Informazioni su Lorita Tinelli

Sono una psicologa ad indirizzo clinico e di comunità, laureata presso La Sapienza di Roma. Sono iscritta dal 1998 presso l’Ordine degli Psicologi della Regione Puglia con n. 1329 Ho aquisito nel 1998 il titolo di Grafologa presso l’Università degli Studi di Urbino, con 70/70 e dichiarazione di lode e successivamente ho frequentato il Corso di Perfezionamento di Criminologia Giudiziaria e Penitenziaria presso l’Università di Bari e quello di Mediazione Familiare, Sociale e Penale. Dal 1999 sono iscritta all’albo del consulenti tecnici presso il Tribunale di Bari e da allora svolgo consulenze presso diversi Tribunali d’Italia, in qualità di CTU (Consulente Tecnico d’Ufficio) o CTP (Consulente Tecnico di Parte). Dal 1999 svolgo la libera professione e sono titolare di uno studio in cui effettuo diagnosi, colloqui di sostegno e attività di consulenza e di ricerca. Da diversi anni presto la mia collaborazione presso il Corso di Alta Formazione Ricorrente in Crimonologia Generale Applicata e Penitenziaria dell’Università di Bari, in qualità di docente. Mi interesso di studi sulla criminologia e sulla criminalistica, sulla psicologia forense e mi occupo da tempo di studi sulle dinamiche di gruppo. Nel giugno 1999, insieme ad altri studiosi, ho fondato il CeSAP, di cui sono ancora presidente pro-tempore. Nell’ambito del CeSAP presto ascolto e consulenza per l’aiuto alle vittime di controllo mentale e di abuso psicologico da parte di sette, sedicenti carismatici e gruppi a carattere totalitario. In qualità di Tutor seguo diversi tirocinanti nel loro percorso formativo e di ricerca. Collaboro da sempre con Istituzioni pubbliche e private, anche realizzando ricerche su fenomenti emergenti quali: il disagio giovanile, il mobbing, i giovani e l’esoterismo, la cultura dello sballo, …. Sono socio fondatore e membro della redazione dell’Osservatorio di Psicologia nei Media e socio ordinario dell’associazione di categoria Altra Psicologia, di cui condivido intenti ed interessi. Dal 2010 sono Socio Onorario dell’associazione La PEC – sezione Lecce (laboratorio di esame e contro esame permanente) Nel mese di giugno 2011 ho fondato assieme ad altri professionisti lo Studio Socio-Psico-Pedagogico Adelante Dal 2011 sono una International Affiliate of the American Psychological Association (APA)

Uniba giornata di studio EPISTEMOLOGIE CONTROVERSE. PSEUDOSCIENZA E LIBERTÀ 24/11/2023

Oggi torno a casa con alcune esortazioni:

1) continua a formarti
2) mantieni sempre alto il senso di responsabilità per quello che fai
3 frequenta sempre persone che possono farti crescere professionalmente e personalmente
4) ricerca la bellezza e contribuisci a crearla
5) sii sempre autentica
6) sii grata alla vita e agli incontri che ti permette di fare

Sembra cosa semplice, ma io ci lavoro ogni giorno, respirando a pieni polmoni l’aria che eventi come quello di oggi mi permettono di respirare. Grazie!
Uniba giornata di studio EPISTEMOLOGIE CONTROVERSE. PSEUDOSCIENZA E LIBERTÀ organizzata dal Master di Psicologia Giuridica e dal CeSAP

Una giornata studio per sensibilizzare sui rischi delle pseudoscienze

Una giornata studio per riconoscere gli inganni e le trappole delle pseudoscienze. In un momento in cui le notizie non accurate o inventate di sana pianta proliferano sul web e si diffondono con estrema rapidità sui social è importante intervenire per dare la giusta interpretazione ai fenomeni e per fornirsi dei giusti strumenti per poter riconoscere gli imbrogli.

È questo l’animo con cui il Cesap, Centro studi sugli abusi psicologici, in collaborazione con il Master di Psicologia giuridica e neuropsicologica e forense dell’Università “Aldo Moro” di Bari e con il patrocinio dell’Ordine degli Psicologi di Puglia e dell’Università di Bari ha deciso di organizzare la giornata Studio dal titolo “Epistemologie controverse: pseudoscienza e libertà”, venerdì 24 novembre 2023, a partire dalle ore 8,30 nell’aula G. Contento dell’Università di Bari in piazza Cesare Battisti, 1.

L’ingresso è libero e possono parteciparvi tutti coloro che sono interessati all’argomento, che vogliano saperne di più e che abbiano delle curiosità da soddisfare. Alla fine di ogni sezione è previsto il dibattito durante il quale i relatori possono rispondere alle domande dal pubblico.

Durante la giornata sarà disponibile un opuscolo redatto dal dott. Luigi Corvaglia, con prefazione e conclusioni della dott.ssa Lorita Tinelli, riguardante il complottismo di Qanon. Il testo si propone di rendere evidenti le dinamiche oggi presenti nella società attuale. Il libro presenta in copertina uno dei disegni di Roberta Repetto, aiuterà a costituire un fondo per il sostegno alle vittime degli abusi psicologici

“Il Cesap da anni sensibilizza sulle pseudoscienze e su tutte le pratiche e modalità poste in essere per creare acquiescenza nell’individuo, impedendogli di autodeterminarsi. Quest’anno abbiamo pensato di realizzare questo progetto con la prof.ssa Curci, direttrice del master di II livello di Psicologia Giuridica e neuropsicologia forense dell’Università di Bari. Assieme a validi relatori discuteremo sull’etica delle pseudoscienze e sulle pratiche controverse, indagando i vari campi che facilitano la loro espansione, sollecitando consapevolezze e nuovi processi di pensiero per riconoscerne il pericolo e per difendersi – afferma la presidente del Cesap, dott.ssa Lorita Tinelli -. Ma anche attiveremo un dialogo con le istituzioni presenti, volto alla creazione di solide reti per il sostegno delle persone colpite da esperienze settarie, ma anche per un effettivo cambiamento culturale e di approccio a questo fenomeno”

Riconoscere uno psicopatico

Come riconoscere uno psicopatico in 20 passi

Entrare in una relazione con uno psicopatico è molto più frequente di quanto si possa immaginare. Alcuni psicopatici sono più facili da identificare, rispetto ad altri che mantengono le parvenze della ‘normalità’.

Una delle caratteristiche fondamentali dello psicopatico è quella di distruggere la vita del proprio partner o affiliato in innumerevoli modi. Il comportamento disfunzionale dello psicopatico può derivare dalla sua incapacità di distinguere la realtà dalle proprie illusioni e dalla realtà alternativa che crea. In alcuni casi, lo psicopatico mostra il suo vero volto solo quando è solo con la vittima, il che rende difficile per la vittima dimostrare l’abuso subìto.

La psicopatia non esiste più come diagnosi nel DSM-V, ma gli psicopatici possono rientrare nel Disturbo Antisociale della Personalità (TPAS). Segni e sintomi del TPAS sono: ripetuta violazione della legge, ripetuti comportamenti dissimulanti e ingannevoli, impulsività e incapacità di fare progetti, irritabilità e aggressività, incapacità di percepire il pericolo, violazione dei diritti degli altri, comportamento irresponsabile e mancanza di rimorso.

Lo psicologo forense Robert Hare ha creato la lista di controllo della psicopatia. Contiene un elenco di caratteristiche valutate da 0 a 2 (0 per l’assenza dell’oggetto, 1 per la presenza parziale dell’oggetto e 2 per la forte presenza dell’oggetto). Un punteggio a partire da 30 indica la presenza di psicopatia. È interessante notare che nel recente passato il punteggio era considerato 24.

Ecco le caratteristiche/item della scala della psicopatia di Hare:

1. Problemi comportamentali precoci: la maggior parte degli psicopatici ha un’infanzia complicata o difficile. Più grave è il trauma e l’abuso, maggiore è la possibilità che l’individuo sviluppi una psicopatia. Questo elemento è più un indicatore congiunturale. La psicopatia è genetica, il che significa che diversi membri della stessa famiglia la avranno, insieme ad altri disturbi della personalità del gruppo B: ciò spiega la presenza di disfunzioni nella famiglia. D’altra parte, ci sono psicopatici che non hanno avuto un’infanzia difficile e, di conseguenza, non sviluppano comportamenti criminali ma instaurano relazioni tossiche.

2. Delinquenza giovanile: molti psicopatici hanno avuto problemi con la giustizia fin dall’adolescenza. Sfruttavano gli altri, erano aggressivi, vittime di bullismo e si comportavano senza scrupoli, senza preoccuparsi delle conseguenze.

3. Emozioni superficiali: lo psicopatico non ha emozioni profonde o forti. Di solito è freddo e disinteressato agli altri. Questa è la loro vera identità che nascondono alla società, indossando la maschera del fascino e del carisma.

4. Megalomania: gli psicopatici tendono a parlare di sé utilizzando un registro di grandomania: quello che fanno è speciale e loro sono speciali. Tutti gli psicopatici mostrano caratteristiche del narcisismo e spesso possono essere doppiamente diagnosticati anche con questo disturbo.

5. Mancanza di empatia: non importa quante volte spieghi allo psicopatico come ti ha ferito, il rimorso non apparirà mai. Non importa cosa o chi abbia distrutto, lo psicopatico non può entrare in empatia con i sentimenti di un’altra persona.

6. Astuzia, fascino e carisma: lo psicopatico è molto astuto e può ingannare molte persone. Serial killer psicopatici come John Wayne Gacy e Ted Bundy erano noti per questa caratteristica.

7. Stile di vita parassitario: gli psicopatici sono spesso finanziariamente dipendenti dagli altri e mancano di autodisciplina. Usano gli altri per mantenersi e trovano sempre una scusa per non poter soddisfare i propri bisogni.

8. Bisogno costante di stimoli: gli psicopatici sono spesso annoiati e cercano il brivido. Sono disposti a correre dei rischi pur di provare qualcosa di forte, solitamente pericoloso. Non hanno la capacità di portare a termine i progetti perché si annoiano molto facilmente.

9. Mitomania o menzogna patologica: lo psicopatico mente a chiunque, in qualsiasi momento. Le bugie possono essere rilevanti o insignificanti e lo psicopatico non sembra riuscire a smettere di dirle. Le bugie possono essere significative – per nascondere il proprio comportamento – o prive di significato, nel qual caso si tratta di mitomania o pseudologia fantastica.

10. Carattere manipolatore e astuto: lo psicopatico sfrutterà chiunque se lo aiuta a raggiungere i suoi obiettivi. Gli psicopatici sono spesso truffatori emotivi e/o finanziari e hanno un’insolita capacità di mistificare. Non pensano mai all’impatto che il loro comportamento possa avere sugli altri, concentrandosi solo sulla propria “vittoria”. Conquistare uno psicopatico significa dominare gli altri nel modo più completo possibile.

11. Mancanza di controllo: lo psicopatico non riesce a controllare la rabbia, la frustrazione, l’impazienza o altre emozioni che potrebbe provare. Non pensano alle conseguenze e lasciano che le loro emozioni dominino tutto. Per questo motivo, lo psicopatico spesso minaccia, molesta, perseguita e mette in pericolo gli altri.

12. Mancanza di rimorso e senso di colpa: lo psicopatico non è mai veramente dispiaciuto per ciò che ha fatto e non si sente mai in colpa. Non capisce come il suo comportamento faccia sentire gli altri. È completamente privo di empatia e prova disprezzo per le persone che ha ferito, invece che senso di colpa.

13. Promiscuità: gli psicopatici di solito hanno un gran numero di partner sessuali. Se sposato, lo psicopatico raramente è fedele. I rapporti sessuali dello psicopatico sono completamente privi di sentimento e tendono a non durare più di qualche appuntamento. Sono orgogliosi delle loro conquiste e se ne vantano. Non si arrendono allo stupro.

14. Mancanza di obiettivi: lo psicopatico non può creare obiettivi realistici. Tende a spostarsi da un lavoro all’altro, da una persona all’altra, da un luogo all’altro, perché non riesce a formulare un piano da seguire.

15. Impulsività: lo psicopatico agisce senza pensare e senza pianificare, lasciandosi dominare dall’emozione presente in quel momento. Non tiene conto delle possibili conseguenze o alternative.

16. Mancanza di responsabilità: gli psicopatici non possono onorare le loro promesse e obblighi. Possono dimenticare di pagare le bollette, possono ignorare i piani fatti con altri e possono ignorare i contratti firmati. Quando vengono confrontati sui loro errori, non possono accettare la loro parte di responsabilità.

17. Incapacità di assumersi la responsabilità delle proprie azioni: lo psicopatico negherà di aver mai fatto qualcosa di sbagliato e cercherà di manipolare chi lo circonda per nasconderlo.

18. Molti matrimoni e relazioni brevi: dovuti all’impulsività e all’impossibilità di onorare gli impegni.

Se sei entrata/o nelle maglie di una persona che risponde a queste caratteristiche, chiedi immediatamente un aiuto professionale, per poter divincolarti. Liberarsi da uno psicopatico, non ha prezzo.

Come comprendere se hai aderito ad un gruppo on line a deriva settaria?

di Kellie Scott

Gruppi di studio online - Blog - Federica Web Learning

Quando Rae era incinta del suo primo figlio, si è unita a un gruppo online per la sicurezza dei seggiolini auto per chiedere dei consigli.

Mentre le venivano offerte informazioni utili, si sviluppava qualcosa che descrive come una “corrente sotterranea di cattiveria” guidata da un “esercito di seguaci simili a una setta” nel gruppo.

Dice che anche le persone che condividono qualche utile informazione rischiavano di essere “fatte a brandelli” e “bombardate con sproloqui e accuse” se un membro di quel sottogruppo lo riteneva giusto.

Non stiamo suggerendo che il gruppo a cui si è unita Rae fosse un vero culto.

Ma ci sono elementi in alcune comunità online che risuonano come “gruppi di controllo totale“, spiega Martine Kropkowski, ricercatrice di grado superiore presso l’Università del Queensland, che sta esaminando il ruolo che il linguaggio e le narrazioni generate dalla comunità svolgono nel costringere e controllare i membri di organizzazioni di tipo settario.

Usare troppo la parola setta sminuisce davvero le pratiche molto dolorose e dannose dei culti reali e dobbiamo tenerne conto“, avverte.

Ma nel contesto delle comunità online problematiche, Kropkowski afferma che “c’è qualcosa che vale la pena approfondire“.

Quando le persone usano lil concetto di setta universale si riferiscono a un gruppo che mostra uno o alcuni di quei metodi che comunemente vediamo in quel gruppo di controllo totale di ciò che chiamiamo appunto setta“.

Quindi quali sono questi metodi e come li riconosciamo quando tutto ciò che vogliamo è crogiolarci nell’amore e nel sostegno di una comunità che la pensa allo stesso modo?

In quanto settore non regolamentato, chiunque può svegliarsi domani e definirsi un life coach, indipendentemente dal fatto che sia addestrato ed esperto o meno.

Cosa intendiamo quando ci riferiamo alle parola setta o settario?

Una setta è un tipo di gruppo sociale che utilizza metodi strategici per attrarre membri, mantenere la propria ideologia e costringere e controllare i membri a fare ciò che vuole il leader, spiega Kropkowski.

Potresti aver visto tutto questo in uno dei tanti documentari sulle sette disponibili sui servizi di streaming in questi giorni, dove di solito c’è un leader carismatico.

Ciò può sembrare diverso nei gruppi online, spiega Kropkowksi, perché “non sempre hanno un leader di riferimento“.

Ella sostiene che i culti di solito abbiano un gergo che non ha significato al di fuori del culto, sfruttano i membri per il lavoro o le finanze, limitano i diritti umani fondamentali, limitano l’accesso ai propri cari e hanno alti costi di uscita (non necessariamente finanziari).

Un membro mostrerà spesso questa febbrile devozione e lealtà in una sorta di performance“, dice la dottoressa Kropkowski.

Le comunità online che manifestano una deriva settaria potrebbero non avere tutti questi tratti, ma esibire una qualche forma di manipolazione psicologica o emotiva.

Margarit Davtian è una sopravvissuta a una setta ed è una educatrice che lavora a Los Angeles.

Ella usa la sua esperienza e il suo background in psicologia applicata sul comportamento dei consumatori per far luce sulla psicologia delle sette attraverso il suo podcast, “Conscious Revolution“.

Le comunità settarie che ha incontrato includono gruppi di salute e benessere, comunità di auto-aiuto, pagine di fan, truffe di coaching e marketing multilivello.

Come il gruppo per la sicurezza dei seggiolini auto a cui Rae si è unita, la signora Davtian dice: “Ho visto anche i gruppi genitoriali e di educazione dei figli diventare delle sette in cui viene promossa una rigorosa filosofia genitoriale con rigide linee guida“.

Anche qualcosa di così innocuo come l’acconciatura dei capelli può attrarre seguaci che chiudono brutalmente opinioni diverse.

Bonnie Duncan dice che quello che pensava fosse uno spazio online per imparare a domare le sue ciocche era più “come una religione“.

La Queenslander di 30 anni dice che se qualcuno postasse dei metodi al di fuori di quelli raccomandati dal gruppo, sarebbe “fatto a pezzi“, aggiungendo che l’atmosfera era “davvero tossica“.

Una comunità online sana e solidale è aperta al feedback dei suoi membri e abbraccia punti di vista opposti, afferma Davtian.

“Mentre una comunità settaria darà la priorità alla lealtà di gruppo rispetto al pensiero critico e demonizzerà i punti di vista opposti“.

Cosa sapere sui gruppi di supporto online

Ecco cosa cercare per rendere l’esperienza dei gruppi di supporto online il più vantaggiosa possibile.

I segnali da cercare

Anche se le conseguenze di far parte di una comunità online un po’ settaria potrebbero non essere così devastanti come l’adesione a una vera e propria setta, la signora Davtian afferma che le persone possono ancora sperimentare un benessere mentale, emotivo e persino fisico compromesso.

Le persone possono tagliare i legami con la famiglia e gli amici che non condividono le opinioni del gruppo o sperimentare una perdita di sé e dell’identità, avverte.

Rae è ancora un membro del gruppo per la sicurezza dei seggiolini auto. Ha le notifiche disattivate e lo usa solo quando cerca consigli specifici.

La dottoressa Kropkowski afferma che il modo migliore per determinare se un gruppo ha qualche tratto cultista è quello di chiedere se in esso vi sono molte richieste.

Ci uniamo ai gruppi perché siamo creature sociali e desideriamo appartenere“.

Se ti senti bene quando sei lì e quel gruppo non ti fa alcuna richiesta, allora è probabilmente sia un gruppo sano“, dice.

Se, tuttavia, richiede un impegno finanziario, fa richieste sociali o dice che dovresti esibirti e comportarti in un certo modo, ciò potrebbe essere preoccupante, afferma Kropkowski.

Questo gruppo ti sta chiedendo di odiare o ostracizzare un gruppo di persone o comportamenti?” lei dice.

Sarebbe una grande bandiera rossa.”

La signora Davtian afferma che si può essere coinvolti in una comunità online “senza unirsi al loro culto mantenendo sani confini e praticando una sana dose di dubbio e scetticismo“.

Non andare fino in fondo. Prendi quello che ti serve, lascia il resto.”

Fonte: https://www.cultnews101.com/2023/08/is-your-online-community-little-bit.html?fbclid=IwAR0NCbvYKo48TlNuw6KNz348-w9pl7bbuwNvgfgLwuv9rBh7sH8ySff3MWw&m=1

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Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

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Perché improvvisamente siamo tutti ossessionati dalle sette?

Le sette sembrano un fenomeno distante, quasi storico, ma secondo l’autrice del seguente articolo, Beth Lewis, questa affermazione non potrebbe essere più lontana dalla verità

di Beth Lewis

Francia: i vescovi contro le derive settarie - SettimanaNews

I culti sono un terreno fertile per infiniti documentari, film, programmi TV, libri, tanto su Netflix ogni mese circa viene fuori una serie su questo argomento. Ma perché?

Il fascino per le sette è simile a quello che hanno per noi le storie dei serial killer e del vero crimine, amiamo guardare gli estremi dell’umanità da uno spazio sicuro dietro uno schermo televisivo o una pagina di un libro e pensare, questo non potrebbe mai succedere a me.

Questi leader di sette diventano celebrità macabre. Charles Manson. David Koresh. Keith Ranière. È incredibile pensare che questi leader abbiano fatto il lavaggio del cervello a migliaia di persone privandosi di tutto ciò che avevano, con il pretesto di aderire ad una comunità.

In alcuni casi, questi culti creano effettivamente intere comunità da soli.

Osho, chi era - Cure-Naturali.it
Osho

Rajneeshpurum era una città costruita nell’Oregon, negli Stati Uniti, dal movimento Rajneesh guidato da Bagwhan Shree Rajneesh (altrimenti noto come Osho). Il documentario di successo di Netflix Wild Wild Country descrive in dettaglio la sua ascesa, l’espansione e il crollo, incluso il più grande caso di bioterrorismo interno negli Stati Uniti.

Per uno scrittore è difficile resistere all’attrazione di una narrativa di culto e per gli spettatori, difficile non seguire un episodio dopo l’altro, soprattutto quando il culto in questione presenta volti riconoscibili.

HBO producing documentary on Upstate NY 'sex cult' NXIVM - syracuse.com
In foto Keith Ranier e Alison Mack

NXIVM è uno delle sette più discusse del momento. Ha così conquistato il mondo che, dalla sua scomparsa nel 2018, è stato realizzato un numero record di documentari, film, libri e podcast su di esso. The Vow e Seduced: Inside the NXIVM Cult sono le due docuserie più popolari e offrono diverse prospettive sul culto. Entrambi, tuttavia, menzionano la strana ossessione del leader Keith Raniere per la pallavolo notturna.

Quello che era iniziato come un MLM di auto-miglioramento (sistema di marketing multilivello, un moderno equivalente di uno schema piramidale ed una classica modalità d’azione dei culti) si è concluso con i raid dell’FBI, gli arresti e una condanna a 120 anni di carcere per Raniere.

NXIVM aveva manuali segreti, sottogruppi esclusivi, raccolte di “dossier” e, naturalmente, membri famosi. Le celebrità danno credibilità ai culti e aiutano nel reclutamento, e in NXIVM il tutto avveniva grazie ad Alison Mack. Ella ha interpretato Chloe Sullivan in Smallville e ha usato il suo status per reclutare donne nel DOS, un gruppo segreto che Mack pubblicizzava come un “gruppo di empowerment femminista” ma in realtà era un gruppo sessuale fondato sul binomio padrone/schiavo dove Raniere era il padrone.

Il prezzo di entrata era estremo. I membri dovevano consegnare materiali imbarazzanti o incriminanti e, cosa più scioccante, essere marchiati con un simbolo composto dalle iniziali di Raniere e Mack.

NXIVM ha cercato di reclutare dei vertici di Hollywood, ma con l’eccezione di Mack, NXIVM ha avuto poca influenza su Hollywood.

Heaven's Gate Cult Member Recalls Bizarre House Rules - YouTube
In foto Marshall Applewhite e Bonnie Nettles

Quando si tratta di culti, per me non c’è nessuno più affascinante di Heaven’s Gate, che è servito da ispirazione per il Golden Door Group nel mio romanzo Children of the Sun. Un recente documentario, Heaven’s Gate: The Cult of Cults, ha esplorato il gruppo e le sue convinzioni, la traiettoria e la fine del suicidio di massa nel 1997.

Esso fu fondato nel 1974 da Bonnie Nettles e Marshall Applewhite. Erano fan di Star Trek e credevano che se fossero morti sarebbero saliti a vivere per sempre su un’astronave dietro la cometa Hale-Bopp.

Heaven’s Gate non ha seguito il percorso di un culto tradizionale continuando ad espandersi, diventando più estremo e alla fine implodendo. Nel 1976 smisero di reclutare e vissero uno stile di vita monastico. Niente droga, niente sesso, niente reclutamento. Che tipo di culto era questo?

Le sette sembrano un fenomeno lontano, quasi storico. Ma non lo sono. In questo momento si parla di un culto estremo in Kenya dove oltre 200 persone sono morte digiunando, credendo che sarebbero arrivate in paradiso più velocemente.

Kenya, setta del digiuno: riesumati 275 corpi morti di fame | Erano  convinti di poter incontrare Gesù in paradiso | Mancano ancora 356 vittime  - Il Riformista
Immagine del ritrovamento di alcuni corpi dei fedeli della setta del digiuno

Recentemente, tramite il documentario della BBC, A Very British Cult, il gruppo di life coaching The Lighthouse è stato smascherato come un setta pericolosa e sembra che molti culti pericolosi abbiano iniziato in modo abbastanza innocente il proprio percorso.

Fonte: https://www.huffingtonpost.co.uk/amp/entry/why-are-we-suddenly-all-obsessed-with-cults_uk_6481d381e4b04ee51a92f3ec/?fbclid=IwAR2Avk6xTtEcp1vFqqPeJbKL2JQKc_esyzzGFMO_ghAbZg5TXVrkI_15pPM_aem_th_ASZeBJ1n2ZV0EyUf5Qbna6urnONyEjwltUFA3X71Em9jEL-JML7F1ouGvg8ngyfXJFA

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Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

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L’impatto psicologico sui bambini che crescono nelle sette

Ho appena visto l’ultima serie di docu di Netflix “Come diventare un leader di una setta?” e mi ha fatto piacere osservare che le immagini dela setta in cui sono cresciuta vi compaiono con frequenza, perché significa che è indubbiamente e ampiamente riconosciuta come tale. Le immagini familiari del leader della setta che fa “darshan energetici” (la cosiddetta trasmissione di energia) con i suoi discepoli, che a loro volta sembrano assolutamente beati, sono state progettate per ritrarlo come qualcuno che detiene poteri speciali e che cura istantaneamente la sofferenza delle persone.

Indottrinamento fin dalla tenera età

L’indottrinamento dei bambini nelle sette differisce da quello degli adulti in quanto i bambini sono estremamente vulnerabili all’influenza degli adulti – sono persone che ammirano, specialmente i loro genitori. I cervelli dei bambini si stanno ancora sviluppando e sono come spugne, che assorbono il mondo che li circonda, il mondo degli adulti che creano l’ambiente in cui esistono. Tutto quello che hanno la possibilità di conoscere.

Le richieste del leader del culto vengono sempre per prime

Chi è Luca Lorenzoni - Extended Version - Luca Lorenzoni Trainer - Your  Trainers Group - YouTube

Nelle sette, il leader o la dottrina della setta ha sempre la priorità su qualsiasi altra cosa. Il bambino che cresce in una setta non sarà mai al centro dell’attenzione nel mondo dei suoi genitori, perché molto probabilmente essi saranno totalmente centrati con il leader della setta e con le richieste della setta. Queste richieste sono generalmente grandi e irraggiungibili perché è probabile che il leader sia altamente perfezionista, insaziabile e persecutorio verso coloro che non soddisfano i suoi ideali. Inoltre, un leader di setta impiegherà tattiche di paura con i propri discepoli e li manterrà in uno stato di perpetua adorazione nei suoi confronti e vergogna nei confronti di se stessi. In questo stato di paura, vergogna e di totale preoccupazione per un altro, non c’è spazio per le richieste adeguate all’età di un bambino che ha effettivamente bisogno delle cure e dell’attenzione dei genitori.

“Non ho bisogno”

Un bambino che cresce in una setta impara a non avere bisogni perché impara presto che questi non contano. Per sopravvivere nella setta e ottenere qualche briciola di attenzione dai suoi genitori, non avrà altra scelta che conformarsi alle richieste del leader, cercare di adattarsi il più possibile e scavalcare i suoi naturali bisogni di sviluppo. Ciò significa che il bambino perderà i normali stadi di sviluppo, se non anche l’istruzione e le normali interazioni con i coetanei a causa della natura insulare e isolata della maggior parte delle sette.

Isolamento e abusi

Ascolto e testimonianza del minore sospetta vittima di abuso sessuale. La  normativa e la prassi. | Studio Legale De Lalla

Mandare un bambino a scuola significa interagire con il mondo esterno, che la maggior parte delle sette trova minaccioso. A seconda di quanto si isoli una setta, fornirà la propria istruzione, farà interagire i bambini solo con altri bambini della setta e si assicurerà che non ci siano influenze esterne che potrebbero portare il bambino a mettere in discussione la sua educazione.

Tenere una bambina isolata dalla società la rende anche vulnerabile agli abusi: sessuali, fisici, spirituali, emotivi e psicologici. I gruppi isolati creano le proprie regole e decidono cosa è giusto o sbagliato. Nella setta in cui sono cresciuta, ad esempio, i bambini e gli adolescenti venivano visti e trattati come adulti. Ciò significava che dovevamo lavorare per lunghe ore, adorare e meditare con gli adulti. Ciò significava anche che la scuola era minima e non esisteva una censura adeguata all’età per le cose per soli adulti. Il leader della setta – un maestro illuminato autoproclamato – era visto come un esperto nell’educazione dei bambini, nonostante non avesse figli o non sapesse nulla sullo sviluppo del bambino.

Se il leader della setta perdona un comportamento inappropriato, dannoso o addirittura criminale, allora i suoi discepoli colludono perché tutto ciò che conta è ciò che pensa il leader. La sua verità conta al di sopra di tutte le verità, e lui/lei è sempre al di sopra delle regole e delle norme sociali, inclusa la legge. In queste circostanze, i bambini sono estremamente vulnerabili ai predatori.

L’oggettivazione dei bambini

È allarme per la depressione tra i giovani, negli Usa psicofarmaci a 14  milioni di bambini - DIRE.it

Nelle sette, i bambini sono visti come un inconveniente o usati come mezzi per far crescere la setta. In entrambe le situazioni, i bambini sono visti come oggetti e non incoraggiati a sviluppare la propria identità. Nelle sette, niente è nel migliore interesse di un bambino. Tutto è nel miglior interesse del leader e dell’organizzazione. Nonostante questo fatto ben noto, i leader di setta faranno sembrare che tutto ciò che fanno sia per il tuo bene e per il bene dei tuoi figli, anche se ci sono molte prove del contrario (vedi “Gaslighting” di seguito). Ti faranno annullare i tuoi dubbi, mettere in discussione la tua sanità mentale e rinunciare a tutto ciò che hai, compresi i tuoi figli, al servizio del “bene superiore“. Questo “bene superiore” ha pochissimi vincitori, che di solito sono il leader e la sua cerchia ristretta.

Gaslighting

Gaslighting: cos'è e come riconoscerlo - Metropolitan Magazine

Una caratteristica centrale dei culti è il gaslighting, un termine coniato dal film “Gaslight” in cui una giovane donna viene manipolata dal marito facendole credere che sta per cadere nella follia. I culti lo fanno su larga scala, il che è progettato per mantenere i propri discepoli o seguaci in uno stato di dubbio perpetuo sulle propri opinioni e seguire le opinioni e le idee del leader del culto. È un esercizio per mantenere il potere sugli altri e abdicare a qualsiasi responsabilità per le proprie azioni. Ad esempio, nel culto in cui sono cresciuta, l’autoproclamato maestro illuminato attribuiva tutta la sofferenza personale ai suoi discepoli e non si assumeva mai alcuna responsabilità. Ciò si estendeva allo sfruttamento sessuale, finanziario e psicologico del “suo popolo“, compresi i bambini. Interrogato, diceva che non ti eri arreso abbastanza a lui e che questa era la ragione della tua sofferenza.

In partenza

Famiglie spaccate dalle sette «Uscirne è quasi impossibile» | L'Arena

Quando il bambino crescerà e avrà la fortuna di lasciare il culto, dovrà affrontare un lungo processo di ricostruzione o recupero della propria identità. Tutto ciò che è è stato attribuito al culto o esiste a causa del culto. A volte, quando un ex bambino sceglie di andarsene, la sua famiglia non vuole avere niente a che fare con lui. Oppure potrebbe aver bisogno di interrompere i contatti con la sua famiglia per sopravvivere psicologicamente.

Il processo di recupero

Creare una setta religiosa in 7 mosse | Lega Nerd

Il recupero delle sette è un processo lungo e impegnativo che richiede il giusto supporto. È consigliabile trovare un gruppo di persone affini che condividano background simili, così come trovare un terapista esperto e ben informato su questo tipo di lavoro. Spiegare alle persone quello che hai passato non è mai facile. Gli ex membri di setta e coloro che sono cresciuti nelle sette possono provare molta vergogna per il loro passato e avere difficoltà ad articolare ciò che hanno passato. Alla maggior parte delle persone manca una reale conoscenza di cosa significhi vivere in un gruppo ad alto controllo e dei suoi effetti.

Riconquistare la propria mente e fissare i confini

Coloro che sono nati o cresciuti nelle sette avranno spesso bisogno di imparare o reimparare a vivere nella società. Sebbene i culti varino in termini di isolamento e ristrettezza dei loro membri, l’indottrinamento dei bambini è così profondo che ci vorrà molto tempo per ritrovare la propria mente, imparare a pensare con la propria testa e avere le proprie opinioni. Ciò si estende alla conoscenza delle proprie preferenze, desideri e bisogni. Poiché avere i propri pensieri e opinioni era disapprovato o addirittura pericoloso, ci vuole tempo per ritrovare un senso di sicurezza nel fare cose normali, avere preferenze personali e persino sentirsi autorizzati allo spazio personale. Crescere in un ambiente in cui nulla ti appartiene, tutto il pensiero è fatto per te e lo spazio personale non è una cosa, ha grandi implicazioni nella vita successiva quando si tratta di stabilire confini personali.

Sam Jahara è una psicoterapeuta registrata UKCP e supervisore clinico. Ha esperienza nel lavorare con gruppi e con coloro che hanno subito alta influenza da singoli individui, famiglie e organizzazioni. Ha anche parlato della sua esperienza personale di persona cresciuta in una setta in recenti interviste pubbliche.

Fonte: https://www.brightonandhovepsychotherapy.com/blog/the-psychological-impact-on-children-who-grow-up-in-cults/?fbclid=IwAR00QZQOd1KiZX3PT8HXHNMjuf4ZcQJLA-20bv_wu2TRCuIxV64ZEWfobUw

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Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

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“La manipolazione delle sette è sempre viva. Ma siamo in un limbo”

Intervista di Angela Leucci a Lorita Tinelli su Il Giorno del 28 Luglio 2023

Sebbene le vicende dei grandi leader carismatici dei movimenti religiosi settari, criminali o no, siano nel passato, l’argomento resta d’attualità. La manipolazione esiste ancora in forme certamente più sottili, in realtà dagli epiloghi meno eclatanti. E i media continuano a parlarne. È disponibile su Netflix la serie documentaria “Come diventare leader di una setta”, che ricorre alle figure storiche di Osho, Charles Manson, Jim Jones, David Koresh, Marshall Applewhite e altri. La fine della storia dei loro movimenti religiosi continua a sollevare interrogativi e insinuare dubbi, tra omicidi, suicidi di massa e organizzazioni di arsenali: tuttavia non è solo l’epilogo di queste storie a interessare, ma il modo in cui ci si è arrivati.

A gennaio 2023 è uscito il libro “7 – Sette e manipolazione mentale”, scritto da Lorita Tinelli e Marzo Marzari, che tratta “della manipolazione mentale che alcune persone, i leader che ne sono a capo, riescono efficacemente a operare su centinaia di vittime”. Marzari è un avvocato penalista, che nel corso della sua carriera ha difeso le vittime di diverse sette, mentre Tinelli, che è qui intervistata da IlGiornale.it, è una delle massime esperte italiane di manipolazione mentale, è psicologa e fondatrice del Cesap (Centro Studi sugli Abusi Psicologici).

Sette e manipolazione mentale

Dottoressa Tinelli, perché, secondo lei, a distanza di molto tempo dalla Manson Family, Jonestown, Waco o Heaven’s Gate si continua a parlare di questi argomenti?

“Perché è un argomento che, al di là dei casi eclatanti come quelli che ha citato, continua a mietere vittime. Ci sono ancora situazioni, anche nella nostra Italia, di persone che in estremi casi hanno perso la vita aderendo a queste realtà, oppure che hanno abbandonato la famiglia, effettuato cambiamenti radicali, repentini, interrompendo quello che era il proprio percorso evolutivo”.

Quindi?

“Quindi i casi esistono, nessuno prende, soprattutto in Italia, provvedimenti dal punto di vista istituzionale – non esiste una legge sulla manipolazione mentale, ma paradossalmente la manipolazione mentale esiste. Fino a che non si affronterà con coscienza questo fenomeno, continueremo a parlarne sempre perché ci sarà sempre”.

Avete deciso di dedicare il libro a Roberta Repetto. Come mai questa scelta?

“La scelta è legata al fatto che il caso eclatante di Roberta Repetto è un esemplificazione di ciò che avviene all’interno delle dinamiche settarie”.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 3 persone, persone che studiano e testo

Cioè?

“Roberta era una giovane donna, intelligente, laureata, piena di passioni, così la descrivono i suoi famigliari e le persone che l’hanno conosciuta, gradualmente mise la sua vita nelle mani di un guru, fino a far decidere a questo signore le sorti della sua cura rispetto a un melanoma. Lei si è trovata a essere operata da un medico chirurgo su un tavolo di cucina, all’interno di un centro olistico senza anestesia e senza la necessità di un esame istologico, proprio perché il guru sosteneva che, attraverso le proprie energie emanate dal terzo occhio, quell’operazione andava eseguita in quel modo e tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi”.

E poi?

“Roberta ha creduto questo fino a quando non ha chiuso gli occhi per sempre: fino all’ultimo momento ha creduto che tutto quello fosse un preludio della sua guarigione. Si era totalmente affidata. Abbiamo deciso di dedicarle questo libro, pensando alle tante persone che hanno perso la libertà o rischiano di perdere la vita, ci è sembrato di poterle rappresentare tutte in questo modo”.

L’assedio, il fuoco, l’attesa dell’Apocalisse: che cosa accadde a Waco

Quali sono le caratteristiche comuni ai cosiddetti leader carismatici di una setta?

“Una delle caratteristiche è la voglia di potere sugli altri, anche economico, e anche il sadismo quasi innato, perché non si fermano neppure quando vedono la propria vittima sofferente. E c’è anche l’autoproclamazione, il sentirsi superiore agli altri, pieno di titoli e di eventuali poteri che gli altri non hanno”.

E cosa muove le persone ad aderire a una setta?

“Il bisogno di essere accolti, di appartenere, di avere una relazione con una nuova famiglia capace di riconoscere le necessità, e il senso di sicurezza. Queste sette vanno a soddisfare questi bisogni primari, tanto che poi l’adepto finisce per vedere più gli aspetti positivi rispetto a quelli negativi della situazione, arrivando a non riconoscerli affatto”.

Tuttavia la stessa parola “setta” fa paura a molte persone.

“Il termine, giornalistico, cerca di spiegare l’esistenza di un gruppo di dinamiche relazionali in cui ci si distacca dal mondo e si segue un leader. Queste dinamiche settarie che agiscono in questo modo sono proprie di qualunque contesto tossico, anche un contesto di coppia o famigliare. Dobbiamo smetterla di pensare alle sette come a un contesto di uomini incappucciati che fanno dei riti orgiastici o satanici: nulla di più lontano da questo. Le dinamiche relazionali di questo tipo si nascondono un po’ dappertutto, laddove ci sono disparità di potere e un rapporto di tipo tossico tra le persone che ne fanno parte”.

Nel suo libro parla delle manipolazioni. Esistono o sono esistite manipolazioni che non avevano una veste pseudo-spirituale?

“Certo. Nella manipolazione ciò che conta è avere un’ideologia radicale che può essere di varia natura e porta l’individuo a staccarsi dal mondo, e un’induzione alla radicalizzazione al leader carismatico”.

“Ha ucciso prima i bambini”: l’orrore filo-stalinista nel Tempio del Popolo

Uno degli ultimi capitoli del libro si intitola “La geopolitica del fenomeno settario”. Vuole parlarcene?

“Noi, come associazione Cesap, facciamo parte di una federazione europea di studiosi del settarismo e abbiamo una visione più ampia rispetto a quello che succede nelle istituzioni europee. La geopolitica è qui intesa sia nel modo in cui si muovono gli organismi settari a livello europeo, sia come le istituzioni in generale fanno fronte a questo movimento”.

Nello specifico?

“In Europa, alcuni Stati come la Francia hanno adottato misure efficaci come una legge contro la persuasione indebita e anche un osservatorio ministeriale chiamato Midiludes, in cui avviene un’attenta analisi del fenomeno settario in Francia, di come si evolve e in quali contesti si diffonde. Per esempio in Francia il contesto più diffuso è quello della salute, infatti si parla di ciarlatani della salute”.

E in Italia?

“L’Italia, contrariamente alle indicazioni del Consiglio d’Europa, non ha ancora attuato delle politiche preventive o uno studio attento del fenomeno. Siamo in una situazione di limbo in cui l’attività prevalente è effettuata dalle associazioni del territorio per informare e soccorrere le famiglie e le vittime, oltre che sensibilizzare con pubblicazioni ed eventi pubblici”.

Intervista sulle sette su La Gazzetta di Lucca del 22 Luglio 2023

Psicosette e guru spirituali, Lorita Tinelli in prima linea per combatterli: “Ho subito minacce molto gravi, ma non mollo”

Intervista di Michele Belfiore

La dottoressa Lorita Tinelli è una psicologa forense, da anni in prima linea contro gli abusi compiuti da gruppi settari e sedicenti Guru spirituali. Per il suo impegno contro la manipolazione mentale dei culti distruttivi, ha ricevuto diverse minacce e intimidazioni. Nel giugno 1999, insieme ad altri studiosi, ha fondato il CeSAP, di cui è stata presidente pro-tempore sino al 2015 e nuovamente presidente dal 2019 ad oggi. Nell’ambito del CeSAP, in qualità di Cult Specialist, presta ascolto e consulenza per l’aiuto alle vittime di controllo mentale e di abuso psicologico da parte di sette, sedicenti carismatici e gruppi a carattere totalitario.

Un’importante inchiesta, della Gazzetta di Lucca, sulle psicosette e guru. I giochi letali sul web, un fenomeno che, uccide molti giovani. Una lunga intervista alla dottoressa Lorita Tinelli, con dinamiche costruttive e di prevenzione, in esclusiva alle Gazzette. 

Le psicosette (in inglese mind control cults) si presentano spesso come centri spirituali o del miglioramento di sé: nascondono dinamiche di soggiogamento psicologico. Lei è tra le più importanti esperte di questa piaga sociale. Ci può spiegare questo fenomeno?

Il fenomeno è molto più diffuso di quanto lo si immagini e si insinua in tanti ambiti della nostra vita. Si pensi ai diversi gruppi che entrano nelle aziende proponendo così un miglioramento delle condizioni di vita del personale, per poi lavorare sulla personalità e i vissuti dei dipendenti, senza che questi l’abbiano scelto. Oppure a quelle società che entrano nelle scuole per proporre corsi di miglioramento dell’apprendimento e che poi, sentendosi nel diritto, indagano sulla vita personale e famigliare degli iscritti ai loro corsi. Ma anche a quei fuffa Guru che promettono ricchezze, sfoderando macchine di ultima generazione, dimostrando che tutto si può fare seguendoli pedissequamente, ovviamente a pagamento. E molto altro ancora. Le caratteristiche comuni sono quelle di: coinvolgere gente, radicalizzarla alle ideologie del gruppo e dei leader, separarla dal resto del mondo, incluso famiglia e amici, il resto diventa tutto brutto e cattivo. Soprattutto durante la pandemia tutto questo è aumentato a dismisura, trovando terrendo fertile nell’insicurezza generale entrando facilmente nelle case e nelle vite altrui perché la maggior parte delle nostre attività si è trasferita on line.

Trucchi e segreti di manipolazione mentale a cui stare attenti?

La manipolazione mentale è una dinamica tossica che si instaura in una rapporto di disparità di potere. Chi ha maggior potere rispetto all’altro cerca di minare le sicurezze del suo interlocutore, amplificando i suoi bisogni, cancellandone i dubbi e rendendosi insostituibile, stabilendo così un rapporto di dipendenza. Il tutto attraverso una prima ingiustificata ed amplificata azione affettiva, quella che viene chiamata tecnicamente ‘love bombing’. Ed è proprio a questa eccessiva manifestazione d’affetto da parte di perfetti estranei che bisogna stare attenti e chiedersi il perché di tutte queste attenzioni e promesse.  

Sette e santoni: come i reclutatori scelgono le vittime e come si fa a non cadere in trappola?

Le vittime scelte sono di solito persone sensibili, intelligenti, curiose. I Guru le intercettano facilmente, perché i loro messaggi-esca di “miglioramento del mondo” affrancano proprio persone con queste caratteristiche. Altro elemento importante è la fragilità del momento, che favorisce la recezione del messaggio, appare rassicurante. Devo sottolineare l’infondatezza di un pregiudizio secondo cui le persone che cadono vittime di una setta siano poco intelligenti e di bassa cultura. Assolutamente falso! Il fenomeno è trasversale, coinvolge tutti. Purtroppo. Aderire ad una setta è una scelta emotiva e non razionale.  

Nel mondo invisibile delle psicosette ci sono presunti professionisti che cercano di aiutare le vittime. La gente deve essere aiutata e stare attenta ai ciarlatani. A chi si devono rivolgere per ricevere assistenza?

Nel mondo invisibile delle psicosette ci sono professionisti che si spendono per aiutare le vittime, informare e sensibilizzare sul fenomeno, dovendo sopperire anche alla mancanza di un’azione istituzionale e politica più incisiva. Si pensi che il Consiglio d’Europa ha più volte emanato raccomandazioni in cui sollecitava gli Stati membri ad attivare osservatori e politiche preventive, che l’Italia ha disatteso puntualmente. Esistono pochissime associazioni e persone che sfidano il dilagare degli effetti del fenomeno settario, guadagnando reazioni sconsiderate ed intimidatorie da Guru, leader e apologisti delle sette, ovvero pseudo professionisti che aderendo pienamente alle battaglie di queste persone contro i critici, ne sostengono le attività, disconoscendo i danni che le vere vittime ricevono. Queste ultime addirittura vengono definite ‘pentite e cariche di vendetta’, motivo per cui le loro storie dovrebbero essere considerate ‘non credibili’.

Lei ha scritto un libro sui casi Wanna Marchi e Zaccaria: come può la manipolazione mentale rovinare le persone? La sua convinzione su caso Marchi?

Ho scritto il libro con l’avvocato Marco Marzari che ha seguito, in diversi processi, le parti civili di alcuni di questi ‘santoni’ raccontati nel libro e in primis di Wanna Marchi. Il libro, pubblicato dalla casa editrice Piemme, racconta, attraverso anche esempi concreti documentati e studi scientifici, come la manipolazione mentale agisce su ciascuno di noi, devastando per sempre la vittima, che inizia a dubitare delle proprie capacità di raziocinio. E’ importante sottolineare: chi esce da questa dinamica è una persona spezzata, ha perso tutto, famiglia, amici, soldi, lavoro, dignità. La Marchi ha rappresentato un grande esempio di come questa azione possa avvenire sotto gli occhi di tutti ed anche col consenso dei media. La Wanna nazionale, donna tanto intelligente quanto scaltra, è riuscita a comporre un teatrino di persone, trasformando un cameriere in un quanto generico e inspiegabile “maestro di vita”, con il quale ha venduto sale e numeri giocando sulle fragilità della gente. Nel libro raccontiamo, in un capitolo a lei dedicato, le vicende più crude emerse dalle indagini e dal processo.

Il caso del giovane ragazzo Stefano Barilli, il cui cadavere è stato ritrovato decapitato nel fiume Po. La pista del suicidio non convince. Lei cosa ne pensa?

Il caso di Stefano, di cui mi sono occupata come consulente, ha rappresentato un altro esempio di ragazzo irretito da alcuni Guru del marketing. Nonostante le posizioni della Procura, io e il medico legale della famiglia abbiamo esposto un chiaro quadro di dinamiche ed causa a effetto. Attendiamo risposte.

Un professionista quando si occupa di eseguire una consulenza psicologica forense, deve rimanere distaccato così molti addetti ai lavori dichiarano. Verità o esagerazione?

La teoria e la pratica di solito concordano poco. E’ importante acquisire una giusta distanza per meglio comprendere le dinamiche e i fatti. Ma quando lavori sul caso è inevitabile portarne per sempre le tracce sulla propria pelle. E’ difficile non ‘sentire’ il dolore dei famigliari e/o della persona stessa che ha vissuto l’esperienza negativa direttamente.

La sua lotta contro il male invisibile. Ha portato ripercussioni nella sua vita? Ha subito minacce?

Purtroppo le organizzazioni a carattere settario sono anche di potere e si sentono molto minacciate da chi fa conoscere pubblicamente le loro facciate più nascoste. Sono anni ormai che ricevo minacce, denunce, diffide. Ma anche tentativi di danneggiamento della mia reputazione attraverso la creazione di blog anonimi, diffusioni di fake news sul mio conto, come il racconto secondo cui la mia battaglia contro le sette sarebbe iniziata quando un presunto fidanzato mi avrebbe lasciato sull’altare entrando in una setta. Una favola falsa che spopola tra i gruppi controversi che puntualmente la raccontano ad altri gruppi similari. Ovviamente questo ha l’obiettivo di far apparire il mio interessamento a queste realtà non come attività di studio, ma come una personale rivalsa verso il settore generalizzato, in quella che è la dinamica della personalizzazione del conflitto.  L’altra azione comune tra questi gruppi è quella di scegliere gli stessi consulenti, tra apologisti delle sette, al fine di adottare delle strategie di difesa dalle critiche e di attacco alla sottoscritta. Le modalità sono sempre le stesse: l’attacco alla mia reputazione mediante fake news sul mio conto. Pensi che, addirittura, uno di loro ha fatto eseguire una tesi di laurea che tentava di attribuirmi dei danni ricevuti da quella che veniva descritta come una società rispettabile, nella quale risultavo una persona impreparata e che avrebbe dovuto essere cacciata dall’ordine. L’azione aggressiva di queste realtà, che si concretizza nel tentativo di ledere la mia credibilità e di intimidirmi con azioni legali, oltre che con vere e proprie minacce, nasce dal fatto che l’associazione che dirigo, il CeSAP Centro Studi Abusi Psicologici, riceve enormi quantità di testimonianze e prove documentali su questi gruppi, che spesso sono utili per l’apertura di indagini e processi. E questo fa davvero paura a loro e nel contempo dimostra che nelle giuste sedi la mia credibilità non è assolutamente messa in discussione.

I giovani e il fenomeno (‘Knock Out Challenge’ ) consistente nell’aggredire con un pugno dei passanti scelti per caso cercando di far perdere loro i sensi. Come bisogna agire?

Purtroppo il fenomeno delle Challenge o sfide virali, è una realtà legata alla diffusione dei social media. Certe azioni molto violente, immesse nei circuiti del web, diventano virali amplificando il rischio di emulazione. Soprattutto tra pari imitare e impressionare i propri amici rafforza il senso di appartenenza al gruppo, suggestionando altri a fare altrettanto. Gli adulti non devono dare per scontato il grado di autonomia che possono avere i figli nell’uso delle tecnologie digitali e devono molto parlare con loro, spiegandone gli effetti negativi di alcune sfide. Credo che famiglia e scuola dovrebbero lavorare molto in un percorso condiviso di educazione digitale.

Giochi letali sul Web: la drammatica vicenda di Matteo Cecconi. “La mattina in cui ha deciso di ingerire il nitrito di sodio, era collegato in chat con una decina di altri ragazzi che l’hanno sostenuto nella sua scelta”. E’ l’accusa che lancia dalle pagine dei giornali locali il padre Alessandro Cecconi. Lei cosa ne pensa?

Questo problema è collegato alla mia risposta precedente. Spesso i figli si perdono in casa e non necessariamente fuori. Il mondo del web è complesso e con un crescendo di incontrollabili attività. Bisognerebbe insegnare ai ragazzi a discernere le complessità dei messaggi di quel mondo, ma è anche necessario pensare a più spazi di accoglienza e di ascolto per  i giovani che , devono affrontare i loro problemi di crescita. La figura dello psicologo scolastico può diventare un valido aiuto. Nel frattempo però i genitori devono vigilare e segnalare alle autorità tutti quei siti che ritengono poco educativi e pericolosi.  

Fonte: La Gazzetta di Lucca

Conoscere meglio le sette

FALSI ESORCISTI: il santone Mauro Cioni e il Mago Malleus, due casi di  sètte abusanti, i cui leader si spacciavano per 'esorcisti' – No al  satanismo

Da una pagina del blog di Maloney Coaching riprendo delle informazioni interessanti sulle motivazioni per cui si aderisce ai culti.

Le parole chiave che contraddistinguono l’esperienza in un culto possono essere individuate tra le seguenti:

Significato e scopo

Senso di appartenenza

Comunità di persone che la pensano allo stesso modo

Opportunità di crescita personale

Qualche saggezza o grande verità che porterà conforto o aiuterà a dare un senso al mondo

Un modello o una figura ispiratrice di qualche tipo

Qualcuno o qualcosa che ti fa sentire speciale, importante, come se fossi importante

Alcuni nobili ideali su cui lavorare (ad es. “Quello che facciamo qui cambierà il mondo!”)

Fondamentalmente sono queste le argomentazioni che molte persone che finiscono nelle sette trovano attraenti in prima istanza. Molti di loro sono persone intelligenti che sono state predate quando erano particolarmente vulnerabili.

La setta NXIVM negli Stati Uniti e quella di Lighthouse nel Regno Unito sono solo alcuni recenti casi di sette non religiose che hanno attirato le persone con quello che pretendevano essere una sorta di sviluppo personale e/o coaching.

Spesso la gente si chiede cosa c’è che non vada nelle persone che aderiscono a questi gruppi. Come fanno ad essere ammaliati per così tanto tempo? E come fanno a non comprendere di essere finiti in una setta?

E’ facile a questo punto sostenere che chi entra in un culto sia una persona quasi incapace di intendere e di volere, oppure che ha qualche complicità con i leader dello stesso e quindi interessi personali, tanto da giustificarne l’ingresso e l’adesione per un lungo tempo.

La stessa blogger, che ho citato, sostiene che esistono tanti pregiudizi e idee sbagliate rispetto ai culti e all’adesione agli stessi. Ella scrive: “Non conoscevo affatto dell’esistenza di legami traumatici, l’attaccamento disorganizzato, il rinforzo intermittente, il controllo coercitivo, l’erosione del proprio senso di sé, il bombardamento amoroso, il gaslighting, ecc. La manipolazione psicologica non è uno scherzo“.

Ella continua: “Nel mondo reale non incontriamo spesso cattivi netti, simili a caricature, che sono cattivi al 100%, il 100% delle volte. Ma se qualcuno sfrutta anche il 10% delle volte, non è troppo il il 10%? Imparare a conoscere le sette mi ha dato qualcosa di concreto per identificare dei modelli e valutare la salute di tutti i tipi di relazioni e gruppi. Se tendi a dare alle persone il beneficio del dubbio e a razionalizzare il comportamento problematico, potresti trovare utile anche questa conoscenza”.

Cosa è un culto?

Riprendo dalla pagina di Maloney alcune definizioni tratte dagli studi di alcuni esperti del fenomeno come la dott.ssa Janja Lalich, la dott.ssa Alexandra Stein e il dott. Steven Hassan.

Janja Lalich e la coautrice Karla McLaren in Escaping Utopia: Growing Up in a Cult, Getting Out, and Starting Over, sostengono che le sette non sono definite da ciò che credono il leader della setta o i suoi membri. Piuttosto, i culti sono definiti dal modo in cui tali credenze e obiettivi vengono trasmessi, da chi li trasmette e da quanta libertà e autonomia hanno i membri all’interno del gruppo.

Una setta è un gruppo o una relazione che soffoca l’individualità e il pensiero critico, richiede un intenso impegno e obbedienza a una persona e/o a un’ideologia, e limita o elimina l’autonomia personale a favore della visione del mondo della setta e dei desideri e bisogni del leader“.

Maloney nel suo articolo riflette sul fatto che questa definizione possa essere attribuita anche ad alcune famiglie tossiche.

Alexandra Stein, nel suo libro Terror, Love and Brainwashing: Attachment in Cults and Totalitarian Systems, definisce una setta in modo leggermente diverso, ma sottolinea anche il controllo e il principio di “questa figura autoritaria che possiede tutte le risposte“:

Una setta è un gruppo di persone guidate e generalmente sfruttate da un leader carismatico e autoritario, che ha una visione estrema (totalista). Una setta impiega il lavaggio del cervello nei suoi sforzi di mantenere i membri sotto il suo controllo”.

“Carismatico”. Non è tutto oro quello che luccica

Una setta, quindi secondo la Stein, può essere “un gruppo politico, una chiesa o un altro gruppo religioso, un centro di meditazione o benessere, un posto di lavoro o un programma di formazione per la crescita personale”.

Una setta può anche riguardare una relazione a due, come per esempio tra uno pseudo-coaching e il suo cliente. Ovviamente essa si caratterizza dalla non eticità e dall’abuso.

Fai parte di un gruppo ad alto controllo simile a una setta?

Come si può comprendere di essere entrati in contatto con una setta o con una relazione ad alta influenza?

Steven Hassan ha realizzato un modello, chiamato BITE, che aiuta a comprendere proprio questo.

BITE si riferisce a quattro aree di controllo: comportamento, informazioni, pensieri ed emozioni.

Secondo Hassan un leader, adottando una serie di strategie manipolative, non etiche, agisce il pieno controllo della mente del suo adepto lavorando su quattro delle aree importanti della vita.

Controllando il Comportamento, le Informazioni, i Pensieri e le Emozioni. (In Inglese Behaviour, Informations, Thoughts, Emotions, B.I.T.E.) l’identità di un individuo può essere sistematicamente manipolata e modificata a seconda degli interessi del leader.

Per esempio il Controllo del Comportamento può avvenire:

  1. regolando la realtà fisica dell’individuo
  2. dettando dove, come e con chi la persona deve socializzare e chi evitare
  3. decidendo con chi egli deve fare sesso
  4. controllando il modo di vestirsi e di acconciarsi
  5. controllando la sua dieta e i momenti in cui assumere cibo
  6. manipolando i tempi del sonno
  7. sfruttandolo finanziariamente
  8. limitando il suo tempo libero
  9. coinvolgendolo per la maggior parte del tempo nelle attività del gruppo o di auto indottrinamento
  10. portandolo a chiedere il permesso per prendere le decisioni più importanti
  11. riportando ai superiori pensieri, sentimenti, e attività (di se stessi e altri)
  12. premiandolo e punendolo al fine di modificare comportamenti, sia positivi che negativi 
  13. scoraggiando l’individualismo, incoraggiando il pensiero di gruppo
  14. imponendo regole e regolamenti rigidi
  15. promuovendo dipendenza e obbedienza 
  16. minacciando danni a familiari e amici 
  17. forzando l’individuo a stuprare o ad essere stuprato 
  18. incoraggiando e impegnarsi in punizioni corporali  

Il Controllo dell’Informazione può avvenire:

1. ingannando:  a. omettendo deliberatamente informazioni  b. distorcendo l’informazione per renderla più accettabile  c. mentendo sistematicamente ai membri della setta 

2. minimizzando o scoraggiando l’accesso a fonti di informazione non ufficiali della setta, compresi:  a. Internet, tv, radio, libri, articoli, giornali, riviste, altri media  b. informazioni critiche c. ex- membri della setta d. tenere i membri occupati così che non abbiano tempo per pensare e indagare  e. controllare attraverso il cellulare con tracciamento di messaggi, chiamate e internet

3. compartimentando l’informazione in dottrine esterne vs. dottrine interne a. far sì che l’informazione non sia liberamente accessibile  b. controllando l’informazione a diversi livelli nel gruppo  c. permettendo solo alla leadership  di decidere chi deve sapere cosa e quando 

4. incoraggiando lo spionaggio su altri membri  a. imponendo un sistema di coppia per monitorare e controllare i membri  b. riportando alla leadership pensieri, sentimenti e azioni devianti c. garantendo che il comportamento dell’individuo sia monitorato dal gruppo 

5. divulgando un uso di informazione generata dalla setta e propaganda, compresi:  a. newsletter, riviste, registrazioni audio, videocassette, youtube, film e altri media  b. citando in modo scorretto e disonesto delle dichiarazioni o utilizzarle fuori dal contesto delle fonti 

6. abusando della confessione  a. informazione su peccati usate per disturbare e / o dissolvere i confini dell’identità b. negare il perdono o l’assoluzione  c. manipolazione della memoria, con creazione di possibili falsi ricordi

Il Controllo del Pensiero avviene:

  1. richiedendo ai membri di interiorizzare le dottrine del gruppo come verità  a. adottando una ‘mappa di realtà‘ del gruppo come realtà;  b. infondendo un modo di pensare bianco/nero;  c. decidendo tra buono vs male; d. organizzando le persone in noi vs loro (interno vs esterno)
  2. cambiando nome e identità di una persona
  3. usando un linguaggio tendenzioso e clichés che impediscono la conoscenza, così per arrestare il pensiero critico e per ridurre la complessità in un ronzio stereotipato di parole
  4. incoraggiando solo pensieri ‘buoni e corretti‘ condivisi dal gruppo
  5. utilizzando tecniche ipnotiche per cambiare stati mentali, minare il senso di riflessione critica e persino per far regredire l’età del membro
  6. manipolando i ricordi e inducendone di falsi
  7. insegnando tecniche di arresto del pensiero che spengono la verifica della realtà stoppando i pensieri negativi e permettendo solo pensieri positivi, compresi:  a. la negazione, la razionalizzazione, la giustificazione, la pia illusione;  b. inducendo il canto, la meditazione, la preghiera, il parlare in lingue,  il canticchiare costantemente
  8. insegnando il rifiuto di analisi razionale, riflessione critica e critica costruttiva
  9. proibendo domande critiche sul capo, sulla dottrina, o sulle politiche interne
  10. etichettando i sistemi di credenze diversi come illegittimi, malvagi, o inutili

Il Controllo delle Emozioni avviene attraverso una serie di azioni quali:

1. manipolare e restringere la gamma dei sentimenti – alcune emozioni e / o esigenze sono considerate come male, sbagliate o egoiste

2. insegnare tecniche per fermare le emozioni per bloccare sentimenti di nostalgia, rabbia, dubbio

3. fare sentire alla persona che i problemi sono sempre una loro colpa, mai colpa del leader o del gruppo

4. promuovere sentimenti di colpa o indegnità, come  a. identità di colpa  b. non stai vivendo fino al tuo massimo potenziale c. la tua famiglia è carente d. il tuo passato è sospetto e. le tue amicizie sono poco sagge f. i tuoi pensieri, sentimenti, azioni sono irrilevanti o egoiste g. colpa sociale h. colpa storica

5. infondere paura, come paura di:  a. riflettere in modo indipendentemente  b. il mondo fuori c. i nemici d. perdere la salvezza e. lasciare o essere evitato dal gruppo f. la disapprovazione degli altri

6. estremi emozionali alti e bassi  – bombardamento d’amore e elogio in un momento e poi dopo sei dichiarato un orribile peccatore 

7. ritualistica e a volte pubblica confessione dei peccati

8. indottrinamento fobico: inculcare paure irrazionali riguardo al lasciare il gruppo o il mettere in dubbio l’autorità dei leader:  a. la felicità e la realizzazione sono impossibili fuori dal gruppo; b. ci saranno terribili conseguenze se lascerai: inferno, possessione demoniaca, malattie incurabili, incidenti, suicidio, follia, diecimila reincarnazioni, etc.;  c. ostracismo verso quelli che escono; paura di essere respinto da amici, parenti e famiglia;  d. non c’è mai una legittimo ragione per uscire; quelli che escono sono deboli, indisciplinati, non spirituali, mondani, hanno subito un lavaggio del cervello dalla famiglia o da un consulente, o sono stati sedotti da denaro, sesso, o dalla musica; e. minacce di danneggiamento a ex-membri e alla loro famiglia

Maloney incoraggia tutti a tenere a mente questi concetti, specialmente quando si è alla ricerca di un aiuto da parte di un coach o di un gruppo di auto-aiuto.

E’ importante, in tutte le relazioni stare attenti a cosa succede quando si dice di no, quando non si è d’accordo con l’altro, quando si fanno domande, quando si chiede tempo per pensare alle cose, ecc. Maloney dice: “Se senti che qualcosa non va, se l’altro è sulla difensiva o evasivo o non dimostra responsabilità, considera il consiglio di Maya Angelou: “Quando qualcuno ti mostra chi è, credigli la prima volta. Ora, se sei come molte persone super gentili che conosco, potresti pensare, suona un po’ duro. E se avessero appena avuto una brutta giornata? E se avessi interpretato male le cose? Ok, che ne dici di crederci la seconda volta? Quali prove di responsabilità e ammende hai visto? Stiamo parlando di cambiamenti comportamentali significativi: non una cosa una tantum, non promesse, non grandi gesti. Ci mettiamo nei guai seri e profondi quando ignoriamo le bandiere rosse, raddoppiamo e, prima che ce ne accorgiamo, rimaniamo intrappolati e vittimizzati di nuovo, accumulando costi irrecuperabili e vergogna e rendendo ancora più difficile andarsene”.

Le sette agiscono sulla memoria dei propri affiliati per manipolarli

L’esperienza settaria agisce fortemente su tutti gli aspetti della vita di una persona: dalle sue relazioni sociali, alla sua percezione del mondo esteriore ed interiore. Sono in tanti i fuorusciti a dubitare dei proprio ricordi, del periodo pre-settario e di quello settario. Agire sui ricordi e sui linguaggi ha la capacità di creare un bispensiero di orwelliana memoria, capace anche di modificare il presente e il futuro.

Di seguito ho voluto riportare una mia traduzione di un articolo di una ex seguace della Chiesa dell’Unificazione del Rev Moon, che riflette proprio sull’azione esercitata sulle sue percezioni e sui suoi ricordi, per crearle acquiescenza e per farle dubitare di pezzi della sua storia.

L’articolo che segue è di Jen Kiaba, fotografa ed educatrice che con la sua arte esplora la fede e il controllo coercitivo.

Kiaba è cresciuta nella Chiesa dell’Unificazione, un gruppo religioso chiamato dai media popolari “i Moonies” e uno dei principali esempi di setta. Dopo essere sfuggita a un matrimonio combinato forzato, si è fatta strada poco più che ventenne e ha conseguito la laurea in storia dell’arte al Bard College.

Come artista usa la fotografia per esplorare il fallimento della fede e la conseguente perdita di identità che si verifica in quella esperienza totalitaria. Il suo lavoro è stato esposto a livello internazionale, ha vinto il terzo posto del Julia Margaret Cameron Award, una top 200 finalista in Critical Mass e una menzione d’onore al 13° Pollux Award.

Dal 2014 collabora come educatrice e mentore con diverse organizzazioni non profit che si occupano di responsabilizzare i giovani. Scrive e parla anche di arte, guarigione e della loro intersezione.

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Nella foto Jen Kiaba

Segue il suo articolo, ricordando che la mia non è una traduzione di una professionista, ma mi diletto, seppur con i miei limiti, di portare all’attenzione di tutti argomenti che riguardano l’influenza indebita.

Qui troverete l’articolo di Kiana in originale

Perdita di memoria, dissociazione e richiamo euforico nelle sette

Diversi mesi fa stavo ascoltando un episodio del podcast Falling Out, in cui l’ospite, Elgen Strait, intervista persone che sono cresciute e hanno lasciato la Chiesa dell’Unificazione. In questo particolare episodio stava parlando con Donna, che era andata nello stesso collegio della chiesa che frequentavo io, ma era stata espulsa l’anno prima del mio arrivo. Ad un certo punto, Donna racconta che aveva dovuto fare delle ricerche sulla scuola e guardare indietro nei registri e agli annunci per assicurarsi che i suoi brutti ricordi non fossero una sorta di sogno febbrile.

Le sue parole mi hanno fatto riflettere sulla mia situazione.

Perdita di memoria e dissociazione

A volte anch’io faccio fatica a ricordare cose della mia infanzia nella setta. Ci sono lunghi vuoti nella mia memoria. Quando scavo i ricordi, devo sedermi con loro per molto tempo e chiedere: “ho allucinato quell’esperienza?

In questi giorni ho parlato con molti sopravvissuti, molti dei quali condividono attivamente le loro storie online. Ma il tema del dubitare delle nostre esperienze è qualcosa che sembra ripresentarsi ancora e ancora. Ho iniziato a chiedermi perché è così.

Potrebbe essere che molti di noi abbiano bloccato i ricordi semplicemente per sopravvivere?

Quando mi riferisco agli scritti della dottoressa Alexandra Stein sui modelli di attaccamento nelle sette, tutto sembra avere senso. In un’intervista del 2018 con il Daily Mail ella ha raccontato:

Lo scopo [delle sette] è quello di isolarti e intrappolarti in quell’isolamento. Esse creano uno stress cronico, che provoca traumi. Il trauma porta alla dissociazione, uno stato in cui non puoi pensare ai tuoi sentimenti. In quel vuoto, il culto può inserire la sua ideologia e dirti cosa stai provando“.

La dissociazione è definita dall’American Psychiatric Association come un’esperienza di distacco mentale, o disconnessione tra la mente e il corpo, un meccanismo di coping inconscio che si sviluppa tipicamente in risposta al trauma. Quando il trauma è più grave, la persona che si dissocia potrebbe sperimentare amnesia, perdita di identità e incapacità di riconoscere se stessa o l’ambiente circostante.

Sharon K. Farber Ph.D., scrive in un articolo di Psychology Today che:

Le sette iniziano a sedurre le persone con il love bombing, prestando molta attenzione alla persona e dimostrandosi molto affettuose con le potenziali reclute, un modo molto efficace per entrare in contatto con qualcuno che si sente solo e isolato. Quindi aggrediscono e sopraffanno i loro sensi usando varie tecniche per indurre uno stato dissociato, uno stato alterato di coscienza, uno stato di trance, in cui mente e corpo sono disconnessi l’uno dall’altro.

Queste tecniche includono la privazione del sonno e del cibo, suonare la batteria, cantare, tenere conferenze per ore, luci lampeggianti, girare in tondo, tutte cose che assalgono i sensi e abbattono la capacità di pensare di una persona. Il culto usa il controllo mentale per riempire la mente dissociata con le proprie credenze e il pensiero magico. Arriva un momento in cui la mente si spegne e sembra scattare da questo assalto al sistema nervoso.”

Secondo l’Harborview Abuse and Trauma Center dell’Università di Washington, tutti occasionalmente hanno momenti in cui sognano ad occhi aperti o vagano con la mente, il che è normale. Ma a volte la dissociazione viene utilizzata come meccanismo di coping durante il trauma o in seguito quando si pensa o si ricorda il trauma. Dicono che si manifesti come:

Distanziamento; sognare ad occhi aperti

Aspetto satinato; stupefatto

La mente diventa vuota

Mente vagante

Senso del mondo che non è reale

Guardare se stessi dall’esterno

Distacco da sé o identità

Esperienza fuori dal corpo

Disconnessione dall’ambiente circostante

Ciò che è interessante per me è che la Chiesa dell’Unificazione praticava sicuramente tecniche per portare le persone in quello stato dissociativo, eppure eravamo attivamente scoraggiati dalla “discontinuità“. Ora, crescendo non avevo idea di cosa fosse la dissociazione, ma guardando indietro ora penso che molti di noi nella Chiesa l’hanno usata come meccanismo di coping. Stein e Farber discutono della dissociazione indotta come di una tecnica di culto per inserire l’ideologia del culto, mentre l’Università di Washington la discute come meccanismo di coping.

Quindi devo chiedermi se il tipo di dissociazione che è stato incoraggiato nella Chiesa fosse il tipo che è stato indotto durante il canto, le conferenze, gli esercizi di gruppo, le punizioni, ecc. utilizzato come quel meccanismo di coping protettivo.

Quindi, quando si sovrappone il modo in cui i culti addestrano i membri nelle tecniche per bloccare il pensiero per impedire ai dubbi di entrare nella loro coscienza (nella Chiesa dell’Unificazione a volte cantavamo frasi come “fuori Satana” o “amore assoluto, fede assoluta, obbedienza assoluta“), non c’è da stupirsi che così tanti dei nostri ricordi siano sepolti o sembrino surreali quando li ricordiamo.

Abuso di amnesia

Dall’altro lato della medaglia ci sono persone che si sentono come se gli unici ricordi a cui hanno accesso fossero quelli positivi. Ho sentito resoconti di questo sia da persone che sono ancora nella Chiesa dell’Unificazione, sia da coloro che se ne sono andati. È quest’ultimo gruppo che mi interessa davvero, perché molti di loro riconoscono che ci sono pratiche abusive nella Chiesa, mentre ancora lottano per fare i conti con i propri ricordi.

Ren, un’attivista della comunità di seconda generazione dell’ex Chiesa dell’Unificazione, mi ha detto che, fino a poco tempo fa, aveva pensato che far parte dell’Oceania Leadership Team fosse stata un’incredibile opportunità per viaggiare per il mondo. (OLT è una conseguenza del programma di traffico di manodopera della Special Task Force nella Chiesa dell’Unificazione, di cui puoi leggere un po’ di più sul mio vecchio blog Summer of Cheesecake.) Questo, nonostante vivesse in un furgone, raccoglieva fondi fino a 16 ore al giorno, sette giorni alla settimana, e talvolta doveva mendicare soldi per i pasti. Egli ha raccontato: “Fino a pochi anni fa pensavo di essere così fortunata ad avere tutte quelle esperienze. Ad esempio, non lamentarti, hai viaggiato per il mondo.”

Un’altra ex di seconda generazione mi ha detto: “[Ho una perdita di memoria] dei seminari a cui ho partecipato. A volte è difficile rendersi pienamente conto che l’UC è abusante perché abbiamo un’immagine non violenta.

Qualcun altro ha scritto per dire: “Non riuscivo a capire che la negligenza è un abuso; Pensavo di aver avuto una bella infanzia.

Becca, che è anche un’attivista nella comunità di seconda generazione dell’ex Chiesa dell’Unificazione, ha raccontato: “Ho represso molte cose brutte. Anche mentre facevo terapia, ho avuto difficoltà a descrivere quale fosse il problema. Anche adesso ricordo brutti incontri e cose terribili mentre ascolto o dopo aver ascolto un episodio di un podcast sugli ex Moonie o leggo un post su Instagram. Mi chiedo se ho seppellito quei ricordi nel profondo del mio inconscio perché sapevo che mi facevano ancora male.”

Io mi riferisco in particolare all’esperienza dell’ultima persona. Proprio come ho sperimentato durante l’ascolto dell’episodio di Donna su Falling Out, più ascolto o leggo le storie di altre ex di seconda generazione, più i miei ricordi riaffiorano o mi viene in mente che i miei ricordi non erano solo allucinazioni. Crescendo ci è stato insegnato a dubitare di noi stessi, delle nostre realtà e delle nostre prospettive in modo che la Chiesa potesse affermare le proprie. Ma più ascoltiamo le storie degli altri, più sembra che verifichiamo e convalidiamo le reciproche esperienze.

Sharie Stines, PsyD, ha postulato in un post su Goodtherapy.com che le vittime di abusi in corso possono soffrire di amnesia da abuso. Ella sostiene: “Si verifica quando una persona è stata abusata – fisicamente, verbalmente, sessualmente o emotivamente – e nel giro di pochi minuti, ore o giorni, è come se l’abuso non fosse mai avvenuto. La vittima e l’autore del reato continuano come se l’incidente non fosse mai accaduto.”

Ella descrive i cambiamenti nella chimica del cervello durante il ciclo di abuso, dicendo che durante l’abuso vengono rilasciati gli ormoni dello stress cortisolo e adrenalina. Durante la fase di abbandono, il cervello rilascia dopamina che motiva la persona a cercare sollievo nell’oggetto del desiderio: l’aggressore. Questo si sincronizza perfettamente con gli scritti della dottoressa Alexandra Stein sulla teoria dell’attaccamento nelle sette e su come si rischia che l’aggressore o la setta crei un legame traumatico. (Esploro alcuni dei suoi scritti in modo più approfondito nei post, “Perché non te ne sei appena andato?” e Cosa c’è di così brutto nel crescere in una setta?). Quindi, secondo Sharie Stines, si instaura una omeostasi e la relazione violenta diventa un sistema, con l’amnesia da abuso come componente essenziale di questo equilibrio.

Lei continua dicendo che,

Una volta che il partner violento torna e smette di abusare attivamente, il cervello rilascia ossitocina e oppioidi, che hanno un effetto calmante. Gli ormoni dello stress sono diminuiti e le sensazioni di sollievo causate dalle sostanze chimiche positive rafforzano la capacità della vittima di dimenticare il male e aggrapparsi al bene.

Lo schema continua: minimizza il male, concentrati sul bene. Dimentica il dolore. Ricorda il positivo“.

Richiamo euforico

A volte le persone mi chiedono se ho dei bei ricordi di quando sono cresciuta nella setta. È una domanda onesta e apparentemente innocua in superficie. E certamente ho dei ricordi sicuri che condivido. Ma ora la domanda può allarmarmi per diversi motivi.

Il primo è che, come ho già detto, l’esperienza dell’abuso settario è simile all’esperienza dell’abuso domestico/violenza intima del partner. La dottoressa Janja Lalich ha dichiarato, in un’intervista su Change The Narrative con JD Fuller, che “io credo che le relazioni violente abbiano molte delle stesse caratteristiche [delle sette] e le persone che ne escono hanno problemi molto simili da affrontare nel recupero”. Questo, ha detto, è dovuto al fatto che i violentatori nelle relazioni e i leader di setta usano una strategia narcisistica e meccanismi di influenza e controllo interconnessi per continuare a manipolare la vittima o tenerla nel gruppo. (Esploro più del suo modello di questi meccanismi di interconnessione nel post “The Illusion of Choice“).

Quindi, con questo in mente, mi preoccupa il fatto che chiedere a un sopravvissuto ad una setta di condividere i ricordi felici del tempo passato nella setta, o all’interno di una famiglia di una setta, possa essere come chiedere a una sopravvissuta alla violenza domestica di condividere i ricordi felici dei tempi con il suo aggressore.

Non è che questi tempi felici non esistano. In effetti, fanno parte del ciclo di abusi che tiene bloccata la vittima. Secondo il dottor Ramani Durvasula, Ph.D., psicologo clinico, “è molto comune per le persone in relazione con i narcisisti perdersi davvero nei ricordi del bombardamento d’amore“. Continua dicendo che in quelle relazioni è molto comune che i bombardamenti amorosi alimentino qualcosa chiamato richiamo euforico. Durvasula dice che il ricordo euforico è “esattamente quello che sembra; è ricordare le cose belle, ricordare le cose euforiche.”

Come il termine psicologico “retrospezione rosea“, si intende che il ricordo euforico è la tendenza delle persone a ricordare le esperienze passate in una luce positiva, trascurando le esperienze negative. Viene generalmente discusso in termini di dipendenza e abuso di sostanze e, se lo cerchi su Google, la maggior parte dei risultati riguarderà i programmi di trattamento della dipendenza.

Secondo Durvasula, per quanto riguarda le relazioni narcisistiche, “il ricordo euforico è il tuo nemico. Peggiora la ruminazione e ti fa dubitare di te stesso; e a questo punto ora sta avvenendo un gaslighting. Il processo mantiene la vittima intrappolata in un ambiente pericoloso perché tende a dubitare della propria realtà o a minimizzare l’abuso.”

Quindi chiedere a un sopravvissuto di una setta dei suoi ricordi felici è come chiedegli di impegnarsi in un potenziale richiamo euforico? Penso di sì, e temo che possa potenzialmente riportarli allo stato di dubitare della propria intuizione intorno a un’esperienza violenta. Che ce ne rendiamo conto o no, quando chiediamo alla vittima di condividere i suoi ricordi felici, stiamo potenzialmente chiedendole di condividere storie del ciclo dei suoi abusi e di gaslighting. Questo significa che non ci sono state buone esperienze crescendo in una setta? No. Ma penso che dobbiamo stare attenti a chiedere ai sopravvissuti di impegnarsi in una rosea retrospezione, o in un ricordo euforico, perché può essere potenzialmente dannoso nel processo di guarigione, o riportarli allo stato di dubitare della propria intuizione riguardo a un’esperienza violenta.

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Ringrazio personalmente Jen Kiaba per la sua chiarezza e per aver rappresentato con molta correttezza la dinamica della retrospezione rosea e delle amnesie dell’esperienza negativa nei gruppi settari. Mi auguro che questo articolo possa fornire delle utili risposte a chi si trova nella medesima situazione.

Ribadisco l’importanza di rivolgersi ad uno specialista formato sui culti, per l’elaborazione della propria esperienza, per il raggiungimento dei propri equilibri e dell’autocosapevolezza di quanto è avvenuto e dei vari meccanismi mentali di intralcio al proprio benessere fuori dal gruppo.

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