La vera scienza dietro Scientology

Shermer photo  Nel 1990 ho avuto l’opportunità di cenare con il compianto musicista Isaac Hayes, la cui carriera aveva avuto una splendida fortuna, che egli attribuiva a Scientology.

Fu un testimonial appassionato e un seguace sincero della Chiesa, ma è la prova che Scientology funziona?

Due libri di recente pubblicazione sostengono che non c’è scienza in Scientology, solo dottrine pseudoreligiose intrise dalle sciocchezze New Age, mascherate da scienza. The Church of Scientology di Hugh B. Urbano, professore di studi religiosi presso la Ohio State University, è il trattato più scientifico dell’organizzazione fino ad oggi, e Inside Scientology del giornalista investigativo Janet Reitman è una lettura elettrizzante che include racconti straordinari e ben documentati di contratti per miliardi di anni, programmi di assunzione aggressivi e abusi dello staff.

Il problema dei soddisfatti è che essi non costituiscono una prova nella scienza. Come psicologo sociale Carol Tavris mi ha riferito: “Ogni terapia produce testimonianze entusiaste a causa dell’effetto giustificazione-dello-sforzo. Chi investe tempo e denaro e fatica in una terapia dirà che essa l’ha aiutato. Scientology avrà potuto aiutare Isaac Hayes, proprio come la psicoanalisi e il bungee jumping potrebbe aver aiutato altri, ma questo non significa che l’intervento sia stato il motivo [del successo ndt]. Per sapere se c’è qualcosa di speciale in Scientology è necessario fare studi randomizzati controllati, assegnando la gente di Scientology o di un gruppo di controllo (o di una terapia diversa) per lo stesso problemi. Per quanto ne so, la vera scienza dietro Scientology sembra essere la comprensione della necessità molto umana, come animali sociali, di far parte di un gruppo e di sostenere la volontà della gente a pagare profumatamente per questo.

Se Scientology non è una scienza, è piuttosto una religione? Beh, non dispone di un proprio mito della creazione.

Circa 75 milioni di anni fa Xenu, il governatore di una Confederazione Galattica di 76 pianeti, trasportò miliardi di suoi alieni in astronavi simili a DC-8 su un pianeta chiamato Teegeeack (Terra). Essi furono collocati nei pressi di vulcani e uccisi facendo esplodere bombe all’idrogeno, dopo di che i loro “thetan” (anime) rimasero ad abitare i corpi dei terrestri futuri, causando all’uomo di oggi un gran danno spirituale e l’infelicità, che possono essere eliminati attraverso tecniche particolari che coinvolgono un elettropsicometro (E-meter) in un processo chiamato auditing.

Grazie ad Internet, questa storia, già rivelata solo a coloro che hanno pagato migliaia di dollari in corsi per raggiungere il Thetan Operante Livello III (OT III) di Scientology, è ora così ampiamente nota che è stata anche protagonista nel 2005 di una puntata della serie animata South Park.

Southpark_scientology

 

In realtà, secondo numerosi messaggi nel web da parte di ex-scientologist, documenti di casi giudiziari che hanno coinvolto i seguaci che hanno raggiunto OT III e libri abbondanti e articoli di ex membri, che hanno ascoltato il racconto in prima persona e ne confermano i dettagli, questa è la Genesi di Scientology. Ma per il fondatore, lo scrittore L. Ron Hubbard,  è bastato utilizzare una leggenda per creare una religione, che era più redditizia della produzione di fantascienza?

Invece di stampare la leggenda come un fatto, io di recente ho intervistato l’acclamato autore di fantascienza Harlan Ellison, che mi ha detto di essere stato presente alla nascita di Scientology. In un incontro a New York di un gruppo di scrittori sci-fi  chiamato Hydra Club, Hubbard si lagnava con L. Sprague de Camp ed altri di scrivere per un penny a parola. “Lester del Rey poi disse tra il serio e il faceto, ‘Quello che  si dovrebbe davvero fare è creare una religione perché essa è esentasse,’ e a quel punto tutti nella stanza iniziarono a sparare idee su questa nuova religione. Così l’idea è stata una Gestalt che Ron ha catturato da altri elaborandone i  dettagli. Ha poi scritto  “Dianetics: una nuova scienza della mente” e lo ha venduto a John W. Campbell, Jr., che la pubblicò in Astounding Science Fiction nel 1950“.

Per essere onesti, la storia di Xenu di Scientology non è più scientificamente sostenibile di miti d’origine di altre fedi. Se non esiste un modo verificabile per definire quale creazione cosmogonica sia corretta, forse sono tutte finzioni scientifiche stupefacenti.

di Michael Shermer

 

Notizie sull’autore

Michael Shermer è uno scrittore americano di scienza, storico della scienza, fondatore di The Skeptics Society,  e Redattore Capo della rivista Skeptic, (www.skeptic.com), che è in gran parte dedicata ad indagare pseudoscienze e pretese soprannaturali. La Skeptics Society ha attualmente più di 55.000 membri.  Shermer è inoltre impegnato in dibattiti su temi relativi alla pseudoscienza e alla religione con scetticismo scientifico. Il suo ultimo libro è The Believing Brain. Puoi seguire Michael Shermer su Twitter @michaelshermer

Fonte: http://www.scientificamerican.com/article/the-real-science-behind-scientology/

 

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Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

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Controllo Mentale: realtà psicologica o retorica senza senso?

By Dr. Philip G. Zimbardo

November 2002, Vol 33, No. 10

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Una delle più affascinanti sessioni della Convention Annuale dell’APA, la vetrina di presentazioni di ex membri di sette. (Vedi “I Culti dell’odio“). Diversi partecipanti hanno suggerito alla nostra professione di formare una task force sulle forme estreme di influenza, chiedendo che i problemi sottostanti possano spiegare discorsi sul reclutamento del terrorismo, sui culti distruttivi contro nuovi movimenti religiosi, sulle terapei social-politiche dei culti e sulla malleabilità umana verso la resilienza da parte delle autorità di potere.

Tale proposta è intrigante. Un primo livello riguarda preoccupazione su questioni accademiche circa la validità del quadro concettuale della psicologia del controllo mentale. Tuttavia, a livelli più ampi, si scopre una rete di questioni vitali quali:

* la sottolineatura dell’impatto distruttivo dei culti mette in discussione il principio della libertà religiosa dei cittadini a partecipare consapevolmente a gruppi religiosi non tradizionali?

* quando alcune organizzazioni che promuovono programmi religiosi o di auto-crescita diventano ricche abbastanza per esercitare il potere per sopprimere le rivelazioni dei media, per influenzare gli esiti giudiziari o diffamare pubblicamente la psicologia, come possono essere messi in discussione?

* qual è il ruolo dell’APA nella definizione dei principi per il trattamento di coloro che affermano di aver subìto abusi  dai culti, per la formazione di terapisti che devono aiutarli e per stabilire le linee guida per la testimonianza di esperti?

 

 

Libertà personali

 

Un valore di base della professione dello psicologo è quello di promuove la libertà umana dell’azione responsabile, basata sulla consapevolezza delle scelte comportamentali disponibili, e di sostenere i diritti di un individuo per esercitarla. Qualunque cosa si intenda per “controllo mentale” sta in opposizione a questo orientamento valoriale positivo.

Il Controllo mentale è un processo attraverso il quale la libertà di scelta e di azione individuale o collettiva è compromessa da agenti o agenzie che modificano o distorcono la percezione, la motivazione e colpiscono i risultati comportamentali e cognitivi. Non si tratta né di magia né di mistica, ma di un processo che coinvolge una serie di principi di base di psicologia sociale.

Conformità, acquiescenza, persuasione, dissonanza, reattanza, senso di colpa, paura eccitabilità, modellamento e identificazione sono alcuni degli ingredienti importanti dell’influenza sociale, ben studiati in esperimenti psicologici e studi di settore. In alcune combinazioni essi creano un potente crogiolo di massima manipolazione mentale e comportamentale se mescolati con diversi altri fattori del mondo reale, come la presenza di leader carismatici e autoritari, di ideologie dominanti, di isolamento sociale, di debilitazione fisica, di fobie indotte e minacce estreme o di promesse di ricompense, che sono tipicamente e ingannevolmente organizzate per un periodo di tempo prolungato in ambienti in cui [tali strumenti ndt] sono applicati intensamente.

I gruppi di ricerca di scienza sociale dimostrano che quando sistematicamente praticato da uno stato di polizia punitiva, o militare o da culti distruttivi, il controllo mentale può indurre false confessioni, creare convertiti che volontariamente torturano o uccidono “nemici inventati,”   membri indottrinati impegnati a lavorare senza sosta, che rinunciano al loro denaro – e perfino alla propria vita – per “la causa“.

 

Lotte di potere

Mi sembra che al centro della controversia sulla esistenza del controllo mentale vi sia una tendenza a credere nel potere della gente a resistere al potere delle forze situazionali, una credenza nella forza di volontà individuale e nella fede per superare ogni avversità. È la resistenza alla manipolazione di Gesù a seguito delle tentazioni di Satana, e non la vulnerabilità di Adamo ed Eva all’inganno. Più di recente, gli esempi abbondano sfidando questa mistificasfizione del potere personale.

Dal 1930 in poi, ci sono molti esempi storici di potere dello Stato che ha dominano singole credenze e valori. A Mosca durante i processi sulla vicenda roccambolesca di Stalin, i suoi avversari confessarono pubblicamente i loro tradimenti. Il  Cardinale  cattolico Mindzenty similmente fece false confessioni che favorirono i suoi carcerieri comunisti. Durante la guerra di Corea, aviatori americani confessarono di essere impegnati in una guerra batteriologica dopo sessioni di indottrinamento intense. Il pensiero del programma di riforma cinese ha raggiunto enormi trasformazioni sociali alle nuove credenze. E’ stato anche riferito che la CIA abbia messo in pratica quasi 150 progetti – collettivamente denominati MKULTRA – per sviluppare varie forme di controllo mentale originali, comprendenti l’uso di LSD e di ipnosi. Più di 900 cittadini statunitensi si suicidarono  o ammazzarono amici e famigliari  per ordine persuasivo del loro leader della setta del Tempio del Popolo di Jim Jones.

Il potere delle situazioni sociali per indurre comportamenti “egodistonici” anche tra le persone migliori e più brillanti è stato dimostrato da una varietà di esperimenti controllati, tra i quali, gli studi sull’obbedienza di Stanley Milgram all’Autorità, le ricerche di Albert Bandura sulla disumanizzazione, il mio Stanford Prison Experiment e altri sulla deindividuazione.

Capire le dinamiche e la pervasività del potere situazionale è essenziale per imparare a resistere e ad indebolire il predominio dei molti agenti di controllo mentale, che esercitano la loro azione  quotidiana su tutti noi, dietro molte facce e fronti.

 

Philip G. Zimbardo, Ph.D., nel 2002 Presidente dell’American Psychological Association e Professore di Psicologia alla Stanford University, è uno degli psicologi più illustri della Nazione. Il  Dr. Zimbardo ha condotto numerose ricerche sui processi di influenza sociale e di controllo.

 

Fonte: http://www.apa.org/monitor/nov02/pc.aspx

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Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

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La Psicoterapia e il Cliente Fondamentalista: gli obiettivi e le sfide del trattamento dei testimoni di Geova.

Author information

  • 1Derner Institute of Advanced Psychological Studies, Adelphi University, Garden City, NY, USA, meredithfriedson@yahoo.com.

Abstract

I Testimoni di Geova sono un gruppo religioso cristiano fondamentalista, ben noti per il loro proselitismo porta a porta. Come risultato della loro fede nella diffusione della Parola di Dio e della conversione di altri, i Testimoni di Geova sono in crescita in tutto il mondo. Un elemento primario della dottrina dei Testimoni di Geova e di altri gruppi fondamentalisti è la regola di non intrattenere relazioni con persone al di fuori della loro religione. Come risultato di questo isolamento, molti fondamentalisti che soffrono di stress psicologico possono esitare a ottenere aiuto da parte della comunità della salute mentale. Il loro sistema di credenze e di valori culturali, compresa la pratica di “scomunica” o di evitamento dei membri, influenzano i tipi di problemi che i Testimoni di Geova e altri fondamentalisti presentano nella terapia e rappresentano ostacoli al trattamento e complicazioni che possono sorgere all’interno della relazione terapeutica.

FONTE: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25261980

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Traduzione di Lorita Tinelli

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Psicologo spagnolo allerta sull’uso dei social network da parte delle sette


Quanto peggio va il mondo, più si permea il messaggio“. José Miguel Cuevas, Professore di Psicologia Sociale presso l’Università di Malaga, uno psicologo presso la città di Marbella  e uno dei nomi più autorevoli a livello nazionale e internazionale per parlare dei gruppi di dipendenza, riconosce che la crisi e i disordini o gli attacchi terroristici in alcune parti del mondo, sono un terreno fertile per la crescita di gruppi settari.

Se a questo si aggiunge un ambiente caratterizzato dalla mescolanza di culture, credenze, nazionalità e guarnito con un clima invidiabile, il  risultato atteso è che la Costa del Sol è “zona calda” per queste organizzazioni. Lo racconta a Mónica Pérez, redattore della rivista Sur di Marbella

 

Le Sette in Costa del Sol

Per anni abbiamo parlato di essere prudenti e che meno di  cinquanta sette si erano stabilite nella provincia di Malaga. Oggi possiamo identificarne più di 100, la maggior parte dei quali con sede in Costa“.

Il Professore usa il plurale quando parla del suo lavoro facendo chiaro riferimento alla ricerca che da anni ha intrapreso presso l’Università di Malaga e con il gruppo PSY21 ‘La psicologia sociale e le sfide del XXI secolo‘. Egli dirige anche la rivista sulla manipolazione psicologica di gruppo “Traspasos” , ed è vice presidente della American Association of Psychological Abuse Research (AIIAP), specializzata in relazioni settarie, culti distruttivi e altre dinamiche di abuso psicologico.

Il suo più diretto contatto con le vittime della dipendenza di gruppo l’ha avuto attraverso il suo lavoro come psicologo in materia di previdenza sociale del Comune di Marbella, l’unico governo locale in Andalusia, che ha un servizio pubblico gratuito e specifico per parenti e vittime delle sette.

Solo lo scorso anno 2014 questo reparto coordinato da Cuevas ha servito circa 80 persone. “Perché questi gruppi hanno scelto la Costa? Le ipotesi su cui  lavoriamo ci mostrano che qui raccogliamo tutto il bene, ma anche tutto il male. Abbiamo una cultura ricca, ma anche una pseudo-cultura. E un altro aspetto da considerare è che siamo in una zona con un clima incredibile. I leader e le organizzazioni puntano qui per organizzare i loro eventi esterni“, dice.

 

I gruppi che preoccupano maggiormente

Nella loro espansione sul territorio, i gruppi settari si sono evoluti nel contenuto del messaggio. “Se 5 o 6 anni fa c’erano più gruppi di taglio classico, o le comunità più chiuse, attualmente abbiamo più casi di organizzazioni che non vivono in comuni, ma si organizzano in luoghi con attività a livello ambulatoriale, per così dire” riferisce Cuevas , il quale sottolinea come uno dei gruppi di punta che stanno arrivando, sono quelli dedicati al  ‘coaching’ coercitivo.

Essi sono a cavallo tra il settarismo e i programmi motivazionali, e con questo non intendo che tutto il ‘coach’ è un  ‘coach’ coercitivo, ma è in questo campo che sono stati rilevati tali casi“.

Una ripresa significativa ha riguardato anche gruppi piramidali di tipo commerciale, che riguardano un investimento. “Con l’avanzare della disoccupazione molte persone ha ottenuto da questi gruppi promesse di lavoro e un sacco di soldi in cambio di un investimento. Ma al di là di questo investimento economico, il problema in questi casi è generato da un investimento nel tempo, della famiglia, delle relazioni personali. Le persone cambiano atteggiamento, si verificano problemi di umore, e quando vedono che il sogno non è soddisfatto cominciano ad arrivare i sensi di colpa, credono di essere inetti e tutto peggiora“.

Un’altra innovazione rilevata dalla ricerca sviluppata dallo psicologo è il volto apparentemente professionale delle nuove organizzazioni, che catturano personale professionale “come medici o avvocati che svolgono essi stessi un’opera di astrazione o di lavaggio dell’immagine dell’organizzazione. E questo le rende molto pericolose, perché se un medico o uno psicologo approvano un programma, esso non viene messo in discussione“.
Le vittime e le reti sociali

Ciò che non sembra esser variato nel tempo e nelle mode è il profilo della vittima del gruppo di dipendenza. Semplicemente perché, come sostenuto da José Miguel Cuevas, non vi è alcun profilo tipico. “Tutti, ad un certo punto, possono essere catturati, in particolare per la professionalità con la quale oggi sono mascherati [i gruppi, ndt]. Così come non vi è un profilo di donne vittime di  abusi, non c’è quello di chi entra in rapporto di dipendenza da un gruppo“, dice.

Per quanto riguarda la loro presenza su Internet, spiega, “c’è molta  prevenzione e controllo, è vero, ma nonostante il vantaggio che i social network e Internet offrono di trovare e individuare alcuni gruppi, di fatto si vince la battaglia con la diffusione di contenuti settari”.

Il messaggio del professor José Miguel Cuevas non vuole essere disfattista, vuole richiamare l’attenzione sulla “enorme potere delle sette a controllo mentale, soprattutto le start-up, che si trovano nei nuovi media e con cui comunica la stragrande maggioranza dei mortali“.

Questo assicura che queste organizzazioni professionali hanno scoperto nei social media un modo per catturare basato sul lavaggio dell’immagine. “Per esempio, su Facebook si può essere aggiunti a certi gruppi che non appartengono a loro, ma ad un certo punto abbiamo accettato senza nemmeno sapere bene quello che essi fanno. Essi servono come scudo per essere seguiti da un gran numero di persone, e così hanno l’approvazione del loro lavoro come qualcosa di affidabile“, sostiene.

Hanno un modo di muoversi e interagire molto efficiente e l’utilizzo dei social network è essenziale per loro oggi“, spiega lo psicologo specializzato in queste dipendenze di gruppo. “Gruppi come Facebook  o WhatsApp” dice, “danno loro il controllo remoto. Non hanno nemmeno avuto bisogno di partecipare alle riunioni o incontri. Con un semplice messaggio, con un ordine diretto è assicurato il controllo“.

La conclusione di questo Professore è semplice: “Loro utilizzano tali strumenti, ma essi hanno un doppio legame e pericoli. Occhio a quando accettiamo i messaggi che riceviamo“.

Fonte: http://infocatolica.com/blog/infories.php/1501260847-psicologo-espanol-alerta-del

 

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Traduzione di Lorita Tinelli

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Sette, soldi e cure ‘alternative’: il guru si fa furbo e il plagio diventa ‘mordi e fuggi’

Articolo pubblicato il: 24/01/2015

Niente più religioni universali e movimenti spirituali che promettono la salvezza dello spirito: oggi la fortuna di guru, santoni e guaritori spirituali passa per la vendita di prodotti per la cura del corpo, corsi e seminari per il potenziamento della memoria e delle capacità della mente. Una logica ‘mordi e fuggi’, applicata ad un settore che negli ultimi anni ha fatto registrare una crescita preoccupante. A cercare conforto e aiuto negli oltre 800 gruppi attivi al momento nel Paese, secondo i numeri del Telefono Antiplagio, sono sempre più italiani in crisi, al punto che, “tra vittime e familiari coinvolti, il fenomeno riguarderebbe circa 5-6 milioni di persone, il 25% in più rispetto a 10 anni fa. Dal 1998 i numeri si sono addirittura decuplicati”, spiega all’Adnkronos il fondatore Giovanni Panunzio.

“Con una età media di 48 anni, il 59% delle vittime è costituito da donne, il 37% da uomini, mentre il 4% sono bambini e adolescenti; ma solo due persone su cento sporgono denuncia”, aggiunge.

Il fenomeno delle ‘psicosette’, spesso legato a difficoltà economiche, chiarisce Mariacarla Bocchino, del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato che da anni segue l’evoluzione di queste realtà, “rispetto al passato è cambiato: ora riguarda soprattutto centri terapici di cure alternative, corsi di yoga, o associazioni che propongono un ‘incremento del potenziale umano’, promettendo successo e raggiungimento del benessere”.

Una realtà, quella degli abusi legati alle cosiddette psicosette, che divide l’Italia anche a livello geografico. “Sicuramente il Sud è molto meno sensibile – chiarisce l’investigatrice dello Sco – ci sono pressioni criminali di altro tipo e, sicuramente, anche la dimensione culturale e religiosa diversa influisce sulla penetrazione di questi fenomeni. Le aree più colpite sono invece quelle adriatiche, Marche, Abruzzo ed Emilia Romagna in testa”.

“Purtroppo – prosegue – l’attività di contrasto risente del fatto che raramente le vittime denunciano e i reati quasi mai sono procedibili d’ufficio. Sarebbe necessario lavorare sotto copertura, come per le operazioni antidroga, ma solo quando si sono configurati reati come la riduzione in schiavitù è stato possibile procedere in questo modo”.

Il panorama è in continua evoluzione, anche secondo Lorita Tinelli, psicologa e fondatrice del Cesap, Centro studi abusi psicologici: “Rispetto a vent’anni fa, non abbiamo più davanti gruppi residenziali, riconoscibili e identificabili: non c’è continuità. Prima erano soprattutto grandi gruppi o movimenti spirituali a fare proseliti, oggi si propone di fare carriera in maniera veloce, si prospetta il successo, una proposta che fa spesso presa su studenti universitari, magari fuori corso”.

“Solo negli ultimi due mesi – prosegue Tinelli – abbiamo raccolto quaranta segnalazioni di vittime della stessa società che offriva corsi di potenziamento della memoria. Dopo la prima lezione gratuita, ci si trovava a firmare un contratto che obbligava a pagare l’intero corso per circa 1000 euro o in alternativa a svolgere attività di volantinaggio per la società. Un accordo indotto, secondo le vittime, forzando la volontà dei ragazzi”.

Un’altra tendenza degli ultimi anni, rilevata dal Cesap, è quella dei corsi di formazione rivolti alle aziende: “Riguarda soprattutto le realtà produttive del nord Italia, in particolare le piccole-medie imprese del Veneto, dove vengono proposti corsi di formazione. In due anni abbiamo raccolto un centinaio di richieste di aiuto per realtà di questo tipo”.

Una volta ‘agganciate’ le vittime, racconta Tinelli, “si passa a incontri mirati, durante i quali la formazione prosegue con tecniche bizzarre: riuniti in sale affittate per l’occasione, si chiede di depositare telefoni ed effetti personali all’ingresso e poi, con rituali particolari, si cerca di portare i soggetti in stati di alterazione della coscienza. L’obiettivo è sempre lo stesso: vendere ulteriori corsi, seminari, prestazioni terapeutiche o prodotti di diverso tipo”. Le tecniche di approccio usate sono sempre più varie: “Molto si svolge sul web, con l’utilizzo di mailing list e forum, sui quali si propongono magari cure per smettere di fumare o per dimagrire rapidamente”.

Dalle denunce raccolte dal Telefono Antiplagio, racconta Panunzio, “è chiaro che ci sono alcune figure emergenti. Tra queste, quella dello pseudo-guaritore della psiche che, senza alcuna competenza né qualifica, propone prestazioni di ‘conforto’ che vanno dai 200 ai 500 euro. Ci sono poi i sedicenti ‘satanisti’, che promettono il trasferimento dei propri poteri alle vittime, generalmente donne, alle quali è spesso richiesto di concedere il proprio corpo. E ancora, visionari che, di ritorno da un luogo sacro, manifestano rapporti privilegiati e diretti con l’aldilà, per poi organizzare viaggi ‘spirituali’ a prezzi esorbitanti, e maestri di pratiche orientali che insegnano ai seguaci l’arte della guarigione a distanza, anche per telefono, a patto che frequentino periodicamente corsi a pagamento, da 1500 a 2500 euro, che in futuro permetteranno loro di formare altri taumaturghi”.

Secondo Lorita Tinelli del Cesap, sarebbero almeno 500 i gruppi che esercitano attività che sconfinano nell’abuso psicologico, attivi al momento in Italia, con una media di circa 100 individui per ogni gruppo. A questi, ogni anno, si aggiungerebbero una cinquantina di gruppi, tra quelli nuovi e quelli che si riciclano sotto una nuova identità.

“Ovviamente – sottolinea l’esperta – sono cifre molto relative, visto che alcuni gruppi contano diverse migliaia di persone”. Numeri difficili da quantificare, anche secondo Mariacarla Bocchino dello Sco Polizia: “Non è possibile una stima certa, visto che spesso sono realtà che nascono e muoiono in una settimana. A muovere tutto sono sempre e comunque soldi e sesso, spacciato come mezzo per avvicinarsi al trascendente attraverso il guru”. A finire nella trappola di maestri e santoni, “sono persone con cultura medio-alta, e un reddito abbastanza alto da permettere i continui esborsi richiesti”.

Fonte: http://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2015/01/24/sette-soldi-cure-alternative-guru-furbo-plagio-diventa-mordi-fuggi_cBqy1O60M0gHAgFu9tXOBP.html

Convegno Minori ed Internet

 

«Genitori, aprite gli occhi»Al teatro Biancardi il convegno sul cyberbullismo e i pericoli legati ad internetgenitori-aprite-gli-occhi

Aprire gli occhi. E’ questo il consiglio, o meglio l’invito che il Generale Luciano Garofano ha rivolto ieri sera dal palcoscenico Teatro Biancardi di Avella ai genitori e ai professionisti della formazione, quelli che operano nella scuola in particolare.

 

L’ex comandante del R.I.S. di Parma lo ha fatto intervendo all’interessante dibattito organizzato dalla Fondazione Avella Città d’Arte, in collaborazione con l’associazione Famila, dal titolo già di per sè eloquente ed oltremodo indicativo: “Minori ed Internet, i pericoli della rete, strumenti di prevenzione e tutela”. La relazione di Garofano è stata tutta incentrata sul cyberbullismo. «Un problema veramente delicato», ha affermato il Generale, «perché purtroppo molto trascurato nel panorama italiano.

 

Sono tanti i rischi per i nostri ragazzi, soprattutto perché viviamo in una società in cui si permette già a dieci anni di utilizzare gli smarphone, strumenti collegati con il mondo». Pur non volendo demonizzare i telefonini di nuova generazione, Garofano ha sostenuto che essi «rappresentano un pericolo reale per i bambini, i quali non sanno che dall’altra parte dello schermo possono nascondersi soggetti manipolatori, capaci di carpire la loro fiducia». «Per i nostri ragazzi – ha concluso il Generale – sono pertanto fonte di rischio, arrivando a provocare persino fenomeni gravi come l’induzione al suicidio. L’appello che mi sento di lanciare ai genitori è quello di aprire gli occhi. Ma mi rivolgo anche ai formatori e ai docenti per una rinnovata collaborazione tra famiglia e scuola.

 

Abbiamo il dovere di essere più vigili, di consentire ai nostri ragazzi l’uso del telefonino quando sono più grandi e più attrezzati intellettivamente per comprenderne i rischi. Dobbiamo consentire loro di viaggiare nella rete in sicurezza parando i colpi che potrebbero derivare dalle aggressioni». Quello del Generale Luciano Garofano non è stato l’unico intervento applaudito dalla gremita platea del Teatro Biancardi. Hanno incontrato il gradimento del pubblico anche le relazioni degli altri ospiti della Fondazione.

 

A cominciare del Sostituto Procuratore Federico Bisceglia, che per alcuni anni ha guidato la Procura di Nola risolvendo numerosi casi di cyberbullismo. Rilevanti, poi, anche gli interventi del Capitano dei Carabinieri di Baiano Giuseppe Giovanni Ianniello, del Dott. Felice Nunziata, primario di Pediatria Forense, della psicologa Lorita Tinelli, del Dirigente Scolastico Pasquale Amato. Presente anche il presidente dell’ordine degli avvocati di Avellino, l’avvocato Fabio Benigni, anche perché il convegno valeva come credito formativo per la categoria. I lavori sono stati moderati dal Presidente della Fondazione, l’avvocato Antonio Larizza.

Rocco Fatibene

 

Fonte: http://www.ottopagine.it/av/daicomuni/2500/genitori-aprite-gli-occhi.shtml

Una giustizia a misura di bambino?

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Buongiorno, sono una psicologa-psicoterapeuta che lavora nel pubblico in Lombardia come consulente nell’ambito della Tutela dei Minori, quindi in continuo contatto con Tribunali, Giudici onorari e togati ecc.

Ieri sera 21 maggio 2014 alle ore 23.00 circa ho visto il servizio mandato in onda su Italia 1  dalla trasmissione ” le Iene” dal titolo inquietante “Come funziona il traffico di bambini”.
L’argomento dell’inchiesta è certamente interessante e condivisibile ovvero l’incompatibilità tra la funzione di Giudice Onorario e di direttore di una comunità per minori/socio di cooperative che gestiscono comunità, ma è stato trattato con molta superficialità screditando l’intero sistema giustizia e le professionalità (quindi compresi i colleghi psicologi) dei Giudici Onorari.
L’argomento che è certamente da approfondire si basava su un report di una associazione “Finalmente liberi” che aveva portato dei dati di incompatibilità su circa 100 giudici onorari, tuttavia il titolo del servizio e i contenuti vertevano poi sull’argomento “allontanamenti dei minori dalla loro famiglia” sui quali si è banalizzato molto (citando come fonte dati di Regione Lombardia Famiglia e solidarietà sociale sui motivi degli allontanamenti) mettendo in dubbio la necessità di tali allontanamenti, dato che le motivazioni non erano secondo loro gravi ovvero non c’era pericolo di vita per i minori.

Mi piacerebbe che nei media passasse un’idea diversa del sistema minorile e delle professionalità coinvolte, soprattutto perchè poi noi operatori dobbiamo lavorare con persone già diffidenti e in un ambiente coatto e non aiuta proprio una cultura diffusa che i Servizi/tribunali rubino i bambini o ne facciano addirittura traffico/merce per motivi economici (le rette selle comunità citate dai 70 ai 400 euro mi sembrano fuorvianti!).

Se possibile potreste approfondire l’argomento magari chiedendo pareri autorevoli (cito solo ad esempio personalità legate al Centro del bambino maltrattato di Milano che conosco bene per la professionalità e competenza che ha fatto scuola nell’ambito della protezione dei minori).
grazie,

dr.ssa Silvia Pedretti

 

COMMENTO REDAZIONALE DI LORITA TINELLI

Tutti i grandi sono stati bambini una volta (Ma pochi di essi se ne ricordano)
Antoine de Saint-Exupéry

 

Negli ultimi tempi i media si sono fatti promotori della tutela dei minori “sottratti” alle famiglie, per i motivi più disparati, e inseriti nelle diverse comunità presenti su tutto il territorio nazionale.
Il motivo di tanto interesse è stato determinato da casi eclatanti, che hanno posto la necessità di riflettere sulle modalità di inserimento dei minori in alcune comunità, su eventuali collegamenti tra operatori del sistema giustizia e le stesse e su eventuali impreparazioni o non conoscenze degli stessi operatori presenti nei diversi contesti istituzionali deputati a decidere sulle sorti dei minori e delle loro famiglie d’origine.
Uno dei casi più clamorosi, balzati alla cronaca giudiziaria e non solo, è stato il caso Forteto di Vicchio, nel Mugello. Una comunità che dal 1977 accoglieva minori in difficoltà e gestita da Rodolfo Fiesoli e da ventidue suoi collaboratori, oggi tutti sotto processo con l’accusa di  violenza sessuale su minori e maltrattamenti. Fiesoli era stato condannato nel 1979  a due anni di carcere per atti di libidine violenta, corruzione di minorenne e maltrattamenti (sentenza passata in giudicato nel 1985).  E nonostante tutto, complice anche l’incredibile cecità di chi doveva garantire l’affidabilità della comunità (Asl, giudici del tribunale dei minori, assistenti sociali, amministratori locali, regione toscana, ma anche psicologi, giornalisti, politici, educatori, sacerdoti che ne avevano garantito l’affidabilità anche a mezzo di pubblicazioni scientifico/divulgative), Fiesoli era ritornato a gestire la comunità. Anzi, proprio nei giorni successivi alla sua scarcerazione il tribunale dei minorenni, gli affidava un bambino down, a dimostrazione che il legame di fiducia tra l’istituzione giuridica e quella comunità non si era affatto incrinato. Anzi è continuato, malgrado nel 2000 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo a Strasburgo abbia condannato l’Italia al pagamento di una multa di 200 milioni di lire come risarcimento dei danni morali a due minori, per il loro affidamento alla comunità. Il problema  sollevato dalla CEDU era che i  “pubblici poteri” avrebbero dovuto evitare l’affidamento di bambini a  persone “condannate per maltrattamenti e abusi commessi su persone che a quell’epoca erano loro affidate all’interno della stessa comunità”.  Ma nonostante tutto gli affidamenti sono continuati.
Probabilmente questa non è la normalità del rapporto tra sistema giudiziario e l’affidamento dei minori. Di sicuro vi sono operatori coscienziosi, istituzioni affidabili e professionisti ineccepibili. Ma la storia del Forteto ha rappresentato un caso che fa riflettere e pone dubbi sulla presenza di certa superficialità in chi si adoperano per la tutela dei minori in difficoltà, evidenziando l’assenza di una rete adeguata di controlli in tali dinamiche e forse una grande capacità di tessere relazioni ‘eccellenti’ di alcuni rappresentanti delle comunità, in assenza di giusti requisiti.
La preoccupazione di tutto ciò, sollevata dai media anche grazie a testimonianze e segnalazioni di altre storie e di altri tribunali, è stata recepita da l’On. Michela Vittoria Brambilla, presidente della commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza, che insieme ad altri 32 cofirmatari, ha presentato una interrogazione urgente (2-00373) (1), destinata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali, al Ministero della Giustizia e al Ministero dell’Interno. Il testo, presentato nel gennaio 2014 riguardava iniziative a tutela dei minori “fuori famiglia”, con particolare riferimento alla valorizzazione dell’istituto dell’affido temporaneo ed ai controlli sulle strutture di accoglienza di tipo familiare.
L’interrogazione parte dalla premessa che  “il minore ha diritto di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia” , pertanto gli dev’essere  garantito l’affidamento ad una famiglia o persona singola, capace di provvedere adeguatamente alla sua educazione, istruzione e relazioni affettive, come da legge del 4 maggio 1983 n. 184. E laddove questo non fosse possibile, in extrema ratio, è previsto l’inserimento in una comunità di tipo familiare o in un istituto di assistenza pubblica o privata, secondo modalità e tempi prefissati. Dalla documentazione presentata dalla Brambilla si evince che alla commissione da lei presieduta giungono continuamente segnalazioni e denunce su allontanamenti di minori dalle famiglie, spesso disposte dall’esito di valutazioni frettolose dell’ambiente familiare naturale. E non sempre le case famiglia o le comunità si dimostrano adeguate all’accoglienza (2).
La Brambilla afferma ancora che “l’allontanamento è la certificazione di un fallimento dello Stato : invece di aiutare, con risorse o servizi adeguati, la famiglia e il minore che ci vive, la mano pubblica rischia di peggiorare le cose negando a un bambino il diritto di crescere tra i suoi, garantito dalle convenzioni internazionali, e creandogli un trauma probabilmente indelebile. Occorre invece sostenere la genitorialità con programmi di supporto e dare maggiore e migliore ascolto al minore stesso” (3).

Considerata la complessità delle dinamiche poste in essere in simili situazioni, dei bisogni e delle necessità dei sistemi relazionali,  nonché delle professionalità impegnate in tali dinamiche e delle  qualità delle loro competenze ed esperienze, l’errore risulta un elemento di cui tener conto.
Le richieste di ispezioni e valutazioni del tutto, fatte dalla Brambilla, quindi, potrebbero costituire una fonte di garanzia per la tutela dei minori. Non solo, ma anche l’adozione di modalità più trasparenti e più capaci di manifestare in tempo utile qualche intoppo, in modo da poterlo risolvere, sempre tenendo al centro dell’attenzione il benessere del minore.

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Note

1 http://www.coordinamentocare.org/public/index.php/news/292-interpellanza-urgente-2-00373-sui-bambini-fuori-famiglia.html
2 dall’Interrogazione: “Nelle case famiglia con ripercussioni gravissime sulla salute e sulla formazione del minore; recenti stime attestano che il numero di bambini fuori famiglia è oscillato in Italia negli ultimi anni tra le 25 e 30 mila unità rispetto agli anni passati, e che l’affidamento temporaneo è cresciuto intorno al 24 per cento;  in Italia non esiste un sistema di monitoraggio strutturato a livello istituzionale che rilevi dati omogenei e confrontabili, né tanto meno una mappatura degli istituti residenziali di accoglienza, sulla qualità di tali strutture, sulla qualifica del personale, sul valore dei servizi erogati e sulla progettualità dell’affido; la mancanza di rilevazioni periodiche e di una vera e propria organizzazione a livello istituzionale hanno portato, in molti casi, alla necessità di proporre valori di stima per molte realtà regionali, evidenziando serie difficoltà nel reperire informazioni trasparenti sul fenomeno dei bambini fuori dalla famiglia e sulle loro condizioni di vita nelle comunità residenziali di accoglimento, rendendoli dei bambini invisibili; […] in assenza di informazioni attendibili su ciò che avviene nelle case famiglia, i minori passano dalla condizione di «allontanati» a quella di «abbandonati», spesso senza possibilità di avere contatti col mondo esterno; “
3 dall’Interrogazione: “l’allontanamento del minore dalla famiglia e la sua conseguente istituzionalizzazione rappresentano un vero e proprio trauma per il bambino che, nella maggior parte dei casi, viene strappato nel giro di pochi giorni dal nucleo familiare senza che sia predisposto un percorso psicologico di sostegno, e deve attendere mesi, e spesso anni, per essere reinserito;”


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PARERE DEL DR. SAVERIO ABBRUZZESE

Avrete notato che l’attacco agli operatori della giustizia minorile ha una certa periodicità nei nostri media. Ogni tanto qualcuno si erge a censore e spara una serie di stupidaggini che discreditano gli operatori del settore, con giudici insensibili, assistenti sociali che rubano i bambini, psicologi compiacenti, se non addirittura corrotti, ed amenità del genere.
Le iene hanno partecipato a questo banchetto sanguinolento con estrema voracità ed assoluta disinformazione.
Chiariamo subito un punto della questione. La presenza dei giudici onorari nei tribunali per i minorenni serve a garantire un approccio interdisciplinare alle problematiche minorili: il diritto, da solo, non basta. È necessario l’apporto di altri saperi; e non credo che qualcuno possa avere dei dubbi sulla assoluta pertinenza di questo assunto.
Ma se accettiamo il fatto che in un TM siano presenti psicologi, assistenti sociali, pedagogisti, neuropsichiatri infantili, educatori, etc., allora dobbiamo anche accettare il fatto che questi professionisti portino negli uffici giudiziari non solo la loro competenza, ma anche la loro esperienza. A cosa servirebbe un laureato in psicologia che non abbia mai lavorato con i bambini? Lo stesso vale per le altre professionalità. In altri termini questi professionisti portano necessariamente all’interno degli uffici giudiziari la loro esperienza del territorio e non sterili nozioni acquisite nel corso dei loro studi. Pertanto la presunta incompatibilità fra le funzioni di giudice onorario e quella di operatore dei servizi non ha davvero senso ed è assolutamente fuorviante porre la questione in questi termini in un programma televisivo.
A questa preliminare considerazione, bisogna aggiungerne un’altra, più tecnica.
In un tribunale per i minorenni ogni decisione è presa da un collegio giudicante formato da quattro giudici, due magistrati, di cui uno è presidente della camera di consiglio, e due giudici onorari. Se consideriamo un medio tribunale che ha in servizio una trentina di giudici onorari e una decina di giudici professionali significa che c’è la possibilità di formare un numero ragguardevole di camere di consiglio. Ovviamente, qualora si debba prendere una decisione che riguardi una comunità o un servizio in cui lavori un giudice onorario, il Presidente del Tribunale farà in modo che questo giudice onorario non faccia parte di quel collegio giudicante.
Ma questo le iene non lo hanno detto.
Aggiungo che di solito i giudici del TM hanno una ripartizione territoriale, per cui gestire queste incompatibilità è molto facile. Faccio un esempio: il TM di Bari si occupa delle provincie di Bari, BAT e Foggia. Ad un giudice onorario di Foggia, che svolge l’attività di psicologo in un consultorio di Foggia o provincia sarà sicuramente assegnato un territorio che fa parte della provincia di Bari, con cui non ha alcuna possibilità di interferire nella sua attività professionale. Senza contare che qualora questa remota ipotesi si verifichi, ha l’obbligo di astenersi in camera di consiglio.
Insomma, spero di essere stato chiaro: si tratta davvero di un falso problema, pompato ad arte per fare e dare scandalo. Per anni ho svolto la funzione di giudice onorario al TM di Bari, mi occupavo di adozioni, in particolare della valutazione delle coppie che presentavano dichiarazione di disponibilità. Essendo io residente nella provincia di Bari, il Presidente mi affidava le coppie del foggiano. In quasi vent’anni di attività non mi sono mai trovato in situazioni di incompatibilità o di conflitto di interessi. Mai.

Saverio Abbruzzese
Psicologo psicoterapeuta
Già giudice onorario del TM di Bari

Fonte: http://www.osservatoriopsicologia.com/2014/09/17/una-giustizia-a-misura-di-bambino/

Sette e santoni crescono, le istituzioni tacciono

Il mondo dell’occulto è più vicino di quanto si possa immaginare. Le lobby settarie sono molto attive, specie nei palazzi di potere. Ma lo Stato è assente: in Italia non esiste il reato di manipolazione mentale. Ogni tentativo è miseramente fallito. Un aiuto enorme per i guru che, così, vivono felicemente impuniti

di Carmine Gazzanni
“Queste organizzazioni funzionano con la stessa logica della mafia. Se tu parli, critichi, attacchi e hai il coraggio di esporti, ti bastonano fino a farti zittire. La mafia ti mette nell’acido, questi ti rovinano la reputazione per sempre”.
Il parallelo della dottoressa Lorita Tinelli del Cesap (Centro Studi Abusi Psicologici) è di quelli che lasciano quanto meno spiazzati. Eppure il mondo – poco conosciuto – delle sette religiose è un mondo inquietante. Fatto di vite distrutte e di abusi di ogni tipo. E, purtroppo, di uno Stato assente grazie al quale tanti santoni e “guru” del mondo occulto rimangono felicemente impuniti. Il motivo risiede nel fatto che in Italia non esiste il reato di manipolazione mentale. Un inspiegabile vuoto normativo grazie al quale il mondo dell’occulto prospera.

“LA MIA VITA COL MOSTRO”
Paola vive nella zona di Cesenatico. A distanza di anni è riuscita a rifarsi una vita. Ma, come lei stessa racconta, “molte cose ti restano. Per sempre”. Tutto comincia quando Paola ha solo 15 anni. La madre comincia a frequentare un santone che dice di parlare con la Madonna. “Vivevamo  un momento di difficoltà in quel periodo e tanto è bastato affinché mia madre, e di conseguenza anche io e mia sorella, ci legassimo sempre di più a lui”. Presto la vita di Paola comincia a cambiare radicalmente: “Nel giro di tre mesi mia madre si è letteralmente trasformata: casa divenne piena di quadri della Madonna e di crocifissi, la sera sempre il rosario, due giorni a settimana o digiuno o pane ed acqua. Bisognava seguirlo in tutto e chi non lo seguiva era in mano a Satana”. La musica era di Satana (“conta che io non potevo ascoltare musica se non canti religiosi o Radio Maria. Ho cominciato ad ascoltare musica a 26 anni”), la televisione era di Satana. E così l’oro, i dolci, la cioccolata. Per non parlare poi di discoteche, alcol, locali.

Con il tempo, gli abusi e le richieste cominciarono a diventare sempre più pressanti. “Pian piano mia madre era presa, sempre più presa. Tanto che il santone le disse: ‘Tu avrai grandi prove del fatto che la Madonna ti vuole davvero bene’. Ma affinché questo accadesse, diceva lui, erano necessarie prove. Una di queste prove era quella di non essere attaccata al denaro”.

Il processo, graduale, portò la madre di Paola a comprare al santone qualcosa come venti auto. “Nel giro di dieci anni tutto quello che lui chiedeva, mia madre comprava. Così facendo sono finiti tutti i nostri risparmi, poi ci siamo ridotti a fare debiti, finché non abbiamo dovuto vendere anche la nostra casa”. Ma non basta.
Agli abusi economici si aggiunsero anche quelli sessuali. Il racconto è sconvolgente: “Sia io che mia sorella abbiamo avuto il nostro primo rapporto sessuale con lui. Senza che noi, essendo piccole, ce ne rendessimo nemmeno conto”. Prima semplici discorsi, poi carezze sempre più spinte. “Una ragazza che è cresciuta praticamente fuori dal mondo come è capitato a me, non si rende conto di nulla”. E alla fine, complice una madre completamente annichilita, ecco l’abuso. E non una volta sola. Basti questo: oggi Paola è madre di quattro figli. Tutti avuti dal “mostro”, come oggi lei lo chiama.

Ed è proprio dopo il quarto figlio (e grazie all’aiuto di un sacerdote) che Paola rinsavisce e si allontana per sempre dal santone. Va dai carabinieri per denunciare tutto. Ma la risposta è raggelante: “Quando ho detto che mi costringeva ad avere rapporti con lui, loro mi dicevano: ‘tu eri maggiorenne in quel periodo. Ora non è più dimostrabile nulla, né un abuso né nulla’”. E oggi il “mostro” vive tranquillamente. In libertà. Nonostante, dice Paola, “da quello che so, la stessa cosa è successa anche ad altre cinque ragazze”.

UNA REALTÀ COMUNE  
Di storie come quella di Paola, il mondo occulto è pieno. Sono storie di abusi di ogni genere. È la storia di Giacomo Sotgia, ex adepto di Scientology, che nel suo memoriale del 10 agosto 2010, allegato alla denuncia presentata alla Procura di Pordenone, ricorda che “negli otto anni di affiliazione ritengo di aver versato, a vario titolo, circa novantamila euro”. È la storia di Franco, ex membro della Federazione di Damanhur nel torinese, che uscito dalla setta dopo venti anni, si è trovato senza risparmi e senza alcun contributo versato dato che nella Federazione esiste una moneta propria (il Credito) ovviamente non riconosciuta dallo Stato italiano.

È la storia, ancora, di famiglie spezzate. Come nel caso di Greta il cui ex compagno è fuggito con ben 150mila euro da donare ancora alla Federazione di Damanhur. Soldi che entrambi i genitori avevano racimolato per un solo obiettivo: pagare le spese universitarie per la figlia. È, ancora, il caso di un uomo di Bergamo, sposato con una testimone di Geova. Dopo vari tentativi di farlo convertire, lei decide di mollarlo, di punto in bianco. Portandosi con sé la figlia. E impedendole qualsiasi tipo di contatto con il padre. Oggi è la figlia stessa, plagiata, che non vuole più vedere il padre perché, dice, “se non ti converti, se non diventi un fratello, morirai”.

VUOTO ISTITUZIONALE  
Lo Stato, però, preferisce non intervenire. Nonostante il fenomeno sia in evidente espansione (un recente studio del Codacons parla di un fatturato dell’occulto che è arrivato nell’ultimo anno a oltre 8 miliardi, con 13 milioni di italiani nella rete), non abbiamo dei dati certi e ufficiali sul numero delle organizzazioni settarie presenti nel nostro territorio. L’ultimo rapporto che possediamo, realizzato dal Viminale, risale addirittura al 1998. Eppure, già allora si parlava di 76 movimenti religiosi per un totale di 78.500 affiliati. Il numero, però, col tempo è cresciuto a dismisura. “In quel periodo –  spiega la dottoressa Tinelli – il Ministero degli interni si occupò esclusivamente dei movimenti magico-esoterici che non sono la totalità dei gruppi esistenti oggi a livello nazionale. Attualmente riteniamo che ci siano all’incirca circa 500 gruppi organizzati”. Insomma, un aumento approssimativo di oltre il 500% nel giro di 16 anni.

Verrebbe da chiedersi, a questo punto, come sia possibile che non ci sia il benché minimo controllo di tale fenomeno. Semplice: l’Italia non ha una legge ad hoc. “Tanti santoni, guru o capisetta – dice Maurizio Alessandrini, presidente della Favis (Associazione Familiari delle Vittime delle Sette) – possono tranquillamente fare quello che fanno perché in Italia non esiste a riguardo una tutela”. “Bisognerebbe reintrodurre – chiosa la dottoressa Tinelli – il reato di manipolazione mentale”. Già, reintrodurre. Perché in Italia c’era. L’articolo 603 del codice penale, infatti, prevedeva che chi sottoponeva “una persona al proprio potere in modo da ridurla in totale stato di soggezione” poteva essere condannato fino a 15 anni di reclusione. Tuttavia dopo il caso Braibanti (nel 1967 un intellettuale di sinistra, aveva avuto rapporti omosessuali con due giovani. Uno dei due, però, spinto dai genitori, denunciò il tentativo di Braibanti di “introdursi nella sua mente”), la Consulta ha dichiarato il reato incostituzionale perché “reato d’opinione”. Da allora tutti i tentativi fatti per reintrodurlo sono miseramente falliti.  “E’ chiaro – puntualizza Alessandrini – che non è nostro scopo resuscitare il vecchio reato di plagio, che la Consulta definì opportunamente una mina vagante nel nostro ordinamento giuridico. Auspichiamo però che lo Stato italiano possa adottare idonee misure legislative che prevengano e contrastino il condizionamento psicologico degli individui”.

Anche a causa delle pressioni delle lobby settarie, molto attive in Parlamento. L’ultimo tentativo di peso si è avuto nel 2005, quando un ddl sull’introduzione del reato di plagio è stato approvato dalla commissione Giustizia. Arrivato però in Aula a Palazzo Madama, dopo vari rinvii, è stato congelato, fino a scomparire dall’agenda politica. Anche in questa legislatura qualcuno ci ha riprovato. Come Pino Pisicchio che, il 15 marzo 2013, ha presentato una nuova proposta di legge sull’introduzione del reato di manipolazione mentale. Il ddl, però, non è mai stato nemmeno calendarizzato in commissione.

SANTI IN PARADISO
La domanda, allora, nasce spontanea: perché, nonostante il problema sia sotto la luce del sole, dopo anni e anni l’Italia non è stata in grado di attuare una legge che possa contrastare il mondo settario? “Dietro tutto questo c’è qualcosa di molto più grande”, dice Rocco Politi, ex testimone di Geova. Interessi, lobby, legami politici. Tesi che trova conferma con quanto raccontato nel libro-inchiesta “Occulto Italia” agli autori Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli dal senatore Antonino Caruso: “Già nel 2005, da presidente della commissione Giustizia, misi all’ordine del giorno la discussione di un ddl sulla manipolazione mentale. Pochi giorni e arrivò nelle mani di tutti i senatori della commissione un costoso libro di Scientology in cui si raccoglievano tutte le fantastiche opere dell’organizzazione. Non credo sia stato un caso”.

Probabilmente, però, non c’è affatto da stupirsi. Tutte le sette religiose cercano legami. E le maggiori riescono anche facilmente ad attrarre uomini politici che, a loro volta, sanno di andare incontro ad un ricco bacino di voti. Un esempio su tutti: prima che il transfugo Domenico Scilipoti abbandonasse l’Idv, fu incaricato dallo stesso Antonio Di Pietro di dar vita al primo Forum nazionale antiplagio e al cosiddetto Osservatorio nazionale sulle sette abusanti. Peccato però che non si giunse mai a nulla di concreto dato che, tra le altre cose, lo stesso Scilipoti ha dato vita, poco tempo dopo, al Movimento Olistico, vicino alla Federazione Damanhuriana. Coincidenze? Forse. Certo è che sono tante.

ASSOCIAZIONI ABBANDONATE
Il risultato di questo quadro è che gli unici a lottare contro il mondo settario e ad offrire aiuto ai fuoriusciti spaesati sono le associazioni attive sul territorio, spesso fondate dagli stessi ex fuoriusciti,  come nel caso di Rocco Politi che ha fondato “Quo vadis”, proprio “per l’aiuto alle vittime dell’ostracismo dei movimenti religiosi alternativi devianti”. Senza un aiuto istituzionale, però, tali associazioni sono totalmente abbandonate, vittime di intimidazioni, anche pesanti. È il caso di Lorita Tinelli, la psicologa da sempre attiva nel contrasto al mondo delle sette con il Cesap (Centro Studi Abusi Psicologici) e che ormai vive una situazione di costanti pressioni.

La dottoressa, una studiosa impegnata nella tutela delle vittime di Arkeon, organizzazione pugliese sconquassata da pesanti inchieste giudiziarie che hanno portato ad una condanna definitiva per abusi sessuali di un maestro, mentre altri sono stati condannati in primo grado per associazione a delinquere. “Eravamo in tre in prima linea – ci dice – Ci hanno bersagliato e infamato in tutti i modi. Uno di noi tre, un altro psicologo, dopo pesantissime ingiurie si è suicidato nel 2010”. Le intimidazioni sono di ogni genere possibile: non solo l’attacco giuridico (“ci riempiono di denunce per diffamazione che ovviamente non hanno mai vinto”), ma anche continue  accuse infamanti tramite blog anonimi. “Addirittura – dice Tinelli – sono entrati nei computer, sono entrati nella nostra posta, l’hanno pubblicata arbitrariamente su un sito anonimo dimostrando, secondo loro, che noi avremmo congegnato un complotto”. Insomma, l’assurdo. Che sguazza in un imbarazzante vuoto normativo.

fonte: http://espresso.repubblica.it/inchieste/2014/12/15/news/sette-e-santoni-crescono-le-istituzioni-tacciono-1.191866

 

Il fondamentalismo religioso potrebbe presto essere trattato come una malattia mentale

Kathleen Taylor, neurologa all’Università di Oxford, ha affermato che i recenti sviluppi suggeriscono che saremo presto in grado di trattare il fondamentalismo religioso e altre forme di credenze ideologiche potenzialmente dannose per la società come una forma di malattia mentale.

 

Ella l’ha riferito nel corso di un discorso al Literary Festival Hay in Galles, Mercoledì. Ha detto che le ideologie radicalizzanti potrebbero presto essere viste non come una scelta personale o di libero arbitrio, ma come una caratteristica del disturbo mentale. Ha detto che i nuovi sviluppi delle neuroscienze potrebbero permettere di considerare gli estremisti come persone con malattie mentali, piuttosto che come criminali.
Ha affermato al Times di Londra: “Una delle sorprese può essere quella di vedere le persone con certe credenze come persone che possono essere curate. Qualcuno che ha per esempio radicalizzato un’ideologia cultista – potremmo smettere di vederlo come colui che ha fatto una scelta personale e che ha scelto a seguito di puro libero arbitrio  – può essere curato come affetto da disturbo mentale“.

 

La Taylor ammette che la portata di quello che potrebbe finire per essere etichettato come “fondamentalista” è elevata. Ha continuato: “Non sto parlando solo dei candidati ovvi all’Islam radicale o di alcuni dei culti più estremisti, sto parlando di cose come la convinzione che sia OK picchiare i propri figli. Queste credenze sono molto dannose, ma non sono normalmente classificate come malattia mentale. In tal caso potrebbe essere una cosa molto positiva perché queste non sono credenze dubbie nella nostra società che potrebbero provocare danni, essere causano davvero un sacco di danni“.

L’Huffington Post riferisce che la Taylor mette in guardia circa le complicazioni morali ed etiche che potrebbero sorgere.
Nel suo libro “The Brain Supremacy” ella scrive della necessità di “stare attenti quando si tratta di sviluppare tecniche in grado di entrare nella testa per manipolare direttamente il cervello. Non possono essere moralmente neutrali questi strumenti in tutto il mondo per la loro finalità; quando il soggetto in questione è un essere umano, la moralità alza inevitabilmente il suo livello di attenzione. Le tecnologie che hanno profondamente cambiato il nostro rapporto con il mondo che ci circonda non possono essere semplicemente strumenti da utilizzare per il bene o il male, se alterano la nostra percezione di base di ciò che sono il bene e il male“.

La dimensione etico-morale si pone dalla tendenza prevedibile che agendo sul problema, col supporto di una nuova tecnologia, essa applica l’etichetta “fondamentalista” solo ai nostri avversari ideologici, pur non riuscendo a percepire il “fondamentalismo” in noi stessi.

Dal punto di vista della mentalità occidentale, per esempio, la tendenza a equiparare “fondamentalismo” esclusivamente all’islamismo radicale è troppo allettante. Ma quanto il “fondamentalismo” di un Osama Bin Laden è quanto di quello di una nazione con ideologia capitalista che bombarda a tappeto aree urbane civili in Laos, Cambogia e Corea del Nord?
L’ossessione del jihadista di difendere la sua islamica visione del mondo ideologico che lo porta a commettere e giustificare tali atti di barbarie come l’omicidio Woolwich sono della stessa natura, come l’ossessione evangelica con la diffusione della pseudo-religione ideologica del capitalismo che ha portato a tali crimini orrendi, come l’assassinio di centinaia di migliaia di civili in quattro anni di attività di bombardamento a tappeto da parte dell’amministrazione Nixon, catturato in una morsa di paranoia anticomunista.

Il potere di controllare la mente tenderà troppo facilmente ad essere usato come arma contro i nostri nemici jihadisti, mentre giustificherà le azioni altrettanto irrazionali e mortalmente nocive che defininiamo innocentemente “politica estera”.

Alcuni analisti sono quindi convinti che i neuroscienziati adotteranno un approccio parrocchiale e quindi in definitiva controproducente se insistono sulla identificazione particolare dei sistemi di credenze ideologiche, caratteristiche come soggetto primario per la manipolazione terapeutica.

Su una scala molto più grande e potenzialmente più feconda è il riconoscimento che l’intero dominio delle credenze religiose, convinzioni politiche, fervori patriottici nazionalisti sono di per sé piattaforme potenti per coltivare il ” Noi vs Loro”. Fantasie deliranti paranoiche che lavorano  distruttivamente in un attacco del 9/11 o in un orgia di distruzione di massa di Hiroshima/Nagasaki.

Quello che percepiamo dalla nostra prospettiva, come  nostra legittima reazione di autodifesa per la psicosi del nemico, è dal punto di vista dello stesso nostro nemico  la nostra altrettanto maligna auto-ossessione psicotica.

L’Huffington Post riferisce che questa non è la prima volta che la Taylor ha scritto un libro su estremismo e fondamentalismo. Nel 2006 ella scrisse un libro sul controllo mentale dal titolo “Lavaggio del cervello: la Scienza del Controllo del Pensiero”, in cui ha esaminato le tecniche che i gruppi settari usano per influenzare le vittime.
Ha detto: “Tutti noi cambiamo le nostre credenze ovviamente. Tutti noi convinciamo gli altri a fare delle cose; noi tutti guardiamo la pubblicità; noi tutti veniamo istruiti e facciamo esperienza [religioni]. Il lavaggio del cervello, se volete, è la punta estrema di tutto questo: è un tipo di tortura psicologica più coercitivo e forte“.

Ella fa notare giustamente che il “lavaggio del cervello”, che abbraccia tutti i modi sottili e non-così-sottili  “fa pensare alla gente ciò che potrebbe non essere buono per lei o ciò che non potrebbe, piuttosto che portarla a pensare“:  è molto più pervasivo del  fenomeno sociale che siamo disposti a riconoscere. Come animali sociali siamo tutti vittime del lavaggio del cervello culturalmente indotto, la cui efficacia è correlata con la nostra incapacità di pensare fuori dagli schemi della nostra data acculturazione.

Fonte: http://www.digitaljournal.com/article/351347#ixzz3NlXaezZp

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Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

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