Associazione a delinquere, condannati i ‘guru’ della psicosetta

Raggirate centinaia di persone anche nelle zone di Ascoli e San Benedetto, convinte a partecipare a costosissimi seminari con la falsa promessa di guarire da gravi malattie

 

di Fabio Castori

Tribunale( foto Ansa)

Tribunale( foto Ansa)

Fermo, 17 luglio 2012 – Dal 1999 al 2008 avrebbero raggirato migliaia di persone nel Fermano, nel Sambenedettese, nell’Ascolano e in tutta Italia, convincendole a partecipare a costosissimi seminari con la falsa promessa di riuscire a guarire da malattie anche molto gravi, quali depressioni, tumori, Aids, infertilità.

Per questo motivo otto ‘maestri’ della psicosetta Arkeon, tra cui anche il capo, Vito Carlo Moccia, sono stati condannati ieri dal Tribunale di Bari per i reati di associazione a delinquere ed esercizio abusivo della professione medica. Le condanne vanno da un anno e otto mesi in su, per sette dei ‘maestri’, fino ad arrivare a due anni e otto mesi per Moccia, il leader della setta. Assolti invece la moglie del capo carismatico, Isa Calabrese, Antonio Turi e Grazia Bozzo.

I giudici hanno anche riconosciuto il danno recato all’ordine degli psicologi, che hanno chiesto un risarcimento di un milione di euro. Soddisfatta all’uscita dall’aula la psicologa Lorita Tinelli del Cesap, Centro studi abusi psicologici, che, insieme ad altri due fuoriusciti della setta, è stata l’artefice dell’indagine che ha portato alla sbarra i vertici di ‘Arkeon’.

“Il mio primo pensiero va al collega Carlo Fornisi che ha sempre combattuto al mio fianco e che nel febbraio del 2011 si è suicidato perché non ce la faceva più a sostenere le spese degli avvocati per difendersi dagli attacchi legali di Arkeon e perché non ha retto alle continue denigrazioni — dice —. Oggi sarebbe felice anche lui di questa sentenza. Ora però non bisogna abbassare la guardia perché sappiamo che ci sono ‘maestri’ di Arkeon che continuano la loro attività. Perciò se c’è qualcuno in grado di testimoniare abusi subiti di recente o di fornire notizie utili prima che i reati cadano in prescrizione, lo faccia al più presto”.
Soddisfazione anche da parte di Aldo Verdecchia, presidente dell’associazione ‘Giù le mani dai bambini’: «Avevo segnalato ufficialmente alle autorità l’attività di questa setta tra le province di Fermo e Ascoli, già più di dieci anni fa. Purtroppo non sono stato preso in considerazione subito e ora, dopo la sentenza di Bari, si capisce quanto fosse pericolosa. Ha rovinato un sacco di persone a Fermo, San Benedetto e nelle zone limitrofe, ma se si fosse agito prima forse i danni si sarebbero potuti limitare. Nel 2000, mi sono infiltrato personalmente nella setta e durante una riunione svoltasi nel Fermano ho potuto vedere con i miei occhi come manipolavano le vittime”.
di Fabio Castori

Fonte: IlrestodelCarlino

Dispositivo della sentenza di primo grado del processo Arkeon

 

Tabella interpretativa:

Delitto p.p. dall’art. 416 c. 1 cp perché si associavano tra loro costituendo, formando e organizzando l’associazione “THE SACRED; PATH” ramificatasi in altre compagini  tra cui TRIBE HUMAN CONSULTING s.r.l., TRIBE COMMUNICATION s.r.l., ASSOCIAZIONE TERRE D’INCONTRO e l’Associazione Sportivo Dilettantistica denominata KI DO KAI, tutte aventi come fondatore e Capo carismatico il Moccia, capo indiscusso anche dopo le sue dimissioni maturate dopo l’esecuzione dei provvedimenti dell’ A.G. e aventi tutte quale scopo la diffusione del metodo Arkeon allo scopo di commettere un numero indeterminato di reati”, e “Reato di cui agli artt 81 cpv, 110 e 348 cp per avere in concorso tra loro e anche in modo indipendente dalle condotte degli altri, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, esercitato abusivamente durante i seminari di cui al capo a) la professione di psicologo, di psicoterapeuta e di medico per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato

 

 

 

La condanna più alta, a due anni e 8 mesi di reclusione, per l’ideatore e ‘capo carismatico’ della setta, Vito Carlo Moccia, 60enne di Noicattaro. Tre le assoluzioni

di Redazione 16/07/2012

Processo alla psico-setta Arkeon: otto condanne

Il Tribunale di Bari, per il reato di associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo della professione medica, ha condannato – a pene comprese tra un anno e sei mesi di reclusione e due anni e 8 mesi – otto degli 11 imputati nel processo sulla cosiddetta psico-setta Arkeon. Tre le assoluzioni.

Il presunto ideatore del metodo Arkeon, Vito Carlo Moccia, 60enne di Noicattaro (Bari), è stato riconosciuto dai giudici come unico promotore della presunta associazione per delinquere e per questo condannato a due anni e 8 mesi di reclusione. Condanna a due anni (pena sospesa) per i cosiddetti “maestri della setta”, Francesco Antonio Morello, Gabriella Fabbri e Francesco Ferrara. Condanna a un anno e 8 mesi (pena sospesa) per Quirino Salerno e Piero Mazza. Un anno e 6 mesi di reclusione (pena sospesa) per Massimo Vavalle e Francesco Locatelli. Assolti Antonio Turi, Isa Calabrese e Grazia Bozzo.

Riconosciuto il risarcimento all’Ordine degli Psicologi di Bari, costituitosi parte civile: il risarcimento è da quantificare in un processo civile. Gli imputati sono stati tutti assolti dai reati di truffa, violenza privata, maltrattamenti, procurato stato di incapacità e calunnia in alcuni casi per prescrizione, in altri “perché il fatto non sussiste” o “il fatto non costituisce reato”. I fatti contestati si riferiscono al periodo 1999-2008 ma fino al 2004 sono ormai prescritti. Chi soffriva di tumori, Aids o infertilità si rivolgeva alla psico-setta sperando in una guarigione: 10.000 i casi denunciati. Dalle indagini emerge che Moccia induceva le vittime a credere per esempio di aver subito abusi sessuali in tenera età, facendo sborsare fino a 100.000 euro per le terapie.

 

Fonte: baritoday

 

 

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Cronaca

16 luglio 2012 – 20:02

“Psico-setta”, condannati i “maestri” del metodo Arkeon

Sequenza ArkeonChi soffriva di tumori, aids o infertilità, si rivolgeva a quella che giornalisticamente è stata definita “psico-setta” sperando in una guarigione: 10mila i casi denunciati. I “maestri” del metodo Arkeon sono stati condannati dal Tribunale di Bari a pene comprese tra 1 anno e 6 mesi e 2 anni e 8 mesi di reclusione. Tre le assoluzioni. Vito Carlo Moccia, 60enne di Noicattaro, e’ stato riconosciuto dai giudici come unico promotore della presunta associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo della professione medica e per questo condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione. Condanna a 2 anni (pena sospesa) per i cosiddetti “maestri della setta”, Francesco Antonio Morello, Gabriella Fabbri e Francesco Ferrara. Condanna a 1 anno e 8 mesi (pena sospesa) per Quirino Salerno e Piero Mazza. Un anno e 6 mesi di reclusione (pena sospesa) per Massimo Vavalle e Francesco Locatelli. Riconosciuto il risarcimento danni all’Ordine degli Psicologi di Bari da quantificarsi in un processo civile. Dalle indagini emerge che Moccia avrebbe indotto le vittime a credere per esempio di aver subito abusi sessuali in tenera età, facendogli sborsare fino a 100mila euro per le terapie. I fatti contestati si riferiscono al periodo ‘99-2008 ma fino al 2004 sono ormai prescritti, e per questo tutti gli imputati sono stati assolti dai reati di truffa, violenza privata, maltrattamenti, procurato stato di incapacità e calunnia.

 

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Fonte: Antenna Sud

 

 

La trappola delle sette. Intervista (terza puntata)

di  Adriano Chiarelli

 

 

 

Le sette hanno la capacità di non farsi percepire mai come tali. Difficile, se non impossibile, capire di essere stati plagiati. Intervista a Lorita Tinelli, docente di Criminologia Generale Minorile e Penitenziaria presso l’Università di Bari e presidente del CeSAP – Centro Studi Abusi Psicologici.

 

Leggi anche: La trappola delle sette (prima puntata)

                   La trappola delle sette. Le sette viste da vicino (seconda puntata)

Le sette hanno la capacità di non farsi percepire mai come tali. All’inizio si presentano come un guscio rassicurante e protettivo; i “fratelli” rappresentano la nuova famiglia, l’unico punto di riferimento, il mondo intero. Difficile quindi distinguere tra realtà ed illusione. Difficile, se non impossibile, capire di essere stati plagiati.

È il caso ora di citare anche i movimenti di derivazione cristiana, che si discostano dall’ortodossia al punto tale da somigliare più ad una comune setta che ad un gruppo di credenti. Il risultato, a livello emotivo e personale è quasi sempre lo stesso: plagio mentale.

La più nota e controversa è l’Opus Dei, fondata da Padre Josè Maria Escrivà de Balaguer, secondo cui questa organizzazione “raccoglie individui desiderosi di santificare il proprio lavoro ordinario, trasformandolo anche in mezzo per santificarsi e aiutare gli altri a santificarsi. Essi cercano di servire Dio e gli uomini continuando ad essere celibi, sposati, vedovi o sacerdoti”. L’Opera “contribuisce a far sì che nel mondo ci siano uomini e donne di ogni razza e condizione sociale intenti ad amare e servire Dio e gli uomini nel lavoro quotidiano e per mezzo di questo lavoro.”

Anche il Cammino Neocatecumenale, si presenta agli occhi di chi aspira a farne parte come “la sintesi originale della totalità del cristianesimo, vissuta con l’aiuto degli strumenti cristiani di conoscenza e con la libertà di spirito che contraddistingue la ricerca della verità Cristiana.” Il cattolico tradizionale in cerca di un nuovo senso nel suo rapporto con Dio e con il cristianesimo ha facoltà di scegliere tra molte realtà che, a vario titolo, garantiscono una maggiore profondità nella propria vita di fede.

Per approfondire direttamente l’argomento abbiamo intervistato Lorita Tinelli, una delle più importanti studiose in materia di sette spirituali, religiose e plagio mentale. La professoressa Tinelli, oltre a essere docente presso il corso di Alta Formazione di Criminologia Generale Minorile e Penitenziaria presso l’Università di Bari, è fondatirce del CeSAP – Centro Studi Abusi Psicologici ONLUS (www.cesap.net) di cui è anche Presidente Nazionale, nell’ambito del quale sostiene da oltre 10 anni una campagna informativa contro gli abusivismi della professione e la ciarlataneria. Studiosa di psicosette e organizzazioni devianti, ha pubblicato diversi studi circa il controllo mentale e le tecniche di persuasione in gruppi devianti, presso case editrici e riviste specializzate. Le abbiamo chiesto di raccontarci cosa significa appartenere alle due organizzazioni cristiane più potenti e presenti sul territorio italiano: Opus Dei e Movimento Neocatecumenale.

1) Perché l’Opus Dei, per quanto le sia stato riconosciuto lo status di prelatura personale dal Vaticano, può essere considerata una vera e propria organizzazione settaria?

Il termine ‘setta’ deriva dal latino ‘secare’ (nel senso si separare) e ‘sequor’ (nel significato di seguire). In sostanza una setta appare come un gruppo chiuso, che stenta a confrontarsi con il mondo circostante, dando credibilità ed ascolto alla dottrina interna emanata da un fondatore o un capo carismatico, per cui esiste un vero culto della personalità. Quest’ultimo  viene vissuto come il depositario di una Verità assoluta e nel nome della stessa emana disposizioni e dettami che possono anche contrastare con quelli dell’ambiente più allargato. Secondo diversi fuorusciti dall’Opus Dei il neofita entra pian piano in ‘cerchi sempre più chiusi’ fino al punto di rompere i suoi legami con la famiglia e con gli amici di sempre. Tale avvicinamento alla dottrina è favorito dalle confessioni settimanali con il “direttore spirituale” al quale debbono essere confessati tutti i segreti, pensieri, opere, dalle cose più banali alle cose più importanti. Il Direttore, ascoltato tutto, ha il compito di ‘dirigere’. Questo viene vissuto come una grande ingerenza nella propria vita. Ma vi sono anche altri comportamenti dell’intera Organizzazione che vengono raccontati come totalitari.

I numerari, ovvero i membri celibi dell’Opud Dei, pur studiando e lavorando ‘nel mondo’, vivono in centri e case dell’Opera. I fuorusciti raccontano che una volta che entrano nella Prelatura fanno testamento a favore dell’Opera e voto di castità, povertà e obbedienza. Oltre a questo devono versare tutto ciò che guadagnano all’Opus dei. Quando sono fuori, dopo diversi anni di appartenenza all’Opus Dei, si ritrovano senza alcun sostegno economico, senza una famiglia, senza una casa cui andare. Praticamente devono ricominciare da zero, o scegliere di rimanere all’interno dell’Opus Dei.

Vi sono poi i soprannumerari, ovvero i membri sposati dell’Opus Dei, i quali versano nelle casse dell’Opera una parte del proprio reddito proporzionata al guadagno, ma settimanalmente devono confrontarsi con il ‘direttore spirituale’ anche per scelte che riguardano la propria professione.

 

2) Ha testimonianze dirette di membri dell’Opera o di fuoriusciti?

Mi è capitato di ascoltare diversi fuorusciti dall’Opera. Ricordo circa 10 anni fa di essere stata contattata da una famiglia disperata perchè il figlio, neofita dell’Opus Dei, studente di medicina, aveva iniziato ad allontanarsi da loro e a parlare in un modo che loro non comprendevano. Suggerii loro di mantenere la calma e di mantenere comunque i contatti con il proprio caro. Fu un viaggio provvidenziale che fece aprire di colpo gli occhi al ragazzo. Durante un Erasmus in Inghilterra ebbe modo di leggere un libro di Steven Hassan, che descriveva perfettamente le tecniche di controllo mentale agite da alcuni culti totalizzanti. Riusciì a fare uno schema preciso di quello che lui aveva vissuto come controllo e ingerenza nella sua vita, applicando proprio la teoria di Steven Hassan. Dopo qualche mese mi contattò in maniera inaspettata e di lì iniziò un interessante dialogo che lo portò ad interiorizzare l’allontanamento dall’Opera. Ricordo che viveva grossi sensi di colpa, derivati dal fatto di aver più volte ascoltato la frase ‘ Se ti tiri indietro, volti le spalle a Dio’.

Da allora ho ascoltato e letto molte altre storie di fuoruscit, di persone che difendono totalmente l’Opera, ma anche di persone che, pur facendone ancora parte, ne riconoscono i difetti e sperano che vengano superati.
3) Cosa si può fare per salvare coloro che cadono nelle grinfie dell’Opera sulla base di fervide convinzioni cattoliche, di una convinta fede?

Si può fare prevenzione, mediante una informazione corretta. Solo da poco tempo i fuorusciti hanno iniziato ad avere il coraggio di raccontare la propria storia anche in internet. Bisogna informare, senza cadere nella diffamazione o nella denigrazione dei singoli individui che, magari dal di dentro credono fermamente in quello che vivono e che non riconoscono le abrerrazioni del sistema o dell’opera di alcuni. Informare significa portare elementi per una sana riflessione e confronto. Poi, come spesso accade, solo chi ha volontà di mettersi in discussione prima o poi fa tesoro delle informazioni, ben documentate che riceve. Quindi il mio consiglio è continuare ad informare, senza grandi scandalismi, ma con prove provate  e senza quell’accanimento che non rende sereni né chi da’ la notizia né chi la riceve.
4) Quanto è potente oggi l’Opera e che influenze ha nella vita politica e sociale della nostra nazione?

Oggi Escrivà De Balaguèr è un Santo e questo ha dato molto potere e importanza all’Opera. Tenendo in conto anche che molti dei membri dell’Opus Dei appartengono a classi sociali elevate e occupano ruoli socialmente riconosciuti (medici in primis, notai, politici, etc.) è automatico pensare che influenza e potere ci siano.

5) Passiamo al movimento neocatecumenale. Come si colloca nella galassia cristiano-cattolica?

Il movimento neocatecumenale nasce in Spagna per iniziativa di Francisco José Gómez Argüello Wirtz Arguello, detto Kiko,  di mestiere pittore, e di Carmen Hernández. Il Cammino è stato riconosciuto come un intinerario di formazione cattolica, valida per la società e i tempi odierni, da Giovanni Paolo II. Nel 2008 venne approvata la versione finale degli Statuti e nel 2011 fu approvata la dottrina contenuta nei tredici volumi del Direttorio Catechetico del Cammino. Lungi dalle approvazioni ancora oggi il Cammino è molto criticato perchè secondo diversi fuorusciti c’è un inganno iniziale, perchè il Cammino si propone come una serie di incontri parrocchiali con intento catechetico per adulti, senza far menzione della dottrina di Kiko, mentre poi, pian piano vengono fuori scritti e disposizioni che in qualche punto discordano con la prassi e la dottrina della Chiesa Cattolica.

Nel Cammino c’è un senso di “scopo superiore” e i leader vengono proiettati sui membri come “depositari della verità”.

Anche qui troviamo il culto della confessione, che in questo caso è pubblica. L’individuo deve raccontare dinnanzi ad un gruppo allargato tutto quello che riguarda la sua esperienza di vita nel bene o nel male.

6) Ha anche in questo caso, racconti o esperienze dirette da riportare?

Abbiamo raccolto negli anni decine di esperienze dirette di persone infelici perchè hanno dovuto rinunciare alla propria famiglia d’origine o alle precedenti amicizie per percorrrere il Cammino. Nulla è richiesto in maniera diretta, ma il Cammino ha predisposto una serie di libri interni che posseggono precise disposizioni di Kiko su come vivere.

7) Cosa pensa dell’istituzione del reato di plagio? C’è secondo lei qualche spiraglio per ripristinarlo o per mettere sul tavolo del legislatore un serio disegno di legge?

Sarei dell’idea di una legge quadro che spiegasse il contesto in cui diversi reati già riconosciuti quali truffa, corconvenzione, violenza privata ed altri, si perpetrano. Un gruppo totalitario utilizza diverse modalità d’azione e va ad incidere in maniera variegata sui bisogni della gente. E’ importante tutelare i soggetti più vulnerabili che purtroppo si trovano ad affrontare esperienze destabilizzanti dal punto di vista psicologico ed economico. Sarebbe necessario pensare ad una legge che possa non solo tutelare, ma anche rendere giustizia, col gratuito patrocinio a chi ha il coraggio di denunciare, ovviamente potendolo dimostrare di aver vissuto un’esperienza abusante. In Friuli è stata da poco emanata una legge a tutela degli abusati dal punto di vista psicologico.  L’abuso psicologico, prima ancora che fisico o comunque anche in assenza di quello fisico è una prerogativa dei gruppi o delle relazioni totalitari, che tendono all’isolamente dal mondo circostante al fine di rendere la preda sempre più debole e priva di risorse per difendersi. Quando però si parla di una legge a livello dello Stato Italiano qualcuno si ribella ritenendo che una legge simile possa impedire la libertà religiosa. Dal mio punto di vista la libertà religiosa va tutelata, quello che va penalizzato è l’abuso, in campo relazionale, individuale o di gruppo, a prescindere dalle ideologie promulgate. E sopratutto vanno tutelate le vittime, intese come le persone che fuoriescono e raccontano la loro esperienza o chi le rappresenta in qualità di tecnico esperto o referenti di un’associazione. Non è accettabile che oggi in Italia chi osa parlare di questi argomenti rischia di essere vessato giuridicamente ed anche minacciato, secondo i più conclamati sistemi mafiosi.

 

Da http://www.contropiano.org/it/archivio-news/archivio-news/item/10266-la-trappola-delle-sette-intervista-terza-puntata?tmpl=component&print=1