Una donna parla della sua vita nella religione che ora definisce una setta

 

Ci sediamo fuori sul patio posteriore di Tracey Jeffery, a Torquay.

E’ metà pomeriggio. Lei ha una sigaretta in una mano e usa l’altra per accarezzare i suoi cani, che le sono sempre vicino.

Divertente, intelligente e senza peli sulla lingua, Tracey ha deciso di parlare con me oggi per  condividere la storia della sua vita da Testimone di Geova.

Sono passati 10 anni da quando ha lasciato la fede.

Ha quasi 50 anni e ritiene sia il momento di condividere la sua storia, o “riversare le budella”, come dice lei con un sorriso, per aver non solo fatto parte di una delle religioni più controverse del mondo, ma di aver condotto anche  una vita che l’ha portata a sposarsi quattro volte, sopravvivere a diverse tragedie personali e crescere la figlia Jess per la maggior parte come una madre single.

Si comincia all’inizio.

Quando Tracey aveva  cinque anni, la madre decise di unirsi al loro gruppo locale di Testimoni di Geova.

Prima di allora, la mamma di Tracey apaprteneva ad una chiesa metodista.

Tracey ricorda la sua mamma e la sorella farsi battezzare alla fine degli anni ’60, quando la chiesa diffondeva il messaggio che l’Armageddon sarebbe venuto nel 1975.

Tracey ricorda chiaramente di essere stata inserita negli insegnamenti della religione sin da bambina.

Si ricorda inoltre che le veniva insegnata  la “minaccia imminente” di Armageddon.

Secondo la religione, dopo Armageddon, o la distruzione della razza umana, Gesù, insieme alle 144.000 persone selezionate , governerà la terra per 1000 anni.

“Sin da  bambino, questo è tutto quello che impari,” Tracey ricorda.

Tracey ricorda di essere stata spaventata dall’idea di Armageddon e dalle pubblicazioni truci che mostravano  bambini che venivano uccisi e la gente che correva per le strade, quando iniziava Armageddon.

“E’ una forma pericolosa di abuso sui bambini quando ci penso adesso, perché ora so meglio quanto questo sia terribile”.

Sua sorella Robyn aveva circa 18 anni quando si unì alla religione e alla fine il resto della famiglia ne ha seguito l’esempio, con l’eccezione del padre di Tracey, che non è mai stato un Testimone di Geova.

La religione ha reso Tracey diversa dai suoi coetanei a scuola.

Quando arrivava il momento di cantare l’inno nazionale, che  ricorda ancora essere “God Save the Queen” in quel momento, a Tracey non era permesso di stare sull’attenti con il resto della sua classe, perché ciò avrebbe significato che stavi dedicando la fedeltà al paese e non a Dio,  sostiene Tracey.

Essere differente da tutti gli altri le ha causato  imbarazzo, sin da bambina, ma era solo l’inizio di quello che doveva venire.

Quattro giorni prima che  Tracey compisse 9 anni, il nonno morì.

La famiglia ha invitato  un anziano dalla religione in casa al fine di consigliarla e Tracey ammette che egli fece un buon lavoro,  assicurandole che un giorno sarebbe stata riunita con  suo nonno in paradiso.

Per il suo compleanno ricevette un regalo da sua nonna.

“Ricordo ancora quello che lei mi ha dato, è stato un gioco da tavolo, il Trouble” racconta Tracey.

Sua madre le ha detto che quello sarebbe stato l’ultimo regalo di compleanno che avrebbe ricevuto, in quanto come membri  Testimoni di Geova, essi non avrebbero celebrato il Natale o i compleanni.

Mentre gli amici a scuola continuavano ad acquistare regali per il suo compleanno, Tracey doveva rimanere a casa  la settimana prima di Natale, in modo da non essere coinvolta in tutte le attività scolastiche della festività.

Tracey ora crede che la madre soffrisse di una malattia mentale, la depressione bipolare.

Inoltre, la sua mamma fu coinvolta in numerosi gravi incidenti automobilistici rimase a letto per tanto tempo, tanto che  Tracey mancava spesso da scuola per prendersi cura di lei.

Tracey ricorda di aver litigato con la sua mamma un  pomeriggio e di averla trovata morta  poche ore dopo.

La sua mamma le aveva lasciato un biglietto d’addio, chiedendo alla famiglia di non incolpare Tracey per quello che era successo.

Ma la lettera non riuscì nel suo compito e Tracey fu  fatta sentire responsabile della morte di sua madre da diversi membri della famiglia.

Nei mesi che seguirono, Tracey era in confusione totale e racconta di essere sprofondata in una depressione  sei mesi dopo il suicidio di sua madre.

Fu anche vittima di una violenza sessuale  in quel periodo, ma non segnalò mai  l’accaduto alla polizia, perché sentiva che nulla sarebbe stato fatto a riguardo.

Si allontanò da Testimoni di Geova nella  tarda adolescenza ed si sposò per la prima volta a 19 anni, ma  divorziò alcuni anni dopo.

“E’ stato un incubo quel matrimonio”, racconta Tracey, aggiungendo che la famiglia dell’uomo aveva causato un sacco di problemi nel loro rapporto.

Ha poi incontrato e sposato l’uomo che sarebbe diventato il padre della sua unica figlia.

Sei mesi dopo la fine della loro storia, Tracey dette alla luce la loro figlia, Jessica.

Quando Jess aveva 14 mesi di età, Tracey scoprì che tutte le suoe ex credenze religiose l’avevano travolta e iniziò a temere che la sua bambina sarebbe morta in Armageddon se lei non si fosse ricongiunta ai Testimoni di Geova.

Iniziò di nuovo lo studio della Bibbia e fu battezzata come Testimone di Geova a Toowoomba quando Jess aveva 2 anni.

 

 

Non passò molto tempo prima che incontrasse l’uomo che sarebbe diventato il suo terzo marito.

Anche  lui era un membro dei Testimoni di Geova e i due iniziarono una storia d’amore.

Si sposarono quando Jess aveva 5 anni.

“Il matrimonio funzionò abbastanza bene per un paio di anni”, racconta Tracey.

Più tardi, la coppia si trasferì a Hervey Bay ed è lì che cominciarono le crepe, sia nel matrimonio di Tracey che nella sua fede nel movimento di Geova.

Un anziano di Toowoomba con cui Tracey e il marito erano stati entrambi amici fu accusato di aver ucciso la moglie, che era incinta di cinque mesi.

Il suo corpo nudo, finalmente è stato trovato in fondo alla diga di Perseverance.

La pressione era cresciuto anche per l’attività di porta a porta che  Tracey svolgeva con la figlia.

“Era diventato molto difficile vivere a questi standard”, racconta Tracey.

«Così  ho cominciato a mettere in discussione le cose e il mio matrimonio ha iniziato a rompersi.”

Oltre alla testimonianza, la famiglia doveva recarsi insieme a tre incontri settimanale e poi fare uno studio individuale ed uno familiare.

Diventava  faticoso, ricorda Tracey.

“Inizi a sentirti in colpa se  perdi un incontro. L’intera attività inizia a farti venire sensi di colpa”, racconta.

Per qualcuno, curioso per natura, le dure condizioni poste sui membri della religione erano anche difficili da sopportare per Tracey.

Non ci potreva essere la discussione della letteratura al di fuori degli standard forniti dal gruppo e mettere in discussione gli insegnamenti non era ammesso.

I membri dei Testimoni di Geova vengono scoraggiati dal partecipare alle attività al di fuori della religione, e Tracey si sentì dire che ” avrebbe pouto anche avere una luce rossa nella parte anteriore della sua casa” per aver osato unirsi all’Amway.

“Lui praticamente mi ha definito una prostituta”, racconta Tracey.

Continuano a dire che non sono un culto – sono un culto che crea problemi.

I membri sono altresì scoraggiati dall’usare Facebook e altri social media perché sarebbe incoraggiarli a diventare parte del mondo e “non sono parte di questo mondo”, afferma Tracey.

Ironia della sorte, ciò che ha portato l’allontanamento dalla religione alla fine è stata la cosa che lei ha fatto con discrezione da quando mi sono seduta con lei – il fumo.

Tracey ha iniziato a fumare da quando è finito il  suo matrimonio.

Lei più volte ha chiesto aiuto per salvare il suo matrimonio, ma nessun aiuto è arrivato.

Invece per lei è arrivato un messaggio molto chiaro – doveva smettere di fumare o sarebbe stata disassociata, ovvero rimossa dalla comunità dei Testimoni.

L’ultimatum fece arrabbiare Tracey  così tanto, che decise di consegnare la sua lettera di dimissioni e si allontanò dalla fede.

Le sue azioni drasticamente limitarono il contatto  con i suoi tre fratelli, che erano tutti i membri ancora della religione.

Dal momento che si allontanava dalla fede, Tracey diventava una voce critica per il  movimento dei Testimoni di Geova, tanto più che iniziò a ricevalre presunti coperture di abusi sessuali su minori, ed fu etichettata come apostata, o una persona che abbandona la loro religione.

“Cercano di dirti che si stai girando le spalle a Dio. Stavo girando le spalle alla religione e alla dottrina e a tutto il resto.

“Ma ora ho voltato le spalle a Dio in un sacco di modi. Ho ancora la fede in Dio, ma credo che deve essere bipolare “.

Tracey dice che un sacco di persone di talento, tra cui il fratello Mike, hanno sprecato il loro talento  essendo membri del movimento dei Testimoni di Geova in quanto non sono incoraggiati a ricevere un’istruzione o a sviluppare le loro capacità, ma piuttosto a dedicare la loro vita alla fede e alla predicazione.

“Ora che sono fuori, mi rendo conto di quanto stupida sia stata tutta questa cosa. Io ero una pecora “, racconta Tracey.

Dice che ora ha domande a cui lei non può rispondere perché lei non ha più specifiche credenze religiose.

“Ho studiato tutte le altre religioni – cosa succederà quando morirò” dice.

“Io non credo in nessuna religione ora, non mi fido di nessuna religione oggi.”

Tracey ha qualche rammarico; le manca Mike, il fratello più vicino alla sua età al quale era più legata, colui con cui condivide un simile senso dell’umorismo e il suo preferito dei tre, e si rammarica per il coinvolgimento di Jess nella religione.

“Mi fa impazzire che ho inserito lì Jessica attraverso il servizio porta-a-porta, quando era poco più di una bambina”, dice Tracey.

Ma questo è tutto nel passato ora. Tracey è ora una nonna di due nipotini ed è felicemente sposata con il suo quarto marito.

Ha una gamma di interessi e può finalmente concedersi la sua mente curiosa.

E lei ha una storia interessante o due da condividere se qualcuno ha il tempo per un caffè mentre ci si rilassa al sole sul patio posteriore.

 

Intervista realizzata da

 

Fonte: Chronicle

http://www.frasercoastchronicle.com.au/news/woman-talks-about-life-religion-she-now-calls-cult/1995615/

 

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Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

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Approfondimenti:



Geova non vuole che mi sposi



Socializzazione dei bambini nei culti

Il Dott. Pepe Rodriguez, professore di giornalismo investigativo presso l’Università Autonoma di Barcellona, presenta una sintesi della sua tesi di dottorato, che ha discusso presso la Facoltà di Psicologia, Università di Barcellona, con il titolo:
La socializzazione in contesti familiari in cui le credenze dei genitori sono percepite dai figli / figlie come radicali e settarie:

SOMMARIO:

Questo studio retrospettivo  analizza le circostanze e le conseguenze che si sono verificate nei bambini che hanno vissuto in famiglie in cui uno o entrambi i genitori aderivano ad un credo e/o gruppo settario o percepito come radicale.

Lo studio della famiglia caratterizzata con “genitorialità settaria” viene comparata ad altri campioni di famiglie selezionate, e ha concluso che:

1) L’appartenenza dei genitori ad un gruppo dogmatico ha avuto un impatto negativo sulla qualità delle relazioni familiari nella espressione di ruoli genitoriali e, in generale, nei casi studiati i soggetti indagati nel loro vissuto della infanzia e adolescenza. Questi modelli familiari negativi aumentano quando il gruppo di riferimento è più dogmatico e meno permeabile socialmente.

2) Gli aspetti negativi della vita familiare sono più legati al modo radicale in cui le figure genitoriali vivevano il loro credo, piuttosto che all’adesione stessa.

3) Gli effetti attesi di stili genitoriali di relazione/educazione di tipo autoritario e/o indifferente spiegano meglio le esperienze famigliari e personali dei soggetti  rispetto all’appartenenza ad un  gruppo o ad un credo con la sua dottrina di vita radicale. Nelle famiglie affiliate i genitori con stili di relazione e un profilo educativo autoritari facevano sperimentare ai  bambini in misura maggiore: 1) un ambiente familiare non  favorevole e con scarse relazioni emotive e altrettanta scarsa comunicazione tra i membri della famiglia 2) stili di vita del contesto sociale diverso, con la limitazione di  modelli di comportamento parentali, isolato e frustrante 3) repressione di  comportamenti dei genitori, 4) valori nella linea di trasmissione volti a rafforzare la rigidità di carattere e la subordinazione, 5) un basso rispetto dei diritti dei minori da parte dei genitori, 6) strategie genitoriali coercitive per far rispettare le regole della famiglia; 7) amministrazione dei genitori basata più sulle punizioni che sui premi; 8 ) abuso emotivo mediante comportamenti genitoriali; 9) esperienze negative di insoddisfazione, di solitudine e di mancanza di libertà; 10) comportamenti non autosufficienti e alle prese con conflitti personali, 11) situazioni di paura quotidiani, sensi di colpa e isolamento; 12) carenze di relazioni sociali quotidiane (durante l’adolescenza), che provocano tendenze  povere, insoddisfacenti, diffidenti, difficili e superficiali; 13) ( nell’adolescenza)  insoddisfazione per la vita e stati depressivi, passività sociale e alla vita religiosa con prospettiva trascendente e con difficoltà a tollerare la frustrazione e l’ambiguità; 14) tendenza (in età adulta) verso l’insicurezza e la dipendenza, ritiro sociale, tendenza ad agire secondo le linee guida di perfezionismo e di un uso eccessivo del pensiero magico.

 

I risultati di questa ricerca suggeriscono che i tipi di figure genitoriali, i loro stili di relazione/educazione prevalenti sono fondamentali per spiegare e valutare i comportamenti e le esperienze, positive o negative osservate. Mentre l’appartenenza familiare a un gruppo dogmatico o ad una “setta”, agisce come un catalizzatore che può accentuare ideologicamente  tendenze già presenti e attive nei genitori prima della loro adesione ai gruppi o ideologie. Queste  conclusioni circa la famiglia con “genitorialità settaria”   risultano particolarmente importanti per i professionisti dedicati alla protezione del benessere dei minori dal campo della salute, del lavoro sociale, dell’insegnamento e dell’amministrazione della giustizia.

 

CONCLUSIONI

Le conclusioni, a partire  dai risultati ottenuti e della discussione svoltasi, possono evidenziare tre ambiti globali, suddivisibili  in 20 conclusioni specifiche.

a) dal punto di vista dei bambini l’appartenenza di una o di entrambe le figure genitoriali ad un gruppo di tipo dogmatico (nella direzione intrapresa in questa ricerca) ha chiaramente influenzato negativamente la qualità delle relazioni familiari nella espressione dei ruoli genitoriali e, in generale, nelle circostanze che si sono sviluppate durante l’infanzia e l’adolescenza dei soggetti osservati. E’ stato osservato che i modelli familiari negativi tendono ad aumentare con il gruppo di riferimento più dogmatico e meno socialmente aperto e permeabile.

b) la valutazione retrospettiva degli effetti negativi dell’appartenenza dei genitori ad un gruppo dogmatico sulla vita familiare e sulla socializzazione dei bambini è legata, per certi aspetti, ai principi peculiari della dottrina seguita, ma, in generale, sembra essere molto più legata al modo radicale in cui le figure genitoriali vivono le loro credenze e le trasferiscono nella famiglia.

c) la presenza di atteggiamenti e comportamenti percepiti dai loro bambini come radicali,  tuttavia, raggiunge solo il  pieno significato quando si  relazionano  con l’elevata concentrazione, nelle famiglie studiate –  principalmente di status socio-economico e culturale medio-basso –  di stili di relazione/ educazione autoritari ed indifferente; questi, o meglio i loro effetti, sono l’aspetto che meglio contribuisce a spiegare l’elevato grado di esperienze personali e familiari insoddisfacenti riportate dai soggetti che erano figli / figlie dei genitori facenti parte  di gruppo dogmatico in assenza di questo.

Più in particolare:

1) La qualità dell’ambiente familiare, durante l’infanzia e l’adolescenza dei soggetti, e delle loro relazioni con le figure genitoriali (relazioni affettive e  comunicazione) è risultata  più povera e sfavorevole per i figli/figlie di famiglie con l’appartenenza ad un gruppo dogmatico che per i figli/figlie di famiglie senza questa caratteristica. Questa tendenza è stata più evidente e marcata per i figli/figlie di famiglie che hanno come  dominante uno stile relazionale di tipo autoritario/negligente rispetto a famiglie che hanno uno stile  preferibilmente  induttivo o democratico.

2) La qualità delle relazioni familiari è stata gravemente influenzata dall’appartenenza della famiglia ad una “setta”, con un evidente impatto negativo sulle relazioni reciproche delle figure genitoriali, del soggeto con il padre, con la madre e con i fratelli/sorelle, e quelle dei fratelli/sorelle con le figure genitoriali. La valutazione più negativa dell’impatto di appartenenza nei rapporti familiari, in particolare tra le due figure genitoriali, è stata evidenziata nelle famiglie dei Testimoni di Geova (un gruppo caratterizzato da un dogmatismo dottrinale e da isolamento sociale).

3) gli  stili di vita della famiglia nel quotidiano tendono a materializzarsi più spesso in una maggiore discrepanza – rispetto alla percezione della maggior parte della società – e tendono a sviluppare  comportamenti limitativi, isolanti e frustranti nei figli/figlie di famiglie con affiliazione a un gruppo dogmatico rispetto ai membri di una famiglia senza affiliazione alcuna;  e questi modelli parentali sono molto più negativi quando i genitori frequentano il gruppo più dogmatico e meno socialmente aperto e permeabile (che, in questo lavoro, corrisponde a quello dei Testimoni di Geova). Questa tendenza è stata più evidente e marcata in funzione degli stili genitoriali, così come le tipologie autoritaria e indifferente si relazionano con una elevata discrepanza negli stili di vita familiare e negli stili di vita quotidiana del contesto sociale, con il coseguente impatto negativo per i figli;  mentre i genitori con tipologia affettuosa si relazionano con una discrepanza minore all’interno degli stili di  vita familiare di tutti i giorni e con  la maggior parte della società.

 

4) per il processo decisionale familiare, nelle  famiglie con affiliazione ad un gruppo di credenze le fonti più influenti erano la dottrina del gruppo di  appartenenza  e l’opinione personale  della madre (affiliata in tutti i casi), e non aveva importanza alcuna cercare il consenso della madre all’interno delle figure parentali né il parere dei figli / figlie; mentre per le famiglie non affiliate le fonti più autorevoli sono  equamente divise tra la personale opinione della madre, l’opinione consensuale dei due genitori e  l’opinione personale del padre .

5) i comportamenti genitoriali repressivi erano più presenti nelle famiglie con affiliazione ad gruppo di convinzione totalitaria, mentre si è verificato il contrario in altre. I comportamenti materni repressivi – le madri sono risultate sempre più coinvolte nelle interazioni con i loro figli – erano significativamente più alti nelle famiglie dei  Testimoni  di Geova  e in quelle cattoliche radicali rispetto alle famiglie non affiliate a gruppi totalitari. Questa tendenza è stata più evidente e marcata in termini di stili genitoriali, così i comportamenti repressivi dei genitori sono stati più frequenti in relazione alla tipologia autoritaria;  i comportamenti stimolanti sono stati confrontati con la tipologia  affettuosa, mentre la tipologia  indifferente ha  evidenziato comportamenti repressivi e  minori  comportamenti  stimolanti.

6) la trasmissione dei valori in famiglia ha presentato un profilo migliore nelle famiglie senza affiliazione ad un gruppo dogmatico – dove la fede viene gestita e i valori positivi di auto-determinazione e di socializzazione vengono rafforzati – mentre nelle famiglie con affiliazione a un gruppo dogmatico erano predominanti i  valori di conformità, che tendevano a rafforzare la rigidità del carattere e la subordinazione. Ma in ogni caso, il miglior profilo per la  trasmissione e il rafforzamento dei valori positivi è presentato dalle tipologie genitoriali amorevoli (stile induttivo/democratico), mentre quelli che sono risultati  i peggiori  sono le tipologie indifferenti, essendo la tipologia parentale autoritaria la più segnalata in relazione a valori tendenti a potenziare la rigidità di carattere e la subordinazione.

7) il rispetto dei diritti  del bambino è risultato più basso tra le famiglie con affiliazione ad un gruppo di fede dogmatico – evidenziando un rispetto minore tra famiglie di Testimoni di Geova – rispetto a quelle  senza appartenenza alcuna. Questa tendenza è stata più evidente e marcata per i figli/figlie di famiglie che hanno una dominanza di  rapporti di stile autoritario  o indifferente/negligente (con minor grado di rispetto per i diritti dei bambini) che per le famiglie con uno stile induttivo o democratico (con un maggior grado di rispetto).

8 ) le strategie genitoriali per far rispettare le regole familiari ai bambini tendono a usare la coercizione  – per entrambi i genitori – in misura maggiore nelle famiglie con affiliazione a un gruppo di fede totalitaria, specialmente nei Testimoni di Geova,  che nelle famiglie non affiliate; mentre l’uso di riflessione e di dialogo con i bambini è più comune tra le famiglie con nessuna affiliazione rispetto a quelle che aderiscono a qualche gruppo dogmatico. Questa tendenza è stata più evidente e marcata in termini di stili genitoriali così come in quelli di tipologia autoritaria,  dove si  ricorre più frequentemente  a strategie coercitive e nella tipologia indifferente, che presenta  un coinvolgimento minore nel far rispettare le regole della famiglia ai figli rispetto alla tipologia dell’affettuoso che ha un comportamento  più equilibrato e dialogante e meno repressivo.

9) l’amministrazione parentale del castigo per i bambini è risultata  molto più frequente tra le famiglie con affiliazione al gruppo di fede totalitaria, soprattutto tra i Testimoni di Geova, che tra le famiglie non affiliate, mentre la frequenza della somministrazione di premi è un dato inverso. Questa tendenza è stata più evidente e marcata in termini di stili genitoriali, così che , il tipo  autoritario-indifferente era  quello che  più frequentemente ricorreva alla pena, mentre chi curava i propri figli era più propenso a usare ricompense.

10) il comportamento parentale di abuso emozionale sui figli si è verificato più frequentemente tra le famiglie con affiliazione ad un gruppo di fede, specialmente per le madri dei Testimoni di Geova, che tra le famiglie non affiliate; mentre il comportamento di sostegno ai bambini si è verificato con una frequenza inversa. Questa tendenza è stata più evidente e marcata in termini di stili genitoriali, tanto che il tipo autoritario più frequentemente ricorre a comportamenti abusanti dal punto di vista emotivo verso i propri figli, mentre molto poco vi ricorrono quelli con tipologia affettuosa che invece usano comportamenti più favorevoli rispetto anche al genitore con tipologia indifferente che ha dato meno supporto ai propri figli.

11) le esperienze vissute durante la propria infanzia e adolescenza per i bambini  in famiglie con un affiliazione ad un gruppo di credenze erano più spesso negative (solitudine, insoddisfazione, mancanza di libertà) di quelle vissuti in  famiglie senza affiliazione; mentre le esperienze positive di sostegno sono state vissute più dai bambini di  famiglie non affiliate. Questa tendenza è stata più evidente e marcata in termini di stili genitoriali tra i figli di genitori con tipologia autoritaria e indifferente, che più frequentemente hanno vissuto esperienze negative (solitudine e insoddisfazione, mancanza di libertà, irrequietezza), mentre i genitori con tipologia affettuosa permettono più frequentemente di vivere esperienze positive (libertà, supporto, cultura).

12) il comportamento adottato dai figli  per affrontare i problemi personali e i conflitti tendono più spesso a comportamenti dipendenti e di coping in famiglie con affiliazione a un gruppo di fede totalitario rispetto a quelli delle famiglie non affiliate, mentre  i figli di famiglie non affiliate tendono più verso comportamenti più autonomi, indipendenti e  di responsabilità basati sul tema. Questa tendenza è stata più evidente e marcata in termini di stili genitoriali tra i tipi di genitori autoritari e indifferente cui sono stati associati con una maggiore tendenza comportamenti dei loro figli / figlie di tipo  dipendente e non di coping, mentre la cura è stata associata con un maggiore tendenza dei loro figli / figlie verso comportamenti autonomi, indipendenti e focalizzati su di sé e sulla responsabilità.

13) le situazioni quotidiane in grado di generare un senso di paura nei bambini – prima della possibilità di esclusione sociale, di violare norme morali e di fallire nella vita- si sono verificate più frequentemente nei soggetti provenienti da famiglie con adesione a un gruppo di convinzione contrariamente alle famiglie  non affiliate. Questa tendenza è stata più evidente e marcata in termini di stili genitoriali  di tipo autoritario e indifferente che più frequentemente hanno generato situazioni di vita quotidiana di paura, mentre i figli / figlie di genitori con tipologia curativa hanno sperimentato il tutto in  misura minore.

14) le situazioni quotidiane in grado di generare una percezione di senso di colpa nei bambini è molto più frequente tra i soggetti provenienti da famiglie con affiliazione ad un gruppo totalitario rispetto alle famiglie come non affiliate. Questa tendenza è stata più evidente e marcata in termini di stili genitoriali di tipo autoritario e indifferente dove i bambini hanno più frequentemente sperimentato situazioni quotidiane di senso di colpa, mentre i figli/figlie di genitori di tipologia genitoriale affettuosa hanno sperimentato questo  in misura minore.

15) le situazioni quotidiane in grado di generare un senso di isolamento nei bambini è molto più di frequente tra i soggetti provenienti da famiglie con affiliazione a un gruppo di fede totalitaria, soprattutto tra i Testimoni di Geova, rispetto alle  famiglie non affiliate. Questa tendenza è stata più evidente e marcata in termini di stili genitoriali in famigle  di tipo autoritario/indifferente dove i figlia hanno più spesso sperimentato vissuti  di isolamento, mentre i figli/figlie di genitori con tipologia affettuosa hanno sperimentato questo in misura minore.

16) la qualità delle relazioni quotidiane  mantenute con persone dell’ambiente sociale – non settario – per i bambini di famiglie  membri di un gruppo di credenza era molto più che povera, insoddisfacente, diffidente, difficile e superficiale, contrariamente a quella di figli di famiglia non affiliate. Questa tendenza è stata più evidente e marcata in termini di stili genitoriali in figli / figlie di genitori con tipo indifferente/autorevole, che hanno sperimentato isolamento sociale e spesso frequentazione esclusiva di persone nel loro ambiente, mentre tra le famiglie con tipologia affettuosa le relazioni sociali sono buone.

17) gli adolescenti figli di famiglie con l’appartenenza a un gruppo di credenze tendevano a presentare un  profilo psico-sociale non più elevato di quanto facessero  i figli di famiglie non affiliate, che riguardava insoddisfazione per la vita e depressione, comportamento sociale passivo, prospettiva di vita religiosa trascendente e difficoltà a tollerare la frustrazione e l’ambiguità. Questa tendenza è stata più evidente e marcata in termini di stili genitoriali tra i genitori con tipo indifferente e autoritario, rispetto a quella delle famiglie  con tipologia affettuosa, presentando insoddisfazione per la vita, un comportamento sociale passivo, apertura alla vita religiosa trascendente,  bisogno di riconoscimento esterno e la difficoltà a tollerare la frustrazione e l’ambiguità.

18) come un adulto, i bambini di famiglie con un affiliazione ad un gruppo di credenze presentano una tendenza all’insicurezza, dipendenza, ritiro sociale che agisce sotto le linee guida del perfezionismo e ad un uso eccessivo a mantenere un certo livello magico,  aspetti legati a un controllo dell’esterno con minore probabilità di comportamenti e percezioni che denotano la fiducia in se stessi, verso un pensiero,  convinzione, contrariamente a quello che accade in famiglie non affiliate. Questa tendenza è stata più evidente e marcata in termini di stili genitoriali in famiglie con tipologia autoritaria e indifferente, contrariamente alle famiglie con tipologia amorevole che permettono di sperimentare in maniera più elevata, fiducia in se stessi.

19) le difficoltà che possono sperimentare i  figli di famiglie con affiliazione a un  gruppo di credenza dogmatica, riguardano quelle di decidere di abbandonare la  comune credenza familiare e sono legati alla paura della perdita della rete di sostegno sociale ed emotivo (gli amici e quella familiare) e norme e valori che guidano la loro vita quotidiana, con la percezione di essere dipendenti e privi di autonomia e di iniziativa in eccesso, e hanno una preparazione insufficiente, con la difficoltà derivante dall’isolamento, dalla scarsità e dalla povertà dei rapporti sociali e affettivi con persone al di fuori del gruppo di credenza della famiglia. Questa tendenza è stata più evidente e marcata in termini di stili genitoriali in famiglie con tipologia autoritaria e indifferente, dove i figli  vivono più intensamente le difficoltà appena descritte, mentre i figli / figlie dei genitori di tipo affettuoso vivevano in molto minore tutto questo.

20) l’abbandono della credenza comune di un figlio di un gruppo di appartenenza della famiglia della fede, incide su un marcato deterioramento delle relazioni  con i parenti che sono rimasti nel gruppo, egli è  anche portato a tagliare i rapporti con tutti o con la maggior parte degli amici/affiliati che lo seguono ancora. Questo deterioramento del rapporto era un po’ più intenso nelle famiglie in cui l’appartenenza è più dogmatica e meno aperto e permeabile  (in particolare questo deterioramento è stato evidenziato tra i Testimoni di Geova).

 

In sintesi, i risultati di questa ricerca suggeriscono che i tipi di figure genitoriali, i loro stili di relazione/educazione predominanti sono aspetti fondamentali che spiegano sostanziale l’esperienza positiva o negativa  nel campione osservata, mentre l’affiliazione parentale a un gruppo di credenze o ad una “setta” si limita a fungere da catalizzatore per la trascendenza verso un gruppo che, con la sua struttura e le ideologie, può accentuare certe caratteristiche.

Per valutare l’ambiente e le circostanze della socializzazione dei figli/figlie di famiglie con affiliazione a un gruppo di fede totalitaria, non importa che esso sia esso una”setta”, un “culto distruttivo” o qualsiasi altra possibilità, ma è importante evidenziare quanto quella famiglia sia conforme ad uno stile di  “genitorialità settaria”, come è stato definito in questo lavoro.

 

 

Fonte: http://redune.proteccion.infancia.over-blog.org/article-la-socializacion-de-los-hijos-dentro-de-las-sectas-95406580-comments.html#anchorComment

 

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Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

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I culti prosperano nel dipartimento

 

"Tous les grands mouvements cités dans le rapport national de 1995 sont implantés sur notre territoire, plus ou moins discrètement. Il existe aussi des structures souterraines", indique Claude Léobon.

Tutti i grandi movimenti menzionati nella relazione nazionale per il 1995 si trovano sul nostro territorio, più o meno discretamente. Esistono anche strutture sotterranee“, ha detto Claude Léobon. (A. Torrent)

Eletta nel dicembre del 2012 come presidente della Associazione per la difesa delle famiglie e degli individui che sono vittime di sette e movimenti settari (l’ADFI che ha quaranta membri), Claude Léobon si concentra sulla prevenzione esull’appello ai volontari.

Come si diffondono le sette dai Pirenei all’Atlantico?

Il loro status prospera a causa della crisi e della ricerca di qualcosa da parte della persone. Tutti i grandi movimenti menzionati nella relazione nazionale del 1995 si trovano nel nostro territorio, più o meno discretamente. Ci sono anche strutture sotterranee. A Pau, sono stati anche segnalati casi di satanismo. Tutto questo è difficile da quantificare, ma le sette sono presenti.

Esistono aree in cui esse proliferano?

Sono state osservate  deviazioni  nel campo della salute, della medicina alternativa, del benessere, del bio, dello sviluppo della personalità e anche del tutoraggio. Queste aree attraggono ciarlatani che forniscono consulenza, offrono pillole  e altri rimedi miracolosi. Vediamo molti malati abbandonare le loro cure e indebitarsi.

Come l’ADFI  può combatterle?

Lottiamo in svantaggio. Le sette non esitano a molestarci e a perseguitare i giornali che le criticano. Hanno enormi risorse e si nutrono della miseria umana. Piuttosto noi ci muoviamo nel campo della prevenzione. Abbiamo bisogno di volontari per poter continuare la nostra missione.

Le vittime non vengono spontaneamente da voi?

Spesso sono le persone attorno che ci chiede aiuto. Vengono da noi quando hanno dubbi: su una trasformazione fisica, su nuove abitudini alimentari, sul nuovo gergo che tradisce una sospensione della mente. Nel 2012, abbiamo trattato una trentina di casi e depositato alcune denunce di cui conclusa, sulla Costa basca.  Il professionista coinvolto che reclutava i  clienti attraverso internet è stato rimosso dal Collegio dei Medici.

Quali sono le prede preferite dalle sette?

Tutto il pubblico interessato, ma soprattutto persone senza figli, anziani, disabili mentali e genitori di bambini piccoli.

Chi paga l’ADFI?

Riceviamo donazioni, sovvenzioni comunali e del Consiglio generale e  contributi attraverso la vendita della nostra rivista “Toro”.

 

 

Fondata in Francia nel 1975 da genitori i cui figli sono stati indottrinati da una setta, la ADFI è riconosciuta, all’interno dell’Unione Nazionale per la protezione delle famiglie e degli individui, rcome una struttura di pubblica utilità, approvato dal dipartimento Gioventù e dello Sport e il Ministero della Pubblica Istruzione.

Il consiglio dell’ADFI: per capire come identificare una setta bisogna conoscerla prima di unirsi; bisogna  mostrare la massima vigilanza prima di affidare i propri interessi a qualsiasi tipo di gruppo; mantenere la  libera volontà.

 La definizione di un culto, una associazione, una organizzazione, un movimento che, con pretesti religiosi, umanitari, ambientali o di altro essere, schiavizza e spersonalizzata con varie tecniche di depersonalizzazione e inganno  che hanno l’effetto di privarre l’individuo della sua libertà e del pensiero critico. Per un’autorità (guru o gerarchia), la dottrina culto si sviluppa e  si basa su un gruppo piramidale parcellizato.

 

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Traduzione di Lorita Tinelli

Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

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