita potrebbe costituire un grave pericolo per il figlio. In tali circostanze il genitore dovrà decidere il da farsì, esaminando in preghiera fino a che punto è grave il pericolo, quali strumenti legali ha a disposizione e le possibili conseguenze derivanti dal rifiutarsi di rispettare la facoltà di visita. Evitate di agire con precipitazione, perché potreste gettare dubbi sulle vostre capacità di assolvere il ruolo di genitore. – Galati 6:5; Romani 13:1; Atti 5:29; I Pietro 2:19,20.
Insomma è possibile rilevare in questo brano tutti gli elementi dell’instaurarsi di una PAS:
1) la presunzione di essere migliori dell’altro genitore, con la visione di quest’ultimo come di un essere pericoloso per il proprio figlio
2) un gruppo con appositi consigli supportati ad hoc dalle Scritture
3) alcune storie di vite che vanno a rafforzare la presa di posizione del genitore manipolante
4) precise istruzioni su come agire anche avvalendosi della legge per allontanare il figlio dall’altro genitore
La sindrome di alienazione genitoriale
Lo psicologo Richard Gadner (1985; 1987; 1989; 1992) definisce la sindrome di alienazione genitoriale (Parental Alienation Sindrome – PAS) come il comportamento di uno o più figli che nel contesto del conflitto intergenitoriale, diventa ipercritico e denigratore nei confronti di uno dei due genitori, perché l’altro lo ha influenzato in questo senso, indottrinandolo adeguatamente [1]
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Alcuni autori (Clawar, Rivlin, 1991) parlano di bambini programmati ai quali è praticato il lavaggio del cervello .
Nell’ambito familiare è normale che si vengano a stabilire alleanze particolari e collusive fra i diversi attori delle relazioni.
E’altrettanto frequente che in casi di conflitto intra e interfamiliare, legati ad esperienze di separazione, le alleanze collusive siano ancora più evidenti e sono funzionali a sostenere, influenzare, ricattare, ostacolare, riavvicinare i vari membri della famiglia.
La sindrome di alienazione genitoriale si distingue dalle normali dinamiche relazionali per delle caratteristiche peculiari:
1. il figlio cambia atteggiamento dopo l’affidamento provvisorio e senza una ragione plausibile
2. le critiche/accuse all’altro genitore appaiono inconsistenti, esagerate, contraddittorie o contraddette dai fatti
3. le critiche/accuse appaiono stereotipate, prive di dettagli e copia-carbone del pensiero di uno dei genitori
4. le critiche/accuse sono estranee all’ambito di esperienza di un bambino
5. la formulazione di critiche/accuse contiene informazioni che solo l’altro genitore può aver fornito
6. il bambino vive ansia e paura nell’incontrare l’altro genitore in assenza di ragioni concrete
7. il bambino si preoccupa di tutelare, senza una ragione specifica, un genitore rispetto all’altro
8. mostrerà inoltre un certo legame a favore dell’eventuale nuovo compagno del genitore rispetto all’altro genitore biologico
9. si ravvisa la presenza di razzismo familiare (‘noi siamo brava gente, mentre tuo padre ‘)
10. si ritiene che un genitore sia solo vittima, mentre l’altro è colpevole o responsabile con una visiona manichea e senza sfumature [2] .
Il genitore può indurre tutto ciò nel figlio secondo un programma più o meno consapevole, che presenta comunque delle strategie di indottrinamento, che possono essere dirette o indirette e che non sempre sono direttamente riconoscibili.
Particolarmente importanti sono le tecniche indirette che solitamente incidono più sottilmente sull’opinione e sul comportamento del bambino. Esse fanno leva sulle emozioni e sul suo senso di lealtà.
Esempi di stratagemmi sono:
1. raccontare aneddoti in cui l’altro genitore risulta in una veste compromessa
2. esagerare il proprio ruolo di educatore e sminuendo quello dell’altro
3. soddisfare i desideri del figlio che l’altro limita o disapprova
4. mostrare gusti e opinioni diametralmente opposti a quelli dell’altro genitore
5. ‘sgenitorializzare’l’altro genitore per esempio chiamandolo col proprio nome e non
con l’appellativo ‘papà’o ‘mamma’
6. metacomunicare in modo paradossale sull’altro genitore (‘ci sarebbero molte cose
da dire su tuo padre ma io sono buona e non dico nulla’)
7. creare doppi legami che confondono il bambino e lo rendono facilmente
suggestionabile
8. mistificare le impressioni e i sentimenti del figlio
9. chiedere continuamente al figlio cosa ne pensa dell’altro genitore, costringendolo a
prendere posizioni, e premiarlo o punirlo a seconda delle sue risposte, reinterpretare la realtà secondo le caratteristiche del genitore che agisce su di lui.
Il bambino non sempre è cosciente del ruolo ascrittogli.
La letteratura sul tema riporta le caratteristiche psicologiche e comportamentali del genitore bersaglio che faciliterebbe l’instaurarsi della PAS (Wakefield, Underwager, 1990; Rand, 1997b):
1. sesso: in due terzi dei casi il genitore bersaglio è il padre, che ha maggiori probabilità di essere vittima della PAS, specie quando viene accusato falsamente di abuso sessuale
2. responsabilità del fallimento del matrimonio: viene spesso preso di mira il genitore responsabile della separazione
3. distanza emotiva dai figli: diviene bersaglio il genitore che ha un atteggiamento distaccato nei confronti dei figli o che è spesso fuori casa, tanto che ha meno probabilità di recepire immediatamente la situazione, e quando reagisce viene percepito negativamente dai figli che si schierano col genitore più presente
4. atteggiamento verso la situazione: il genitore che reagisce con minor risolutezza nei confronti della separazione e dell’affidamento, è più probabile che diventi bersaglio.
In questo caso mostrerà anche atteggiamenti di aggressività e sarà più semplice attribuirgli la responsabilità della causa del conflitto.
Particolari situazioni inducenti la PAS
Un ruolo altrettanto importante nell’instaurarsi della PAS è rivestito dalle terze persone, che entrano a far parte della disputa per l’affidamento dei figli (altri membri della famiglia, amici, vicini, nuovi partners, ).
In particolare la letteratura ha evidenziato casi di PAS indotta attraverso l’appartenenza del genitore alienante e/o del suo nuovo partner a svariati tipi di culto, che possono ruotare intorno ad un tema religioso o ideologico qualsiasi.
Per esempio la presenza di un leader carismatico o di un comitato direttivo di un culto, che controllano i membri del proprio gruppo in maniera precisa e utilizzano tecniche di indottrinamento sistematiche e di allontanamento dei propri adepti dal resto del mondo possono agire per l’instaurarsi della PAS.
La gente che si separa è molto vulnerabile, pertanto risente maggiormente
dell’atteggiamento del gruppo di appartenenza, specie se questo induce una visione manichea della vita e riconosce e rinforza la ‘rettitudine’dell’individuo coinvolto nell’esperienza.
Allo stesso modo il gruppo, specie se agisce come sistema totalitario e totalizzante ha un’influenza notevole anche sui figli dei propri adepti che si stanno separando agendo su di loro, specie se sono più piccoli e non possiedono ancora una sufficiente autonomia di pensiero (Greene, 1989; Singer, Lalich, 1995).
In un brano tratto dal libro Cult in Our Mids, di Margaret Thaler Singer, con la collaborazione di Janja Lalich, pubblicato nel 1995 da Jossey-Bass Publisher, ISBN 0-7879-0266-7, l’autrice evidenzia come certi gruppi agiscono sui giovani anche con metodologie dirette:
Le sette mettono poi i membri contro la famiglia di origine usando una pletora di ragioni logiche studiate per adattarsi all’ideologia del gruppo. Una setta politica, ad esempio, ‘testa’i giovani neofiti spingendoli a mentire deliberatamente ai genitori, e nel momento della telefonata un dirigente sta vicino per controllare. Si tratta del primo gradino per separare i neofiti dalla famiglia, e per addestrarli a seguire ordini irrazionali. Le sette di psicoterapia e auto-miglioramento sono note in modo particolare per portare i membri a rivisitare le loro storie personali e, soprattutto, a considerare i genitori come malvagi e non più degni di fiducia. Similmente, come ho già detto, le sette religiose addestrano i membri a considerare gli esterni, anche parenti stretti, come satanici e ad evitarli ad ogni costo. (Capitolo 4, traduzione Martini)
Un esempio particolare di induzione della PAS tra i Testimoni di Geova Molto spesso mi è capitato di intervenire come Consulente Tecnico, in casi di separazione tra un coniuge Testimone di Geova e l’altro no, che vedevano come oggetto di contesa qualche minore.
In tutti i casi era evidente l’attuarsi di una PAS da parte del genitore geovista, sostenuta e in qualche modo iniziata dallo stesso gruppo di appartenenza.
Un esempio abbastanza eloquente di quanto è stato sopra affermato, ci vien dato da un brano tratto dalla Torre di Guardia del 1/11/1998, p. 28, in cui il Corpo Direttivo offre disposizioni sulle strategie da adottare , dopo una separazione da un coniuge incredulo (il significato gergale di questo termine è un coniuge che non aderisce alla ideologia di gruppo), per evitare che il figlio venga influenzato da quest’ultimo:
Spesso il Magistrato concede al genitore che non ha ottenuto l’affidamento del figlio la facoltà di andargli a far visita. (…) E se il genitore non credente cerca di annullare gli effetti dell’educazione impartita nel timore di Dio?
Il segreto sta nel prepararsi prima delle visite! Una madre cristiana, il cui ex marito era diventato apostata, riferisce: Prima della visita, consideravo con i bambini cosa ne avrebbe pensato Geova del loro comportamento. Li ponevo di fronte alle situazioni che avrebbero incontrato. Dicevo loro: ‘Se vostro padre dirà così e così, come
risponderete?’.
Un’altra cristiana da cui il marito divorziò perché era diventata Testimone aggiunge:
Prima che [i miei due figli adolescenti] si rechino dal padre durante il fine settimana, preghiamo Geova chiedendogli di star loro vicino e di aiutarli a dare testimonianza al padre, soprattutto mediante una condotta eccellente?.
Un genitore non credente a cui è stata concessa la facoltà di visitare il figlio potrebbe cercare di lusingarlo con ricchi doni, svaghi costosi e altre cose belle. Iochebed, madre di Mosè (e Aram se era ancora in vita) sapeva a cosa sarebbe andato incontro il figlio quando sarebbe stato riconsegnato alla figlia di Faraone. Perciò si darà da fare per formare il suo senso dei valori finchè era con lei. (Esodo 2:1 " 10) Pur di fronte agli allettanti ‘tesori d’Egitto’, Mosè preferì seguire i principi santi. Stimò? i suoi privilegi spirituali come vere e proprie ricchezze! (Ebrei 11:23- 26) Similmente, i genitori cristiani dovrebbero preparare i propri figli ad opporsi a simili allettamenti esaminando con loro informazioni scritturali che pongano l’accento sui tesori spirituali. Spesso i figli
capiscono le basse motivazioni che inducono un genitore a cercare di comprare il loro affetto. " Proverbi 15:16, 17.
In qualche caso estremo la visita potrebbe costituire un grave pericolo per il figlio. In tali circostanze il genitore dovrà decidere il da farsì, esaminando in preghiera fino a che punto è grave il pericolo, quali strumenti legali ha a disposizione e le possibili conseguenze derivanti dal rifiutarsi di rispettare la facoltà di visita. Evitate di agire con
precipitazione, perché potreste gettare dubbi sulle vostre capacità di assolvere il ruolo di
genitore. Galati 6:5; Romani 13:1; Atti 5:29; I Pietro 2:19,20.
Insomma è possibile rilevare in questo brano tutti gli elementi dell’instaurarsi di una PAS:
1) la presunzione di essere migliori dell’altro genitore, con la visione di quest’ultimo come di un essere pericoloso per il proprio figlio
2) un gruppo con appositi consigli supportati ad hoc dalle Scritture
3) alcune storie di vite che vanno a rafforzare la presa di posizione del genitore manipolante
4) precise istruzioni su come agire anche avvalendosi della legge per allontanare il figlio dall’altro genitore
Di Lorita Tinelli ©
[1] Guglielmo Gulotta, Quaderno Quattro, Istituto degli Innocenti, Firenze, p. 27
[2] Guglielmo Gulotta, Quaderno Quattro, p. 30