Altro che satanismo, la vera emergenza sono le psico-sette

Si presentano come gruppi di studio che insegnano a potenziare la mente. Le vittime vengono manipolate, costrette a donare i propri averi e spesso a subire abusi sessuali. Manca la legislazione per colpirle. Le associazioni lanciano l’allarme: in tutta Italia sono più di 500

16 Gennaio 2016 – 15:30«In questi giorni stiamo seguendo il caso di una ragazza. È malata, avrebbe bisogno di cure, ma è stata convinta dal gruppo esoterico di cui fa parte a rifiutare ogni terapia. Teme che i farmaci potrebbero interrompere il suo cammino spirituale». Maurizio Alessandrini è il presidente dell’associazione familiari vittime delle sette. In tredici anni di attività ha conosciuto un migliaio di storie simili. Persone entrate in contatto con maghi e santoni, diventate vittime di abusi e violenze. Perché a volte, dietro un mazzo di tarocchi, non si nasconde solo folklore e tradizione. «Parliamo di sette criminogene – racconta Anna Maria Giannini, professore di Psicologia giuridica e forense alla Sapienza di Roma – Realtà che sfruttano le persone più fragili riducendole in schiavitù ed estorcendogli denaro».

Difficile avanzare stime precise. Tra gruppi di natura spirituale, pseudoreligiosa e affini c’è chi parla di almeno 500 sette in tutta Italia. Per qualcuno sono molte di più. Ancora più difficile è ipotizzare il numero delle vittime. «Non esistono dati universali – continua Anna Maria Giannini – Sicuramente è un fenomeno molto più diffuso di quanto non si creda». E così a cadere nella trappola sono i più insospettabili. Non solo anziani e sprovveduti, quello che colpisce è la trasversalità delle vittime: persone di buona istruzione e di un discreto livello culturale. Quasi sempre provenienti dalle grandi città del Centro e del Nord Italia. In comune hanno tutti due aspetti, la fragilità e l’isolamento. Spesso ad aprire le porte di una setta è un momento di debolezza: un lutto in famiglia, la separazione dal coniuge, una malattia. La fondatrice del Centro studi abusi psicologici Lorita Tinelli ormai conosce il meccanismo: «I santoni si avvicinano alle persone in difficoltà. Sanno rispondere al loro bisogno di essere ascoltate e comprese, alla ricerca di un senso di appartenenza». È l’aspetto più preoccupante della vicenda. Nessuno è al riparo dal rischio. «Può succedere a ciascuno di noi. Tutti attraversiamo momenti in cui siamo più fragili».

Le vittime vengono convinte a versare denaro, spesso oltre le proprie possibilità. Recentemente una signora ha dilapidato 350mila euro in consulenze spiritiche. Altre volte l’abuso diventa fisico. «Molti santoni pretendono prestazioni sessuali dalle proprie adepte»

Intanto il fenomeno sta lentamente cambiando forma. Fino a pochi anni fa la minaccia più diffusa era rappresentata dalle sette di carattere religioso. Negli ultimi tempi, invece, hanno iniziato a diffondersi nuove forme di aggregazione, le psicosette. «Il bisogno di spiritualità – continua Tinelli – incontra una risposta di tipo diverso: si propongono tecniche veloci di apprendimento, sviluppo della memoria, potenziamento della propria anima». I riferimenti spariscono, per certi versi il pericolo è persino maggiore. «Chi entra in una setta satanica sa già cosa lo aspetta – continua la fondatrice del Cesap – Chi entra in una psicosetta non è quasi mai a conoscenza delle finalità dell’organizzazione». Le stesse difficoltà le incontrano le autorità. Individuare e monitorare queste realtà è quasi impossibile: del resto nessuna si definisce una setta né si considera una religione alternativa. «Si presentano come associazioni culturali e scuole di formazione, organizzano seminari e corsi di studio». Dietro si nascondono sempre le stesse tecniche: la manipolazione della mente e la riduzione della personalità passano attraverso la capacità di allontanare le vittime dai propri affetti. «A volte – racconta Maurizio Alessandrini – le famiglie vengono considerate responsabili delle energie negative che gravitano sugli adepti. Si pretende silenzio e segretezza».

Il criminologo Marco Strano è il direttore scientifico dell’ambulatorio Antisette. Un’organizzazione di volontariato formata da appartenenti alle forze di polizia e un’equipe di psicologi, medici e legali. Da oltre dieci anni offre consulenze gratuite alle vittime di maghi e santoni. Anche lui condivide la preoccupazione: «Le psicosette stanno crescendo di numero, ormai sono molto diffuse» racconta. Spesso Strano e i suoi collaboratori partecipano sotto copertura agli incontri di queste organizzazioni. «Lasciano annunci per strada, in luoghi pubblici, promettono lezioni gratuite e giornate di studio. Magari a questi appuntamenti si presentano un centinaio di curiosi: a fine serata quasi tutti se ne vanno più scettici di quando sono entrati, ma 5-6 persone rimangono coinvolte». Di solito il secondo incontro è a pagamento. Iniziano le pressioni, poi uscire dal giro diventa sempre più difficile. Nella rete finiscono persone fragili, in difficoltà. «Magari avrebbero bisogno di un sostegno psicologico, e invece incontrano queste sette che li rovinano». Gli obiettivi sono sempre gli stessi. Le vittime vengono convinte a versare denaro, spesso oltre le proprie possibilità. Recentemente l’ambulatorio Antisette si è occupato del caso di una signora che in un anno di consulenze spiritiche ha dilapidato un patrimonio di 350mila euro. Altre volte l’abuso diventa fisico. «Molti santoni pretendono prestazioni sessuali dalle proprie adepte – racconta Strano – A volte dietro queste vicende si nascondono storie molto squallide».

Quasi sempre in Italia è impossibile perseguire i colpevoli. Negli anni Ottanta è stato abolito il reato di plagio. «E così se un maggiorenne si fa schiavizzare in una setta è molto difficile dimostrare che è stato manipolato»

Da questo punto di vista il satanismo rappresenta un aspetto particolare. «Anche in questi casi esistono situazioni di manipolazione mentale – rivela Lorita Tinelli – ma rispetto alle psicosette sono più limitati». Più frequentemente si tratta di rituali fai da te, organizzati da giovani come un atto di ribellione. Altre volte si tratta di adulti consenzienti che, spesso sotto travestimenti, consumano riti orgiastici. Fino a qualche anno fa gli incontri avvenivano nei boschi, in campagna, in luoghi riparati ma pubblici. «Da una decina d’anni – racconta Strano – queste attività si sono spostate nelle abitazioni private». Si tratta quasi sempre di gruppi molto piccoli, difficili da monitorare, non sempre immuni da abusi. Le associazioni hanno registrato diversi casi di violenze sessuali nei confronti di chi non accetta di partecipare ai rituali. Discorso simile, in parte, per le sette dedite al vampirismo. «Ce ne sono capitate diverse» ammette Strano. Ancora una volta si tratta di gruppi piccoli, formati da giovani. Rituali caserecci, tavolta organizzati sotto l’effetto di allucinogeni.

Anche nei casi più gravi, però, in Italia è impossibile perseguire i colpevoli. Negli anni Ottanta è stato abolito il reato di plagio. «E così se un maggiorenne si fa schiavizzare in una setta – racconta la professoressa Giannini – è molto difficile dimostrare che è stato manipolato». Le autorità possono intervenire in caso di violenza privata, sequestro di persona, circonvenzione di incapace. Talvolta si riesce a perseguire l’esercizio abusivo di una professione (quando il santone di turno si improvvisa medico o psicologo). Ma anche queste sono situazioni spesso molto difficili da provare. Per colmare la lacuna, all’inizio della legislatura il deputato Pino Pisicchio ha depositato alla Camera una proposta di legge per introdurre nel conduce penale il reato di manipolazione mentale. E questo perché, così si riconosce nel testo, «il dramma dell’adepto delle sette pseudoreligiose, sempre più diffuse nel nostro Paese, non trova oggi una fattispecie giuridica idonea a contenerlo». È un vuoto normativo pericoloso, che continua a lasciare impuniti centinaia di abusi.

Fonte: http://www.linkiesta.it/it/article/2016/01/16/altro-che-satanismo-la-vera-emergenza-sono-le-psico-sette/28936/

Le donne fuggite dal culto poligamo mormone FLDS si raccontano

The Journey Out: Women Who Escaped a Polygamist Mormon Cult Share Their Story

 

Anche se il suo leader Warren Jeffs è chiuso in carcere per aver violentato le sue spose bambine, la Chiesa Fondamentalista di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (FLDS) permane nella sua dura linea di controllo. Coloro che si sottraggono ad essa vengono ostracizzati dai loro familiari e amici, ma quest’anno, degli ex membri della Chiesa hanno festeggiato il primo Natale della comunità.

Le città gemelle Colorado City, Arizona, e Hildale e una comunità di confine precedentemente nota come Shirt Creek, nello Utah, che ospitano la Chiesa Fondamentalista di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (FLDS), sono un luogo di immensa bellezza e di  indicibile dolore.

Fondata nel 1913 da mormoni fondamentalisti che si staccarono dalla tradizionale Chiesa dei Santi degli Ultimi Giorni per poter praticare il principio del matrimonio plurimo, questa comunità, geograficamente isolate dalle scogliere del Vermillion del Colorado Plateau, è un passo indietro nel tempo per tutti coloro che ci vivono. Qui le donne si vestono con lunghe vesti fino alle caviglie, le braccia coperte e non usano trucco. Poiché si ritiene che in cielo dovranno lavare i piedi dei loro mariti con i loro capelli, esse li hanno lunghi sino alla schiena e intrecciati. Gli uomini aumentano la loro possibilità di andare in paradiso se sposano diverse mogli; più donne sposano, meglio è. In questa comunità, oggi la poligamia è viva, ma le cose non vanno bene.

Anche se la chiesa mormone ha ufficialmente rinnegato i fondamentalisti, il FLDS fa risalire il proprio lignaggio al profeta Joseph Smith. John Y. Barlow (il cui cognome è rivendicato ancora oggi da molti dei suoi discendenti) è stato il primo leader del FLDS, fino alla sua morte nel 1949. Gli sono successi una serie di uomini; il più recente è stato “Zio Rulon” Jeffs, che morì nel 2002 e al quale succedette come profeta il figlio Warren.

Dopo aver lasciato il paese per sfuggire alla polizia, Warren Jeffs, uno dei 10 personaggi più ricercati dall’FBI, è stato catturato a Las Vegas nel 2006. Aveva 78 mogli, al momento del suo arresto, un terzo delle quali di età inferiore ai 17 anni. Nel 2011 Jeffs è stato condannato per due casi di violenza sessuale su un bambino e per gli stupri di solo due delle sue spose bambine di età di 12 e di 15 anni. Eppure, nonostante il fatto che egli stia attualmente scontando una condanna per più di 20 anni nella prigione di stato in Palestina, Texas, Jeffs continua a controllare il culto da dietro le sbarre, attraverso il fratello fedele Lyle Jeffs.
Negli anni dal suo arresto “Zio Warren” ha emanato nuove regole dal carcere. La più inquietante è che il contatto fisico tra un uomo e le sue mogli è assolutamente vietato, anche l’intimità fisica – il sesso  – è espressamente vietato. In questo periodo tra i  FLDS una donna può rimanere incinta solo per mezzo di uno dei 15 “portatori di seme” nominati da Warren per tramandare il dna più degno. Secondo i documenti del tribunale presentati dalla ex moglie di Jeffs,  Lyle, per dibattere il caso di divorzio, “è responsabilità del marito tenere le mani delle loro mogli, mentre il portatore di seme sparge il proprio seme. In parole povere, il marito è tenuto a sedersi nella stanza mentre il portatore di seme prescelto, o un paio di loro, violenta la moglie o le mogli“.

Si tratta di una comunità in cui la maggior parte dei bambini non hanno mai nemmeno sentito parlare di Natale o di Babbo Natale, e neppure hanno mai celebrato la festa (questi fondamentalisti non celebrano nessuna festività “mondana”). Inoltre Jeffs ha imposto un divieto totale per il possesso di giocattoli nel 2011 da parte dei membri della setta. “Ho avuto un vicino che abitava proprio di fronte al mio giardino. Ho visto che l’uomo era al fianco del suo bidone della spazzatura e aveva fatto portare fuori dai suoi figli piccoli i loro giocattoli, che man mano distruggeva e gettava violentemente nella cassonetto“, ha scritto l’ex membro FLDS Brenda Nicholson a Voci per la Dignità, un’organizzazione fondata da una sopravvissuta al traffico di esseri umani, Christine Marie Kata, per parlare contro l’abuso e lo sfruttamento, l’oppressione e l’umiliazione degli esseri umani nelle sette poligame patriarcali e di altre istanze correlate all’abuso ecclesiastico. Questo divieto, in parte, è ciò che ha ispirato Christine Marie a pianificare una festa di Natale, soprannominata il “Primo Natale”, a Short Creek. “La gente che dice c’è una nuvola sopra la città” mi racconta “ho programmato il primo Natale per portare felicità e contribuire alla dispersione di quella nube grigia con l’amore“.

Voci per la Dignità, l’organizzazione di Christine Marie, è stato raggiunta da altre associazioni quali:  Sound Choices Coalition, Church for the Nations in Phoenix, Movies Making Difference, Safety Net, e Shield and Refuge, così il 16 dicembre è stato celebrato un  Natale diverso da qualsiasi altra cosa la gente di Short Creek avesse mai visto prima. L’evento è stato aperto a tutti gli ex-FLDS (così come a tutti i membri attuali FLDS curiosi della vita al di fuori), ed è inoltre è stato accolto con favore dalle donne  da poco sfuggite dal clan di Kingston, una setta poligama a Salt Lake City.

” La gente dice che c’è una nuvola sopra la città. Ho programmato il primo Natale per portare felicità e contribuire alla dispersione di quella nube grigia con l’amore.”

 

All’interno della Holm Sunday School Building in Hildale, nello Utah, vi sono file di tavoli pieghevoli  carichi di biscotti galssati di ogni colore e forma. Su altri tavoli vi è una serie di oggetti offerti: carta e colla, glitter, scovolini, e ogni sorta di materiali artistici dedicati ai bambini per la costruzione di ornamenti. C’è anche uno stand istituito e gestito da volontari del Premier Pediatrics, un operatore sanitario con sede nello Utah meridionale per mamme e bambini. Anche se non così eccitante come una densa nuvola di cannella, la loro presenza è stata una benedizione per queste giovani famiglie, la cui sanità e bisogni medici sono palesemente ignorati all’interno del FLDS, come riferito da Carolyn Jessop nel suo libro di memorie “Fuga”.
Sul palco, vestito da Babbo Natale, un ex FLDS volontario, Clinton Holm (la cui famiglia possiede l’edificio) in posa per le foto e che ha poi distribuito calze piene di giocattoli fatti a mano e piccole caramelle alle centinaia di bambini che erano stati portati dalle loro madri per la prima volta alla celebrazione del Natale. Per i bambini tutta quella incantevole gentilezza era letteralmente incredibile. “Questa è la mia prima bambola!” ha detto una bambina, scioccata dalla gratuità del giocattolo. Tutte queste donne e bambini avevano lasciato il FLDS negli ultimi quattro o cinque anni, alcuni non più tardi di pochi mesi fa. Per molti, è stato il primo grande raduno, puramente sociale cui avessero mai partecipato.

Lasciare il FLDS non è un processo semplice. La maggior parte delle donne fugge senza molto più dei vestiti che hanno indosso e con qualunque effetto personale che sono in grado di lanciare rapidamente in un sacchetto di immondizia di plastica. Una volta che sei fuori, sei considerato un apostata. Lo stesso vale per tutti i bambini che vengono portati via. Coloro che lasciano il culto vengono evitati da tutti i parenti e dagli amici che rimangono nel FLDS.

Dopo il giorno della festa di Natale, una cinquantina di donne ex FLDS  sono state invitate a pranzo al 240 Est Utah Avenue. Originariamente commissionato da Warren Jeffs da dietro le sbarre, questo moderno palazzo è stato destinato a servire come una casa per lui e le sue molte mogli. (Sebbene Jeff non uscirà presto dalla prigione, dice ai suoi seguaci che le sbarre della sua cella si scioglieranno e che tornerà da loro, e tutti coloro che rimangono fedeli credono che questo sia vero). Le pareti della multi-costruzione di bilocali sono rivestiti con la stessa brutta ma costosa  moquette blu che copre i pavimenti, e le porte sono spesse ben 12 pollici; queste camere sono state progettate per silenziare l’acustica.

Ora conosciuto come il B & B più ricercato d’America, l’edificio è di proprietà di una ex guardia del corpo di Jeffs, Willie Jessop, che ha acquistato l’intero complesso ad un’asta. Egli ha espresso la speranza che, nelle sue mani, la struttura aiuterà a riunire le famiglie che sono fuggite dal controllo di Jeff. Willie è irrintracciabile, però, e per molte delle donne con cui ho parlato qui, la sua assenza è stata un sollievo. Willie è “una pessima persona che finge di essere buona“. Mi era stato detto da un produttore cinematografico di Los Angeles che ha lavorato nella comunità.
Qui le donne hanno condiviso un pasto a base di tacchino, purè di patate, ripieno, mais e vino rosso per chi lo beve. Dopo cena sono state invitate al piano di sopra in una serie di camere, che sono state allestite con i regali per i bambini e i ragazzi. C’erano animali di peluche, biciclette, camion giocattolo, cofanetti di Play-Doh, giochi da tavolo, libri, bambole, vestiti, set di trucco, e altri oggetti. Ad ogni donna è stato permesso di scegliere un regalo per ciascuno dei suoi figli, e alcune ne hanno presi ben quindici.

 

 

Adiacente alle camere dei regali c’era una stanza piena di carta da imballaggio, sacchetti regalo, nastro, forbici e fiocchi. Qui, nella sala “Grazie”, come Christine Marie l’ha soprannominata, le donne sedevano e chiacchieravano tra di loro, impacchettando i  regali per il primo Natale dei loro figli. “Questa è la prima volta che incarto un regalo di Natale, e io ho 37 anni!” ha urlato di gioia una donna al gruppo.

E’ stata una giornata di travolgente emozione per tutti. Abbastanza rapidamente, una vivace conversazione si è sviluppata tra le diverse signore presenti circa le circostanze in cui hanno fatto la scelta di lasciare la chiesa. Per molte la sentenza è stata l’ultima goccia: nel tentativo di stringere le redini sui fedeli e di cacciare chiunque potesse rappresentare una minaccia per il suo potere assoluto, Lyle Jeffs, in qualità di leader al posto di Warren, ha sottoposto nel 2011 ad un  un interrogatorio tutta la comunità, che tutti hanno vissuto come “il Giudizio”. Ciò ha richiesto che ogni singolo membro del FLDS rispondesse a una serie di domande invadenti.

A seconda delle loro risposte, gli individui avrebbero dovuto  essere introdotti all’Ordine Unito (UO), il gruppo di élite FLDS, oppure ritenuti al di fuori e messi in libertà vigilata. Molte famiglie sono state divise dopo il Giudizio, con i bambini separati dai genitori in quasi ogni casa. Per alcuni, però, esso ha offerto alle donne e ai bambini l’uscita perfetta da una situazione di vita terribile. Una donna ha ricordato che le è stato chiesto se si fosse mai toccata sessualmente. Ad altre è stato chiesto che tipo di intimità avessero con il marito. Molte ricordano che le è stato chiesto se provassero rabbia; una donna ha raccontato: “E hanno chiesto anche ” Hai mai avuto anche un pensiero cattivo  nella tua mente?’‘.”

Entrando, “il mio cuore non batteva forte. Ero tranquilla, per quanto ne sapevo di pace in quel momento” ha raccontato la quarantenne Misty Taylor*, che ha gli occhi marroni caldi, un rapido sorriso e una personalità insolitamente frizzante, visti gli ultimi avvenimenti della sua vita. Misty finalmente ha lasciato il FLDS nel maggio 2015. Ha equiparato la sua scelta al salto da un dirupo: “Si arriva a un certo punto della vita in cui si è pronti a saltare da una scogliera o andare avanti, e basta andare avanti fino a quando non si è pronti a saltare“. Ma, ha sottolineato che si deve essere pronti, anche se il fondo può essere difficile da identificare quando la propria vita è sempre stata infelice. “Ecco perché un sacco di mie sorelle sono ancora lì. Si sentono come se fossero quasi arrivate ​​- perché questo è quello che è stato detto e che l’elevazione è prossima;. Il profeta è quasi uscito di prigione“. Pazze, sono tutte ormai d’accordo. Naturalmente Jeffs non sta uscendo. Ma, una donna ha detto, “la mia mamma è uscita dalla religione da febbraio e lei crede ancora che [Jeff] sta per uscire [dalla prigione], lei non vuole ascoltare“.

“Si arriva a un certo punto della vita in cui si è pronti a uno saltare da una scogliera o andare avanti.”

 

Quando hai pensato tutta la tua vita che è Lui, – il Profeta – e che egli è l’Unico“, ha spiegato Misty, “e se ti è stato detto che è puro e pulito … Questo è esattamente quello che pensiamo: è puro e pulito, ed Egli parla con Dio, e sta con Dio, così eccoci qua,  pensando che chi rimane saldo nella fede sarà innalzato al cielo alla fine del mondo,  anche quando il padre è andato via e tua madre non c’è più“.

Nel corso di un anno e mezzo, Misty, la moglie sorella  e tutti i loro bambini erano stati espulsi. Essere considerato un non più membro non equivale ad essere cacciato dal FLDS, significa semplicemente che non sei sufficientemente “buono”  a far parte degli Stati membri dell’Ordine dei supremi del FLDS; i non soci vivono ancora nella comunità e devono seguire tutte le regole, ma in case minori costituite da bambini e genitori di molte famiglie diverse. Quando il patriarca della famiglia è assente, come è avvenuto per Misty e per la sua moglie sorella, dato che il loro marito era stato cacciato dalla chiesa completamente e mandato via in “missione di pentimento” -la famiglia viene assegnata ad un guardiano. “Perché se non c’è un padre lì,” ha spiegato Misty, “è necessario un uomo che custodisca la famiglia“, che significa, in sostanza, che le donne senza mariti hanno bisogno di babysitter maschili autoritari.

Non avrebbe dovuto, ma il 1° gennaio 2015 Misty ha inviato una lettera al suo ex marito. “volevo chiacchierare, al di là dei ricordi e dei sentimenti“. Le mancava e voleva sentire cosa stesse facendo. “Stavo iniziando a raggiungere il punto“, spiega. Il marito era a conoscenza dei crimini di Warren Jeffs. “Ha iniziato ad inviarmi alcune informazioni” su ciò che Jeffs aveva fatto, Misty ha detto, “e io semplicemente non era pronta per questo“.

Con chiunque abbia parlato tra coloro che hanno lasciato il gruppo o che sia fuggito con successo, ho riscontrato un atteggiamento di dissonanza cognitiva. Nel maggio 2015, lei e i suoi otto figli hanno lasciato il FLDS definitivamente. Misty e suo marito ora vivono con i loro figli in Short Creek, una famiglia apparentemente felice – meno la moglie sorella e i suoi figli, che sono rimasti nel FLDS.

La mattina seguente ho invitato Misty ad unirvi a me alle allegre comari al Cafè, dove avevo preso accordi la sera prima per fare colazione con la trentenne Lynette Warner, che era stata sposata con Warren Jeffs, all’età di 18 che era scappata dal FLDS a 26 anni.

Mentre Warren Jeffs era in fuga, Lynette dice che i suoi scagnozzi l’hanno nascosto in tutto il paese: a Las Vegas, South Dakota, Wyoming, Texas, Colorado, Utah e Arizona. Alla fine, dopo che Jeffs è stato arrestato e incarcerato, Lynette è stata messa in isolamento, in una roulotte a Colorado City, Arizona, dove il fratello maggiore le ha fatto da secondino, inchiodando le finestre e invertendo la maniglia. Lynette ha strisciato a piedi nudi fuori dalla finestra, che aveva svitato ed è scappata in una fuga disperata che è stata documentata da agenzie di stampa che si riferivano a lei semplicemente come la moglie a piedi nudi di Jeff. Lynette ha detto che in linea di massima corse in pieno giorno verso Uzona Avenue a Hildale, Utah, sede di un uomo di fiducia che aveva da poco lasciato la chiesa. Lì, hanno discusso su cosa fare, in ultima analisi, decidesero di chiamare una donna di nome Kristyn Decker, che aveva lasciato il FLDS a 50 anni e ora assisteva altre giovani donne che fuggivano dalla poligamia attraverso il Sound Choices Coalition.
Il giorno dopo che sono scappata, la polizia è andata di porta a porta attraverso la città con dei volantini,” che riportavano la foto di Lynette. Ma a quel punto, Lynette era a cinquanta miglia di distanza a New Harmony, Utah, a casa di Kristyn. In pochi mesi, Kristyn ha adottato Lynette, che ora vive sotto il nome di Brielle Decker e chiama Kristyn “mamma”.
Ci siamo sedute e abbiamo parlato per ore al bar, che è diventato una sorta di attrazione turistica per turisti della strada che viaggiano per quei confini. Lynette e Misty non si erano mai incontrate prima, ma per Misty, Lynette è stata una sorta di celebrità: tutte nel FLDS conoscono la sua storia.

Una conseguenza dei capelli e dell’abbigliamento rigoroso uniforme, prescritto per tutte le donne FLDS è che perdono la loro individualità, simile a migliaia di versioni dello stesso ideale. Potrebbe essere facile per un outsider immaginare queste donne come droni senza cervello, che doverosamente adempiono i loro ruoli di moglie. Ma se ci si siede nel caffè, l’ascolto di queste due sconosciute che condividono le proprie storie di fuga, evidenzia che non importa quanto si sopporti il dogma e il lavaggio del cervello, la nostra vera personalità rimane nella nostra anima. Come per tutte le donne che ho incontrato in questo fine settimana, queste due signore sono veri individui, con differenti attitudini e risate e prospettive.

Anche se entrambe le donne sono in terapia per affrontare il proprio passato, Lynette è pronta a fare riferimento al FLDS come ad una setta, mentre Misty – che porta ancora i capelli lunghi castani lungo la schiena, la cuffietta e abiti lunghi, lotta nel vedersi in questo modo. Lynette ha iniziato a farsi strada come difensore per le donne in fuga dalla poligamia, e sta studiando psicologia con la speranza di lavorare professionalmente un giorno con i sopravvissuti come lei. Misty, la cui partenza dalla chiesa è più recente, è ancora riluttante a venire fuori come una fuggiasca, preferendo utilizzare uno pseudonimo per proteggere la sua immagine nella mente della famiglia che è rimasta nel FLDS.

Dopo la prima colazione, Misty ci lascia per andare a  prendere i figli da scuola; era l’ultimo giorno prima della pausa invernale. Ma Lynette aveva un giorno libero, così mi ha guidato intorno a Hilldale e al Colorado City, ancora coperte di neve caduta nei giorni precedenti. Il paesaggio del sud-ovest suggestivo sembrava come la Corea del Nord su Marte: polverose strade sterrate e scogliere rosse incandescenti; grandi case in vari stadi di quasi-completamento (i proprietari delle abitazione non terminano le costruzioni per evitare di pagare l’imposta fondiaria); uno zoo nel centro della città, ma vacante. Nel parco giochi non c’era un bambino.  Piuttosto i bambini che sono stati aiutati vivono tra lavori di perforazione, SUV e alte barriere intorno alle loro case, senza che possano fare nulla. Questo perchè nel gruppo si impara ad odiare gli stranieri e gli apostati allo stesso modo, sostenendo che provengono da Satana.
Due settimane dopo il mio rientro a casa da Short Creek, ho ricevuto un aggiornamento da uno dei volontari di Natale: altre donne avevano lasciato il culto e ora stanno lavorando con gli avvocati per far uscire i propri figli. E proprio alla festa della vigilia di Natale tenutosi a Short Creek il 24, le quattro giovani donne FLDS erano presentati senza preavviso,  incoraggiate dalle storie di vita che avevano sentito durante i festeggiamenti del 16 dicembre. Che, di per sé, è un progresso. Ed è stato anche il punto: ospitando tale movimento prima di Natale in città dove erano migliaia le persone  ancora sotto il controllo del profeta, Christine Marie e i suoi  co-organizzatori hanno mostrato a tutti che potevano sperimentare la gioia e ricevere la gentilezza dal mondo esterno. Essi stavano dimostrando che quando si salta giù dalla scogliera, si sta effettivamente facendo un passo superiore.
Una delle persone scappate dal FLDS ha sostenuto alla manifestazione che: il lavaggio del cervello all’interno della comunità è troppo forte per molte persone da poter essere superato; invece, dobbiamo cercare di aprirci un varco verso la vita al di fuori di esso, in quanto essa è buona lì, e su questo pian piano si sta prestando attenzione.
* Il nome è stato cambiato

Fonte: https://broadly.vice.com/en_us/article/flds-celebrating-christmas-after-escaping-a-polygamist-mormon-cult

 

———————————

Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

Gli articoli apparsi su questo blog possono essere riprodotti liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla e  che si specifichi la fonte

 

Quando il Disturbo Post Traumatico da Stress diventa contagioso

I terapisti e tutti coloro che aiutano le vittime di traumi possono a loro volta subìre il trauma.

 

 

Michael non era a New York l’11 settembre 2001. Ma per anni, davanti ad un ascensore aperto nel suo luogo di lavoro, si è immaginato gente in fiamme correre fuori, le loro urla riempire la hall. Quando chiudeva gli occhi, vedeva a volte arti intrappolate in macerie, staccate dai loro corpi. Egli è stato afflitto da immagini di momenti di violenza e distruzione pur non avendo assistito direttamente ad esse. Nelle notti insonni ha vagato per le strade del suo quartiere, cercando di esorcizzare i demoni di altre persone.

Michael, che ha chiesto che il suo cognome non fosse divulgato per questioni di privacy, è uno psicologo clinico che lavora a Manhattan. Negli anni dopo gli attacchi al World Trade Center, ha curato centinaia di pazienti con disturbo post traumatico da stress acuto. Ma ci ha messo un po’ a notare che, mentre la salute mentale dei suoi pazienti in gran parte migliorava ad ogni seduta di terapia, la sua si stava deteriorando. Nel 2004 era nervoso, depresso e non riusciva a dormire di notte, ha cominciato a soffrire di attacchi di panico per la prima volta nella sua vita. Sempre più spesso, ha dovuto ritirarsi da eventi sociali ed evitare spazi pubblici. Ha chiesto ad un collega di prescrivergli sonniferi e antidepressivi.

I nostri soccorritori in seconda linea lavorano con la tragedia umanitaria, essi sono psicologi, assistenti sociali, avvocati e giornalisti e sono esposti ogni giorno al disagio altrui, e per questo si trovano nelle condizioni di sviluppare stress traumatico simile al PTSD dei loro clienti, pazienti, dimostrando in questo modo che le immagini di violenza possono ritorcersi contro una mente traumatizzata. Negli Stati Uniti circa il 30/40 per cento dei clienti dei centri di salute mentale evidenziano sintomi di stress post-traumatico. Secondo una stima almeno la metà degli psicoterapeuti che trattano questi pazienti potrebbero avere sintomi del trauma “secondario” o acquisito.

Attualmente i migliori trattamenti per il trauma richiedono di condividere la storia di quello che è successo. Parlare è terapia, ma quando le cose che condividiamo sono terrificanti, i nostri ascoltatori possono essere modificati in peggio. In questo modo, il trauma individuale può trasformarsi in qualcosa di collettivo.

Michael, che era un percussionista jazz, ha l’aspetto di un un ex batterista e i capelli morbidi bianchi di un medico televisivo. Egli piega la testa da un lato quando pensa. Non ha potuto vedere nessun cliente immediatamente dopo a quell’11 settembre perché egli non era sul  lungomare di New Jersey, in un ospedale di fortuna il giorno stesso dell’attacco. Era impossibile raggiungere i pazienti quel giorno, ha potuto solo guardare dalla TV mentre Manhattan veniva distrutta.

Parlare è terapia, ma quando le cose che condividiamo sono terrificanti, i nostri ascoltatori possono essere modificati in peggio.

La tregua non sarebbe durata. Nei giorni seguenti gli attacchi, Michael ha iniziato a vedere da otto a dieci pazienti al giorno per circa un’ora a seduta, cinque giorni alla settimana. Tutti avevano disturbo acuto da stress, l’etichetta assegnata allo shock emotivo estremo che segue un evento tragico. Se il disturbo acuto da stress perdura, diventa PTSD. Alcuni dei suoi pazienti erano fuggiti dagli edifici che crollavano, o erano stati i primi ad essersi salvati tra le macerie dopo erano caduti. Molti erano stati afflitti da immagini che non potevano dimenticare, e dal senso di colpa del sopravvissuto.

 

 

Caratterizzato dalla variabilità delle emozioni, ipervigilanza, paura diffusa, e ansia, il trauma è una risposta di adattamento il cui scopo è semplicemente quello di mantenere una persona lontana da situazioni pericolose nello stesso modo in futuro. Ma nel lungo periodo può lasciare la vittima emotivamente sconvolta, sempre attenta a nuove minacce illusorie.

Il PTSD che segue è un disturbo di associazione. Suoni, odori, immagini e pensieri dell’evento traumatico saranno in grado di suscitare una risposta emotiva di lotta o fuga anche dopo che il trauma è passato, come accade per il veterano di guerra che sobbalza quando una macchina si gli va contro.

I migliori trattamenti per il PTSD si concentrano su queste associazioni. I pazienti traumatizzati sono incoraggiati a confrontarsi con le loro associazioni, spesso volutamente vengono indotti a rivivere l’evento traumatico, al fine di sperimentare le loro reazioni emotive e fisiche completamente. Poiché i pazienti raccontano le loro storie più volte durante la seduta, settimana dopo settimana, le associazioni della manifestazione possono perdere la loro forza. Idealmente, le loro reazioni si indeboliranno durante ogni racconto.

La Terapia del PTSD può essere un processo di trasformazione per chi ne è affetto, ma il suo effetto sull’ascoltatore può essere più complicato. “I fornitori di servizi spesso devono condividere il carico emotivo del trauma”, scrive Brian Bride, un professore di psicologia sociale presso la Georgia State University; “essi testimoniano eventi passati dannosi e crudeli, e riconoscono l’esistenza di eventi terribili e traumatici nel mondo, ascoltano storie di sofferenza, che in altre parole, sono in grado di generare ulteriori sofferenze”.

Durante le lezioni presso psichiatrici nei più grandi centri medici, Michael chiede spesso al suo pubblico di medici e studenti di medicina di immaginare un limone. “Tenetelo in mente” dice, “Guardate come è giallo. Sentite il profumo di agrumi. Ora tagliatene una fetta  con un coltello e mordetelo. Gustate il sapore acido forte”. Quando chiede al pubblico di alzare la mano se qualcuno sta sbavando, quasi tutti la alzano. Il punto dell’esperimento è semplice: pensare e immaginare produce una relazione fisica e questa è dimostrabile. Quando un terapeuta di un paziente con PTSD ascolta una storia di violenza, l’immaginazione empatica può inavvertitamente innescare una reazione fisiologica simile a quella che la vittima ha vissuto: un cuore in corsa, la stretta di mano, la nausea, e di altri elementi di lotta o fuga come risposte.

Uno dei suoi pazienti, Michael ha ricordato, era un operaio edile cui è stato affidato il compito di spazzare via le macerie dopo il crollo delle torri. Un giorno “è scoppiato in lacrime nel mio ufficio”, ha detto Michael, perché aveva trovato la mano di una donna che teneva la mano di un bambino”. Solo due  mani insieme. Michael è rimasto in silenzio. “Sai, in questo momento, mi sento male solo raccontando la storia”.

Udire storie di atrocità può anche causare cambiamenti a lungo termine. Laurie Pearlman, una delle prime psicologhe che hanno identificato il fenomeno del trauma secondario, spiega questo effetto come “modifiche allo schema cognitivo”. Essenzialmente, queste storie possono cambiare il modo in cui l’ascoltatore vede il mondo, costringendolo a riconoscere che i suoi cari possono non essere al sicuro come aveva pensato, e di affrontare la propria impotenza nel prevenire future tragedie.

Questo cambiamento di pensiero può essere graduale, e può essere un processo quasi inconscio. Quando Peralman iniziò a fare consulenza alle vittime di abusi nel 1980, “sono rimasta colpita dal lavoro sui traumi nei modi che non mi aspettavo o non capivo”, mi racconta. Ha iniziato a visualizzare come le impostazioni precedentemente positive venissero messe in pericolo, e ha trovato difficile mantenere il suo atteggiamento normalmente ottimista. Oggi, lei descrive quello che le è successo come una “visione del mondo sconvolta” e come una “interrotta spiritualità”. Questi sintomi di esposizione a storie di traumi, secondo lei, sono quelli che possono danneggiare gli operatori sanitari in maniera prioritaria.

Gestire una concezione del mondo alterato e in definitiva distruttiva, Pearlman scrive “dipende, in larga parte dalla misura in cui il terapeuta è in grado di impegnarsi in un processo parallelo a quello del cliente-vittima: il processo di integrazione consiste nel trasformare queste esperienze di orrore o violazione”. Ella raccomanda che tutti i terapeuti dei trauma siano sottoposti a terapia a loro volta.

Il trauma dopo la tragedia non è una novità: La prova del PTSD nei soldati e nei comandanti è presente in antichi testi greci e romani. Le pagine di molte tragedie greche, come l’Ajax di Sofocle ed Eracle di Euripide, sono all’ordine del giorno con i veterani impazziti dalla guerra. Nell’esercito romano vi sono stati tentativi di suicidio, stranamente punibili con la morte, a meno che il soldato non fosse stato trovato a soffrire di vergogna, tristezza, o “stanchezza della vita”.

L’idea che il trauma possa essere comunicabile è molto più recente. Gli psicoanalisti sin da Freud hanno notato che la terapia può portare al “controtransfert”, in cui un paziente  diventa oggetto delle proprie nevrosi, desideri o conflitti irrisolti di un analista. Ma sino alla guerra del Vietnam non fu osservato un pericolo maggiore: che i pazienti potevano, inconsapevolmente, impiantare immagini di violenza duratura nella mente di persone che non avevano sperimentato tale violenza.

 

“Quando il paziente riferisce atrocità, da dove deve cominciare il terapeuta?” si chiedeva Sarah Haley, una psichiatra della Veterans Administration, in un articolo in Archives of General Psychiatry nel 1974. Alla fine degli anni della guerra del Vietnam, Haley trattava i veterani con  malattie mentali derivati da eventi di violenza e la brutalità estrema, compresi i casi in cui essi stessi ne erano gli autori. Si registra la storia di un paziente, un Marine che aveva guidato la sua squadra nella distruzione di un villaggio con trappole esplosive che furono posizionate nella giungla circostante. “[Noi] facemmo esplodere quei figli di puttana via”, egli ha raccontato ad Haley. La storia, e altre vicende simili, l’ha lasciata “confusa e spaventata”. Come si fa a trattare tali pazienti, si è chiesta Haley? “Forse”, ha scritto, “dovremmo iniziare ricordando a noi stessi che le atrocità sono vecchie come l’uomo”.

Nel 1981 Yael Danieli, uno psicologo clinico con sede a Manhattan ed ex sergente delle Forze di Difesa israeliane, ha pubblicato una revisione delle reazioni emotive del terapeuta  che lavora con i sopravvissuti all’Olocausto dei loro figli. “I terapeuti” – lei ha scritto, spesso-  “si sono ritrovati a condividere gli incubi dei sopravvissuti che sono stati in cura”. In nove mesi di trattamento dei sopravvissuti, un terapeuta ha riferito di aver avuto solo due sogni che non erano legati a storie dei suoi clienti.

Un altro [terapeuta] quasi svenne quando un paziente gli raccontà di aver visto “i bambini aggrappati ai corpi dei genitori nelle fosse comuni”. Ancora un altro  [terapeuta ] ha confessato che la prima volta che vide un numero di identificazione tatuato sull’avambraccio di un cliente, ha dovuto “uscire per vomitare. ”

Danieli ha rilevato che i terapeuti, temendo le proprie reazioni rispetto ai  contenuti traumatici, temono di  incontrare i loro clienti della reversibilità e spesso hanno evitato di discutere con l’Olocausto. Molti timori sono espressi per la loro sanità mentale. “Ho paura di essere trascinato in un vortice di tale oscurità tanto che  io  non possa mai trovare chiarezza e non possa mai recuperare”, ha detto il  terapeuta Danieli. “Una volta che questa piccola scatola nera è aperta”, un altro ha detto, “è peggio del vaso di Pandora”.

Ora sappiamo che il trauma secondario è una conseguenza prevedibile del lavorare con le popolazioni traumatizzate. “Il Trauma Vicario è inevitabile per le persone che fanno questo tipo di lavoro”, afferma Jackie Burke, direttore clinico del Servizio su stupro e violenza domestica in Australia, un servizio di consulenza per le vittime di abusi sessuali e violenza in famiglia.

“C’è solo un predittore affidabile davvero se qualcuno avrà trauma vicario, e questo è il loro livello di esposizione”.

Ella crede che tutti i membri del suo staff di consulenza soffrano in qualche modo dalle narrazioni dei trauma dei loro clienti.

Una valutazione su operatori che lavoravano nelle comunità di servizi per la salute mentale negli Stati Uniti ha rilevato che quasi uno su cinque ha avuto sintomi di PTSD. Tassi simili di disagio sono stati trovati in operatori della salute mentale che hanno curato le vittime del 1995 dell’Oklahoma City e dei sopravvissuti dell’uragano Katrina. Una indagine su  100 terapisti di abusi sessuali ha rilevato che  quasi la metà ha avuto stress traumatico secondario.

“Quello che la ricerca evidenzia in questo momento è che c’è un solo predittore veramente affidabile sul fatto che  qualcuno potrà sviluppare un trauma vicario”, dice Burke. “E questo è il proprio livello di esposizione al trauma”. Poiché gli operatori sanitari sono esposti a contenuti traumatici durante il lavoro, “ho concettualizzato questo prima di tutto come un problema di salute e sicurezza dei lavoratori”. L’organizzazione di Burke impiega tutto il tempo per vigilare sul “trauma vicario”  che si sviluppa tra di consulente e il suo utente ogni settimana, monitorando i livelli dei sintomi secondari e, quando i sintomi compaiono gradualmente, per lo sviluppo di programmi di trattamento immediati.

Uno degli interventi più efficaci secondo Burke dice è il “lasciare il proprio lavoro al lavoro”.  “Se si capisce che l’unica cosa che predice un trauma è l’esposizione ai contenuti traumatici, allora l’unico modo per la risoluzione per ridurre il rischio è quello di ridurre l’esposizione” dice. Le organizzazioni possono fare questo riducendo il numero di pazienti traumatizzati che uno psicologo vede, per esempio, o applicando limiti di orari di ufficio. Ma lei ammette che, in molti casi, tra cui i propri luoghi di lavoro, tali misure non sono sempre perfettibili.  “Da noi non è stato possibile farlo. I nostri servizi on-line e di consulenza telefonica sono 24 su 24”.

Fonte: http://www.theatlantic.com/health/archive/2015/12/ptsd-secondary-trauma/420282/

 

Traduzione non professionale di Lorita Tinelli

————————————–

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

Gli articoli apparsi su questo blog possono essere riprodotti liberamente, sia in formato elettronico che su carta, a condizione che non si cambi nulla e  che si specifichi la fonte

“Noci, una passeggiata nel Centro Storico”: l’augurio speciale della ProLoco

 

(Foto della Pro Loco)

 

NOCI – Lo scorso 28 dicembre ha avuto luogo alle ore 18:30, nel Chiostro di San Domenico, un evento dal nome “Noci, una passeggiata nel Centro Storico”, organizzato dalle associazioni Pro Loco Noci e Terra Nucum, occasione per augurare alla cittadinanza un felice anno ed esporre i buoni propositi futuri. La serata ha avuto inizio con un lieto momento musicale eseguito dalla clarinettista Lucrezia Orlando e dalla chitarrista Letizia Cassone, che con la loro bravura hanno incantato il pubblico eseguendo noti brani, come “Volare”, “O sole mio” e “Beautiful that way”, colonna sonora del famoso film “La vita è bella”.

Proprio sul significato di quest’ultima canzone si è soffermato, nel suo discorso introduttivo, il sindaco Domenico Nisi, affermando: «queste sono note immortali, che richiamano speranza, accompagnano tratti di felicità e sono il miglior auspicio per l’anno che ci apprestiamo a vivere». Inoltre, per offrire i suoi più sinceri auguri ai presenti, ha aggiunto: «Buon anno carico di voglia di fare. Viviamo in un momento ricco di tanti perché, ma privi di risposte; siamo in preda ad una ricerca affannosa che ci impedisce di cogliere le cose più semplici che ci sfuggono in continuazione. Mi auguro che per il nuovo anno che verrà, la mia comunità vi si appresti con uno sguardo più semplice e pieno di speranza, fiducia e felicità. Buon anno carico di voglia di fare».

In seguito sono intervenuti Lorita Tinelli, assessore alla cultura, la quale basandosi sul concetto cardine dell’evento, inerente al suo campo, ha affermato «investiamo sulla cultura per cambiare l’economia del paese». Infine, prima di affrontare il tema centrale intorno a cui ha ruotato la serata, ovvero “il museo nella strada”, ad opera di Pasquale Gentile, è intervenuto Rocco Colucci, presidente della Pro Foco, evidenziando il ruolo dell’associazione sul territorio nocese, poiché essa si pone al servizio della comunità per contribuire alla sua crescita.

Il museo è un’istituzione permanente, che ha bisogno di spazio fisico per vivere, crescere ed integrarsi. Esso, è la memoria della comunità e svolge un ruolo sociale, poiché ricopre il ruolo di ricerca, conservazione e comunicazione. Sono proprio questi gli obiettivi perseguiti da Pasquale Gentile attraverso il suo progetto, innovativo e rivoluzionario, che punta all’orientamento del visitatore, il quale diviene il protagonista della sua visita al nostro paese. Si tratta di un lavoro svolto in questo 2015 comprendente 40 tabelle e 2 mappe, sparse per il Centro Storico di Noci, che hanno sostituito ed integrato quelle elaborate nel 2001. In ognuna di esse, è stato descritto dettagliatamente un frammento caratterizzante la storia del nostro paese. La spiegazione del suddetto lavoro è stata arricchita da documenti letti dalle armoniose ed appassionanti voci di Antonio Natile e Angela Antonacci. La passione per la storia di Noci e le numerose richieste dei turisti di portare con sé un ricordo del proprio soggiorno in questo paese, continuano ad invogliare il Pasquale Gentile a produrre un’edizione del fascicolo che contiene tutte le tabelle affisse nel paese, anche in inglese e francese, per espandere la nostra storia anche all’estero. Inoltre, egli ha espresso l’idea, che vorrebbe diventasse realtà, di affiggere piccole targhette davanti le porte delle famiglie più importanti di Noci, con su scritta una piccola descrizione del loro ruolo nella nostra storia.

A conclusione dell’evento, prima di allietare il pubblico con il panettone artigianale del Bar Commercio, accompagnato dal gustoso vino delle cantine Barsento, è intervenuto il senatore Piero Liuzzi esprimendo riflessioni sul lavoro dello storico Gentile, con cui aveva collaborato nel 2001 nel medesimo progetto, durante la sua carica di sindaco.

Fonte: http://www.legginoci.it/2015/12/30/noci-una-passeggiata-nel-centro-storico-laugurio-speciale-della-proloco/

 

(foto della Pro Loco)

Festa di fine anno: Pro Loco e Terra Nucum in festa con “Il Museo nella strada”

NOCI (Bari) –Il museo nella strada, il miglior auspicio per l’anno che sta per cominciare nonché punto di riferimento per una vivacità culturale senza precedenti. Rappresenta questo, per Noci, l’ultima pubblicazione a cura delle associazioni Pro Loco e Terra Nucum intitolata “Noci, una passeggiata nel centro storico lungo l’itinerario della processione del Corpus Domini del 1600” e presentata lo scorso lunedì 28 dicembre 2015. L’evento di presentazione ha rappresentato per entrambi gli enti occasione per vivere, insieme all’amministrazione comunale, la consueta “festa di fine anno”.

Soci, amministratori locali, simpatizzanti e semplici cittadini hanno partecipato alla festa per entrare nel merito della novità di fine anno ideata, raccontata e rivisitata dallo storico Pasquale Gentile, già lanciata su Noci nel passato 2001 ed espletata in conferenza stampa. La presentazione delle novità, i dettagli cromatici, gli argomenti aggiunti sulle 40 tabelle murarie che ora sono affisse lungo il centro storico sono state affidate allo stesso autore in collaborazione con Mariarosaria Lippolis, vicepresidente di Terra Nucum. “Ho scelto l’itinerario della processione del Corpus Domini” ha spiegato Gentile, “leggendo il documento di G. Cassano. Mi ha affascinato al punto di volerlo ripercorrere per questa nuova edizione del Museo nella strada. Tutt’ora e processioni ripercorrono maggior parte del percorso della processione del Corpus Domini. La storia viene raccontata così nei luoghi in cui è nata”. “La tabella numero 0, quella che da inizio a tutto il percorso, riprende le origini di Noci per un’unica ragione: la volontà di dare dignità alla storia e non alle leggende che puntualmente vengono raccontate ingiustamente”.

Un regalo sia murario che cartaceo all’intera cittadinanza quindi quello fatto dalle due associazioni che mira a raggiungere due obiettivi sottolineati da presidente della Pro Loco Rocco Colucci e dal vicepresidente Terra Nocum M.Lippolis: incentivazione del rapporto associazionismo territorio e persecuzione delle ragioni per cui un museo nasce (un’istituzione permanente senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali e immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, le comunica e specificamente le espone per scopi di studio, istruzione e diletto).

L’inizio e la conclusione della festa di fine anno si è conclusa con interventi musicali di due giovanissime musiciste, la clarinettista Lucrezia Orlando e dalla chitarrista Letizia Cassone. Sono intervenuti al tavolo il sindaco di Noci Domenico Nisi, l’assessore alla cultura Lorita Tinelli ed il Sen. Piero Liuzzi, 15 anni fa coinvolto sempre insieme a Pasquale Gentile nella realizzazione della prima edizione del museo nella strada.

Fonte: http://www.noci24.it/cultura/libri/12555-festa-di-fine-anno-pro-loco-e-terra-nucum-in-festa-con-il-museo-nella-strada

Il museo della strada ora anche in …casa

Le tabelle del Museo nella strada disseminate per tutto il nostro Centro storico potranno, ora, essere lette stando seduti comodamente su una poltrona di casa.

E’, questa, l’immediata apprezzata considerazione che ha aleggiato su tutta l’anteprima, in conferenza stampa, di presentazione di due abbinate iniziative: la nuove tabelle ‘murali’ del Museo nella strada e la loro raccolta in una elegante edizione cartacea dal titolo NOCI, una passeggiata nel Centro storico lungo l’itinerario della processione del Corpus Domini del 1600. La prima, istituzionale, inserita nel contesto dell’istituzione di un “Museo-archivio” e, la seconda su attività di volontariato culturale. La prima, ancora, realizzata a Noci con fondi europei su progetto presentato alla Regione Puglia nel 2012 che unifica ed inserisce in un’unica pubblica struttura ed in unico coordinamento i già esistenti Museo diffuso San Domenico realizzato tempo addietro dall’Amministrazione comunale e il Museo nella strada concepito e concretizzato, nel 2001, da Formiche di Puglia nel contesto dei noti Parchi Letterarie, la seconda,su iniziativa della Pro Loco e dell’Associazione ‘TerraNucum’.

Dunque, le tabelle del Museo nella strada sono tutte nuove e tutte sono riprodotte in un libro già in edicola. A presentare,congiuntamente, le due iniziative, l’Amministrazione comunale con l’assessore alla cultura Lorita Tinelli ed il sindaco Domenico Nisi, e l’Associazione ‘Terra Nucum’ con il presidente Pasquale Gentile e la Pro Loco con Pinuccio Basile.

E’ toccato a Pasquale Gentile, che è anche l’autore dei testi storici delle tabelle, illustrare l’opera e il relativo ‘lavoro’: aggiornamento delle ricerche storiche, revisione dei testi, nuovi ‘titoli’, rinnovo dell’apparato iconografico, diversa impostazione cromatica con il passaggio dall’arancione al verde e, conseguentemente, aumento del loro numero (da trentasei, divenute quarantadue comprese due di formato più grande riproducenti la mappa del Centro storico e l’indicazione della collocazione). Ovviamente, Pasquale Gentile ha arricchito, a par suo,la presentazione intercalando notizie storiche, locale aneddotica, anticipazione di possibili nuove iniziative (simili, più piccole tabelle a mo’ di ‘schede’ sulle più antiche ed importanti famiglie nocesi da collocare presso le loro antiche case), proposte culturali, eccetera, eccetera.

Sull’utilità del supporto cartaceo, ovvero sull’opportunità, avvertita da tempo, di abbinare la tabella murale con quella cartacea, si è soffermato Pinuccio Basile che è anche direttore della Biblioteca comunale. L’assessore Lorita Tinelli, da parte sua, ha invece lanciato la proposta di portare la storia locale nelle scuole … proposta che ha suscitato un immediato breve dibattito che ha portato ad una unanime conclusione: scuola da intendersi in forma globale con il coinvolgimento di alunni, docenti e genitori. L’ultima parola al Sindaco che ha anticipato alcune ‘idee’ circa la gestione del museo: fisso nel già ristrutturato ed attrezzato, a tal fine, Palazzo della Corte, ‘diffuso’ (chiese di san Domenico, del Purgatorio e del Carmine restaurate nel contesto dello stesso finanziamento europeo) e per ‘strada’ di cui alle tabelle in questione.

Ultima informazione: lunedì 28 dicembre, presso il chiostro di san Domenico, tradizionale Festa degli auguri nel corso della quale, a parte momenti musicali e recitativi, saranno presentati al pubblico, le tabelle e il libro di Pasquale Gentile sulle tabelle del Museo nella strada e le restaurate tele della chiesa del Purgatorio.

LIANA PLANTONE

Fonte: http://www.nocigazzettino.it/1375/Il%C2%A0museo%C2%A0della%C2%A0strada%C2%A0ora%C2%A0anche%C2%A0in%C2%A0%E2%80%A6casa.html