Il potere seducente delle divise e dei codici di abbigliamento dei culti

Scritto da Clive Martin, CNN

Sebbene molti di noi non siano mai caduti nella trappola di una setta, non significa che siamo sfuggiti completamente al suo fascino. Molti di noi sono ancora affascinati dalle mitologie dietro queste sette discutibili e talvolta pericolose, e i molti  film, programmi televisivi e libri sull’argomento sono  sicuramente la prova del costante charme che esse hanno.
Gli ultimi anni hanno visto la presenza nei media di “Big Love” e “Going Clear” della HBO, di “My Scientology Documentary” di Louis Theroux e della misteriosa “Martha, Marcy, May, Marlene” che si addentra nel mondo inquietante delle sette. “Wild Wild Country” di Netflix è l’ultima entrata sul genere.

La serie di documentari in sei parti racconta la bizzarra storia di come il guru indiano Bhagwan Shree Rajneesh, noto anche come Osho, e i suoi seguaci si stabilirono nell’Oregon rurale, intraprendendo una campagna di bioterrorismo contro la comunità locale infuriata.

A prescindere da tutto l’avvelenamento, la politica e la predicazione, i seguaci di Rajneesh erano interessanti per il  modo con cui si presentavano, con abiti arancioni e rossi quasi-buddhisti, occasionalmente combinati con un dolcevita e perline. In contrasto con gli ampi colletti e le cravatte kipper degli originari dell’Oregon, venivano a volte chiamate le “persone arancioni” come a provenissero da un pianeta diverso.

Gli sfarzi sartoriali del Rajneeshan non erano pienamente apprezzati all’epoca, ma di recente hanno trovato molti fan su Internet. Gli appassionati dello spettacolo condividono allegramente le immagini, e un certo numero di siti di moda eseguono capi per ottenere l’aspetto di Rajneeshan. Infatti, guardando le foto del culto, potresti essere perdonato per aver creduto che si fosse trattato di  un’anteprima dell’ultima collezione di Alessandro Michele per Gucci, con tutti gli abbinamenti degli anni ’70 e i lucenti capelli biondi.

Una così forte attenzione all’immagine non è inusuale nelle sette. I leader sono spesso desiderosi di creare un’immagine distinta, che combini l’iconografia storica e religiosa per attirare le persone nei loro ranghi.

Come le uniformi attirano i seguaci

La storia ha dimostrato nel tempo che se vuoi convincere le persone a comportarsi come vuoi, una divisa può fare molto. Secondo Alex Esculapio, scrittore e dottore di ricerca, interessato con particolare attenzione alla moda e alla sociologia “Un’uniforme di solito è una lavagna pulita, un punto di partenza“. “Essa mostra che non sei solo e che appartieni ad un gruppo di persone: diventa la tua nuova identità e segna davvero un nuovo inizio“.
Che si tratti di sette, gruppi terroristici o organizzazioni paramilitari, le fazioni di frangia violente spesso amano creare un’identità visiva riconoscibile. Demagoghi di destra Oswald Mosley e Mussolini usavano colori decisi, come il nero e il marrone, per creare un’immagine di forza militarista, mentre i gruppi marxisti sembrano favorire i berretti e le fatiche. Alle proteste di tutto il mondo puoi trovare le felpe istantaneamente riconoscibili del gruppo Black Bloc antifascista. I culti religiosi pur essendo  più spirituali che politici, posseggono chiaramente il potere dell’uniforme.

La cosa che tutti i culti, le religioni o qualsiasi gruppo sociale che voglia distinguersi dalla cultura tradizionale hanno in comune è un’uniforme che li distingue davvero e rende tutti i membri simili allo stesso modo. Crea un’identità di gruppo, che è un segnale per gli estranei“, ha affermato Esculapio.
Sono simili a una religione organizzata, che ha spesso uniformi specifiche, come i monaci buddisti o i preti cattolici, e c’è anche una sovrapposizione con la mentalità della moda in generale, l’idea delle tribù di stile. Penso che sia una dinamica che è presente in tutta la vita sociale, ma aumenta nel caso delle sette“.

Forse l’esempio più noto di questa pratica è il culto più violento e famoso di tutti, la cosiddetta famiglia Manson. Nei loro primi giorni al Ranch Spahn, Charles Manson coltivava un aspetto spensierato, quasi pastorale per la sua famiglia. Le ragazze avevano fatto crescere i propri capelli fino ad averli lunghissimi e spettinati, indossavano abiti floreali e camminavano a piedi nudi. Avrebbero quasi potuto essere stati scambiati per un gruppo di una chiesa in una gita.
Ma dopo una serie di uccisioni brutali e un verdetto di colpevolezza, Charles Manson si è rasato la testa e gli altri sostenitori hanno seguito l’esempio, creando un peculiare aspetto pseudo-orientale.

Il rovescio della medaglia delle scelte sartoriali delle sette

Manson usava l’estetica per attirare le persone e per respingerle. Aveva creato una versione pastorale, utopistica, hippie dei suoi seguaci, per quando avevano bisogno di attrarre anime perse e fuggiaschi, e poi li ha trasformati in una versione da incubo violenta e bizzarra, per quando venivano messi sul palcoscenico mondiale.
Un altro famigerato culto americano che usava un linguaggio dell’uniforme e stilistico per creare un sentimento di scopo e visione era la setta suicida Heaven’s Gate.
Il gruppo ha catturato l’attenzione mondiale nel 1997, quando 39 membri, tra cui il capogruppo Marshall Applewhite, hanno preso una dose letale di fenobarbital e vodka, prima di sdraiarsi e morire nei letti a castello adiacenti. Ma l’elemento più eclatante delle foto girate sui media era che ogni membro indossava lo stesso paio di scarpe da ginnastica Nike Decade con fondi neri da jogging.
Per quanto morbose fossero queste foto, le immagini dei piedi dei membri del culto assomigliavano quasi a una controversa campagna di moda, un sentimento che si consolidò quando il Saturday Night Live diffuse il famoso motto Nike “Just Do It” attraverso le immagini e creò un proto-meme direttamente dal regno dell’umorismo macabro.
Alex Esculapio, che ha scritto su Heaven’s Gate, crede che  le uniformi degli adepti fossero un modo per creare un’estetica identificabile e riconoscibile.
Erano diversi da quello che la gente poteva aspettarsi da un culto, perché erano in contatto con la moda, erano davvero entusiasti di creare un’identità visiva e lo erano stati sin dall’inizio. Avevano avuto diverse modifiche, ma hanno sempre usato uno stile di abbigliamento specifico per emulare quello che vedevano come ambizioso: le scarpe Nike erano particolarmente popolari negli Stati Uniti negli anni 90. Avevano specifici rituali di toelettatura, [per esempio] nessuno degli uomini aveva la barba e si radevano la testa.
Il loro vicino di casa li descrivevano come dei nerd tecnologici, quindi ovviamente erano in contatto con ciò che stava accadendo in quel momento. C’era una tensione tra isolamento e iper-consapevolezza della cultura moderna, sapevano che avevano bisogno di rimanere dentro per sopravvivere“, riferisce Esculapio.

Tuttavia, alcuni dei culti più pericolosi e violenti non hanno avuto bisogno di imporre codici di abbigliamento identificabili ai loro seguaci. Il reverendo Jim Jones potrebbe aver attentamente coltivato la sua immagine da predicatore in occhiali da sole, ma i suoi seguaci sembravano essere come qualsiasi frequentatore di un centro commerciale a caso in America.
Questa mancanza di un’identità visiva distinta non ha impedito a più di 900 membri di uccidersi nel suo nome. Lo stesso vale per il  gruppo dei Davidiani di David Koresh, i cui membri assomigliano visivamente a quasi tutti quelli delle altre comunità del Texas, ma crededevano che il loro leader fosse il messia ritornato e per questo erano disposti a morire.
Fonte: https://edition.cnn.com/style/amp/seductive-power-of-uniforms-and-cult-dress/index.html?__twitter_impression=true

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Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

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