Mobilitazione dei cittadini contro la decisione del Governo di firmare l'intesa che riconoscerebbe il gruppo come confessione religiosa

Il Resto del Carlino, 26 novembre 1999 – pag. 6

«D’Alema, non benedire i figli di Geova»

Il governo vuole inserire i «Testimoni» tra le confessioni religiose, ma i fuoriusciti subissano il premier di fax di protesta – di Chiara Bini

Roma – D’Alema è subissato dai fax. Arrivano a centinaia da ogni parte d’Italia, dal Veneto alla Puglia alla Toscana. Ma tutti gli chiedono la stessa cosa: che non firmi quell’intesa. Lo scongiurano di non riconoscere alla congregazione cristiana dei Testimoni di Geova il titolo di confessione autonoma.

Sono appelli accorati, e a lanciarli è l’esercito composto dai fuoriusciti «TdG» o dai parenti di chi tutt’ora segue la fede di Geova. Sono preghiere che chiedono attenzione, un controllo vigile e un esame approfondito della questione da parte del Governo prima di qualsiasi firma.

L’intesa con lo Stato italiano inserirebbe i Testimoni tra le confessioni religiose (come i Cattolici o gli Evangelici) con il diritto di ricevere l’8 per mille Irpef, o l’assistenza religiosa, o la possibilità di insegnare nelle scuole, per esempio. La notizia che il documento stia per essere portato in Consiglio  per poi avere il sì ufficiale, ha lanciato l’allarme fra chi sa o ha sperimentato.  E la mobilitazione è scattata. Testimonianze, documentazione, articoli di giornale sono arrivati a pioggia nella segreteria della Presidenza del Consiglio dei Ministri – che si chiude dietro un «no comment» –   e in quella del ministro per i rapporti al Parlamento, Gian Guido Folloni.

«Vorrei esprimere la mia rabbia alla notizia che lo Stato sta per firmare l’intesa – scrive nel suo fax A.L. da Prato – Sono molti gli articoli della Costituzione italiana non rispettati dai Testimoni di Geova dietro le drastiche disposizioni di una società editoriale straniera. E c’è un elenco lunghissimo di divieti: dal servizio militare (e servizio civile), al voto, alle trasfusioni, a qualsiasi forma di volontariato e di carità e perfino il divieto di fare studi superiori. Perché il Governo fa finta di niente?»

«Egregio Presidente, ho 28 anni. Sono stata una TdG esemplare per tutta l’adolescenza… Ho vissuto un vero e proprio inferno fino ai 18 anni, quando dopo profonde incertezze e crisi di coscienza, decisi di disassociarmi», scrive Arianna Odivelli di Mira (Venezia), adesso presidente dell’Aris, Associazione ricerca informazione sette.

«Onorevole D’Alema, sono una delle migliaia di vittime della Società per azioni Torre di Guardia, Testimoni di Geova. La mia triste storia risale al 1989. Mi permetto di dire che è ora che questa associazione sia oggetto di un’indagine. È ormai assodato che gli aderenti alla Congregazione dei TdG devono sottostare a regole rigide le quali spesso contrastano con le leggi dello Stato.

«Per di più vige fra di loro un sistema giudiziario occulto che lede i diritti fondamentali della difesa e della tutela della persona» faxa M.B. sempre di Mira. E allega alla sua lettera una rassegna stampa eloquente in proposito. Uno per tutti un articolo del 1996 che narra la vicenda di un padre TdG di Seveso che aveva compiuto atti di libidine nei confronti della figlia 13enne. L’uomo aveva confessato il misfatto a tre «anziani» della comunità dei Testimoni, che lo avevano processato internamente allontanandolo dalle funzioni sì, ma nascondendo poi l’accaduto. La vicenda però emerse e costò all’uomo l’arresto, e ai tre l’iscrizione sul registro degli indagati per favoreggiamento e false dichiarazioni al pm.

«È lo sconforto il sentimento più forte in questo momento». A parlare è Lorita Tinelli, psicologo clinico di Bari e presidente del Cesap, Centro Studi Abusi Psicologici. «Sono stata contattata da molte, moltissime persone in seria difficoltà o perché ex Testimoni, o perché parenti di chi fa parte dell’organizzazione. Hanno disturbi della psiche a causa dell’isolamento forzato a cui sono stati costretti, alcuni hanno addirittura tentato il suicidio».

«Ci sono iniziative di informazione, tam tam, ma a quanto pare non basta. Se il Governo firma, dimostra di non conoscere veramente quale sia il sistema dei Testimoni. Nonostante i numerosi documenti, i libri, le testimonianze.  La sconfitta più grande è quella di constatare che lo Stato non ascolta i suoi cittadini».

Il senatore Bosi (Ccd):

«Negano i diritti delle persone, il Parlamento deve indagare»

Roma – Primo firmatario di una lunga e articolata interrogazione parlamentare sulla congregazione dei Testimoni di Geova datata 6 novembre 1998, il senatore Francesco Bosi (Ccd) continua ad aspettare che il presidente del Consiglio o il ministro degli Interni o quello delle Finanze si facciano vivi ufficialmente per iscritto. Ma intanto chiede di istituire una commissione di inchiesta.

Senatore Bosi, perché ha dciso di farsi promotore di una interpellanza a più firme?

«Fui contattato da molti fuoriusciti che mi raccontarono cose terribili. Così decisi di raccogliere quanta più documentazione possibile su questa congregazione. Nella mia interrogazione però non ho citato le singole storie, bensì ho puntato il dito su un sistema che, identico, sottende a ognuna di esse».

Cosa intende?

«È un sistema che confligge con i diritti della persona. Solo il fatto di mantenere zone di segretezza non è ammissibile».

Ma i Testimoni di Geova hanno uno statuto riconosciuto.

«È vero. Il fatto è che il sistema che poi mettono in atto va oltre perché riguarda una prassi di vita interna. Mi riferisco all’esistenza di organi non giudiziali come un tribunale interno. Oppure alle pressioni psicologiche, all’acquisizione di informazioni segrete, allo sfruttamento del lavoro. In tutto questo c’è una sostanziale inconciliabilità col sistema legislativo italiano.»

Ma il governo pare intenzionato a firmare…

«Perché ha un atteggiamento pilatesco. Dice: non c’è una norma che definisca cosa sia la confessione religiosa. I Testimoni hanno uno statuto coerente col sistema normativo. Questo basta per firmare».

Cosa intende fare adesso?

«La prossima settimana chiederò di istituire una commissione parlamentare d’inchiesta sulle sette, che indaghi anche sui Testimoni di Geova. Se dovesse emergere la situazione che io denuncio, chiederò la sospensione della decisione di firmare l’intesa».