La legalizzazione della marijuana si basa su una scienza non esatta?

 I miti circa la marijuana abbondano. Tra essi ci sono affermazioni che essa sia innocua, che non sviluppa dipendenza e che la legalizzazione potrà risolvere i problemi di bilancio del governo, come ha riferito il rappresentante degli Stati Uniti, John Fleming MD, in un Congresso  del 19 Giugno. “La mia preoccupazione oggi è che stiamo facendo cattive leggi, infatti, per rispondere alla mitologia?

Il briefing è stato sponsorizzato da..’APA e da altri membri degli Amici del National Institute on Drug Abuse (NIDA), una coalizione che sostiene il finanziamento della ricerca per NIDA e informa i politici sui suoi risultati. Questo evento ha cercato di sfatare i miti sulla marijuana e di delineare ciò che è noto circa il suo utilizzo e il suo impatto sociale.

Ad esempio, il 9 per cento delle persone che sperimentano la marijuana diventerà dipendente, e l’uso regolare di marijuana durante l’adolescenza è legato alla connettività neurale alterata in età adulta, secondo un articolo di rassegna di giugno del New England Journal of Medicine.

E’ l’esposizione del cervello degli adolescenti [alla marijuana] che riguarda tutti noi, a causa della natura unica e importante di sviluppo del cervello durante l’adolescenza“, ha detto Wilson Compton, MD,  vice direttore del NIDA e un co-autore dell’articolo. Il briefing ha visto anche la presenza dello psicologo Robert Booth, PhD, della University of Colorado School of Medicine, che ha presentato i suoi risultati preliminari sull’uso di marijuana e sulle sue conseguenze. Finora, ha scoperto che da quando il Colorado ha liberalizzato l’uso della marijuana medica nel 2009, il numero di studenti espulsi o sospesi per i farmaci nelle scuole del Colorado ogni anno è salito da circa 4.000 a oltre 5.279, durante l’anno scolastico 2011-12. “Il Colorado presenti dati elevati  di espulsioni [droga-correlati] di tutti i tempi, e il 98 per cento di queste espulsioni sono per la marijuana“, ha detto Booth. Allo stesso modo, il numero di persone arrestate per guida sotto l’effetto di THC, il principale prodotto chimico psicoattivo della marijuana, è quasi triplicato nel periodo 2009-2012, ha detto.

Patrick Kennedy, un ex membro del Congresso degli Stati Uniti e presidente dell’organizzazione sulla consapevolezza marijuana Progetto SAM, ha parlato del pericolo di commercializzare prodotti di marijuana come i lecca-lecca e le bibite. “Questo è davvero un settore che fa i suoi profitti al largo della dipendenza” ha detto.

Kennedy e altri oratori hanno inoltre sottolineato che la distribuzione capillare di marijuana può contrastare gli sforzi per migliorare il sistema della salute mentale del paese, incoraggiando le persone ad auto-medicarsi con la marijuana o a diventare dipendenti da essa. Tutti i relatori hanno convenuto che sono necessarie ulteriori ricerche per capire gli effetti della marijuana e per informare la politica. “La politica è preposta a prendere decisioni, ma queste decisioni devono essere prese sulla base di informazioni reali, informazioni solide“, ha affermato Charles O’Keefe, co-presidente di Gli Amici di NIDA e professore alla Virginia Commonwealth University. “E le informazioni solide vengono da una buona e solida ricerca“.

 

Fonte: http://www.apa.org/monitor/2014/09/upfront-marijuana.aspx

 

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Traduzione di Lorita Tinelli (Affiliata Internazionale APA)

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

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La violenza nei media

 Uno studio degli Psicologi Americani ha evidenziato che la violenza in TV e in diversi  Video Game possono procurare effetti dannosi sui minori.
Dalle prime ricerche che l’APA, l’Associazione degli Psicologi Americani,  rende note nel novembre scorso, si evidenziano effetti di destabilizzazione e una potenziale aggressività identiche sia per coloro che sono sottoposti ad immagini violente in TV sia per coloro che usano giocare a videogiochi violenti.
Fin dagli albori della televisione  i genitori, gli insegnanti, i legislatori e i professionisti della salute mentale hanno voluto capire l’impatto dei programmi televisivi in particolare sui bambini.
Particolarmente interessante è stata la rappresentazione della violenza, soprattutto in considerazione del lavoro dello psicologo Albert Bandura, nel 1970, sull’apprendimento sociale e sula tendenza dei bambini a imitare ciò che vedono.
Nel 1969 fu costituito in America un comitato scientifico per la valutazione dell’impatto che la televisione avesse sul comportamento sociale, soprattutto ci si chiedeva quanto incidesse la violenza cui si assisteva, sugli atteggiamenti, valori e comportamenti degli spettatori.
La relazione finale e una relazione di follow-up del 1982 del National Institute of Mental Health hanno identificato questi importanti effetti sui bambini:

1) possono diventare meno sensibili al dolore e alla sofferenza degli altri
2)  possono essere più timorosi del mondo che li circonda
3)  possono essere più propensi a comportarsi in modi aggressivi o pericolosi verso gli altri

Una ricerca di psicologi, tra cui  L. Rowell Huesmann, Leonard Eron e altri, a partire dal 1980 ha evidenziato che i bambini che hanno assistito per molte ore a scene di  violenza in televisione quando erano nella scuola elementare, tendevano a mostrare livelli più elevati di comportamento aggressivo quando diventavano adolescenti. Osservando questi partecipanti in età adulta, Huesmann e Eron hanno scoperto che quelli che avevano guardato un sacco di violenza in TV quando avevano 8 anni avevano più probabilità di essere arrestati e processati per atti criminali da adulti.
Tuttavia, in seguito la ricerca degli psicologi Douglas Gentile e Brad Bushman  ed gli altri  ha evidenziato che l’esposizione alla violenza nei media è solo uno dei numerosi fattori che possono contribuire al comportamento aggressivo.

Altre ricerche hanno trovato che l’esposizione alla violenza nei media può desensibilizzare le persone alla violenza nel mondo reale e,  alcune persone,  considerano addirittua  piacevole la violenza nei media,  che finisce per non comportare più  l’eccitazione ansiosa che ci si aspetterebbe di vedere dinnanzi a questo tipo di immagini.

L’avvento dei videogiochi, d’altronde,  ha sollevato nuove questioni circa l’impatto potenziale di violenza dei media, visto che il giocatore di videogiochi è un partecipante attivo  piuttosto che un semplice spettatore.
Il sette per cento degli adolescenti americani di età 12-17 usa abitualmente i video giochi  su un computer, su console come il Wii , Playstation e Xbox , o su dispositivi portatili come Gameboy , smartphone e tablet .
Molti dei videogiochi più popolari, come “Call of Duty ” e ” Grand Theft Auto” sono violenti, tuttavia, visto che  la tecnologia dei videogiochi è relativamente nuova, ci sono meno studi empirici sulla correlazione della violenza dei videogiochi rispetto ad altre forme di violenza nei media. Eppure diverse recensioni  hanno riportato effetti negativi dell’esposizione alla violenza nei videogiochi.
Nel  2010 una ricerca  dello psicologo Craig A. Anderson e altri, ha concluso che “l’evidenza suggerisce fortemente che l’esposizione a videogiochi violenti è un fattore di rischio causale per un maggiore comportamento aggressivo”.  Anderson in precedenti ricerche ha mostrato che i videogiochi violenti possono aumentare i pensieri di una persona aggressiva , i sentimenti e comportamenti, sia in ambienti di laboratorio che nella vita quotidiana.

Altri ricercatori , tra cui lo psicologo Christopher J. Ferguson , hanno contestato la posizione che la violenza dei videogiochi danneggia i bambini . Nonostante  i suoi studi del  2009 abbiano riportato risultati simili a Anderson, Ferguson sostiene che i risultati di laboratorio non sono traducibili  nel mondo reale in effetti significativi. Egli sostiene inoltre che gran parte della ricerca sulla violenza dei videogiochi non è riuscita a controllare  altre variabili quali la salute mentale e della vita familiare , che possono aver influenzato i risultati. Il suo lavoro ha scoperto che i bambini che sono già a rischio possono essere più propensi a scegliere videogiochi violenti per divertirsi.  Secondo Ferguson  questi altri fattori di rischio, a differenza dei giochi, causano un comportamento aggressivo e violento.

L’American Psychological Association ha avviato un’analisi nel 2013 della ricerca peer-reviewed sull’impatto della violenza nei media e sta riesaminando le sue dichiarazioni programmatiche sull’argomento . Entrambi  dovrebbe essere completati nel 2014.(1)

Che il tema in America sia molto sentito è dimostrato dal fatto che nel 2013 lo stesso Barack Obama, durante una conferenza in ricordo della strage di Newton, abbia annunciato di aver destinato  un “fondo per la ricerca degli effetti dei videogiochi violenti sulle giovani menti“.  “Il nostro primo compito come società è tenere al sicuro i nostri figli.” ha affermato Obama.
In Italia diversi organismi di ricerca, pubblici e privati hanno dedicato attenzione alla tematica. Un’indagine del 2011 dell’Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO) condotta su 1.414 studenti della Capitale dai 10 ai 19 anni ha evidenziato che l 75% degli adolescenti italiani gioca ai videogiochi on line e nel 40% dei casi lo fa da solo contro il computer, oppure contro persone conosciute in rete (l’11%).  Interrogandosi  su quanto i videogiochi possano influenzare gli aspetti cognitivi ed emotivi dei minori l’IdO ha evidenziato che essi da una parte  offrono la possibilità di mettere in connessione persone in tutto il mondo, e misurarsi con il concetto di sfida e superamento degli ostacoli, ma dall’altra rischiano di diventare una modalità per isolarsi dalla relazione (2).
Sempre secondo l’IdO i giovani appaiono consapevoli di questi rischi e sanno anche che non tutti i giochi sono positivi per la loro crescita. Di fatto sette studenti su dieci considerano i contenuti dei videogiochi non adatti alla loro età.  Dalla ricerca quindi emerge che i giovani fruitori dei videogiochi sono informati e responsabilizzati e sanno esprimere un giudizio serio sul tema.
Nel frattempo il 7 maggio di quest’anno scienziati, pediatri, clinici e sostenitori della lotta alla violenza si sono riuniti a a Vancouver (Canada), per il meeting annuale Pas-Pediatric Academic Societies, al fine di approfondire l’argomento.  Secondo tali studiosi ‘violenza chiama violenza, anche quando all’aggressività si assiste attraverso lo schermo in un cinema, della tv o di un videogioco” (3).

Certo l’argomento presenta ancora tanti punti da approfondire e tanti interrogativi cui rispondere. Mi piace concludere l’articolo con  il quesito che si pone  di George Carlin (4): “Si fa un gran parlare della violenza in televisione che genera a sua volta violenza nelle strade. Beh!, i programmi comici si sprecano in TV: il che provoca forse un aumento della comicità per le strade?”

Note:

  • (1) http://www.apa.org/research/action/protect.aspx
  • (2) http://www.genitoridemocratici.it/minori-videogiochi-75-usa-quelli-line-e-gioca-solo/
  • (3) http://www.adnkronos.com/IGN/Daily_Life/Benessere/Pediatria-immagini-violente-aumentano-aggressivita-legame-provato_321512409114.html
  • (4) comico, attore e sceneggiatore statunitense.

di Lorita Tinelli

Fonte: Osservatorio di Psicologia nei Media

Comprendiamo l’uso disordinato dell’alcool e il suo trattamento

 Per molte persone bere alcolici non è altro che un modo piacevole per rilassarsi. Le persone con disturbi da uso di alcol, tuttavia, bevono in eccesso, mettendo in pericolo se stessi e gli altri. Questa schema è una  risposta per spiegare i  problemi di alcol e  come gli psicologi possono aiutare le persone a recuperarsi.
Quando non bere diventa un problema?

Per la maggior parte degli adulti l’uso moderato di alcol – non più di due bicchieri al giorno per gli uomini e uno per le donne e le persone anziane – è relativamente innocuo. (A “bere”: l’1,5 oncia [1 oz = 28 grammi circa] di spirito, 5 once di vino, o 12 once di birra, ognuno dei quali contiene 0,5 once di alcool.

L’uso moderato, tuttavia, si trova ad una estremità di una serie che va dall’abuso di alcool alla dipendenza da alcool:

L’abuso di alcool è un modello di consumo che si traduce in conseguenze negative, significative e ricorrenti. Gli alcolisti possono non riuscire a soddisfare i principali obblighi scolastici, di lavoro, o familiari. Possono avere problemi alcool-correlati legali, come ripetuti arresti per guida in stato di ebbrezza. Possono avere problemi di relazione legati al loro bere.

Le persone affette da alcolismo – tecnicamente noto come dipendenza da alcool – hanno perso il controllo affidabile del loro consumo di alcool. Non importa che tipo di alcool essi bevono o anche la quantità: le persone alcool-dipendenti sono spesso incapaci di smettere di bere una volta che iniziano. La dipendenza da alcool è caratterizzata dalla tolleranza (necessità di bere di più per ottenere lo stesso “livello elevato”) e dai sintomi di astinenza quando si smette improvvisamente di bere. I sintomi da astinenza possono includere nausea, sudorazione, irrequietezza, irritabilità, tremori, allucinazioni e convulsioni.

Nonostante i gravi problemi di alcool che coinvolgono il grande pubblico, vi sono anche lievi a moderati problemi che possono causare danni sostanziali alle persone, alle loro famiglie e alla comunità.

Secondo l’Istituto nazionale sull’abuso di alcool e sull’alcolismo (NIAAA), 1 su 12 adulti americani è un abusante di alcol o alcoolista. (1( E, sostiene la NIAAA, i giovani adulti di età compresa tra 18 e 29 sono ad alto rischio di alcolismo. Ad esempio, un sondaggio del governo ha rivelato che quasi l’8 per cento dei giovani di età compresa tra 12 a 17 e quasi il 41 per cento dei giovani adulti di età compresa tra 18 a 25 abusano in binge drinking – abbattendo cinque o più bevande nella stessa occasione almeno una volta durante il mese passato (2).
Che cosa causa i disturbi alcool-correlati?

Il problema con l’alcool presenta molteplici cause, tra fattori genetici, fisiologici, psicologici, sociali che giocano tutti un ruolo. Non tutti gli individui sono ugualmente influenzati da ogni causa. Per alcuni alcoolisti, tratti psicologici, come l’impulsività, la bassa autostima e la necessità di approvazione tempestiva causano l’assunzione di alcool. Alcune persone bevono per far fronte o “risolvere” problemi emotivi. Fattori sociali e ambientali come la pressione dei pari e la facile disponibilità di alcool possono svolgere un ruolo chiave. La povertà fisica o gli abusi sessuali aumentano anche le probabilità di sviluppare dipendenza da alcool.

Fattori genetici rendono alcune persone particolarmente vulnerabili alla dipendenza da alcool. Contrariamente al mito, essere in grado di “reggere il vostro liquore” significa che probabilmente siete più a rischio – non meno – per problemi di alcool. Eppure, una storia familiare di problemi di alcool non significa che i bambini cresceranno automaticamente fino ad avere gli stessi problemi. Né l’assenza di problemi di alcolismo familiari necessariamente proteggono i bambini dallo sviluppo di questi problemi.

Una volta che la gente comincia a bere eccessivamente, il problema può perpetuarsi. Bere pesantemente può causare cambiamenti fisiologici che rendono più bere l’unico modo per evitare disagi. Gli individui con dipendenza da alcool possono bere in parte per ridurre o evitare i sintomi di astinenza.

 

Come i disturbi da uso di alcool colpiscono le persone?

Mentre alcune ricerche suggeriscono che piccole quantità di alcol possono avere effetti cardiovascolari benefici, vi è un ampio accordo che bere pesante può portare a problemi di salute.

Effetti a breve termine essi includono perdita di memoria, postumi di una sbornia, e blackout. I Problemi a lungo termine associati con pesanti bevute comprendono disturbi di stomaco, problemi cardiaci, cancro, danni cerebrali, grave perdita di memoria e la cirrosi epatica. I bevitori pesanti aumentano anche notevolmente  le loro probabilità di morire a causa di incidenti automobilistici, omicidi e suicidi. Anche se gli uomini hanno molta più probabilità rispetto alle donne di sviluppare l’alcoolismo, la salute delle donne soffre di più, anche a bassi livelli di consumo.

I problemi di alcoolismo hanno anche un impatto molto negativo sulla salute mentale. L’abuso di alcool e l’alcolismo possono peggiorare le condizioni esistenti, come la depressione, o indurre nuovi problemi come la grave perdita di memoria, depressione o ansia.

I problemi di alcool non solo danneggiano il bevitore. I coniugi e i figli di forti bevitori possono affrontare la violenza familiare; i bambini possono subire abusi fisici e sessuali e di abbandono e  sviluppare problemi psicologici. Le donne che bevono durante la gravidanza corrono un serio rischio di danneggiare i loro feti. Parenti, amici e sconosciuti possono essere feriti o uccisi in incidenti e aggressioni alcool-correlati.

 

Quando si dovrebbe cercare aiuto?

Gli individui spesso nascondono di bere o negare di avere un problema. Come si può sapere se tu o qualcuno che conosci siete in difficoltà?

I segni di un possibile problema includono l’avere amici o parenti che esprimono preoccupazione, essendo infastiditi dal tuo bere, e tu ti senti in colpa per il tuo bere e pensi che dovresti ridurlo ma non riesci a farlo, o che necessiti di una bevanda al mattino per calmare i nervi o alleviare una sbornia.

Alcune persone con problemi di alcolismo lavorano duramente per risolverli. Con il sostegno di familiari o amici, questi individui sono spesso in grado di recuperare da soli. Tuttavia, quelli con dipendenza da alcool di solito non possono smettere di bere attraverso la sola forza di volontà. Molti hanno bisogno di un aiuto esterno. Possono avere bisogno di disintossicazione sotto controllo medico, per evitare i sintomi di astinenza potenzialmente pericolosi per la vita, come le convulsioni. Una volta che le persone sono stabilizzate è allora che potrebbe avere bisogno di un aiuto per risolvere i problemi psicologici associati con il problema di bere.

Ci sono diversi approcci disponibili per il trattamento di problemi di alcol. Nessuna soluzione è la migliore per tutti gli individui.
Come può aiutare uno psicologo?

Gli psicologi che sono addestrati e hanno esperienza nel trattamento di problemi di alcool possono essere di aiuto in molti modi. Prima che il bevitore cerchi assistenza, uno psicologo può guidare la famiglia o gli altri nel contribuire ad aumentare la motivazione di cambiare del bevitore. 

Uno psicologo può iniziare con il bevitore valutando i diversi tipi e gradi di problemi che il bevitore ha vissuto. I risultati della valutazione sono in grado di offrire una guida iniziale per il bevitore di ciò che sarà il trattamento e per cercare  a motivarne  il trattamento. Gli individui con problemi di alcolismo migliorare le loro possibilità di recupero cercando aiuto in anticipo.

Utilizzando uno o più dei diversi tipi di terapie psicologiche, gli psicologi possono aiutare le persone a risolvere problemi psicologici coinvolti nel loro problema con l’alcool. Un certo numero di queste terapie, compreso il trattamento e la capacità di coping cognitivo-comportamentale e la terapia di potenziamento motivazionale, sono stati sviluppati dagli psicologi. Le terapie supplementari includono approcci di agevolazione dei 12-Step che aiutano le persone con problemi di alcolismo, utilizzando programmi di auto-aiuto, come gli Alcolisti Anonimi (AA).

Queste terapie possono aiutare le persone ad aumentare la propria motivazione a smettere di bere, ad individuare circostanze che attivano il bere, ad imparare nuovi metodi per far fronte a situazioni di consumo ad alto rischio, e a sviluppare sistemi di supporto sociale all’interno delle proprie comunità.

Tutti e tre queste terapie hanno dimostrato la loro efficacia. Una analisi di approccio cognitivo-comportamentale, per esempio, ha trovato che il 58 per cento dei pazienti che ricevono un trattamento cognitivo-comportamentale risove meglio di quelli in confronto in gruppi (3). In un altro studio, interventi motivazionali riducono gli effetti delle emergenze degli adolescenti che bevuto più di altri trattamenti (4) e un intervento chiamato Rendere Alcolisti Anonimi aumenta significativamente più facilmente la probabilità di partecipanti da astenersi dall’alcool (5).  Molti individui con problemi di alcool soffrono di altre condizioni di salute mentale, come ansia e depressione grave, allo stesso tempo. Gli psicologi possono anche diagnosticare e trattare queste condizioni psicologiche “concomitanti”. Inoltre, uno psicologo può svolgere un ruolo importante nel coordinare i servizi di un bevitore nel trattamento riceve da vari professionisti della salute.

Gli psicologi possono anche fornire aiuto ai coniugi, ai familiari ed anche terapie di gruppo, che spesso sono utili per riparare le relazioni interpersonali e per risolvere il problema del bere a lungo termine. Le relazioni familiari influenzano il comportamento di bere, e questi rapporti spesso cambiano durante il recupero di un individuo. Lo psicologo può aiutare il bevitore e altri suoi significativi rapporti ad affrontare queste transizioni complesse, ad aiutare le famiglie a capire il problema del bere e ad imparare come sostenere i membri della famiglia nel recupero, e si riferiscono ai familiari di gruppi di auto-aiuto come Al-Anon e Alateen.

Perché una persona possa evitare  uno o più comportamenti recidivi e tornare al problema di bere, può essere fondamentale  avere uno psicologo di fiducia o altro professionista sanitario con il quale tale persona può discutere e imparare da questi eventi. Se il bevitore non è in grado di risolvere completamente i problemi di alcool, uno psicologo può aiutare a ridurre l’uso di alcol e ridurre al minimo i problemi.

Gli psicologi possono anche fornire riferimenti a gruppi di auto-aiuto. Anche dopo la fine formale di trattamento, molte persone cercano un sostegno aggiuntivo attraverso il continuo coinvolgimento in tali gruppi.

Disturbi alcool-correlati compromettono gravemente il funzionamento e la salute. Ma le prospettive di successo e la risoluzione dei problemi a lungo termine sono buone per le persone che cercano aiuto da fonti appropriate.
L’American Psychological Association riconosce con gratitudine l’aiuto di Peter E. Nathan, PhD, John Wallace, PhD, Joan Zweben, PhD, e A. Thomas Horvath, dottorato di ricerca, nello sviluppo di questa scheda.

 

Bibliografia

1 National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism. (2007). “FAQs for the general public.”

2 Substance Abuse and Mental Health Services Administration. (2011). “Results from the 2010 National Survey on Drug Use and Health: Summary of national findings.” NSDUH Series H-41, HHS Publication No. (SMA) 11-4658.

3 Magill, M., & Ray, L.A. (2009). “Cognitive-behavioral treatment with adult alcohol and illicit drug users: A meta-analysis of randomized controlled trials.” Journal of Studies on Alcohol and Drugs, 70 (4): 516-527.

4 Spirito, A., Sindelar-Manning, H., Colby, S.M., Barnett, N.P., Lewander, W., Rohsenow, D.J., & et al. (2011). “Individual and family motivational interventions for alcohol-positive adolescents treated in an emergency department.” Archives of Pediatrics and Adolescent Medicine, 165 (3): 269-274.

5 Kaskutas, L.A., Subbaraman, M.S., Witbrodt, J., & Zemore, S.E. (2009). “Effectiveness of Making Alcoholics Anonymous Easier: A group format 12-step facilitation approach.” Journal of Substance Abuse Treatment, 37 (3): 228-239.

Updated March 2012

 

Fonte: APA.org

 

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Traduzione di Lorita Tinelli (Affiliata Internazionale APA)

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