

Articolo, con mia intervista, di Irma D’Aria
Quando si è più fragili e quindi vulnerabili. Quando intorno a noi c’è molta solitudine e indifffferenza. Quando ci
sembra di non avere più speranze. È allora che si diventa più esposti al rischio di una manipolazione emotiva che
può far male fifino al punto di plagiare del tutto una persona e anche oltre se si pensa a chi fifinisce vittima di
‘santoni’ o sette.
Come accaduto, per esempio, a Roberta Repetto, la 40enne operata chirurgicamente nel 2020 sul tavolo della
cucina senza anestesia, che si era affiffidata a Paolo Bendinelli, il ‘santone’ del centro olistico Anidra di Borzonasca
(Genova) e al medico bresciano Paolo Oneda. Proprio alla Repetto e alle tante persone che fifiniscono vittima di una
setta è dedicato il saggio “Sette e manipolazione mentale” (Piemme) scritto dalla psicologa Lorita Tinelli con
l’avvocato Marco Marzari, un volume che attraversa i casi di plagio più controversi e violenti della nostra storia.
Ma la manipolazione può essere anche più softft e riguarda tantissime persone che si lasciano avvolgere da menti
perverse.
Le caratteristiche della ‘vittima’ ideale
Per alcune persone è facile farsi manipolare dagli altri: quali caratteristiche ha la ‘vittima’ ideale del
manipolatore? “E’ una persona che in un particolare momento della sua vita sta vivendo una fragilità, una
condizione più diffffusa di quel che si possa immaginare – spiega Tinelli, psicologa criminologa, esperta delle
dinamiche di persuasione e fondatrice del Centro Studi Abusi Psicologici. – Inoltre, siamo sottoposti ogni giorno a
stimoli che ci persuadono e che ci indirizzano verso scelte emotive. Si tratta del pensiero quotidiano, quello per
cui scegliamo in base allo stimolo che più soddisfa un nostro bisogno e che non è soggetto al fifiltro della
razionalità”.
Quando si vive un momento difficile
Lo psicologo sociale Robert Cialdini sostiene che esistono degli stimoli che permettono l’attivarsi in ciascuno di
noi di schemi mentali per cui rispondiamo con comportamenti e scelte istintuali ed emotive. Alcune di queste
scelte possono provocarci danni irrilevanti, come quella dell’acquisto di un detersivo sbagliato, ma altre invece si
ripercuotono sulla nostra vita.
“I nostri momenti di fragilità – prosegue Tinelli – ci pongono indifesi dinnanzi alle scelte quotidiane e questo può
accadere nel naturale percorso evolutivo, ma possono anche esserci fatti contingenti ad acuire il nostro senso di
debolezza, tipo un lutto, un fallimento, un periodo di crisi. La pandemia ne è stato un esempio. Negli scorsi due
anni abbiamo assistito ad un aumento di problemi di carattere emotivo che hanno portato diverse persone a rivolgersi a maghi, guru e santoni, nel tentativo di risolvere lo stato di incertezza vissuto”.
La manipolazione del partner narcisista
I fatti di cronaca ci raccontano sempre più spesso di casi di manipolazione psicologica all’interno delle coppie
nelle quali l’amore abbatte le difese. A quali segnali fare attenzione per accorgersene? “Dietro un manipolatore c’è
sempre un narcisista, una persona cioè che vuole mantenere il controllo della nostra vita e che agisce non per il
nostro bene, ma per il suo tornaconto – risponde Tinelli – .Un partner che inscena agiti di gelosia estrema, che ci
induce a tagliare le relazioni con amici e parenti, che vuole controllare tutto il nostro quotidiano, pena silenzi
punitivi, allontanamenti e induzioni di sensi di colpa per il niente, è un partner incapace di relazionarsi in
maniera sana e matura”.
La tecnica del gaslighting
Infatti, quella che si instaura è una relazione disfunzionale nella quale il manipolatore cercherà di mantenere il
suo potere con alti e bassi, col bastone e la carota, ricorrendo spesso al gaslighting, una delle tecniche più subdole
di manipolazione mentale, che ha lo scopo di confondere l’altro, falsifificando la sua percezione della realtà.
“Attraverso la tecnica del gaslighting si cerca di insinuare il dubbio facendo mettere all’altro in discussione la
propria memoria, percezione e sanità mentale”, spiega la psicologa.
Una questione di fiducia (tradita)
Oltre al partner, chiunque ha la possibilità di manipolarci e un amico ancor di più visto che una delle
caratteristiche alla base della manipolazione è la fifiducia. Come mettere in discussione la parola di un amico o di
una persona cui vogliamo bene e che stimiamo? “E’ questa una delle trappole che le sette elaborano, quando
sollecitano i propri adepti a portare in quel percorso amici e parenti, per valutare anche il reale affffetto provato nei
loro confronti”, spiega la psicologa.
Nella maggior parte dei casi è una prova per allontanare il neofifita dalle proprie radici, visto e considerato che se
un proprio caro risponde criticamente diventa di fatto una persona tossica da allontanare. Come difendersi?
“Bisogna mantenere un rapporto personale con se stessi e comprendere quanto le richieste altrui stiano
diventando troppo esigenti per noi o quando nella relazione iniziamo a non sentirci completamente liberi di agire,
senza giudizi altrui e senza sensi di colpa”.
Quando a manipolare è un genitore
Purtroppo, accade anche di avere un genitore manipolatore, capace di generare una relazione di dipendenza
perché considera il fifiglio un suo oggetto personale e non una persona diversa da sé. “Il genitore manipolatore –
precisa Tinelli – induce sensi di colpa ogni qualvolta il fifiglio presenterà atteggiamenti di indipendenza. Tenterà di
incidere sulla sua vita e sulle sue scelte, fifingendosi vittima ogni qualvolta queste vanno contro le sue aspettative.
Interverrà, direzionando opportunamente, indirizzi scolastici, lavorativi e affffettivi”. Quando la presenza del
genitore diventa soffffocante, è bene cercare un aiuto esterno, meglio un professionista, che possa aiutare a
difendersi dalle ingerenze tossiche.
Sette e manipolazione
Gli italiani che ogni anno cadono vittime di gruppi settari sono centinaia, se non migliaia. Persone spesso
sottoposte a vessazioni, abusi, ricatti e truffffe. Così tanti che la Polizia di Stato ha creato la Sas, squadra anti-sette,
un gruppo di investigatori altamente specializzati e dediti al contrasto di questo fenomeno. Si tratta di
organizzazioni ben strutturate, basate su ideologie totalizzanti e caratterizzate da un leader o da gruppi di leader
con caratteristiche narcisiste.
“La manipolazione anche in questi contesti – spiega Tinelli – non è qualcosa di magico che arriva dall’alto, ma è una
dinamica che racconta di una subordinazione indotta, dove il fifine è il perseguimento delle necessità del
persuasore”. Affiffinché la manipolazione abbia i suoi effffetti, non è necessario che la persona sia confinata o
sottoposta a tortura fifisica. Secondo la psicologia sociale, scienza che ha studiato più di ogni altro le dinamiche
dell’inflfluenza indebita, si possono generare pressioni sociali che possono essere coercitive quanto quelle fisiche.
“Nessuna persona – continua la psicologa – è esente da questo tipo di coinvolgimenti, né una laurea o più di una
possono essere utili strumenti di tutela. Il profifilo delle vittime è trasversale, dal punto di vista sociale e culturale”.
Come evitare la trappola della setta
Insomma, chiunque in uno stato di diffifficoltà emotiva, esistenziale o spirituale, può divenire vittima di una
‘richiesta’ perversa. Come difendersi? “Anche in questo caso – risponde Tinelli – la consapevolezza e la capacità di
divenire consumatori responsabili sono sollecitazioni fondamentali. Prima di aderire e di scegliere bisogna capire
con chi ci si accompagna. E soprattutto parlarne con amici e parenti prima di decidere di lanciarsi in una nuova
sfifida, meglio una persona professionalmente preparata. Nessuno si salva da solo”.
Come essere d’aiuto
A trovarsi in diffifficoltà quando qualcuno fifinisce nella rete di una setta, di un santone o più semplicemente di un
manipolatore è anche chi vive accanto alla vittima. Come può aiutare? “Non attaccare frontalmente il gruppo di appartenenza del nostro caro coinvolto. In tal caso andremmo a scatenare una dinamica di dissonanza cognitiva,
che porterà il nostro interlocutore a legarsi ancora di più alla sua idea e alla sua appartenenza”, risponde la
psicologa. “È importante farsi aiutare da esperti del fenomeno che possano spiegare dinamiche e strategie e nel
frattempo porsi in posizione di ascolto e non di giudizio. Se un nostro caro è entrato in una relazione disfunzionale
che sia con un partner o che sia con una organizzazione settaria, qualche motivo ci sarà”.
Il vuoto legislativo
Insomma, bisogna cercare di comprendere e di agire assieme a chi realmente ci può dare una mano, mantenendo
il rispetto più assoluto per la scelta, seppur emotiva, fatta dalla persona che è entrata nella trappola del narcisista
di turno. “Nel frattempo – conclude Tinelli – è importante anche comprendere come giuridicamente sia possibile
agire a sua tutela, rivolgendosi ad avvocati che conoscono il fenomeno. Purtroppo, in Italia c’è dal 1981 un vuoto
legislativo rispetto ad una legge sulla manipolazione mentale, nonostante il fenomeno sia esistente e permanga
indisturbato”.
Fonte: https://www.repubblica.it/salute/2023/02/05/news/manipolazione_mentale_difendersi-385753699/amp/?fbclid=IwAR14VjfFkNH2VuG_3eRGvyTUeQpekrS-GcFoAD94yBuujbsjAQoyEwnZrzw
Di seguito un podcast sulle sette cui ho offerto le mie competenze
https://www.lastampa.it/audio/serie/2022/11/17/audio/1_a_me_non_sarebbe_mai_successo-12244952/
Dall’articolo
«Attraverso l’adescamento, la persuasione e il coinvolgimento – riflette la psicologa Lorita Tinelli – i preti riducono la resistenza delle loro vittime e abusano di loro senza usare la forza fisica. Recenti studi evidenziano come le vittime siano caratterizzate da un alto livello di religiosità e da conflitti sulla propria sessualità emergente». Da non sottovalutare poi l’isolamento, ma anche la condizione economica e culturale, solitamente bassa, che permettono l’avvicinamento alla sfera più intima dei minori.
Per leggere il resto dell’articolo linka qui
Sono due fatti di cronaca molto diversi tra loro, avvenuti in luoghi fisicamente distanti, in circostanze dissimili. Da Nara a Ostuni, c’è una questione di fondo che unisce però l’assassinio di Shinzo Abe e le accuse di violenze sessuali mosse contro Paul Haggis: entrambe le vicende mantengono sullo sfondo l’ombra della setta. Stando alla ricostruzione dei fatti, l’assassino dell’ex premier giapponese avrebbe agito esasperato dai comportamenti della madre, che avrebbe portato la sua famiglia sul lastrico sotto la guida della Chiesa dell’Unificazione del reverendo Moon. Il regista premio Oscar, invece, ha insinuato che dietro alle accuse a lui rivolte – per le quali si dichiara innocente – ci sarebbe l’azione punitiva di Scientology, di cui è stato membro per molti anni.
Partiamo da più vicino, da Ostuni, ma facciamo un giro lungo. Per 35 anni Haggis ha aderito all’organizzazione che conta Tom Cruise tra i suoi più noti adepti. Ad agosto del 2009 lo sceneggiatore scrisse una lettera a Tommy Davis, portavoce capo della Church of Scientology International. A lui chiedeva da tempo una dichiarazione pubblica che prendesse le distanze dalle azioni della Chiesa di Scientology di San Diego, che aveva firmato una petizione online a sostegno della Proposition 8, la quale affermava che lo Stato della California avrebbe dovuto approvare unicamente il matrimonio “tra un uomo e una donna”. “Chi tace acconsente, Tommy. E io mi rifiuto di acconsentire. A questo punto, rassegno le mie dimissioni da membro della Chiesa di Scientology”, si concludeva con queste parole, oltre 10 anni fa, la relazione tra Haggis e la Chiesa. Almeno i rapporti cordiali tra loro.
Durante un suo soggiorno a Ostuni in occasione di un Festival, il regista è stato raggiunto da una 28enne inglese. La stessa lo avrebbe poi accusato di averla violentata in un b&b del posto dal 12 al 15 giugno. Dopo 16 giorni di arresti domiciliari, Haggis è tornato libero per decisione del gip. In attesa che la vicenda venga chiarita, lui si è dichiarato innocente e ha insinuato che a spingere la donna a muovere quelle accuse fosse stata la mano nascosta di Scientology, ancora arrabbiata non solo per il suo abbandono, ma anche dalle successive dichiarazioni: Haggis ha realizzato un documentario nel 2015 nel quale racconta il volto nascosto dell’organizzazione, tra manipolazioni e legami importanti. “Non ho prove, ma da quello che ho imparato da Scientology, so che sono capaci di qualsiasi cosa. Se parli contro di loro, useranno qualsiasi mezzo per distruggere la tua reputazione, la tua carriera e la tua famiglia”, ha dichiarato in una recente intervista a Repubblica.
Pronti a tutti per colpire, anche a inscenare ripetuti stupri: si tratta di una ricostruzione plausibile secondo la psicologa Lorita Tinelli, esperta di sette: “È plausibile, perché è nelle modalità di Scientology. L’organizzazione ha una politica interna chiamata Fair Game che serve a mettere i propri critici in una posizione di difficoltà, anche giudiziaria. Sono già venute fuori storie analoghe. La prassi comporta attività di pedinamento, distruzione della reputazione, ricercando possibili segreti del critico di turno, si creano situazioni di imbarazzo giuridico”. La dottoressa ricorda con Huffpost alcuni episodi: “Anche in Italia Scientology ha agito in maniera aggressiva nei confronti dei critici. Qualche anno fa un giornalista ha realizzato un documentario sull’organizzazione. I suoi parenti e i suoi amici hanno ricevuto chiamate da un numero legato a Scientology: a loro veniva riferito che questo giornalista era alcolizzato, conduceva una vita spericolata. Era un modo per rovinare la sua reputazione. Basta poco per inimicarsi l’organizzazione, io ho ricevuto due diffide da loro”.
Eppure molti personaggi famosi di Hollywood hanno subito il fascino dell’organizzazione. Oltre al più noto Tom Cruise, anche John Travolta è stato membro della Chiesa: “I vip subiscono un trattamento diverso rispetto al normale adepto. Per il gruppo diventa una sorta di bandierina, è un’azione di marketing. Genera un effetto rassicurante, perché la gente si fida di Tom Cruise e dunque di fiderà anche dell’organizzazione. Anche dalla poltrona più comoda, quella del vip, tuttavia si assistono a scene anormali che vengono normalizzate. Ma quando ne vieni fuori ti rendi conto di ciò che stava succedendo di fronte ai tuoi occhi. Con la consapevolezza del poi, Haggis ha raccontato quello che vissuto e visto negli anni”.
Vip o gente comune, non esiste una una predisposizione caratteriale per affidarsi alle sette, ci dice la dottoressa: esiste un bisogno, una fragilità. Il leader riesce a utilizzare il proprio carisma e servirsi di alcune tecniche – come l’inondazione d’amore o la spinta sui sensi di colpa – per inserire una persona all’interno di un sistema. Il gruppo tende a spingere il neofita verso una separazione con la sua vita precedente, perché questo rende ancora più fragile la persona, più desiderosa di appartenere alla nuova famiglia: “Se una persona assorbita dall’ideologia di un gruppo non mette prima i propri bisogni è chiaro che è condizionata a farlo. Osservando quello che accade dalle famiglie soggiogate da queste realtà, posso dire che le esigenze esistenziali, economiche e di salute vengono messi al secondo posto rispetto alle esigenze del leader di un gruppo. Questo significa essere completamente plagiati”.
Spostiamoci a Nara, in Giappone. Qui vive la madre di Tetsuya Yamagami, il 41enne giapponese che lo scorso 8 luglio con due colpi di pistola ha assassinato Shinzo Abe, durante un comizio. La madre di Yamagami avrebbe fatto diverse donazioni alla Chiesa dell’Unificazione, causando problemi economici alla famiglia, finita sul lastrico, costretta anche a vendere casa. In Giappone sono molto noti e discussi i rapporti tra Abe e l’organizzazione e l’ipotesi è che il legame tra Abe e l’organizzazione religiosa sia il movente dell’omicidio. “Volevo colpire i capi dell’organizzazione, ma era difficile. Così ho preso di mira Abe. Volevo ucciderlo”, avrebbe dichiarato l’attentatore durante l’interrogatorio, secondo i media giapponesi.
“Questi gruppi lavorano molto di diplomazia, mostrando la facciata filantropica.. Lo statuto, le carte, possono essere ottime. Poi la prassi di questi gruppi non viene approfondita dalle istituzioni”, dice la dottoressa Tinelli, a proposito dei legami tra le organizzazioni e i leader di importanti paesi, “Le sette religiose in Asia sono molto influenti. Quanto più hanno un’ideologia radicale, tanto più sono influenti. Sia sulle persone, sia presso le istituzioni”. Nello specifico, “la Chiesa dell’Unificazione del reverendo Moon apparentemente è promotrice di attività benefiche in tutto il mondo, ma in realtà nasconde delle modalità pericolose. Non è un caso che si siano scoperti coinvolgimenti con industrie di armi e attività poco lecite, così come raccontano alcuni ex aderenti. Uno dei più importanti fuoriusciti è Steven Hassan: è stato lui a raccontare che l’interesse della Chiesa era soggiogare le persone con una serie di controlli: dell’emozione, dell’informazione, del pensiero. Tutti diventavano soldatini che obbedivano in maniera acritica al reverendo Moon”.
di Silvia Renda
Fonte: https://www.huffingtonpost.it/cronaca/2022/07/12/news/sette_haggis_abe-9824666/
di Irene Soave
Ci cascano attori, sportivi e astrofisici. Donne e uomini, giovani e anziani: i finti «innamorati», alla fine, chiedono soldi. Il meccanismo non è raffinato. Tutto parte da un falso profilo sui social o su una app di incontri. E allora perché funziona sempre di più?
La storia degli ingannati in amore è sempre la storia di qualcun altro. Come ha fatto Flavia Vento a pensare che davvero l’uomo che la corteggiava in chat fosse Tom Cruise? Come ha potuto Pamela Prati programmare le nozze con tale Mark Caltagirone, un amore mai visto e infatti, si è scoperto dopo un anno, mai esistito? E il pallavolista Cazzaniga, «salvato» a novembre da amici che sono ricorsi alle Iene: quindici anni di messaggini, e mai un incontro, con una presunta fidanzata modella dalla malattia incurabile a cui il campione ha donato 700 mila euro; che creduloni, che stupidi, che sfigati. Le storie delle vittime di truffe affettive, un genere di inganno così frequente da essersi guadagnato questo termine tecnico – in inglese romance scam – si somigliano tutte. Almeno per chi le osserva da fuori, sicuro di non poterci cascare.
Uno schema è il più classico: il truffatore crea un profilo falso su un social o su una App di incontri. Usa foto rubate online e si finge un uomo di serie intenzioni o una donna bellissima in cerca di amore. Così contatta la vittima e la seduce in via digitale, con parole dolci o indizi di affinità che sembrano elettive; quando si è instaurato un rapporto, anche se solo remoto, il truffatore chiede denaro per problemi di salute o impossibilità a comprarsi biglietti aerei – proprio le circostanze che, guardacaso, gli impediscono di incontrare la vittima. Succede spesso. In Italia, nel 2021, sono state circa trecento le denunce di raggiri di questo tipo alla polizia postale: il 118% in più dell’anno prima. Verosimilmente ne restano sommerse almeno altrettante. Negli Stati Uniti 21 mila denunce, con una perdita media di 2.600 dollari per ciascuna vittima, solo in 12 mesi. PUBBLICITÀ
La serie Amazon Nine Perfect Strangers, uno dei successi seriali del 2021, ha tra i protagonisti una scrittrice di bestseller ingannata in questo modo (Melissa McCarthy); l’attrice Whoopi Goldberg ha condotto la serie The Con in cui raccoglie otto storie di truffe affettive. Il fenomeno, nell’anno del Covid e degli amori digitali per forza, è diventato mainstream. Un imprenditore veneziano, Claudio Formenton, a novembre è partito per la Costa d’Avorio, raccontando che andava per aiutare i missionari. In realtà volava da una ragazza conosciuta online di nome Olivia Martens, mai incontrata prima e chissà se mai esistita. Ad Abidjan è stato sequestrato per tre giorni da una gang. Liberato, è ritornato in Italia, dove ha affrontato la riprovazione della comunità. Persino il parroco della sua cittadina, Fossò, lo ha escluso dai ministri della comunione. «La gogna a cui sei sottoposto è una violenza ulteriore», sottolinea la soubrette Pamela Prati. Due collaboratrici le avevano «presentato» un uomo poi rivelatosi inesistente (anche se la dinamica della relazione resta in parte non chiarita), «e per la quantità di disprezzo che ho sentito ho pensato di togliermi la vita. Molte opportunità di lavoro sono svanite. Il telefono ha smesso di suonare. Era come se tutti pensassero che me l’ero cercata».
Claudio Formenton, imprenditore veneziano: attirato da un falso profilo è stato rapito (e poi liberato) in Costa d’Avorio
Per questo tra i reduci da questo tipo di inganno si parla anche di stupro affettivo. «Come nei casi di violenza sessuale, c’è uno stigma sulla vittima e una certa vergogna a denunciare», protesta ad esempio su Facebook un utente di Acta, un gruppo di «Azione contro le truffe affettive e il cybercrime». Il gruppo ha cinquemila iscritti, e registra un numero impressionante di ricatti, minacce, manipolazioni. Un saggio da dicembre 2021: una signora di 77 anni ha inviato 40 mila euro a un «corteggiatore»; una gang di ghanesi si spacciava per un ingegnere, e ha ottenuto 12 mila euro da un’anziana di Veroli (Frosinone); un 65enne di Montelupone (Macerata) ha dato 132 mila euro a una rumena conosciuta in chat. Solo dalle denunce del 2021, ha comunicato la polizia postale, ci sono 73 indagati. «Ma molti casi sono difficili da sanzionare», precisa il penalista milanese Andrea Mingione, che assiste l’associazione Acta. «Il tema è da sempre discusso, in giurisprudenza e in dottrina. La prima sentenza che riconduce a truffa, cioè all’articolo 640 del Codice Penale, un raggiro affettivo, è del 2019» (è la 25165 di Cassazione, ndr). (continua a leggere dopo i link e la foto) LEGGI ANCHE
I principe Giacomo Bonanno di Linguaglossa insieme con l’ex compagna Tanya Yashenko: scambio di denunce tra i due; lei gli avrebbe sottratto una Mercedes, 80 mila euro in bonifici, un B&b acquistato a nome della donna
Un altro reato a cui si possono ricondurre alcuni casi è la circonvenzione di incapace: «Se la vittima ha creduto a un personaggio inventato è possibile anche dimostrare che non è in sé». È ad esempio la tesi dei legali del principe Giacomo Bonanno di Linguaglossa, un altro caso recentemente noto. La fidanzata, la modella bielorussa Tanya Yashenko, gli avrebbe sottratto negli anni centinaia di migliaia di euro tra una Mercedes, 80 mila euro in bonifici, un B&b acquistato a nome di lei, sfruttando la sua «fragilità esistenziale». Ma tra Bonanno e Yashenko la relazione non si è chiusa, e lui alterna accuse e ritrattazioni (come dimostra l’ultima apparente rappacificazione all’inizio di febbraio, leggi qui) . «Anche molte relazioni in carne e ossa sono fondate sulla manipolazione», spiega la psicologa Lorita Tinelli, fondatrice del Centro studi sugli abusi psicologici Cesap. «Molti di noi tendono a sospendere l’esame di realtà quando si innamorano, finendo in relazioni che poi diventano come minimo non reciproche, di dipendenza». Qui la casistica si allarga, ed è più difficile sentirsi radicalmente diversi dai truffati, al netto dell’esborso economico (e neppure sempre).
L’attrice Flavia Vento: ha chattato per 6 mesi con un «vampiro» che fingeva di essere l’attore Tom Cruise (foto Getty Images)
Sono molte le storie in cui uno ama senza riserve e l’altro dà le briciole; quelle in cui uno è sposato e l’altro attende che mantenga la promessa di divorziare; le unioni fondate su reticenze, misteri, in ultima analisi bugie; insomma, riassume Tinelli, «le situazioni da cui i nostri amici ci mettono in guardia. Non bisogna sottrarsi all’esame di realtà». L’invito non viene colto quasi mai. I cari del pallavolista Roberto Cazzaniga da anni lo avvisavano che la sua «Maya», a cui lui versava migliaia di euro senza mai vederla, non esisteva. Gli sarebbe bastata una ricerca su Google Images, tre clic alla portata di chiunque, per trovare tutte le foto che lei gli mandava, e identificarla nella modella Alessandra Ambrosio. Ma ci sono volute Le Iene, e l’imbarazzo in tv, per dimostrare che dietro «Maya» c’erano la sua falsa amica Manuela Passero e una spregevole sconosciuta di nome Valeria Satta.
Il New York Times ha raccolto la testimonianza di un copywriter, Michael McAllister. Molte donne erano state contattate da uno sconosciuto che si presentava con la sua foto, e lo avevano smascherato proprio con Google Images. McAllister aveva raggiunto l’impostore su Whatsapp. «Sono un cassiere di supermercato in Brasile, col Covid ho perso il lavoro», aveva raccontato lui. «Ho una moglie e un bambino». Poi ha chiesto soldi anche a McAllister. Che non glieli ha rifiutati. Dei danni emotivi di queste relazioni, a differenza che di quelli patrimoniali, è difficile farsi risarcire per legge. Non esiste, spiega l’avvocato di Acta, un quadro normativo che ristori il trauma che un innamorato incontra quando si scopre ingannato. Nel 2013 la giornalista della Nbc Benita Alexander lavorava a un documentario sul chirurgo italiano Paolo Macchiarini, allora considerato un guru dei trapianti. Tra i due era nata una passione, culminata in una proposta di matrimonio che — prometteva Macchiarini — sarebbe stato celebrato da Papa Francesco, e atteso dai più illustri ex pazienti che il chirurgo millantava, dagli Obama a Putin. Un dettaglio, dopo mesi, aveva insospettito la giornalista: nel giorno fissato, il Papa aveva annunciato un viaggio in America Latina. Alexander aveva scoperto così che il chirurgo aveva indagini a suo carico in Italia e in Svezia. E una moglie.
La giornalista, scrittrice, produttrice e regista Benita Alexander, “truffata” da un chirurgo italiano
Avendo violato la deontologia del suo lavoro, che le vietava relazioni con gli intervistati, Alexander si trovò sola e disoccupata. La sua carriera non si è mai ripresa. Non ha avuto risarcimenti. Eppure «il danno emotivo è comparabile a quello patrimoniale». Così scrive per esempio un articolo del Journal of Psichological Research, che descrive le tecniche dei truffatori affettivi. La chiave: «Saper suscitare nella vittima forti emozioni, fondamentali nella nascita di un amore». Solo se la relazione si avvia bene, cioè, il truffatore riesce a spillare soldi. Intuire cosa una persona vorrebbe, in amore, è facile. «Gli uomini cascano in genere per truffatrici che si presentano come molto sexy. Le donne si fanno raggirare da una promessa di impegno. I profili falsi che le contattano si presentano spesso come separati o vedovi in cerca di un nuovo amore». Così spiega la filosofa catalana Montse Barderi. Il suo bestseller Se fa male, non è amore (Feltrinelli, 2018) insegna come difendersi dai «vampiri emotivi». «Noi diamo molti indizi su quel che ci sta a cuore. Sul tuo profilo Instagram, per esempio, vedo che tempo fa hai pubblicato una poesia. Oggi te la cito, come per caso. La nostra sembrerà subito un’affinità elettiva». Una poesia, una canzone del cuore, una battuta che sembra in codice: ingredienti comuni all’inizio di ogni amore, e allo stesso tempo speciali. L’avvio di una storia è cementato da questi «segnali». «Simularli non è difficile».
C’è quasi una «giustizia poetica», ironizza Barderi, in alcune storie: il truffato, come l’uomo cui Totò «vende» la Fontana di Trevi in Tototruffa (1962), è spesso segretamente avaro, e desidera accaparrarsi una fortuna — un amore magnifico, un attico in centro — senza contropartite adeguate. «L’amore da favola che ti si presenta dritto nel telefono, senza che tu abbia fatto nulla. Che sembra capirti, sana le tue inadeguatezze, ti consola, senza che tu offra lo stesso. Che mostra solo pregi. Che non ti chiede di fare progetti che snaturerebbero la tua vita. È un’aspettativa irrealistica», spiega la psicologa Tinelli. La truffa sentimentale offre cioè quelli che in psicologia si definiscono «vantaggi secondari»: i benefici che derivano da una situazione in cui non stiamo bene. Così, certo semplificando, è per certi versi l’amore esemplare di questo Secolo della solitudine – così si intitola il saggio della ricercatrice Noreena Hertz (Il Saggiatore, 2021) dedicato a una «condizione strutturale nel sistema capitalistico», l’essere soli. «In quest’epoca è un problema endemico», conferma Barderi, «e la vita sempre più digitale che conduciamo lo esacerba. Allo stesso tempo però la società non è tenera con chi non ha una relazione, e lo stigma su chi è single è forte».
Il grande astrofisico Paul Frampton finì in prigione per essersi fidato di una sedicente modella ceca conosciuta online: recuperò per lei un misterioso pacchetto, trasportando così, senza saperlo, due chili di cocaina
Secondo il filosofo contemporaneo Jean-Luc Marion la domanda «Io esisto?» è stata sostituita da «Sono amato?» L’io vede confermata la verità su di sé dall’esame delle proprie relazioni. «Sapere di averne una tranquillizza; e una relazione digitale offre questa tranquillità, lasciandoti però il controllo sulla tua vita». Lo fa sfruttando un buco nei nostri sistemi di autodifesa, cioè il cosiddetto «paradosso della fiducia». Ci espone a più rischi della diffidenza, eppure sembra indissolubile dalla natura umana. «I truffatori sono anche definiti “l’aristocrazia del crimine”. Usano preziose soft skills: fiducia, simpatia, persuasione. Non rubano: danno. Siamo noi che vogliamo credergli. Tra diffidenza e credulità, l’essere umano sceglie quasi sempre la credulità». Così scrive la campionessa di poker e psicologa russa Maria Konnikova, che ha dedicato gli studi di una vita al «gioco della fiducia»: The Confidence Game è il titolo del suo saggio più noto (Penguin, 2017), dove analizza alcune delle truffe più clamorose della storia. Quasi sempre c’è di mezzo l’amore.
La storia che più spezza il cuore è quella del grande astrofisico Paul Frampton: geniale ma timido e molto solo dopo il divorzio, convinto da una sedicente modella ceca conosciuta online, e mai vista, a recuperare un misterioso pacchetto, trasporta senza saperlo due chili di coca e finisce in prigione. Quando una cosa sembra troppo bella per essere vera, insiste Konnikova, «non è mai vera». Eppure noi ci crediamo, lasciamo il nostro numero di telefono, aspettiamo un messaggio. «Quando ci innamoriamo di un truffatore non siamo certo in cerca di inganni. Ma di magia». È un desiderio molto umano: possiamo giurare che non ne saremo vittime, mai?
Fonte: https://www.corriere.it/sette/comportamenti/22_febbraio_08/italia-mondo-sembrano-solo-cuori-truffati-ma-stupro-affettivo-aee1d3a6-84c8-11ec-93b4-bc4dd8ecb5d9.shtml
Ci sono diversi interrogativi che sorgono quando si legge la storia del Mostro di Bari. Franco Percoco massacrò il padre, la madre e uno dei fratelli, in una strage che alcuni paragonano al delitto di Avetrana. Ma le sole cose che il caso di Percoco ha in comune con quello di Sarah Scazzi sono che l’omicidio sia maturato in famiglia e che i fatti siano avvenuti in Puglia.
Mia intervista sul caso da leggere qui: